di Massimo Capalbo
Con circa due settimane di "ritardo" sulla tabella di marcia vi presentiamo la nuova puntata del nostro Atlante di Mister No, il più grande progetto bonelliano di Dime Web, certosina realizzazione di Massimo "Max" Capalbo e perennemente presente come link sulla homepage di Jerry Drake nel sito della Sergio Bonelli Editore. Questa dilazione è però pienamente giustificata: la lettera M dell'opera contiene infatti tante voci e molto importanti, due delle quali vere e proprie chiavi di volta - MISTER NO e MANAUS - e ha dunque richiesto un impegno maggiore per arrivare a compimento! Ne è risultato un lavoro mastodontico, che - ci siamo resi conto - sarebbe stato difficoltoso da fruire in un solo post. Max ha pertanto deciso di suddividere la 13a lettera dell'alfabeto in più parti. Eccovi la prima, con ben sette interessantissime voci. (s. c. & f. m.)
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Disegno di Marco Santucci colorato dall'artista serbo Deki (Dejan Bilokapic). |
Legenda
- I
nomi in stampatello
e grassetto
rimandano
a una voce dell’Atlante.
- I
nomi dei personaggi cui è dedicata una voce sono indicati per
cognome - ovviamente se questo è conosciuto (per esempio: AMARAL,
STELIO;
REMY,
ANOUK).
In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (per es.:
ESSE-ESSE
invece che KRUGER,
OTTO).
Riguardo poi a personaggi come O
BISPO
ed EL
LOCO,
le voci a loro dedicate sono state inserite sotto l’iniziale del
nome, invece che sotto l’iniziale dell’articolo: per es., EL
LOCO,
si trova alla lettera L di LOCO e non alla lettera E di EL (che in
spagnolo è appunto un articolo e corrisponde al nostro IL).
-
I
personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con il nome
della loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.:
DEMONE
ETRUSCO,
GIUSTIZIERE
DI BONAMPAK).
-
Quando
i personaggi vengono citati in una voce che non è a loro dedicata,
solo il cognome è scritto in neretto
e stampatello,
in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono
stati inseriti (per es.: nel testo della voce ANACONDA,
il personaggio Daniel
Murdock
è citato come Daniel
MURDOCK).
L’unica eccezione a questa regola riguarda il protagonista della
serie, il cui nome - attenzione: non il nome proprio Jerry
Drake,
ma
appunto il soprannome
MISTER
NO
- è sempre scritto in neretto e stampatello, tranne ovviamente
quando è inserito nel titolo di un fumetto o di un libro (per es.:
Mister
No Index Illustrato,
Mister
No Riedizione If).
-
Per
quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna
storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a
nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la
trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia
alla memoria dei lettori in modo più efficace. Per esempio, la storia
dei nn. 17-20 viene indicata con il titolo del n. 19, "Operazione Poseidon"
perché esso è più rappresentativo, più calzante rispetto ad
Agente segreto Zeta 3 e Tragica palude,
che sono i titoli rispettivamente del n. 17 e del n. 19 (del tutto
avulso poi il titolo del n. 20, Evasione!,
visto che si riferisce alla storia successiva).
Per le Note sui collegamenti ipertestuali e le Note sulle illustrazioni vedi la prima parte.
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Prove per Mister No disegnate da Cristiano Spadavecchia (Magico Vento, Brendon) alla fine degli anni '90, come racconta nel suo bel blog personale! |
M
(parte I)
MACHU
PICCHU
MAFIA
MAKAKARAUA
MALLORY,
STEVE
MAMA
MATHILDA
MAMA
ROSA
MACHU
PICCHU
Cittadella
fortificata costruita dagli Inca nel XV secolo nella valle
dell’Urubamba (Perù centromeridionale), a un’altezza di oltre
2400 metri. Venne scoperta, nel luglio del 1911, dall’archeologo
americano Hiram Bingham, e nel 1983 fu proclamata patrimonio
mondiale dell’umanità dall’UNESCO.
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Mister No n. 95, ottobre 1983. Disegno di Ferri. |
A Machu
Picchu è ambientato l’episodio
fanta-archeologico La torre maledetta
(A. Castelli [sog&scen.] – B. Marraffa [dis.], nn. 94-96). In
esso, MISTER NO
accompagna nell’antica cittadella la graziosa Alison,
figlia del professor Perkins,
un archeologo che dirige sul posto una spedizione e ha scoperto una
misteriosa torre che ha provocato ad alcuni operai terribili
allucinazioni. Intanto, nel vicino monastero di Huadquiña, Fratello
Rafael, un monaco
dotato di facoltà paranormali, è perseguitato da un incubo che
richiama il mito del vaso di Pandora:
la donna che apre il vaso è identica a Alison.
Quest’ultima è a sua volta tormentata da una serie di incubi in
cui vede un’altra sé stessa; inoltre, si sente attratta dalla
torre, al cui interno uno sconosciuto macchinario sta riprendendo
vita. Il suo risveglio provoca a molti degli operai di Perkins
allucinazioni ancora più spaventose delle precedenti, e nel campo si
scatena il caos. Ad approfittare della situazione è un operaio
chiamato Trump, il
quale ruba un pettorale d’oro, ritrovato dall’archeologo
nella torre, e
fugge prendendo come ostaggio Alison.
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Machu Picchu |
La ragazza viene liberata da MISTER NO,
che fa precipitare Trump
in un burrone dopo una dura lotta, per poi perdere i sensi. Il pilota
si risveglia, diverse ore dopo, nel monastero di Huadquiña (dove lo
hanno portato alcuni contadini avvertiti da Alison)
e fa la conoscenza di Fratello Rafael,
il quale riconosce nella figlia di Perkins
la donna del suo incubo. Con l’intento di richiudere il vaso
di Pandora, il monaco si unisce ai due quando
questi ritornano a MACHU PICCHU.
Passano alcuni giorni e, una sera, MISTER NO
e Fratello Rafael
decidono di esplorare la torre maledetta,
seguiti poi da Alison,
la quale sembra spinta da una forza arcana. La ragazza, che è in
stato di trance, sfiora con le dita un simbolo simile a uno dei
disegni di Nazca, facendo aprire una botola. Mentre in superficie il
redivivo Trump e
alcuni suoi complici fanno prigionieri Perkins,
l’assistente Johnson
e gli operai; nella torre, MISTER NO
e i suoi compagni scendono sempre più in basso, fino a giungere
davanti a una porta metallica. Alison
pronuncia la frase At’lan
e la porta si apre, rivelando un enorme centro elettronico.
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Le
spaventose allucinazioni provocate dalla torre scoperta dal professor
Perkins – MNO 95, p. 67
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Mister No n. 96, novembre 1983. Disegno di Ferri. |
Qui, un
sofisticato computer, cha parla direttamente al cervello dei tre,
informa loro che il luogo in cui si trovano è un laboratorio
costruito ventimila anni prima dalla civiltà di At’lan
(la mitica Atlantide), scomparsa, assieme a quasi tutta l’umanità,
in seguito a una catastrofe nucleare scatenata da un’arma
dall’immane potenza, la bomba Armageddon.
Prima della suddetta catastrofe, gli scienziati di At’lan
si erano riuniti allo scopo di impedire che i loro discendenti
cadessero vittime delle armi atlantidee disseminate in vari punti del
globo. Quello della torre maledetta
è, per l’appunto, uno dei laboratori che custodiscono queste
tremende armi, e le allucinazioni sono il sistema di difesa del
computer, il mezzo con cui esso cerca di respingere chi si avvicina
troppo alla zona proibita. Meu Deus… Perkins
aveva ragione! – esclama MISTER
NO dopo che il computer ha terminato il suo
racconto – Secoli fa, qualche indigeno,
discendente degli scampati alla grande catastrofe, riuscì a
raggiungere il laboratorio sul picco… …”vide ciò che noi
abbiamo visto. E fu preso da un timore superstizioso…” “…E
un’intera città sacra venne fondata per idolatrare gli spiriti che
abitavano la zona…”. Il pilota e i suoi
compagni scoprono nel laboratorio il corpo di una donna identica a
Alison, adagiata in
una sorta di bara: costei, oltre a essere un’antenata della stessa
Alison (e questo
spiega perché la ragazza sognasse un’altra sé stessa e provasse
la sensazione di aver già vissuto a Machu
Picchu), era uno dei tecnici del suddetto
centro elettronico. Proprio in quel momento, Trump
e tre dei suoi uomini irrompono nel laboratorio aprendo il fuoco.
Fratello Rafael
viene colpito subito, ma - prima di morire e mentre MISTER
NO lotta con Trump
– riesce ad uccidere, con la pistola del pilota, gli altri
malviventi. Il Nostro scaraventa infine Trump
contro il computer, provocando la morte del criminale e mandando la
macchina in cortocircuito. Ciò fa esplodere il laboratorio e - dopo
che MISTER NO è
riuscito a mettersi in salvo con Alison
- fa crollare tutta la torre, seppellendo per sempre la
pericolosissima arma atlantidea.
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Mister
No, frate Rafael e Alison nel laboratorio atlantideo – MNO 96, p.
80
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Il
crollo della torre – MNO 96, p. 92
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MAFIA
La
mafia, in particolare
quella italoamericana, ha fatto più volte capolino nel corso della
lunga saga misternoiana. Come si
legge nella storia C’era
una volta a New York
(M. Colombo [sog.&scen.] – G. Bruzzo [dis.], Mister No Maxi n.
2), MISTER NO
ha conosciuto questa associazione criminale abbastanza presto, quando
era poco più che un bambino e scorrazzava per le strade dell’Upper
West Side di Manhattan.
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Mister No n. 76, settembre 1981. Disegno di Ferri. |
Il
piccolo Jerry
Drake era
diventato addirittura il figlioccio del boss del quartiere, il
carismatico Frankie MESSACANTATA,
alla cui voce rimandiamo.
Il primo
episodio di MISTER
NO in cui
compare Cosa
Nostra - o
meglio: un singolo villain
appartenente a essa - è Atlantico!
(G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso
[dis.], nn. 24-26), dove il pilota affronta Johnny
Mannino alias
Johnny COLUMBUS,
presidente dell’Atlantic
Company nonché
ex killer della mafia
newyorkese.
Tuttavia, la più
celebre storia mafiosa
della serie è indubbiamente La
mafia non perdona (G. Nolitta
[sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 76-78), anche se, essendo la
vicenda ambientata in Campania, i criminali incontrati da MISTER
NO e dall’amico Steve
MALLORY – Santorino
alias O’
Marinariello e il boss Gaetano
Angiolillo – sono
camorristi piuttosto che mafiosi propriamente detti. Ad ogni modo, la
mafia c’entra lo
stesso e in maniera non certo marginale, giacché sull’intera
vicenda si staglia la sinistra ombra di Lucky Luciano, il famigerato
gangster siculoamericano che, grazie ai suoi contatti con i capi
delle più importanti famiglie mafiose, facilitò lo sbarco degli
Alleati in Sicilia nel 1943 (la
famosa Operazione
Husky).
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Il
boss Angiolillo uccide Santorino – MNO 77, p. 10
|
La storia, come abbiamo già detto nella voce ITALIA,
è imperniata sulla ricerca, da parte di MISTER
NO e MALLORY,
di una lettera che prova appunto la collaborazione tra la marina
americana e Luciano (autore della medesima, assieme a un ufficiale
della U.S. Navy),
lettera posseduta da Santorino
e sulla quale sia l’FBI (per cui lavora Steve)
che Angiolillo e altri
personaggi vogliono mettere le mani a ogni costo. Attraverso le
azzeccate figure di Santorino
e Angiolillo, Nolitta
mostra il notevole potere che le organizzazioni mafiose sono in grado
di raggiungere e la paura che esse incutono nella popolazione. Ad
esempio, Angiolillo,
nella scena in cui incontra per la prima volta il pilota e Steve,
rivela loro di conoscere già la faccenda
della lettera di Luciano (che avrebbe dovuto
essere top secret) e, vedendoli sorpresi, spiega ai due americani
quanto sia efficiente il suo servizio
informazioni: Pur non
muovendomi quasi mai da questo paradiso terrestre
[la sua villa di Positano, nda],
io so tutto quello che succede nelle pizzerie
di Napoli, nei bar del porto di Marsiglia e nei night-club di New
York. La mia rete di informatori è in grado di darmi le indicazioni
più intime e riservate che riguardano il più umile poliziotto di
quartiere come l’uomo politico più in vista di ogni Paese.
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Mister No n. 88, settembre 1982. Disegno di Ferri. |
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Il
boss newyorkese Lenny Carducci – MNO 249, p. 25
|
Lo
sfuggente Santorino,
invece, fa capire a MISTER NO
- nella scena in cui gli appare improvvisamente accanto nel negozio
del barbiere Michele e,
dopo avergli coperto gli occhi con la schiuma da barba, lo minaccia
con il rasoio – quanto siano temute le persone come lui e quanto
sia radicato, tra la gente del posto, quell’atteggiamento che va
sotto il nome di omertà. Vediamo infatti che, andato via Santorino,
il barbiere fa finta di
nulla, e quando il pilota gli chiede se il
malavitoso gli ha fatto del male, risponde: Io
proprio non so di che tale stai parlando, amico mio… non so se mi
spiego, simpaticone…io qui non ho visto niente. Perché qui non è
successo proprio niente!. MISTER
NO capisce l’antifona: Non
vedo… non sento…non parlo, questo è il tuo motto: come le tre
famose scimmiette!. E
Michele: Bah…se
è per questo, dalle nostre parti ne abbiamo uno più divertente, di
motto. “Io non
c’ero e se c’ero dormivo”, così diciamo noi…
. Pur
evidenziandone la ferocia e l’arroganza, Nolitta non manca tuttavia
di ironizzare sui mafiosi: si pensi all’imbranataggine di Carmelo,
uno dei due guardaspalle di Angiolillo,
il quale legge al rovescio il foglio dove il boss invita il pilota e
MALLORY
nella sua villa (Mannaggia!
E’ proprio
difficile ‘sto americano!
esclama Carmelo,
prima che l’altro scagnozzo - che è suo fratello - gli dica di
girare il foglio); e alla scena in cui i Nostri colpiscono, con due
sonori sganassoni, i suddetti fratelli, facendo fare loro un bagno
fuori programma nella piscina di Angiolillo.
Si pensi pure al travestimento di Santorino,
il quale, per non mostrare il suo volto a MISTER
NO e Steve,
si camuffa da vecchietta e, una volta morto (ad ammazzarlo è proprio
Angiolillo,
che viene poi ucciso dal pilota), viene scambiato da un carabiniere
per uno di quegli
strambi sporcaccioni che stanno sulla piazzetta di Capri.
Un’altra
importante storia dove compare la mafia,
stavolta quella di NEW YORK,
è Gli ostaggi (A.
Castelli [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 86-90). In questa
drammatica avventura, MISTER NO
e l’amico detective PHIL MULLIGAN
sconfiggono ben due boss: Colombani
e Frank Masulli, il
quale gode di potenti appoggi e ha al suo servizio i bikers
del sadico JACKIE.
Sorpresi con le rispettive bande mentre si accingono a concludere una
compravendita di droga, i due criminali vengono feriti da MULLIGAN
(infiltratosi nella gang di Colombani),
che poi va a dare manforte a MISTER NO,
impegnato in una sparatoria con gli uomini di entrambi i boss.
L’intervento della polizia porta all’arresto di Colombani
e Masulli, le cui
organizzazioni vengono smantellate.
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Sbarazzatosi
del padre, Sonny Corsese brinda con gli altri capifamiglia di New
York – MNO 259, p. 73
|
La mafia
newyorkese riveste, assieme alla Kobe
di Kenzo ISHIKAWA e
alla CIA, un ruolo
rilevante nel nuovo corso
misternoiano e nella trasferta statunitense
in esso inglobata. I mafiosi vengono spesso dipinti come infidi e
doppiogiochisti, per nulla uomini d’onore come loro invece
affermano di essere.
E’ il caso di Lenny Carducci,
capofamiglia di NEW YORK
che, in Uno straniero a Redención
(L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Valdambrini [dis.], nn.
248-249), si finge amico di ISHIKAWA
– il quale si è rivolto a lui per rintracciare
MISTER NO –
ma trama per eliminarlo, con la complicità del messicano El
Jefe, capo di un rifugio di criminali
chiamato Redención.
Il piano di Carducci
prevede l’eliminazione dello stesso El Jefe
– sospettato, giustamente, di
aver ucciso il vecchio padre del boss, Vincenzo,
per impossessarsi del denaro che questi aveva portato con sé a
Redención
- e dei suoi
scagnozzi Santo
e Loquasto,
ormai al corrente di troppe cose. Li
farò passare come prime vittime degli sgherri di El Jefe!
– pensa il malavitoso italoamericano – Così
il rapimento del giapponese risulterà più realistico!.
Carducci è una
figura quasi caricaturale: un grassone che, oltre ad architettare
piani criminosi, sembra interessato solo a mangiare. Lo vediamo
infatti abbuffarsi di cozze nel suo ufficio e, nella sequenza
conclusiva dell’episodio, intento a divorare un bel piatto di
pastasciutta. A rovinargli
il pranzo, e soprattutto a mandarlo all’altro mondo, sarà una
bomba a orologeria che un uomo del vendicativo ISHIKAWA
ha posto nel cassetto della sua scrivania.
L’uccisione di Carducci
scatena, come si legge in Ritorno a New
York (L. Mignacco [sog.&scen.] – R.
Diso [dis.] – nn. 258-259), una cruenta guerra tra Cosa
Nostra, in special modo la famiglia del
padrino Salvatore
Corsese, e la Kobe.
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Frank
Ragusa uccide l’amico Tony – MNO 259, p. 88
|
Come abbiamo già scritto nella voce dedicata a ISHIKAWA,
la suddetta guerra finisce per danneggiare gli affari di tutta la
mafia newyorkese;
pertanto, il figlio di Corsese,
l’ambizioso Sonny,
in accordo con gli altri capifamiglia, stipula segretamente la pace
con i giapponesi ed elimina suo padre, prendendone il posto. Oltre a
Sonny Corsese, nella
famiglia di Don Salvatore
si fanno ricordare lo psicolabile Frank
Ragusa, luogotenente del padrino,
e il suo compare Tony.
Si tratta di personaggi decisamente grotteschi: il primo, tanto
ignorante quanto violento, usa fare spesso citazioni storiche del
tutto sballate (ad esempio, in una scena dice: …Anche
Giuda ha tradito Gesù Cristo, quando il faraone gli ha offerto
trentamila denari!); il secondo, per
prenderlo in giro, le spara volutamente ancora più grosse (Non
era il faraone, Frank. Il nemico di Cristo era Giulio Cesare.).
Ragusa non vuole che
si rida di lui e, nella suddetta scena, uccide a bruciapelo un altro
sgherro di Corsese, il
quale non ha trattenuto le risate sentendogli affermare che Attila
era un italiano purosangue. Al termine dell’episodio, nello scontro
a fuoco che vede da una parte Ragusa
e altri uomini di Don Salvatore
e dall’altra MISTER NO
e ISHIKAWA, il buffo
Frank uccide l’amico
Tony, che gli aveva
riso in faccia proprio l’unica volta che il primo aveva fatto una
citazione corretta (Arrendetevi, bastardi!
– aveva gridato Ragusa
al pilota e al giapponese - Ricordatevi di
Alamo! Venite fuori con le mani in alto, o finirete come Davy
Crockett e tutti gli altri sporchi texani che erano con lui!)
per poi essere a propria volta ucciso dal pilota e dal giapponese.
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Mister No n. 270, novembre 1997. Disegno di Diso. |
In
un’altra storia del ciclo newyorkese, la crepuscolare New
York City Blues
(S. Marzorati [sog.&scen.] – G. Bruzzo [dis.], n. 266), compare
il boss Nicola
Antonelli,
vecchio amico di Max
CULVER, che
chiede e ottiene il suo aiuto – sotto forma di armi - contro una
banda di spietati malavitosi ispanici. Nella storia Agli
ordini della CIA (M.
Masiero e S. Marzorati [sog.&scen.] – F. Valdambrini/R. Diso/O.
Surarez [dis.], nn. 268-273),
scopriamo che Antonelli
è un appassionato cinefilo (lo vediamo assistere, in un cinema di
Manhattan, alla proiezione del celebre noir di Billy Wilder Viale
del tramonto [1950] e dichiarare la sua
sconfinata ammirazione verso
l’attrice protagonista Gloria Swanson),
nonché un mafioso vecchio stampo: infatti, come il Don Corleone de
Il Padrino (Francis
Ford Coppola, 1973), non vuole avere niente a che fare con la droga.
Non la pensa così suo figlio
Calogero,
il quale non solo controlla una grossa fetta del traffico di droga di
NEW YORK,
ma collabora con mister Candyman,
capo di una sezione deviata della CIA
che utilizza una parte dei guadagni del suddetto traffico per
finanziare i rivoluzionari di un piccolo Paese sudamericano,
l’immaginaria Repubblica di San Lucas. Rivale di Calogero
nel commercio dei stupefacenti è una vecchia conoscenza di MISTER
NO, il potente
uomo d’affari Michael
Morgan II (vedi
RATSO),
il quale però, anche a causa del tradimento del pilota (costretto a
infiltrarsi nella sua banda da Delia
NORRIS allo
scopo di sottrargli importanti documenti) perde la sua guerra e viene
ucciso, su ordine di Antonelli
junior,
dai mostruosi killer Matt
e Skin,
che inizialmente operavano al suo servizio. Al pari di Sonny
Corsese, anche
Calogero
Antonelli
vorrebbe
sbarazzarsi del padre per prenderne il posto, ma alla fine, quando la CIA
fa piazza pulita del gruppo irregolare di Candyman,
Antonelli
senior
riprende il controllo della famiglia e costringe il figlio a lasciare
NEW YORK.
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Il
boss Nicola Antonelli ristabilisce la sua autorità sul figlio
ribelle Calogero – MNO 273, p. 10
|
Organizzazione
tentacolare e dalle molteplici risorse, la mafia
riesce a colpire persino in AMAZZONIA,
come leggiamo ne I diavoli bianchi
(M. Del Freo e L. Mignacco [sog.&scen.] – Giez [dis.], Speciale
n. 10) e L’ora della violenza
(M. Colombo e L. Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.],
nn. 275-276). Nella prima storia, MISTER NO
accompagna nella selva brasiliana il tenente della Omicidi di Los
Angeles Ron Dermott e
il giovane cardiochirurgo Benny Raver.
I due sono sulle tracce di un altro cardiochirurgo, il professor De
Rovey, il quale, dopo essere stato radiato
dall’ordine dei medici perché faceva esperimenti su cavie umane,
si è messo al servizio di Peter Monteleone,
un vecchio boss gravemente malato di cuore. Per salvare Monteleone
(che è anche l’odiato zio di Dermott),
De Rovey utilizza come
cavie alcuni giovani indios che gli uomini del boss – comandati
dallo spietato Gambler
- rapiscono dal loro villaggio. Guidati dal valoroso Huanié,
capo della tribù cui appartengono le vittime del chirurgo, MISTER
NO e i suoi clienti raggiungono la fazenda di
Monteleone. Qui, il
pilota e Dermott
vengono traditi da Raver (che
nutre grande ammirazione verso De Rovey,
di cui è stato allievo all’università) e finiscono nelle mani dei
loro nemici. I due vengono portati nella clinica chirurgica che il
boss ha fatto costruire nella sua abitazione. Monteleone
è in fin di vita e De Rovey
vuole tentare di salvarlo trapiantandogli il cuore di Dermott,
mentre MISTER NO –
legato come il suo amico a uno dei letti della clinica - dovrà
fornire il sangue necessario all’operazione. Sembra finita per i
Nostri, ma Raver,
pentitosi del suo voltafaccia, aiuta il pilota a liberarsi, e questi
uccide De Rovey e si
sbarazza, dopo una dura lotta, di Gambler.
Dermott viene liberato
da Raver, che però
viene ucciso da Greta,
l’assistente di De Rovey.
Nel frattempo, Huanié
e i suoi guerrieri eliminano gli scagnozzi di Monteleone,
il cui cuore si ferma per sempre. Portando con loro Greta,
che dovrà testimoniare davanti ai giudici quanto accaduto nella
clinica, MISTER NO e i
suoi amici lasciano finalmente la fazenda. Nell’altra storia
menzionata, il boss newyorkese Nick
Machiavelli invia a MANAUS
quattro killer per uccidere Quigley alias
mister Norton,
aiutante laico di Padre
Lepke, un frate che
dirige una missione nella giungla. Fino a tre anni prima, Norton
lavorava proprio per Machiavelli:
fingendosi un prete cattolico, egli utilizzava la sacrestia di una
chiesa di NEW YORK per
depositarvi il denaro proveniente dalle illecite attività della
gang. Una notte, Norton
e altri uomini di Machiavelli
- tra i quali l’unico figlio del boss -, erano stati scoperti dal
parroco della chiesa, Padre Meredith.
L’uccisione di quest’ultimo da parte di Machiavelli
junior aveva sconvolto
Norton, il quale aveva
ammazzato il giovane criminale e gli altri suoi compari, per poi
fuggire con il denaro. Desideroso di espiare le sue colpe, Norton
aveva speso la somma in beneficenza, quindi si era trasferito in
AMAZZONIA, nella
missione di Padre Lepke.
La malavita di MANAUS ha
però segnalato la sua presenza a Machiavelli,
il quale – essendogli rimasto poco da vivere a causa di un cancro –
ha come ultimo desiderio quello appunto di vendicare la morte
dell’amato figlio. Uno dei killer di Machiavelli,
il tenente dei marines Ragland,
assume come guida MISTER NO,
fingendo di dover scortare fino alla missione di Padre
Lepke il dottor Baird
(che in realtà è un chimico specializzato nel raffinare la droga),
insieme ai suoi compagni Scagnetti
e O’Ryan, anch’essi
marines. Giunti alla missione, i quattro – che a MANAUS
hanno preso contatto con El Blanco,
un boss della malavita locale - gettano la maschera e fanno
prigionieri il pilota,
Padre Lepke e Norton.
Per far soffrire ulteriormente quest’ultimo prima di ammazzarlo,
Baird dà agli indios
della missione dei medicinali avvelenati, che procurano loro atroci
dolori; poi, gli altri sicari di Machiavelli,
assieme agli uomini di El Blanco
(giunto sul posto con il suo elicottero personale), massacrano i
poveri indigeni a colpi di mitra. Grazie al massiccio Boku,
unico indio scampato alla strage, MISTER NO
riesce a liberarsi e, aiutato da Norton,
si barrica nella chiesa del villaggio e ingaggia
una sanguinosa battaglia con i criminali. Questi vengono sconfitti,
ma Ragland, prima di
morire, uccide Norton,
riuscendo così a portare a termine il suo incarico. El
Blanco, infine, viene ucciso da MISTER
NO, che centra il suo elicottero con il
bazooka lasciato a terra da uno dei suoi scagnozzi.
 |
Camorristi newyorkesi negli anni '10 del XX secolo. |
Curiosità:
Ne La mafia non perdona salta
all’occhio, riguardo al personaggio di Santorino,
la seguente incongruenza: il malavitoso napoletano è anche un boss
della mafia siciliana, per giunta un boss di tale importanza da aver
addirittura ricevuto da Lucky Luciano la famosa lettera che tanto
interessa all’FBI. Nella realtà, vi sono certamente stati e vi
sono ancora rapporti di collaborazione tra la criminalità sicula e
quella campana, e anche comuni affiliazioni, ma è impossibile che un
boss della camorra sia al contempo un boss di Cosa
Nostra e viceversa. Inoltre, per essere uno
dei capifamiglia che facilitarono lo sbarco degli Alleati in Sicilia,
Santorino sembra
essere messo piuttosto male, visto che può contare solo sul giovane
Sarracino. In
definitiva, Santorino,
pur essendo un personaggio molto
interessante, è un’inverosimile figura
di boss. Possiamo tuttavia perdonare a Nolitta questa incongruenza,
dato che la storia rimane un capolavoro.
MAKAKARAUA
Maschera
rituale amazzonica fatta di piume di tucano, fibre vegetali e peli di
scimmia. Veniva usata nelle cerimonie dedicate a Izy
o Jurupari,
una divinità malefica il cui culto era un tempo diffuso nella zona
del Rio Uaupés (BRASILE settentrionale).
Nel 1883, gli indios Tariana, davanti ai tentativi di estirpare tale
culto da parte di un sacerdote italiano, Padre Coppi, scatenarono una
sanguinosa rivolta che causò per trent’anni l’abbandono di tutte
le missioni della regione.
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Mister No n. 122, luglio 1985. Disegno di Diso. |
Nella storia Il
dio vendicatore (G. Nolitta [sog.&scen.]
– R. Diso [dis.], nn. 121-123), la makakaraua,
conservata da Padre Duarte nel
piccolo museo della sua missione, viene rubata da un misterioso
individuo, che uccide il sacerdote e si serve della maschera per
spingere nuovamente i Tariana
a distruggere le missioni presenti sul loro territorio. Due
missionari salesiani, l’anziano Padre
Herrera e il giovane Padre
Sanchez, si fanno accompagnare da MISTER
NO nella giungla
per raggiungere la missione di San Felipe, che è stata attaccata dai
rivoltosi. Durante il viaggio, la piccola spedizione riesce a
respingere l’assalto dei Tariana,
ma i loro portatori Tucanos
si danno alla fuga, terrorizzati dalla makakaraua
che il capo degli aggressori indossa. Il pilota e i due sacerdoti
continuano il viaggio e - dopo aver fatto visita all’etnologo
Sanders,
il quale dice di non temere i rivoltosi, visto che il loro obiettivo
sono solo i missionari – salvano il pastore evangelico Van
Hansen dai
Tariana,
i quali gli hanno ucciso la moglie e il figlio. Gli assalitori
riescono però a fuggire, così come il loro misterioso capo. Questi
si rivelerà essere proprio Sanders,
che verrà smascherato da MISTER
NO e confesserà
di aver agito perché mosso dall’odio contro i missionari,
responsabili, a suo dire, di contaminare gli indios, distruggendo –
attraverso l’opera di proselitismo – i loro costumi e le loro
tradizioni. L’etnologo verrà alla fine ucciso dallo sconvolto Van
Hansen, che
vendicherà in questo modo l’uccisione dei suoi cari.
 |
Mister
No brinda con Padre Herrera e Padre Sanchez
|
 |
Incitati
da Sanders, alias
Jurupary,
i Tariana attaccano il missionario Van Helsen – MNO 122, p. 91
|
Non sono
pochi i pregi di questa storia: l’appassionante giallo del nemico
mascherato; il respiro avventuroso del viaggio di MISTER
NO e dei due missionari, con l’emozionante
scena dell’attraversamento delle rapide; il duello con i machete
tra il pilota e uno degli indios di Sanders
(Al diavolo! Questo proprio non mi era mai
successo nella mia vita! – pensa MISTER
NO - Un duello! Un
duello come nei film di Errol Flynn! …Ma invece dei fioretti…
…questi dannatissimi machete! Puah!);
l’interessante confronto tra Sanders
e Padre Herrera, con
quest’ultimo che definisce un branco di
egoisti quegli studiosi che, al pari del
suddetto etnologo, vorrebbero isolare gli
indios soltanto per meglio osservarli come si fa con i pesci di un
acquario; la scena dove MISTER
NO sventa l’agguato finale dei guerrieri
Tariana, tirando fuori
la makakaraua e
facendosi beffa della divinità che essa rappresenta (Eccolo,
il vostro dio vendicatore… - urla agli
indios il Nostro - Guardate a cosa è ridotto
il vostro Jurupari! Un mucchietto di piume e un ciuffo di peli di
scimmia!). Meritano di essere citate,
inoltre, le partite a black jack tra Padre
Sanchez e MISTER NO,
con il primo che, barando spudoratamente, batte il pilota per ben tre
volte. Al termine dell’ultima partita, però, MISTER
NO scopre l’inganno e mostra a Padre
Herrera e a Von Hansen
che Padre Sanchez
nasconde nella manica diverse buone carte. Il giovane missionario si
giustifica dicendo che “la divina
provvidenza va anche un po’ aiutata”, e
aggiunge: Naturalmente ne chiederò perdono
sia a nostro Signore che all’amico Mister No. Giusto, Figliolo?.
Come no, Padre… …Giustissimo!
- risponde il pilota, colpendo il sacerdote con un tremendo cazzotto
– ‘Tá bom… e con questo il mio perdono
l’avete ottenuto… …adesso preoccupatevi di ottenere quello di
nostro Signore!.
 |
Mister No n. 123, agosto 1985. Disegno di Diso. |
 |
Per
vendicare i suoi famigliari, Van Helsen uccide Sanders – MNO 123,
p. 46
|
Curiosità:
Nel finale della storia, MISTER
NO dice ai Tariana
di voler buttare la makakaraua
nel bidone della spazzatura di casa sua: non sappiamo se poi l’ha
fatto davvero o se, come sarebbe stato più giusto, l’ha donata a
qualche museo etnografico. A proposito di musei, Padre
Herrera racconta a Padre
Sanchez e a MISTER NO
che Padre Coppi, il missionario scampato alla rivolta del 1883,
riuscì […] a
tornarsene in Italia e a vendere la makakaraua (che
il sacerdote era riuscito a procurarsi - come dice lo stesso Herrera
- corrompendo un capotribù, nda)
a un museo di Roma. Il
museo in questione è il Luigi Pigorini,
che abbiamo già menzionato nella voce JIVARO.
 |
Mister
No agita la makakaraua
davanti
agli attoniti Tariana – MNO 123, p. 64
|
 |
La
makakaraua
conservata al Museo Luigi
Pigorini
di Roma – Il
dio vendicatore
(Comma 22 Editore, 2009), p. 2
|
MALLORY,
STEVE
Uno dei
più tragici e indimenticabili personaggi misternoiani. Ex
commilitone del nostro Jerry,
Steve Mallory compare
in due storie: La mafia non perdona
(G. Nolitta [sog.&scen.]
– R. Diso [dis.], nn. 76-78) e
Guadalcanal!
(L. Mignacco
[sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn. 301-303).
Nella prima, Mallory –
giunto in ITALIA, su
incarico dell’FBI, per ritrovare la compromettente lettera che
testimonia la passata collaborazione tra Lucky Luciano e la marina
americana, impedendo così che venga resa pubblica, come invece è
nell’interesse del gangster - chiama in aiuto l’amico MISTER
NO, che lo raggiunge a Paestum. Inizialmente,
il pilota, malgrado la lauta ricompensa che Steve
è disposto a spartire con lui, rifiuta d’invischiarsi in una
faccenda torbida quanto pericolosa: Mallory,
infatti, dice al Nostro che, nel caso il possessore della lettera –
il malavitoso Santorino
- respingerà i trentamila dollari offertigli dall’FBI – egli
dovrà ricorrere all’argomento calibro 38.
 |
Mister No n. 77, ottobre 1981. Disegno di Ferri. |
MISTER NO accetta
di aiutare Steve solo
quando questi gli ricorda - anzi, gli rinfaccia - di avergli salvato
la vita a GUADALCANAL:
un debito di riconoscenza che il pilota deve per forza onorare.
Avendo scoperto che Santorino
vive a Positano, Steve
e MISTER NO si recano
nella suddetta località e vi affittano una casa, fingendosi semplici
turisti. La ricerca di Santorino si
rivela, però, tutt’altro che facile: non solo di lui non c’è
traccia, ma al corrente della missione di Mallory
è anche la criminalità locale, nella
persona del boss Gaetano Angiolillo.
Una mattina, questi propone ai due di consegnare la lettera, una
volta trovata, a lui, in cambio di cinquantamila
dollari. Qualche ora dopo, Santorino
si mette in contatto con MISTER NO
e gli dà appuntamento quella notte stessa. Il pilota e Steve
si recano nel luogo indicato da Santorino,
il quale si fa consegnare la valigetta con i trentamila dollari e dà
loro una busta che, secondo gli accordi, contiene la famosa lettera.
Interviene però Angiolillo,
accompagnato dai suoi scagnozzi, e si scatena un conflitto a fuoco:
gli unici a restare vivi, alla fine, sono i Nostri, ma Steve
rimane ferito a una gamba. Per non farsi sorprendere dai carabinieri,
i due si arrampicano su una delle ripide pareti rocciose del paese,
ma arrivati a casa scoprono che la busta di Santorino
contiene solo un vecchio giornale: il
malavitoso li ha truffati. Come se ciò non bastasse, a causa dello
sforzo cui ha sottoposto la gamba ferita, Steve
finisce sulla sedia a rotelle; MISTER NO
deve quindi compiere da solo la ricerca della lettera. Dopo varie
peripezie, il pilota riesce a impossessarsi dell’importante
documento e, giunto alla casa di Positano, lo consegna a Steve.
Questi dice al pilota che non intende più consegnare la lettera
all’FBI, perché ha deciso di venderla allo stesso Lucky Luciano:
con il denaro del gangster, infatti, egli potrà rifarsi una vita, e
poiché intende spartire la somma con MISTER
NO, anche quest’ultimo avrà tale
possibilità. Il Nostro non è per nulla d’accordo e ordina
all’amico di ridargli la lettera: sarà lui a consegnarla all’FBI.
Per tutta risposta, Steve
estrae la pistola e, pur con qualche esitazione, spara al pilota,
mancando però il bersaglio. MISTER NO,
a questo punto, si butta in avanti e colpisce la carrozzina di
Mallory, il quale
precipita dalla scalinata e si schianta sugli scogli. Un finale
scioccante e amarissimo, che ha impresso indelebilmente nella memoria
dei lettori la figura di Steve Mallory.
 |
Steve
Mallory – MNO 76, p. 49
|
Come si
legge a p. 70 del più volte citato Mister No
Index Illustrato 1-100 (Paolo Ferriani
Editore, Inverno 2003-2004), con questo
personaggio Nolitta
ha voluto evidenziare come gli eventi possano cambiare gli uomini,
spingendoli a rinnegare princìpi e amicizie. Steve
è vittima di un destino avverso e il suo mortale volo dalla
“scalinatella
longa longa” è uno dei momenti
più tristi dell’intera saga. In effetti,
il voltafaccia finale di Mallory -
a differenza del comportamento del suo collega, il corrotto agente
dell’FBI Tommy Walcott,
che vuole impossessarsi della lettera per venderla al miglior
offerente, e ha intenzione di eliminare, in quanto scomodi testimoni,
sia MISTER NO che la
vedova di Santorino e
la sua anziana cameriera – non è causato dall’avidità, ma
piuttosto dalla disperazione. Inchiodato ormai per sempre su una
sedia a rotelle, il povero Steve teme
– a ragione – di ricevere dall’FBI un semplice “addio
e grazie”, cioè di essere buttato
nella spazzatura come una vecchia racchetta da tennis sfondata.
Davanti a questa desolante prospettiva, Mallory
non vede altra via di uscita che il tradimento, passando dalla parte
di Lucky Luciano, ossia di quella MAFIA
che avrebbe dovuto combattere. Tuttavia, il peggiore tradimento
compiuto da Steve non
è quello ai danni dell’FBI (che, come abbiamo detto, è almeno in
parte comprensibile), bensì quello nei confronti di un amico vero
come MISTER NO, il
quale invece non tradirebbe mai i suoi amici, per nessun motivo. Alla
fine, è come se Steve
morisse due volte: prima come amico, poi fisicamente; e la prima
morte è forse più terribile ancora della
seconda.
 |
Mister
No e Steve si arrampicano sulla ripida roccia di Positano – MNO 77,
p. 15
|
L’epilogo
de La mafia non perdona
ha sicuramente influenzato la caratterizzazione del soldato Mallory
in Guadalcanal!,
storia che vede protagonisti, oltre al
suddetto personaggio e a MISTER NO,
due figure ricorrenti della saga: Alan
CHAMBERS e Phil
MULLIGAN. Mallory
è il cinico del gruppo, quello che si fa meno scrupoli nell’uccidere
i giapponesi, anzi: pare ci provi gusto, come dimostra la scena in
cui ammazza a sangue freddo due nemici ormai arresisi. Dannati
musi gialli!... …Questo è per i miei compagni che ho lasciato
sulla spiaggia! esclama
Mallory
prima di fare fuoco. Se con MISTER NO
e con CHAMBERS, Steve
ha buoni rapporti; non si può dire lo stesso, invece, con il
caporale MULLIGAN,
almeno inizialmente. Phil
piace poco a Steve
perché, a differenza di quest’ultimo e degli altri due
commilitoni, è alla sua prima esperienza sul campo di battaglia, e
dopo la morte del capitano e del sergente, diventa addirittura il
comandante della compagnia. Io non voglio
farmi comandare da un novellino alla sua prima azione di guerra! –
dice Mallory al Nostro
e ad Alan - Fino
a ieri Mulligan era un MP
(un agente della polizia militare, nda)…
…mentre noi sputavamo sangue in prima linea,
lui pizzicava ubriachi nelle retrovie!. Anche
Steve – come
racconta egli stesso a MISTER NO
durante lo sbarco a Guadalcanal - è stato pizzicato in precedenza
da Phil, e ciò non fa
che accrescere l’antipatia del primo nei confronti del secondo;
antipatia che però non impedisce in seguito a Mallory
di salvare il suo caporale da un pitone. Steve
salva la vita anche a MISTER NO
e, come già sappiamo, anni dopo in ITALIA
chiederà al Nostro di saldare il debito.
 |
L’infido
capitano Walcott medica la gamba di Mallory – MNO 77, p. 33
|
Nella
seconda parte della storia, quando entra in scena il malvagio
colonnello Stark,
Steve si distingue nel
quartetto per essere il più fedele esecutore dei suoi ordini; e nel
finale, quando l’indigeno Taraw
si vede costretto a uccidere l’ufficiale – che, oltre a voler
rapire il fisico Kaplan
e la sua famiglia, stava per uccidere MISTER
NO –, Steve
è dapprima incerto se schierarsi o meno dalla parte dei suoi
compagni. Questi hanno deciso di lasciare libero Kaplan
e i suoi cari, e di raccontare ai loro superiori che sia il fisico
sia Stark sono morti
per mano dei giapponesi. Chi vi garantisce che
non racconti tutto al comando? dice Steve
a MISTER NO
e agli altri, e il Nostro risponde: Sei un
figlio di buona donna, Mallory! Saresti capace di farlo… …ma sai
bene che verrei a cercarti per fartela pagare. Anche Mulligan e
Chambers lo farebbero!. E Steve:
Sì, so che non me la perdonereste. Vi conosco
uno per uno, ragazzi. Abbiamo rischiato la pelle insieme, contro i
musi gialli… …adesso rischieremo la corte marziale per salvare il
professore e la sua famiglia!. Mallory,
ovviamente, mantiene la sua parola e tutto
fila liscio.
 |
La
tragica morte di Mallory – MNO 78, p. 19
|
 |
Mister No n. 302, luglio 2000. Disegno di Diso. |
Curiosità:
Ne La mafia non perdona,
Mallory dice a MISTER
NO, riferendosi
all’aiuto fornito da Lucky Luciano alla marina americana nel 1943:
[…]
a guerra finita e
vinta, il
“Naval Intelligence Service”
[…] si
è vergognato di essere ricorso all’aiuto di un delinquente e ha
cercato di cancellare ogni traccia esistente su questo episodio…
mentre dal canto suo,
Lucky Luciano, sempre in galera, si
sforza in tutti i modi di procurarsi le prove dei suoi meriti per la
vittoria in Italia!.
In realtà, nell’anno in
cui si svolge l’episodio - il 1948 -, Luciano era ormai libero e
viveva proprio in Italia, precisamente a Napoli, quindi vicinissimo
ai luoghi in cui Nolitta ha ambientato la vicenda (peraltro, una
breve scena si svolge proprio nel capoluogo campano). Lo
sceneggiatore era senza dubbio a conoscenza di questo particolare, ma
ha deciso lo stesso di ignorarlo, probabilmente perché, in caso
contrario, avrebbe dovuto inserire Luciano stesso fra i personaggi
dell’avventura, e ciò lo avrebbe vincolato, costringendolo a
operare altre soluzioni narrative. La
mafia non perdona rappresenta
comunque un felice esempio di commistione tra Storia e finzione
fumettistica, ed a questo proposito vale la pena di citare la
toccante rievocazione, da parte di Mallory,
di un importante episodio bellico a cui egli ha partecipato:
l’Operazione
Avalanche,
ovvero lo sbarco alleato a Salerno (e provincia), avvenuto nel
settembre 1943.
 |
Operation Avalanche, Salerno, 1943. Spitfire MX abbattuto dalla contraerea germanica. |
Steve
racconta a MISTER
NO la sua
drammatica esperienza mentre è intento a dipingere un tramonto
(attività che gli serve per meglio passare inosservato) sulla
spiaggia di Paestum: […] fui
tra i primi a sbarcare in quella maledettissima notte e fui tra primi
che si fecero impiombare come un piccione! […]
Avresti dovuto
vedere cos’era questa spiaggia che ora ti appare come un lembo di
paradiso! …Sotto il fuoco incrociato delle difese costiere e degli
aerei da caccia, i primi reparti non riuscirono a procedere più di
pochi metri e gli uomini che vennero sbarcati nelle ondate
successive si trovarono ammucchiati l’uno sull’altro in una
trappola mortale… Ecco, proprio nello stesso punto in cui giocano e
ridono quelle belle ragazze, una granata fece a pezzi il nostro
radiotelegrafista e altri due miei compagni.
In Guadalcanal!,
Mignacco fa rievocare in breve a MISTER
NO le
circostanze che portarono alla tragica morte di Steve,
ma dimostra di ricordare male la storia nolittiana. Infatti, a p. 60
del n. 302, il pilota racconta all’amica Patricia
ROWLAND: Nel
1948 [Steve] mi
chiamò in Italia per coinvolgermi in una vicenda troppo complessa
per spiegartela in due parole… …Ti basti sapere che ci siamo
ritrovati l’uno contro l’altro. Lui aveva ucciso alcune persone
per fare i propri interessi… …e io ho dovuto uccidere lui!.
In
realtà, ne La
mafia non perdona
Mallory
non uccide proprio nessuno, e la sua morte va oltre le intenzioni di
MISTER NO,
che colpisce la sua sedia a rotelle solo per difendersi.
 |
Mallory,
Mister No e Phil Mulligan a Guadalcanal – MNO 302, p. 21
|
MAMA
MATHILDA
Una
mamaloi o mambo,
cioè una sacerdotessa vudu,
che in Destinazione Haiti
(A. Castelli [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 22-24) fa
passare dei brutti quarti d’ora a MISTER NO.
Su ordine del colonnello KOVACS,
che le fornisce un pezzo della giacca del pilota intrisa di sangue
(proveniente dalla ferita che KOVACS
stesso ha procurato al Nostro, sparandogli con la sua pistola), Mama
Mathilda fabbrica un wanga,
cioè una bambolina con le sembianze di MISTER
NO. Traffigendo il wanga
con degli spilloni, la mambo provoca
al pilota – che in quel momento si trova a bordo del suo PIPER,
dove ha caricato le armi destinate ai guerriglieri di GENEVIEVE
– atroci
dolori e spaventose
allucinazioni, che per poco non lo fanno precipitare in mare.
 |
Mister No n. 23, aprile 1977. Disegno di Ferri. |
 |
La
sacerdotessa vudu
Mama Mathilda – MNO 23, p. 61
|
Il
Nostro riesce a malapena ad atterrare nei dintorni di Port-au-Prince,
dove viene
soccorso da alcuni contadini. Celie,
la madre di questi ultimi, rivela a MISTER NO
che è vittima, appunto, di un sortilegio vudu
e che esso lo porterà alla morte se non ucciderà la mamaloi
che l’ha scatenato. In una notte di luna
piena… - dice la donna al pilota –
la mamaloi compirà
il sacrificio. E tu… tu potrai essere a mille
miglia di distanza… ma non potrai
sfuggire al tuo destino… . Udendo queste
parole, MISTER NO
esclama angosciato: […] stanotte ci sarà la
luna piena… stanotte toccherà a me… sono perduto!.
Celie, tuttavia, gli
dice che ha ancora una possibilità di salvezza: Attualmente
nell’isola c’è una sola mamaloi
che sappia compiere come quella di cui
sei vittima: Mama Mathilda. …Tutti sanno dove celebra i suoi riti…
ma nessuno
osa opporsi… essa è troppo potente…
I miei figli ti porteranno in città e ti diranno dove andare. Il
resto… il resto puoi farlo soltanto tu, giovane amico.
Condotto a Port-au-Prince dai suoi soccorritori, MISTER
NO riesce a raggiungere il locale dove gli
adepti di Mama Mathilda stanno
assistendo all’atto finale della cerimonia
di morte. La mambo,
infatti, si accinge a sacrificare GENEVIEVE,
che è stata legata a un tavolo. Il pilota, però, uccide Mama
Mathilda a colpi di pistola, salvando la
ragazza e ponendo immediatamente fine al maleficio.
 |
Mama
Mathilda sacrifica una pecora durante un rito vudu
– MNO 23, p. 66
|
 |
La
mambo
trafigge con uno spillone il wanga
di Mister No – MNO 23, p. 77
|
Il
personaggio di Mama
Mathilda
rappresenta, al pari dei succitati KOVACS e GENEVIEVE,
uno dei punti di forza della bellissima Destinazione
Haiti. La
potente mambo
è al centro di alcune delle scene più belle di questa storia:
l’incubo premonitore di MISTER
NO a Caracas, in
cui il pilota sogna la cerimonia del sacrificio di GENEVIEVE;
il rito in onore del
dio Damballah, durante
cui la sacerdotessa sacrifica una pecora e ne beve il sangue, mentre
i suoi adepti danzano selvaggiamente; la fabbricazione del wanga
di MISTER NO e il
sortilegio ai suoi danni; e, ovviamente, la scena della morte di Mama
Mathilda, morte che sconvolge i suoi seguaci
e, pare, gli stessi spiriti maligni da lei evocati.
 |
Le
orribili visioni che Mama Mathilda procura a distanza a Mister No -
MNO 23, p. 91
|
 |
Mister
No uccide la sacerdotessa – MNO 24, p. 21
|
MAMA
ROSA
Fisico
pingue e voluminosa capigliatura riccia, Mama
Rosa è una nera
di mezza età che è stata per diverso tempo la vicina di casa di
MISTER NO,
al quale vuole molto bene, tanto da trattarlo come un figlio o quasi.
La sua prima apparizione ha luogo nell’episodio Arriva
Esse-Esse (L. Mignacco [sog.&scen.] –
M. Bianchini [dis.], nn. 193-196), dove la nostra Rosa,
nel bar di PAULO ADOLFO,
parla al telefono con il pilota, che in quel momento si trova in
AFRICA, precisamente a
Il Cairo. La donna dà a MISTER NO
una graditissima notizia, e cioè che egli può finalmente tornare a
MANAUS, giacché il
suo nemico Gerardo
Leão (vedi IRENE, MADALENA e MARIA) è stato costretto a
lasciare il BRASILE
con la coda fra le gambe.
Nella storia A volo radente
(L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso/F, Devescovi [dis.], nn.
198-199), MISTER NO fa
finalmente ritorno nella capitale amazzonica e ritrova, fra i tanti
amici, la sua corpulenta amica, che compare in una breve e divertente
scena. Tuttavia, è solo dopo un’altra
trasferta del pilota, quella statunitense, che Mama
Rosa diventa un comprimario ricorrente.
Nell’avventura Manaus!
(L. Mignacco [sog.&scen.] – D. e S. Di
Vitto [dis.], nn. 273-274), che segna appunto il secondo ritorno del
Nostro nella sua città adottiva, Mama Rosa
ospita MISTER NO a
casa sua, visto che l’abitazione del pilota era stata fatta saltare
in aria dai killer di ISHIKAWA.
 |
Mama
Rosa parla al telefono con Mister No – MNO 193, p. 82
|
Oltre a preparargli i fagioli che tanto gli piacciono, essa fa
trovare a MISTER NO un
baule dove ha messo tutti i vestiti che ha potuto recuperare dalle
macerie della sua casa, come il suo vecchio giubbotto con il
quadrifoglio, la vecchia blusa (troppo
rattoppata per usarla ancora! dice il Nostro
all’amica), gli ormai inservibili stivali da
cowboy e altra roba che, assieme al suddetto
giubbotto, andrà a formare il nuovo look del pilota.
Sempre disponibile ad aiutare MISTER
NO ed a fare altrettanto con ESSE-ESSE,
Mama Rosa si prende
cura, quando occorre, anche degli amici di entrambi. Ad esempio,
nella storia Giustizia Yanoama
(M. Masiero [sog.&scen.] – O. Suarez [dis.], nn. 352-354), essa
ospita nella sua casa la giovane turista americana Vanessa
(la quale, insieme con il fratello Josh,
ha ingaggiato MISTER NO
e il tedesco per un’escursione nella giungla), tentando poi -
eroicamente ma invano - d’impedirne il rapimento. Uno dei
sequestratori, che dà una botta in testa a Mama
Rosa con il calcio della sua pistola, è
proprio un ex amante della donna: Vinicio
Cardona. Siamo stati
insieme per un periodo, fino a quando ho scoperto che razza di
bastardo fosse! dice Mama
Rosa, una volta ripresasi, a MISTER
NO e ESSE-ESSE,
il quale le domanda se Cardona
– che nel prosieguo della storia farà una brutta fine - è il
padre di uno dei suoi numerosi marmocchi. Per
carità, alemão! – risponde lei -
Sconsiderata sì, ma non fino a questo punto!.
 |
Mister
No, appena tornato a Manaus, abbraccia Mama Rosa – MNO 273, p. 83
|
Tra i
figli di Rosa, che
ammontano addirittura a una dozzina, gli unici degni di nota sono il
piccolo Chico e
soprattutto Celestino,
interessante personaggio sul quale dobbiamo soffermarci. Di razza
india e con il volto ricoperto di curiosi tatuaggi, Celestino
è un’esperta guida amazzonica, anche se, abitualmente, lavora al
porto di MANAUS. Al
pari della cartomante LUNA,
egli riveste il suo ruolo più importante ne Il
villaggio nascosto (L.
Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.], nn. 288-289),
seconda storia misternoiana ispirata al romanzo Il
signore delle mosche (per la prima, scritta
sempre da Mignacco, vedi ANDE).
Partito - a bordo dell’aereo di Brandão
- alla ricerca di MISTER NO,
Celestino racconta ai
suoi compagni – ESSE-ESSE, JOÃO
e la succitata LUNA -
di essere cresciuto in un orfanotrofio colombiano e di essere stato
adottato da Mama Rosa
all’età di quattordici anni. L’orfanotrofio in questione, il
Madre de Jesus, è
guarda caso lo stesso da cui i provengono i ragazzi selvaggi che
hanno fatto prigioniero MISTER NO
nel loro villaggio in mezzo alla giungla. Nel finale dell’episodio,
Celestino si
paracaduta con ESSE-ESSE
nel suddetto villaggio, dove è in corso un cruento scontro fra due
fazioni rivali: la sua inaspettata apparizione pone immediatamente
termine alla battaglia. Egli, infatti, viene subito riconosciuto dai
ragazzi selvaggi (L’Indio! E’ l’Indio!
L’Indio è tornato! esclamano alcuni di
essi), i quali s’inginocchiano al suo cospetto come se si
trovassero davanti a una divinità. Ach! Mi
sembra di avere capito che tu eri il “boss” dell’orfanotrofio!
dice ESSE-ESSE a
Celestino nella scena
conclusiva, e il ragazzo spiega: Mi facevo
rispettare e gli altri mi avevano preso come esempio. All’inizio mi
chiamavano “l’Indio” con disprezzo, ma poi è diventato un
titolo onorifico… …Noi volevamo fuggire da quella specie di
carcere minorile e fondare un villaggio nella foresta per vivere
liberi… …non credevo che la realizzazione di quel sogno si
sarebbe trasformata in questo orrore!. Un’altra
avventura dove la presenza di Celestino
merita
di essere segnalata è Occhi nelle tenebre
(L. Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.], n. 304). In
essa, l’indio, MISTER NO
e un’affascinate scienziata americana si alleano con i Molengaos
o Uomini Talpa – una
misteriosa tribù che vive nel sottosuolo della foresta – per
sconfiggere i mercenari al servizio di due avidi antropologi
brasiliani, intenzionati a impossessarsi del tesoro degli indigeni.
 |
Mister No n. 289, giugno 1999. Disegno di Diso. |
Curiosità:
In una delle ultime storie della saga, Sangue
sul Sertão (M. Masiero [sog.&scen.]
– D. e S. Di Vitto [dis.], Speciale n. 18), Mama
Rosa spedisce a MISTER
NO e ESSE-ESSE
- stabilitisi ormai a RURRENABAQUE
- un baule che contiene, oltre a deliziosi
manicaretti preparati da lei stessa, tutto
ciò che il pilota ha lasciato a MANAUS,
tra cui la vecchia blusa e gli stivali, questi ultimi con le ghette
ancora attaccate. Ho
portato per anni bluse e stivali del genere…chissà poi perché non
li ho più indossati?
si chiede il pilota. Perché
sei dovuto scappare da Manaus e dalla giungla, lasciando tutto il tuo
prezioso guardaroba…
gli risponde l’amico Otto.
E
MISTER NO:
Già, per colpa
di quei giapponesi che volevano farci la pelle!.
La suddetta
scena, posta all’inizio dello Speciale, contiene delle vistose
incongruenze e dimostra che Masiero,
quando l’ha scritta, non ricordava la già menzionata sequenza di
Manaus!.
In quest’ultima, il pilota diceva a Mama
Rosa che la
blusa e gli stivali non poteva indossarli più perché erano ormai
inutilizzabili, e che le ghette le aveva buttate via dopo essere
fuggito dalla capitale amazzonica. Pertanto, la domanda che si fa
MISTER NO
in Sangue sul Sertão
e la risposta di ESSE-ESSE
non hanno senso, così come inspiegabile è la riapparizione delle
ghette.
 |
L’indio
Celestino, figlio adottivo di Mama Rosa – MNO 289, p. 65
|
Massimo Capalbo
N.B. trovate i link alle altre lettere dell'Atlante di Mister No andando sulla pagina della Bussola!