lunedì 31 luglio 2017

L'ANGOLO DEL BONELLIDE (XXVIII): UNO SPIRITO CHE RITORNA SEMPRE - LE MILLE RESURREZIONI DELLO SPIRIT DI WILL EISNER (III parte - 1952/1981)

di Andrea Cantucci

Terza puntata de l'Angolo del Bonellide del nostro Kant dedicata al mitico Spirit di Will Eisner e alla sua vicenda editoriale nel corso dei decenni. Stavolta ripercorriamo il periodo più buio del personaggio dove, da una parte le uscite si rarefanno, ma dell'altra si crea il mito del suo autore.  (s.c. & f.m.)


1952-1981: Lo Spirit riproposto, internazionale e underground

Già nel 1952, l’anno in cui la serie originale finiva, altri episodi di The Spirit del dopoguerra furono ristampati nella testata omonima dell’editrice Fiction House col sottotitolo di Master Crime Fighter (Maestro della Lotta al Crimine), ma anche questa durò solo per cinque sporadici numeri fino al 1954. Evidentemente quel periodo di fanatiche cacce alle streghe non era il clima ideale, per riproporre in albi rivolti soprattutto ai ragazzi storie con una certa dose di sensualità e violenza, sia pur contenute e ironiche, come quelle di Spirit. Un’altra sua ristampa da parte dell’editrice IW/Super Reprint tra il ‘63 e il ’64, con taglio più fantascientifico e la dicitura Master of Mistery (Signore del Mistero), non ebbe miglior fortuna limitandosi a due soli numeri.


The Spirit n°1 (Fiction House,1952)

A richiamare di nuovo l’attenzione del pubblico più maturo sull’eroe di Eisner fu il suo ex-collaboratore Jules Feiffer, che nel saggio The Great Comic book Heroes (I Grandi Eroi degli Albi a Fumetti) pubblicato dalla rivista Playboy e in volume nel 1965, parlò di Spirit e del suo autore in termini particolarmente elogiativi.
Con le oltre seicento storie di Spirit a cui attingere e i pochi albi di ristampe dedicatigli di volta in volta, finora non c’era bisogno di altri episodi inediti, ma Eisner scelse quel momento per realizzarne uno nuovo dopo più di tredici anni. Scrisse e disegnò una storia di Spirit di cinque pagine particolarmente satirica e auto-ironica, con i personaggi cambiati dopo tutto il tempo trascorso e ambientata esplicitamente a New York. Uscì nel Gennaio 1966 sul supplemento domenicale di un quotidiano di quella città, il New York Herald Tribune, insieme a un articolo celebrativo su Spirit e il suo autore scritto da un’altra sua ex-collaboratrice, Marilyn Mercer. Ormai passato il periodo del successo immediato, si iniziava così a costruire il mito di Eisner, per bocca di un paio di critici non proprio neutrali ma che almeno sapevano molto bene di che cosa parlavano.


episodio di Spirit pubblicato sul New York Herald Tribune nel  1966


Poi tra il 1966 e il 1967, su due albi di ristampe di Spirit della Harvey Publications, Eisner oltre a crearne ex-novo le copertine scrisse e disegnò altre due storie inedite di sette pagine. La prima era una nuova versione delle origini di Spirit, in cui tra l’altro si vedeva una Ellen Dolan fidanzata con Denny Colt fin dall’inizio. Nella seconda si faceva luce per la prima volta sulle origini del misterioso genio criminale Octopus. Per ognuno dei due albi, Eisner disegnò anche una rubrica a fumetti di due pagine intitolata Il Laboratorio di Spirit.


The Spirit n°1 (Harvey,1966)

cover di The Spirit 2 (Harvey,1967) riutilizzata per Eureka 17  (Corno,1969)

l'origine di Octopus da The Spirit 2 (1967) tradotta su Eureka 24  del 1969
Rispetto alle riedizioni precedenti, gli albi della Harvey ebbero più visibilità, essendo in un formato gigante definito per collezionisti e proponendo ben otto episodi per volta. Nonostante ciò un terzo numero di cui Eisner aveva già disegnato la copertina non sarebbe mai uscito. 
Will Eisner negli anni '60 mentre disegna Spirit per gli albi  Harvey
Nel 1968 seguì la prima ristampa in due volumi delle prime strisce di Spirit, anche se non integrale, da parte dell’editore Ed Aprill. Tali iniziative contribuirono a richiamare l’attenzione su un fumetto americano ancora mai tradotto nei paesi europei, per il conflitto che era coinciso con la sua apparizione oltreoceano. Non tardarono ora a interessarsene due riviste italiane, tra le prime in Europa a occuparsi di critica fumettistica e recupero di opere del passato.
La versione delle origini di Spirit del 1966, ideale per introdurre il personaggio, fu così il suo primo episodio tradotto in italiano nell’Ottobre 1968, sul n°43 della rivista Linus, ma pare che ci fosse stato un imbarazzante equivoco. In realtà i diritti del personaggio per il nostro paese erano già stati ceduti alla concorrenza, ovvero all’Editoriale Corno, per cui Spirit da noi apparve poi regolarmente sulla rivista Eureka e i suoi supplementi, a partire dal n°17 del Marzo 1969, con una selezione di avventure solo inizialmente in ordine cronologico.


versione 3 delle origini di Spirit dal n°1 del 1966 tradotta su Linus 43 del 1968
Fu sempre la Corno a pubblicare, nel 1972, il primo volume antologico in italiano interamente dedicato a Spirit, sul n°9 della collana Eureka Pocket. A quel punto, dato il prestigio di cui godevano all’epoca le riviste italiane nel settore, si può dire che la serie di Eisner fosse stata lanciata anche a livello internazionale.
Le traduzioni di Eureka introdussero però l’abitudine, poi ripresa anche da altri, di rendere l’originale slang di Ebony con una parlata da “bovero negro”, facendogli ad esempio chiamare Spirit “badrone” laddove nella versione americana diceva “mister” e “boss”, accentuando così la caratterizzazione razzista del personaggio.
Ebony nella Spirit Section 338 originale (1946) e tradotta su Eureka Pocket n°9 (1972)
Inoltre a parte le strisce giornaliere, le edizioni originali di Spirit, sia degli inserti domenicali che delle loro ristampe in albi, fino ad allora negli USA erano sempre state a colori. Linus ed Eureka erano invece riviste in bianco e nero e quindi pubblicarono Spirit senza colori, a parte tre o quattro rari casi sulla seconda rivista. Ma i disegni di Eisner non ne soffrirono, anzi le sue storie piene di ombre e campiture nere acquistarono così un’atmosfera dal fascino ancora più noir, che accentuava certi paralleli col cinema espressionista d’epoca. Del resto la forzata scelta delle riviste italiane anticipò una tendenza poi accolta e diffusasi con convinzione anche in patria, visto che dagli anni ’60 il bianco e nero iniziò a essere la regola per le pubblicazioni a fumetti alternative rivolte a un pubblico più maturo, un contesto in cui l’eroe di Eisner poteva inserirsi facilmente…
Infatti tra il 1972 e il 1973, mentre l’importanza dell’opera di Eisner veniva ulteriormente rimarcata da altri autorevoli esperti di Storia del Fumetto come Jim Steranko e Catherine Yronwood, negli USA fu ristampata in bianco e nero un’edizione amatoriale quasi integrale dei primi quarantuno episodi di Spirit, suddivisi in quattro set da dieci section l’uno detti Spirit Bags. L’unico saltato fu il quarto episodio, forse escluso per il tema del voodoo collegato agli afroamericani in modo un po’ razzista o forse soltanto per la sua difficile reperibilità, ma infine anch’esso fu recuperato in un’edizione bootleg nel 1979. L’iniziativa però non andò oltre. Per il momento non c’era speranza di veder ristampati in ordine anche gli altri seicentoquattro episodi.


Spirit Bags set 1 (1972)
Del resto la stampa degli Spirit Bags non era il massimo. Era ottenuta riproducendo in bianco e nero gli inserti originali a colori, per cui questi si trasformavano in toni di grigi, in certi punti particolarmente scuri. Ma come accadeva nelle riviste italiane in bianco e nero, il tono generale che ne risultava poteva avere un vago fascino noir per certi versi quasi preferibile a quello delle troppo sgargianti edizioni a colori.
Intanto nel 1973 uscirono dei nuovi episodi brevi di Spirit realizzati da Eisner a mezzatinta, su due albi di ristampe pubblicati questa volta da un’editrice alternativa, la Kitchen Sink Enterprises appartenente al disegnatore Denis Kitchen. Anche questi albi erano in bianco e nero e il loro taglio underground era evidente nelle belle copertine fronte-retro disegnate appositamente da Eisner. Dal punto di vista grafico, l’autore vi proseguì gli sperimenti iniziati con le copertine che aveva disegnato per passati editori come Quality e Harvey. Infatti non scrisse il nome del personaggio in alto come in una normale testata, ma lo rese un ingombro inserito nelle scene, una struttura solida sempre diversa come nelle sue classiche splash page.
The Spirit n°1 (Kitchen Sink,1973)

The Spirit n°2 (Kitchen Sink,1973)
Ognuno dei due albi di 32 pagine della Kitchen Sink ristampò quattro episodi di Spirit del 1946/47, con brevi episodi inediti nelle quattro pagine avanzate. Quelli alternati alle ristampe del n°1 erano quattro tavole autoconclusive, con delle gag satiriche in cui l’autore di Spirit dimostrò molto… spirito, mettendo i suoi abituali personaggi a confronto con i giovani contestatori e le critiche al sistema di quegli anni.
tavola satirica di Eisner apparsa su The Spirit n°1 (Kitchen Sink,1973)
Il n°2 della Kitchen Sink conteneva invece un episodio inedito di quattro pagine, basato su un soggetto scritto da Eisner nel 1950 e mai usato prima. Vi riappare la collezionista di mariti P’Gell, che qui mostra anche tendenze lesbiche. Del resto l’albo è interamente dedicato alle sue apparizioni e lei stessa lo definisce in copertina come una rivista per adulti. Ma mentre nel n°1 i colori delle vecchie storie furono semplicemente eliminati, nel n°2 furono sostituiti con l’aggiunta di appositi toni di grigi a retini, un’ottima soluzione grafica che avrebbe poi influenzato anche le successive ristampe di Spirit almeno fino alla metà degli anni ‘80.
Nello stesso periodo Spirit apparve insieme al commissario Dolan anche su un’ironica copertina disegnata da Eisner per il n°3 dell’albo underground Snarf, sempre pubblicato dalla Kitchen Sink, e questo ripetuto accostamento del personaggio col contesto underground in fondo è meno strano di quanto possa sembrare.


Snarf n°3 (Kitchen Sink,1973)
Pur essendo un autore di storie pulp degli anni ‘40, Eisner era stato un precursore degli esperimenti tipici dei successivi fumetti alternativi, spesso opera di autori che si ispiravano a stili del passato. Infatti uno dei più importanti artisti underground come Richard Corben si ispirò proprio alla corposità plastica e alle tipiche caricature grottesche eisneriane, pur accompagnando questi elementi con una maggiore grandeur fantasy.
Un altro episodio di Spirit di cinque pagine, iniziato da Eisner in occasione di un corso e anch’esso definibile underground per l’ambientazione moderna e i contenuti provocatori, fu completato a colori dall’autore dietro le insistenze dello sponsor Walter Hansen e pubblicato da quest’ultimo in un’edizione speciale nel 1973.
Ma l’apporto principale del suo creatore alle ristampe di Spirit che seguirono fu una lunga serie di copertine, a partire da quelle per la rivista bimestrale The Spirit che l’editrice Warren Publishing produsse dall’Aprile 1974. Tali copertine erano disegnate da Eisner e completate da Ken Kelly o altri artisti, che a volte ne trasformarono i disegni in veri e propri dipinti e altre si limitarono a colorarli. Ma il loro lavoro, spesso pieno di appariscenti colori accesi, brillanti o aggressivi, non soddisfaceva molto il meticoloso creatore di Spirit.
cover di The Spirit n°2 (Warren,1974) poi ricolorata da Eisner
Il fatto è che in genere i pittori che lavoravano per la Warren non comprendevano lo spirito della serie, impostata dal suo autore su toni noir ben più realistici. Comunque con questa edizione di grande formato rivolta a lettori maturi, le ristampe delle storie di Eisner poterono ritrovare il loro pubblico ideale, quello degli adulti che leggevano i giornali coi quali uscivano in origine, senza contare le nuove generazioni che le scoprivano per la prima volta, e la collana riuscì a durare ben oltre i pochi albi delle edizioni precedenti.
The Spirit n°1 (Warren,1974)
La Warren proseguì la testata regolare The Spirit per sedici numeri, su cui furono riprodotte storie di Eisner del dopoguerra senza un ordine preciso, soprattutto in bianco e nero con toni di grigi e ogni tanto anche a colori. Lo stesso editore pubblicò inoltre, nel 1975, anche uno Spirit Special interamente a colori.


The Spirit Special (Warren,1975)
Ma anche quando la Warren smise di pubblicarla, la rivista The Spirit non si interruppe. Dal n°17 del 1977 fu rilevata e proseguita dalla Kitchen Sink, che inizialmente optò per il solo bianco e nero sempre a toni grigi, cominciando a ristampare anche molti episodi del periodo bellico mescolati con quelli del dopoguerra.


The Spirit n°17 (Kitchen Sink,1977)
In Italia alcune di queste versioni di Spirit a mezzatinta sarebbero poi state pubblicate tra il 1979 e il 1981 sulla rivista Alter Alter, con traduzioni abbastanza disinvolte e discutibili, e dal 1982 al 1985 sulla rivista amatoriale di grande formato Nostalgia Comics, in un’edizione generalmente più accurata.
Forse la frequentazione dell’editrice Warren specializzata in horror, influenzò un po’ Eisner nel modo di riutilizzare il suo personaggio. Infatti nel 1976 Spirit apparve in veste di anfitrione stile Zio Tibia in un volume illustrato realizzato da Eisner e pubblicato dall’editrice Grosset & Dunlop, sotto l’etichetta Tempo Books, dal lungo titolo di The Spirit’s Casebook of True Haunted Houses and Ghosts (L’Archivio di Spirit dei Veri Edifici Infestati e Spettri). Un altrettanto lungo sottotitolo ne chiariva ulteriormente i contenuti: Storie di casi documentati assemblati per il vostro spavento e divertimento dal grande nemico del crimine.
The Spirit's Casebook of True Haunted Houses & Ghosts (Tempo  Books,1976)
Sempre nel 1976, da buon spirito l’eroe di Central City fece anche un’apparizione sul n°50 di Vampirella, in una storia di otto pagine dell’omonima vampira sexy intitolata La Cosa nella Tomba di Denny Colt.
Altre copertine furono disegnate da Eisner per la ristampa in quattro volumi delle strisce di Spirit, pubblicata da Ken Pierce tra il 1977 e il 1980. Nel 1977 uscì inoltre un bellissimo portfolio, edito da Richard Pryor, con dieci grandi elaborate illustrazioni di Eisner colorate a mano, dedicate ai momenti fondamentali della carriera di Spirit. Tali illustrazioni furono poi ristampate dalla Kitchen Sink Press nel 1981 nel bel volume Will Eisner Color Treasury (La Miniera a Colori di Will Eisner), insieme all’episodio a colori del 1973 e a molte copertine delle edizioni Kitchen Sink e Warren, già colorate da Eisner o da lui ricolorate appositamente.
Will Eisner Color Treasury (Kitchen Sink,1981)

The Spirit - The First 93 Dailies (Ken Pierce,1977)
In appendice alla rivista di Spirit della Kitchen Sink, dal 1978 iniziarono anche a uscire a puntate alcuni graphic novel di Eisner. Dopo la riscoperta e la riaffermazione del suo personaggio, evidentemente il grande maestro poté dedicarsi alle nuove opere contando su una relativa tranquillità economica e notorietà, ma non volle creare altre storie di Spirit, di cui la scorta a cui attingere era già così ampia, con una sola eccezione…
Sul n°30 della rivista The Spirit del 1981 ne uscì l’ultima storia scritta da Eisner, definita come Spirit Jam (alla lettera Marmellata di Spirit) con un intraducibile gioco di parole. Lo si può interpretare come Ingorgo o Mischia su Spirit, riferendosi al suo abituale ritrovarsi incastrato tra mucchi di criminali e donne fatali che vogliono farlo fuori (ridurlo a marmellata appunto), e per assonanza con Gem suona anche come La Gemma di Spirit, visto che la storia ruota attorno a un diamante, ma come in Jam Session il principale significato è Improvvisazione di Gruppo per Spirit, con riferimento al particolare procedimento usato per realizzarla.
The Spirit n°30 (Kitchen Sink,1981)

The Spirit n°30 pag 28 (Kitchen Sink,1981)
Infatti le trentasei pagine del più lungo singolo episodio di Spirit uscito fino ad allora, furono realizzate da cinquanta autori diversi che si divisero il compito di sceneggiarne e/o disegnarne una a testa, tra questi ci furono Eisner stesso che ne disegnò tre, un altro paio di maestri della sua generazione come Milton Caniff e Harvey Kurtzman e anche grandi fumettisti che avevano preso molto da lui, come Richard Corben e Frank Miller. Soprattutto erano questi autori suoi debitori, ad aver fatto mischia attorno al suo personaggio.
Dal 1981 al 1983 la Kitchen Sink pubblicò poi i tre volumi della serie Spirit Color Album, selezioni di storie di Spirit del dopoguerra riprodotte con i nuovi colori con cui erano apparse su riviste europee, un’edizione da cui sarebbero stati ripresi anche molti degli episodi usciti in Italia sulla rivista Comic Art dal 1986 in poi.

Spirit Color Album vol.2 (Kitchen Sink,1982)

Anche questi volumi a colori, come quasi tutti gli albi e riviste di Spirit usciti in precedenza, riproponevano storie della sua saga selezionandone solo alcune tra quelle considerate meglio riuscite, senza rispettare un preciso ordine cronologico (seguito strettamente solo dalle due edizioni di ristampe delle strisce giornaliere e dalla serie amatoriale degli Spirit Bags), ma proprio in quel periodo qualcosa stava per cambiare…

Andrea Cantucci

N.B. Trovate i link agli altri "bonellidi" in Cronologie & Index

sabato 29 luglio 2017

ROBERT CLAY ALLISON: GUNSLINGER! UNO EPILETTICO MANIACALE SPARATUTTO! - LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA (XLVIII PARTE)


di Wilson Vieira

Benvenuti all'appuntamento mensile con la Frontiera! Stavolta il nostro amico e collaboratore brasiliano, Wilson Vieira - storico e fumettista di prima caratura - ci racconta di Robert Clay Allison. Vi ricordiamo che le immagini sono state tutte scelte e posizionate nel testo dallo stesso Wilson! Buona lettura! (s.c. & f.m.)





Nato con un calcio, Robert Clay Allison, semplicemente più conosciuto come “Clay”, è nato il 2 settembre 1840, il quarto dei nove figli di John e Nancy (Lemmond) Allison.
Suo padre, un ministro Presbiteriano, ha anche lavorato nell'industria del bestiame e delle pecore e morì quando Clay aveva solo cinque anni.
Si dice che fosse stato inquieto fin dalla nascita, e nell'adolescenza si temeva per le sue oscillazioni di umore e la rabbia facile.
Arrivò nell’ovest del Texas e nel Nuovo Messico all'età di 20 anni circa, diventò cowboy e infine proprietario, col fratello John, di un piccolo ranch presso il Washita e il Cimarron River.
Aveva un piede storto dalla nascita ma lui sopperiva a questo svantaggio con una particolare prontezza nello sparo, che costò la vita a 15 persone.
Il suo bastone non sembrava ostacolare la sua capacità di svolgere un ruolo attivo nell’Esercito Confederato, in realtà era ansioso di combattere, arrivando una volta addirittura a minacciare di morte i suoi superiori per non aver inseguito le truppe dell’Unione quando stavano scappando dalla battaglia.


Tuttavia, solo pochi mesi dopo il 15 gennaio 1862, ha ricevuto una licenza medica dal servizio.
I suoi documenti di "scarico" descrivono la malattia senza nome in questo modo: “L’eccitazione emotiva o fisica produce parossismo di un carattere misto, in parte epilettico e in parte maniacale”. In quegli stessi documenti si suggerisce inoltre che la condizione potrebbe essere stata il risultato di: “Un colpo ricevuto molti anni fa, senza dubbio una depressione del cranio”. Quella ferita alla testa è stata sempre considerata la causa del comportamento psicotico di Allison quando beveva, forse spiegando alcune delle sue attività violenti successive.
Coraggioso e temerario fino alla follia, teneva il grande considerazione il rigido Codice d’Onore del cowboy che consisteva in 10 comandamenti:  
1- Non ti interessare del passato del tuo vicino.
2- Sii ospitale verso lo straniero e sii pronto a dare la tua vita per il suo benessere.
3- Offri una buona possibilità a ogni nemico e combattilo solo quando puoi vedere il bianco dei suoi occhi.
4- Non sparare a nessun uomo disarmato e sii indulgente con l’avversario che cede.
5- Non proferire parole ingiuriose senza prima calcolare le più serie conseguenze.
6- Non essere ingrato.
7- Difenditi solo quando l’autodifesa è necessaria: la tua vita non ha alcuna importanza, importante sono soltanto il tuo onore e la considerazione di te.
8- Non portar via a nessuno ciò che non ti appartiene.
9- Sii pronto ad assistere i deboli e le donne e a proteggerli contro tutto e contro tutti, e non permettere che venga loro torto anche un solo capello.
10- Se nessuno desidera o attende il tuo aiuto, preoccupati solo di te stesso.  
Dovunque Clay arrivasse con le mandrie fra Montana e Rio Grande del Nord si faceva ubbidire e faceva giustizia; questo valeva per tutti coloro che volevano toccare le sue proprietà e il suo onore. 
Scriveva nel 1887 il “Ford County Globe”: “Averlo come nemico era come una sentenza di morte".
Ladri di cavalli o di bestiame non vivevano a lungo vicino ad Allison. Ovunque li trovava li uccideva subito.
Nonostante fosse alto 6 piedi e 2 pollici (1,88 m) e avesse "mani adatte a spezzare il collo a un toro selvaggio”, in vita Allison non venne considerato come un fenomeno, ma soltanto come un uomo molto coraggioso. 




A volte pericoloso, e con un cuore più che onesto, che rischiava la vita ogni momento, per fare rispettare la cosiddetta “Giustizia” d’allora.
Solo dopo che a causa della crescente urbanizzazione, il Codice d’Onore del cowboy nel West, fino allora mai scritto, fu soffocato dai paragrafi della giurisprudenza, le generazioni seguenti incominciarono a vedere in questo uomo un terribile mostro.
Nacquero su di lui delle leggende, secondo le quali Allison tolse quattro denti sani a un dentista che gliene aveva tolto uno sbagliato; uccise lo sceriffo John Spear e il suo vice Charles Faber, perché avevano sparato e avevano ferito ad un braccio suo fratello John, perché faceva baccano; cavalcò gridando pazzamente e sparando per la città di Canadian, nudo, solo con gli stivali, il cinturone e il sombrero per scioccare i suoi puritani abitanti, soprattutto le donne terrorizzate ovviamente.
Il 26 febbraio 1880 Allison scriveva alla redazione del “Ford Country Globe” nel Kansas:
“Non ho mai ammazzato nessun uomo senza motivo e non senza dargli la possibilità di uccidermi. Chi dice il contrario, venga da me a Washita nella Hemphil Country, Texas, a dirmelo in faccia o tenga la maledetta boccaccia chiusa”.



Storie raccontate dal biografo di Wyatt Earp (1848 – 1929), Stuart N. Lake (1889 – 1964)   e da Earp stesso, affermano che Wyatt e l’amico Bat Masterson (1853 – 1921) hanno affrontato Allison e i suoi uomini in un saloon. Altri rapporti dicono che un tale chiamato Dick McNulty e Chalk Beeson, il proprietario del “Long Branch Saloon”, intervenne e convinse i cowboys a cedere le loro armi. Earp non ha mai parlato della vicenda fino alla morte di Allison, così come nel caso della falsa pretesa di Earp di aver arrestato il colpevole Ben Thompson (1843 – 1884), ugualmente resa pubblica solo dopo la morte di quest’ultimo.





Il 3 luglio 1887: Allison stava portando un carico di forniture con carro. Il carico si spostò e un sacco di grano cadde. Quando Clay cercò di prenderlo, cadde dal carro, e la ruota lo travolse rompendogli il collo. Allison morì in fretta.
Il giorno successivo venne sepolto al cimitero di Pecos, in Texas, e centinaia di persone parteciparono al funerale.  
Non è stata per niente gloriosa una morte del genere, soprattutto per un personaggio così controverso. Hollywood ha  reso eterno Robert Clay Allison come sceriffo e Marshal di città dissolute, attività che lui non ha mai fatto.
Una volta hanno chiesto a Robert Clay Allison, cosa avesse fatto nella vita e lui ha risposto: “Io?! Sono soltanto uno sparatutto, tutto qui”.
È semplicemente impossibile verificare, per noi storici, stabilire la veridicità delle sue numerose imprese oltraggiose attraverso le “notizie” dell’epoca che ci giungono dopo più di un secolo.
Il suo aspetto è sorprendente: “Elevato, dritto come una freccia, scuro, gentile e cortese nel modo, senza tradire con parole o azioni la storia della sua vita impegnativa e spericolata”.Ha scritto  di lui il “Kinsley Graphic Journal”, il 14 dicembre 1878...  


Wilson Vieira 

P.S. Trovate i link alle altre parti della Storia del West di Wilson Vieira nella pagina delle Cronologie!

giovedì 27 luglio 2017

L'ANGOLO DEL BONELLIDE (XXVII): UNO SPIRITO CHE RITORNA SEMPRE - LE MILLE RESURREZIONI DELLO SPIRIT DI WILL EISNER (II parte - 1946/1952)

di Andrea Cantucci

Ritorna l'Angolo del Bonellide del nostro Kant con la seconda parte del corposo e interessante pezzo dedicato a lo Spirit di Will Eisner. Il capolinea sarà la recente edizione in formato Bonelli della Cosmo, ma intanto godiamoci la seconda tappa del viaggio: Andrea ci racconta stavolta delle vicissitudini editoriali dell'eroe mascherato nell'immediato dopoguerra.  (s.c. & f.m.)

1945-1952: Lo Spirit del dopoguerra

Una volta congedato, verso la fine del 1945 Eisner tornò a lavorare a Spirit, risollevandone rapidamente la qualità a livelli ancora più alti di prima, in quella che si può considerare come la prima vera resurrezione di un eroe nato appositamente per morire e poi risorgere. Fu ben presto chiaro che l’autore non intendeva per nulla ripetersi, ma operò delle accurate scelte di cosa cambiare o conservare del periodo precedente.
Recuperò innanzitutto certe piccole tradizioni che si erano perse durante la sua assenza, come l’abitudine che aveva cercato di introdurre tra il ’40 e il ‘41 di dedicare gli episodi prossimi al 25 Dicembre allo Spirito del Natale e quelli vicini al 31 Ottobre ad Halloween (ben prima che ci pensassero gli autori dei Simpson). 


prima Spirit Section di Halloween (1941)
Riprese in mano la serie proprio con una storia natalizia, di quelle alla Dickens in cui infondeva umanità e speranza facendo intenerire anche i peggiori criminali davanti alla sorte dei più sfortunati. Nell’ultima storia del 1945 raccolse invece alcuni vecchi nemici di Spirit da lui creati che non si vedevano dal ‘42, compreso l’arcinemico Squid, e dopo averli fatti riapparire se ne sbarazzò, come per salutarli e voltare pagina.


Spirit Section 311 (1946) - colori anni '80
In questo suo secondo ciclo Eisner riprese a sperimentare soluzioni sempre più originali nella composizione delle tavole, soprattutto nelle grandi vignette d’apertura che fungevano da copertine degli inserti di Spirit, in cui la grafica del nome dell’eroe è parte integrante delle scene disegnate e cambia ogni volta senza una posizione fissa. Anche se le splash page introduttive non sono state inventate da lui, Will Eisner è stato colui che più di ogni altro ne ha dimostrato tutte le potenzialità espressive nei modi più raffinati. Ma l’originalità grafica delle prime pagine di Spirit, che non si ripetevano mai, era un’altra tradizione che nei tre anni della sua assenza aveva finito per essere risolta un po’ troppo frettolosamente, se non quasi del tutto tralasciata.
Spirit Section 341 (1946) in versione simil-originale e in quella  Corno anni '70



Spirit Section 474 (1949)

Spirit Section 411 (1948) - colori europei da Comic Art n°31



Spirit Section 489 coi colori originali del 1949 e ricostruiti per  Gli Archivi di Spirit

Nella seconda storia del 1946 Eisner rinarrò le origini del suo eroe dal punto di vista del commissario Dolan, dando ora più spazio al piccolo tassista Ebony che nella prima versione era quasi del tutto assente, e ciò rese chiaro che si trattava di un nuovo inizio. Lo stile dei disegni fattosi più morbido, caricaturale e grottesco e un montaggio basato sull’alternanza di lunghi dialoghi e azioni visive mute, tagliando varie scene e passaggi della storia originale, preannunciavano in piccola parte quello che sarebbe stato il nuovo corso della serie.


Dolan racconta l'origine di Spirit nella section 294 (1946)
Nell’episodio successivo riapparve dopo anni l’ex spia Satin, ora investigatrice di una compagnia assicurativa e madre di una bambina, ma sempre in amichevole competizione con Spirit. Reintrodurre uno dei personaggi dalla psicologia più complessa, indicava nel cambiamento l’ideale continuità con le migliori storie del passato.


Il ritorno di Satin - Spirit Section 295 (1946) - colori anni  '80
Aumentando i toni umoristici e accentuando le contaminazioni tra i generi, Eisner prese a rappresentare con maggiore auto-ironia il suo stesso eroe. Questi non aveva mai preso troppo sul serio i terribili pericoli che affrontava, ma ora, invece di rimanere per lo più impeccabile nel suo completo blu, finiva sempre più spesso malconcio e cogli abiti a brandelli dopo ogni scontro, in un misto di corposo realismo ed eccesso scherzoso. 
scena dalla Spirit Section 303 - colori originali (1946) e versione  Kitchen Sink (1984)

L’autore si occupò ancora di più degli aspetti umani delle storie e dei personaggi secondari: il burbero ma onesto commissario Dolan che si oppone a politicanti e affaristi senza scrupoli, sua figlia Ellen che cerca di far cambiar vita a Spirit per farsi sposare, o il piccolo aiutante Ebony che tenta di sostituirlo come detective.
In parte Eisner provò anche a rimediare alla caratterizzazione troppo razzista di Ebony, aggravata ancora di più dagli scrittori che lo sostituivano negli anni precedenti, uno dei quali era originario del Sud. Così dal Febbraio al Maggio 1946 Ebony fu mandato a scuola fuori città, per fargli almeno imparare a parlare un inglese meno sgrammaticato. Nel frattempo il ruolo di spalla comica dell’eroe fu assunto provvisoriamente dal piccolo esquimese Blubber, incontrato da Spirit al Polo Nord in una delle sue tante missioni in trasferta.

Spirit e Blubber nella section 300 (1946)
i personaggi fissi della serie nella Spirit Section 330  (1946)

Dopo il ritorno di Ebony l’autore gli diede più spazio, approfondendone la psicologia e facendone il primo personaggio afroamericano protagonista di interi episodi a fumetti, pur senza essere titolare della serie. Ma nonostante il maggior rispetto con cui lo usò (tanto da ricevere i complimenti di lettori neri per l’umanità del personaggio), non seppe o non volle modificarne molto l’aspetto per cui non riuscì a liberarlo più di tanto dall'iniziale caratterizzazione offensiva. Dal ‘49 al ‘52 finirà per aggirare il problema escludendolo dalle storie di Spirit e sostituendolo con altri ragazzini bianchi… per il buffo aspetto dei quali nessuno si offenderà mai.


Ebony White nel 1948
Per le situazioni umoristiche, dal Maggio 1946 Eisner riutilizzò abbastanza spesso anche i fratelli Tidewater, ma chiamandoli in modi diversi. L’occhialuto Bertram fu ribattezzato Brain (Cervello) per l’aria intellettuale e il piccolo Algernon divenne prima Kilroy (come i soldati USA chiamavano gli eventi bellici assurdi e beffardi), soprannome scelto tra quelli suggeriti da un sondaggio tra i lettori, e infine P. S. perché dal 1946 fu usato da Eisner anche come protagonista di una striscia comica aggiuntiva a fondo pagina con questo titolo.
Ebony chiede ai lettori di suggerire il nuovo nome di Algernon  (1946)
Al posto di quelli da lui eliminati, l’autore ricominciò a creare nuovi nemici ricorrenti per Spirit a partire dal pittoresco e crudele imbroglione Mister Carrion (il Signor Carogna), apparso dall’Aprile 1946 col suo avvoltoio Julia. Ma dal luglio ‘46 il principale arcinemico di Spirit divenne il misterioso signore del crimine The Octopus (La Piovra) di cui nessuno conosce la vera faccia né l’identità, una versione migliorata di The Squid col quale ha in comune l’uso di perfette maschere di gomma con cui può trasformarsi in chiunque. Ma a differenza di Squid che sotto le maschere indossava in modo improbabile un cappuccio scuro, Octopus è sempre immerso nell’ombra e identificabile solo dai guanti viola con bande gialle, che lo fanno apparire come una controparte perversa di Spirit. Infatti anche lui all’esordio, prima di portare la maschera, si nascondeva nell’ombra.


prima apparizione di Mister Carrion - Spirit Section 308 (1946) -  colori anni '80

Octopus nel 1947

Ma il fascino della serie continuò a vertere soprattutto sulle tante e bellissime donne fatali che perseguitano il protagonista. Che cercassero di uccidere Spirit o di sedurlo, che col tempo tornassero o apparissero una sola volta, che fossero delle criminali o dalla parte di legge, Eisner si sbizzarrì nel caratterizzarle in modi diversi e creò figure memorabili anche quando le fece vivere solo per poche pagine. Dall’Ottobre 1946 la più ricorrente divenne la rovina mariti e perenne giovane vedova P’Gell (il cui nome suona come gal, ragazza).


prima apparizione di P'Gell - Spirit Section 332 (1946)
L’ultimo personaggio reintrodotto da Eisner nel ’46, nell’episodio di Halloween, fu la strega Hazel P. Macbeth, la cui prima versione risaliva all’Ottobre 1941 e che riapparirà poi a ogni Halloween fino al 1950. Quindi non sembra un caso se due anni dopo il nome Hazel sarà usato anche per la strega disneyana nota in Italia come Nocciola, apparsa in contemporanea in un cortometraggio e in una storia a fumetti di Carl Barks nel 1952.


il ritorno della strega Hazel nella Spirit Section 335 (1946)

Intanto nell’autunno 1946 l’intestazione degli inserti prodotti da Eisner cominciò a cambiare da Comic Book Section a Spirit Section e dalla fine di quell’anno restò come logo definitivo The Spirit Section. Era ormai chiaro che la serie di testa non sarebbe più cambiata e Eisner avrebbe continuato a svilupparne i personaggi.
Dal Marzo 1947 apparve un altro personaggio femminile notevole, una donna del tutto emancipata come la dottoressa Silken Floss, le cui conoscenze spaziano dalla fisica nucleare alla ricerca batteriologica. Pur non essendo per niente una criminale, non si fa scrupoli a cercare di manipolare Spirit per forzarlo a collaborare ai suoi esperimenti, ma nonostante la sua ostentata freddezza neanche lei resta immune al fascino dell’eroe.


Spirit e Silken Floss nella section 354 (1947)

In altre storie di Spirit del 1947 esordirono anche la giovane Saree, una collegiale con simpatie criminali di cui diventa matrigna l’avventuriera P’Gell, e l’ingenuo ma volenteroso agente di terza classe Sam Klink, tutti e tre coinvolti in situazioni da commedia noir sullo stile dell’allora recente film Arsenico e Vecchi Merletti. 


prima apparizione di Saree - Spirit Section 346 (1947)
Ma era ormai un vero personaggio anche la città di Spirit, il cui generico nome di Central City indica in realtà la New York che l’autore ben conosceva, coi grandi palazzi accanto ai quartieri miserabili e le tante persone qualunque che si rivelano capaci di imprese straordinarie non appena le si osserva un po’ più da vicino. Nelle storie di Spirit del dopoguerra, sono sempre più spesso queste persone comuni i veri protagonisti e in ciò si intravede un assaggio dei temi dei futuri graphic novel, i romanzi a fumetti con ambizioni di alto spessore letterario di cui trent’anni dopo Eisner sarà il principale iniziatore, oltre che l’inventore del loro nome.
A fronte del sempre maggior peso dato ad altri personaggi, il ruolo di Spirit si fece sempre più marginale e anche quand’è al centro della scena a volte fa un po’ la parodia a sé stesso. Più che un eroe, ora appariva insomma come una persona vera, che ride, soffre, lotta o si stanca, a seconda dell’umore del momento.


vignetta dalla Spirit Section 461 (1949) con toni di grigi anni  '70
Pur mantenendo il completo controllo sia dei testi che dei disegni di Spirit dalla fine del ‘45 al 1951, in questo periodo Eisner si avvalse di molti assistenti, tra cui John Spranger per gli schizzi e le chine, Bob Palmer e Jerry Grandenetti per gli sfondi, Martin De Muth e Abe Kaneghson per il lettering, Marilyn Mercer, Klaus Nordling e Jules Feiffer per i testi, Klaus Nordling e Jim Dixon per le rifiniture, professionisti relativamente poco noti ma che dettero il meglio di sé sotto la direzione dell’autore di Spirit. Cambiando nel tempo i loro contributi, la mano dell’uno o dell’altro influenzò lo stile della serie nei diversi periodi, ma fino al 1951 i disegni delle figure umane e soprattutto i loro volti furono saldamente e gelosamente eseguiti dal titolare.


Grandenetti, Eisner e Kanegson ritratti da Eisner nella Spirit  Section 392 (1947)

Sollevato da una parte del lavoro grazie ai suoi collaboratori, nel 1948 Eisner (sempre in anticipo sui tempi),  tentò di autoprodurre in proprio delle nuove collane di albi a fumetti, di cui realizzò le prime storie insieme allo stesso staff di Spirit, ma i due albi pilota non andarono bene per la scarsa distribuzione e, poiché l’autore non aveva abbastanza denaro per ritentare, anche gli altri progetti di cui erano stati realizzati i primi episodi furono abbandonati. Date le pressanti scadenze settimanali molto di quel materiale sarebbe stato riciclato nella serie di Spirit, ideale contenitore in cui da sempre trovavano posto storie d’ogni tipo (anche perché il protagonista, privo di troppi legami, poteva partire quando voleva per affrontare nuove avventure ovunque).
Tra quei fumetti inediti, i tre episodi del detective John Law (che riprendeva il nome di una creazione di Eisner del 1939) poterono essere riadattati facilmente poiché protagonisti e comprimari erano simili, a eccezione di un seducente e pericoloso personaggio femminile. Nella più lunga di quelle storie, spezzata in due puntate nella versione ritoccata e pubblicata su Spirit, esordiva infatti Sand Saref, una bella avventuriera senza scrupoli ritornata dal passato dell’eroe dopo aver viaggiato in lungo e in largo per il mondo, dalla quale oltre trent’anni dopo Frank Miller avrebbe tratto ispirazione per creare la super-ninja Elektra. Nel Gennaio 1950 Sand, nata per essere l’amore tormentato di John Law, si aggiungeva così invece alle tante donne fatali più o meno ricorrenti che perseguitano Spirit, acquistando subito un ruolo preminente come l’unica tra loro che avesse davvero qualche possibilità di successo nel disputarsi con Ellen Dolan il cuore del protagonista.


cover di John Law trasformata in splash page per la Spirit Section  511 (1950)

Sand Saref nel 1951

D’altra parte Eisner sviluppò alla fine anche il ruolo dell’eterna fidanzata e figlia di papà Ellen, dandole una vera carriera in politica dopo quella iniziale di studentessa universitaria quando, nel Novembre 1950, la fece eleggere sindaco di Central City, carica che manterrà fino alla fine della serie. Così il cuore di Spirit, come in fondo si confà a un eroico fuorilegge, rischia di dividersi tra l’avventura senza regole incarnata da Sand e la legalità istituzionale rappresentata da Ellen, ma propende pur sempre verso quest’ultima. Tra l’altro in anni in cui le donne-sindaco erano davvero rare, Ellen Dolan era ora una figura all’avanguardia non solo rispetto ad altre eterne fidanzate o eroine dei fumetti, ma anche nei confronti della società americana reale.


Ellen Dolan sindaco nel 1951

Intanto tra il 1949 e il 1950 esordirono nella serie gli ultimi personaggi ricorrenti di una certa importanza, con i quali le storie di Spirit finirono per virare sempre di più e sempre più spesso dal noir all’umorismo.
Dal Luglio 1949 un giovane ex-allenatore di baseball di nome Sammy fa da spalla a Spirit alla fine di un ciclo di avventure in giro per mare e, dopo essere sbarcato a Central City insieme a lui, viene accolto nella famiglia Dolan diventando in breve tempo il principale sostituto di Ebony come assistente del protagonista.


prima apparizione di Sammy - Spirit Section 479 (1949)
Il piccolo lustrascarpe Willum Waif e il tenente di polizia Dick Whittler, costantemente impegnato a intagliare pezzetti di legno, apparvero rispettivamente dal Febbraio e dal Giugno 1950 derivando da due storie inedite dedicate in origine a un amico di John Law, il lustrascarpe Nubbin, che in quei due mesi furono riadattate su Spirit. Anche Willum, in queste e in altre occasioni, si alternò con Sammy nel ruolo di spalla comica dell’eroe.
Dal Luglio 1950 apparve invece la piccola ereditiera Darling O’Shea, la bambina più ricca e anche più viziata del mondo, che per l’aspetto molto simile e il carattere altrettanto tirannico potrebbe benissimo aver fornito l’ispirazione per la più famosa Lucy Van Pelt, apparsa poco dopo nella striscia Peanuts di Charles Schulz.


amici di Spirit del 1951

Ormai la serie di Spirit tendeva sempre di più a non essere incentrata su un singolo eroe quanto su vari personaggi fissi o saltuari che si alternavano, ovvero sugli abitanti di Central City in generale, salvo quando il titolare partiva in viaggio diventando così il leit motiv di una o più storie ambientate in luoghi lontani.
In seguito Eisner fu pressato da altri impegni, poiché attraverso la compagnia American Visuals Corporation, che aveva fondato nel 1947 per produrre fumetti educativi e pubblicitari, nel 1951 cominciò a realizzare regolarmente per il Ministero della Difesa la rivista P*S* - The Preventive Maintenance Monthly (La Manutenzione Preventiva Mensile), in cui le sue brevi storie comiche a fumetti, ben più comprensibili degli ostici manuali militari, insegnavano ai soldati come aver cura nel modo migliore del loro equipaggiamento.
Così nel 1951 Eisner dovette lasciare la realizzazione di Spirit in mano ai suoi collaboratori, tra cui però non c’erano più disegnatori abili e veloci come Lou Fine o John Spranger. Nonostante la verve dei testi di Feiffer, futuro grande autore satirico, la serie divenne subito l’ombra di sé stessa. Tra i disegnatori che si alternarono dopo Eisner per un anno, c’erano i suoi ex-assistenti Klaus Nordling e Jim Dixon, ma nessuno si dimostrò davvero all’altezza del compito. Dopo dodici anni, si profilava così la definitiva chiusura della saga di Spirit…


Spirit disegnato da Klaus Nordling nella section 634 (1952)

In oltre seicento episodi settimanali, di cui più di quattrocento da lui realizzati, Eisner aveva già sperimentato ampiamente tutto ciò che poteva in quel formato, entro i limiti di una produzione seriale. Aveva approfondito in ogni direzione le possibilità della serie e si può capire che preferisse abbandonarla per passare ad altro. Ma prima di chiuderla fece un ultimo tentativo per mantenere in vita Spirit, cercando chi potesse proseguirlo degnamente al suo posto e nel 1952 ne affidò i disegni a Wally Wood, un autore allora venticinquenne specializzato in fumetti di fantascienza e noto per la sua collaborazione agli albi dell’editrice E. C. Comics.
Spirit Section 636 (1952) - disegni di Wally Wood

Spirit Section 644 (1952) - penultima della serie
Wood era appunto alla ricerca di un incarico in cui potersi esprimere più liberamente, ma pose come condizione che le nuove storie di Spirit si svolgessero nello spazio. Così nacque il ciclo a puntate Outer Space (Spazio Esterno), che racconta un viaggio sulla Luna compiuto da Spirit con un equipaggio di galeotti ed è firmato da Eisner, Feiffer e Wood. Nella prima puntata, forse per la prima volta in un albo americano, sono citati anche i nomi dei co-autori oltre a quello del titolare della serie. Wood fece un ottimo lavoro usando una bellissima tecnica a retini, nonostante fossero al momento destinati a essere un po’ soffocati dai colori.


Spirit disegnato da Wally Wood nella section 635 (1952)

Ma nonostante l’alta qualità di questa originale versione fantascientifica di Spirit, gli editori dei quotidiani non ne apprezzarono il nuovo stile. Inoltre Wood non riuscì a reggere da solo il ritmo di produzione richiesto e, poiché Eisner aveva scommesso tutto su di lui e licenziato gli altri disegnatori, dovette aiutarlo in qualche sequenza. Poi gli episodi furono ridotti a quattro pagine la settimana, prima che la serie chiudesse del tutto. Il 5 Ottobre 1952 uscì il 645° e ultimo inserto di Spirit e il personaggio sembrava ormai destinato all’oblio.
Da quel momento, la sopravvivenza del ricordo della serie sarebbe dipesa dalle ristampe in albi, che anche nel dopoguerra erano proseguite parallelamente alla serie inedita. Quando Eisner tornò, la testata The Spirit della Quality per qualche anno continuò come prima con le sue rade uscite stagionali, che nel 1946 procedevano regolarmente con ritmo più o meno trimestrale riproponendo ancora le storie dei suoi sostituti.


The Spirit n°6 (Quality,1946)



The Spirit n°10 (Quality,1947)

La prima cosa che cambiò sul finire degli anni ‘40 furono le copertine. Dopo una dozzina di numeri in cui erano state realizzate da autori come Lou Fine o Reed Crandall con vaghe immagini di Spirit e compagni, iniziarono ora a essere disegnate da Eisner stesso, con l’aggiunta delle faccine dei quattro comprimari in alto o a fianco della testata e con un’immagine che di volta in volta si riferiva strettamente ad almeno una delle storie contenute all’interno. L’autore inaugurava così una tradizione destinata a durare per lungo tempo, quella di essere anche il naturale e principale copertinista delle ristampe del suo personaggio più famoso.
Dal n°16 del Luglio 1949 la testata The Spirit della Quality divenne bimestrale, ma ora gli episodi ristampati erano solo tre per ogni albo. Solo dal n°18 del Novembre ‘49 si iniziò a ristampare una selezione degli episodi di Eisner del dopoguerra, a cominciare da quelli del Gennaio 1946, tra i quali la seconda versione delle origini di Spirit e il ritorno di Satin. Finalmente anche sui veri comic book iniziava il nuovo corso…


The Spirit n°16 (Quality,1949)



The Spirit n°18 (Quality,1949)

Sulle copertine del 1950 l’autore poté così iniziare a esibire alcune delle sue donne fatali, ma la selettiva ristampa del miglior Spirit eisneriano al momento non andò oltre una quindicina di episodi, fermandosi a quelli della metà del ’46. Infatti dopo appena altre quattro uscite la collana chiuse col n°22 dell’Agosto 1950. La sua ironica copertina, in cui l’affascinante e pericolosa Skinny Bones estrae un pugnale da un reggicalze, sarà tra quelle stigmatizzate dai puritani maccartisti che poco dopo estesero le loro persecuzioni ai fumetti.
The Spirit n°20 e n°21 (Quality,1950)
The Spirit n°22 (Quality,1950)

Anche su Police Comics tra il 1949 e il 1950 furono inoltre ristampati otto episodi del nuovo Spirit di Eisner, appartenenti al periodo tra Marzo e  Novembre ’46, dopo di ché l’albo cambiò del tutto impostazione. In quel periodo si stava infatti imponendo una nuova tendenza negli albi americani. Gli eroi più o meno mascherati furono provvisoriamente messi da parte e sostituiti con storie di vario genere senza protagonisti fissi, per cui Police Comics, mantenendo il titolo, fu trasformata in una collana di vere storie poliziesche autoconclusive.
Ma se lo Spirit di Will Eisner continuerà a essere una costante fonte d’ispirazione per molti dei più importanti autori del settore e se, a tanti decenni di distanza, c’è chi ne rielabora ancora oggi le originali soluzioni grafiche e narrative, è anche perché la qualità delle sue storie avrebbe dimostrato di trascendere le mode passeggere. Infatti la sua definitiva riscoperta a livello nazionale e internazionale doveva ancora arrivare…
splash page della Spirit Section 441 (1948) citata in The Rocketeer-The Spirit n°3


esperimenti grafici dalla Spirit Section 434 (1948) - colori di  Eisner del 1981


Ten Minutes - Spirit Section 485 (1949)
Andrea Cantucci

N.B. Trovate i link agli altri "bonellidi" in Cronologie & Index