di Andrea Cantucci
La
recente uscita in edicola della serie Vlad, ennesima edizione
in formato bonellide di una delle tante opere scritte da Yves Swolfs,
riporta l’attenzione su un autore dotato di notevoli capacità sia
grafiche che narrative, oltre che di grande versatilità. Swolfs è
un fumettista che non ha avuto nessun problema a spaziare dal western
all’horror, dalla rivoluzione francese al fantasy medievale, dal
thriller alla fantascienza e che altrettanto disinvoltamente passa
dal tavolo da disegno alla tastiera dello sceneggiatore, mantenendo
sempre un’alta qualità in ogni sua creazione.
La sua lunga
carriera nel campo del fumetto ebbe inizio nel 1974 a Bruxelles, dove
aveva avuto la fortuna di nascere diciannove anni prima. Per un
aspirante autore di fumetti delle capacità del giovane Yves infatti,
non poteva esserci fortuna più grande che nascere a Bruxelles,
patria storica delle bandes dessinées, le strisce disegnate
franco-belghe.
Durango |
Sexstar vol. 3. Editions des Archers, 1974 |
È qui che Swolfs pubblicò il suo primo fumetto sul
tascabile per adulti Sexstar, esordendo subito come autore
completo di una storia western intitolata Viol à Grey Rock
(Stupro a Grey Rock) che, benché con uno stile ancora
acerbo, in qualche modo anticipava già quella che poi sarebbe stata
la sua serie più famosa. È sempre a Bruxelles che studiò per tre
anni giornalismo e soprattutto è qui che seguì un corso di fumetto
presso l’Istituto Saint-Luc, realizzando nel 1978 un’altra storia
scritta e disegnata da lui, per il secondo album della collana Le
Neuvième Rêve (Il Nono Sogno), l’antologia collettiva
degli studenti del corso, pubblicata dalle Éditions des Archers.
Le 9eme Reve n. 2. Editions des Archers, 1978. All'interno, fra i vari artisti, anche Swolfs |
Durango |
Lo
stesso editore nel 1981 pubblicò direttamente in album la sua prima
opera di ampio respiro, Le Chiens Meurent en Hiver (I Cani
Muoiono d’Inverno), che è anche il primo episodio della serie
western Durango.
È
nel corso di questa serie che Swolfs mette a punto uno stile
realistico meticoloso e preciso, basato su sapienti tratteggi, che
all’inizio può ricordare molto vagamente il Jean Giraud del primo
Blueberry o l’Antonio Hernandez Palacios di Mac Coy,
ma che col tempo si sviluppa soprattutto nella direzione tracciata da
un altro maestro del western a fumetti come Michel Blanc-Dumont, con
forme che si fanno via via più morbide, ambienti naturali sempre più
ariosi ed evocativi e personaggi che ogni tanto escono fuori dai
confini delle vignette, il tutto armonicamente coordinato per creare
composizioni di notevole spazialità grafica.
In
conformità alla tradizione del suo paese, Swolfs usa abitualmente un
gran numero di immagini piccole e strette per raccontare le sue
storie entro le canoniche quarantasei pagine degli album francofoni,
ma è tra i pochi fumettisti belgi a disegnare anche pagine di sole
tre o quattro vignette, tanta è la necessità di farvi entrare i
grandi spazi di un selvaggio West ormai al suo crepuscolo ma ancora
dotato di fascino, nonostante l’autore lo rappresenti senza
abbellimenti e con la stessa rude iconografia dei film italiani del
genere.
Durango vol. 1, Editions des Archers, 1981 |
Durango
è un pistolero solitario dalla barba perennemente incolta, il
cappello quasi sempre calato sugli occhi e la mira naturalmente
infallibile, che pare uscito dal più tipico spaghetti-western.
Alcuni lo ritengono ispirato al Django interpretato al cinema da
Franco Nero e da Anthony Steffen, dal quale ha sicuramente origine il
suo nome, che è anche quello di una città e di uno stato del
Messico e quindi evoca scenari del Sud-Ovest.
Ma
la diretta fonte d’ispirazione della prima storia di Durango,
ambientata nel 1896 tra le nevi del Wyoming, è il film Il Grande
Silenzio, diretto da Bruno Corbucci nel 1969 e interpretato da
Jean-Louis Trintignant e Klaus Kinski, un western cinico e violento
da noi non famosissimo ma che in Francia dovette avere maggior
risonanza, sia perché l’attore protagonista era francese sia per
la provocatoria assenza di un lieto fine.
Tra
il Silenzio interpretato da Trintignant e il Durango creato da
Swolfs, ci sono infatti due fondamentali differenze: il primo era un
pistolero muto che alla fine veniva ucciso dal cattivo, il secondo è
un pistolero non troppo loquace ma dotato se necessario di una
discreta parlantina, che, benché sia uscito da molte battaglie con
le ossa rotte e con vari amici massacrati, finora non ha mai trovato
chi possa davvero tenergli testa in un duello, anche perché da buon
eroe dei fumetti non può non apparire di nuovo nell’albo
successivo.
Durango vol. 3, edizione Dargaud |
Nel
primo episodio di Durango quindi, un parziale lieto fine sostituisce
quello provocatorio voluto da Corbucci per il suo film e l’eroe se
la cava per miracolo, riuscendo a uccidere per un soffio uno spietato
assassino (che non a caso ha il volto di Klaus Kinski) nonostante gli
avessero ferito gravemente la mano destra. A causa di
tale
menomazione, nelle avventure seguenti vediamo Durango diventare
forzatamente mancino, visto che in ogni album Swolfs riprende i suoi
personaggi dal punto in cui li aveva lasciati nell’episodio
precedente e che nel suo West non esistono guarigioni miracolose, né
per le ferite del corpo né per quelle dello spirito.
Una
curiosità è che la pistola Mauser che Durango usa abitualmente a
partire dal terzo episodio, Piège pour un Tueur (Trappola
per un Killer), gli viene venduta come appartenuta in precedenza
a un pistolero muto e poi al suo assassino, ovvero come se fosse
proprio l’arma usata da Trintignant nel film di Corbucci.
Dal
quarto episodio di Durango l’ambientazione si sposta verso il
Messico e appaiono altri personaggi ispirati ad attori specializzati
in ruoli western, come un péon ribelle somigliante a Tomas Milian e
un cacciatore di taglie col volto di Jack Palance, che dominano tre
album ispirati al filone dei film sulla Rivoluzione Messicana.
Durango n. 5, GP Maniac n. 27. GP Publishing, 2012 |
Tutta
la serie di Durango, che dopo il settimo episodio è stata
ripubblicata e proseguita da vari editori (Dargaud, Alpen Publishers,
Les Humanoïdes Associés e Soleil Productions), è insomma un lungo
omaggio al western all’italiana. Fin dall’inizio capita di vedere
ad esempio dei primissimi piani sugli occhi dei protagonisti, una
delle inquadrature più tipiche dei film di Sergio Leone, che col
tempo si fanno sempre più ravvicinati.
Altre
strizzatine d’occhio agli appassionati del genere sono il cigarillo
che Durango tiene spesso in bocca e le scene del quarto episodio in
cui indossa un poncho, come Clint Eastwood nella trilogia del
dollaro, o il lungo abito scuro con mantellina che indossa dal
settimo episodio, molto simile a quelli di Django o di Sartana.
Un
diretto omaggio a Sergio Leone, scomparso nel 1989, è il nono
episodio uscito l’anno seguente. Vi appare un personaggio con
l’aspetto di Lee Van Cleef che con Durango forma una coppia di
nemici-amici come quella di Per Qualche Dollaro in Più,
mentre la ricerca del tesoro che dà il titolo alla storia (L’Oro
di Duncan), per trovare il quale occorre scavare, richiama
vagamente la trama de Il Buono, il Brutto e il Cattivo. Su
una tomba si legge poi il nome Bob Robertson, lo pseudonimo con cui
Leone aveva firmato la regia di Per un Pugno di Dollari, e il
ritratto del morto è infatti proprio quello del regista venuto a
mancare poco prima.
Durango vol. 8, edizione Alpen |
A
partire dal quattordicesimo episodio di Durango, Un Pas
vers l’Enfer (Un Passo verso l’Inferno), uscito nel
2006, Yves Swolfs si concentra sulle sole sceneggiature, in modo da
avere più tempo per dedicarsi ad altri progetti, lasciando i disegni
a Thierry Girod, già autore grafico di un’altra serie western
intitolata Wanted, il cui stile è abbastanza simile a quello
del quasi omonimo maestro Jean Giraud nelle sue storie più tarde.
Finora
Girod, la cui accuratezza sembra farlo procedere in modo ancor meno
rapido di quanto non facesse Swolfs, è giunto a disegnare il
sedicesimo episodio di Durango, pubblicato nel 2012 dall’editrice
Soleil.
Durango n. 14, di Thierry Girod. Soleil, 2006 |
In
Italia il primo album di Durango fu pubblicato dall’editrice
Nuova Frontiera nel 1982 sul n°11 della Collana Metal, ma per
vedere in italiano gli episodi successivi si è dovuto attendere il
2000 e gli album pubblicati dalla Comic Art, poco prima della
chiusura di questa casa editrice. Un’altra collana italiana di
Durango è quella in quattro volumi pubblicata dalla Planeta
De Agostini nel 2008, con tre episodi a colori in ogni numero per un
totale di dodici. Tutti e sedici gli episodi della serie sono
comunque oggi disponibili in Italia in un’edizione in formato
bonellide, composta da sette albi pubblicati dalla GP Publishing nel
2012 più un ottavo numero edito dall’Editoriale Cosmo nel 2013,
contenenti due episodi in bianco e nero ciascuno.
Dampierre, vol. 5. Glénat, 1995 |
Nel
1987, sulla rivista Vécu pubblicata dalla Glénat, Yves
Swolfs diede il via alla sua seconda serie lunga, Dampierre,
ambientata questa volta nel periodo della Rivoluzione Francese e in
particolare nel contesto degli scontri tra realisti e rivoluzionari
che insanguinarono la regione della Vandea. L’anno seguente ne fu
raccolto in album il primo episodio, L’Aube Noire (Alba
di Sangue), ambientato nel 1792, in cui il giovane stalliere e
aspirante uomo d’arme Julien, detto Dampierre, viene coinvolto nel
folle conflitto tra le popolazioni delle campagne, fermamente decise
a restare fedeli a una nobiltà e a un clero di cui erano sempre
stati succubi, e un esercito nazionale che con miope intransigenza
s’illude di spazzar via rapidamente forme di sottomissione
secolari, per sostituirvi un sistema burocratico che troppo spesso si
dimostra non meno rapace e violento.
Dampierre,
pur apprezzando che la nuova situazione politica renda possibile
anche a un umile stalliere come lui aspirare a farsi strada, per una
serie di circostanze finisce per combattere dalla parte dei realisti
e grazie al suo valore diventa rapidamente ufficiale dell’esercito
vandeano, facendosi chiamare signor De Dampierre, ma ha più nemici
nel suo stesso schieramento che al di fuori di esso. Una delle cose a
cui tiene di più in fondo è, e rimane per tutta la serie, la sua
storia d’amore con la giovane e bella Ariane, figlia del signor
Forestier, un altro ufficiale del suo stesso esercito che è stato il
suo maestro d’armi, ma per ambizione Dampierre preferisce
partecipare al conflitto sperando di far fortuna, piuttosto che
vivere in povertà con lei.
Dampierre n. 2, Serie Rossa n. 9. Cosmo, 2013 |
Tutto
viene complicato, come in ogni feuilleton settecentesco che si
rispetti, dal complotto ordito da un gruppo di traditori con a capo
il conte di Bellemort, che ha un ruolo chiave nell’esercito
realista, e dalla gelosia della marchesa di Saint-Didier che è
innamorata di Dampierre ma partecipa a sua volta al complotto.
Occorreranno
varie battaglie, che il protagonista vincerà o a cui riuscirà a
sopravvivere per miracolo, fino alla disfatta dell’esercito
realista, perché il coraggioso Dampierre rinsavisca un po’ e metta
al primo posto l’amore della sua donna. Dopodichè i due giovani
amanti dovranno superare molte altre peripezie per sfuggire alle
spietate rappresaglie che continuano a lungo a insanguinare la Vandea
e per riuscire a trovare un luogo in cui poter vivere in pace
insieme, come sembra accadere nell’ultimo episodio, ambientato in
Belgio nel 1797.
Ciò
che più differenzia la serie dai tipici romanzi storici del genere,
è l’assenza di una fazione che possa dirsi realmente rappresentata
in modo positivo. Il marcio e la violenza stanno un po’ da tutte le
parti, gli ideali anche condivisibili, sia quelli libertari
all’origine della rivoluzione che quelli dei Vandeani di fronte a
un nuovo sistema imposto con la forza, si corrompono rapidamente a
seguito del fanatismo e dell’ipocrisia umana e i protagonisti non
possono infine fare molto di più che concentrarsi sul perseguimento
della salvezza propria e dei propri amici, lottando dalla parte in
cui gli eventi di volta in volta li hanno costretti a schierarsi.
Dampierre n. 3, Serie Rossa n. 10. Cosmo, 2013 |
L’approccio
di Swolfs anche al racconto storico, così come agli altri generi di
cui si occuperà in seguito, è tutto sommato simile a quello del
western alla Sergio Leone. Il taglio narrativo rimane abbastanza
fedele ad archetipi e strutture classiche, senza troppo
semplicistiche inversioni di ruoli, ma tutto è rappresentato in modo
particolarmente crudo e privo di abbellimenti ingenui, spostando la
violenza delle situazioni su un piano decisamente più realistico e
verosimile. I protagonisti non sono eroi del tutto altruistici, ma
personaggi con difetti e debolezze mossi da motivi personali, che si
ritrovano coinvolti, per loro scelta o loro malgrado, nelle tragedie
umane dell’epoca in cui vivono. Anche gli eventi storici, come le
tante stragi spietate realmente accadute, qui sono esplicitamente
descritti in tutto il loro insensato orrore sanguinario, né più né
meno di come fece Leone nel mostrare la Guerra di Secessione nel film
Il Buono, il Brutto e il Cattivo.
Swolfs
realizzò da solo i primi due album di Dampierre, occupandosi
di testi, disegni e colori, per poi concentrarsi di nuovo sulle
sceneggiature e lasciare la parte grafica a Frédéric Delzant (in
arte Éric) e subito dopo a Pierre Legein, che rimase il disegnatore
di Dampierre fino al decimo e ultimo album, uscito nel 2002.
I
primi tre episodi di Dampierre furono tradotti in italiano dalla
Glénat Italia tra il 1989 e i primi anni ‘90, sugli album a colori
della collana Le Avventure della Storia. L’intera serie è
stata pubblicata in Italia nel 2013, dall’Editoriale Cosmo, in
cinque albi formato bonellide contenenti due episodi in bianco e nero
ciascuno.
Le Prince de la Nuit, vol. 1. Glénat, 1994 |
Fu
ancora Glénat a pubblicare l’opera successiva di Swolfs, la serie
horror incentrata sullo spietato vampiro Vladimir Kergan e intitolata
Le Prince de la Nuit (Il Principe della Notte), di cui
sono usciti sei album dal 1994 al 2001 e che è stata realizzata
dall’autore sia nei testi che nei disegni, mentre i colori sono di
Sophie Swolfs.
Nel
primo episodio, Le Chausseur (Il Cacciatore),
ambientato per lo più nel Medioevo, Kergan morde e trasforma in
vampira la moglie di messer Jehan De Rougemont, che, dopo aver dovuto
conficcare il classico paletto nel cuore della consorte, consacra la
propria vita e quella dei suoi discendenti alla distruzione del
principe della notte, diventando un cacciatore di vampiri. Intanto
altre scene, che si svolgono a Parigi nel 1933, ne mostrano il
discendente Vincent Rougemont, colui che diverrà il principale
protagonista della serie, oppresso dagli incubi a causa del terribile
segreto custodito dalla sua famiglia di cui è ancora all’oscuro.
Dal
secondo episodio si amplia la parte con protagonista Vincent, che a
Parigi incontra Kergan e che, da documenti segreti della propria
famiglia, viene a conoscenza della lotta contro di lui di altri suoi
antenati, come il frate esorcista Aymar de Rougemont, che tentò di
dargli la caccia nel 1577, o il commissario Armand Rougemont, che a
fine ‘700 inseguì un enorme lupo senza sapere che fosse il
vampiro, fino al professor Maximilian Rougemont, che nel 1852 entrò
incautamente nel suo castello innamorandosi di una vampira.
Le Prince de la Nuit, vol. 2. Glénat, 1995 |
In
ognuno dei primi quattro episodi de Il Principe della Notte,
sono così rievocate, accanto alla storia principale in cui Vincent
si scontra con Kergan, le occasioni in cui i suoi antenati avevano
avuto a che fare con lui, senza mai riuscire a sconfiggerlo. Se nel
primo episodio il coraggioso cavaliere De Rougemont, che si aggira
nei villaggi medievali alla ricerca del vampiro, ricorda la grinta di
Durango che arriva in un villaggio del West, i caratteri dei
successivi membri della sua famiglia sono ben diversi e non privi di
meschinità, debolezze e pregiudizi, che il subdolo Kergan usa contro
di loro, sfruttandone i rimpianti e i sensi di colpa.
Il
vampiro quindi ha qui anche un ruolo di dissacratore delle ipocrisie
umane, ma senza allontanarsi dalla classica figura cinica e violenta,
seppure affascinante in modo perverso, che lo scrittore Bram Stoker
fissò nell’immaginario collettivo col romanzo Dracula. L’inizio
di quel libro è chiaramente omaggiato da Swolfs nel quarto episodio
e anche il fatto che il suo vampiro ringiovanisca e invecchi, a
seconda che si nutra o meno di sangue, è fedele a quanto narrato in
quell’opera. Inoltre il nome Vladimir del vampiro di Swolfs è lo
stesso del sovrano storico a cui si ispirò Stoker, il voivoda della
Valacchia Vlad Dracula detto Tepes, l’impalatore.
Le Prince de la Nuit, vol. 6, pag. 9. Glénat, 2001 |
Rispetto
al Dracula di Stoker, ne Il Principe della Notte si fa poi
ancora più scoperta ed evidente la forte componente di simbolismo
sessuale che il mito del vampiro riveste e che nel romanzo era
sottolineata con una certa ingenuità moralista d’ispirazione
cristiana, come per sottintendere che ogni libero atto sessuale al di
fuori del matrimonio sia paragonabile a un distruttivo rapporto
vampiresco. Nelle perverse relazioni che Kergan ha con le sue vittime
(per lo più donne giovani e belle) si intravede invece più
opportunamente un simbolo della violenza sessuale o del sadismo con
cui alcuni tentano a volte di dominare i propri partner. Così il
vampiro finisce per rappresentare il tipo d’amante subdolo che
pretende di sottomettere e annullare la volontà di chi dice di
amare, in un rapporto sadico-masochistico forse più diffuso di
quanto non si creda.
Ma
Kergan ambisce a un potere più ampio e universale, tanto che nel
sesto episodio il vampiro si allea con le esse-esse naziste guidate
da Himmler. Infatti l’oscuro archetipo di
Dracula è un precursore dei geni del Male della letteratura e del
cinema dei primi del ‘900, come il francese Fantômas o il tedesco
dottor Mabuse.
A
sua volta Vincent Rougemont, che l’affronta e lo sconfigge più
d’una volta, è un giornalista-detective come Rouletabille e
Tintin, cioè uno dei più tipici protagonisti dell’immaginario
letterario e fumettistico francese, che Swolfs contrappone
efficacemente al mito gotico del vampiro in delle storie sospese tra
l’horror e il noir.
Il Cacciatore n. 2, GP Candy n. 16. GP Publishing, 2011 |
Nonostante
non sia creduto dalle autorità, venga arrestato per i crimini di
Kergan (da un commissario col volto di Jean Gabin) e chiuso in
manicomio per le incredibili storie che racconta, il reporter Vincent
dimostra una tenacia e una decisione degne del primo cacciatore di
vampiri della sua famiglia. Soprattutto resiste molto meglio dei suoi
antenati ai tentativi di manipolazione psicologica messi in atto da
Kergan contro di lui, grazie a qualità non sempre considerate tali,
come la fiducia in sé stesso e il rifiuto di nutrire sensi di colpa.
Ma
nonostante le sconfitte che Rougemont riesce fortunosamente a
infliggergli, ogni volta Kergan torna nell’episodio successivo,
come ogni genio malefico che si rispetti. Anche alla fine del sesto e
per ora ultimo album si preannuncia la possibilità che risorga in un
nuovo episodio, non ancora realizzato. Si aspetta forse che un
eventuale prossimo Rougemont, figlio di Vincent, cresca abbastanza
per poterlo affrontare.
I
sei album de Il Principe della Notte in Italia sono stati
pubblicati dall’Editoriale Eura tra il 2001 e il 2004, in
altrettanti volumi cartonati a colori della collana Euramaster.
Le stesse storie sono state poi ripubblicate in una miniserie di tre
numeri intitolata Il Cacciatore, edita dalla GP Publishing tra
il 2011 e il 2012, in formato bonellide e in bianco e nero. Benché i
colori originali evidenziassero in modo interessante i toni delle
varie scene, facendo prevalere ogni volta una diversa tinta a seconda
dei casi, bisogna dire che, qui come in altri albi di Swolfs, la
pubblicazione in bianco e nero valorizza notevolmente l’alta
qualità grafica del suo segno.
Black Hills 1890, vol. 1. Glénat, 1999 |
È
sempre la Glénat che, tra il 1999 e il 2005, pubblicò i quattro
album della bella serie western Black Hills 1890 (Colline
Nere 1890, in inglese), di cui Swolfs è solo lo sceneggiatore. I
disegni sono invece di Marc-Rénier ed evocano perfettamente lo stile
dei dagherrotipi dell’epoca, che sono usati come frontespizi. Anche
le belle copertine da lui dipinte contribuiscono alla fedele
rievocazione di un’epoca, mentre i colori interni di Marie-Noëlle
Bastin hanno toni poco appariscenti, come quelli che erano a volte
applicati sulle foto.
A
loro volta le storie di Swolfs, rispetto alla saga epica di Durango,
qui sono ancor più plausibili ricostruzioni dell’autentico West di
fine ‘800, quando anche le ultime rivolte indiane erano state quasi
del tutto soffocate nel sangue e il triste declino di un popolo, un
tempo fiero e indipendente, appariva ormai inarrestabile.
I
protagonisti sono la guida Lewis Kayne, la cui moglie indiana e il
figlioletto sono uccisi per il suo impegno in difesa dei Sioux, e il
fotografo francese Armand Lebon, inviato dalla commissione degli
Amici degli Indiani per immortalare i guerrieri delle pianure prima
che scompaiano e che gli indiani chiamano Occhi-di-Vetro.
Black Hills 1890 vol. 2. Glénat, 2000 |
Nel
primo episodio di Black Hills 1890, La Danse des Fantômes
(La Danza degli Spiriti), vediamo come in quel 1890
gli ultimi Sioux ribelli si attaccarono disperatamente alle promesse
di riscatto diffuse dal profeta Wovoca, che parlavano di guerrieri
morti che sarebbero risorti per combattere e camicie sacre che
avrebbero fermato i proiettili dei soldati. La realtà, ben
rappresentata da Swolfs e Marc-Rénier, fu invece che i bianchi
continuarono impunemente la strage di tutti gli indiani che osarono
opporsi alla spoliazione delle loro terre e all’avanzata della
cosiddetta civiltà, che li condannava a una vita di miserie,
malattie e sofferenze.
Nel
secondo episodio, intitolato La Voie du Guerrier (La Via
del Guerriero), Kayne e Lebon si trovano quindi ad aiutare
dei giovani Sioux ribelli a sfuggire ai bianchi che danno loro la
caccia e a rifugiarsi in Canada, in un viaggio faticoso e difficile
privo di toni eroici e che riproduce dei fatti in modo verosimile,
ricordando il dolente realismo di film western crepuscolari come
Corvo Rosso non Avrai il mio Scalpo! di Sydney Pollack.
Black Hills 1890, vol. 3. Glénat, 2003 |
Nel
terzo episodio, La Grande Blessure (La Grande Ferita),
gli autori rievocano con precisione storica e abbondanza di
particolari importanti avvenimenti storici della fine del 1890,
l’omicidio di Toro Seduto da parte della polizia indiana e la
marcia della tribù di Alce Maculato, detto Piede Grosso, verso la
riserva di Pine Ridge, che si concluse con l’immotivato e terribile
massacro di Wounded Knee, l’ultima vergognosa strage compiuta
dall’esercito ai danni dei nativi americani, con cui il loro
spirito combattivo fu piegato per sempre.
Armand
Lebon riesce a salvare da quell’inferno una sola ragazza sioux, che
diventerà sua moglie. Nel quarto e ultimo episodio, l’ex-fotografo
francese impara poi faticosamente a usare la pistola per poter
vendicare la morte dell’amico Lewis e della sua famiglia, prima di
ripartire per l’Europa insieme alla sua nuova compagna.
Tutti
e quattro gli episodi di Black Hills sono stati pubblicati in
Italia dall’Editoriale Cosmo nel 2013, nei primi due albi della
testata in formato bonellide e in bianco e nero West – Fumetti
di Frontiera. I disegni privi del colore evocano forse ancor di
più l’effetto delle foto d’epoca, ma per le copertine, invece
dei bei dipinti originali, sono stati usati disegni colorati al
computer dallo stile molto più commerciale e meno interessante.
Vlad n. 1, Euramaster n. 87. Eura, 2007 |
Swolfs
proseguì l’attività di sceneggiatore con i sette album della
serie di fantascienza Vlad, disegnata da Griffo e pubblicata
dalle Éditions du Lombard dal 2000 al 2009. L’ambientazione è la
Russia di un prossimo futuro duro e violento, analogo a quelli di
film come Mad Max, 1997: Fuga da New York, o
Bladerunner.
Il
protagonista, Vladimir Zolkoff, è un ex-capitano dell’Armata Rossa
che, dopo essere stato congedato per motivi di tagli economici,
sopravvive facendo saltuariamente il mercenario, ma senza trarne
grandi profitti.
Caratterialmente
è un personaggio non molto distante dai protagonisti degli
spaghetti-western che ispirarono Durango e lo stesso si può dire,
del resto, per gli eroi dei suddetti film di fantascienza. Cos’è
in fondo il Mad Max interpretato da Mel Gibson, se non un rude
cavaliere solitario con un’auto potenziata al posto del suo
destriero? Chi è lo Jena Plisskin a cui diede il volto Kurt Russell
in Fuga da New York, se non una specie di pistolero incaricato
di affrontare da solo una città su cui spadroneggiano i banditi? Che
cos’è il cacciatore di androidi impersonato da Harrison Ford in
Bladerunner, se non la versione moderna di un cacciatore di
taglie?
L’eroe
di Swolfs e Griffo è un personaggio dello stesso tipo, libero e
senza padroni, che viaggia a bordo di un’auto blindata e si
guadagna da vivere in modo violento, in un paese e in un’epoca in
cui coesistono scenari degradati, tecnologie futuristiche e
sparatorie con potenti armi da fuoco, in cui spadroneggia la mafia e
la corruzione è diffusa a tutti i livelli, un’epoca quindi
decisamente molto vicina al nostro tempo.
Vlad n. 2, Serie Blu n. 26. Cosmo, 2014 |
In
Igor, Mon Frère (Igor, Mio Fratello), il primo
episodio di Vlad, questi scopre che per ereditare una fortuna
deve rintracciare il proprio gemello, un attore elegante con cui ha
poco in comune e che non vede da anni. Cercandolo, Vlad verifica come
anche l’ambiente del cinema sia un pericoloso racket gestito dalla
criminalità.
L’attrice
Katia, ex-amante di suo fratello, gli rivela che la sua scomparsa ha
a che fare con un presidente assassinato e con un potente gruppo
internazionale, pronto a tutto pur di non far divulgare i propri
segreti.
Ma
Vlad non demorde. Con atteggiamento deciso da simpatico spaccone,
passa sopra i corpi di chi tenta di fermarlo e segue una traccia che,
nel secondo episodio, lo conduce a Novijanka, dove incontra un’altra
amante del fratello e per farsi strada deve combattere sia contro i
nazionalisti Ceceni che contro quelli Russi.
Vlad vol. 7. Le Lombard, 2009 |
In
pratica, alla fine di ogni episodio Vlad trova un nuovo indizio su
dove si sia diretto il suo gemello. Nel terzo episodio giunge così
in un campo di lavoro in Siberia, sempre superando vari ostacoli
nella sua odissea.
Il
segno generalmente un po’ freddo di Griffo è funzionale alle
atmosfere dure delle storie, in cui agisce un vario campionario di
cinici personaggi, mentre nei brevi flashback sul passato di Vlad le
immagini acquistano maggiore espressività chiaroscurale, grazie
all’uso di tratti più rapidi e immediati a pennello e a pennino.
I
primi quattro album di Vlad sono apparsi in Italia a colori
tra il 2007 e il 2009, nella collana cartonata Euramaster
pubblicata dall’Eura Editoriale. Tutti e sette gli episodi sono ora
raccolti dall’Editoriale Cosmo in una miniserie di tre numeri, in
formato bonellide e in bianco e nero, in corso di pubblicazione a
fine 2014.
James Healer. Disegni di Di Vita |
Swolfs
ha scritto anche le sceneggiature della serie James Healer,
pubblicata in tre album dal 2002 al 2004 dalle Éditions Du Lombard e
disegnata da Giulio De Vita. Il protagonista è un bianco allevato
dai nativi americani che diventa sciamano e collabora con la polizia
come consulente paranormale in casi difficili, un altro tipico
personaggio western stavolta trasposto nel presente, come un Magico
Vento contemporaneo che invece di un mustang cavalca una Harley
Davidson ed è sempre pronto ad aiutare chi ha bisogno di lui.
Anche
questa serie, di cui abbiamo già parlato nell’articolo XIII dell’Angolo del Bonellide, è uscita in Italia nel tipico
formato alla Bonelli, raccolta in un unico volume portato in edicola
dalla GP Publishing nel 2012.
Légende vol. 2, Soleil, 2004 |
Un’altra
serie che Yves Swolfs ha invece realizzato come autore completo è
l’affascinante saga fantasy Légende (Leggenda), di
cui fino a oggi sono apparsi sei album pubblicati dall’editrice
Soleil dal 2003 al 2012.
Anche
qui i colori delle pagine interne sono eseguiti a mano da Sophie
Swolfs, mentre i disegni dell’autore sono realizzati con grafiche
ancora più libere che in passato, uscendo spesso dai bordi di
vignette e pagine.
La
leggenda a cui si riferisce il titolo, è quella dell’esistenza di
un superstite erede legittimo al trono del ducato di Halsbourg, feudo
dell’Impero Germanico all’inizio del XV secolo. Il neonato
Tristan era infatti stato portato in salvo nei boschi, mentre suo zio
Matthias ne faceva sterminare la famiglia per prendere il potere come
nuovo duca, su istigazione del subdolo consigliere e stregone Milos
Shaggan. Questi per anni ha continuato a cercare inutilmente il
giovane erede per ucciderlo, mentre insieme al barone Kurtz suo
seguace instaurava nella regione un regno di vessazioni e di terrore,
alimentando inimicizie e guerre coi feudi vicini.
Intanto
Tristan era stato allevato in mezzo a un branco di lupi da un
misterioso uomo dei boschi, che l’ha poi affidato a dei briganti,
perché apprendesse a sopravvivere nel ben più feroce mondo degli
uomini. Una volta adulto, il legittimo duca di Halsbourg lotta per
salvare sua sorella dagli intrighi di Shaggan, per vendicarsi di chi
ha fatto uccidere i loro genitori e per riconquistare il trono che
gli era stato sottratto e che poi lascerà in altre mani, più degne
di quelle che lo avevano usurpato, riprendendo a vivere come un
cavaliere errante.
Légende vol. 3. Soleil, 2006 |
La
trama essenziale di Légende, a parte l’alta qualità con
cui è realizzata e i dettagli scabrosi di tante situazioni
decisamente adulte, non si discosta molto dalla più classica delle
fiabe, col figlio negletto che trova aiuto nel regno della natura, si
rivela poi come legittimo erede al trono e infine diventa il nuovo
sovrano.
La
differenza è che Tristan è una persona più vera e complessa degli
eroi delle fiabe. Le sue dure esperienze infantili e giovanili
l’hanno reso tormentato da inquietudini e amarezze, che gli rendono
difficile sentirsi in pace con sé stesso e restare a lungo nello
stesso luogo. Il riferimento principale è evidentemente l’omonimo
cavaliere Tristano, che nelle leggende medievali era orfano dalla
nascita e vendicava il padre uccidendone l’assassino, per poi
andare verso un triste destino. Tristan di Halsbourg ha maggior
fortuna, ma non gli interessa esercitare il potere che ha
riconquistato e, appena gli è possibile, riparte verso nuove
avventure.
Tristan di Halsbourg |
Quella
che in tante fiabe costituisce la tipica conclusione, ovvero una
simbolica e definitiva affermazione di sé stessi in quanto adulti
che giungono al loro massimo obiettivo, nella maggiore complessità
delle leggende cavalleresche o di un fumetto come questo, è solo il
punto di partenza di una continua ricerca di battaglie da combattere
in difesa dei più deboli, che sono altrettante lotte contro i demoni
interiori del protagonista.
Altrimenti
anche Tristan di Halsbourg, in un’epoca disincantata come la nostra
in cui i governanti non sono più molto stimati, poteva rischiare di
apparire assetato di potere come coloro che combatte. Il suo limite
sta comunque nel non aver saputo fare molto di più per il suo
popolo, che sostituire un sovrano con un altro.
Légend vol. 4. Soleil, 2008 |
La
stessa introspezione psicologica che rende l’eroe di Légende
ben più interessante e concreto, rispetto al tipico protagonista di
una fiaba, si ritrova nel principale personaggio negativo della
serie. Infatti anche lo stregone Milos Shaggan, così come il vampiro
Vladimir Kergan de Il Principe della Notte, giustifica le sue
azioni e la sua voglia di rivalsa contro il mondo con delle critiche,
anche giuste, alle ipocrisie umane a cui ha assistito nella sua vita.
Nelle storie di Swolfs, tali personaggi spietati, pur nei loro deliri
di onnipotenza, dicono insomma anche delle verità, che in qualche
modo possono spiegare la formazione del loro carattere.
Nel
caso di Shaggan, ciò che ha alimentato in lui uno sfrenato e
incolmabile risentimento è l’aver subito nell’infanzia le
imposizioni della mentalità moralista, umiliante e violenta
dell’inquisizione cristiana, il ché per reazione lo ha spinto a
trasformarsi esattamente in ciò che gli ottusi dittatori religiosi
cercavano di impedirgli di diventare: un adoratore delle tenebre che
ricerca solo il proprio potere. Quello di cui Shaggan non si è reso
conto, è d’aver finito in qualche modo per seguire il loro
perverso esempio, anche nell’educare suo figlio all’insegna di
una durezza d’animo priva d’affetti e compassione, illudendosi in
tal modo di renderlo più forte.
Légende vol. 5. Soleil, 2011 |
Légende,
pur essendo definibile come un fantasy per la struttura narrativa
epica e la potenza evocativa, lo è comunque in modo un po’
atipico. Infatti, a differenza delle più classiche storie fantasy,
la serie è collocabile in un contesto storico piuttosto preciso e
l’abituale concretezza di Swolfs prende il sopravvento sugli
aspetti immaginifici. La componente fantastica si limita per lo più
alle inquietanti fate che popolano i sogni di Tristan, o ai demoni
inviati da Shaggan a turbare il sonno del duca Matthias e provocarne
la morte.
La
trama è quindi sostanzialmente realistica e gli aspetti del vero e
proprio fantasy sono relegati a un piano di esistenza invisibile, che
è appunto quello dei sogni. Nel quinto episodio, in cui Tristan
riconquista il proprio ducato, questo mondo invisibile si esprime nel
confronto mentale tra Shaggan e il guaritore Ignatius, rappresentato
come un dialogo tra due draghi, mentre nel sesto album un sogno di
Tristan occupa quasi tutto l’episodio, che è quindi relativamente
più ricco di elementi fantastici, ma soltanto fino a un certo punto.
Anche
l’apparizione onirica di una fata (in cui i simboli archetipici
della donna, dell’albero e del serpente rimandano a una complessa
allegoria della morte e della rinascita legata alla sessualità) è
rappresentata in modo così concreto e materiale da rendere
tranquillamente possibile a Tristan di unirsi carnalmente con lei.
Légende vol. 6. Soleil, 2012 |
Sempre
nel sesto episodio di Légende, la principale prova che
Tristan affronta in sogno consiste nel liberare dei bambini da un
castello, in cui uno stregone e una strega li tengono prigionieri
sottoponendoli a sevizie. Essendo un uomo e una donna, potrebbero
rappresentare le coppie che infliggono ai figli sofferenze fisiche o
disagi mentali, trattandoli in modo opprimente e restrittivo. È
chiaro che il bimbo che Tristan porta in salvo è appunto una parte
di sé stesso, che sente il bisogno di salvare dal ricordo di
molestie subite nell’infanzia.
Alla
fine del realistico sogno il cavaliere riprende il cammino spezzando
i legami col passato, novello Tristano alla ricerca di una propria
Isotta che non sa né dove sia né che volto abbia, come la maggior
parte di noi.
I
sei album finora usciti di Légende sono stati raccolti in
Italia in due volumi a colori, pubblicati dalla RW Edizioni
nell’etichetta Lineachiara, col titolo Leggenda. Sono poi
apparsi anche in una miniserie di tre numeri in formato bonellide in
bianco e nero, pubblicata dall’Editoriale Cosmo nel 2013 col titolo
La Leggenda.
Rémission. Soleil, 2008 |
Tra
le edizioni italiane di Swolfs, manca ancora all’appello solo
l'album singolo Rémission, da lui pubblicato nel 2008 solo
come sceneggiatore, per i disegni di Brice Cossu, e che potremmo
sperare di vedere in un prossimo futuro anche in Italia.
Albi
di Yves Swolfs pubblicati in Italia in formato bonellide:
Il Cacciatore n. 1, GP Candy n. 15. GP Publishing, 2011 |
IL
CACCIATORE
Serie
di tre numeri
Titolo
originale: Le Prince de la Nuit
Testi
e disegni: Yves Swolfs
Formato:
96 pag. in bianco e nero
Editore:
GP Publishing
Collana:
GP Candy dal n°15 al 17
Date
di uscita: dal Novembre 2011 al Gennaio 2012
Periodicità:
mensile
Prezzo:
€ 2,90 l’uno
Durango n. 2, GP Maniac n. 24. GP Publishing, 2012 |
DURANGO
Serie
di otto numeri
Testi:
Yves Swolfs
Disegni:
Yves Swolfs, Thierry Girod
Formato:
96 pag. in bianco e nero
Editori:
GP Publishing - Editoriale Cosmo
Collane:
GP Maniac dal n°23 al 29 - Cosmo Serie Gialla n°9
Date
di uscita: dal Febbraio all’Agosto 2012 – Giugno 2013
Periodicità:
mensile
Prezzo:
€ 2,90 l’uno
James Healer, numero unico (GP Comics n. 5). Cosmo, 2012 |
JAMES
HEALER
Numero
unico
Testi:
Yves Swolfs
Disegni:
Giulio De Vita
Titolo:
Camden Rock
Formato:
144 pag. in bianco e nero
Editore:
GP Publishing
Collana:
GP Comics n°5
Data
di uscita: Maggio 2012
Prezzo:
€ 4,50
Black Hills n. 2, West n. 2, Serie Gialla n. 6. Cosmo, 2013 |
BLACK
HILLS
Serie
di due numeri
Titolo
originale: Black Hills 1890
Testi:
Yves Swolfs
Disegni:
Marc-Renier
Formato:
96 pag. in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Testata:
West - Fumetti di Frontiera n°1 e 2
Collana:
Cosmo Serie Gialla n°5 e 6
Date
di uscita: Febbraio e Marzo 2013
Periodicità:
mensile
Prezzo:
€ 2,90 l’uno
Dampierre n. 1, Serie Rossa n. 8. Cosmo, 2013 |
DAMPIERRE
Serie
di cinque numeri
Testi:
Yves Swolfs
Disegni:
Yves Swolfs, Éric, Pierre Legein
Formato:
96 pag. in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Collana:
Serie Rossa dal n°8 al 12
Date
di uscita: dal Giugno all’Ottobre 2013
Periodicità:
mensile
Prezzo:
€ 2,90 l’uno
La Leggenda n. 1, Serie Verde n. 1. Cosmo, 2013 |
LA
LEGGENDA
Serie
di tre numeri
Titolo
originale: Légende
Testi
e disegni: Yves Swolfs
Formato:
96 pag. in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Collana:
Serie Verde dal n°1 al 3
Date
di uscita: dal Settembre al Novembre 2013
Periodicità:
mensile
Prezzo:
€ 2,90 l’uno
Vlad n. 1, Serie Blu n. 25. Cosmo, 2014 |
VLAD
Serie
di tre numeri
Testi:
Yves Swolfs
Disegni:
Griffo
Formato:
96 pag. i primi due e 144 pag. il terzo - in bianco e nero
Editore:
Cosmo
Collana:
Serie Blu dal n°25 al 27
Date
di uscita: dall’Ottobre al Dicembre 2014
Periodicità:
mensile
Prezzo:
€ 2,90 l’uno i primi due e € 4,50 il terzo
Yves Swolfs |
Andrea Cantucci
N.B. Trovate i link alle altre puntate dei bonellidi su Cronologie & Index!
Nessun commento:
Posta un commento
I testi e i fumetti di nostra produzione apparsi su Dime Web possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare SEMPRE la fonte e gli autori!
Le immagini dei post sono inserite ai soli fini di documentazione, archivio, studio e identificazione e sono Copyright © degli aventi diritto.
Fino al 4 gennaio 2017 tutti i commenti, anche i più critici e anche quelli anonimi, venivano pubblicati AUTOMATICAMENTE: quelli non consoni venivano rimossi solo a posteriori. Speravamo e contavamo, infatti, nella civiltà dei cultori di fumetti, libri, cinema, cartooning, etc.
Poi è arrivato un tale che, facendosi scudo dell'anonimato, ha inviato svariati sfoghi pieni di gravi offese ai due redattori di Dime Web, alla loro integrità morale e alle loro madri...
Abbiamo dunque deciso di moderare in anticipo i vostri commenti e pertanto verranno cestinati:
1) quelli offensivi verso chiunque
2) quelli anonimi
Gli altri verranno pubblicati TUTTI.
Le critiche, anzi, sono ben accette e a ogni segnalazione di errori verrà dato il giusto risalto, procedendo a correzioni e rettifiche.
Grazie!
Saverio Ceri & Francesco Manetti