venerdì 19 aprile 2024

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 186

di Saverio Ceri
con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Su Tex Classic 186 troviamo ristampate a colori 192 strisce, pubblicate in origine tra i numeri 44 e 46 della Serie Cobra, la 35a di Tex nel formato originale, usciti nel settembre e ottobre del 1966. Le stesse pagine sono state ristampate per la prima volta nel formato bonelliano sul numero 88 dell'attuale serie principale di Tex, del febbraio 1968. 
Il titolo del Classic, Fino all'ultima cartuccia, è quello del quarantaseiesimo albo della Serie Cobra; mentre la copertina, che, come ormai da prassi consolidata, non c'entra nulla con le vicende interne, e stata realizzata da Claudio Villa e nasce come mini-poster allegato a Tex Nuova Ristampa 385 dell'ottobre 2015. L'illustrazione del copertinista erede di Galep fa riferimento probabilmente a un episodio  pubblicato sul quarto maxi di Tex
L'illustrazione di Villa, infatti, divenne una copertina già  nell'agosto dell'anno successivo, in Brasile, sul numero 3 di Tex Platinum edito dalla Mythos, un volume che ripubblicava, appunto, i due episodi contenuti nel quarto maxi di Aquila della Notte (datato 2000).



Scoperta l'origine della cover ufficiale di questo 186° albo della più recente ristampa bonelliana di Tex, dovremmo passare a parlare della cover del primo albo in formato bonelliano a ristampare le pagine contenute in questo Classic, ma lo abbiamo già fatto nella puntata 133 quando quella copertina venne usata per questa collana. Recuperiamo quindi una storica copertina di Galep di cui non abbiamo finora parlato, in attesa che fosse scelta per il Classic, ma che a questo punto non verrà più utilizzata, data la recente scelta redazionale di virare sulle copertine disegnate da Villa. Stavolta scopriamo le origini segrete della copertina di Tex 72: New Orleans.


Francesco Bosco e Mauro Scremin ci svelano che per questa copertina Galleppini si ispirò a quella del romanzo western Går på, tredicesimo volume danese della saga Bill og Ben di Marshall Grover.  Il volume, pubblicato da Winther Forlag, è stato poi stampato anche in altri paesi limitrofi con la stessa copertina. Qui sotto la versione svedese.


Ovviamente l'illustrazione di Galep è poi stata usata svariate volte a giro per il mondo dall'ottobre del 1966, quando uscì in edicola, a oggi. Nelle due ristampe italiane tutt'oggi in edicola, lo sfondo color magenta, vira su toni arancio del tramonto, e TEx si appoggia a un edificio e non a un palo. Da notare inoltre nella versione di Tutto Tex, in quel periodo ancora supervisionata da Galep per le cover, che appare in basso sullo sfondo di Tex, un piccolo casottino in legno, che ricorda un po' l'edificio che appare in prospettiva sullo sfondo nella cover di Bill og Ben. Riguardando al cover originale di Galep parrebbe in effetti che questi elementi fossero già presenti, e che il colorista del 1966, li avesse trasformati involontariamente, sia l'edificio su cui si appoggia Tex che quello sullo sfondo, in due pali a sostegno del pergolato in legno. 
Nella nuova ristampa, sparisce il casottino sullo sfondo portandosi via anche il palo che reggeva la copertura in cannicciato.


Nelle tre versioni brasiliane di questa copertina, due targate Vecchi e una Globo, abbiamo tre diversi cieli, due diversi colori di camicie e una specchiatura dell'immagine. Nella seconda edizione di Vecchi, il colorista brasiliano già interpreta correttamente le pennellate di Galep, sullo sfondo e alle spalle di Tex,  come edifici e non come pali.


Versioni multicolori anche in Europa, dalla fedele edizione francese su Rodeo, alla norvegese con cielo sfumato, passando per la spagnola dai colori come sempre originali, ma con la giusta interpretazione dei segni galleppiniani.



Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index. 

mercoledì 17 aprile 2024

INCANTESIMI E GUERRIERI: LA NUOVA ANTOLOGIA HEROIC FANTASY DELLE EDIZIONI SCUDO!

di Francesco Manetti

Ho parlato altre volte dei libri pubblicati dalle Edizioni Scudo, e questo perché certi miei racconti fantasy, appartenenti al Ciclo della Quercia Bianca o delle Terre di Arik, sono apparsi su alcune delle antologie curate da Fabio Calabrese per questa casa editrice. Qualcuno potrebbe dire: Manetti si è montato la testa e mette su "Dime Web" post autopromozionali pensati per profitto. Niente di più lontano dal vero, innanzitutto perché scrivo per puro divertimenti e poi perché le Edizioni Scudo sono un'iniziativa dell'Associazione Culturale Scudo, che ha come obiettivo quello di far conoscere al pubblico scrittori esordienti in ambito letterario, affiancandoli a nomi già consolidati nel settore. E non sono previsti pagamenti di nessun genere agli autori.
Ecco infatti il regolamento completo delle Edizioni Scudo (cliccate sulle immagini per ingrandirle e leggere meglio il testo):




Ad aprile 2024 è uscita la IV antologia heroic fantasy curata da Fabio Calabrese: Incantesimi e guerrieri. Il sottoscritto è presente con il racconto La quercia bianca vive, continuazione dell'avventura La quercia bianca, apparsa su Gli incantesimi di Ausonia (uscito nel 2022, e di recente disponibile in cartaceo anche su Amazon).



Il racconto è preceduto, come tutti gli altri, da un'efficace illustrazione a colori realizzata di Giorgio Sangiorgi, uno degli animatori delle Edizioni Scudo e dei progetti che il marchio porta avanti; Sangiorgi lavora a fianco di Luca Oleastri:





Gli autori, come potete vedere sbirciando la quarta di copertina, sono tutti di grande calibro (e a chi vi scrive pare di essere un vaso di terra cotta tra vasi di ferro, ma - a differenza del Don Abbondio manzoniano - enormemente contento e orgoglioso di viaggiare con siffatta compagnia!):




Fabio Calabrese mi ha davvero commosso quando nell'introduzione ha scritto:

Prima di esaminare nei dettagli i racconti che compongono questa antologia, vorrei, se me lo consentite, esprimere un particolare ringraziamento a Francesco Manetti, il nostro esperto di fumetti che ho convertito alla narrativa. Il suo racconto è il quarto del ciclo della Quercia Bianca, un ciclo che è nato sulle pagine di queste antologie, ma che, se adeguatamente sviluppato, si potrebbe raccogliere in volume.

Non so se sarò mai all'altezza di una sfida di tale portata, anche se un quinto racconto della saga è già in cantiere e sicuramente concluderò la "trilogia" della Quercia Bianca per una futura sesta antologia. Comunque sia ecco in sequenza cronologica le copertine delle quattro antologie (tutte ordinabili in cartaceo su Amazon a prezzi davvero concorrenziali):







AA.VV.

a cura di Fabio Calabrese

INCANTESIMI E GUERRIERI

Copertina di Davide Frisoni

Illustrazioni interne a colori di Giorgio Sangiorgi

pagg. 176 - € 10,63

Edizioni Scudo - Aprile 2024

sabato 13 aprile 2024

LE NUOVE CROCIATE DI WILLER & CARSON

di Filippo Pieri

Sulla "Settimana Enigmistica" n. 4802 del 4 Aprile 2024, a pagina 33, c'è una citazione bonelliana riguardante Willer e Carson (al 9 verticale).


N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News!

venerdì 12 aprile 2024

ESCE IN BRASILE IL TERZO "GRINGO" DI WILSON VIEIRA!

a cura della Redazione

Disponibile in Brasile il terzo volume della "tetralogia letteraria western" creata da Wilson Vieira, uno dei nostri più antichi collaboratori, fumettista e storico della Frontiera!




Ma sentiamo direttamente Wilson:


Si tratta della vera storia del personaggio Gringo, che vive le sue avventure durante e oltre la Guerra Civile, in un periodo in cui l'eroismo non è mai esistito! Qui i personaggi sono di dubbia morale, come nei film western più realistici di Sergio Leone, e la linea che separa il bene dal male è sottile e polverosa. Allontanandosi dalle regole del western classico e ripetitivo, impresse nella memoria collettiva, Leone trasfigura magnificamente il genere dandogli una “forte colorazione barocca” tipicamente Latina e molto più credibile in tutti i sensi, pensando a quel periodo della Storia Americana. Quindi, tutto sommato, come storico, questa visione realistica del Vecchio West è perfetta per come la vedo io, in questo mio personaggio…

 


Wilson Vieira
GRINGO - COLUME III
pagg. 326
Copertinista: Fred Macêdo
Editore: ALEX MAGNOS
Red Dragon Publisher

venerdì 5 aprile 2024

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 185

di Saverio Ceri
con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola.


Su Tex Classic 185 troviamo ristampate a colori 191 strisce, pubblicate in origine tra i numeri 41 e 44 della Serie Cobra, la 35a di Tex nel formato originale, usciti nel settembre del 1966. Le stesse pagine sono state ristampate per la prima volta nel formato bonelliano a cavallo tra Tex 87 e 88 del gennaio e febbraio 1968. Stavolta le strisce sono 191 e non le classiche 192 perché a metà albo tra la conclusione dell'episodio Oro Nero e l'inizio del successivo, Yuma, c'è una striscia libera occupata dall'immagine di Tex realizzata da Galep per la cover del numero 200; lo stesso montaggio utilizzato sulla Collezione Storica a Colori di Repubblica per chiudere il numero 41.  


Il titolo del Classic, Dente per dente, è quello del quarantaduesimo albo della Serie Cobra; mentre la copertina, che, come ormai da prassi consolidata, non c'entra nulla con le vicende interne, e stata realizzata da Claudio Villa e nasce come mini-poster allegato a Tex Nuova Ristampa 342 del gennaio 2014. L'illustrazione del Maestro di Lomazzo fa riferimento in realtà all'episodio Ritorno a Culver City di Nizzi e Civitelli, pubblicato sui numeri di Tex 511 e 512 nella primavera del 2003. 


Un annetto dopo la pubblicazione su Tex Nuova ristampa, nel febbraio 2015, l'illustrazione dei quattro pard che minacciosi avanzano nella main street, diviene la copertina di Tex Edição Histórica 91, pubblicata dalla casa editrice brasiliana
Mythos. L'albo conteneva la ristampa di Una stella per Tex, di Giovanni Luigi Bonelli e Muzzi/Galep, pubblicata in Italia a cavallo tra il 1975 e il 1976, sui numeri dal 180 al 183 della serie principale di Aquila della Notte.


Pescando tra le illustrazioni dei miniposter di Tex Nuova Ristampa, la redazione bonelliana avrebbe potuto scegliere come copertina per questo Classic, un disegno di Villa ispirato proprio a  una frangente di Yuma!, l'avventura che porta la firma di Galep e Muzzi ai disegni e che inizia a metà dell'albo in edicola. Nella parte finale del Classic troviamo infatti la striscia di due vignette che vedete qui sotto.

Tex viene disarcionato da dei banditi che  sparano al suo cavallo. Claudio Villa nel luglio del 2000, sintetizzò le due vignette nell'illustrazione pubblicata come miniposter in appendice e a Tex Nuova Ristampa 53. 
L'illustrazione divenne una copertina un paio d'anni più tardi, nell'aprile 2002, grazie alla brasiliana Mythos che la utilizzò a questo scopo per il numero 53 di Tex Edição Histórica.


Scoperta l'origine della cover ufficiale e della mancata copertina di questo 185° albo della più recente ristampa bonelliana di Tex, dovremmo passare a parlare della cover del primo albo in formato bonelliano a ristampare le pagine contenute in questo Classic, ma lo abbiamo già fatto nella puntata 133 quando quella copertina venne usata per questa collana. Recuperiamo quindi una storica copertina di Galep di cui non abbiamo finora parlato, in attesa che fosse scelta per il Classic, ma che a questo punto non verrà più utilizzata, data la recente scelta redazionale di virare sulle copertine disegnate da Villa. Stavolta scopriamo le origini segrete della copertina di Tex 68: Duello Apache.


Francesco Bosco e Mauro Scremin, già nel primo volume della serie Western all'Italiana, indicano come fonte di ispirazione per questa copertina il manifesto cinematografico del film Gli inesorabili, o The unforgiven se preferite il titolo originale.


Nel poster, al posto della scure texiana, Burt Lancaster impugna in fucile, evidentemente ormai inutilizzabile, dalla canna, come ultimo tentativo di difesa dell'attacco dei pellerossa. L'illustrazione ispirata alla pellicola, datata 1960, è firmata da Frank McCarthy. 
Esiste un'altra immagine molto simile che parrebbe risalire agli anni Cinquanta. Si tratta del manifesto ufficiale giapponese del film di John Ford My Darling Clementine, noto in Italia come Sfida infernale. Il film è uscito in terra nipponica nel 1947, ma non sappiamo se la locandina sia stata realizzata in quell'occasione o meno. 


La posizione del corpo del protagonista è molto simile a quella del manifesto di McCarthy. Unica differenza la pistola in pugno anziché il fucile. Chissà se fu l'illustratore americano a ispirarsi a quello giapponese o viceversa?
Il parallelo tra le tre immagini comunque evidenzia come Galep si sia ispirato indubbiamente all'illustrazione statunitense.


La copertina di Duello Apache firmata da Galep è stata utilizzata in Italia altre tre volte: in occasione delle due classiche ristampe bonelliane, Tutto Tex e Tex Nuova ristampa, e per il volume 99 della collana della RCS dedicata ai 70 anni del personaggio. Da notare che in tutte e tre le occasioni a Tex spunta un cappello dietro alle spalle, il fazzoletto nero al collo, e i classici blue jeans, oltre a uno sfondo più ricco alla destra dell'eroe nelle due ristampe bonelliane.


La cover di Tex 68 non è stata molto utilizzata dagli editori stranieri delle avventure di Aquila della Notte; l'abbiamo rintracciata solo in Spagna nell'edizione Buru Lan dei primi anni Settanta; in Norvegia, utilizzata dalla Semic nel 1984; e nella ristampa Brasiliana Tex Coleçào durante la gestione della Editora Globo. Quest'ultima si segnala per una misteriosa maglietta o un elegante foulard, al collo del protagonista, sotto la camicia. Nessuna delle copertine ha esattamente gli stessi colori dell'originale.


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index.

martedì 2 aprile 2024

BONELLI IN DIGITALE - PUNTATA # 1



Con grande orgoglio vi presentiamo una nuova rubrica - o meglio una nuova serie -  di "Dime Web" dedicata alle versioni digitali dei fumetti di Bonelli. A proporcela è stato lo stesso Giampiero Belardinelli, nostro sodale fin dai tempi di "Dime Press", collaboratore della prim'ora di "Dime Web" e uno dei massimi esperti del fumetto bonelliano (zagoriano in particolare) in Italia; ovviamente abbiamo accettato senza battere ciglio! Giampiero ha persino creato il logo, davvero accattivante, per la sua rubrica (per questo, in via del tutto eccezionale, il post non inizia con il nome dell'autore, essendo in questo caso già presente nel logo). L'appuntamento con "Bonelli in digitale" avrà cadenza bimestrale, ovvero uscirà nei mesi pari, spesso in date diverse, a seconda delle esigenze di "scaletta" della nostra rivista. Vi auguriamo buona lettura! (s.c. & f.m.)




Perché leggere in digitale?

Come suggerisce l’immagine grafica che apre questo pezzo, questa mia rubrica per "Dime Web" avrà una cadenza bimestrale, una periodicità adatta alle esigenze di chi, come molti collaboratori di questo blog, è un critico della domenica. La definizione è ovviamente autoironica, ma non più di tanto. Il grande Sergio Bonelli, per fare un illustre esempio, si definiva uno sceneggiatore della domenica: e se lo diceva un grande autore ed editore come lui, questa definizione calza ancor più a pennello per gente come noi, infinitamente meno talentuosa.

Ma veniamo al punto. Da quando è stata lanciata l’applicazione Bonelli Digital Classic (per smartphone, tablet e personal computer) mi sono abbonato, seppure non in maniera continuativa. Negli ultimi mesi ho deciso di abbonarmi in maniera stabile alla piattaforma e, navigando tra le epoche, ho letto qua e là diversi racconti e ho scoperto il piacere di leggere in digitale. Chi scrive, pur avendo l’applicazione sullo smartphone, per leggere o rileggere le avventure presenti nel catalogo utilizza un PC portatile con una buona risoluzione del display: il mio metodo di lettura è quello a striscia e ho apprezzato in molte occasioni le qualità grafiche dei disegnatori grazie alle maggiori dimensioni rispetto alla lettura su carta.

La digitalizzazione dei fumetti ha aperto un mondo di possibilità per gli appassionati del genere. Con un semplice clic, si può accedere a decenni di storie e avventure, riscoprendo serie classiche come "Il Piccolo Ranger" o esplorando nuove uscite senza il vincolo della raccolta fisica. Questa transizione al digitale non solo offre comodità e varietà, ma anche un modo per conservare e apprezzare la storia del fumetto, rendendo le letture un'esperienza sempre nuova e arricchente. La sincronizzazione tra dispositivi è certamente un aspetto cruciale nell'era digitale, specialmente quando si tratta di piattaforme di contenuti che desideriamo fruire in momenti e luoghi diversi. La capacità di riprendere una lettura o una visione da dove si era interrotti, indipendentemente dal dispositivo utilizzato, non solo migliora l'esperienza utente ma rispecchia anche le aspettative moderne di accessibilità e flessibilità. Speriamo che gli sviluppatori possano presto implementare queste funzionalità, rendendo l'esperienza più fluida e piacevole per tutti gli utenti, in modo che l’applicazione Mobile e quella Desktop funzionino senza soluzione di continuità.





Introduzione

La prima puntata di questa rubrica la vogliamo dedicare ad Alfredo Castelli, scomparso il 7 febbraio 2024. Cosa abbia rappresentato Castelli per il fumetto italiano e in particolare per la Sergio Bonelli Editore è noto a tutti gli appassionati delle nuvole parlanti. Quindi non aggiungerò nulla ai proverbiali fiumi di inchiostro versati dalle testate specializzate e non solo. Con l’occasione rimando a un articolo molto importante scritto da Francesco Manetti qui su Dime Web.

La storia scelta per questa prima puntata della rubrica è un classico del primo Martin Mystère, La spada di Re Artù e Il mistero di Stonehenge (MM 15-16), albi pubblicati nei mesi di giugno e luglio del 1983. Ma ora basta con gli indugi: andiamo a cominciare!


I misteri di Mystère

Il personaggio di Alfredo Castelli abbraccia quel filone della cosiddetta archeologia alternativa, mescolando mistero, enigmi ed elementi fantastici. Il personaggio si approccia a queste teorie o misteri cercando di indagare senza pregiudizi, ma con un approccio che possiamo definire scientifico. Il Nostro è infatti un uomo che a volte si pone in maniera disincantata dinanzi a teorie strampalate ed eccessive, come quelle diffuse dal collega Von Eriksen. Martin è possibilista (e quindi lo stesso Castelli) su certe dottrine, ma non crede – al contrario di Von Eriksen – che ogni costruzione o episodio strano del passato sia legato alla presenza di alieni arrivati sulla Terra in tempi remoti. Rispetto al collega Martin si pone con un certo distacco dinanzi a quella pubblicistica – per quanto affascinante – un po’ ottimistica ed esagerata che finisce per svilire chi invece cerca di guardare con scrupolo all’altrove scientifico. D’altronde questa mia osservazione rimanda in maniera inequivocabile e un fondamentale saggio, curato da Antonio Vianovi con i testi di Moreno Burattini (Martyn Mystère 2, Glamour International Production, 1992) in cui si evidenziava, tra le altre cose, il diverso approccio sulle tematiche mysteriose della testata bonelliana rispetto, ad esempio, alla godibilissima serie di pellicole con protagonista Indiana Jones.



La lancia degli iniziati

In questa fondamentale saga in due albi troviamo molti dei miti affrontati dall’archeologo Indiana Jones: il Sacro Graal, il Nazismo esoterico, ecc. Pur non citando direttamente Re Artù, in Indiana Jones troviamo alcune similitudini con le storie arturiane, come la ricerca di oggetti leggendari e la lotta tra il bene e il male. Come dicevamo, rispetto agli autori dei lungometraggi sopracitati, Castelli si pone in maniera attenta e documentata, senza dimenticare una sprizzata di sana ironia. Le leggende di Re Artù riguardano la spada Excalibur e il Sacro Graal: Excalibur era una spada potente, restituita al lago da cui proveniva dopo l’ultima battaglia di Artù; il Sacro Graal è considerato la coppa usata da Cristo nell’Ultima Cena, utilizzata poi per raccogliere il suo sangue sulla croce. Da qui nasce il collegamento con Adolf Hitler e il Nazismo. Il Führer ed Heinrich Himmler erano infatti affascinati dall’esoterismo e dalle reliquie sacre. Credevano che il possesso del Sacro Graal e della Lancia di Longino (dal nome del soldato romano che, secondo la tradizione cristiana, trafisse il costato di Gesù), un’altra reliquia legata a Cristo, avrebbe conferito loro poteri occulti. Hitler cercò il Graal e la lancia, organizzando ricerche in tutto il mondo. Questa ossessione era legata alla convinzione che Gesù fosse di origine ariana. In questo racconto di Martin Mystère si immagina che le due spade (Longino o Helige Lance ed Excalibur) fossero in realtà la stessa mistica arma passata di mano in mano attraverso i secoli.

La magica arma, dopo varie peripezie, finisce nelle mani di Heinz Schmesser che, sul letto di morte, consegna a Martin le chiavi di una cassetta di sicurezza sita in una banca svizzera: il Nostro recupera la spada dopo aver promesso all’amico morente di riportarla nel luogo di origine e poi distruggerla… Lo scopo di Heinz Schmesser è di evitare che la potente arma possa finire nelle mani di persone malvage e ambiziose, finendo per causare immensi danni all’umanità.


Viaggi e intemperie

La ricerca sulle origini delle magiche spade conduce Martin e Java in diverse città e luoghi della nostra Europa. In questa serie moderna il viaggio non è più un’epopea omerica come per esempio accade in Zagor o personaggi ambientanti in epoche selvagge. Martin vive nella nostra epoca, anche se i cambiamenti tecnologici sono talmente rapidi che gli anni Ottanta del secolo scorso appaiono quasi un altro tempo storico. Qui Martin usa già il computer (un Macintosh), ma in quegli anni non c’era ancora Internet, non c’erano i telefoni cellulari e soprattutto non esistevano ancora gli attuali smartphone. Viaggiare dagli Stati Uniti all’Europa era alla portata di molti grazie alle line aeree, ma si avvertiva comunque una certa distanza con le persone care lontane perché non si era sempre connessi come siamo oggi tutti noi. Da appassionato di computer, software, smartphone, intelligenza artificiale (fino a pochi anni fa ho scritto decine di articoli sul mondo Microsoft per un sito specializzato italiano) ritengo che Internet sia un’indispensabile rivoluzione, ma capisco che, a volte, un po’ di sano distacco dalla tecnologia faccia bene. Martin Mystère ci porta dagli States all’Europa e, nel giro di pochi giorni, ci accompagna da Vienna a Parigi, passando da Zurigo a Milano per poi scendere a Modena e infine al Castello d’Otranto (in provincia di Lecce), luogo simbolico di molte importanti avventure mysteriose. Il cerchio dell’avventura si chiude con l’arrivo dei Nostri a Stonehenge, dove si confrontano e si scontrano di nuovo con lo spietato Sergej Orloff.




Spade ed eroi

Da notare come la spada bramata da Orloff risponda ai comandi di chi ha nobili scopi e porti alla rovina chi invece non lo sia. Ad esempio, sul treno che da Zurigo sta portando i Nostri a Milano, la magica arma reagisce alla volontà inconscia di Martin di sbarazzarsi degli avversari: obbedendo a un comando silenzioso Orloff e i suoi si gettano dal treno come degli automi telecomandati. Qualcosa di simile accade a Stonehenge. Tra l’altro, in quel luogo i protagonisti dell’avventura scoprono come la spada sia passata di mano in mano ai vari Art della mitologia e che sia servita a sventare una minaccia aliena. Non sempre, però, tutti gli Art avevano il cuore puro come, ad esempio, lo Spirito con la Scure che, con le armi concessagli da Rakum l’Eroe Rosso, sconfigge gli Akkroniani (nell’albo Magia senza tempo, ZG 182). In queste sequenze, vista la mia formazione zagoriana, ho trovato un aggancio con quanto narrato da Alfredo Castelli, che forse ha anche voluto omaggiare il suo amico editore e sceneggiatore Bonelli/Nolitta. A tal proposito, ne La spada di Re Artù, rispondendo alle informazioni del suo vecchio amico Heinz Schmesser, Martin cita la foresta in cui vive lo Spirito con la Scure: Avalon? Ma è un luogo Mitico, è come parlare di Utopia o della foresta di Darkwood!


Note a margine

In questa fase della sua vita editoriale Martin ha un comportamento leggero con il gentil sesso e, come in quest’avventura, sembra non tirarsi indietro dinanzi ai corteggiamenti di alcune giovani donne. Il suo rapporto con Diana è ancora un po’ capriccioso e ancora lontano da quello consapevole e maturo raggiunto in seguito.




Alessandrini in digitale

L'arte di Giancarlo Alessandrini ha segnato indelebilmente il mondo del fumetto, con il suo stile inconfondibile ha caratterizzato senza ombra di dubbio le avventure di Martin Mystère. Il passaggio da un tratto deciso e scuro a uno più morbido e lineare mostra la sua capacità di adattarsi e di crescere insieme ai suoi personaggi. Questa trasformazione non solo ha arricchito la narrazione visiva delle storie, ma ha anche influenzato generazioni di artisti, dimostrando come l'evoluzione stilistica possa essere un viaggio tanto personale quanto professionale. In questa fase della sua carriera Alessandrini predilige l’uso del tratteggio e un impiego robusto del nero e soltanto in seguito avrebbe abbracciato la linea chiara di scuola franco-belga.

La visione in digitale delle strisce tratte da questa avventura dà particolarmente risalto alle qualità dell’autore e dona ariosità al suo stile, che sul più piccolo supporto cartaceo ha leggermente penalizzato i dettagli rispetto al forte contrasto tra bianco e nero.


Giampiero Belardinelli


N.B. Trovate i link alle altre puntate di Bonelli in digitale su Cronologie & Index!