domenica 31 marzo 2013

FERRETTI & PIERI: L'ULTIMA PARODIA DI DYLAN DOG E I NUOVI SOGNI DEI BONELLIANI!

Dopo 15 anni Ferretti & Pieri concludono la trilogia di Mylan Dog per le parodie del D.I.M.E. iniziate alla fine del XX secolo su Dime Press! (s.c. & f.m.)




E con l'occasione, dalle stesse penne e matite, eccovi anche i nuovissimi Sogni dei Bonelliani (13a e 14a puntata)!

N.B. Trovate i link alle altre parodie sulla pagina Cronologie e index!



sabato 30 marzo 2013

MARCO GRASSO PRESENTA SU DIME WEB LA SECONDA EDIZIONE DEL CONTEST COVER RELOADED!

di Marco Grasso

C'è un interessante concorso per aspiranti disegnatori che gira in rete e si chiama Cover Reloaded. Il contest, incentrato quest'anno sulla rivisitazione delle copertine di Dylan Dog, è stato ideato dal sottoscritto e promosso assieme a Giuseppe Reina, entrambi del Forum ZTN, in collaborazione con Winsor & Newton e Letraset (brand molto noti agli artisti), alla CArt Gallery di Roma, alla kermesse fumettistica Etna Comics, all'associazione culturale Dylandogofili e alla rivista etnea Fumetti al Cubo... sotto la benedizione della Sergio Bonelli Editore, con tre suoi importanti autori membri della giuria: Giovanni Gualdoni (sceneggiatore e curatore della testata), Fabio Celoni (disegnatore e sceneggiatore di Dylan Dog) e Valentina Romeo (disegnatrice di Dylan Dog).


La locandina del contest Cover Reloaded 2a edizione, dedicato a Dylan Dog


Il nome della "gara", Cover Reloaded, invita inequivocabilmente i partecipanti a fornire una rivisitazione personale delle copertine già edite degli eroi dei fumetti. Un test che a ben guardare si rivela un serio campo di prova per gli aspiranti professionisti.
Eh, sì, perché per essere bravi copertinisti non occorre solo essere bravi disegnatori o che piacciano i fumetti, ma bisogna anche possedere tante altre virtù e abilità che fanno decisamente la differenza. Per realizzare una copertina "pubblicabile" è necessario prendere confidenza con il personaggio e la storia proponendo una sintesi della storia stessa senza svelare troppi dettagli. Una copertina deve infatti riassumere le atmosfere o l'ambientazione delle vicende narrate all'interno dell'albo e destare curiosità in chi la vede. Ma il copertinista (o la redazione a seconda dei casi) deve anche saper cogliere uno dei tanti momenti clou narrati nella storia scegliendo fra quelli che possono suscitare tensione, commozione, paura, condivisione o stupore. La cover di un fumetto potrebbe anche strizzare l'occhio all'illustrazione e ne abbiamo avuto ampia dimostrazione allorquando a firmare alcune copertine erano ispiratissimi talenti, come Sergio Toppi, Moebius o Hugo Pratt.


Dylan Dog n. 1. Claudio Villa, 1986

 

Il compito del copertinista può risultare a volte arduo perché al desiderio di proporre il proprio stile in tutta la sua espressività si contrappone la richiesta dell'editore di attenersi a certi schemi e stilemi grafici propri della serie. Il disegnatore dovrà in questi casi essere capace di "dosare" il suo stile senza tradire la filosofia estetica della serie cui la storia si riferisce. Soprattutto quando entrano in gioco serie con una forte connotazione grafica conferita dagli autori o quando si tratta di fumetti con una storia editoriale ultradecennale che portano con sé un bagaglio enorme di tradizione. L'autore completo invece gode in generale di una grande autonomia e può dare libero sfogo al suo estro. Nell'ambito del fumetto seriale le cose cambiano invece sensibilmente.


La rivisitazione "americana" di Mignola del Dylan Dog n. 1


L'abito non fa il monaco, si sa, ma nel caso dell'editoria (e dei fumetti in particolare) una buona copertina può risultare un'arma vincente. Il "concorso" Cover Reloaded vuole proprio stuzzicare l'artista e far venire fuori non solo la sua passione per il disegno e per i fumetti, ma anche le sue capacità di analisi e osservazione cercando di cogliere il lavoro che sta dietro la realizzazione di una cover prima di giungere al pubblico. Non solo edicola, quindi. Nelle librerie - per esempio - troviamo ormai da tempo rivisitazioni di copertine per edizioni speciali, volumi cartonati, raccolte o albi celebrativi. Così come anche per i fumetti di maggior successo esistono cover appositamente realizzate per il mercato straniero. Negli ultimi anni poi assistiamo anche al fenomeno delle cosiddette variant cover che spesso diventano l'unica motivazione per fare di quell'albo un oggetto da collezione.



Villa reinterpreta se stesso per l'edizione francese della prima avventura di DD




Giusto per citare un esempio attinente l'edizione di quest'anno del concorso, della copertina dello storico numero 1 di Dylan Dog, L'alba dei morti viventi, realizzata da Claudio Villa, sono state realizzate diverse rivisitazioni dal 1986 a oggi, una delle quali proprio a opera dello stesso Villa, per una raccolta pubblicata sul mercato francese.



Anche Roi aggiorna la copertina della storia L'alba dei morti viventi, per la serie Grande ristampa.


Blake & Mortimer si ispirano a Dylan Dog n. 52... dove Stano si era ispirato a Jacobs: uno scherzoso esempio di double reloading! Ma, ATTENZIONE, questo tipo di copertina - come quella umoristica di Silver per Dylan Dog Color Fest - non potrebbe rientrare nel contest Cover Reloaded, che non prevede parodie!




Cover Reloaded giunge al suo secondo appuntamento dopo il successo della prima edizione incentrata sulla rivisitazione delle copertine di Zagor; copertine realizzate ininterrottamente dal 1961 (strisce comprese) sempre dal medesimo disegnatore, l'intramontabile Gallieno Ferri. Fra i membri della giura c'erano l'anno scorso l'infaticabile sceneggiatore e curatore della serie Moreno Burattini e il bravissimo disegnatore Joevito Nuccio. Le prime tre posizioni della scorsa edizione se le sono aggiudicate Andrea Schepisi (Oceano), Attila Juhas (Il signore nero) e Alex Dante (Sulle orme di Titan) - ed è stato un esperimento riuscito, vista l'adesione di ben 70 partecipanti, anche stranieri.


Primo classificato alla prima edizione di Cover Reloaded: Andrea Schepisi


Secondo classificato allla prima edizione di Cover Reloaded: Attila Juhas


Terzo classificato alla prima edizione di Cover Reloaded: Alex Dante



Il contest è organizzato da appassionati per appassionati. E si vede anche dai premi messi in palio, fra i quali spiccano prodotti professionali per artisti della Winsor & Newton e Letraset, che andranno ai primi tre classificati. E inoltre, per i primi cinque, la possibilità di presentare le proprie opere presso la CArt Gallery di Roma, specializzata nell'esposizione e vendita di tavole e opere attinenti il mondo del fumetto. L'esposizione verrà tra l'altro fatta coincidere con una mostra di alto livello, per dare agli esordienti una visibilità ancora maggiore.

Le copertine dovranno pervenire entro le ore 23:59 del 24 maggio 2013 iscrivendosi tramite l'apposito modulo disponibile sul sito Cover Reloaded dove è reperibile anche il regolamento completo. Le cover dovranno essere a colori, comprensive del titolo, ed è ammessa qualsiasi tecnica. Esiste anche una pagina Facebook ufficiale nella quale saranno visibili di volta in volta le copertine partecipanti. E dove si parlerà anche di un'iniziativa "cartacea" legata al contest che farà sicuramente gola ai collezionisti


In bocca al lupo a tutti i partecipanti!

Marco Grasso


 

LA VENDETTA DELLE RARITA' D'EPOCA! LA BALLATA DI TEX - FIRENZE, 1990/1991 - LA CARTELLA STAMPA

di Francesco Manetti

Come vi avevamo promesso nel post dedicato alla cartella stampa della mostra di Zagor che si tenne a Firenze nel 1992, eccovi adesso il resoconto bonelliano per immagini dell'analoga pubblicazione riservata ai giornalisti che fu distribuita in occasione della 2a Mostra del Giocattolo d'Epoca e Sua Cultura. La manifestazione si tenne a Firenze, negli spazi storici di Palazzo Strozzi (sito nel cuore della Città Gigliata), dal 18 novembre 1990 al 6 gennaio 1991.
Uno dei momenti magici della kermesse dedicata al balocco (e tra questi una magnifica esposizione di soldatini west) fu il riallestimento della mostra itinerante La ballata di Tex, partorita nel 1988 dalla fantasia di Bertieri e Polidori per il 40esimo anniversario del Ranger. All'interno degli spazi texiani gli spettatori potevano ammirare trentadue disegni originali che altrettanti artisti del fumetto non appartenenti allo staff di Via Buonarroti (anche se molti di loro sarebbero ben presto entrati ne ranghi bonelliani!) vollero dedicare ad Aquila della Notte: per la cartella stampa l'organizzazione ne selezionò ben nove, e noi li condividiamo con i lettori di Dime Web!
Gli altri materiali bonelliani che di seguito potete consultare sono la cover della cartella, una serie di foto di scena della Ballata (a colori e in b/n), l'invito alla conferenza stampa e i comunicati della Sergio Bonelli Editore.
Buona visione!


Copertina della cartella stampa della 2a Mostra del Giocattolo d'Epoca, Firenze 1990/1991. Notare il bel richiamo texiano, con il classico disegno di Galep.


Di seguito i nove Tex visti dagli "altri" preceduti da un'introduzione.



Tex visto dagli altri: introduzione

Tex visto dagli altri: Bonvi (Franco Bonvicini)

Tex visto dagli altri: Vittorio Giardino



Tex visto dagli altri: Magnus (Roberto Raviola)

Tex visto dagli altri: Giorgio Cavazzano

Tex visto dagli altri: Attilio Micheluzzi

Tex visto dagli altri: Sergio Toppi

Tex visto dagli altri: Guido Crepax

Tex visto dagli altri: Sergio Staino (Mefisto è in realta Giulio Andreotti)


Qui sotto le cinque "foto di scena" della mostra La Ballata di Tex presenti nella cartella stampa.











L'invito alla conferenza stampa della Sergio Bonelli Editore che si tenne a Firenze, nella cornice di Palazzo Strozzi, il 17 novembre 1990 (e alla quale, ovviamente, partecipò tutto lo staff di Collezionare, la fanzine antesignana di Dime Press).


E infine i comunicati stampa della Sergio Bonelli Editore (notare che il telex della SBE aveva come prefisso alfabetico la sigla DIPRES, ovvero DAIM PRESS, ma anche DIME PRESS).



Comunicato stampa della Sergio Bonelli Editore: i 40 anni di Tex

Comunicato stampa della Sergio Bonelli Editore: le mostre La ballata di Tex e Tex visto dagli altri.


Comunicato stampa della Sergio Bonelli relativo alla presenza di disegnatori e sceneggiatori della casa editrice milanese nei giorni della mostra.





Francesco Manetti

giovedì 28 marzo 2013

FREE ANCHE A MIO CUGGINO! LE VOCI CHE CORRONO: DYLAN DOG 318

di Francesco Manetti

Avevamo già parlato su Dime Web di folklore moderno, quando avevamo affrontato - insieme a Martin Mystère - il falso problema delle scie nel cielo, di recente rilanciato, come vero, da uno dei neopolitici italiani venuti fuori con le ultime elezioni. E avevamo approfondito l'argomento parlando dei Big Books della DC Paradox. Ma il capolavoro inatteso ci viene da Dylan Dog, con Leggende urbane di Giovanni Di Gregorio e Ugolino Cossu, n. 318 della collana. Inatteso perché erano mesi che non leggevamo sulla serie regolare una storia così divertente, così appassionante, così surreale, così straordinariamente "fuori di testa" come quella pubblicata a marzo!
La trama prende spunto da un argomento ormai classico, quello delle favole metropolitane, pure notizie, senza fonti e fatti collegabili. Lasciamo la parola a Jan Harold Brunvand, uno dei più importanti studiosi di questa sorta di "contemporanea affabulazione", autore nel 1981 del bestseller The mexican pet, dal quale abbiamo tratto il seguente passaggio (nella traduzione di Maria Teresa Carbone per la Costa & Nolan).

The Mexican Pet di J. H. Brunvand (1981).


Le leggende metropolitane appartengono alla sottoclasse delle narrazioni popolari, leggende che - a differenza delle fiabe - possono essere credute o sono almeno credibili, e che - a differenza dei miti - sono ambientate in un passato recente e hanno come protagonisti esseri umani normali anziché antichi dei o semidei. Le leggende sono storia popolare, o quasi. Come per tutti i tipi di leggende popolari le leggende urbane acquistano credibilità da particolari specifici di tempo e luogo o da riferimenti a determinate fonti. Per esempio, una diffusa leggenda dell'epopea western spesso comincia più o meno in questo modo: La mia bisnonna ha avuto un'esperienza davvero strana quando era una ragazza e viaggiava in una carovana nel Wyoming e c'era un capo indiano che la voleva adottare... Centinaia di diverse bisnonne dovrebbero aver vissuto la stessa dubbia esperienza (di essere cioè desiderate dal capo indiano a causa della lunga e bellissima capigliatura bionda), però questo fatto ben di rado viene avvertito da coloro che raccontano la storia; ma anche quando lo è essi ritengono che la vicenda familiare sia riuscita a diffondersi in lungo e in largo. Questa specifica leggenda popolare, nota con il nome di Ricciolidoro sulla pista dell'Oregon, interessa gli studiosi del folklore a causa delle implicazioni razziste di un selvaggio pellerossa che brama la fanciulla civilizzata ed è relativamente poco importante che la laggenda appaia totalmente apocrifa. Nel mondo delle moderne leggende metropolitane non c'è di solito nessun distacco geografico o generazionale fra chi racconta la storia e la storia stessa. La storia è vera; ha davvero avuto luogo, e da poco tempo, ed è capitata sempre a qualcun altro che è abbastanza vicino al narratore o che per lo meno è l'amico di un amico. Le leggende urbane vengono raccontate sia nel corso di casuali conversazioni, sia in situazioni particolari (le serate intorno a un fuoco, le feste di sole ragazze che durano fino a tardi, le veglie nei pensionati universitari). L'ambientazione delle leggende è spesso vicina, reale, e talvolta anche conosciuta localmente proprio per altri analoghi episodi. Sebbene i personaggi siano di solito anonimi, essi rappresentano alla perfezione il tipo di persone di cui i narratori e il loro pubblico hanno una conoscenza diretta. Uno dei grandi misteri delle ricerche sul folklore riguarda dove le tradizioni orali prendono origine e chi le inventa. Ci si potrebbe aspettare che almeno nel moderno folklore fosse facile trovare una risposta a tali domande, ma di fatto questo avviene di rado, se non mai. La maggior parte delle tracce che sembravano condurre a possibili autori o a episodi originali che potevano aver dato luogo a leggende metropolitane si sono semplicemente dissolti nel nulla.


 
Il bambino è servito di C. Bermani (Dedalo, 1991).


Cesare Bermani, autore del fondamentale Il bambino è servito (Dedalo, 1991), spiega come le leggende urbane affondino le radici nella cultura popolare più antica e nella favolistica classica, delle quali non sono niente altro che versioni contemporanee, via via aggiornate alle cangianti sensibilità dell'uomo del Seicento, del Settecento, dell'Ottocento, del Novecento, del Duemila...
Se non tra le fonti, quanto meno tra i megafoni di leggende urbane ci sono i quotidiani, con i loro famigerati articolini estivi riportanti notizie scovate ad arte per riempire le pagine in periodi solitamente morti; in realtà questo avveniva soprattutto fino a metà degli anni Novanta; con l'avvento e la super-diffusione del web la circolazione di notizie false o soltanto verosimili si è amplificata in maniera enorme e abnorme. Il caso della pantera nera nei boschi italiani è emblematico: la notizia si ripresenta continuamente sulla stampa e in TV da decenni senza che MAI nessun feroce felino sia mai stata catturato. Solo di recente si è parlato di gatti domestici, di taglie particolarmente esuberanti... Oppure il "caso dell'elefante e dell'automobile", storia nota da molti decenni e riconosciuta come leggenda urbana almeno fin dal 1975, quando un giornalista del New York Times ne fece un lungo resoconto delle apparizioni e delle trasformazioni. I punti salienti sono più o meno questi: in uno zoo safari un pachiderma al quale era rimasta incastrata la proboscide mentre gli offrivano noccioline strappa la portiera di un auto con a bordo una famiglia in gita; lasciato il parco il padre, per tirarsi su, beve un superalcoolico a un autogrill; fermato per strada dalla polizia, alla richiesta su che fine avesse fatto la portiera, e ricevuta la risposta sull'elefante, viene arrestato per guida in stato d'ebbrezza. Qui sotto potete leggere la scansione di un trafiletto firmato da Giorgio Soavi, ritagliato dal Giornale di Feltri del 7 giugno 1995, che - involontariamente - riporta questa notizia come se fosse reale, contribuendo così alla diffusione ulteriore della leggenda urbana.



L'articolo firmato dal giornalista Giorgio Soavi sul Giornale del 7 giugno 1995.


Alcune delle notizie internazionali più tragiche, che oggi tendiamo a considerare certe e reali, avevano avuto origine durante la Guerra Fredda, negli uffici moscoviti della Lubjanka preposti alla disinformazione: per esempio, gran parte del materiale riguardante il presunto complotto volto all'assassinio di Kennedy (cospirazione messa in dubbio di recente anche dallo stesso Stephen King, nelle note del suo ultimo romanzo) e il preteso traffico di bambini rapiti, usati come serbatoi viventi di organi, venne creato nelle segrete del KGB; una volta uscite e diffuse - tramite veline passate a giornali compiacenti (il caso JFK rimbalzò negli USA dall'Italia, ed ebbe eco così vasta, anche grazie a Oliver Stone, che i risultati della commisione Warren vennero considerati carta straccia) - queste notizie cominciarono a correre da sole, ingigantendosi, modficandosi, mutando. E anche sull'AIDS ci sarebbe molto da dire e ridire... Basti pensare che se la curva di diffusione della "malattia" di cui si parlava intorno a metà degli anni Ottanta fosse diventata specchio della realtà non ci sarebbe più nessun essere umano vivente sul pianeta Terra almeno dagli inizi del XXI secolo.
Negli anni Ottanta e Novanta presero poi forma i cosiddetti xeroxlore (o xerolore, dalla marca di fotocopiatrici Xerox e folklore) e faxlore (da fax e folklore): circolari fotocopiate e faxate centinaia di volte avvertivano la popolazioni sui rischi dei furti in casa (gli appartamenti più "appetitosi" venivano segnalati dagli zingari con strani glifi) e sui pericoli della droga nelle scuole (figurine all'LSD).



Faxlore, area fiorentina, anni Novanta. Il messaggio - di origine ignota, anche se veniva spacciato come un comunicato dei Carabinieri - arrivava via fax alle ditte per mettere in guardia sul "gergo dei segni" che sarebbe stato usato dai nomadi per marchiare le case da depredare.


Xeroxlore, area fiorentina, anni Novanta. Sfruttando il marchio della campagna contro le tossicodipendenze Droga Out (alla quale partecipò anche Dylan Dog come testimonial) messa in atto dal Comune di Firenze, si avvisavano le famiglie su certi prodotti "drogati" che giravano fuori dalle scuole. I francobolli all'LSD nati inizialmente come leggenda urbana sarebbero poi stati fabbricati davvero!


Una fonte però è certa, almeno per la storia di Dylan Dog. Si tratta della canzone Mio cuggino uscita nel 1996 e firmata da Elio & Le storie tese, la più grande rock band italiana - paragonabile in quanto a fantasia dei testi e a sound ai Mothers di Frank Zappa. Il video del singolo (che potete vedere qua sotto in tutto il suo splendente bianco-e-nero) venne girato interamente al contrario, in riferimento alla famigerata voce per cui alcuni noti brani del pop, se eseguiti alla rovescia, fornirebbero strane informazioni e formule demoniache. Il debito verso l'opera canora del gruppo viene riconosciuto a pagina 11, nell'ultima vignetta, quando l'Indagatore dell'Incubo esce dal pub... Helios and the Troubled Stories! Le leggende urbane citate da EELST sono, nell'ordine: il motociclista vittima di un incidente con il cranio che gli si apre in due dopo che si toglie il casco, il topo delle Filippine (o del Messico), l'untrice dell'AIDS, i ladri di reni (trafficanti di organi) e il colpo di arti marziali che uccide dopo tre giorni.




Dylan punta più in alto. Oltre alle leggende metropolitane tratte da Elio ci presenta anche: il coccodrillo albino nelle fogne, l'autostoppista fantasma, la tratta delle bianche (rapite nei camerini di prova), il rock satanico e la catena di Sant'Antonio... Il punto centrale, il cuore (non asportato) della vicenda è il sogno di Dylan, durante il quale il mostruoso rettile biancastro gli svela il significato più profondo delle leggende urbane, partorite dalle ansie e dalle paure dell'Umanità, ansie e paure che restano sempre le stesse, pur cambiando intorno a loro i nomi, i luoghi e le circostanze. E il finale, con il mezzo di scrittura che retrocede nel tempo - dal computer alla penna d'oca - ammanta d'immortalità l'arte del narrare.


Dylan Dog n. 318, marzo 2013. Copertina di Stano.
Dylan Dog 318
LEGGENDE URBANE
Marzo 2013
pagg. 100, € 2,90
Testi: Giovanni Di Gregorio
Disegni: Ugolino Cossu
Copertina: Angelo Stano


Francesco Manetti

N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!