domenica 16 febbraio 2014

L'ATLANTE DI MISTER NO. "M", I PARTE: DA "MACHU PICCHU" A "MAMA ROSA".

di Massimo Capalbo

Con circa due settimane di "ritardo" sulla tabella di marcia vi presentiamo la nuova puntata del nostro Atlante di Mister No, il più grande progetto bonelliano di Dime Web, certosina realizzazione di Massimo "Max" Capalbo e perennemente presente come link sulla homepage di Jerry Drake nel sito della Sergio Bonelli Editore. Questa dilazione è però pienamente giustificata: la lettera M dell'opera contiene infatti tante voci e molto importanti, due delle quali vere e proprie chiavi di volta - MISTER NO e MANAUS - e ha dunque richiesto un impegno maggiore per arrivare a compimento! Ne è risultato un lavoro mastodontico, che - ci siamo resi conto - sarebbe stato difficoltoso da fruire in un solo post. Max ha pertanto deciso di suddividere la 13a lettera dell'alfabeto in più parti. Eccovi la prima, con ben sette interessantissime voci. (s. c. & f. m.)


Disegno di Marco Santucci colorato dall'artista serbo Deki (Dejan Bilokapic).


Legenda
  • I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’Atlante.

  • I nomi dei personaggi cui è dedicata una voce sono indicati per cognome - ovviamente se questo è conosciuto (per esempio: AMARAL, STELIO; REMY, ANOUK). In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (per es.: ESSE-ESSE invece che KRUGER, OTTO). Riguardo poi a personaggi come O BISPO ed EL LOCO, le voci a loro dedicate sono state inserite sotto l’iniziale del nome, invece che sotto l’iniziale dell’articolo: per es., EL LOCO, si trova alla lettera L di LOCO e non alla lettera E di EL (che in spagnolo è appunto un articolo e corrisponde al nostro IL).

  • I personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con il nome della loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.: DEMONE ETRUSCO, GIUSTIZIERE DI BONAMPAK).

  • Quando i personaggi vengono citati in una voce che non è a loro dedicata, solo il cognome è scritto in neretto e stampatello, in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono stati inseriti (per es.: nel testo della voce ANACONDA, il personaggio Daniel Murdock è citato come Daniel MURDOCK). L’unica eccezione a questa regola riguarda il protagonista della serie, il cui nome - attenzione: non il nome proprio Jerry Drake, ma appunto il soprannome MISTER NO - è sempre scritto in neretto e stampatello, tranne ovviamente quando è inserito nel titolo di un fumetto o di un libro (per es.: Mister No Index Illustrato, Mister No Riedizione If).

  • Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace. Per esempio, la storia dei nn. 17-20 viene indicata con il titolo del n. 19, "Operazione Poseidon" perché esso è più rappresentativo, più calzante rispetto ad Agente segreto Zeta 3 e Tragica palude, che sono i titoli rispettivamente del n. 17 e del n. 19 (del tutto avulso poi il titolo del n. 20, Evasione!, visto che si riferisce alla storia successiva). 
Per le Note sui collegamenti ipertestuali e le Note sulle illustrazioni vedi la prima parte.


Prove per Mister No disegnate da Cristiano Spadavecchia (Magico Vento, Brendon) alla fine degli anni '90, come racconta nel suo bel blog personale!



M (parte I)
MACHU PICCHU
MAFIA
MAKAKARAUA
MALLORY, STEVE
MAMA MATHILDA
MAMA ROSA



MACHU PICCHU 

Cittadella fortificata costruita dagli Inca nel XV secolo nella valle dell’Urubamba (Perù centromeridionale), a un’altezza di oltre 2400 metri. Venne scoperta, nel luglio del 1911, dall’archeologo americano Hiram Bingham, e nel 1983 fu proclamata patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO. 

Mister No n. 95, ottobre 1983. Disegno di Ferri.

 
A Machu Picchu è ambientato l’episodio fanta-archeologico La torre maledetta (A. Castelli [sog&scen.] – B. Marraffa [dis.], nn. 94-96). In esso, MISTER NO accompagna nell’antica cittadella la graziosa Alison, figlia del professor Perkins, un archeologo che dirige sul posto una spedizione e ha scoperto una misteriosa torre che ha provocato ad alcuni operai terribili allucinazioni. Intanto, nel vicino monastero di Huadquiña, Fratello Rafael, un monaco dotato di facoltà paranormali, è perseguitato da un incubo che richiama il mito del vaso di Pandora: la donna che apre il vaso è identica a Alison. Quest’ultima è a sua volta tormentata da una serie di incubi in cui vede un’altra sé stessa; inoltre, si sente attratta dalla torre, al cui interno uno sconosciuto macchinario sta riprendendo vita. Il suo risveglio provoca a molti degli operai di Perkins allucinazioni ancora più spaventose delle precedenti, e nel campo si scatena il caos. Ad approfittare della situazione è un operaio chiamato Trump, il quale ruba un pettorale d’oro, ritrovato dall’archeologo nella torre, e fugge prendendo come ostaggio Alison.

Machu Picchu


La ragazza viene liberata da MISTER NO, che fa precipitare Trump in un burrone dopo una dura lotta, per poi perdere i sensi. Il pilota si risveglia, diverse ore dopo, nel monastero di Huadquiña (dove lo hanno portato alcuni contadini avvertiti da Alison) e fa la conoscenza di Fratello Rafael, il quale riconosce nella figlia di Perkins la donna del suo incubo. Con l’intento di richiudere il vaso di Pandora, il monaco si unisce ai due quando questi ritornano a MACHU PICCHU. Passano alcuni giorni e, una sera, MISTER NO e Fratello Rafael decidono di esplorare la torre maledetta, seguiti poi da Alison, la quale sembra spinta da una forza arcana. La ragazza, che è in stato di trance, sfiora con le dita un simbolo simile a uno dei disegni di Nazca, facendo aprire una botola. Mentre in superficie il redivivo Trump e alcuni suoi complici fanno prigionieri Perkins, l’assistente Johnson e gli operai; nella torre, MISTER NO e i suoi compagni scendono sempre più in basso, fino a giungere davanti a una porta metallica. Alison pronuncia la frase At’lan e la porta si apre, rivelando un enorme centro elettronico.

Le spaventose allucinazioni provocate dalla torre scoperta dal professor Perkins – MNO 95, p. 67

Mister No n. 96, novembre 1983. Disegno di Ferri.


Qui, un sofisticato computer, cha parla direttamente al cervello dei tre, informa loro che il luogo in cui si trovano è un laboratorio costruito ventimila anni prima dalla civiltà di At’lan (la mitica Atlantide), scomparsa, assieme a quasi tutta l’umanità, in seguito a una catastrofe nucleare scatenata da un’arma dall’immane potenza, la bomba Armageddon. Prima della suddetta catastrofe, gli scienziati di At’lan si erano riuniti allo scopo di impedire che i loro discendenti cadessero vittime delle armi atlantidee disseminate in vari punti del globo. Quello della torre maledetta è, per l’appunto, uno dei laboratori che custodiscono queste tremende armi, e le allucinazioni sono il sistema di difesa del computer, il mezzo con cui esso cerca di respingere chi si avvicina troppo alla zona proibita. Meu Deus… Perkins aveva ragione! – esclama MISTER NO dopo che il computer ha terminato il suo racconto – Secoli fa, qualche indigeno, discendente degli scampati alla grande catastrofe, riuscì a raggiungere il laboratorio sul picco… …”vide ciò che noi abbiamo visto. E fu preso da un timore superstizioso…” “…E un’intera città sacra venne fondata per idolatrare gli spiriti che abitavano la zona…”. Il pilota e i suoi compagni scoprono nel laboratorio il corpo di una donna identica a Alison, adagiata in una sorta di bara: costei, oltre a essere un’antenata della stessa Alison (e questo spiega perché la ragazza sognasse un’altra sé stessa e provasse la sensazione di aver già vissuto a Machu Picchu), era uno dei tecnici del suddetto centro elettronico. Proprio in quel momento, Trump e tre dei suoi uomini irrompono nel laboratorio aprendo il fuoco. Fratello Rafael viene colpito subito, ma - prima di morire e mentre MISTER NO lotta con Trump – riesce ad uccidere, con la pistola del pilota, gli altri malviventi. Il Nostro scaraventa infine Trump contro il computer, provocando la morte del criminale e mandando la macchina in cortocircuito. Ciò fa esplodere il laboratorio e - dopo che MISTER NO è riuscito a mettersi in salvo con Alison - fa crollare tutta la torre, seppellendo per sempre la pericolosissima arma atlantidea.

Mister No, frate Rafael e Alison nel laboratorio atlantideo – MNO 96, p. 80

Il crollo della torre – MNO 96, p. 92



MAFIA

La mafia, in particolare quella italoamericana, ha fatto più volte capolino nel corso della lunga saga misternoiana. Come si legge nella storia C’era una volta a New York (M. Colombo [sog.&scen.] – G. Bruzzo [dis.], Mister No Maxi n. 2), MISTER NO ha conosciuto questa associazione criminale abbastanza presto, quando era poco più che un bambino e scorrazzava per le strade dell’Upper West Side di Manhattan.


Mister No n. 76, settembre 1981. Disegno di Ferri.

Il piccolo Jerry Drake era diventato addirittura il figlioccio del boss del quartiere, il carismatico Frankie MESSACANTATA, alla cui voce rimandiamo. Il primo episodio di MISTER NO in cui compare Cosa Nostra - o meglio: un singolo villain appartenente a essa - è Atlantico! (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 24-26), dove il pilota affronta Johnny Mannino alias Johnny COLUMBUS, presidente dell’Atlantic Company nonché ex killer della mafia newyorkese. Tuttavia, la più celebre storia mafiosa della serie è indubbiamente La mafia non perdona (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 76-78), anche se, essendo la vicenda ambientata in Campania, i criminali incontrati da MISTER NO e dall’amico Steve MALLORYSantorino alias O’ Marinariello e il boss Gaetano Angiolillo sono camorristi piuttosto che mafiosi propriamente detti. Ad ogni modo, la mafia c’entra lo stesso e in maniera non certo marginale, giacché sull’intera vicenda si staglia la sinistra ombra di Lucky Luciano, il famigerato gangster siculoamericano che, grazie ai suoi contatti con i capi delle più importanti famiglie mafiose, facilitò lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel 1943 (la famosa Operazione Husky).

Il boss Angiolillo uccide Santorino – MNO 77, p. 10


La storia, come abbiamo già detto nella voce ITALIA, è imperniata sulla ricerca, da parte di MISTER NO e MALLORY, di una lettera che prova appunto la collaborazione tra la marina americana e Luciano (autore della medesima, assieme a un ufficiale della U.S. Navy), lettera posseduta da Santorino e sulla quale sia l’FBI (per cui lavora Steve) che Angiolillo e altri personaggi vogliono mettere le mani a ogni costo. Attraverso le azzeccate figure di Santorino e Angiolillo, Nolitta mostra il notevole potere che le organizzazioni mafiose sono in grado di raggiungere e la paura che esse incutono nella popolazione. Ad esempio, Angiolillo, nella scena in cui incontra per la prima volta il pilota e Steve, rivela loro di conoscere già la faccenda della lettera di Luciano (che avrebbe dovuto essere top secret) e, vedendoli sorpresi, spiega ai due americani quanto sia efficiente il suo servizio informazioni: Pur non muovendomi quasi mai da questo paradiso terrestre [la sua villa di Positano, nda], io so tutto quello che succede nelle pizzerie di Napoli, nei bar del porto di Marsiglia e nei night-club di New York. La mia rete di informatori è in grado di darmi le indicazioni più intime e riservate che riguardano il più umile poliziotto di quartiere come l’uomo politico più in vista di ogni Paese.

Mister No n. 88, settembre 1982. Disegno di Ferri.


Il boss newyorkese Lenny Carducci – MNO 249, p. 25


Lo sfuggente Santorino, invece, fa capire a MISTER NO - nella scena in cui gli appare improvvisamente accanto nel negozio del barbiere Michele e, dopo avergli coperto gli occhi con la schiuma da barba, lo minaccia con il rasoio – quanto siano temute le persone come lui e quanto sia radicato, tra la gente del posto, quell’atteggiamento che va sotto il nome di omertà. Vediamo infatti che, andato via Santorino, il barbiere fa finta di nulla, e quando il pilota gli chiede se il malavitoso gli ha fatto del male, risponde: Io proprio non so di che tale stai parlando, amico mio… non so se mi spiego, simpaticone…io qui non ho visto niente. Perché qui non è successo proprio niente!. MISTER NO capisce l’antifona: Non vedo… non sento…non parlo, questo è il tuo motto: come le tre famose scimmiette!. E Michele: Bah…se è per questo, dalle nostre parti ne abbiamo uno più divertente, di motto. “Io non c’ero e se c’ero dormivo”, così diciamo noi… . Pur evidenziandone la ferocia e l’arroganza, Nolitta non manca tuttavia di ironizzare sui mafiosi: si pensi all’imbranataggine di Carmelo, uno dei due guardaspalle di Angiolillo, il quale legge al rovescio il foglio dove il boss invita il pilota e MALLORY nella sua villa (Mannaggia! E’ proprio difficile ‘sto americano! esclama Carmelo, prima che l’altro scagnozzo - che è suo fratello - gli dica di girare il foglio); e alla scena in cui i Nostri colpiscono, con due sonori sganassoni, i suddetti fratelli, facendo fare loro un bagno fuori programma nella piscina di Angiolillo. Si pensi pure al travestimento di Santorino, il quale, per non mostrare il suo volto a MISTER NO e Steve, si camuffa da vecchietta e, una volta morto (ad ammazzarlo è proprio Angiolillo, che viene poi ucciso dal pilota), viene scambiato da un carabiniere per uno di quegli strambi sporcaccioni che stanno sulla piazzetta di Capri.
Un’altra importante storia dove compare la mafia, stavolta quella di NEW YORK, è Gli ostaggi (A. Castelli [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 86-90). In questa drammatica avventura, MISTER NO e l’amico detective PHIL MULLIGAN sconfiggono ben due boss: Colombani e Frank Masulli, il quale gode di potenti appoggi e ha al suo servizio i bikers del sadico JACKIE. Sorpresi con le rispettive bande mentre si accingono a concludere una compravendita di droga, i due criminali vengono feriti da MULLIGAN (infiltratosi nella gang di Colombani), che poi va a dare manforte a MISTER NO, impegnato in una sparatoria con gli uomini di entrambi i boss. L’intervento della polizia porta all’arresto di Colombani e Masulli, le cui organizzazioni vengono smantellate. 

Sbarazzatosi del padre, Sonny Corsese brinda con gli altri capifamiglia di New York – MNO 259, p. 73

 
La mafia newyorkese riveste, assieme alla Kobe di Kenzo ISHIKAWA e alla CIA, un ruolo rilevante nel nuovo corso misternoiano e nella trasferta statunitense in esso inglobata. I mafiosi vengono spesso dipinti come infidi e doppiogiochisti, per nulla uomini d’onore come loro invece affermano di essere. E’ il caso di Lenny Carducci, capofamiglia di NEW YORK che, in Uno straniero a Redención (L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Valdambrini [dis.], nn. 248-249), si finge amico di ISHIKAWA – il quale si è rivolto a lui per rintracciare MISTER NO – ma trama per eliminarlo, con la complicità del messicano El Jefe, capo di un rifugio di criminali chiamato Redención. Il piano di Carducci prevede l’eliminazione dello stesso El Jefe – sospettato, giustamente, di aver ucciso il vecchio padre del boss, Vincenzo, per impossessarsi del denaro che questi aveva portato con sé a Redención - e dei suoi scagnozzi Santo e Loquasto, ormai al corrente di troppe cose. Li farò passare come prime vittime degli sgherri di El Jefe! – pensa il malavitoso italoamericano – Così il rapimento del giapponese risulterà più realistico!. Carducci è una figura quasi caricaturale: un grassone che, oltre ad architettare piani criminosi, sembra interessato solo a mangiare. Lo vediamo infatti abbuffarsi di cozze nel suo ufficio e, nella sequenza conclusiva dell’episodio, intento a divorare un bel piatto di pastasciutta. A rovinargli il pranzo, e soprattutto a mandarlo all’altro mondo, sarà una bomba a orologeria che un uomo del vendicativo ISHIKAWA ha posto nel cassetto della sua scrivania. L’uccisione di Carducci scatena, come si legge in Ritorno a New York (L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso [dis.] – nn. 258-259), una cruenta guerra tra Cosa Nostra, in special modo la famiglia del padrino Salvatore Corsese, e la Kobe.

Frank Ragusa uccide l’amico Tony – MNO 259, p. 88


Come abbiamo già scritto nella voce dedicata a ISHIKAWA, la suddetta guerra finisce per danneggiare gli affari di tutta la mafia newyorkese; pertanto, il figlio di Corsese, l’ambizioso Sonny, in accordo con gli altri capifamiglia, stipula segretamente la pace con i giapponesi ed elimina suo padre, prendendone il posto. Oltre a Sonny Corsese, nella famiglia di Don Salvatore si fanno ricordare lo psicolabile Frank Ragusa, luogotenente del padrino, e il suo compare Tony. Si tratta di personaggi decisamente grotteschi: il primo, tanto ignorante quanto violento, usa fare spesso citazioni storiche del tutto sballate (ad esempio, in una scena dice: …Anche Giuda ha tradito Gesù Cristo, quando il faraone gli ha offerto trentamila denari!); il secondo, per prenderlo in giro, le spara volutamente ancora più grosse (Non era il faraone, Frank. Il nemico di Cristo era Giulio Cesare.). Ragusa non vuole che si rida di lui e, nella suddetta scena, uccide a bruciapelo un altro sgherro di Corsese, il quale non ha trattenuto le risate sentendogli affermare che Attila era un italiano purosangue. Al termine dell’episodio, nello scontro a fuoco che vede da una parte Ragusa e altri uomini di Don Salvatore e dall’altra MISTER NO e ISHIKAWA, il buffo Frank uccide l’amico Tony, che gli aveva riso in faccia proprio l’unica volta che il primo aveva fatto una citazione corretta (Arrendetevi, bastardi! – aveva gridato Ragusa al pilota e al giapponese - Ricordatevi di Alamo! Venite fuori con le mani in alto, o finirete come Davy Crockett e tutti gli altri sporchi texani che erano con lui!) per poi essere a propria volta ucciso dal pilota e dal giapponese.


Mister No n. 270, novembre 1997. Disegno di Diso.

In un’altra storia del ciclo newyorkese, la crepuscolare New York City Blues (S. Marzorati [sog.&scen.] – G. Bruzzo [dis.], n. 266), compare il boss Nicola Antonelli, vecchio amico di Max CULVER, che chiede e ottiene il suo aiuto – sotto forma di armi - contro una banda di spietati malavitosi ispanici. Nella storia Agli ordini della CIA (M. Masiero e S. Marzorati [sog.&scen.] – F. Valdambrini/R. Diso/O. Surarez [dis.], nn. 268-273), scopriamo che Antonelli è un appassionato cinefilo (lo vediamo assistere, in un cinema di Manhattan, alla proiezione del celebre noir di Billy Wilder Viale del tramonto [1950] e dichiarare la sua sconfinata ammirazione verso l’attrice protagonista Gloria Swanson), nonché un mafioso vecchio stampo: infatti, come il Don Corleone de Il Padrino (Francis Ford Coppola, 1973), non vuole avere niente a che fare con la droga. Non la pensa così suo figlio Calogero, il quale non solo controlla una grossa fetta del traffico di droga di NEW YORK, ma collabora con mister Candyman, capo di una sezione deviata della CIA che utilizza una parte dei guadagni del suddetto traffico per finanziare i rivoluzionari di un piccolo Paese sudamericano, l’immaginaria Repubblica di San Lucas. Rivale di Calogero nel commercio dei stupefacenti è una vecchia conoscenza di MISTER NO, il potente uomo d’affari Michael Morgan II (vedi RATSO), il quale però, anche a causa del tradimento del pilota (costretto a infiltrarsi nella sua banda da Delia NORRIS allo scopo di sottrargli importanti documenti) perde la sua guerra e viene ucciso, su ordine di Antonelli junior, dai mostruosi killer Matt e Skin, che inizialmente operavano al suo servizio. Al pari di Sonny Corsese, anche Calogero Antonelli vorrebbe sbarazzarsi del padre per prenderne il posto, ma alla fine, quando la CIA fa piazza pulita del gruppo irregolare di Candyman, Antonelli senior riprende il controllo della famiglia e costringe il figlio a lasciare NEW YORK

Il boss Nicola Antonelli ristabilisce la sua autorità sul figlio ribelle Calogero – MNO 273, p. 10

 
Organizzazione tentacolare e dalle molteplici risorse, la mafia riesce a colpire persino in AMAZZONIA, come leggiamo ne I diavoli bianchi (M. Del Freo e L. Mignacco [sog.&scen.] – Giez [dis.], Speciale n. 10) e L’ora della violenza (M. Colombo e L. Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.], nn. 275-276). Nella prima storia, MISTER NO accompagna nella selva brasiliana il tenente della Omicidi di Los Angeles Ron Dermott e il giovane cardiochirurgo Benny Raver. I due sono sulle tracce di un altro cardiochirurgo, il professor De Rovey, il quale, dopo essere stato radiato dall’ordine dei medici perché faceva esperimenti su cavie umane, si è messo al servizio di Peter Monteleone, un vecchio boss gravemente malato di cuore. Per salvare Monteleone (che è anche l’odiato zio di Dermott), De Rovey utilizza come cavie alcuni giovani indios che gli uomini del boss – comandati dallo spietato Gambler - rapiscono dal loro villaggio. Guidati dal valoroso Huanié, capo della tribù cui appartengono le vittime del chirurgo, MISTER NO e i suoi clienti raggiungono la fazenda di Monteleone. Qui, il pilota e Dermott vengono traditi da Raver (che nutre grande ammirazione verso De Rovey, di cui è stato allievo all’università) e finiscono nelle mani dei loro nemici. I due vengono portati nella clinica chirurgica che il boss ha fatto costruire nella sua abitazione. Monteleone è in fin di vita e De Rovey vuole tentare di salvarlo trapiantandogli il cuore di Dermott, mentre MISTER NO – legato come il suo amico a uno dei letti della clinica - dovrà fornire il sangue necessario all’operazione. Sembra finita per i Nostri, ma Raver, pentitosi del suo voltafaccia, aiuta il pilota a liberarsi, e questi uccide De Rovey e si sbarazza, dopo una dura lotta, di Gambler. Dermott viene liberato da Raver, che però viene ucciso da Greta, l’assistente di De Rovey. Nel frattempo, Huanié e i suoi guerrieri eliminano gli scagnozzi di Monteleone, il cui cuore si ferma per sempre. Portando con loro Greta, che dovrà testimoniare davanti ai giudici quanto accaduto nella clinica, MISTER NO e i suoi amici lasciano finalmente la fazenda. Nell’altra storia menzionata, il boss newyorkese Nick Machiavelli invia a MANAUS quattro killer per uccidere Quigley alias mister Norton, aiutante laico di Padre Lepke, un frate che dirige una missione nella giungla. Fino a tre anni prima, Norton lavorava proprio per Machiavelli: fingendosi un prete cattolico, egli utilizzava la sacrestia di una chiesa di NEW YORK per depositarvi il denaro proveniente dalle illecite attività della gang. Una notte, Norton e altri uomini di Machiavelli - tra i quali l’unico figlio del boss -, erano stati scoperti dal parroco della chiesa, Padre Meredith. L’uccisione di quest’ultimo da parte di Machiavelli junior aveva sconvolto Norton, il quale aveva ammazzato il giovane criminale e gli altri suoi compari, per poi fuggire con il denaro. Desideroso di espiare le sue colpe, Norton aveva speso la somma in beneficenza, quindi si era trasferito in AMAZZONIA, nella missione di Padre Lepke. La malavita di MANAUS ha però segnalato la sua presenza a Machiavelli, il quale – essendogli rimasto poco da vivere a causa di un cancro – ha come ultimo desiderio quello appunto di vendicare la morte dell’amato figlio. Uno dei killer di Machiavelli, il tenente dei marines Ragland, assume come guida MISTER NO, fingendo di dover scortare fino alla missione di Padre Lepke il dottor Baird (che in realtà è un chimico specializzato nel raffinare la droga), insieme ai suoi compagni Scagnetti e O’Ryan, anch’essi marines. Giunti alla missione, i quattro – che a MANAUS hanno preso contatto con El Blanco, un boss della malavita locale - gettano la maschera e fanno prigionieri il pilota, Padre Lepke e Norton. Per far soffrire ulteriormente quest’ultimo prima di ammazzarlo, Baird dà agli indios della missione dei medicinali avvelenati, che procurano loro atroci dolori; poi, gli altri sicari di Machiavelli, assieme agli uomini di El Blanco (giunto sul posto con il suo elicottero personale), massacrano i poveri indigeni a colpi di mitra. Grazie al massiccio Boku, unico indio scampato alla strage, MISTER NO riesce a liberarsi e, aiutato da Norton, si barrica nella chiesa del villaggio e ingaggia una sanguinosa battaglia con i criminali. Questi vengono sconfitti, ma Ragland, prima di morire, uccide Norton, riuscendo così a portare a termine il suo incarico. El Blanco, infine, viene ucciso da MISTER NO, che centra il suo elicottero con il bazooka lasciato a terra da uno dei suoi scagnozzi. 

Camorristi newyorkesi negli anni '10 del XX secolo.

 
Curiosità: Ne La mafia non perdona salta all’occhio, riguardo al personaggio di Santorino, la seguente incongruenza: il malavitoso napoletano è anche un boss della mafia siciliana, per giunta un boss di tale importanza da aver addirittura ricevuto da Lucky Luciano la famosa lettera che tanto interessa all’FBI. Nella realtà, vi sono certamente stati e vi sono ancora rapporti di collaborazione tra la criminalità sicula e quella campana, e anche comuni affiliazioni, ma è impossibile che un boss della camorra sia al contempo un boss di Cosa Nostra e viceversa. Inoltre, per essere uno dei capifamiglia che facilitarono lo sbarco degli Alleati in Sicilia, Santorino sembra essere messo piuttosto male, visto che può contare solo sul giovane Sarracino. In definitiva, Santorino, pur essendo un personaggio molto interessante, è un’inverosimile figura di boss. Possiamo tuttavia perdonare a Nolitta questa incongruenza, dato che la storia rimane un capolavoro.


MAKAKARAUA 

Maschera rituale amazzonica fatta di piume di tucano, fibre vegetali e peli di scimmia. Veniva usata nelle cerimonie dedicate a Izy o Jurupari, una divinità malefica il cui culto era un tempo diffuso nella zona del Rio Uaupés (BRASILE settentrionale). Nel 1883, gli indios Tariana, davanti ai tentativi di estirpare tale culto da parte di un sacerdote italiano, Padre Coppi, scatenarono una sanguinosa rivolta che causò per trent’anni l’abbandono di tutte le missioni della regione.

Mister No n. 122, luglio 1985. Disegno di Diso.


Nella storia Il dio vendicatore (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 121-123), la makakaraua, conservata da Padre Duarte nel piccolo museo della sua missione, viene rubata da un misterioso individuo, che uccide il sacerdote e si serve della maschera per spingere nuovamente i Tariana a distruggere le missioni presenti sul loro territorio. Due missionari salesiani, l’anziano Padre Herrera e il giovane Padre Sanchez, si fanno accompagnare da MISTER NO nella giungla per raggiungere la missione di San Felipe, che è stata attaccata dai rivoltosi. Durante il viaggio, la piccola spedizione riesce a respingere l’assalto dei Tariana, ma i loro portatori Tucanos si danno alla fuga, terrorizzati dalla makakaraua che il capo degli aggressori indossa. Il pilota e i due sacerdoti continuano il viaggio e - dopo aver fatto visita all’etnologo Sanders, il quale dice di non temere i rivoltosi, visto che il loro obiettivo sono solo i missionari – salvano il pastore evangelico Van Hansen dai Tariana, i quali gli hanno ucciso la moglie e il figlio. Gli assalitori riescono però a fuggire, così come il loro misterioso capo. Questi si rivelerà essere proprio Sanders, che verrà smascherato da MISTER NO e confesserà di aver agito perché mosso dall’odio contro i missionari, responsabili, a suo dire, di contaminare gli indios, distruggendo – attraverso l’opera di proselitismo – i loro costumi e le loro tradizioni. L’etnologo verrà alla fine ucciso dallo sconvolto Van Hansen, che vendicherà in questo modo l’uccisione dei suoi cari. 

Mister No brinda con Padre Herrera e Padre Sanchez


Incitati da Sanders, alias Jurupary, i Tariana attaccano il missionario Van Helsen – MNO 122, p. 91

 
Non sono pochi i pregi di questa storia: l’appassionante giallo del nemico mascherato; il respiro avventuroso del viaggio di MISTER NO e dei due missionari, con l’emozionante scena dell’attraversamento delle rapide; il duello con i machete tra il pilota e uno degli indios di Sanders (Al diavolo! Questo proprio non mi era mai successo nella mia vita! – pensa MISTER NO - Un duello! Un duello come nei film di Errol Flynn! …Ma invece dei fioretti… …questi dannatissimi machete! Puah!); l’interessante confronto tra Sanders e Padre Herrera, con quest’ultimo che definisce un branco di egoisti quegli studiosi che, al pari del suddetto etnologo, vorrebbero isolare gli indios soltanto per meglio osservarli come si fa con i pesci di un acquario; la scena dove MISTER NO sventa l’agguato finale dei guerrieri Tariana, tirando fuori la makakaraua e facendosi beffa della divinità che essa rappresenta (Eccolo, il vostro dio vendicatore… - urla agli indios il Nostro - Guardate a cosa è ridotto il vostro Jurupari! Un mucchietto di piume e un ciuffo di peli di scimmia!). Meritano di essere citate, inoltre, le partite a black jack tra Padre Sanchez e MISTER NO, con il primo che, barando spudoratamente, batte il pilota per ben tre volte. Al termine dell’ultima partita, però, MISTER NO scopre l’inganno e mostra a Padre Herrera e a Von Hansen che Padre Sanchez nasconde nella manica diverse buone carte. Il giovane missionario si giustifica dicendo che “la divina provvidenza va anche un po’ aiutata”, e aggiunge: Naturalmente ne chiederò perdono sia a nostro Signore che all’amico Mister No. Giusto, Figliolo?. Come no, Padre… …Giustissimo! - risponde il pilota, colpendo il sacerdote con un tremendo cazzotto – ‘Tá bom… e con questo il mio perdono l’avete ottenuto… …adesso preoccupatevi di ottenere quello di nostro Signore!


Mister No n. 123, agosto 1985. Disegno di Diso.

Per vendicare i suoi famigliari, Van Helsen uccide Sanders – MNO 123, p. 46


 
Curiosità: Nel finale della storia, MISTER NO dice ai Tariana di voler buttare la makakaraua nel bidone della spazzatura di casa sua: non sappiamo se poi l’ha fatto davvero o se, come sarebbe stato più giusto, l’ha donata a qualche museo etnografico. A proposito di musei, Padre Herrera racconta a Padre Sanchez e a MISTER NO che Padre Coppi, il missionario scampato alla rivolta del 1883, riuscì […] a tornarsene in Italia e a vendere la makakaraua (che il sacerdote era riuscito a procurarsi - come dice lo stesso Herrera - corrompendo un capotribù, nda) a un museo di Roma. Il museo in questione è il Luigi Pigorini, che abbiamo già menzionato nella voce JIVARO

Mister No agita la makakaraua davanti agli attoniti Tariana – MNO 123, p. 64

La makakaraua conservata al Museo Luigi Pigorini di Roma – Il dio vendicatore (Comma 22 Editore, 2009), p. 2
 



MALLORY, STEVE

Uno dei più tragici e indimenticabili personaggi misternoiani. Ex commilitone del nostro Jerry, Steve Mallory compare in due storie: La mafia non perdona (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 76-78) e Guadalcanal! (L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn. 301-303). Nella prima, Mallory – giunto in ITALIA, su incarico dell’FBI, per ritrovare la compromettente lettera che testimonia la passata collaborazione tra Lucky Luciano e la marina americana, impedendo così che venga resa pubblica, come invece è nell’interesse del gangster - chiama in aiuto l’amico MISTER NO, che lo raggiunge a Paestum. Inizialmente, il pilota, malgrado la lauta ricompensa che Steve è disposto a spartire con lui, rifiuta d’invischiarsi in una faccenda torbida quanto pericolosa: Mallory, infatti, dice al Nostro che, nel caso il possessore della lettera – il malavitoso Santorino - respingerà i trentamila dollari offertigli dall’FBI – egli dovrà ricorrere all’argomento calibro 38. 

Mister No n. 77, ottobre 1981. Disegno di Ferri.


MISTER NO accetta di aiutare Steve solo quando questi gli ricorda - anzi, gli rinfaccia - di avergli salvato la vita a GUADALCANAL: un debito di riconoscenza che il pilota deve per forza onorare. Avendo scoperto che Santorino vive a Positano, Steve e MISTER NO si recano nella suddetta località e vi affittano una casa, fingendosi semplici turisti. La ricerca di Santorino si rivela, però, tutt’altro che facile: non solo di lui non c’è traccia, ma al corrente della missione di Mallory è anche la criminalità locale, nella persona del boss Gaetano Angiolillo. Una mattina, questi propone ai due di consegnare la lettera, una volta trovata, a lui, in cambio di cinquantamila dollari. Qualche ora dopo, Santorino si mette in contatto con MISTER NO e gli dà appuntamento quella notte stessa. Il pilota e Steve si recano nel luogo indicato da Santorino, il quale si fa consegnare la valigetta con i trentamila dollari e dà loro una busta che, secondo gli accordi, contiene la famosa lettera. Interviene però Angiolillo, accompagnato dai suoi scagnozzi, e si scatena un conflitto a fuoco: gli unici a restare vivi, alla fine, sono i Nostri, ma Steve rimane ferito a una gamba. Per non farsi sorprendere dai carabinieri, i due si arrampicano su una delle ripide pareti rocciose del paese, ma arrivati a casa scoprono che la busta di Santorino contiene solo un vecchio giornale: il malavitoso li ha truffati. Come se ciò non bastasse, a causa dello sforzo cui ha sottoposto la gamba ferita, Steve finisce sulla sedia a rotelle; MISTER NO deve quindi compiere da solo la ricerca della lettera. Dopo varie peripezie, il pilota riesce a impossessarsi dell’importante documento e, giunto alla casa di Positano, lo consegna a Steve. Questi dice al pilota che non intende più consegnare la lettera all’FBI, perché ha deciso di venderla allo stesso Lucky Luciano: con il denaro del gangster, infatti, egli potrà rifarsi una vita, e poiché intende spartire la somma con MISTER NO, anche quest’ultimo avrà tale possibilità. Il Nostro non è per nulla d’accordo e ordina all’amico di ridargli la lettera: sarà lui a consegnarla all’FBI. Per tutta risposta, Steve estrae la pistola e, pur con qualche esitazione, spara al pilota, mancando però il bersaglio. MISTER NO, a questo punto, si butta in avanti e colpisce la carrozzina di Mallory, il quale precipita dalla scalinata e si schianta sugli scogli. Un finale scioccante e amarissimo, che ha impresso indelebilmente nella memoria dei lettori la figura di Steve Mallory

Steve Mallory – MNO 76, p. 49

 
Come si legge a p. 70 del più volte citato Mister No Index Illustrato 1-100 (Paolo Ferriani Editore, Inverno 2003-2004), con questo personaggio Nolitta ha voluto evidenziare come gli eventi possano cambiare gli uomini, spingendoli a rinnegare princìpi e amicizie. Steve è vittima di un destino avverso e il suo mortale volo dalla “scalinatella longa longa” è uno dei momenti più tristi dell’intera saga. In effetti, il voltafaccia finale di Mallory - a differenza del comportamento del suo collega, il corrotto agente dell’FBI Tommy Walcott, che vuole impossessarsi della lettera per venderla al miglior offerente, e ha intenzione di eliminare, in quanto scomodi testimoni, sia MISTER NO che la vedova di Santorino e la sua anziana cameriera – non è causato dall’avidità, ma piuttosto dalla disperazione. Inchiodato ormai per sempre su una sedia a rotelle, il povero Steve teme – a ragione – di ricevere dall’FBI un semplice addio e grazie”, cioè di essere buttato nella spazzatura come una vecchia racchetta da tennis sfondata. Davanti a questa desolante prospettiva, Mallory non vede altra via di uscita che il tradimento, passando dalla parte di Lucky Luciano, ossia di quella MAFIA che avrebbe dovuto combattere. Tuttavia, il peggiore tradimento compiuto da Steve non è quello ai danni dell’FBI (che, come abbiamo detto, è almeno in parte comprensibile), bensì quello nei confronti di un amico vero come MISTER NO, il quale invece non tradirebbe mai i suoi amici, per nessun motivo. Alla fine, è come se Steve morisse due volte: prima come amico, poi fisicamente; e la prima morte è forse più terribile ancora della seconda.

Mister No e Steve si arrampicano sulla ripida roccia di Positano – MNO 77, p. 15

L’epilogo de La mafia non perdona ha sicuramente influenzato la caratterizzazione del soldato Mallory in Guadalcanal!, storia che vede protagonisti, oltre al suddetto personaggio e a MISTER NO, due figure ricorrenti della saga: Alan CHAMBERS e Phil MULLIGAN. Mallory è il cinico del gruppo, quello che si fa meno scrupoli nell’uccidere i giapponesi, anzi: pare ci provi gusto, come dimostra la scena in cui ammazza a sangue freddo due nemici ormai arresisi. Dannati musi gialli!... …Questo è per i miei compagni che ho lasciato sulla spiaggia! esclama Mallory prima di fare fuoco. Se con MISTER NO e con CHAMBERS, Steve ha buoni rapporti; non si può dire lo stesso, invece, con il caporale MULLIGAN, almeno inizialmente. Phil piace poco a Steve perché, a differenza di quest’ultimo e degli altri due commilitoni, è alla sua prima esperienza sul campo di battaglia, e dopo la morte del capitano e del sergente, diventa addirittura il comandante della compagnia. Io non voglio farmi comandare da un novellino alla sua prima azione di guerra! – dice Mallory al Nostro e ad Alan - Fino a ieri Mulligan era un MP (un agente della polizia militare, nda)… …mentre noi sputavamo sangue in prima linea, lui pizzicava ubriachi nelle retrovie!. Anche Steve – come racconta egli stesso a MISTER NO durante lo sbarco a Guadalcanal - è stato pizzicato in precedenza da Phil, e ciò non fa che accrescere l’antipatia del primo nei confronti del secondo; antipatia che però non impedisce in seguito a Mallory di salvare il suo caporale da un pitone. Steve salva la vita anche a MISTER NO e, come già sappiamo, anni dopo in ITALIA chiederà al Nostro di saldare il debito. 

L’infido capitano Walcott medica la gamba di Mallory – MNO 77, p. 33

 
Nella seconda parte della storia, quando entra in scena il malvagio colonnello Stark, Steve si distingue nel quartetto per essere il più fedele esecutore dei suoi ordini; e nel finale, quando l’indigeno Taraw si vede costretto a uccidere l’ufficiale – che, oltre a voler rapire il fisico Kaplan e la sua famiglia, stava per uccidere MISTER NO –, Steve è dapprima incerto se schierarsi o meno dalla parte dei suoi compagni. Questi hanno deciso di lasciare libero Kaplan e i suoi cari, e di raccontare ai loro superiori che sia il fisico sia Stark sono morti per mano dei giapponesi. Chi vi garantisce che non racconti tutto al comando? dice Steve a MISTER NO e agli altri, e il Nostro risponde: Sei un figlio di buona donna, Mallory! Saresti capace di farlo… …ma sai bene che verrei a cercarti per fartela pagare. Anche Mulligan e Chambers lo farebbero!. E Steve: Sì, so che non me la perdonereste. Vi conosco uno per uno, ragazzi. Abbiamo rischiato la pelle insieme, contro i musi gialli… …adesso rischieremo la corte marziale per salvare il professore e la sua famiglia!. Mallory, ovviamente, mantiene la sua parola e tutto fila liscio.

La tragica morte di Mallory – MNO 78, p. 19

Mister No n. 302, luglio 2000. Disegno di Diso.

 
Curiosità: Ne La mafia non perdona, Mallory dice a MISTER NO, riferendosi all’aiuto fornito da Lucky Luciano alla marina americana nel 1943: […] a guerra finita e vinta, il “Naval Intelligence Service” […] si è vergognato di essere ricorso all’aiuto di un delinquente e ha cercato di cancellare ogni traccia esistente su questo episodio… mentre dal canto suo, Lucky Luciano, sempre in galera, si sforza in tutti i modi di procurarsi le prove dei suoi meriti per la vittoria in Italia!. In realtà, nell’anno in cui si svolge l’episodio - il 1948 -, Luciano era ormai libero e viveva proprio in Italia, precisamente a Napoli, quindi vicinissimo ai luoghi in cui Nolitta ha ambientato la vicenda (peraltro, una breve scena si svolge proprio nel capoluogo campano). Lo sceneggiatore era senza dubbio a conoscenza di questo particolare, ma ha deciso lo stesso di ignorarlo, probabilmente perché, in caso contrario, avrebbe dovuto inserire Luciano stesso fra i personaggi dell’avventura, e ciò lo avrebbe vincolato, costringendolo a operare altre soluzioni narrative. La mafia non perdona rappresenta comunque un felice esempio di commistione tra Storia e finzione fumettistica, ed a questo proposito vale la pena di citare la toccante rievocazione, da parte di Mallory, di un importante episodio bellico a cui egli ha partecipato: l’Operazione Avalanche, ovvero lo sbarco alleato a Salerno (e provincia), avvenuto nel settembre 1943.

Operation Avalanche, Salerno, 1943. Spitfire MX abbattuto dalla contraerea germanica.


Steve racconta a MISTER NO la sua drammatica esperienza mentre è intento a dipingere un tramonto (attività che gli serve per meglio passare inosservato) sulla spiaggia di Paestum: […] fui tra i primi a sbarcare in quella maledettissima notte e fui tra primi che si fecero impiombare come un piccione! […] Avresti dovuto vedere cos’era questa spiaggia che ora ti appare come un lembo di paradiso! …Sotto il fuoco incrociato delle difese costiere e degli aerei da caccia, i primi reparti non riuscirono a procedere più di pochi metri e gli uomini che vennero sbarcati nelle ondate successive si trovarono ammucchiati l’uno sull’altro in una trappola mortale… Ecco, proprio nello stesso punto in cui giocano e ridono quelle belle ragazze, una granata fece a pezzi il nostro radiotelegrafista e altri due miei compagni. In Guadalcanal!, Mignacco fa rievocare in breve a MISTER NO le circostanze che portarono alla tragica morte di Steve, ma dimostra di ricordare male la storia nolittiana. Infatti, a p. 60 del n. 302, il pilota racconta all’amica Patricia ROWLAND: Nel 1948 [Steve] mi chiamò in Italia per coinvolgermi in una vicenda troppo complessa per spiegartela in due parole… …Ti basti sapere che ci siamo ritrovati l’uno contro l’altro. Lui aveva ucciso alcune persone per fare i propri interessi… …e io ho dovuto uccidere lui!.
In realtà, ne La mafia non perdona Mallory non uccide proprio nessuno, e la sua morte va oltre le intenzioni di MISTER NO, che colpisce la sua sedia a rotelle solo per difendersi.

Mallory, Mister No e Phil Mulligan a Guadalcanal – MNO 302, p. 21


MAMA MATHILDA 

Una mamaloi o mambo, cioè una sacerdotessa vudu, che in Destinazione Haiti (A. Castelli [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 22-24) fa passare dei brutti quarti d’ora a MISTER NO. Su ordine del colonnello KOVACS, che le fornisce un pezzo della giacca del pilota intrisa di sangue (proveniente dalla ferita che KOVACS stesso ha procurato al Nostro, sparandogli con la sua pistola), Mama Mathilda fabbrica un wanga, cioè una bambolina con le sembianze di MISTER NO. Traffigendo il wanga con degli spilloni, la mambo provoca al pilota – che in quel momento si trova a bordo del suo PIPER, dove ha caricato le armi destinate ai guerriglieri di GENEVIEVE atroci dolori e spaventose allucinazioni, che per poco non lo fanno precipitare in mare.

Mister No n. 23, aprile 1977. Disegno di Ferri.

La sacerdotessa vudu Mama Mathilda – MNO 23, p. 61



Il Nostro riesce a malapena ad atterrare nei dintorni di Port-au-Prince, dove viene soccorso da alcuni contadini. Celie, la madre di questi ultimi, rivela a MISTER NO che è vittima, appunto, di un sortilegio vudu e che esso lo porterà alla morte se non ucciderà la mamaloi che l’ha scatenato. In una notte di luna piena… - dice la donna al pilota – la mamaloi compirà il sacrificio. E tu… tu potrai essere a mille miglia di distanza… ma non potrai sfuggire al tuo destino… . Udendo queste parole, MISTER NO esclama angosciato: […] stanotte ci sarà la luna piena… stanotte toccherà a me… sono perduto!. Celie, tuttavia, gli dice che ha ancora una possibilità di salvezza: Attualmente nell’isola c’è una sola mamaloi che sappia compiere come quella di cui sei vittima: Mama Mathilda. …Tutti sanno dove celebra i suoi riti… ma nessuno osa opporsi… essa è troppo potente… I miei figli ti porteranno in città e ti diranno dove andare. Il resto… il resto puoi farlo soltanto tu, giovane amico. Condotto a Port-au-Prince dai suoi soccorritori, MISTER NO riesce a raggiungere il locale dove gli adepti di Mama Mathilda stanno assistendo all’atto finale della cerimonia di morte. La mambo, infatti, si accinge a sacrificare GENEVIEVE, che è stata legata a un tavolo. Il pilota, però, uccide Mama Mathilda a colpi di pistola, salvando la ragazza e ponendo immediatamente fine al maleficio.

Mama Mathilda sacrifica una pecora durante un rito vudu – MNO 23, p. 66

La mambo trafigge con uno spillone il wanga di Mister No – MNO 23, p. 77

Il personaggio di Mama Mathilda rappresenta, al pari dei succitati KOVACS e GENEVIEVE, uno dei punti di forza della bellissima Destinazione Haiti. La potente mambo è al centro di alcune delle scene più belle di questa storia: l’incubo premonitore di MISTER NO a Caracas, in cui il pilota sogna la cerimonia del sacrificio di GENEVIEVE; il rito in onore del dio Damballah, durante cui la sacerdotessa sacrifica una pecora e ne beve il sangue, mentre i suoi adepti danzano selvaggiamente; la fabbricazione del wanga di MISTER NO e il sortilegio ai suoi danni; e, ovviamente, la scena della morte di Mama Mathilda, morte che sconvolge i suoi seguaci e, pare, gli stessi spiriti maligni da lei evocati. 

Le orribili visioni che Mama Mathilda procura a distanza a Mister No - MNO 23, p. 91

Mister No uccide la sacerdotessa – MNO 24, p. 21
 


MAMA ROSA

Fisico pingue e voluminosa capigliatura riccia, Mama Rosa è una nera di mezza età che è stata per diverso tempo la vicina di casa di MISTER NO, al quale vuole molto bene, tanto da trattarlo come un figlio o quasi. La sua prima apparizione ha luogo nell’episodio Arriva Esse-Esse (L. Mignacco [sog.&scen.] – M. Bianchini [dis.], nn. 193-196), dove la nostra Rosa, nel bar di PAULO ADOLFO, parla al telefono con il pilota, che in quel momento si trova in AFRICA, precisamente a Il Cairo. La donna dà a MISTER NO una graditissima notizia, e cioè che egli può finalmente tornare a MANAUS, giacché il suo nemico Gerardo Leão (vedi IRENE, MADALENA e MARIA) è stato costretto a lasciare il BRASILE con la coda fra le gambe. Nella storia A volo radente (L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso/F, Devescovi [dis.], nn. 198-199), MISTER NO fa finalmente ritorno nella capitale amazzonica e ritrova, fra i tanti amici, la sua corpulenta amica, che compare in una breve e divertente scena. Tuttavia, è solo dopo un’altra trasferta del pilota, quella statunitense, che Mama Rosa diventa un comprimario ricorrente. Nell’avventura Manaus! (L. Mignacco [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 273-274), che segna appunto il secondo ritorno del Nostro nella sua città adottiva, Mama Rosa ospita MISTER NO a casa sua, visto che l’abitazione del pilota era stata fatta saltare in aria dai killer di ISHIKAWA.

Mama Rosa parla al telefono con Mister No – MNO 193, p. 82


Oltre a preparargli i fagioli che tanto gli piacciono, essa fa trovare a MISTER NO un baule dove ha messo tutti i vestiti che ha potuto recuperare dalle macerie della sua casa, come il suo vecchio giubbotto con il quadrifoglio, la vecchia blusa (troppo rattoppata per usarla ancora! dice il Nostro all’amica), gli ormai inservibili stivali da cowboy e altra roba che, assieme al suddetto giubbotto, andrà a formare il nuovo look del pilota. Sempre disponibile ad aiutare MISTER NO ed a fare altrettanto con ESSE-ESSE, Mama Rosa si prende cura, quando occorre, anche degli amici di entrambi. Ad esempio, nella storia Giustizia Yanoama (M. Masiero [sog.&scen.] – O. Suarez [dis.], nn. 352-354), essa ospita nella sua casa la giovane turista americana Vanessa (la quale, insieme con il fratello Josh, ha ingaggiato MISTER NO e il tedesco per un’escursione nella giungla), tentando poi - eroicamente ma invano - d’impedirne il rapimento. Uno dei sequestratori, che dà una botta in testa a Mama Rosa con il calcio della sua pistola, è proprio un ex amante della donna: Vinicio Cardona. Siamo stati insieme per un periodo, fino a quando ho scoperto che razza di bastardo fosse! dice Mama Rosa, una volta ripresasi, a MISTER NO e ESSE-ESSE, il quale le domanda se Cardona – che nel prosieguo della storia farà una brutta fine - è il padre di uno dei suoi numerosi marmocchi. Per carità, alemão! – risponde lei - Sconsiderata sì, ma non fino a questo punto!

Mister No, appena tornato a Manaus, abbraccia Mama Rosa – MNO 273, p. 83

 
Tra i figli di Rosa, che ammontano addirittura a una dozzina, gli unici degni di nota sono il piccolo Chico e soprattutto Celestino, interessante personaggio sul quale dobbiamo soffermarci. Di razza india e con il volto ricoperto di curiosi tatuaggi, Celestino è un’esperta guida amazzonica, anche se, abitualmente, lavora al porto di MANAUS. Al pari della cartomante LUNA, egli riveste il suo ruolo più importante ne Il villaggio nascosto (L. Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.], nn. 288-289), seconda storia misternoiana ispirata al romanzo Il signore delle mosche (per la prima, scritta sempre da Mignacco, vedi ANDE). Partito - a bordo dell’aereo di Brandão - alla ricerca di MISTER NO, Celestino racconta ai suoi compagni – ESSE-ESSE, JOÃO e la succitata LUNA - di essere cresciuto in un orfanotrofio colombiano e di essere stato adottato da Mama Rosa all’età di quattordici anni. L’orfanotrofio in questione, il Madre de Jesus, è guarda caso lo stesso da cui i provengono i ragazzi selvaggi che hanno fatto prigioniero MISTER NO nel loro villaggio in mezzo alla giungla. Nel finale dell’episodio, Celestino si paracaduta con ESSE-ESSE nel suddetto villaggio, dove è in corso un cruento scontro fra due fazioni rivali: la sua inaspettata apparizione pone immediatamente termine alla battaglia. Egli, infatti, viene subito riconosciuto dai ragazzi selvaggi (L’Indio! E’ l’Indio! L’Indio è tornato! esclamano alcuni di essi), i quali s’inginocchiano al suo cospetto come se si trovassero davanti a una divinità. Ach! Mi sembra di avere capito che tu eri il “boss” dell’orfanotrofio! dice ESSE-ESSE a Celestino nella scena conclusiva, e il ragazzo spiega: Mi facevo rispettare e gli altri mi avevano preso come esempio. All’inizio mi chiamavano “l’Indio” con disprezzo, ma poi è diventato un titolo onorifico… …Noi volevamo fuggire da quella specie di carcere minorile e fondare un villaggio nella foresta per vivere liberi… …non credevo che la realizzazione di quel sogno si sarebbe trasformata in questo orrore!. Un’altra avventura dove la presenza di Celestino merita di essere segnalata è Occhi nelle tenebre (L. Mignacco [sog.&scen.] – O. Gramaccioni [dis.], n. 304). In essa, l’indio, MISTER NO e un’affascinate scienziata americana si alleano con i Molengaos o Uomini Talpa – una misteriosa tribù che vive nel sottosuolo della foresta – per sconfiggere i mercenari al servizio di due avidi antropologi brasiliani, intenzionati a impossessarsi del tesoro degli indigeni.

Mister No n. 289, giugno 1999. Disegno di Diso.

Curiosità: In una delle ultime storie della saga, Sangue sul Sertão (M. Masiero [sog.&scen.] – D. e S. Di Vitto [dis.], Speciale n. 18), Mama Rosa spedisce a MISTER NO e ESSE-ESSE - stabilitisi ormai a RURRENABAQUE - un baule che contiene, oltre a deliziosi manicaretti preparati da lei stessa, tutto ciò che il pilota ha lasciato a MANAUS, tra cui la vecchia blusa e gli stivali, questi ultimi con le ghette ancora attaccate. Ho portato per anni bluse e stivali del genere…chissà poi perché non li ho più indossati? si chiede il pilota. Perché sei dovuto scappare da Manaus e dalla giungla, lasciando tutto il tuo prezioso guardaroba… gli risponde l’amico Otto. E MISTER NO: Già, per colpa di quei giapponesi che volevano farci la pelle!. La suddetta scena, posta all’inizio dello Speciale, contiene delle vistose incongruenze e dimostra che Masiero, quando l’ha scritta, non ricordava la già menzionata sequenza di Manaus!. In quest’ultima, il pilota diceva a Mama Rosa che la blusa e gli stivali non poteva indossarli più perché erano ormai inutilizzabili, e che le ghette le aveva buttate via dopo essere fuggito dalla capitale amazzonica. Pertanto, la domanda che si fa MISTER NO in Sangue sul Sertão e la risposta di ESSE-ESSE non hanno senso, così come inspiegabile è la riapparizione delle ghette.

L’indio Celestino, figlio adottivo di Mama Rosa – MNO 289, p. 65

Massimo Capalbo

N.B. trovate i link alle altre lettere dell'Atlante di Mister No andando sulla pagina della Bussola!

1 commento:

  1. Bella e coinvolgente anche la mysteriosa "La fortezza nascosta" con due copertine tra le migliori di Ferri! ^^

    RispondiElimina

I testi e i fumetti di nostra produzione apparsi su Dime Web possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare SEMPRE la fonte e gli autori!

Le immagini dei post sono inserite ai soli fini di documentazione, archivio, studio e identificazione e sono Copyright © degli aventi diritto.

Fino al 4 gennaio 2017 tutti i commenti, anche i più critici e anche quelli anonimi, venivano pubblicati AUTOMATICAMENTE: quelli non consoni venivano rimossi solo a posteriori. Speravamo e contavamo, infatti, nella civiltà dei cultori di fumetti, libri, cinema, cartooning, etc.

Poi è arrivato un tale che, facendosi scudo dell'anonimato, ha inviato svariati sfoghi pieni di gravi offese ai due redattori di Dime Web, alla loro integrità morale e alle loro madri...

Abbiamo dunque deciso di moderare in anticipo i vostri commenti e pertanto verranno cestinati:

1) quelli offensivi verso chiunque
2) quelli anonimi

Gli altri verranno pubblicati TUTTI.

Le critiche, anzi, sono ben accette e a ogni segnalazione di errori verrà dato il giusto risalto, procedendo a correzioni e rettifiche.

Grazie!

Saverio Ceri & Francesco Manetti