sabato 22 dicembre 2012

QUANDO UN UOMO CON LA BIBBIA INCONTRA UN UOMO CON LA PISTOLA... TEX 625 E 626

di Giampiero Belardinelli


Tex: maneggiare con cura!


Claudio Nizzi, nel libro recensito qui, aveva rilasciato a Roberto Guarino una preziosa testimonianza sulla sua attività texiana, giunta alla conclusione con il "texone" del dicembre 2011; mentre l’ultima sceneggiatura inedita, disegnata da Lucio Filippucci, verrà con molta probabilità pubblicata nel corso del 2013. In conclusione della lunga intervista, sollecitato da Guarino, Nizzi esprime senza giri di parole il suo parere sui suoi successori texiani: "Direi che non sono stati rispettati né il carattere di Tex né i canoni narrativi. Forse perché ritengono che il tipo di storie e lo stile di Gianluigi Bonelli (e mio) siano invecchiati. A provarlo sono le storie più recenti, dove Tex è completamente cambiato. I tempi della leggerezza e dell’ironia sono lontani anni luce. Il Tex di oggi è duro, serio, cupo. Forse pensano che sia più adatto ai lettori di oggi. Può darsi, ma non è più Tex" (p. 204).



Clint Eastwood: il crepuscolo dell'eroe della Frontiera.



Ho voluto riportare questo stralcio non per alimentare una polemica, ma per invitare tutti (chi scrive per primo) a una riflessione sulle difficoltà di maneggiare un personaggio difficile come Tex. Il personaggio di Gianluigi Bonelli è, al contrario di quello che pensano certi osservatori superficiali, un eroe la cui statura epica si distingue nettamente dai suoi confratelli degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta: questo perché le sue avventure hanno avuto una dimensione tanto ampia e senza tempo da restare ancora attuali. Altri personaggi, invece, lasciavano intravedere nel loro periodo classico un indistinguibile sottofondo culturale: pensiamo agli anni Settanta di Zagor e di Mister No, ben individuabili nelle sceneggiature. Un pregio ma, senza un adeguato rinnovamento dei codici narrativi e del linguaggio, anche il loro limite - come è poi accaduto per Mister No.

Quindi, commentando le nuove storie, occorre sempre rendersi conto di quanto sia difficile per gli autori scrivere sceneggiature per il carismatico Ranger. L’attuale sceneggiatore principale, nonché curatore della testata Mauro Boselli, la cui esperienza texiana è ormai ventennale, ha secondo me evitato il rischio paventato da Claudio Nizzi perché ha sempre fornito una caratterizzazione epica e classica di Tex e dei suoi pard. Gli autori che si sono affiancati a Boselli, pur con apprezzabile professionalità, hanno avuto delle iniziali difficoltà nel centrare la filosofia bonelliana. Ruju, dal canto suo, ha realizzato delle sceneggiature dalla robusta nervatura noir; questo, a parer mio, lo ha condotto, nella sua prima storia per la collana mensile (La prova del fuoco, Tex nn. 598 e 599), a mettere Tex in una situazione ambigua che ha portato la vicenda entro binari di una cupezza poco canonica. In seguito, forse seguendo le indicazioni di Boselli, Ruju ha mostrato di saper conquistare la solarità dell’eroe senza per questo rinunciare alle sue peculiarità narrative, rintracciabili in personaggi di contorno spesso tormentati.



Pasquale Ruju, sceneggiatore di Tex nn. 625 e 626


 



Un uomo e la sua colpa


Si nota, entrando nel merito di quest’altra avventura scritta da Pasquale Ruju, come le caratteristiche sopra accennate vengano confermate. Rispetto ai classici soggetti texiani (incentrati sullo scontro con cattivi a tutto tondo), Ruju cerca di mescolare le carte e punta su personaggi con un passato a volte violento, a volte disperato. Insomma, c’è il tentativo di ampliare la psicologia dei comprimari allo scopo di rendere più difficili le scelte di Tex o di Carson e garantirsi quindi percorsi narrativi nuovi.

Nella Missione di Santa Esperanza i due amici conoscono Padre Clemente, che, in passato, era stato tristemente noto nel West con il nome di Guillermo Blanco. Dietro la lunga barba e la tonaca Tex riconosce l’uomo che immaginava di aver ucciso; in realtà, sopravvissuto alla morte, il desperado era stato in seguito accolto dai monaci di una Missione nei pressi di Chihuahua e, dopo aver intravisto la nera falciatrice, aveva intrapreso una vita di preghiera. Ma può un uomo violento cambiare radicalmente la propria vita? A questa domanda Ruju ha cercato di dare una risposta; ed è il quesito che, per gran parte dell’avventura, frulla nella mente di Tex e di Carson.


L'antica Carmel Mission, in California.




Un uomo dal passato violento sa che prima o poi le vecchie "amicizie" potrebbero tornare per chiudere i conti. La vicenda di Padre Clemente rispecchia questa regola non scritta e, tra l’altro, è una legge d’oro per ogni sceneggiatore che voglia raccontare storie "nere". Da qui parte una vicenda - valorizzata dal segno nervoso e agile di Josè Ortiz - costruita con molti stacchi, ora sui Nostri, ora sulla precipitosa fuga del religioso al fianco del suo ex compagno di crimini Gallardo. Questa architettura narrativa, di conseguenza, ha ridotto il numero delle pagine in cui sono presenti Tex e Carson, ma per fortuna non ha penalizzato la qualità della loro azione. Nell’avventura, infatti, ci sono molte situazioni di antologia texiana: tra queste una lunga sequenza (vedi le pagine da 55 a 59 e poi le tavole 64 e 65 di Tex 626) che si apre con l’eroe intento a picchiare il sovrastante di una miniera e si chiude con uno spontaneo applauso dei lavoranti nei confronti dei Nostri. "La schiavitù è finita da un pezzo, mi risulta. Ma evidentemente quell’energumeno non è stato informato, a giudicare da come tratta i vostri lavoranti", dice Tex al direttore di una miniera d’argento di proprietà della Hanson & Jones. La frase con cui apostrofa il tipaccio denota l’impassibile ironia di Tex, ed è una di quelle situazioni che ne hanno definito la dimensione di eroe capace di plasmare la propria realtà. Il segreto del successo di Tex dipende moltissimo dalla sua capacità di non farsi mai trascinare nel vortice di un’emotività rabbiosa di fronte all’arroganza di un cattivo o di un personaggio "in guanti bianchi". I personaggi nati per fare gli eroi, a parer mio, non dovrebbero mai cadere nella trappola dell’impulsività, un’emozione destinata per sua natura soltanto agli antieroi.


Moderni frati francescani negli Stati Uniti d'America

Dopo un continuo rincorrersi di azioni cruente e spettacolari, la vicenda arriva rapida alla conclusione. Padre Clemente, tornato alla sua Missione, si trova dinanzi al suo crudele destino e, ricordando vagamente la tragica figura bonelliana di Lucero (vedi Tex dal n. 151 al n. 154), compie un amletico esame sulla propria esistenza: "Sei un uomo giusto, Tex, anche se porti la pistola. Io, invece… quello che ho fatto, è stato giusto?"; "Lo è stato, Padre Clemente. È il mio parere. Ma non è da me che vuoi una risposta", replica l’eroe. La risposta di Tex, capace di prendersi la responsabilità di assolvere moralmente l’ex bandito, ne certifica ancora una volta il carisma d’impronta bonelliana. A questo proposito, chiudo riportando di nuovo le parole di Nizzi, in questo caso riferite a un finale cambiato in redazione (l’avventura in questione è Le foreste dell’Oregon, Tex nn. 513 e 514; vedi Tex secondo Nizzi, pp. 157-158): "Io continuo a preferire la mia soluzione, perché Tex non si è mai sentito troppo vincolato dalle formalità della legge e ha l’autorità morale, che gli deriva da sessant’anni di carriera spesa al servizio della giustizia, per poter dire: 'Ti assolvo io, non preoccuparti'".
Puro vangelo!


La copertina, disegnata da Villa, per Tex n. 625. Novembre 2012



Tex Gigante 625
LE CATENE DELLA COLPA
Novembre 2012
pag. 116, € 2,90
Testi: Pasquale Ruju
Disegni: Josè Ortiz
Copertina: Claudio Villa
Rubriche: Graziano Frediani



Tex n. 626, dicembre 2013. Copertina di Villa.




Tex Gigante 626
TRA IL CIELO E L’INFERNO
Dicembre 2012
pag. 116, € 2,90
Testi: Pasquale Ruju
Disegni: Josè Ortiz
Copertina: Claudio Villa
Rubriche: Graziano Frediani


Giampiero Belardinelli


N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

2 commenti:

  1. Come al solito Francesco Manetti ha realizzato un ottima scelta delle immagini: in particolare ho apprezzato l'immagine di Clint Eastwood suggerita dalla mia citazione, nel titolo, di "leoniana" memoria.
    Inoltre, da perfetto editor, Francesco ha saputo eliminare una piccola ma fastidiosa ripetizione in una frase. È un piacere collaborare con gente così!

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