Visualizzazione post con etichetta Guzzi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Guzzi. Mostra tutti i post

domenica 23 agosto 2015

IL WEST SECONDO ROBERTO RECCHIONI. COLOR TEX N. 7

di Nicola Magnolia e Giampiero Belardinelli 

Dopo l’esordio con una narrazione breve dal titolo Randy il fortunato, apparsa nel dicembre 2014 sul sesto Color Tex, finalmente vediamo l’autore romano cimentarsi con una storia di ampio respiro del Ranger. Diciamolo subito, senza troppi giri di parole: Recchioni sa scrivere e sa come rendere camaleontiche le proprie sceneggiature. Il compianto Sergio Bonelli era consapevole di avere tra le mani un grande talento e per questo motivo, alcuni anni fa, aveva chiesto al "Robbe" di provare a scrivere una storia del Ranger. I suoi numerosi impegni – sceneggiatore e curatore di Dylan Dog nonché creatore, con Emiliano Mammucari, di Orfani – avevano rimandato l’evento. Recchioni si ispira alla tradizione, cerca di mettere in scena il vero Tex, quello del suo creatore Gianluigi Bonelli, soprattutto ricorrendo a dialoghi duri nel miglior stile cinematografico. D’altronde, è bene ricordarlo, già negli Anni Cinquanta GL Bonelli aveva precorso i tempi con il suo linguaggio duro e irriverente, in parte perso a causa delle autocensure nate nel clima di caccia alle streghe nei confronti del fumetto.



Tornando all’avventura in questione, viene alla luce una sceneggiatura piacevole, avvincente e ricca di colpi di scena, con tutti e quattro i pard in azione. La vicenda risulta scorrevole, dinamica e non perde mai il ritmo, lasciando spazio a quelle fisiologiche pause narrative di bonelliana memoria. Un Tex di sostanza, impegnato, insieme a Tiger Jack, a salvare dagli Apache due bambine e la loro madre, mentre Kit Carson e Kit Willer indagano sul boss del crimine che spadroneggia nella cittadina di Serenity.
L’avventura è costruita intorno a due punti nodali. Il primo è il risalto con cui lo sceneggiatore ha ribadito qual è il motivo principale per cui i Nostri mettono a rischio la propria vita. Il dialogo fra Tex e Carson di pagina trenta dà realismo alla narrazione ed è un peculiare esempio della filosofia dei pard: Sai, ci sono giorni in cui mi chiedo perché continuiamo a fare questa vita… - dice l’anziano ranger - E questo è uno di quei giorni? - chiede Tex - Tutto il contrario, amico mio… – afferma Kit, dinanzi alle tombe dei due uomini trucidati dagli Apache – Questo è uno di quelli in cui me lo ricordo con chiarezza! 
Il secondo motivo è la rappresentazione del Male che si nasconde dietro una patina di rispettabilità. Doc Gallegher è un medico con la fama di uomo illuminato che, offrendo protezione e assistenza ai poveracci, ha messo in atto un’operazione di impronta mafiosa. Facendo del bene, quindi, Doc Gallegher ha costruito una barriera di omertà che, tra l’indifferenza generale, gli ha permesso di organizzare le proprie imprese criminali. Come avrebbe detto Gianluigi Bonelli, galantuomini in guanti bianchi, la peggior razza che infesta questo mondo. Nella catartica realtà texiana, però, i Nostri sanno come colpire il Male grazie alla loro pragmatica giusta giustizia. È una concezione fondante della filosofia texiana, in contrasto con le ossessioni giustizialiste del giudice Elmer Finn.




Lo sceneggiatore, riassumendo, ha affrontato il Mito senza timore ma con grande rispetto e, dimostrando saggezza, ha inserito con abilità i giusti ingredienti, amalgamati in maniera naturale. Senza dubbio una prova superata a pieni voti per Roberto Recchioni che, senza snaturare il personaggio, realizza una personale interpretazione del Ranger più famoso d’Italia.
Pregevole anche il lavoro grafico di Pasquale Del Vecchio (ex Nick Raider e Napoleone), ormai diventato una delle colonne portanti della collana. Le sue tavole sono dinamiche e il suo tratto classico sta diventando pian piano più maturo. Bene anche le scene negli interni, mentre il volto di Tex è un riuscito mix delle varie interpretazioni dei grandi Maestri della serie. Eccellenti la copertina del solito Claudio Villa e i colori interni della GFB Comics.


Color Tex n. 7, agosto 2015. Disegno di Villa



Color Tex 7
LA STRADA PER SERENITY
Agosto 2015
Pag. 160, € 5,50
Testi: Roberto Recchioni
Disegni: Pasquale Del Vecchio
Colori: GFB Comics (Coordinamento: Nucci Guzzi)
Copertina: Claudio Villa
Rubriche: Mauro Boselli


Nicola Magnolia & Giuseppe Belardinelli

N.B. Trovate i link alle altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

giovedì 26 settembre 2013

SOTTO L'EGIDA DI MELVILLE. RIFLESSIONI SUL PRIMO COLOR ZAGOR

di Francesco Manetti

Che Nolitta (accogliendo comunque altre suggestioni della letteratura di ambientazione marinara) avesse modellato l'equipaggio del Golden Baby reinterpretando la ciurma del Pequod - la baleniera protagonista del capolavoro di Melville - non è una novità. Ismaele, il testimone vagabondo; l'indigeno delle isole del pacifico Queequeg; il primo ufficiale Starbuck, di Nantucket; il secondo ufficiale Stubb, proveniente da Cape Cod; Flask, il terzo ufficiale, che arriva da Tisbury; il secondo ramponiere Tashtego, indiano pellerossa; il terzo ramponiere Dagoo, un enorme uomo di colore di dirette origini africane; il piccolo marinaio nero Pippin, suonatore di tamburello; e Fedallah, un Parsi con i capelli sistemati a foggia di turbante. Anche nella versione bonelliana è presente tale melting pot di chiara impronta statunitense: ci sono il musulmano, l'indiano, l'amerindo, il bianco, il nero...

Un'interpretazione fumettistica (anni '50) del Pequod.


E infine lui, il capitano Achab (o Ahab, o Acab, a seconda delle edizioni e delle traduzioni), indemoniato, posseduto, ossessionato dalla caccia a Moby Dick, la diabolica Balena Bianca. Achab - come Fishleg - è menomato di una gamba, e usa una protesi artificiale per tenersi in piedi. L'arto gli è stato strappato e divorato dal mostro degli oceani.

Gregory Peck nelle vesti di Achab, in un momento del film Moby Dick, diretto nel 1956 da John Houston su sceneggiatura di Ray Bradbury.


Le analogie fra Moby Dick e I fantasmi del capitano Fishleg sono numerose. Alcune sono sottotraccia.
La gamba fasulla fatta d'avorio accomuna i due comandanti. La barbarica gamba bianca di Achab sta inserita in un foro sul ponte appositamente fatto col succhiello: la gamba d'osso infilata in quel buco, il capitano Achab stava eretto, con un braccio levato e aggrappato a una sartia, lo sguardo fisso oltre la prora della nave, che di continuo s'immergeva (cap. XXVIII). L'arto finto di Fishleg è intagliato nell'osso di un capodoglio, e poi istoriato, con incisioni che narrano - tramite rapidi e immediati simboli - i fatti salienti della sua vita.
La pipa di Fishleg è scarica; il capitano è oltremodo agitato perché la notte di tregenda gli rammenta un dramma accaduto decenni prima; ha bisogno di fumare un po' di tabacco per calmarsi; l'emporio di Rochester su lago Ontario è chiuso e sfornito; una buona presa di trinciato gli viene offerta da qualcuno che potrebbe essere uno spettro del passato. La pipa di Achab, invece, non lo consola più; non ne sente più la dolcezza... Che cosa ho a che fare con questa pipa? Con questo oggetto che è fatto per la serenità, per far salire tranquilli bianchi vapori fra tranquilli bianchi capelli, non fra lacere ciocche grigio-ferro come le mie? Non fumerò più... E lanciò in mare la pipa ancora accesa (cap. XXX).
I barili d'olio di balena che l'equipaggio della Golden Baby scarica in porto; il salvataggio di Fishleg - reduce dal naufragio della Red Mermaid - durante l'arpionamento di un cetaceo da parte degli uomini della Harponeer... Molti sono i momenti didascalici nella storia di Burattini/Rauch/Venturi. Allo stesso modo, parecchi sono i brani di pura informazione in Moby Dick: interi capitoli sono dedicatio alla classificazione delle balene, alla descrizione della loro anatomia, alla spiegazione dei procedimenti di raffinazione del grasso dell'animale, all'importanza e alla preziosità dello spermaceti, alle operazioni tecniche e di carpenteria sull'imbarcazione...

Pregiato olio di balena.


Nell'avventura zagoriana la Balena Bianca non c'è. Non c'è il Leviatano che mutila Achab e che poi vince definitivamente il suo persecutore, affondando il Pequod nelle acque del Pacifico. Il suo corrispettivo narrativo/figurativo è l'iceberg - bianco anch'esso, e anch'esso mostruoso - che appare d'un tratto davanti agli occhi del giovane secondo ufficiale Humboldt e che in un primo tempo pare, con i suoi ghiacci frastagliati e duri come granito, squarciare lo scafo del veliero provocandone l'innabissamento. La gamba di Fishleg viene tranciata dal legno di un pennone che si schianta e precipita e non dai denti del titano: l'attimo cruciale viene reso con rara efficacia grafica da una singolare gabbia della tavola, dove i contorni delle vignette sono incerti e frammentati, a voler rappresentare visivamente il disastro, la rottura dei fasciami (e il passato del flashback viene separato dal presente grazie al fumo della pipa). Fishleg non muore: sopravvive all'incidente. Lo spirito, l'essenza di Achab, con tutte le sue follie, la rintracciamo nel Color Zagor piuttosto nello spietato e piratesco criminale Nicholas Damon - il vero mostro.

Fishleg ricorda la sua tragedia nel momento clou dell'albo.


L'incipit misterioso dell'episodio, con lo sfaldarsi progressivo di una possibile soluzione soprannaturale dell'intreccio, si stempera in una vivace avventura di taglio classico: il fortino da espugnare, gli sgherri, il riccone che si sente padrone del mondo... Il cerchio infine si chiude: la prima fase della nuova vita di Fishleg, tormentata dai rimorsi, era iniziata con un arpione e un arpione compie il ciclo, liberando il capitano della Golden Baby dai trentennali fantasmi che ingiustamente lo angosciavano.
Ottima prova, dunque, per il primo numero della nuova collana annuale di Zagor, che va con successo ad affiancarsi al mensile, all'Almanacco dell'Avventura, al Maxi, all'Albo Gigante e allo Speciale.


La Balena Bianca.


La copertina del Color Zagor n. 1, agosto 2013. Disegno di Ferri.



Color Zagor 1
I FANTASMI DEL CAPITANO FISHLEG
Agosto 2013
pag. 132 a colori - € 5,50
Testi: Moreno Burattini, Jacopo Rauch
Disegni: Walter Venturi
Colori: GFB Comics, Nucci Guzzi
Introduzione: Moreno Burattini
Copertina: Gallieno Ferri

Francesco Manetti 

P.S. I passi di Moby Dick che trovate nel post sono tratti dall'edizione Mondadori del 1986, con la traduzione di Cesarina Minoli.

N.B. Trovate le recensioni degli altri albi bonelliani sul Giorno del Giudizio!