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venerdì 12 luglio 2024

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 192

di Saverio Ceri
con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Su Tex Classic 192 troviamo ristampate a colori 192 strisce, pubblicate in origine tra i numeri 2 e 4 della Serie Rodeo, la 36a, e ultima, collana di Tex nel formato originale, usciti nel febbraio del 1967. Le stesse pagine sono state ristampate per la prima volta nel formato bonelliano, sul numero 91 dell'attuale serie principale di Tex, uscito nell'maggio 1968. Un numero sui generis come dicevamo nella scorsa puntata, autoconclusivo e con un episodio, il primo firmato da Ticci, fuori dall'ordine cronologico.
Il titolo del Classic è quello del quarto numero della Serie Rodeo.
La copertina firmata da Villa, com'è ormai consuetudine, proviene da uno dei miniposter allegati alla collana Tex Nuova Ristampa; l'illustrazione trasformata in copertina stavolta proviene dal numero 380, datato agosto 2015.

E' una immagine ispirata non a questo episodio, ma a Un treno per Redville, un'avventura firmata dalla collaudata coppia Nizzi/Ortiz, e pubblicata su Tex 550 dell'agosto 2006. In particolare sono due vignette di pagina 24 e 25 che Villa unisce in una unica immagine.


Torniamo all'episodio riproposto a colori nell'albo appena uscito in edicola: La storia Vendetta Indiana è talmente classica che oltre alle ristampe bonelliane regolari ha trovato posto anche in un volume formato "oscar", come dicevamo nella scorsa puntata, ma pure in un volumetto speciale realizzato per accompagnare la prima edizione del Monopoly di Tex.




La copertina di quello speciale volumetto a cui era allegato il famoso gioco in scatola, è firmata da Giovanni Ticci, illustratore come ormai è noto, della storia interna. Ebbene: quella illustrazione venne utilizzata per la prima volta come copertina su Comic Art 96 dell'ottobre 1992.


La storia di Ticci è anche una di quelle che ha avuto l'onore di una colorazione, quando era ancora un privilegio per poche storie. Vendetta indiana venne infatti pubblicata anche sul volume strenna della Mondadori Tex e i soldati dell'ottobre 1994, sempre con copertina inedita di Ticci.


Un'ultima curiosità sulla storia d'esordio di Giovanni Ticci: Vendetta Indiana venne pubblicata in Jugoslavia col titolo Kazna za oholog pukovnika, traducibile pressappoco con "Punizione per il colonnello arrogante". Il cambio di titolo venne in parte giustificato utilizzando la copertina di "Fuorilegge", rendendo l'avviso di taglia un documento vuoto, a rappresentare la "punizione" del titolo, per il colonnello Arlington, ovvero il licenziamento dall'incarico.




L'albo slavo ha goduto poi di una ristampa nel gennaio del 2020, con lo stesso titolo, ma con una copertina inedita, decisamente più attinente alla storia, disegnata da Bane Kerac, disegnatore balcanico oggi in forza alla scuderia zagoriana.

Il dinamico duo dell'iconografia texiana, ovvero Francesco Bosco e Mauro Scremin, ci segnala che una paio di copertine delle prime strisce della Serie Rodeo, quelle che pubblicarono Vendetta indiana, si ispirano a altrettante illustrazioni statunitensi.
Iniziamo con la copertina del numero uno, Morte all'alba


Galleppini per questa copertina si ispirò a una vignetta dell'albo one-shot della Dell, Cadet Gray of West Point, uscito nell'aprile del 1958. Il corposo albetto conteneva ben 7 storie dedicato al cadetto Gray, firmate da autori del calibro di John Buscema e Gil Kane. La vignetta ispiratrice di questa copertina è tratta dal secondo episodio, intitolato Action Below the Border, ed è attribuita all'illustratore Angelo Torres.

L'altra ispirazione a stelle e strisce si ritrova sulla copertina del numero 3, Consiglio di guerra, albetto completamente ristampato in questo Classic.


La figura di Tex e del cavallo sono una "classica" ispirazione galleppiniana, vale a dire il Gun Law firmato da Herry Bishop.


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index.   

venerdì 28 giugno 2024

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 191

di Saverio Ceri
con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Da questo numero del Classic, come è già successo per la serie regolare di Tex, per le ristampe Tutto Tex e Nuova Ristampa, e per la Collezione Storica a Colori di Repubblica (di cui questa testata bonelliana in quadricromia è direttamente discendente), salta l'ordine cronologico nella riproposta delle strisce di Tex. Come i più fedeli lettori del ranger sanno, la conclusione dell'episodio de I cavalieri della morte coincise con la fine di Tex 90. O meglio, fu fatto coincidere con la fine dell'albo Fuga nella Notte; vennero aggiunte, infatti, sulla ristampa in formato bonelliano ben dodici strisce per concludere la storia esattamente a pagina 130 (all'epoca la foliazione dei volumetti di Tex era, ancora per poco, di 16 pagine in più rispetto a quelli odierni).  Il numero successivo fu un po' speciale per almeno un paio di motivi: è il primo albo autoconclusivo della serie; e segna l'esordio di un disegnatore che ha poi fatto la storia del personaggio, quel Giovanni Ticci, oggi veterano degli illustratori di Aquila della Notte, a cui la Bonelli doveva già molto prima ancora che entrasse nello staff dei disegnatori di Tex. Decine di copertine e vignette delle strisce infatti furono ispirate a Galeppini, proprio dai disegni realizzati da Ticci e Giolitti per il mercato americano. Dedicare un volumetto completo alla storia di esordio di Ticci, visto che era quasi esattamente di 126 tavole, dev'essere sembrato doveroso all'editore in quel maggio del 1968. 


Per farlo, però, bisognava un po' stravolgere l'ordine di ristampa delle strisce: la storia di Ticci, la prima della XXXVI serie, ebbe la precedenza sull'ultima storia della XXXV serie, firmata  da Galep e Muzzi, che venne riproposta subito dopo, a partire dalle prime pagine di Tex 92. Nel montaggio qui sotto potete vedere quale fu l'ordine di pubblicazione delle ultime cinque storie di Tex del periodo delle strisce, sull'attuale testata ammiraglia della casa editrice. 


Come vedete anche la storia con Mefisto che conclude l'epoca delle strisce texiane venne pubblicata fuori cronologia, probabilmente per non pubblicare sulla collana principale di Tex quattro storie consecutive di Galep, come sarebbe successo, in caso di rigoroso rispetto dell'ordine di uscita delle strisce;  in redazione sapevano, infatti, che le prime tre avventure inedite pubblicate direttamente in formato Bonelli, avrebbero portato la firma del creatore del personaggio. 
Ma rientriamo in carreggiata e parliamo delle cover legate a questo 191° Classic, dove troviamo ristampate a colori 192 strisce, di cui una parte pubblicate in origine tra i numeri 55 e 56 della Serie Cobra, la 35a di Tex nel formato originale, usciti a dicembre del 1966, con una sostanziosa aggiunta di dodici strisce, come spiegavamo poco fa, realizzate da Galep nell' aprile del 1968 in occasione della ristampa in formato bonelliano dell'avventura. 
Da pagina trentasette del Classic ora in edicola, o meglio trentotto, perché nella pagina precedente troviamo solo il titolo, debutta su questa testata la ristampa della Serie Rodeo, la 36a e ultima della storica Collana del Tex, con tutto il primo albetto, e poche strisce del secondo; pagine uscite originariamente tra il gennaio e il febbraio del 1967.
Poco più di un anno dopo, le stesse pagine sono state ristampate per la prima volta nel formato bonelliano, tra i numeri 90 e 91 dell'attuale serie principale di Tex, usciti rispettivamente a aprile e maggio del 1968. 
Il titolo del Classic in edicola è quello della prima striscia della Serie Rodeo, ma non lo ritroverete all'interno di questo 191° albo della ristampa a colori, poiché il titolo che, dicevamo, campeggia in fondo a pagina 37, non è Morte all'alba, ma è quello utilizzato su Tex Gigante 2a Serie, per riproporre l'intera storia in un albo autoconclusivo, il conosciutissimo Vendetta Indiana


L'illustrazione della copertina del Classic è stata pubblicata per la prima volta in appendice a Tex Nuova Ristampa 370 come miniposter. era il marzo del 2015. Qui sopra la vediamo, in tutto il suo splendore, nella versione acquarellata da Villa per dare l'indicazione di colore alla redazione. Ovviamente non fu pensata per questa storia, ma per Tex 540, Puerta del Diablo di Nizzi e Ortiz; in particolare l'ispirazione venne da questa vignetta di pagina 30, di quell'albo, uscito dell'ottobre 2005.
L'illustrazione di Villa viene usata, su questo Tex Classic 191, per la prima volta come copertina. 
In realtà, volendo pescare tra le illustrazioni di Villa per i miniposter, si poteva scegliere anche un'immagine direttamente ispirata dalla tavole dell'albo a colori ora in edicola. Ispirata ad esempio a questa vignetta che troviamo a pagina 55, che ci racconta la devastazione del campo di Black Elk, perpetrata dall'esercito statunitense.

Ispirandosi a a questa striscia, Claudio Villa concepì l'illustrazione per il miniposter del numero 56 della Nuova Ristampa, dell'ottobre del 2000, si immaginò l'arrivo al campo di Tex Willer dopo l'eccidio da parte dei soldati.
Probabilmente questa illustrazione non è stata presa in considerazione per il Classic, perché in realtà la Bonelli l'ha già sfruttata come copertina praticamente un anno fa, nel luglio 2023, per la seconda edizione del volume da libreria Vendetta Indiana, che raccoglie ovviamente anche l'omonima, e prima, storia di Ticci.


Molti anni prima, nel giugno 2002, invece i pionieri nell'utilizzare questa immagine come copertina, furono gli amici brasiliani della Mythos, per il 54° volume della loro Tex Edição Histórica.
 

Scoperta l'origine della cover ufficiale di questo 191° albo della più recente ristampa bonelliana di Tex, dovremmo passare a parlare della cover dei primi albi in formato bonelliano a ristampare le pagine contenute in questo Classic, i numeri 90 e 91, ma lo abbiamo già fatto nella puntata 134, e nella puntata 136, quando rispettivamente le cover dei due storici albi vennero usate come copertine del Classic.
Stavolta recuperiamo quindi una storica copertina di Galep di cui non abbiamo finora parlato, in attesa che fosse scelta per il Classic, ma che a questo punto non verrà più utilizzata, data la virata della redazione sulle copertine disegnate da Villa. Stavolta andiamo molto indietro nel tempo, più o meno nel 1955 e scopriamo le origini segrete della copertina del numero 4 della prima serie gigante di Tex: La freccia della morte


L'albo che raccoglieva e riproponeva in edicola le rese degli Albi d'Oro prima serie, dal numero 40 al 45, che a loro volta ristampavano le strisce dalla numero 58 alla 75 della seconda serie, aveva però un qualcosa di inedito: la copertina. Nell'illustrazione troviamo un intrepido Tex, con una inusuale camicia a maniche corte, che ferma a mani nude, quello che all'epoca si sarebbe chiamato un leone di montagna, oggi più usualmente identificato come puma.  
Gli impareggiabili Bosco e Scremin ci raccontano che Galleppini per ottenere questa storica copertina ribaltò una vignetta di Flash Gordon di una ventina d'anni prima. La strana camicia a maniche corte testimonia, senz'ombra di dubbio, che l'ispirazione proviene proprio da lì.


L'unica altra nazione dove questa copertina venne pubblicata fu la vicina F
rancia. L'editore Lug di Lione l'utilizzò pochi mesi dopo, nell'ottobre del 1955, sul numero 14 della collana FoxLa collana, dalla vita editoriale tutto sommato breve, ospitò in appendice pure le avventure del ranger bonelliano, e dedicò a Tex anche 20 copertine su 58 uscite complessive.  


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index.  

martedì 16 gennaio 2024

LE MATITE PIU' VELOCI DEL WEST... MA NON SOLO.

I disegnatori più prolifici nella storia della Sergio Bonelli Editore.

Diamo i numeri 85

di Saverio Ceri

Come promesso un paio di puntate fa, torniamo a parlare di disegnatori bonelliani; in particolare su come poter meglio giudicare la loro prolificità, dato che il ritmo della pubblicazioni delle loro storie, non necessariamente coincide col tempo di realizzazione delle stesse. 

Illustrazione di Claudio Villa per un miniposter di Tex

Innanzitutto la classica premessa per chi si imbatte per la prima volta nei nostri "numeri": si tratta di classifiche di quantità, non di qualità. Quando parleremo di allori, ori, primi posti, vincitori, e via dicendo, ci riferiamo sempre al dato oggettivo del numero delle tavole prodotte e/o pubblicate.
Come accennavamo nella puntata 83 di Diamo i Numeri, per capire quali sono davvero i disegnatori più prolifici, andrebbe realizzata una graduatoria che prende in considerazione un periodo di tempo di almeno cinque anni. Perché proprio cinque anni? perché nel giro di questo lasso di tempo tutti i disegnatori che lavorano in Bonelli riescono a veder pubblicati i frutti del loro lavoro, anche se impegnati in lunghe storie da oltre 400 pagine, come alcune avventure di Tex o, più raramente, di Zagor. Si tratta di una classifica che ogni fine anno prende in considerazione le tavole pubblicate considerando gli ultimi 60 mesi e non solo 12. La nostra, ormai classica, classifica annuale ci dice chi, spesso casualmente, per una serie di fortunati eventi, quell'anno, si è visto pubblicare più tavole degli altri disegnatori; Questa graduatoria estesa, una sorta di "Ranking" dell'ultimo lustro, ci dice invece chi è il disegnatore più pubblicato in un periodo di tempo sufficiente a attutire, se non azzerare, la variabile della programmazione redazionale.

La storia di Zagor che inizia a febbraio riporta in edicola un illustratore assente da tre anni, Marco Verni. La latitanza era dovuta proprio a questa storia che probabilmente sarà la più lunga dello Spirito con la Scure con oltre 500 tavole. Di questo suo lungo impegno, di oltre quattro anni, nel ranking dei disegnatori bonelliani ne rimarrà traccia per un lustro. Illustrazione di Piccinelli

Mi sono fatto un po' prendere la mano è ho calcolato una classifica di questo tipo dal 1952 a oggi, praticamente dalla nascita di Tex, dato che il dato del 1952 comprende in realtà le annate dal 1948 al 1952. Sono venute fuori un po' di cose interessanti che, andando a ritroso nel tempo, scopriremo insieme.
Partiamo dal ranking dell'anno appena concluso, che parzialmente ho già anticipato nella puntata di fine anno dedicata agli illustratori; la graduatoria tiene in considerazione gli albi datati 2019, 2020, 2021, 2022, 2023. Per capirci funziona un po' come il ranking tennistico ATP settimanalmente aggiornato coi risultati delle ultime 52 settimane, o ancor più calzante come il ranking calcistico dell'UEFA, rispetto alla graduatoria dell'anno precedente escono i "punti" del 2018 e vengono sostituiti da quelli del 2023;  solo che i "punti" nel nostro caso, non derivano da vittorie o da passaggi al turno successivo, ma sono semplicemente le tavole pubblicate. Non una lista dei più bravi, dunque -mi preme ribadire-, ma dei più veloci a sfornare tavole, e vedersele programmare e pubblicare sulle varie collane dell'editore meneghino.
Negli ultimi 60 mesi i disegnatori pubblicati su albi Bonelli sono stati ben 359, per brevità citeremo solo i 50 più pubblicati; questa dunque la Top 50 disegnatori bonelliani più prolifici degli ultimi cinque anni. 



Max Bertolini precede di sole 12 tavole Corrado Roi, e questo è già un piccolo evento, scoprirete vedendo la prossima tabella. Il disegnatore, che principalmente lavora per Nathan Never balza, grazie alle 320 pagine di quest'anno, dall'ottavo al primo posto. Ed è anche il primo disegnatore della serie fantascientifica a raggiungere la vetta, normalmente appannaggio di illustratori di Tex, Dylan Dog o Zagor, almeno dal 1991 a oggi.
Se è l'abdicazione del Re (o Roi?) dei velocisti, o solo un momentaneo calo di produttività "bonelliana" (Corrado, per la cronaca, ha prestato le sue chine anche per tre volumi editi da Lo Scarabeo negli ultimi tempi), lo scopriremo solo nei prossimi anni. Per il momento sappiamo che, pur con lo score più basso dei 72 vincitori che citeremo in questo articolo, il nome sull'albo d'oro, quest'anno lo mette Bertolini, e, come vedrete dall'ultima tabella tra i circa settecento disegnatori che hanno lavorato per Bonelli dal 1941 a oggi, sono solo una dozzina quelli che possono vantare una presenza in questo albo d'oro.

Max Bertolini, il disegnatore più pubblicato su albi bonelli negli ultimi 60 mesi, ha anche un passato da copertinista per la collana Nathan Never Granderistampa.

Corrado Roi, rispetto al ranking del 2022, perde 32 tavole, dato che, per comporre il risultato finale, alle 252 pagine pubblicate nel 2018, vengono sostituite le 220 del 2023; tanto basta a scivolare in seconda posizione. E' comunque per lui il tredicesimo podio consecutivo in questa graduatoria. Solo in cinque hanno fatto meglio di lui nella storia della casa editrice: Francesco Gamba, per ben 27 anni di fila a medaglia; Aurelio Galleppini per 19 anni consecutivi sul podio; la coppia Gallieno Ferri e Giovanni Freghieri, giunti a 16 presenze  di fila tra i primi tre del ranking; e Franco Bignotti, ininterrottamente per 14 anni  su uno dei tre gradini più alti. Ovviamente Roi può ancora migliorare questa sua lunga striscia positiva, nei prossimi anni.

L'inconfondibile tratto di Corrado Roi, che quest'anno deve accontentarsi del secondo posto del ranking  

Al terzo posto Walter Venturi, che eguaglia il suo miglior score, ottenuto nel 2021, ma soprattutto conferma  la medaglia di bronzo dello scorso anno.
Tra i primi dieci anche Brindisi e De Angelis che hanno una casella "vuota" in uno degli ultimi cinque anni, ma grazie agli altri quattro risultati riescono a veder comunque riconosciuta la loro prolificità, grazie a una graduatoria di questo tipo.
Nel secolo scorso per entrare in Top Ten servivano spesso oltre le 220 tavole annuali; nell'ultimo ventennio l'asticella si è un po' abbassata e  basta una media tra le 190 e le 220 tavole l'anno per rientrare tra i primi dieci; nell'ultimo lustro in particolare sono state necessarie almeno 207 pagine annuali realizzate e pubblicate. A proposito di primi dieci, nel 2023 si registra lo scarto minimo tra il primo e il decimo in classifica, che è di sole 209 pagine; questo spiega come Bertolini abbia potuto scalare così rapidamente la graduatoria. Mai nessuno dei precedenti numeri uno del ranking era reduce da un'ottavo posto dell'anno prima. Solo Chiarolla nel 2002 aveva fatto qualcosa di simile, provenendo però dalla settima piazza del 2001. Normalmente che giunge al vertice era già sul podio nei dodici mesi precedenti.

Lo Zagor di Walter Venturi, terzo disegnatore per tavole pubblicate dal 2019 al 2023.

Il periodo di Roi

Se guardiamo gli ultimi dieci anni il re indiscusso è stato Corrado Roi. Lo scopriamo vedendo qui sotto le Top Ten del ranking, dal 2014 al 2022, gli altri nove anni che completano il decennio.


Salta subito all'occhio che Corrado Roi può vantare in questo periodo ben 8 medaglie d'oro, e una d'argento, cedendo solo nel 2021 lo scettro per un anno allo zagoriano Marcello Mangiantini, che comunque prima di riuscire ad affermarsi aveva ottenuto già buoni risultati, conquistando 2 argenti (2015 e 2019) e un bronzo (2018), e presentandosi in Top Ten in altre sei occasioni negli ultimi dieci anni; praticamente era mancato solo nel 2016 in cui era precipitato al 22° posto.

Lo Zagor di Marcello Mangiantini, uno dei pochi disegnatori ad aver momentaneamente superato Roi nel ranking nell'ultimo decennio.

Altro nome ricorrente nelle graduatorie dell'ultimo decennio è quello di Giovanni Freghieri con quattro secondi posti e un terzo posto, a completamento degli exploit del decennio precedente. I fratelli Nando e Denisio Esposito che quest'anno sono usciti dalla Top Ten, hanno sempre una buona media di pagine pubblicate, tanto da apparire sempre nei primi dieci posti, nelle sei graduatorie precedenti a quella dell'anno appena concluso, arrivando addirittura al secondo posto nel 2020. Medaglie di bronzo nell'ultimo decennio anche per Roberto De Angelis e Luca Enoch in un paio di occasioni, ma anche per Luigi Piccatto, Gianni Sedioli e Walter Venturi.
Da notare che nel 2014 Roi ha vinto con oltre 2000 tavole (ovvero  la media di oltre 400 pagine all'anno), era la prima volta che accadeva dal 1996, e poi non è più accaduto. Parrebbe un dato eccezionale, ma, come vedremo più avanti, nell'epoca d'oro bonelliana con quello score non si riusciva nemmeno a salire sul podio.

Il periodo di Freghieri 
Proseguiamo il viaggio a ritroso segnalando d'ora in poi solo il podio. Dividerò il lungo albo d'oro dal 1952 al 2013, in cinque tronconi corrispondenti ad altrettanti periodi legati quasi sempre a un solo disegnatore di riferimento. Qui sotto la prima tranche, quella che va dal 2005 al 2013.


L'autore di riferimento in quel periodo è stato senza dubbio Giovanni Freghieri, con 8 medaglie d'oro consecutive. Nell'anno della sua prima affermazione, il 2005, il disegnatore di Dylan Dog, era reduce da due argenti consecutivi e un bronzo, risalente al 2001. Guardando i dati potremmo ipotizzare che a decretare il successo di Freghieri, comunque un buon velocista, fu non tanto un incremento clamoroso di tavole pubblicate, ma il progressivo abbandono dei disegnatori della golden e silver age bonelliana, che ci avevano abituato a score di oltre le 2500 tavole a lustro. Fino a tutti gli anni Ottanta, con le 1812 tavole quinquennali, che rappresentano il suo record, Freghieri, come qualsiasi altro disegnatore del periodo preso in esame, non sarebbe neppure salito sul podio.

Illustrazione di Giovanni Freghieri, il più prolifico disegnatore di Dylan Dog, che è stato anche il numero uno del ranking dei disegnatori bonelliani più pubblicati dal 205 al 2012.

In questo periodo segnaliamo anche Corrado Roi con il suo primo oro e due bronzi che si preparava a succedere a Freghieri; e  Paolo Di Clemente, quattro volte secondo, che mancò il successo per sole tre pagine nel 2011. Jose Ortiz, Gallieno Ferri e Alessandro Chiarolla, capaci ancora di raggiungere l'argento in questo periodo, erano già stati grandi protagonisti nei quindici anni precedenti, un periodo di interregno in cui a prevalere furono ben cinque autori tutti legati a Zagor, o a Tex, o anche a entrambi gli eroi bonelliani più longevi. 

il periodo "di mezzo"

Dal 1991 al 2004, si alternarono al top del ranking degli illustratori bonelliani, due disegnatori provenienti dalla silver age,  Gallieno Ferri e Franco Donatelli, un disegnatore entrato in Bonelli negli anni Ottanta, Alessandro Chiarolla e due velocisti della matita  giunti in Via Buonarroti negli anni Novanta, reduci da successi in terra straniera: Josè Ortiz, unico disegnatore non italiano a raggiungere il gradino più alto del podio, e Carlo Raphael Marcello. fino ad allora impegnato oltralpe.


In questo lungo periodo il più pubblicato fu Ferri, capace di aggiudicarsi sei ori, due argenti e due bronzi, pur con quantità di tavole ben lontane da quelle prodotte nel suo periodo migliore (il suo anno record, il 1966, gli valse, non un oro ma  solo un bronzo!).
Tre ori  consecutivi, tra il 2002 e il 2004 per un altro zagoriano, Chiarolla, che riuscì a tenere dietro lo scalpitante Freghieri per un paio d'anni, prima di cedergli lo scettro del comando. Marcello, proveniente dalle esperienze oltralpe e attivo in quegli anni sia su Tex che su Zagor, salì per sette anni consecutivi sul podio a cavallo dei due millenni, collezionando due ori, quattro argenti e un bronzo. Grazie alla sua velocità nello sfornare tavole di Tex, anche Ortiz riuscì a scalare il podio fino al gradino più alto, in un paio di occasioni e in due millenni differenti. Donatelli, zagoriano doc, apre il periodo vincendo il suo secondo e ultimo oro, nonostante sia salito ben 20 volte in carriera sul podio.

Gallieno Ferri per sei anni al vertice del Ranking dei disegnatori, in questa illustrazione del 1992 sembra presagire il passaggio di consegne da illustratori zagoriani a dylandogghiani


Nel 1996 segnaliamo l'ultimo podio di Francesco Gamba, il disegnatore in assoluto più pubblicato negli 83 anni di vita della Bonelli Editore. Un altro disegnatore molto prolifico Roberto Diso, non è mai riuscito ad andare oltre il terzo posto nel ranking: tra il '91 e il '94 troviamo i suoi primi quattro bronzi, dei cinque che ha in bacheca.

Il periodo di Bignotti

Il periodo che va dal 1977 al 1990 è stato caratterizzato dalla presenza in cima al ranking di Franco Bignotti, vincitore di ben 11 ori, di cui 8 consecutivi, oltre che di tre argenti. Furono soprattutto le tavole di Mister No a portarlo in alto, ma fu grazie a quelle per Zagor e Martin Mystère che riuscì a staccare i colleghi.  


Il prolifico Bignotti che proprio in quegli anni aveva "a bottega", tra gli altri,  un certo Claudio Villa fu anche l'unico in quel lasso di tempo a superare le 3000 tavole quinquennali, exploit riuscito precedentemente solo a un altro disegnatore che scopriremo nella prossima tranche dell'albo d'oro. Da notare come pur con score altissimi, rispetto a oggi, Franco Donatelli, Gallieno Ferri e Francesco Gamba spesso si dovettero accontentare del terzo posto. Faccio notare che solo questi quattro illustratori, si aggiudicarono in quei quattordici anni tutte le medaglie a disposizione; nell'albo d'oro appaiono solo loro nomi. Francesco Gamba vincitore di un paio di ori in questo periodo, conclude la sua ininterrotta presenza sul podio dopo ben 27 anni, nel 1984, La sua cavalcata iniziata con l'esordio della striscia dedicata al Picolo Ranger, si arresta in concomitanza della chiusura della serie gigante dello stesso personaggio. Da segnalare un oro anche per Franco Donatelli che proprio del Piccolo Ranger fu lo straordinario primo copertinista. Nel 1978, anno del primo alloro, Donatelli riuscì nella piccola impresa di mettersi alle spalle sia Bignotti che Gamba, i due illustratori che sono stati in testa al ranking dei disegnatori più prolifici bonelliani, praticamente sempre, nei 30 anni tra il 1960 e il 1990. 

Franco Bignotti, protagonista nel ranking dei disegnatori dal 1977 al 1990 fu anche un valido copertinista per la SBE. Questa la sua unica cover per la serie Joselito pubblicata in sette albi della Collana Rodeo tra il 1979 e il 1980

Il periodo di Gamba

Come avete intuito è proprio Francesco Gamba, l'indiscusso re dei velocisti bonelliani nel periodo precedente, quello che va dal 1960 al 1976. In quegli anni Gamba vince ininterrottamente 17 titoli di fila, grazie alle sue matite per Il Piccolo Ranger, a strisce prima, e in albo poi. Aurelio Galleppini, tra il '60 e il '66 e Galleno Ferri nei dieci anni successivi, hanno provato a tenergli testa, ottenendo solo (si fa per dire) medaglie d'argento. Nel 1974 Ferri per sole due tavole non riuscì a scavalcare il collega, e dovette rimandare il suo primo successo, che arrivo solo 28 anni dopo!


Nel 1968 Francesco Gamba stabilì il record di pagine quinquennali con 3825 tavole, o meglio con 11475 strisce, dato che in quel periodo (1964-1968), ancora imperversavano gli albetti orizzontali. Questo spiega tra l'altro i tanti numeri decimali che trovate nel troncone di albo d'oro che stiamo analizzando. Detto degli ori di Gamba e degli argenti di Galep e Ferri, scopriamo che i Bronzi se li spartirono in cinque disegnatori in quel lasso di tempo: gli stessi Ferri e Galep che si scambiarono i gradini del podio tra  il '64 e il '70; Donatelli tra il '71  e il '76, Bignotti nel suo primo periodo bonelliano tra il '60 e il '62; infine nel 1963 fece la sua unica apparizione sul podio un tale Giovanni Ticci, che oggi i lettori di Tex ben conoscono.

La prima striscia del Piccolo Ranger disegnato completamente per molti anni da Francesco Gamba è del 1958. Da allora Gamba si piazza sul podio degli illustratori più pubblicati, per scenderne solo nel 1985 (con la chiusura della serie). Non a caso è il disegnatore più pubblicato di sempre su albi della Bonelli editore con oltre 22.000 tavole. 

Il periodo di Galep

Terminiamo la scoperta dei disegnatori bonelliani più prolifici arrivando praticamente alle origini del mito, ovvero la nascita di Tex. Il primo anno di questo lungo elenco è infatti il 1952, che in realtà contiene in se tutte le tavole pubblicate nel quinquennio 1948-1952.


Il leader indiscusso dei disegnatori bonelliani in questo periodo era Aurelio Galleppini, instancabile realizzatore delle avventure di Aquila della Notte immaginate da Gian Luigi Bonelli. Otto furono i titoli consecutivi di Galep, che riusciva a tenere a bada facilmente i colleghi, i quali erano impegnati in serie a striscia che raggiungevano le edicola per brevi periodi di tempo, solo Tex riusciva ogni settimana ad attirare nuovi lettori e a giustificare la presenza ininterrotta in edicola, che, pur in altri formati, dura tutt'oggi. Alle spalle di Galep segnaliamo Rinaldo Dami in arte Roy D'Amy e le prime apparizioni sia di Bignotti che di Gamba, autore, quest'ultimo, che nel giro di pochi anni, grazie all'esordio del secondo personaggio di successo dell'editore, Il Picolo Ranger, l'avrebbe spodestato dal trono. Da notare che nel 1955, sul podio fece capolino Pietro Gamba, prima di lasciare spazio al cugino Francesco destinato a restarci, tra alti, altissimi, e rari bassi, fino al 1996!

Autoritratto di Aurelio Galleppini il primo numero uno del ranking bonelliano

Chiudiamo riepilogando tutti i nomi che avete visto finora, sotto forma di medagliere olimpico. In ordine troverete i vincitori di più medaglie d'oro, in caso di parità prevarrà chi ha vinto più argenti, in caso di ulteriore parità, la precedenza va  a chi ha vinto più bronzi.


E con il medagliere concludiamo la nostra carrellata a ritroso alla scoperta di chi sono stati nel corso degli anni i disegnatori bonelliani più prolifici e quindi più pubblicati dall'editore. Aggiorneremo d'ora in poi il ranking a fine di ogni anno in occasione della classica puntata di Diamo i Numeri, dedicata ai disegnatori.

Saverio Ceri

N.B. Trovate gli altri dati bonelliani nelle precedenti puntate della nostra rubrica Diamo i numeri. 
 

mercoledì 1 maggio 2013

RITORNO A FORT GHOST: MAGICO VENTO DELUXE 1

di Elio Marracci

È ormai da qualche anno che le edicole italiane sono popolate da numerose ristampe di collane a fumetti in edizioni a colori che si caratterizzano per aspetti che costituiscono una grande attrattiva per i lettori - quali un corretto ordine cronologico delle uscite, una riproposta integrale e una cura editoriale molto attenta delle serie (ri)proposte, opera di famosi esperti del settore.
Tra queste - composte da numerosi volumi venduti per la maggior parte in abbinamento a quotidiani e riviste - vengono annoverate quelle riguardanti personaggi storici della letteratura disegnata del Belpaese come - solo per citarne alcuni - Tex, Zagor e Dylan Dog (prodotti dalla casa editrice milanese Sergio Bonelli), Diabolik (ideato dalle sorelle Angela e Luciana Giussani) e, ultimamente, Alan Ford (partorito dalla mente di Max Bunker, nome d'arte del fumettista, scrittore e sceneggiatore Luciano Secchi, e dalla matita di Magnus, pseudonimo dietro il quale si cela il disegnatore Roberto Raviola).


Magico Vento 1 della SBE, luglio 1997



In questo filone (come avevamo accennato a febbraio 2013 in Bonelli News) si inserisce anche Magico Vento Deluxe, riedizione dell'interessante serial bonelliano creato da Gianfranco Manfredi e curato oggi da uno staff che comprende - oltre allo stesso Manfredi - un numero elevato di ottimi professionisti delle nuvolette come, tra i tanti, gli sceneggiatori Tito Faraci, Antonio Segura e Renato Queirolo e i disegnatori Ivo Milazzo, Pasquale Frisenda, Goran Parlov e Corrado Mastantuono; in vista di una pubblicazione negli Stati Uniti da parte della Epicenter Comics, Magico Vento è stato colorato e ristampato in albi di gran qualità e dalla foliazione pressoché analoga a quella dei tomi originali.
L'opera, che fonde il western con generi diversi - come l'horror, il giallo, e il noir - intende riproporre tutte le 130 uscite della testata bonelliana: da marzo 2013 è distribuita nelle edicole e nelle fumetterie da Panini Comics, a partire dal primo episodio - Fort Ghost, pubblicato originariamente nel luglio 1997.


Una tavola da Fort Ghost, nella versione ricolorata per Magico Vento Deluxe 1 della Panini.



Sceneggiato dal padre della serie - che in questo frangente firma anche una bella introduzione in cui elenca alcune delle fonti cinematografiche e letterarie che sono state alla base del suo fumetto - e disegnato con un'atmosfera cupa, resa da bianchi e neri molto dettagliati e particolareggiati, dallo straordinario artista spagnolo José Ortiz, questo numero, sullo sfondo di vicende in cui prevalgono i sentimenti di avidità e cupidigia, narra le vicissitudini che hanno portato il soldato bianco Ned Ellis a diventare un potente sciamano indiano conosciuto col nome di Magico Vento e presenta ai lettori il giornalista ex alcolizzato Willy Richards, noto anche come Poe per la sua somiglianza con il celebre  scrittore; il giornalista diventerà inseparabile amico e compagno di avventure del protagonista.
Il tutto è incorniciato dal tratto ricco di particolari della copertina del bolognese Andrea Venturi.
L'unica critica che si può muovere a questa iniziativa, meritevole comunque di una lettura, è che l'uso del colore - opera di Connie Daidone, Elisa Moriconi e Sergio Algozzino - è troppo semplicistico e approssimativo. Poiché se ne aveva la possibilità si sarebbe potuto e dovuto lavorare su giochi di luce e d’ombra e sui numerosi effetti cromatici che avrebbero permesso una colorazione meno piatta che non avrebbe snaturato, come succede in alcune tavole, la profondità data dal tratto di Ortiz e avrebbe reso la storia più piacevole per i fan del personaggio e più appetibile per i lettori occasionali che grazie a questi artifici grafici sarebbero stati maggiormente invogliati ad avvicinarsi a una collana che ha la peculiarità, più unica che rara, di leggere l'epopea del west dalla parte dei vinti.


Magico Vento Deluxe 1, marzo 2013. Copertina di A. Venturi



Magico Vento Deluxe 1
FORT GHOST
marzo 2013
pagg. 100, € 3,50
Testi: Gianfranco Manfredi
Disegni: José Ortiz
Copertina: Andrea Venturi

Elio Marracci

N.B. trovate le altre recensioni bonelliane nel Giorno del Giudizio!

sabato 22 dicembre 2012

QUANDO UN UOMO CON LA BIBBIA INCONTRA UN UOMO CON LA PISTOLA... TEX 625 E 626

di Giampiero Belardinelli


Tex: maneggiare con cura!


Claudio Nizzi, nel libro recensito qui, aveva rilasciato a Roberto Guarino una preziosa testimonianza sulla sua attività texiana, giunta alla conclusione con il "texone" del dicembre 2011; mentre l’ultima sceneggiatura inedita, disegnata da Lucio Filippucci, verrà con molta probabilità pubblicata nel corso del 2013. In conclusione della lunga intervista, sollecitato da Guarino, Nizzi esprime senza giri di parole il suo parere sui suoi successori texiani: "Direi che non sono stati rispettati né il carattere di Tex né i canoni narrativi. Forse perché ritengono che il tipo di storie e lo stile di Gianluigi Bonelli (e mio) siano invecchiati. A provarlo sono le storie più recenti, dove Tex è completamente cambiato. I tempi della leggerezza e dell’ironia sono lontani anni luce. Il Tex di oggi è duro, serio, cupo. Forse pensano che sia più adatto ai lettori di oggi. Può darsi, ma non è più Tex" (p. 204).



Clint Eastwood: il crepuscolo dell'eroe della Frontiera.



Ho voluto riportare questo stralcio non per alimentare una polemica, ma per invitare tutti (chi scrive per primo) a una riflessione sulle difficoltà di maneggiare un personaggio difficile come Tex. Il personaggio di Gianluigi Bonelli è, al contrario di quello che pensano certi osservatori superficiali, un eroe la cui statura epica si distingue nettamente dai suoi confratelli degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta: questo perché le sue avventure hanno avuto una dimensione tanto ampia e senza tempo da restare ancora attuali. Altri personaggi, invece, lasciavano intravedere nel loro periodo classico un indistinguibile sottofondo culturale: pensiamo agli anni Settanta di Zagor e di Mister No, ben individuabili nelle sceneggiature. Un pregio ma, senza un adeguato rinnovamento dei codici narrativi e del linguaggio, anche il loro limite - come è poi accaduto per Mister No.

Quindi, commentando le nuove storie, occorre sempre rendersi conto di quanto sia difficile per gli autori scrivere sceneggiature per il carismatico Ranger. L’attuale sceneggiatore principale, nonché curatore della testata Mauro Boselli, la cui esperienza texiana è ormai ventennale, ha secondo me evitato il rischio paventato da Claudio Nizzi perché ha sempre fornito una caratterizzazione epica e classica di Tex e dei suoi pard. Gli autori che si sono affiancati a Boselli, pur con apprezzabile professionalità, hanno avuto delle iniziali difficoltà nel centrare la filosofia bonelliana. Ruju, dal canto suo, ha realizzato delle sceneggiature dalla robusta nervatura noir; questo, a parer mio, lo ha condotto, nella sua prima storia per la collana mensile (La prova del fuoco, Tex nn. 598 e 599), a mettere Tex in una situazione ambigua che ha portato la vicenda entro binari di una cupezza poco canonica. In seguito, forse seguendo le indicazioni di Boselli, Ruju ha mostrato di saper conquistare la solarità dell’eroe senza per questo rinunciare alle sue peculiarità narrative, rintracciabili in personaggi di contorno spesso tormentati.



Pasquale Ruju, sceneggiatore di Tex nn. 625 e 626


 



Un uomo e la sua colpa


Si nota, entrando nel merito di quest’altra avventura scritta da Pasquale Ruju, come le caratteristiche sopra accennate vengano confermate. Rispetto ai classici soggetti texiani (incentrati sullo scontro con cattivi a tutto tondo), Ruju cerca di mescolare le carte e punta su personaggi con un passato a volte violento, a volte disperato. Insomma, c’è il tentativo di ampliare la psicologia dei comprimari allo scopo di rendere più difficili le scelte di Tex o di Carson e garantirsi quindi percorsi narrativi nuovi.

Nella Missione di Santa Esperanza i due amici conoscono Padre Clemente, che, in passato, era stato tristemente noto nel West con il nome di Guillermo Blanco. Dietro la lunga barba e la tonaca Tex riconosce l’uomo che immaginava di aver ucciso; in realtà, sopravvissuto alla morte, il desperado era stato in seguito accolto dai monaci di una Missione nei pressi di Chihuahua e, dopo aver intravisto la nera falciatrice, aveva intrapreso una vita di preghiera. Ma può un uomo violento cambiare radicalmente la propria vita? A questa domanda Ruju ha cercato di dare una risposta; ed è il quesito che, per gran parte dell’avventura, frulla nella mente di Tex e di Carson.


L'antica Carmel Mission, in California.




Un uomo dal passato violento sa che prima o poi le vecchie "amicizie" potrebbero tornare per chiudere i conti. La vicenda di Padre Clemente rispecchia questa regola non scritta e, tra l’altro, è una legge d’oro per ogni sceneggiatore che voglia raccontare storie "nere". Da qui parte una vicenda - valorizzata dal segno nervoso e agile di Josè Ortiz - costruita con molti stacchi, ora sui Nostri, ora sulla precipitosa fuga del religioso al fianco del suo ex compagno di crimini Gallardo. Questa architettura narrativa, di conseguenza, ha ridotto il numero delle pagine in cui sono presenti Tex e Carson, ma per fortuna non ha penalizzato la qualità della loro azione. Nell’avventura, infatti, ci sono molte situazioni di antologia texiana: tra queste una lunga sequenza (vedi le pagine da 55 a 59 e poi le tavole 64 e 65 di Tex 626) che si apre con l’eroe intento a picchiare il sovrastante di una miniera e si chiude con uno spontaneo applauso dei lavoranti nei confronti dei Nostri. "La schiavitù è finita da un pezzo, mi risulta. Ma evidentemente quell’energumeno non è stato informato, a giudicare da come tratta i vostri lavoranti", dice Tex al direttore di una miniera d’argento di proprietà della Hanson & Jones. La frase con cui apostrofa il tipaccio denota l’impassibile ironia di Tex, ed è una di quelle situazioni che ne hanno definito la dimensione di eroe capace di plasmare la propria realtà. Il segreto del successo di Tex dipende moltissimo dalla sua capacità di non farsi mai trascinare nel vortice di un’emotività rabbiosa di fronte all’arroganza di un cattivo o di un personaggio "in guanti bianchi". I personaggi nati per fare gli eroi, a parer mio, non dovrebbero mai cadere nella trappola dell’impulsività, un’emozione destinata per sua natura soltanto agli antieroi.


Moderni frati francescani negli Stati Uniti d'America

Dopo un continuo rincorrersi di azioni cruente e spettacolari, la vicenda arriva rapida alla conclusione. Padre Clemente, tornato alla sua Missione, si trova dinanzi al suo crudele destino e, ricordando vagamente la tragica figura bonelliana di Lucero (vedi Tex dal n. 151 al n. 154), compie un amletico esame sulla propria esistenza: "Sei un uomo giusto, Tex, anche se porti la pistola. Io, invece… quello che ho fatto, è stato giusto?"; "Lo è stato, Padre Clemente. È il mio parere. Ma non è da me che vuoi una risposta", replica l’eroe. La risposta di Tex, capace di prendersi la responsabilità di assolvere moralmente l’ex bandito, ne certifica ancora una volta il carisma d’impronta bonelliana. A questo proposito, chiudo riportando di nuovo le parole di Nizzi, in questo caso riferite a un finale cambiato in redazione (l’avventura in questione è Le foreste dell’Oregon, Tex nn. 513 e 514; vedi Tex secondo Nizzi, pp. 157-158): "Io continuo a preferire la mia soluzione, perché Tex non si è mai sentito troppo vincolato dalle formalità della legge e ha l’autorità morale, che gli deriva da sessant’anni di carriera spesa al servizio della giustizia, per poter dire: 'Ti assolvo io, non preoccuparti'".
Puro vangelo!


La copertina, disegnata da Villa, per Tex n. 625. Novembre 2012



Tex Gigante 625
LE CATENE DELLA COLPA
Novembre 2012
pag. 116, € 2,90
Testi: Pasquale Ruju
Disegni: Josè Ortiz
Copertina: Claudio Villa
Rubriche: Graziano Frediani



Tex n. 626, dicembre 2013. Copertina di Villa.




Tex Gigante 626
TRA IL CIELO E L’INFERNO
Dicembre 2012
pag. 116, € 2,90
Testi: Pasquale Ruju
Disegni: Josè Ortiz
Copertina: Claudio Villa
Rubriche: Graziano Frediani


Giampiero Belardinelli


N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!