Visualizzazione post con etichetta Fusco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Fusco. Mostra tutti i post

venerdì 5 settembre 2025

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 222

di Saverio Ceri

con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Su Tex Classic 222 prosegue la ristampa a colori dell'episodio Territorio Apache, seconda fatica texiana di Giovanni Ticci, la prima pensata direttamente per la Seconda Serie Gigante, ovvero l'attuale serie mensile di Tex. Le 64 tavole di questo Classic vennero pubblicate per la prima volta su Tex 108 e 109, usciti nell'ottobre e novembre del 1969. L'episodio è conosciuto anche come Il massacro di Goldena, dato che è la trasposizione  a fumetti dell'omonimo romanzo con protagonista Tex, scritto nel 1951 da Giovanni luigi Bonelli. 
L'illustrazione di copertina del Classic 222, opera di Claudio Villa, venne pubblicata per la prima volta in appendice a Tex Nuova Ristampa 236 come miniposter nell'agosto 2009.


L'illustrazione, come quasi sempre accade per questa collana, non si riferisce alla vicenda contenuta in questo Classic, ma, in questo caso, a Morte sul fiume, episodio scritto da Nizzi per i pennelli di Fusco e pubblicato sui numeri dal 343 al 346 della serie regolare nella primavera-estate del 1989. In particolare è la prima striscia di pagine 34 del numero 345, ad ispirare Villa, in cui Tex, sul rogo del locale di Jean Morisse, fa una solenne promessa, che entro la fine dell'episodio sarà inevitabilmente mantenuta. Come i fan del ranger ben sanno, fin da quella stessa vignetta. 


E poi che Jean... morisse, ci si poteva pure aspettare. Era scritto nel nome. 
Torniamo all'illustrazione di Villa, che in realtà era già diventata una copertina, ma non nel nostro paese. La sdoganarono come cover i croati della Libellus, per il numero 76 della collana Tex Biblioteka nel novembre 2016.


Scoperte le origini della cover del Classic in edicola, sveliamo ora, grazie alle ricerche di Francesco Bosco e Mauro Scremin, la fonte di ispirazione di una cover di Galep che non avevamo considerato a suo tempo, in attesa venisse scelta per diventare una cover del Classic. Vista la decisione redazionale di utilizzare mini-poster di Tex Nuova Ristampa come copertine del quattordicinale in quadricromia, non avremo mai occasione di vedere come cover del Classic quella del quindicesimo numero dell'ottava serie degli Albi d'Oro. Andiamo a scoprirne le origini.


L'inequivocabile fonte rintracciata da Bosco e Scremin è una vignetta disegnata da Alberto Giolitti per il numero 1044 della mitica collana Four Colors della Dell. L'albo è dedicato alla serie Have Gun, Will Travel, ed è uscito nell'autunno del 1959. La vignetta è la prima di pagina 31 dell'albo statunitense. Stessa inquadratura, stesso tavolo, stessa porta, stesso riflesso della finestra, stessa cornice sulla parete, stessa posizione del personaggio che esce dalla stanza, solo che quello di Galep è vestito da indiano ed è seguito da un compagno di scorribande.


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index.   

venerdì 29 novembre 2024

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 202

di Saverio Ceri
con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Su Tex Classic 202 troviamo ristampate a colori 64 tavole pubblicate in origine a cavallo tra i numeri 96 e 97 della collana principale del ranger, usciti ad ottobre e novembre del 1968. L'episodio riproposto in queste pagine è La Caccia, disegnato dalla coppia Galleppini-Muzzi, ovviamente su testi di Gianluigi Bonelli. L'avventura iniziata sul Classic 201, vede trai protagonisti il Maggiore Ferriman del titolo, che trama ai danni di Tex e Carson attraverso i suoi scagnozzi. Il baffuto avversario del ranger non è però quello cha appare nell'illustrazione di copertina firmata da Claudio Villa, e pubblicata in origine come miniposter su Tex Nuova Ristampa 206 del maggio 2008. 


Il maggiore Ferriman in queste 64 tavole non viene in contato col protagonista, ne tantomeno lo affronta pistola in pugno. Il malcapitato della cover di Villa è invece Leister Mills bandito al soldo del colonnello Watson, antagonista di Tex nell'episodio Cheyenne Club di Nolitta e Fusco pubblicato tra i numeri 289 e 292 nell'inverno 1984/85 e casualmente riproposto in edicola in contemporanea con questo Classic, sul quattordicesimo volume del trimestrale Le grandi storie Bonelli
In particolare la vignetta scelta come riferimento da Villa è la prima di pagina 27 del numero 292 di Tex, o, se preferite rintracciarla sul balenottero in edicola, la prima di pagina 294, in cui Tex dopo un lungo inseguimento affronta e disarma Mills proprio in casa di Watson.
Questa illustrazione di Villa non era mai stata usata come copertina fino a oggi.

Scoperta l'origine "segreta" dalla copertina ufficiale di questo 202° Classic, potremmo occuparci degli albi che hanno ristampato queste pagine, ma avendo già parlato della cover del numero 96 nella scorsa puntata, e avendo scoperto la genesi della cover del numero 97 nel giugno del 2020, in occasione della puntata 86 di questa rubrica, dobbiamo ripiegare su una illustrazione di Galep che avevamo tralasciato in attesa venisse usata come copertina, ma che viste le scelte redazionali per questa collana, non vedremo mai in quella veste sul Classic
Grazie alle ricerche di Francesco Bosco e Mauro Scremin, andiamo a scoprire la fonte di ispirazione della copertina di un'albo le cui tavole sono recentemente ricomparse in edicola, sotto forma di strisce, nella collana collaterale alla Gazzetta dello Sport, che ripropone in forma anastatica gli albetti di Tex, nel loro formato originale. Stiamo parlando della cover del primo Albo d'Oro della sesta serie.


Bosco e Scremin ci raccontano fin dal loro primo volume di Western all'italiana che Galep si ispirò per quella copertina alla cover di Tales of the Pony Express, numero 942 della gloriosa collana Four Colors della Dell Publishing, uscito solo un paio di mesi prima, nell'Ottobre del 1958. La copertina originale è dipinta da Sam Sevitt.


La sovrapposizione delle immagini non lascia dubbi. Anche gli indiani sullo sfondo che stanno inseguendo Tex sono tratti dalla stessa fonte, ma posizionati diversamente rispetto all'illustrazione di Sevitt. Sfalsando, ridimensionando e sovrapponendo le immagini li ritroviamo tutti.


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index.     

venerdì 15 novembre 2024

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 201

di Saverio Ceri

con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Su Tex Classic 201 troviamo in un certo senso la fine di un epoca, editorialmente parlando, per il ranger bonelliano; sull'albo in edicola infatti leggiamo, ristampate a colori, le ultime 113 strisce pubblicate nel glorioso formato delle origini: sono tratte dai numeri 9 e 10 della Serie Rodeo, la trentaseiesima e ultima collana inedita giunta in edicola sotto forma di albetto orizzontale, usciti a marzo e aprile 1967. Le restanti 26 pagine e una striscia, vennero invece pubblicate per la prima volta su Tex 96, di un'anno e mezzo dopo. La caccia, il titolo della storia, ma anche di Tex 96 è la prima avventura di Tex ad essere pubblicata direttamente in quello che oggi viene comunemente chiamato Formato Bonelli. I testi sono ovviamente di Giovanni Luigi Bonelli, i disegni di Galep e Muzzi.
Il titolo del Classic è, per l'ultima volta, preso in prestito dalle strisce: in questo caso dal numero 10 della Serie Rodeo. La copertina firmata da Villa, com'è ormai consuetudine, proviene da uno dei miniposter allegati alla collana Tex Nuova Ristampa; l'illustrazione trasformata in copertina stavolta proviene dal numero 256, datato giugno 2010.
    

Perché la redazione abbia scelto questa illustrazione come cover rimane un mistero; non vi è attinenza col titolo e neppure con le storie contenute nelle 64 pagine interne. Claudio Villa, per questa illustrazione, in realtà si ispiro all'episodio Il traditore, di Nizzi e Fusco pubblicato sui numeri da 378 a 381 pubblicati tra l'aprile e il luglio del 1992; in particolare il Maestro di Lomazzo si ispira alla prima vignetta di pagina 85 di Tex 378,  in cui  Tex e Carson, nelle fasi iniziali del lungo episodio, giungono al campo di Cochise, sotto l'attento sguardo di una delle sue sentinelle. Striscia che deve essere piaciuta anche allo stesso disegnatore che pone la sua firma, come ogni tanto accadeva, in calce proprio a questa illustrazione, realizzata un paio d'anni prima della pubblicazione, come si intuisce dalla data.

Questa illustrazione di Villa, venne già usata come copertina dai brasiliani della Mythos per l'83° albo della Tex Edição Histórica, datato novembre 2012. L'albo conteneva l'intera vicenda di Apache Kid, scritta da Bonelli per le matite Erio Nicolò, e pubblicata su Tex 164/166 dell'estate del 1974. Curiosamente questa illustrazione di Villa è stata usata dai due lati dell'oceano per una storia diversa da quella che l'aveva ispirata, e fin qui niente di strano; ma in entrambi i casi è stata utilizzata per una storia intitolata col nome di un pellerossa, Apache Kid, nel 2012 in Brasile, e oggi, Zanna Bianca in Italia. Probabilmente il fiero nativo in primo piano ha spinto a sceglierla sia i redattori carioca, che i nostrani.

Scoperta l'origine "segreta" dalla copertina ufficiale di questo 201° Classic, andiamo in cerca, grazie ai nostri Francesco Bosco e Mauro Scremin, della fonte alla quale Galleppini nel 1968 si è ispirato per concepire la copertina dell'albo che in origine ha ospitato questo storia, Tex 96, La caccia


La protagonista della copertina è la bardatura da cow-boy appesa a un palo, che ruba la scena al ranger, relegato in secondo piano insieme a uno scalcinato edificio. Galep prese quell'originale soggetto dalla cover del paparback Violence at sundown, di Frank O'Rourke e pubblicato da Signet nello stesso anno di Tex 96.


Il parallelo tra le due immagini, evidenzia come la fonte individuata d Bosco e Scremin sia indubbiamente corretta.



In Italia la copertina è riapparsa in un paio di occasioni, su Tutto Tex e su Tex Nuova ristampa. Da notare oltra li colori completamente rivisti, che Tex è un 30% più grande rispetto alla versione originale.


Questo ingrandimento di Aquila della Notte si appezza bene anche nelle due versioni brasiliane di questa cover, entrambe tratte dalla collana Tex Coleçao. Nella cover dalla Editora Globo il riferimento era l'albo originale; i tipi della Mythos si ispirarono invece a Tutto Tex. 


In Europa ritroviamo questa copertina nelle edizione francese, targata Rodeo; in quella spagnola con inedito sfondo verde e camicia garibaldina; nella stretta versione jugoslava in cui la figura di Tex venne avvicinata alla bardatura da cow-boy; e in quella norvegese, molto fedele all'originale.   


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index.   

sabato 2 novembre 2024

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 200

di Saverio Ceri
con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Duecentesima puntata, o trecento sessantesima se consideriamo i post dedicati a Mister No, per Secret Origins, la rubrica più pubblicata su Dime Web. Ovviamente sotto la lente di ingrandimento stavolta troviamo Tex Classic 200, in questi giorni in edicola e le 64 tavole a colori in esso contenute, ovvero le 192 strisce pubblicate originariamente tra i numeri 7 e 9 della Serie Rodeo, la 36a e ultima collana di Tex proposta nel glorioso formato delle origini, usciti nel marzo del 1967. Le stesse pagine vennero ristampate per la prima volta in formato Bonelli a cavallo tra i numeri 95 e 96 della seconda serie gigante di Tex, quella tutt'oggi presente in edicola mensilmente, tra settembre e ottobre del 1968.
Il titolo del Classic è preso in prestito dall'ottavo albo della Serie Rodeo, ed è il penultimo di questa collana che avrà origine dalle strisce, dato che dal prossimo albo inizierà la riproposta di avventure create direttamente per il formato odierno. 
La copertina firmata da Villa, com'è ormai consuetudine, proviene da uno dei miniposter allegati alla collana Tex Nuova Ristampa; l'illustrazione trasformata in copertina stavolta proviene dal numero 292, datato maggio 2001.


Perché la scelta sia caduta su questa cover non ci è dato sapere, ne supporre, dato che in nessun frangente della storia accade che il cavallo di Tex venga abbattuto da un avversario. Villa, per questa illustrazione, in realtà si ispiro all'episodio Scorta Armata, di Nizzi e Fusco pubblicato sui numeri 447 e 448 dell'inizio del 1998; in particolare il Maestro di Lomazzo si rifà alla dinamica striscia di Fusco pubblicata a pagina 92 del numero 447, in cui il cavallo dell'eroe, colpito, cade verso il lettore.
Questa illustrazione di Villa fino a oggi non era mai stata usata come copertina. 
 

Scoperta l'origine della cover ufficiale, avendo già parlato della copertina di Tex 95 nella scorsa puntata e aspettando la prossima per occuparci di Tex 96, andiamo a scoprire, grazie ai nostri Francesco Bosco e Mauro Scremin, l'origine segreta di una copertina d'epoca datata 1950, realizzata da Galleppini, di cui non abbiamo mai avuto occasione di parlare, quella del secondo numero delle raccoltine serie bianca, Pericolosa missione.


La fonte, anzi le fonti, per questa cover di 74 anni fa, ovviamente sono precedenti e Francesco e Mauro le hanno scovate sulle due sponde dell'Atlantico. In ordine da sinistra a destra: la figura a cavallo ha un'origine italiana; proviene infatti da una vignetta di Walter Molino, disegnata per l'episodio Dolce Missione pubblicato in un numero di Grand Hotel del 1949. Da notare di come da "dolce" la missione di trasformi in "pericolosa" per Tex. 


La parte destra della copertina invece proviene dagli States, più precisamente dal ribaltamento dell'illustrazione d'apertura de Il fantasma del cercatore d'oro di David Lamson, pubblicato sul numero del 14 febbraio 1948 del Saturday Evening Post.


Ribaltando l'immagine, ruotandole opportunamente, entrambe, e portandole in scala con la cover in questione, scopriamo quanto siano plausibili queste due fonti degli anni Quaranta scoperte dai nostri Bosco e Scremin.


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index.   

sabato 10 agosto 2024

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 194

 di Saverio Ceri
con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Su Tex Classic 194 troviamo ristampate a colori 192 strisce, pubblicate in origine tra i numeri 58 e 60 della Serie Cobra, la 35a collana di Tex nel formato originale a striscia, usciti in edicola nel gennaio 1967.
Le stesse 64 pagine pubblicate su questo Classic sono state ristampate per la prima volta nel formato bonelliano, sul numero 92 dell'attuale serie principale di Tex, uscito a giugno del 1968. 
Il titolo del Classic è preso in prestito dal sessantesimo e penultimo numero della Serie Cobra, mentre la copertina firmata da Villa, com'è ormai consuetudine, proviene da uno dei miniposter allegati alla collana Tex Nuova Ristampa; l'illustrazione trasformata in copertina stavolta proviene dal numero 315, datato novembre 2012.


Rarissimamente l'immagine scelta è collegata all'episodio contenuto nelle pagine interne e questo albo non fa eccezione. In questo caso a ispirare Villa fu la vicenda de 
I  cavalieri del Wyoming, un'avventura firmata da Nizzi e Fusco, e pubblicata sugli albi di Tex dal 485 al 487, usciti tra marzo e maggio del 2001. In particolare è la prima vignetta di pagina 55 del numero 486, quella scelta dell'illustratore comasco per trasformarla prima in poster e poi in copertina, con i nostri ranger che sparano da dietro il filo spianato per spaventare un manipolo di cowboy di un ranch rivale che aveva tentato un'incursione notturna.


Nella versione di Villa la scena diventa diurna, ma il risultato non cambia: Tex e Carson raggiungono il loro obiettivo.
L'illustrazione è stata usata come cover per la prima volta dai brasiliani della Mythos, per Tex Edição em Cores 21, esattamente dieci anni or sono, nell'agosto del 2014.


Scoperta l'origine della cover ufficiale di questo 194° albo della più recente ristampa bonelliana di Tex, e avendo già parlato, nella precedente puntata, della copertina del primo albo in formato bonelliano a ristampare le pagine contenute in questo Classic, andiamo a scoprire l'origine segreta di una copertina di Galep che finora non avevamo considerato, in attesa che fosse usata come cover del Classic, ma di cui non avremo più occasione di parlare in futuro, data la scelta redazionale di virare sulle copertine disegnate da Villa. 
La copertina in questione è una delle primissime del Tex in formato "bonelliano". Scopriamo infatti, grazie agli instancabili ricercatori di fonti iconografiche texiane, Francesco Bosco e Mauro Scremin, da dove Galep trasse ispirazione per la cover de L'agguato, ovvero il secondo numero della prima serie "gigante" di Tex, uscito ben 70 anni fa, nell'autunno del 1954. 


Secondo le ricerche di Bosco e Scremin la fonte primaria di Galep è in questo caso il Flash Gordon di Alex Raymond, in particolare questa vignetta del 1936.

La vignetta di Raymond, opportunamente ribaltata, fa da modello per la posa di Tex di questa storica copertina di Galep


Ma le ricerche di Bosco e Scremin non si fermano qui. Lo stesso disegnatore di Flash Gordon si era ispirato a sua volta, all'illustratore italiano Achille Beltrame, molto amato anche da Galleppini, che spesso a lui si è ispirato per vignette e copertine, come ampiamente dimostrano Bosco e Scremin nel loro terzo volume di Western all'Italiana. Beltrame noto per le sue illustrazioni per la Domenica del Corriere, nel 1905 dipinge I drammi intimi di un capitano francese che tenta di uccidere il generale Oudard, a cui Raymond parrebbe essersi ispirato come dimostrerebbe anche la striscia sui pantaloni di Gordon.


Questo il terzetto di opere a confronto; da Beltrame (1905) a  Raymond (1936) a Galep (1954).


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index.   



mercoledì 29 giugno 2022

NIZZI x TEX = TRENTAMILA NOVECENTOTRENTUNO

Diamo i Numeri 73
di Saverio Ceri

Pubblichiamo a 18 mesi di distanza, anche su Dime Web, la prima puntata speciale di Diamo i numeri scritta per gli amici di Texiani in libera uscita nel gennaio 2021. 
In appendice troverete gli aggiornamenti al 30 giugno 2022 relativi ai numeri di Nizzi.

Claudio Nizzi e Sergio Bonelli

In questo 2021, in cui la Bonelli festeggia i suoi primi 80 anni, i 60 anni si Zagor e i 30 di Nathan Never, noi vogliamo festeggiare anche i 40 anni in casa editrice di un grande professionista del mondo delle nuvole parlanti che ha contribuito in maniera fondamentale alla saga di Aquila della Notte, stiamo parlando ovviamente di Claudio Nizzi, che, dopo un periodo di pausa, negli ultimi tempi è tornato a regalarci con parsimonia alcune avventure dell’eroe bonelliano per antonomasia. E’ proprio grazie a questo ritorno, forse inaspettato, ma fortemente voluto dall’attuale curatore della serie Mauro Boselli, che lo scrittore di Fiumalbo è riuscito negli ultimi mesi a battere due record texiani che appartenevano fino ad allora a Gianluigi Bonelli.

L'albo del sorpasso (copertina di Claudio Villa)

Andiamo in ordine cronologico: nel maggio 2020, con l’albo L'odissea della "Belle Star", Nizzi  ha superato per numero di pagine sceneggiate proprio il creatore del personaggio. Chiariamo, prima che si creino polemiche: stiamo parlando di quantità, non di qualità. La qualità delle storie è un criterio soggettivo, e credo di non sbagliare, pensando che molti lettori di Tex considerino inarrivabile, in questo campo, il mitico G.L. Qui ci limitiamo a meri dati oggettivi, come il numero di tavole, unità di misura, tra l’altro, con cui gli autori ormai da decenni vengono pagati, indipendentemente dal fatto che siano di una sola vignetta o di dieci. Le tavole di Tex firmate da Bonelli padre sono state 30.824,33 (il numero decimale è un retaggio della pionieristica epoca delle strisce), quelle di Nizzi, a oggi sono 30.931, ragion per cui il creatore di Nick Raider, da maggio può tranquillamente essere definito il più prolifico sceneggiatore di Tex. Ma questo non è il solo primato che il buon Nizzi ha strappato al padre di Aquila della Notte; un paio di mesi orsono, nel diciottesimo Tex Color, è stata pubblicata una storia di 32 tavole del Nostro, resa graficamente da Giuseppe Candita. Ebbene, quell’albo uscito in data 21 novembre 2020 sancisce che Nizzi ha scritto e pubblicato un Tex all’età di 82 anni, 2 mesi e 12 giorni, superando il precedente record di longevità artistica sulle pagine di Aquila della Notte che apparteneva ovviamente al creatore del personaggio, che si era visto pubblicata la sua ultima fatica creativa all’eta di 82 anni, 1 mese e 16 giorni. Di conseguenza Nizzi, oltre a essere il decano degli sceneggiatori texiani in attività e divenuto anche lo scrittore più maturo ad aver firmato un’avventura del ranger e in generale un fumetto bonelliano.

L'albo d'esordio (Copertina di Aurelio Galleppini)

Lo scrittore nato in Algeria nel 1938, approda al servizio di Tex nel luglio del 1983 dopo una breve rodaggio bonelliano sulle pagine di Mister No, personaggio per il quale scrive solo un paio di avventure; la sua vera palestra texiana in realtà si era svolta lontano dalle mura di via Buonarroti, sulle pagine del settimanale per ragazzi “Il Giornalino” delle Edizioni Paoline, per il quale nei quattordici anni precedenti aveva creato svariati personaggi tra cui il western Larry Yuma.
Due anni dopo il suo esordio su Tex, Claudio Nizzi ne è già lo scrittore principale, visto che oltre il 50% delle tavole pubblicate portano la sua firma; nel ’88, ’90 e ’92 addirittura scrive tutte le storie pubblicate. Non accadeva dal ’75 quando per l’ultima volta Gianluigi Bonelli era riuscito a firmare tutti gli albi della serie, e soprattutto, non è più accaduto in seguito. Nella tabella qui sotto scopriamo quante pagine ha realizzato Nizzi per Tex anno per anno, la percentuale sulle pagine totali del personaggio prodotte da Nizzi, la sua posizione nella classifica annuale di tavole prodotte per Tex dai vari sceneggiatori e il più prolifico sceneggiatore texiano di ogni annata a partire dall’anno di esordio di Nizzi ai giorni nostri.


Attraverso le cifre scopriamo che Claudio Nizzi ha costruito il suo primato tra gli sceneggiatori texiani soprattutto tra il 1984 e il 2007, ventiquattro anni nei quali per ben 22 volte è risultato essere l’autore più pubblicato sulle pagine del personaggio, battuto, solo in un paio di occasioni sul finire degli anni Novanta, da Mauro Boselli. L’anno più prolifico di Claudio, per quanto riguarda il suo impegno su Tex, è stato il 2003, con 1768 pagine inedite pubblicate. Dal 1983 a oggi Nizzi ha realizzato da solo oltre il 41% delle quasi settantacinquemila tavole pubblicate del personaggio. Uno straordinario risultato se si considera anche che nell’ultimo decennio, Nizzi è stato pressoché assente dalla colonnina dei credits delle storie.
Un’altra curiosità di carattere generale che si può evincere da questa tabella è data dalle tavole complessive del personaggio pubblicate in un anno: all’epoca dell’esordio di Nizzi esisteva solo il mensile che necessitava della realizzazione di sole 1320 tavole annue; nel 2019 col proliferare delle serie dedicate al ranger bonelliano siamo arrivati quasi al triplo.


A proposito di serie: sono 6 quelle su cui sono state pubblicate le 139,5 storie che Nizzi ha scritto per Tex. Ben 100,5 storie per complessive 23259 tavole sono apparse sulla serie principale del personaggio; altre 39 storie sono apparse sui vari fuoriserie del personaggio a partire dai prestigiosi “texoni” di cui Nizzi è, a oggi, il principale scrittore con i suoi 21 episodi pubblicati. Qui sopra, nella tabella trovate tutti le cifre legate alle storie scritte da Nizzi e dove sono state pubblicate comprese 38 tavole per ben 12 storie brevi di Tex pubblicate non per la Bonelli. I numeri decimali, in questa e nelle prossime tabelle, derivano dal fatto che alcune storie sono firmate a quattro o più mani.
Per la cronaca le storie brevi di Nizzi vere e proprie possono essere considerate sostanzialmente due: la prima, Morte nel deserto, per le matite di Ticci, apparsa per la prima volta a colori come inserto di Sorrisi e Canzoni dell’agosto ’92;  la seconda, Il duello, su soggetto di Civitelli e con i disegni direttamente a colori  dello stesso illustratore aretino,  contenuta all’interno de Lo Specchio della Stampa n.119 (maggio ’98). Le altre 10 tavole appartengono ad altrettante storie da una sola pagina, pubblicate sul volume Il riposo del guerriero delle edizioni Hazard nell’ottobre del 2004. Sicuramente sono le più umoristiche e le più corte scritte da Nizzi per Aquila delle Notte.

Tex su Sorrisi e Canzoni (illustrazione di Giovanni Ticci)

Rimanendo in tema di lunghezza delle storie, Nizzi ha anche scritto anche una storia di oltre 500 pagine per Tex, che ha richiesto l’intervento di ben due grandi illustratori per essere portata a termine. L’avventura equamente divisa tra le matite di Fusco e Civitelli è apparsa sui numeri dal 365 al 369 della serie regolare ed è, in assoluto, la terza più lunga nella ultra settantennale vita editoriale del personaggio. Nella tabella qui sotto potete scoprire la top ten delle avventure più corpose scritte da Nizzi, chi le ha disegnate, e in che albi sono state pubblicate. 


Solo cinque i disegnatori nella tabella qui sopra che hanno condiviso con Nizzi le avventure più impegnative. Sono la punta dell'iceberg dei 47 illustratori che hanno contribuito a trasformare in immagini le quasi trentuno mila tavole scritte dallo sceneggiatore di Fiumalbo. Nella tabella qui sotto li potete scoprire tutti in ordine di tavole disegnate.



Il principale compagno di avventure di Nizzi è stato Fernando Fusco che per lui ha illustrato 4318 pagine, o 16 storie e mezzo se preferite. La mezza storia è quella lunghissima, già citata, e condivisa con Fabio Civitelli, che risulta essere il secondo pard più fedele per Nizzi sulle pagine di Tex. Sul terzo gradino virtuale del podio in questa gara di fondo durata qualche decennio (e ancora in corso, a onor del vero) troviamo il veterano Giovanni Ticci.  Se si escludono Diso e Cossu per i quali Nizzi ha scritto una sola lunga storia, il disegnatore che mediamente si è visto recapitare da Claudio le storie più lunghe è l’altro Claudio, Villa, che con le sue 315 pagine medie è l’unico, tra i 47 illustratori che hanno collaborato con Nizzi, a dover disegnare ogni volta che incrocia la sulla sua strada il creatore di Nick Raider, più di trecento tavole. Sarà per quello che, professionalmente parlando, lo evita dal 2002?!
Prima di chiudere vi segnaliamo una serie di altre cifre che riguardano al carriera bonelliana dello sceneggiatore emiliano d’adozione.
36.342: le tavole pubblicate da Nizzi in casa Bonelli, tra Tex, Nick Raider, Leo Pulp, Mister No e Le Storie, che lo rendono il terzo scrittore più pubblicato dalla casa editrice nei suoi ottant’anni di esistenza, dopo Mauro Boselli e Gianluigi Bonelli
8.758: le tavole “speciali” di Claudio Nizzi; ovvero tutte le tavole bonelliane pubblicate su numeri fuori serie rispetto alla serie regolare. In questa particolare graduatoria Nizzi è secondo solo a Burattini che lo precede di circa 3000 tavole, e si deve guardare le spalle dall’arrivo di Vietti e Boselli che lo seguono rispettivamente e circa 500  e 750 pagine di distanza. 

L'albo del sessantennale (copertina di Claudio Villa)

518: le tavole di Nizzi pubblicate su albi celebrativi a colori. Grazie a Tex 400, Tex 500 e l’albo del sessantennale del ranger (Tex 575), a cui vanno aggiunti Nick Raider 100 e 200, Claudio è il secondo sceneggiatore più utilizzato dalla Bonelli in occasione degli storici traguardi da festeggiarsi in quadricromia. Solo Mauro Boselli con 832 pagine su otto albi, di tre diversi personaggi (Tex, Dampyr e Zagor), batte i 5 albi celebrativi di Nizzi. Per quanto riguarda solamente Aquila della Notte, i nove albi a colori finora pubblicati sulla serie regolare, vedono in perfetto equilibrio Bonelli padre, che ha scritto i primi tre, Nizzi che ha sceneggiato i tre successivi e Boselli che si è occupato dei testi dei tre più recenti.
Infine Claudio Nizzi con le sue 30.931 tavole di Tex è lo sceneggiatore della casa editrice che ha dedicato più pagine a un solo personaggio, precedendo in questa particolare classifica  lo stesso Bonelli padre sempre su Tex e Burattini su Zagor attualmente a circa 26.400 tavole scritte per lo Spirito con la Scure.
  
Saverio Ceri

Gli albi contenenti avventure scritte da Nizzi nel 2021: da sinistra  a destra cover di Villa, Raho e Di Gennaro

Aggiornamento al 30 giugno 2022

Le tavole di Nizzi per Tex sono divenute nel frattempo 31.169, grazie alle 238 pagine che compongono le due storie di Aquila della Notte pubblicate nel corso del 2021, Il segreto della missione spagnola (Maxi Tex 28) e Funerale a Sierrita (Color Tex 20), entrambe firmate da Rodolfo Torti, partner di vecchia data di Claudio Nizzi, fin dai tempi di Rosco e Sonny per Il Giornalino.
Grazie alla storia pubblicata sull'ultimo Color, Nizzi porta il suo record di longevità artistica a 83 anni, 2 mesi e 15 giorni, spostando un po' più avanti l'asticella per tutti coloro che in futuro vorranno provare a batterlo su questo campo.
Nella tabella della produzione nizziana anno per anno andrebbe dunque aggiunta la linea dell'anno 2021, con 238 pagine appunto, che hanno portato Nizzi ad essere nuovamente il 4° scrittore annuale di Tex, col 6,45% delle tavole complessive pubblicate del personaggio. Sul gradino più alto del podio sempre Boselli, ovviamente. Con i dati del 2021  la percentuale di pagine nizziane di Tex, durante la sua carriera scende al 39,73%. 
Con le due avventure del 2021, le storie di Tex scritte dello sceneggiatore di Fiumalbo salgono dunque a 153,5; divengono 6 per la collana Maxi e 4 per la Color. Grazie alle stesse due avventure Rodolfo Torti scala la classifica dei collaboratori di Nizzi passando, con un totale di 398 pagine realizzate, dal 39° al 21° posto.
Il totale delle pagine di Nizzi nella sua carriera da bonelliano ammonta a oggi a 36.674: alle due storie finora citate di Tex, va aggiunta alla produzione del 2021, anche la prima storia della nuova serie di Nick Raider.
Le tavole "speciali" di Nizzi sono diventate grazie alle due avventure del Ranger pubblicate entrambe su dei fuori serie, 8.996, numeri che lo mantengono al secondo posto in questa speciale graduatoria; nel frattempo il suo primo inseguitore è divenuto Boselli, ma ancora distante oltre 500 tavole. 

N.B. Trovate gli altri dati bonelliani nelle precedenti puntate della nostra rubrica Diamo i numeri. 

martedì 18 settembre 2018

RIFLESSIONI SUL SUCCESSO DI UN MITO DI 70 ANNI: OTTO BUONE RAGIONI PER LEGGERE (O RILEGGERE) TEX!

di Nazzareno Giorgini

Nazzareno aveva già pubblicato su "Dime Web", nel 2012 e nel 2015: oggi, con questo straordinario pezzo sui primi settant'anni del Ranger, gli diamo, il "bentornato"! (s.c. & f.m.)


Tex nei primi anni Settanta: il n. 150 dell'aprile 1973. Disegno di Galep

Introduzione
Parlare di un fumetto come Tex che si trova in edicola da settanta anni può sembrare ovvio e normale oppure difficile e complicato; tutto dipende dal punto di vista da cui si vuole trattare l’argomento e dalla profondità delle riflessioni che ne scaturiscono. Io mi limiterò a parlarne seguendo la prospettiva dell’appassionato lettore da lunga data (conobbi il personaggio intorno ai dieci anni d’età, all’apice del suo successo, nei primi anni ’70).
Prima di affrontare le “otto ragioni” di cui parla il titolo dell’articolo, non si può non riflettere sul contesto sociale e culturale in cui matura l’eroe e sulla gestione editoriale dello stesso: due elementi fondamentali e, diciamo così, estrinseci al personaggio, senza i quali però non si capirebbero fino in fondo le ragioni della nascita di un mito.
Per quanto riguarda il contesto sociale e culturale, tutti sappiamo che negli anni ’60 e ’70 del Novecento il western era un genere narrativo e cinematografico molto diffuso; anche il fumetto conosceva una stagione d’oro in quanto intrattenimento per i giovani (e non solo) dell’epoca, soprattutto in mancanza di altri mass media, al di fuori del cinema e della televisione, che veicolassero quel genere di letteratura avventurosa per immagini che potremmo definire “nazional-popolare” secondo la nota espressione di Antonio Gramsci. Il radicamento di questo genere narrativo e cinematografico nel nostro paese (basti pensare al fortunato filone del cosiddetto western all’italiana, che tanti capolavori ha prodotto negli anni ’60) permise poi quel passaggio generazionale del mito di Tex che ha rappresentato per molti decenni una delle ragioni basilari del suo successo.



Gli indimenticabili spaghetti-western. C'era una volta il West - Sergio Leone, 1968

Dicevamo inoltre della gestione editoriale del personaggio: senza la “politica” di Sergio Bonelli certamente il padre Gianluigi avrebbe faticato molto di più a far valere il suo talento di “romanziere prestato al fumetto”. Non approfondiamo troppo la questione, che richiederebbe un articolo a sé, ma ricordiamo solo il passaggio dalle strisce al cosiddetto “formato Bonelli” durante gli anni ’60 e la gestione degli arretrati di Tex, che ebbero un picco di vendite negli anni ’70 a tal punto eccezionale da dover sospendere le spedizioni dal marzo ’74 al dicembre ’76, a causa dei numerosi furti attribuiti ad ignoti, i quali avrebbero alimentato un vero e proprio mercato “clandestino” degli albi di Tex che arriva fino ai nostri giorni.


Le “otto buone ragioni”

Veniamo dunque ad esaminare le otto ragioni per le quali, secondo il parere di chi scrive (ma non solo), il fumetto di Tex avrebbe avuto tutte le carte in regola per durare settanta anni (e oltre). Sono caratteristiche intrinseche all’eroe che oggi tutti i critici texiani riconoscono, ma che ebbero il loro sviluppo completo solo tra la fine degli anni ’60 e il decennio seguente, un periodo storico fondamentale per tutta la cosiddetta civiltà occidentale: basti ricordare la contestazione giovanile studentesca e operaia, la fine del boom economico in Italia e l’inizio dei primi segni di crisi, gli “anni di piombo”; anche in ambito culturale e musicale molti sono i capolavori del filone rock e pop nati in quagli anni. In definitiva gli anni ’70 sono stati un decennio di cesura e passaggio basilare in tanti settori della cultura occidentale, in cui abbiamo assistito alla maturazione di molti elementi prodotti negli anni ’60 e all’anticipazione di altri che avrebbero trovato completo sviluppo negli anni ’80; e in tutto questo discorso il nostro Tex si inserisce perfettamente.



La musica immortale degli anni Settanta. Animals - Pink Floyd, 1977


1 – Carisma del personaggio e senso della giustizia
La prima caratteristica fondamentale dell’eroe è il suo carisma e il senso della giustizia innato in lui; quest’ultimo lo si nota fin dalla nascita del personaggio e quasi sempre ristabilire la giustizia significa vendicarsi di un torto subito, sostituendosi o anticipando la volontà divina: forse Dio li perdonerà, ma dopo che gli uomini li avranno puniti (Tex n. 34, p. 92); quindi per Tex fare giustizia equivale quasi sempre a vendetta (la storia più emblematica in questo senso è quella che rievoca la morte della moglie indiana Lilyth – Tex n. 104, Il giuramento). Il suo carisma invece è stato acquisito dall’eroe nel corso di tante avventure ed è cresciuto man mano che Tex ha sviluppato quelle che chiameremo le sue tre identità: ranger, Aquila della Notte, agente indiano dei Navajos. Una frase come questa certamente non sarebbe stata scritta da G.L. Bonelli nei primi numeri della serie, ma la troviamo nel n. 46, p. 127: è già da un pezzo che c’è l’inferno in questo paese. Io non sarò altro che il vento che farà divampare più alte le fiamme e farà salire di parecchio la temperatura.


Tex n. 34, agosto 1963. Disegno di Galep
Tex n. 104, giugno 1969
Tex n. 46, agosto 1964. Disegno di Galep

2 – Le tre identità di Tex
Il secondo punto di forza dell’eroe è quello legato alle sue tre identità, capace di sviluppare diversi filoni di storie e creare una contaminazione tra vari generi letterari. Gli sceneggiatori che si sono succeduti all’ideatore di Tex hanno certamente preferito l’identità del ranger, più semplice da gestire e più vicina anche a tematiche del mondo attuale. La figura di Aquila della Notte, legata com’è al mondo dei nativi americani e attraverso la quale G.L. Bonelli riusciva a fare sfoggio del suo linguaggio primitivo ed elementare e nello stesso tempo mitico ed immaginifico, resta ancora basilare ma poco capace, nei nuovi sceneggiatori, di creare quei capolavori che Bonelli padre aveva saputo realizzare. Quasi scomparsa oggi è l’identità del Tex agente indiano (una piacevole eccezione è stata l’avventura a colori pubblicata nel Tex n. 695, celebrativa dei settanta anni del personaggio, scritta da Boselli e disegnata da Ticci), eppure essa ha saputo nei primi anni ’70 produrre storie di notevole rilievo; ne citiamo solo due per certi versi emblematiche nella loro diversità e complementarità: la prima è Gli sterminatori (in Tex n. 134), forse la più breve storia di Tex, disegnata da un meraviglioso Galleppini e uscita nel dicembre ’71 (recentemente ristampata in un cartonato), in cui l’eroe con nove micidiali pugni “terapeutici” sistema l’agente indiano degli Utes, Mayer, e l’affarista Barrow, colpevoli di uno sterminio di bisonti ai danni degli indiani; la seconda invece è tra le più lunghe storie di Tex, In nome della legge (Tex n. 142), uscita nell’agosto ’72 e disegnata da Nicolò, in cui l’eroe finisce in un penitenziario accusato falsamente di un omicidio, a causa dell’intrigo di un losco personaggio che vuole impadronirsi dell’oro della riserva navajo. È l’unico caso, per quanto mi risulta, in cui Tex è stato sostituito per un breve tempo da un altro agente indiano, il corrotto Lyman.


Tex come Aquila della Notte, capo dei Navajo. Disegno di Marcello


Tex diventa Ranger! Disegno di Galep
Tex come agente indiano. Disegno di Letteri

3 – Il rapporto tra i quattro pards
Il terzo elemento da considerare nel lungo successo del personaggio è il rapporto tra i quattro pards: Tex Willer, Kit Carson, Kit Willer e il navajo Tiger Jack. È stato già detto che si può cogliere in essi lo sviluppo della personalità nelle varie fasi della vita: la giovinezza di Kit Willer (il figlio di Tex avuto dalla sfortunata indiana navajo Lilyth), la maturità dell’eroe e dell’indiano Tiger, l’anzianità di Carson. In realtà essi hanno sfumature caratteriali diverse che hanno permesso a G.L. Bonelli di creare una rete di rapporti tra i quattro molto densa e carica di stimoli narrativi: l’amicizia virile (spesso nascosta e mascherata da un linguaggio ironico e canzonatorio) fra Tex e Kit Carson, il profondo rapporto affettivo che lega il figlio Kit al padre (anch’esso smorzato dalla volontà di rendere Piccolo Falco quasi un fratello minore per Tex), la fratellanza tra Aquila della Notte e Tiger. La cosa più importante è che ognuno dei quattro pards è una persona “vera”, il cui rapporto con gli altri si è evoluto nel corso di questi settanta anni: basti pensare al trio Tex, il figlio Kit e Carson, protagonista di molte avventure degli anni ’50 ambientate durante la Guerra di secessione americana (il riferimento narrativo è chiaramente a I tre moschettieri di A. Dumas, autore molto amato da G.L. Bonelli). Gli sceneggiatori che si sono succeduti al creatore di Tex hanno privilegiato il rapporto tra l’eroe e Carson (anche se recentemente c’è la volontà di utilizzare maggiormente il personaggio di Kit Willer), lasciando più in secondo piano la figura di Tiger. Tutto ciò ovviamente dipende dalla sensibilità dell’autore e dagli stimoli narrativi che ogni personaggio riesce a catalizzare.


I quattro pards, oggi


I quattro pards nella classica interpretazione di Galep (Tex n. 281, marzo 1984)


4 – Il “Non politicamente corretto”
Per quanto riguarda la quarta ragione che rappresenta un punto di forza del fumetto di Tex, essa sta nel fatto che, secondo G.L. Bonelli, la Storia (ciò che è accaduto nella realtà delle vicende umane) è al servizio dei personaggi e della visione utopica dell’autore e non viceversa (visione che affonda comunque le sue radici in una struttura narrativa e un linguaggio fortemente realistici e verosimili). Emblema di ciò è la figura del pard di Tex, Kit Carson, una figura leggendaria del West che nella realtà fu un grande trapper, scout e cacciatore di indiani, che si distinse nella campagna contro i Navajos comandati da Manuelito. Lo stesso Tex Willer fu presentato dalla Casa Editrice Audace, nei primi anni ’50, come un eroico ranger realmente esistito, per aumentare l’ispirazione avventurosa e il legame con i lettori. Qui entriamo nel discorso del “non politicamente corretto” che negli anni ’60 e ’70 non era stigmatizzato aspramente come lo è oggi. Voglio dire che G.L. Bonelli poteva tranquillamente affibbiare, tramite Tex, l’appellativo di “sacco di carbone” a un nero del vudù, mentre oggi non si potrebbe più evidenziare la malvagità di una persona attraverso il colore della sua pelle. Ricordiamo inoltre l’epica storia del secondo grande scontro contro Mefisto (Tex nn. 39 e 40), dove Tex e i suoi pards si rendono responsabili di un vero e proprio massacro contro gli indiani Hualpai alleati di Mefisto, tra i quali non sembrano esserci (poco verosimilmente) individui positivi: essi sono tutti una razza di indiani selvaggi e primitivi da eliminare (l’avventura fu pubblicata alla fine degli anni ’50).


Tex. n. 152, giugno 1973. Disegno di Galep
Tex n. 154, agosto 1953. Disegno di Galep 


Mettiamo in luce comunque che la visione della realtà spirituale e umana si è evoluta in Tex nel corso degli anni fino a raggiungere quel capolavoro dei primi anni ’70 con protagonista l’apache Lucero, vero e proprio eroe tra il Bene e il Male, di cui, dopo una tenace ricerca, Tex troverà solo la sua tomba in una missione di frati senza mai averlo incontrato direttamente (Tex nn. 151/154). Ricordiamo anche un’altra grande avventura, basata su una storia vera, Apache Kid (Tex n. 165), una guida indiana dell’esercito statunitense ribellatasi ad un’ingiustizia degli uomini bianchi e destinata ad una tragica fine. A parte poche avventure (ma tutti capolavori), la visione di G.L. Bonelli in Tex fu quasi sempre quella di una netta divisione tra il Bene e il Male e ciò, secondo il nostro parere, ha rappresentato un punto di forza del personaggio, poiché le storie, con una tale base narrativa e ideologica, si sono impresse in modo indelebile (grazie anche ad un linguaggio estremamente realistico) nell’immaginario collettivo. Oggi la situazione è un po’ mutata con vari personaggi in bilico tra il Bene e il Male, la ricerca del “passato” di Tex (e anche quello di Carson) e della sua vita da fuorilegge; ma, come dicevamo sopra, ciò dipende dalla sensibilità dei nuovi sceneggiatori che, pur non tradendo mai gli archetipi basilari del personaggio, devono anche dopo settanta anni necessariamente rinnovarlo e, a proposito del “politicamente corretto”, fare anche attenzione a quante sigarette fuma Tex nel corso dell’avventura (sic)!



Tex e gli Indiani: rapporti all'inizio non facili! Disegno di Galep

5 – Il linguaggio bonelliano
Si diceva sopra l’importanza del linguaggio e del lessico utilizzati da G.L. Bonelli nelle storie di Tex e questo è il quinto elemento che rappresenta un punto di forza della narrativa bonelliana. Il linguaggio dell’autore è stato sempre, fin dagli inizi della saga, molto realistico, duro, a volte ironico ed enfatico, diretto ad un pubblico adulto più che adolescente. Bonelli era un romanziere e la qualità di un buon narratore è quella di intrattenere con le parole e soprattutto nei primi Tex degli anni ’50 le parole sono molte (grazie anche all’uso delle didascalie esplicative o informative) ma non annoiano, anzi, c’è sempre la voglia di andare avanti e di scoprire che cosa nasconde l’altra pagina del fumetto. Bonelli ha fatto leggere intere generazioni di italiani proprio quando la televisione si affacciava nelle case e il boom economico era agli inizi; di ciò gli deve essere dato merito. Anche il linguaggio di Tex ha subìto un’evoluzione in questi settanta anni: dalle esclamazioni troppo colorite ed enfatiche degli anni ’50 (ricordiamo il primo proibito “perdio” che venne presto censurato e mutato nel famoso “peste”) si è passati a quel giusto equilibrio tra tensione narrativa e semplicità ed essenzialità del linguaggio, sempre nel rispetto della correttezza morfosintattica.










Un elemento che colpisce particolarmente, che non si nota nell’edizione censurata, è il frequente riferimento, nel linguaggio bonelliano dei “primi” Tex, ai “vermi”, ai cimiteri, e comunque a termini collegati alla decomposizione del corpo umano (ricordiamo che la primissima idea di Bonelli era quella di usare “Killer” come cognome di Tex). Questa caratteristica continuerà anche nei lavori della maturità, negli anni ’60 e ’70, sia pure in tono minore man mano che il carisma dell’eroe e le sue tre identità si maturano e si intrecciano in modo perfetto. Per quanto riguarda le esclamazioni e le imprecazioni, occorre dire che G.L. Bonelli era abbastanza ripetitivo, poiché usava prevalentemente “maledizione” e “dannazione” con tutti i derivati connessi, oltre ad alcuni termini di più forte impatto emotivo, come “Sangue di Giuda” e “Signore onnipotente”, che nei moderni sceneggiatori sono quasi scomparsi, poiché oggi sembra che si preferisca smorzare la durezza del linguaggio, aumentandone l’elemento pittoresco e canzonatorio (forse per una nuova idea di “censura” che trapela ai nostri giorni?).














6 – La libertà strutturale delle storie
Il sesto elemento alla base del successo di Tex è stato la libertà strutturale che G.L. Bonelli ha avuto nel costruire le storie. Quando si ebbe il passaggio dalle strisce al formato “gigante” alla fine degli anni ’60, per l’autore fu un momento importante, grazie al quale la creatività avrebbe potuto trovare il massimo sviluppo, e infatti nacque la stagione dei grandi capolavori della maturità di Tex. Compiuti i sessanta anni, G.L. Bonelli si trovava a gestire, in piena libertà, un personaggio che aveva ormai un solido background alle spalle e lo stesso autore non ebbe mai reticenza a dire che lui finiva una storia di Tex quando se lo sentiva, senza considerare il numero di pagine che mancavano alla fine di un albo o che lo superavano (in tutto ciò giovò certamente il fatto che la Casa Editrice era gestita dal figlio Sergio Bonelli). Abituati come siamo oggi a vedere quasi sempre un’avventura iniziare a pag. 5 di un albo e finire a pag. 114 del successivo, non possiamo dimenticare come invece le grandi storie degli anni ’70 iniziavano magari a metà albo per poi concludersi a metà di uno dei successivi ed era per puro caso che una qualche avventura si concludesse alla fine o iniziasse a pag. 5. Per i giovani lettori di oggi (abituati spesso a storie autoconclusive di un albo come accade in molte altre serie bonelliane) la struttura ordinata delle avventure odierne può essere un incentivo alla lettura, ma per un autore ispirato come G.L. Bonelli la “gabbia” delle 110 tavole avrebbe costituito una forzatura insostenibile, che avrebbe reso impossibile o limitato la nascita di molti capolavori degli anni ’70.


Tex n. 135, gennaio 1972. Disegno di Galep

Un esempio di libertà strutturale nel costruire le storie da parte di G.L. Bonelli può essere il capolavoro Diablero (Tex nn. 135/137): nel primo albo troviamo un villaggio apache in una notte di plenilunio con un crescendo di suspense che introduce il “diablero” Guaimas e la bella strega Mitla (magicamente ritratta da Letteri), poi incontriamo El Morisco che raggiunge lo stregone apache Mangos, i quali indagano sugli strani fenomeni soprannaturali alla base della storia, mentre in parallelo Tex e i suoi pards (in compagnia del capitano Walson, colui che fece incontrare Tex e lo stregone di Pilares per la prima volta nel n. 77), cercando di raggiungere El Morisco e il villaggio apache nella Sierra del Hueso, vivono le loro avventure alle prese con la bella strega, durante le quali muore in un agguato il capitano Walson (circa a metà albo n. 136), e Tex si incontra con El Morisco solo alla fine dello stesso albo, dopo avergli salvato al vita (a lui e al fedele servo Eusebio) uccidendo il “diablero” Guaimas e avergli comunicato la tragica fine del capitano. Infine troviamo un lungo discorso di approfondimento tra El Morisco e lo stregone Mangos sui “diableros”, la licantropia e tutti gli eventi soprannaturali e magici ad essi collegati, al quale partecipano anche Tex e i suoi pards che hanno raggiunto El Morisco, dopo la morte di Mitla nel tempio azteco della Sierra del Hueso, e gli hanno portato “il fiore nero della morte”, uno strano fiore che nasce sul fondo della cripta del tempio (il lungo discorso va da pag. 11 a pag. 24 del n. 137 e la storia è conclusa).



Tex n. 136, febbraio 1972
7 – La “contaminazione” tra i generi letterari
La settima “buona ragione” per leggere Tex è che in questo fumetto troviamo quella che si chiama “contaminazione” tra i generi letterari. Come si vede dalla storia analizzata sopra, G.L. Bonelli inseriva sempre qualche variante che si potesse discostare dal genere western, sia per interessare maggiormente i lettori sia perché egli credeva nel magico e nel soprannaturale. Questa mescolanza tra i generi la si nota soprattutto nelle storie a partire dalla fine degli anni ’50; quando Sergio Bonelli prese la guida della Casa Editrice sostituendosi alla madre Tea, si concluse la fase delle avventure a prevalente carattere western e si inserirono sempre più spesso varianti del magico e soprannaturale con l’inizio della “rinascita” dell’eroe e della sua maturità con i primi grandi classici: n. 34, Sinistri incontri; n. 39, La gola della morte; n. 45, La voce misteriosa; n. 47, Le terre dell’abisso; n. 50, I figli della notte; sono solo alcuni titoli con storie memorabili e che risvegliano nei più adulti come il sottoscritto ricordi insostituibili alla base del nostro immaginario avventuroso. Dopo l’ingresso di nuovi disegnatori ad affiancare Galleppini e il loro fondamentale utilizzo nelle varie tipologie di storie, abbiamo la seconda fase della maturità dell’eroe e arriviamo agli anni ’70 con i classici albi “Tex Gigante” (il formato bonelliano standard dei nostri giorni) che produssero altri capolavori del genere western e magico-soprannaturale: n. 79, Il Drago Rosso; n. 93, Terrore sulla savana; n. 103, Il signore dell’abisso; n. 104, Il giuramento; n. 110, Chinatown; n. 115, Tramonto rosso; n. 122, Sulle piste del Nord; n. 125, Il figlio di Mefisto; altri titoli (ma ce ne sarebbero molti altri) che si sono impressi nella memoria collettiva di noi lettori.


Tex n. 93, luglio 1968. Disegno di Galep


Tex n. 103, maggio 1969. Disegno di galep

Il fatto che la variante del soprannaturale in Tex non sia solo un’appendice gradevole al genere western, ma sia entrata in profondità nel tessuto narrativo dell’eroe lo dimostra il fatto che il nemico numero uno per il nostro ranger non è un normale fuorilegge, ma uno stregone che si chiama Mefisto e il suo degno figlio Yama. Voglio dire che noi lettori siamo stati abituati da decenni, quando leggiamo Tex, a non meravigliarci delle intrusioni del soprannaturale (di tutti i tipi, compreso quello degli indiani d’America), il quale non deve necessariamente essere spiegato razionalmente, poiché Tex e i suoi pards credono nel soprannaturale (anche se lo affrontano in modo razionale, cercando di non lasciarsi coinvolgere da esso), e non potrebbe essere diversamente dopo tutte le avventure con protagonisti Mefisto e Yama (prevalentemente disegnate da Galep) e l’amico “magico” per eccellenza di Tex, El Morisco (le cui avventure furono invece disegnate soprattutto da Letteri). Negli ultimi tempi si è sentita la mancanza del “magico” a fianco del nostro eroe, per la tendenza a prediligere la dimensione del Tex ranger, come dicevamo sopra (con frequenti incursioni nel genere “giallo”), anche se negli ultimi sceneggiatori c’è la volontà di ritornare a questo filone narrativo (pensiamo alla “resurrezione” di Mefisto e al recente ritorno di Yama).


Tex n. 101, marzo 1969. Disegno di Galep

8 – I disegnatori di Tex
Siamo arrivati all’ultima “ragione” grazie alla quale, secondo il sottoscritto, Tex è arrivato ai settanta anni; ultima “ragione” che in un fumetto potrebbe essere messa anche a fianco di tutte le precedenti, visto che parleremo dei disegnatori. Non è mia intenzione esaminare le caratteristiche di ognuno di essi, poiché ciò richiederebbe un saggio a parte, ma mi soffermerò solamente sui cinque nomi che furono, dalla fine degli anni ’60 agli anni ’70 (l’età d’oro di Tex anche dal punto di vista dei contenuti delle storie, che avrebbero rappresentato un modello standard basilare nei decenni seguenti), fondamentali nella divulgazione di una rappresentazione grafica dell’eroe nell’immaginario collettivo. Questi cinque nomi sono, oltre naturalmente al creatore grafico e copertinista fino al n. 400 Aurelio Galleppini, Virgilio Muzzi, Guglielmo Letteri, Giovanni Ticci ed Erio Nicolò. La mia opinione (ma non solo), riguardo a questi cinque disegnatori, è che ognuno di essi abbia rappresentato Tex come un diverso “attore” adatto ad interpretare un certo genere di storia. Utilizzando un paragone cinematografico (ricordiamo che G.L. Bonelli, come suo figlio Sergio, era molto appassionato di cinema) è come se lo stesso sceneggiatore scrivesse un diverso tipo di trama per uno stesso personaggio che dovrà essere interpretato da vari attori, i quali risultano adatti ciascuno per un certo tipo di storia.


Aurelio "Galep" Galleppini Con Sergio "Guido Nolitta" Bonelli
Un celeberrimo autoritratto di Galep. Nel quadro Tex si affaccia sulla costa di Chiavari (una delle perle del Tigullio, dove viveva Galleppini) e pare osservare proprio la Colonia Fara, capolavoro dal Futurismo fascista, recentemente ristrutturata.
Galleppini appassionato di modellismo ferroviario

Le avventure disegnate da Galep rappresentano il Tex originale e infatti, oltre ai numeri “cento” a colori, sono state affidate a lui negli anni ’70 storie emblematiche come Il giuramento (Tex nn. 104/106), Tra due bandiere (Tex nn. 113/115), Il figlio di Mefisto (Tex nn. 125/128), in cui troviamo un eroe pieno di grinta e decisione, ma anche sofferente e provato dalle vicende della vita (pensiamo alla morte della moglie Lilyth nel n. 104 o alla tragica fine dell’amico Rod Vergil durante la Guerra di Secessione americana nel n. 115), splendidamente raffigurato con un volto in cui iniziano a vedersi le prime rughe e l’espressione degli occhi risulta memorabile (vedi n. 134, p. 112; è un Galep al vertice della sua maturità artistica, che si nota anche nelle prime 46 pagine de Il figlio di Mefisto, dove viene rappresentata la morte del diabolico nemico di Tex).


Un autoritratto di Virgilio Muzzi


Fernando Fusco 

A Virgilio Muzzi furono affidate le prime storie per aiutare il creatore grafico che, nell’aumento della produzione seriale anche a strisce, da solo non poteva reggere tutto il peso del personaggio. Negli anni ’70 di lui ricordiamo molte avventure, prevalentemente di tipo western classico, in cui G.L. Bonelli, per modo di dire, si “riposava”, ma sono comunque trame di tutto rispetto in un’epoca in cui il creatore di Tex sfornava continui capolavori: La dama di picche (Tex nn. 116/117), Il cacciatore di taglie (Tex nn. 130/131), L’ultimo poker (Tex nn. 149/151), e l’ultima storia Una stella per Tex (Tex nn.180/183), dopo la quale Muzzi fu sostituito da Fernando Fusco (la cui prima avventura è L’idolo di smeraldo, n.168), che ha rappresentato una nuova giovinezza per Tex, anche nella rappresentazione grafica; infatti la prima storia scritta da Sergio Bonelli (con lo pseudonimo di Guido Nolitta) in aiuto del padre fu proprio disegnata da Fusco (Caccia all’uomo, n. 183, a cui seguì la famosa El Muerto, n. 190, disegnata da Galep).


Un famoso autoritratto di Guglielmo Letteri


Letteri alla chitarra!

Guglielmo Letteri ha rappresentato soprattutto il Tex “magico e soprannaturale”, a lui si deve la caratterizzazione di El Morisco e molte memorabili storie come Il signore dell’abisso (Tex nn. 101/103), Chinatown (Tex nn. 109/113), Diablero (Tex nn. 135/137), Una campana per Lucero (Tex nn. 151/154), Il fiore della morte (Tex nn.160/162), e molte altre. Letteri non è stato solo l’artista del “magico”, ma anche di scenari western aridi e assolati indimenticabili, di quartieri cinesi con “facce gialle” pronte ad accoltellare Tex e i suoi pards; soprattutto la sua caratterizzazione grafica lineare e pulita ha rappresentato una novità assoluta che ha introdotto quella espressività dei volti capace di far recitare Tex e gli altri personaggi in modo unico (in particolare in quelle sequenze dove l’ironia del linguaggio e l’amicizia tra i pards trapela maggiormente). Senza i disegni di Galep e Letteri non sarebbero potute venire alla luce tutte le sfaccettature e le varianti dell’animo di Tex e delle storie di G.L. Bonelli; essi sono come le due facce di una stessa medaglia che rappresenta la complessità dell’eroe bonelliano. Ricordiamo solo che tanti sceneggiatori hanno scritto per Letteri: Nolitta, Nizzi, Berardi, Boselli, e che l’ultima storia del creatore di Tex è stata affidata a lui: Il medaglione spagnolo, n. 364.



Giovanni Ticci con Sergio Bonelli

Giovanni Ticci nel 2010
Giovanni Ticci è l’unico dei disegnatori “storici” di Tex ancora vivente e il suo ingresso, fin dalla prima famosa storia Vendetta indiana (Tex n. 91), è stato salutato come una novità insostituibile nelle storie del Ranger; a chi affidare l’eroe nella sua dimensione più granitica e inossidabile se non a Ticci? Di lui si ricordano storie indimenticabili come Massacro! (Tex nn. 108/109), tratta dal famoso e unico romanzo con Tex Il massacro di Goldena del 1951, scritto da G.L. Bonelli; Sulle piste del Nord (Tex nn. 121/124), un capolavoro nella rappresentazione della natura selvaggia e sterminata del paesaggio nordico del continente americano; Terra promessa (Tex nn. 146/149), La notte degli assassini (Tex nn. 166/168), Assalto al treno (Tex nn. 179/180), e tante altre. A Ticci sono state affidate le storie a colori dei numeri “cento” dopo la scomparsa di Galep; incarico che divide con il collega Fabio Civitelli, anche lui ormai uno dei disegnatori “storici” di Tex, con un tratto unico e particolare che si presta benissimo ad essere riempito dal colore, a parte ovviamente le splendide copertine di Claudio Villa, che ha esordito sulla serie nel n. 311 e che è poi diventato l’erede di Galep a partire dal n. 401.


Fabio Civitelli
Claudio Villa

Siamo arrivati all’ultimo disegnatore dell’età d’oro di Tex, Erio Nicolò. Anche lui ha rappresentato, secondo noi, un eroe indimenticabile, le cui caratteristiche sono quelle di un personaggio più “umano”, “normale”, agli antipodi, per intenderci, del tratto figurativo di Ticci. Senza Nicolò G.L. Bonelli non avrebbe avuto un disegnatore adatto a raffigurare Tex mentre vive nella sua riserva indiana dei Navajos, o mentre sbriga le incombenze periodiche dei rifornimenti da far giungere ai suoi indiani, insomma quello di Nicolò è un ranger nella sua “normalità” di vita quotidiana e senza i suoi disegni ci sarebbe mancato questo lato così vicino a noi e anche un po’ “misterioso” dell’animo di Tex. Ma senza Nicolò soprattutto ci sarebbe mancato un disegnatore unico a rappresentare la storia più lunga scritta da G.L. Bonelli (In nome della legge, Tex nn. 141/145), quel “calvario” per l’eroe che è stato il solo tra le avventure del ranger. Chi se non Nicolò avrebbe potuto disegnare Tex nella “cella della morte”, a un passo dal patibolo, tradito da quella Legge che aveva sempre servito, sostituito da un altro corrotto agente indiano, messi a dura prova gli affetti tra i quattro pards? Una storia indimenticabile, imprescindibile nella saga di Tex, forse il capolavoro assoluto di G.L. Bonelli.


Autoritratto di Erio Nicolò

Un'affettuosa caricatura di Nicolò tratteggiata da Bira Dantas


E qui dobbiamo ricordare un altro disegnatore, un aiutante di Nicolò, senza il quale il capolavoro di Bonelli citato sopra forse non avrebbe visto la luce, considerata la sua lunghezza inusitata (circa quattro albi e mezzo). Parliamo di Francesco Gamba, il disegnatore principale de Il Piccolo Ranger e di molti albi speciali di Cico, il pard di Zagor. Gamba è stato uno di quei illustratori “ombra”, spesso non accreditati, ma la cui funzione fu essenziale per permettere a Tex di uscire puntualmente nelle edicole italiane, grazie al suo tratto lineare, pulito e veloce, in un’epoca in cui la velocità media dei disegnatori era senz’altro più elevata rispetto a quelli di oggi. Alcune famose storie di Nicolò, oltre a quella citata sopra: Gilas! (Tex nn. 106/108), un indimenticabile e irriconoscibile Tex dalla doppia identità, in un mondo di fuorilegge, raffigurato con la barba incolta e una benda nera sull’occhio sinistro; Dugan, il bandito (Tex nn. 120/121), Silver Star (Tex nn. 128/129), Il tiranno dell’isola (Tex nn. 156/158), Lo sceriffo di Durango (Tex nn.158/160), Apache Kid (Tex nn. 164/166), Sulle tracce di Tom Foster (Tex nn.169/171), Fantasmi nel deserto (Tex nn. 177/179), e tante altre. Storie spesso con uno scenario insolito ed esotico o una trama da “giallo”, un Tex inedito e un finale amaro (queste caratteristiche lo hanno reso un disegnatore prediletto per Sergio Bonelli, il primo “aiutante” del creatore di Aquila della Notte).


Autoritratto di Francesco Gamba

Giunti ormai al termine della nostra analisi dei disegnatori “storici” di Tex, possiamo dire che ancora oggi la Casa Editrice milanese è sempre attenta ad affidare un certo tipo di storia e di contenuti ad un illustratore adatto e che sappia rendere al meglio la sceneggiatura da “interpretare”; certamente, visto il numero di pagine e di albi che esce in un anno con protagonista il nostro eroe, cinque disegnatori non possono bastare, ma è importante che non si perda questo “legame”, essenziale in un fumetto, tra testo e disegno; facciamo un solo esempio di storia recente in cui, a nostro parere, il disegnatore ha “interpretato” in modo encomiabile la sceneggiatura: il Maxi Tex n. 21, Nueces Valley, scritto da Mauro Boselli e disegnato da Pasquale Del Vecchio, la nascita della leggenda di Tex!


Maxi Tex n. 21, ottobre 2017. Disegno di Villa



Il mitico G.L.!

Conclusione
Questo lavoro vuole essere un omaggio a Tex e al suo creatore G.L. Bonelli, ma anche a tutti gli sceneggiatori e disegnatori che hanno permesso al personaggio di uscire nelle edicole italiane (e non solo) per settanta anni. Nella lunga storia dell’eroe ci siamo soprattutto soffermati ad analizzare il periodo d’oro di fine anni ’60 e il decennio ’70, ma non dobbiamo dimenticare che dopo G.L. Bonelli è stato il figlio Sergio a continuare il mito texiano, e dopo di lui è venuto l’aiuto determinante di Claudio Nizzi, che per molti anni (soprattutto i decenni ’80 e ’90) ha portato l’onore e l’onere di essere considerato l’erede di G. L. Bonelli; ma l’eredità di un personaggio come Tex difficilmente può essere gestita da una sola persona, e infatti anche Nizzi ha avuto bisogno, ad un certo punto, dell’aiuto di Mauro Boselli, che attualmente tiene le redini dell’eroe (per un’attenta e approfondita analisi dell’opera di Boselli, si veda l’interessante saggio scritto da Nicola Magnolia e Francesco Manetti, Mauro Boselli. Il boss del fumetto, recensito su questo stesso sito), il quale, a sua volta, non potrebbe coprire tutta la produzione texiana senza il supporto di Pasquale Ruju (e non dimentichiamo l’apporto di autori importanti come Gianfranco Manfredi e Tito Faraci). Ognuno ha dato il suo contributo, che deve basarsi sul non sempre facile equilibrio tra rispetto della tradizione e innovazione nello stesso tempo, per portare avanti un personaggio che ha la stessa età della Costituzione della Repubblica italiana.


Gianluigi Bonelli

Nazzareno Giorgini

N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!