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giovedì 9 ottobre 2014

FUNKGEISTER. LE STORIE 24, LA PROPAGANDA RADIO E IL "NAZIONALSOCIALISMO ESOTERICO"

di Francesco Manetti

Questa non è la solita recensione bonelliana, soprattutto perché quella dell'albo Le Storie n. 24, La voce di un angelo di Vietti & Buscaglia (settembre 2014), non è la solita avventura bonelliana! Come si dice? "Il diavolo si nasconde nei dettagli". Ma qui vogliamo prendere il termine "diavolo" nella sua accezione più antica, prima delle distorsioni operate dai culti del Libro; dunque, più che "diavolo", "demone" come entità soprannaturale benefica, capace di suscitare sensazioni positive. Ciò che infatti ci ha di più colpito leggendo l'episodio sono certi particolari - grafici e narrativi, messi dagli autori più o meno "fra le righe". Non possiamo però tacere sulla qualità davvero alta della tecnica di sceneggiatura del Vietti, che riesce a portare fra le pagine bidimensionali e mute di un albo la profondità e il fragore di inquadrature e sequenze (esemplare la soggettiva di otto vignette su due tavole alle pagine 96 e 97) degne della migliore cinematografia, non solo d'azione e di guerra. Il disegno di Buscaglia - classico e pulito - aiuta tantissimo a mettere in evidenza quelli che, come vedremo, sono solidi punti di forza della storia.


Konstantin Raudive, con il suo apparecchio capace di intercettare le voci dei defunti.



Dicevamo però del soprannaturale... Il metapsichico è il vero signore dell'episodio. In soldoni: nel 1944 una diafana ragazza tedesca, dotata di singolari poteri medianici che le permettono di parlare con i morti (per intenderci, capacità paranormali similari a quelle possedute dal bambino del film The Sixth Sense e dalla ragazza della serie TV The Ghost Whisperer), rilancia via radio verso il teatro di battaglia delle Ardenne messaggi di sostegno, di consolazione e di incoraggiamento che le hanno affidato i parenti deceduti dei soldati della Wehrmacht impegnati nei duri combattimenti per respingere l'offensiva alleata; se queste trasmissioni tirano su il morale dei Germanici, quello degli anglo-americani va a finir loro sotto ai tacchi; un gruppo di incursori inglesi viene dunque inviato in Vestfalia - da dove provengono le minacciose onde - per bloccare la pericolosa propagandista... Il finale si colloca nel 1975, epoca in cui quello del medium è diventato un mestiere come altri, ammette la protagonista. Radio e oltretomba... Proprio l'anno prima era morto in Brisgovia lo studioso lettone Konstantin Raudive: pioniere della psicofonia aveva ideato un'apparecchiatura con il quale sosteneva di poter captare nell'etere, e registrarle, le voci dei trapassati; il suo libro Voci dall'aldilà scritto nel 1968, ebbe nei primi anni Settanta (soprattutto fra i lettori del Giornale dei Misteri, ehm... ehm...) un certo successo di pubblico anche in Italia.
La propaganda radiofonica ci porta proprio nel cuore del discorso sui dettagli e i particolari che intendevamo fare su questa ottima prova di Vietti & Buscaglia. Particolari e dettagli che accendono fantasia ed entusiasmo nel lettore più attento e meno sprovveduto.

Badge dei British Commandos, tale e quale a quello che sfoggia sull'avambraccio sinistro il capitano Anderson

Mostrine e insignia dei British Commandos e delle Special Service Brigades. Notare la spilla in basso a dx: è la stessa che porta sul basco il cap. Anderson nella sequenza iniziale londinese. Quelle in alto, SEMBRANO ma NON SONO mostrine delle SS germaniche.


Il capitano Anderson dei British Commandos, un uomo duro proveniente dalle Special Service Brigades, veterano degli scontri in Nord-Africa e in Italia, è ora distrutto dal dolore perché uno degli oltre 1500 razzi delle "armi di vendetta" V2 (Vergeltungswaffen-2) che piovvero su Londra ha ucciso sua moglie e sua figlia. I particolari sulla "collocazione militare" del capitano si desumono osservando con cura gli emblemi e le insignia riprodotti con estrema precisione sulla divisa dell'ufficiale. Non è cosa da sottovalutare nella sequential art questa "maniacalità" (sia detto in senso del tutto positivo): una fra le più grandi scuole fumettistiche di tutti i tempi, quella della Linea Chiara franco-belga, aveva fatto della "maniacalità" nella riproduzione dei particolari (fino al minimo oggetto presente in ciascuna vignetta) uno dei suoi vessilli! Deprecabile sarebbe invece la sciatteria, che oggi purtroppo ogni tanto vediamo altrove far capolino... Chiuso l'inciso. Il giorno di Natale del 1944 Anderson riceve una convocazione dal Quartier Generale: la vediamo a pag. 18, vignetta 3. I moderni strumenti che un tempo non tanto lontano (gli anni Ottanta di Collezionare, per esempio) potevano permettersi solo le tipografie più attrezzate e che oggi sono su tutte le scrivanie (costa meno una stampante/scanner delle cartucce d'inchiostro di ricambio!) ci hanno permesso di ingrandire l'immagine e scoprire di cosa si tratta veramente. Abbiamo così scoperto che ha davvero a che fare con la propaganda radio della Germania Nazionalsocialista!


Un basco delle Special Service Brigades


Il documento riprodotto nella tavola è una lettera che fu spedita - intorno al marzo del 1940 - da un maggiore dell'esercito britannico (probabilmente dei Royal Engineers) alla BBC, che a quel tempo funzionava solo come radio (la televisione era stata "spenta" nel 1939) ed era stata occupata pesantemente dai servizi segreti britannici. La sede londinese della BBC, Broadcasting House, era anche la base della direzione per la raccolta delle informazioni sul fronte interno (Home Intelligence). Questo maggiore dalla firma illeggibile manda dunque alla BBC un dattiloscritto per denunciare l'enorme successo che aveva - anche fra i militari albionici! - il programma radiofonico in inglese Germany Calling, ideato da Goebbels, che veniva emanato dal Reichssender Hamburg (stazione di Brema) verso USA, Canada e UK; era un classico "contenitore", che includeva musica americana (in particolar modo jazz) e diffondeva reali messaggi dei prigionieri di guerra alleati ai familiari; fra gli speaker c'erano aderenti inglesi all'ideologia della NSDAP rifugiatisi in Germania e tra questi William Joyce, iscritto alla British Union of Fascists di Mosley; fu catturato nel 1945 a Flensburg sul confine danese e, riportato nel Regno Unito, fu processato, condannato e impiccato nel 1946 come traditore. Joyce (e altri che lavorarono a Germany Calling) fu soprannominato Lord Haw-Haw (dove "Ah Ah" è il suono della risata) da una frase che ricorreva spesso nei comunicati e che suonava così: So you English believe that can defeat the superior German forces! Haw, Haw! (ovvero, "Dunque voi Inglesi credete davvero di poter sconfiggere le superiori Forze Armate germaniche? Ah, ah!").


La "comunicazione del Quartier Generale" indirizzata ad Anderson (pag. 18, vign. 3)


Ecco il testo completo in inglese della lettera del maggiore (proviene dagli archivi della BBC):

Confidential [handwritten]

Ref. I.c./281/1.

Director of Home Intelligence,
Broadcasting House.

One aspect of broadcasting is becoming very important. There is more or less consistent listening to Hamburg in the B.E.F., in Officers' messes, men's canteens and estaminets. The D.M.I. considers that this is a grave danger to morale and may be in the future a very definite penetration point for enemy propaganda.
"Haw Haw", or his successor, is at present treated as a joke but by the free publicity given to him in every possible way, both out here and at home, not only has his general listening public been increased but the widespread discussion of his outstanding faults has enabled German propaganda experts to correct those faults and to make his broadcasts more palatable to British listeners.
The phrases "Of course he does bring out a lot of good points, you know" and "Let's hear what Hamburg's got to say about it" are still frequently heard. The danger is not serious at the moment but should any series of reverses at sea, on land or in the air take place there is no doubt that alarmist reports from Hamburg would find a large military audience ready to receive them, and ready to accept some proportion as being true.
Any question of coercion, or a veto on listening to Hamburg, is out of the question. That would have the very worst possible effect, because it is the very method we deride in the enemy.
There is only one real remedy, and it lies entirely in the hands of the B.B.C. We must ensure not only that our Forces programmes are as good as is humanly possible, but that, for some time to come at any rate, the Hamburg talks in English during the peak listening periods (5.30 to 10.00) are nullified by having as a counter attraction the very best items we can produce, with a very decided majority appeal. The "High spots" of variety, and recorded or live commentaries on first class sporting events will invariably beat Hamburg hands down and I think that such a programme policy, to be worked out between the monitor service and programme planning, should be put into force as early as possible.
There is no question but that the present Forces programme as a whole is excellent, and is exactly what the troops want, but it is simply the question of timing that is vital. Items should be so spaced and arranged that if any man tries to switch on to Hamburg there should follow a general shout of indignation from the other occupants of the canteen who are waiting for a very popular item.
[Illegible signature]
Major, R.E.



Il vero documento che esce dalla busta indirizzata al capitano, così com'è conservato negli archivi storici della BBC.



Ed ecco la nostra, imperfettissima e personalissima, traduzione in italiano:

Riservato [manoscritto]

Ref. I.c. / 281/1.
Al Direttore dei Servizi Segreti Interni (raccolta informazioni)
Broadcasting House (sede della BBC a Londra)

Sta assumendo una grande importanza un aspetto relativo alla radiodiffusione, e riguarda l'ascolto più o meno consistente delle trasmissioni provenienti da Amburgo all'interno del BEF (British Expeditionary Forces – Forze Armate britanniche inviate all'estero) - nelle mense per ufficiali, nei refettori e negli altri ritrovi per i soldati. Il DMI (Directorate of Military Intelligence – Direttorato dei Servizi Segreti Militari) ritiene che questo sia un grave pericolo per il morale e può essere in futuro un punto debole per una più precisa penetrazione della propaganda nemica.
Quello che dice Haw-Haw, o i suoi colleghi, viene attualmente considerato come una burla senza fondamento, ma grazie alla pubblicità gratuita che gli viene data in ogni modo possibile, sia in in patria che altrove, non solo sono aumentati i suoi ascoltatori, ma il continuo e diffuso parlare dei suoi marchiani errori ha permesso agli esperti di propaganda tedeschi di correggere quegli stessi sbagli, per rendere le sue trasmissioni ancora più plausibili e appetibili agli ascoltatori britannici.
Le frasi "Ma certo che ottiene un sacco di buoni risultati" e "Sentiamo quello che Amburgo ha da dire in proposito" vengono ancora frequentemente udite. Il pericolo non è grave al momento, ma nel caso dovessimo registrare una serie di sconfitte in mare, terra o in aria - non c'è dubbio che i rapporti allarmistici diffusi da Amburgo troverebbero un vasto pubblico militare pronto a recepirli, e pronto ad accettare qualsiasi dato statistico comunicato come fosse reale.
Ogni proposta coercitiva o di veto riguardante l'ascolto della stazione di Amburgo, è fuori questione. Ciò avrebbe un effetto se possibile ancora peggiore, perché è proprio questo il metodo del nemico, che noi sempre ridicolizziamo.
C'è una sola, vera soluzione, e si trova interamente nelle mani della BBC. Non solo dobbiamo far capire e assicurare agli ascoltatori che i nostri piani in campo militare sono umanamente i migliori possibili; ma, almeno per un certo periodo, le trasmissioni da Amburgo in inglese durante gli orari di picco di ascolto (5:30 - 10:00 o 17:30 – 22:00?), devono essere in qualche modo vanificate, mettendo in campo come contro-attrattiva i migliori programmi radio che possiamo produrre, quelli più graditi per la maggioranza degli ascoltatori. I varietà di più alto livello e commenti registrati o in diretta su eventi sportivi di primaria importanza tarperebbero inevitabilmente le ali ad Amburgo; penso che tale politica delle programmazioni, per essere ben elaborata, tra servizio di monitoraggio e pianificazione dei programmi radio, dovrebbe essere messa in cantiere il più presto possibile.
Non vi è alcun dubbio che gli attuali piani delle Forze Armate siano nel loro complesso eccellenti, ed è esattamente ciò che le truppe vogliono, ma è proprio il tempismo che è di vitale importanza. I nuovi programmi radio dovrebbero essere così perfettamente distribuiti nelle fasce orarie che se qualcuno tentasse di cambiare canale su Amburgo si dovrebbe subito levare un indignato grido generale di disapprovazione da parte degli altri frequentatori della mensa che stanno attendendo la messa in onda di un programma ancor più popolare.

[Firma illeggibile]
Maggiore, R.E. (forse Royal Engineer)


G.H.Q. (General Headquarters - Quartier Generale Supremo)
(Staff Generale - Sezione 8)
B.E.F. (v. sopra)


Il presunto Lord Haw-Haw, al secolo William Joyce, catturato nel 1945 dai soldati britannici e tenuto sotto tiro con uno Sten




Il gusto per il particolare e per il realismo storico non si ferma qui. Gli armamenti, le divise dei Commandos britannici e dei Tedeschi, i mezzi blindati, le attrezzature, etc.: tutto è perfettamente studiato e rappresentato realisticamente dagli autori.
Altri due punti da toccare (seppure impossibili da affrontare degnamente in questa sede, vista la vastità degli argomenti) prima di terminare.
La figura della medium che parla alla radio potrebbe rientrare nel filone del cosiddetto "nazismo magico" (da una definizione di Giorgio Galli), di cui tanto si è visto - in chiave romanzesca - sulla collana di Martin Mystère. L'interesse globale per questa branca di indagine storica e metastorica sul Nazionalsocialismo scaturì nel 1960 da un libro francese sul "realismo magico", Il mattino dei maghi di Pauwels e Bergier. Furono questi due giornalisti i primi a occuparsi (fuori da ambienti ristretti e "nostalgici") degli aspetti esoterici, mistici e filosofici che avrebbero contribuito alla nascita del Nazionalsocialismo (a partire dalle radici che il partito hitleriano affondava anche nell'occultismo e nell'eredità völkisch della società segreta Thule-Gesellschaft) e al suo raggiungimento e consolidamento del potere politico/culturale/militare in Germania (e in buona parte dell'Europa continentale). Molti studiosi negano - o quanto meno ridimensionano - questo rapporto diretto fra esoterismo e NSDAP, ma è innegabile che tale legame in qualche modo sia esistito almeno per le SS di Himmler - non fosse altro per la sezione SS-Ahnenerbe (con le sue ricerche internazionali sulle origini arie del popolo tedesco), oltre che per lo stile di vita "spirituale", "rituale" e "tradizionale" seguito dagli appartenenti allo Schwarze Korps

Un'edizione francese del libro Il mattino dei maghi, che diede la stura all'interesse mondiale per il cosiddetto "nazismo magico"


Nazionalsocialismo ed esoterismo: spedizione della SS-Ahnenerbe in Himalaya nel 1938/1939 (la vicenda è stata romanzata nel film Sette anni in Tibet) alla ricerca delle origini arie germaniche. Notare che il simbolo dello swastika proviene proprio da quei luoghi. 


Considerando che nel periodo in cui è ambientato l'episodio La voce di un angelo, l'ultimo semestre della guerra nel Vecchio Continente, l'ordine monastico/guerriero delle SS aveva ormai da tempo preso praticamente il comando in Patria e nei territori posti sotto l'ala tedesca - anche grazie alle divisioni delle Waffen-SS, una sorta di "esercito internazionale" composto da "soldati politici" provenienti da decine di stati e nazioni diverse - ecco che il soprannaturale in un racconto sulla Germania Nazionalsocialista durante il secondo conflitto calza proprio a pennello! Inoltre non passano inosservati i riferimenti alle V2, le celeberrime armi finali, realmente esistite; ma c'è chi sostiene che, in quel programma V allestito dai Germanici per tentare di risollevare le sorti belliche dopo il disastro della campagna russa, ci fossero anche "altre" armi, il cui funzionamento si basava sulle stesse energie vril che avevano mosso gli ancestrali vimana della tradizione indù... E si parlò anche di una macchina del tempo a forma di campana (ma forse era un mezzo volante a levitazione magnetica), di "raggi della morte", di aerei a tecnologia UFO, etc. Difficile sfrondare la boscaglia di dicerie, "leggende urbane" e novelle per estrarne la realtà. Reale fu sicuramente l'Operation Paperclip: gli scienziati missilistici germanici - Werner Von Braun capofila - furono tutti arruolati nell'embrionale programma spaziale americano, che avrebbe portato alla nascita della NASA, alle missioni Apollo, all'uomo sulla Luna nel 1969, ai Voyager, agli Shuttle e ai robottini su Marte! Non si butta mai via nulla...



Il lancio di una V2, arma avveniristica per il 1944, ma reale.



Fantasiosa ma efficace ricostruzione della Glocke, la pretesa Macchina del Tempo germanica a forma di campana che qualcuno sostiene fosse stata progettata dagli scienziati Nazionalsocialisti durante le fasi finali della guerra...


L'ultima considerazione dobbiamo farla sulla scelta da parte degli autori di non riciclare per la miliardesima il cliché manicheo del "tetesco ti cermania" cattivo e dell'Alleato buono... Una scelta ottima, e anche più storicamente valida. Il cinico maggiore Chandler sta per eliminare la ragazzina ESP (Nazionalsocialista riluttante), ma il capitano Anderson lo ferma. Il maggiore obbietta: Lei non capisce, capitano... non c'è nulla di personale in tutto questo... è solo la guerra. Ma Anderson replica: Questa non è la guerra, è l'assassinio di una ragazza inerme. Chandler risponde: No, è il mio contributo alla vittoria finale sui Nazisti... chi meglio di lei potrebbe capirlo, capitano? Lei ha perso da poco sua moglie e sua figlia, uccise da una bomba lanciata su civili inermi! Non è stato omicidio, quello? Conclude però il capitano: Gli stessi civili inermi morti a Dresda sotto le nostre bombe!

Hiroshima e Nagasaki c'erano già state in Europa. Le vittime del bombardamento di Dresda del febbraio 1945.


Dato che, secondo la cronologia degli eventi (la storia inizia il 24 dicembre 1944), le sequenze ambientate in Vestfalia dovrebbero svolgersi non più di qualche giorno dopo Natale (ma non oltre i primi di gennaio del 1945, crediamo, visto che le Ardenne citate a piene mani nell'episodio si risolsero alla fine del mese), il bombardamento anglo-americano di Dresda a cui si riferisce Vietti non dovrebbe essere quello quadruplice e apocalittico del 13 e 14 febbraio 1945. Quelli furono giorni di veri e propri diluvi di fuoco, nel quale perirono liquefatti sotto le bombe incendiarie 100.000, 150.000, 200.000, 250.000, 300.000 civili (c'è chi azzarda anche di mezzo milione di decessi, ma il numero esatto è sconosciuto, perché la città era piena di profughi non residenti; le cifre ufficiali imposte dai vincitori non vanno oltre 25.000). Kurt Vonnegut parlò di 135.000 morti e vi ambientò il suo romanzo più celebre, Mattatoio n. 5: lo scrittore statunitense fu testimone diretto di tale crimine contro l'umanità, e si salvò perché, fatto prigioniero di guerra sulle Ardenne, era detenuto a Dresda nei sotterranei di un macello pubblico. Comunque sia, prima del ragnarok di febbraio, Dresda era già stata sottoposta, fin dall'agosto 1944, a numerosi e devastanti martellamenti dal cielo... Errore di cronologia o meno (c'è anche un altro blooper nell'ultimo dei balloon che abbiamo trascritto, dove il capitano chiama "capitano" il maggiore!), è veramente difficile (o almeno lo era fino a qualche anno fa) trovare nei media popolari riferimenti in questi termini a Dresda, l'Hiroshima europea, per sottolineare il massacro di civili avvenuto in quel contesto. Un massacro deciso a Yalta e studiato fin nei più minimi particolari nell'ambito dell'Operation Thunderclap.
Dunque, un plauso a Vietti e Buscaglia, che hanno saputo portare nelle Storie... la Storia, con la "S" maiuscola!


Le Storie n. 24, settembre 2014. Disegno di Di Gennaro



Le Storie 24
LA VOCE DI UN ANGELO
Settembre 2014
pag. 116, € 3,80
Testi: Stefano Vietti
Disegni: Alfio Buscaglia
Copertina: Aldo Di Gennaro
Rubriche. Gianmaria Contro


Francesco Manetti

N.B. Trovate i link alle altre recensioni bonelliane su Il giorno del giudizio!

giovedì 1 maggio 2014

LE REGOLE DEL GIOCO. SAGUARO 23

di Filippo Pieri

Nell’albo di aprile 2014 di Saguaro ritornano i personaggi di Mitzy e Wallace che avevamo incontrato qualche tempo fa. L’artefice del loro riapparire è l’ottimo Luigi Mignacco, qui alla sua seconda prova con il personaggio - dopo quella del numero 18. Anche stavolta lo sceneggiatore ligure sceglie di far agire Saguaro fuori da Window Rock, chiamato a Las Vegas - la Città del Peccato - dalla piccola Mitzy. Il padre della ragazzina, Wallace, è stato assunto come addetto della sicurezza al casinò Casablanca, con il compito di individuare i borseggiatori - come lo era lui. Il suo principale, Cain Mayer, e il suo braccio destro Angelo Assante sono due gangster; ma Wallace, nella sua ingenuità, sembra non accorgersene. Inoltre inizia una relazione con Shanna Bronson, la fidanzata del boss che gestisce il casinò, mettendo così a rischio la propria vita. Toccherà all’agente Kitcheyan aiutarlo a uscirne vivo, superando i problemi che la situazione ha creato.



Un recente Mignacco, dal blog di Moreno Burattini.


Tutti i personaggi dell’albo sono tratteggiati con grande mestiere da Mignacco, in particolare la piccola Mitzy - che ci piacerebbe poter rivedere in futuro ed è un peccato che la serie non preveda albi doppi, perché la storia avrebbe meritato un finale di più ampio respiro.


Il n. 1 dell'ultima ristampa di Ken Parker (Mondadori Comics)

Concludiamo con una considerazione generale che esula dall‘albo di questo mese. Se la serie di Saguaro fosse uscita trentacinque anni prima il nome del protagonista, che è abbastanza impronunciabile (Thorn Kitcheyan), sarebbe stato diverso. Lo sappiamo in quanto questo mese è uscita la ristampa, da parte di Mondadori, della serie a fumetti di Ken Parker scritta da Giancarlo Berardi e realizzata graficamente da Ivo Milazzo, inizialmente per la casa editrice Cepim - oggi Bonelli editore - a partire dal 1977. Il nome del protagonista, ispirato al film Jeremiah Johnson (in Italia Corvo Rosso non avrai il mio scalpo) avrebbe dovuto essere Jedediah Baker. Sergio Bonelli disse però che il nome doveva essere più breve e facile da memorizzare e così che nacque Ken Parker. Beh, lasciatecelo dire… aveva ragione Bonelli!


Saguaro n. 23, aprile 2014. Disegno di Furnò


Saguaro 23
CASINO’
Aprile 2014
Pagg. 100, Euro 2.90
Testi: Luigi Mignacco
Disegni: Elisabetta Barletta
Rubriche: Gianmaria Contro
Copertina: Davide Furnò

Filippo Pieri

N.B. Trovate i link alle altre recesnioni bonelliane andando sul Giorno del Giudizio!

LE BAMBOLE DI PEZZA. SAGUARO 22

di Filippo Pieri

L’albo di Saguaro del mese di marzo 2014 sfoggia una copertina di un Furnò in gran forma che riesce a trasmetterti la sensazione di freddo che si prova in mezzo alla neve. La storia - scritta come sempre con bravura dal creatore della serie Enna e illustrata da Pastrovicchio - non riesce invece ad appassionarci, come è successo con altri albi. Il professor Karl Lieber compra per il museo per il quale lavora (anche se in un primo tempo non lo ammette, ma parla di donazione volontaria del vecchio proprietario) alcune bambole Kachina, che saranno il pezzo forte di una mostra che attraverserà l’Europa. Mentre sta tornando verso casa insieme a Gregory, la sua guardia del corpo, fanno la loro apparizione nel mezzo della strada ghiacciata certi individui mascherati, come spiriti Kachima - gli stessi delle bambole di pezza appunto.




L’auto finisce fuori strada, Gregory muore mentre il professore riesce a salvarsi e più tardi in ospedale racconterà tutta la vicenda a Saguaro e Kay. I due agenti inizieranno la loro indagine dal venditore delle bambole Towne, che verrà trovato morto a casa sua. Sembra farsi strada l’idea di una maledizione dietro le bambole avvalorata dal fatto che Joseph Nequatewa, uno stegone molto potente e il nipote Len, suo degno discepolo, avevano minacciato apertamente Lieber se non avesse restituito le bambole che appartenevano a loro e gli erano state rubate.




La verità come sempre è nascosta in mezzo a tante bugie e solo alla fine dell’albo quando tutto sembra ormai già risolto verrà a galla. Peccato che nel frattempo ormai anche noi lettori avevamo capito qual’era cosicché l’albo si chiude senza particolari emozioni. Da notare che Saguaro continua sempre di più a ricordarci Tex - con i suoi dialoghi secchi, la sua capacità di seguire le orme o una pista e il ritrovarsi sempre da solo contro i “cattivi” di turno. Infatti anche in quest’albo resta da solo in quanto Kay ferita da una scheggia di legno non vede più niente e non può aiutarlo.


Saguaro n. 22, marzo 2014. Disegno di Furnò

Saguaro 22
NEVE ROSSA
Marzo 2014
Pagg. 100, Euro 2.90
Testi: Bruno Enna
Disegni: Alessandro Pastrovicchio
Rubriche: Gianmaria Contro
Copertina: Davide Furnò


Filippo Pieri


N.B. trovate i link alle altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

giovedì 3 aprile 2014

UN GIORNO DEVI ANDARE. SAGUARO 21

di Filippo Pieri
Avete presente quelle serie, in cui compare un personaggio mai visto prima che dice al protagonista di mollare tutto e di partire con lui per una missione impossibile? Beh, grossomodo è il riassunto di un terzo dell’albo del mese di febbraio della collana di Saguaro. Ashlie - una ragazza in passato molto legata a Thorn - chiede al nostro protagonista di tornare nel Laos (una zona in quegli anni sconvolta dalla guerra) per aiutare un vecchio amico comune e attuale compagno di lei, Blake. Per convincerlo gli dice che Blake è stato rapito da un gruppo armato locale e che solo lui può salvarlo.
Nonostante il parere contrario di Kay, il nostro eroe parte per il Laos e ben presto scoprirà di essere stato preso in giro. Blake non è prigioniero, ma ha davvero bisogno del suo aiuto - essendo Thorn uno dei migliori scout in circolazione - per ritrovare un aereo caduto in un punto non definito e pieno di beni preziosi. Me lo devi amico! - dice Blake - Una volta, ti ho salvato la vita, ricordi? Già, per dieci dollari… gli risponde Saguaro.Il nostro eroe non si tirerà indietro e finirà per aiutarlo credendo ancora una volta ad Ashlie, che è convinta che il suo uomo userà i soldi guadagnati per fare del bene alla popolazione locale. Il resto dell’albo va via veloce tra flashback e combattimenti con un finale amaro con Thorn che afferma, gettando al vento due banconote da cinque dollari: Io non ho mai stabilito un prezzo per l’amicizia… invece Blake, evidentemente, si.
Saguaro si dimostra ancora una volta un eroe positivo (pronto a tener fede alla parola data, nonostante le bugie degli altri) e anche moderno - capace di fare scelte che spiazzano il lettore bonelliano tradizionale. Buono l’esordio nella serie del disegnatore Pier Gallo che riesce a interpretare al meglio le atmosfere dell’albo.
Saguaro n.21, febbraio 2014. Disegno di Furnò.
Saguaro 21
IL TESORO DI BLAKE
Febbraio 2014
pagg. 100 - € 2,90
Testi: Bruno Enna
Disegni: Pier Gallo
Rubriche: Gianmaria Contro
Copertina: Davide Furnò
Filippo Pieri
N.B. trovate le altre recensioni bonelliani sul Giorno del Giudizio!

giovedì 6 marzo 2014

SAGUARO 20: BASTARDI SENZA GLORIA

di Filippo Pieri

Charlie Nash, caporedattore del Navajo Times, incontra Saguaro per informarlo che un collaboratore freelance del loro giornale, un dinè di nome Matt Curley, è scomparso da tre settimane, mentre stava indagando su un ex criminale nazista, Dietmar Mass (l’Uomo di Sabbia - Sandman - che dà il titolo all'albo).


Il Sandman della DC/Vertigo.


Costui è un ex scienziato esperto in missilistica, che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale si è rifugiato negli Stati Uniti - dove probabilmente vive sotto falso nome. Thorn e Kay accettano di indagare sul caso e mentre vanno in giro per ricostruire i fatti vediamo che sono continuamente sotto stretta sorveglianza. Come scopriremo più avanti sono i militari della base del New Mexico a sorvegliarli ed è lì che alla fine Saguaro si reca per cercare le risposte alle sue domande. Il caso vuole che il responsabile dell'installazione sia stato un suo superiore in Vietnam, il colonnello Cohen, cosicché Thorn e Kay riescono a entrare facimente nella facility e a parlargli subito.
Se vogliamo essere "cattivi" diciamo che questo passaggio narrativo viene risolto un po’ troppo facilmente - e forse sarebbe stato più giusto far "faticare" un po’ di più i nostri eroi!

Locandina originale di Inglourious Basterds di Tarantino (2009)


Quello che scoprono è ciò che immaginavamo: Mass ora si chiama Jonas Sterling e da tempo ormai collabora per la progettazione di missili americani. (Un po’ come accadde nella realtà a Werhner Von Braun). Curley l’aveva scoperto e qualcuno troppo zelante aveva deciso di tappargli la bocca. Molto coinvolgente la battaglia finale in cui Thorn rivela ancora una volta un certo legame con Tex e praticamente da solo affronta a viso aperto cinque uomini armati.

Anche Tex si trova spesso Uno contro cinque!


Da notare che il rapporto tra Kay e il nostro eroe in questo albo fa un ulteriore passo avanti. A pagg. 10 e 11 li vediamo a letto insieme e oltre a essere ormai una coppia fissa notiamo che Kay sogna sviluppi futuri (vedi pag. 35, vign. 6).
Ancora una volta degno di nota il lavoro di Valdambrini, che si dimostra a suo agio sia con il personaggio sia con l’ambientazione, mentre Enna confeziona un buon albo, anche se da lui ci aspettiamo qualcosa di più.


Saguaro n. 20, gennaio 2014. Disegno di Furnò.



Saguaro 20
L’UOMO DI SABBIA
Gennaio 2014
Pagg. 100, € 2,90
Testi: Bruno Enna
Disegni: Fabio Valdambrini
Rubriche: Gianmaria Contro
Copertina: Davide Furnò

Filippo Pieri

N.B. trovate i link alle altre recensioni bonelliane andando sul Giorno del Giudizio!

giovedì 30 gennaio 2014

SE QUEL GUERRIER IO FOSSI: IL GRANDE BELZONI (ROMANZI A FUMETTI 10)

di Francesco Manetti

L'Egitto è da sempre al centro della Storia. Nel bene e nel male. Anche mentre scriviamo queste due righe di commento al TG si parla dell'Egitto del XXI secolo, una Nazione che si sta faticosamente riassestando dal caos della malaugurata ed eterodiretta "primavera araba". L'Egitto ci chiama da millenni. In Egitto nacquero le religioni moderne, fecero il primo passo i popoli del Libro. Una zona di confine fra il moderno e l'antico. I colossi sepolti nella sabbia. L'enigmatica Sfinge, anticipazione in pietra di futuri ibridi genetici. Le grandi piramidi, nella loro semplicità geometrica (un quadrato e quattro triangoli) eppur strabilianti nella loro millenaria immensità. Il mistero dei geroglifici. Le mummie. La vita dopo la vita. La celeste Aida. Disegni, cartine, quadri, mobili, fotografie, romanzi, reportage, film, documentari, lirica, canzoni, fumetti. Impossibile prescindere dall'Egitto. L'Egitto ci fa venire in mente Roma, Cleopatra, Mosè, Napoleone, Verdi, Karloff, Nasser, Sadat, Barks, Cher, Indiana Jones, Tintin.


Tntin nel deserto (dal film di Spielberg).


L'artista Walter Venturi (in questo caso vero e proprio one man army) scrive e disegna, con profonda ispirazione ed evidente coinvolgimento, una storia dal taglio e dal piglio classici che rimarrà una pietra miliare (non biliare, come in altri casi!) nell'epopea bonelliana. Il Grande Belzoni (come avevamo anticipato in uno dei nostri post più letti) ci parla di un grande Italiano, un marcantonio venuto da un'epoca affatto diversa da questa era miseranda e disgraziata (nella quale il massimo dell'ingegno nostrano si esplica in cambiamenti di sigle commerciali - come da FIAT a FCA, sul di cui logo tutto il web sta giustamente sghignazzando - e spostamenti di domicili fiscali). Un Italiano che interpretò l'Egitto e l'esotismo, un po' come Filippo Mazzei, del paese fiorentino pratesizzato di Poggio a Caiano, l'italiano "che fece l'America", contribuendo alla Rivoluzione e alla Costituzione a stelle-e-strisce. Una premonizione - fin dalla cover - dei cavatori e dei marmisti carraresi che negli anni '60 segarono il complesso monumentale di Abu Simbel (per traslocarlo allo scopo di salvarlo dalle acque create dalla diga sovietica di Assuan), nel quale entrò per primo proprio il Belzoni nel 1817. Un gigante avventuriero, un duro ben armato, un barbuto mangiapolvere del deserto, un muso che antepone la passione per l'incognito all'amore carnale. Innamorato di un'idea, di un'ossessione. Un selvaggio ingegnoso che non sopporta il "fumo di Londra" e preferisce altri ambienti e altre vesti: l'aria secca del Sahara e abiti comodi. Schiavo non solo della pietra, ma anche dell'oppio. Ma d'altra parte... non lo era forse anche Sherlock Holmes, nel Segno dei quattro e soprattutto nel sequel apocrifo Soluzione sette per cento?


Il trasloco di Abu Simbel

Evocative, magistrali le sequenze iniziale e finale, fra loro collegate, con il percorso fluviale all'inseguimento di un inferno tascabile. La mente del lettore si sposta con facilità su altri piani e universi narrativi: Cuore di tenebra di Conrad, naturalmente, e Apocalypse Now di Coppola.
(Due parole in calce: che serie straordinaria è questa dei Romanzi a Fumetti! E che peccato se dovesse davvero chiudere, magari perché considerata ridondante, tautologica, un "doppione" delle Storie...).

Romanzi a Fumetti n. 10, novembre 2013. Disegno di Venturi


Romanzi a Fumetti 10
IL GRANDE BELZONI
Novembre 2013
pagg. 276, €9,50
Testi: WalterVenturi
Disegni: Walter Venturi
Copertina: Walter Venturi
Introduzione: Gianmaria Contro


Francesco Manetti

P.S. trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

domenica 5 gennaio 2014

IL SOLE SI LEVA A OCCIDENTE: LE STORIE 15

di Francesco Manetti

Abbiamo letto con grande piacere - sia dal punto di vista dei disegni (a partire dalla copertina, perfettamente cesellata da Di Gennaro), sia per quanto riguarda i testi - I fiori del massacro di Recchioni & Accardi, n. 15 della collana Le Storie, sequel (come ben spiega Contro nell'introduzione) del n. 2 della stessa serie, La redenzione del samurai, uscito nel novembre 2012, opera dello stesso team.


L'anitco Giappone (in basso a destra) in una carta secentesca.


Due rappresentazioni della onna bugeisha.


L'ambientazione è sempre quella del Giappone medievale, rappresentato dagli autori in maniera mirabile. Stavolta a vestire i panni del guerriero - con grande sfoggio e versamento di spade e sangue - è un samurai al femminile (onna bugeisha), una nobile che prima di diventare una perfetta assassina per vendetta dovrà passare attraverso un durissimo e violento periodo di addestramento, del tutto simile a quello patito dai ragazzini spagnoli di Orfani (ricordiamo che la prima parte di ognuno di quei fascicoli fantascientifici sfrutta gli stilemi del cosiddetto "romanzo di formazione") - serie per l'appunto siglata dallo stesso sceneggiatore di questo appuntamento con Le Storie. I costumi, i volti dei personaggi, le maschere facciali (ottenute col trucco e con la mimica), le scenografie, gli edifici, il paesaggio, le armi, le attrezzature, gli strumenti musicali, la rappresentazione delle più svariate "ritualità nazionali" nipponiche (riguardanti la cucina, i modi di scrittura, le tecniche di combattimento, l'arte, la composizione poetica, il posizionamento degli arredi, la floricoltura)... e poi la grande attenzione che viene data dai realizzatori dell'albo al nudo e all'atto sessuale (omo ed etero, per amore o a pagamento) e persino alla tortura e all'immobilazione con le corde che la (il) nawashi pratica tramite il kinbaku e lo shibari, le due forme di bondage giapponese: tutto questo (e altro ancora) permette al lettore italiano (e occidentale) una full immersion in un mondo sotto molti punti di vista "alieno".


Tsukioka Yoshitoshi (1839-1892). Inada Kyûzô Shinsuke uccide la sua sguattera appesa e legata.


Dunque: straordinario episodio, questo del dicembre 2013!
Rimaneva solo da ribaltare l'albo - in modo che si potesse leggere da destra verso sinistra - e si sarebbe dato alle stampe un impeccabile manga italiano. La mimesi è infatti completa. Tutto il linguaggio narrativo... la teatralità dei gesti, i tempi estremamente dilatati (pensiamo, per esempio, alle quattro tavole che la protagonista Jun Nagaiama impiega per attraversare una parte del giardino della Casa delle Ombre o alla lunga sequenza iniziale sul ponte di legno), il "silenzio" della natura e delle persone, la scansione delle vignette, le insistite inquadrature sul particolare, l'uso ripetuto della vignetta a tavola intera e della "quadrupla vignetta" - i codici fumettistici stessi (a partire dalle "linee di velocità"): tutto rimanda al Cipango. Sorgono alcuni dubbi da in cauda venenum: ha senso raccontare una storia profondamente giapponese con un fumetto italiano che però "sembra nipponico"? si poteva raccontare la stessa avventura - con pari efficacia visiva e pathos dell'intreccio - usando le forme classiche dell'affabulazione e dell'immagine bonelliane? fu vera gloria? ai posteri...



Le Storie n. 15, dicembre 2013. Disegno di Di Gennaro.



Le Storie15
I FIORI DEL MASSACRO
dicembre 2013
pagg. 116, € 3,50
Testi: Roberto Recchioni
Disegni: Andrea Accardi
Rubriche: Gianmaria Contro
Copertina: Aldo Di Gennaro


Francesco Manetti

N.B. trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

domenica 15 dicembre 2013

LA REGOLA DEL SOSPETTO: SAGUARO 19

di Filippo Pieri 

Il passato di un eroe dei fumetti è spesso tragico e anzi è proprio il bisogno di riscatto a spingere il protagonista della serie a diventare un eroe. Da Batman a Zagor, da Spiderman a Nathan Never - tutti hanno un passato triste che porta il lettore a identificarsi con loro e a condividere il loro bisogno di giustizia. Uno degli albi più recenti che ha illustrato al meglio questo concetto è l’ultimo albo gigante di Zagor al quale potremmo applicare la celebre frase di Stan Lee, il creatore dell’Universo Marvel, ovvero da grandi poteri derivano grandi responsabilità (Patrick Wilding ha gli stessi poteri di Bruce Wayne ed entrambi inizialmente erano animati dal desiderio di vendetta).




Nel numero di novembre di Saguaro, che vede il ritorno ai testi di Bruno Enna dopo la pausa del mese scorso, si comincia a scoprire qualcosa di più sul passato familiare di Thorn. Il padre Richard era stato accusato di omicidio colposo della moglie Nasha, che morì in un incendio doloso del loro ranch davanti agli occhi del figlio. Un episodio che certamente avrà segnato il piccolo Thorn e che negli albi a venire verrà illustrato più a fondo. Nella trama principale troviamo invece Saguaro nelle vesti di istruttore all’Fbi di tre ragazzi, in previsione di una futura espansione della sua unità. 



La psicologa Fay Bereford, che avevamo già visto in un altro albo della serie, quando doveva accertarsi che l’agente Kitcheyan fosse idoneo per essere reintegrato nel Bureau, viene trovata morta. Qualche ora prima aveva contattato Saguaro e gli aveva detto che sapeva delle verità scomode sul suo capo Clive Waters e desiderava parlargliene. Il sospettato dell’omicidio è un ragazzo del gruppo di Thorn, che è fuggito nel bosco. Si scatenerà una caccia all’uomo dove Saguaro cercherà di prendere il ragazzo vivo, prima che altri tentino di tappargli la bocca per sempre. Alla fine scopriremo che c’è del marcio nell’Fbi e anche Clive Waters sembra non essere del tutto pulito.



Saguaro si conferma ancora una volta uno dei migliori albi della casa editrice milanese, e ci spiace che la serie non venga ancora apprezzata come merita dal pubblico bonelliano. Segnaliamo l’ottima prova del copertinista della serie Davide Furnò insieme a Paolo Armitano ai disegni, una coppia che ritroveremo anche nella miniserie Mani Nude su testi di Paola Barbato.




Saguaro 19
FBI ACADEMY
Dicembre 2013
Pagg. 100, Euro 2.90
Testi: Bruno Enna
Disegni: Davide Furnò e Paolo Armitano
Rubriche: Gianmaria Contro
Copertina: Davide Furnò


Filippo Pieri

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