venerdì 27 giugno 2014

L'ANGOLO DEL "BONELLIDE" VII - NUVOLETTE IN CANADÀ - LE GIUBBE ROSSE A FUMETTI, SECONDA PARTE: LO HUMOR E DAGLI ANNI '70 A OGGI - PRATT E KEN PARKER!

di Andrea Cantucci


Giubbe Rosse umoristiche

È capitato a molti famosi personaggi comici americani di indossare in qualche storia a fumetti la giubba rossa dei Mounties - da Porky Pig a Donald Duck, dall’attore Bob Hope ai Three Stooges e dall’orso Yogi al grasso viaggiatore del tempo Herbie - ma alcune Giubbe Rosse umoristiche spiccano nettamente sulle altre.


Il Sergente Baldo di Luciano Bottaro (1965)

Dal 1952 le Giubbe Rosse furono protagoniste di un’intera serie comica con Il Sergente Baldo, creato da Luciano Bottaro per le Edizioni Alpe e proseguito poi anche dai disegnatori Guido Scala e Giorgio Rebuffi. Come la gran parte dei fumetti di Bottaro, le brevi storie di Baldo, ambientate nel forte comandato dallo sprovveduto capitano Pied-Arm, erano spesso arricchite dalle fantasiose e paradossali sceneggiature di Carlo Chendi, che ne muoveva da maestro i buffi comprimari. In Italia il sergente Baldo uscì per più di vent’anni su Tiramolla, ma ebbe successo soprattutto in Francia, dove dal 1959 apparve sull’albo Monty pubblicato dalla Sagédition di Parigi, che conteneva la versione in francese del Sergente Preston e di vari eroi western.
Mentre il Baldo di Bottaro era un bonario personaggio per ragazzi, fu ben più feroce la satira sulle Giubbe Rosse che nel 1953 realizzarono Harvey Kurtzman e John Severin, nell’episodio di Mad n°5 intitolato Miltie of the Mounties, che prendeva in giro in particolare i film di Renfrew of the Royal Mounted. Alla fine l’arrogante giubba rossa Miltie non riusciva a prendere il suo uomo, perché quello che inseguiva… non era un uomo.

Pendergast, da Lucky Luke n. 22 (1962) di Morris e Dupuis

Un’altra spassosa caricatura di una giubba rossa canadese di tipico stampo britannico è stata il caporale Pendergast, apparso nel ventiduesimo episodio del pistolero Lucky Luke di Morris, che fu pubblicato in volume nel 1962 dall’editrice belga Dupuis col titolo Les Dalton dans le Blizzard (I Dalton nella Tormenta).
In questa storia esilarante, come tutte quelle sceneggiate dal grande Renée Goscinny, i quattro ingenui criminali evadono come sempre e si rifugiano in Canada pensando di sfuggire all’arresto, ma naturalmente hanno fatto i conti senza Lucky Luke e il caporale Pendergast, che uniscono le forze contro di loro. Agendo con tipica flemma anglosassone, Pendergast è abituato a mettere a posto le cose in modo fermo ma educato, senza neanche usare le armi. Avrebbe forse incontrato qualche difficoltà in più se avesse arrestato da solo i fratelli Dalton, assai meno disciplinati della pur turbolenta popolazione canadese, che, appena la giubba rossa alza la voce, cessa ogni schiamazzo e china la testa, eseguendo i suoi ordini senza fiatare.
Sempre negli anni ’60, il cartoonist Paul Murry inseriva spesso Mickey Mouse (Topolino) in ambientazioni del passato e in qualche episodio gli fece vivere anche delle avventure con indosso la giubba rossa del mountie. Nel 1968 ci fu anche una storia italiana con Topolino e Pippo in versione Giubbe Rosse - Topolino e i ladri di pellicce - che uscì sul n. 641 del settimanale di Mondadori coi disegni di un giovane Massimo De Vita.
De Vita all’epoca imitava lo stile del Mickey Mouse statunitense: infatti il capitano delle Giubbe Rosse che si vede all’inizio dell’episodio ha la stessa fisionomia del sergente della Polizia canadese visto nella storia di Paul Murry Topolino e il divoratore di pelli, uscita in Italia alla fine dell’anno seguente, sul n. 733 del settimanale.


Topolino e i ladri di pellicce nella ristampa degli Albi della Rosa

Dal 1961 al 1963, tra le parodie ospitate nel Rocky and Bullwinkle Show della NBC, apparve un’intera serie a cartoni animati, in trentotto episodi, su una giubba rossa canadese, Dudley Do-Right of the Mounties, creata da Alex Anderson, Chris Hayward e Allan Burns, da cui nel 1970 l’editrice Charlton trasse una serie a fumetti.
Dudley Do-Right, come tutti i Mounties cerca costantemente di “prendere il suo uomo”, cioè il suo acerrimo nemico Snidely Whiplash, ma se lo cattura è per pura fortuna, o soltanto grazie al suo cavallo. L’eroina femminile, Nell Fenwick, è la tipica figlia dell’ispettore capo che si caccia di continuo in situazioni pericolose per poi essere salvata. Il principale tormentone della serie sta nel fatto che Nell è del tutto inconsapevole dell’interesse di Dudley per lei e riversa invece il proprio affetto sul ben più eroico cavallo della giubba rossa.
Nel 1999 ne fu tratto anche un film dal vero, che però fu un fiasco totale, sia di critiche che di pubblico. Ha avuto invece un certo successo la serie di telefilm Due South (Direzione Sud), trasmessa con un altro titolo anche in Italia, che non ha niente a che fare col cartone, ma in cui il nome della giubba rossa protagonista, Benton Fraser, i cui modi cortesi creano un divertente contrasto di fronte alla violenza dei criminali, è certo un omaggio all’attore Brendan Fraser, che interpretava il ruolo di Dudley Do-Right in quello sfortunato film. 


Dudley Do-Right. Charlton Comics, 1970
 

Alla Corsa all’Oro nel Klondike, all’estremità occidentale del Canada, partecipò, al pari dei personaggi di Jack London, anche un giovane Paperon De’ Paperoni, all’epoca in cui iniziava ad accumulare la sua immensa fortuna. Due ufficiali delle Giubbe Rosse realmente esistiti, come il colonnello Sam Steele e l’ispettore Scarth, poterono così apparire, nel 1995, in uno dei tanti episodi di Don Rosa dedicati al suo avventuroso passato, Cuori dello Yukon, uscito in Italia sul n. 118 del mensile Zio Paperone nel 1999. La caricatura che l’autore fa dei due personaggi, basandosi su veri elementi storici, è come sempre esilarante. Mentre l’azzimato Scarth cerca di soffiare a Paperone la concessione della sua miniera, il duro e impettito colonnello Steele, assistito da Jack London che ne trascrive i discorsi, tenta inutilmente di arrestare l’allora giovane papero per degli incredibili disordini che avrebbe provocato nella città di Dawson, i cui abitanti in preda alla fame divorano qualunque cosa. La gag più divertente della storia è però l’impeccabile divisa di Steele che da buona giubba rossa non si sporca e non si sgualcisce, neanche cadendo nel fango o stando in mezzo a un’esplosione.
Tra le ultime Giubbe Rosse a fumetti troviamo poi la bizzarra serie di fantascienza Space Mounties (Giubbe Rosse Spaziali) di Veys e Guilhem, edita in Francia dalla Dargaud-Lombard tra il 2001 e il 2004, in cui dei poliziotti a cavallo canadesi, disegnati con lo stile da cartoon tipico della scuola belga, viaggiano su altri pianeti, trovandosi così a cavalcare delle creature e delle macchine decisamente un po’ più strane del solito.


Anni ’70: Superagenti canadesi e amici dei lupi

Nei tempi antichi (…)
un uomo poteva diventare un animale se lo desiderava
e un animale un essere umano.
Tutti parlavano lo stesso linguaggio.
Leggenda eschimese

Un altro personaggio canadese dei fumetti diventato sempre più famoso in questi ultimi anni, che pur non avendo molto altro in comune con le Giubbe Rosse merita di essere citato, è il supereroe Wolverine. 


Wolverine della Marvel

 
Il termine in italiano si traduce Volverina o Ghiottone. Indica un animale da preda della famiglia dei mustelidi caratteristico delle regioni artiche del Nord-America e ferocissimo, nonostante sia di taglia limitata e tozza; un soprannome quindi particolarmente adatto al mutante canadese Logan, di bassa statura ma con sensi animaleschi e grossi artigli retrattili come quelli di una belva. Wolverine, oltre a questi innegabili elementi selvaggi, ha però anche qualcosa del meticoloso e inflessibile mountie canadese, che ostinatamente continua a seguire la propria pista, senza mai rinunciare alla preda, finché non riesce a “prendere il suo uomo”.
Wolverine esordì nel 1974 sul n. 181 dell’albo di Hulk, in una storia del golia verde ambientata in Canada che era stata scritta da Len Wein e disegnata da Herb Trimpe. In quell’occasione la Marvel Comics lo presentò erroneamente come “il primo e più grande supereroe canadese”, mentre in realtà vari supereroi canadesi prodotti localmente erano già esistiti negli anni Quaranta. In effetti il primo autentico supereroe del Canada era stato Iron Man di Vernon Miller, apparso oltre vent’anni prima dell’omonimo personaggio Marvel, su Better Comics n. 1 del 1941 - che tra l’altro fu anche il primo albo canadese a pubblicare fumetti inediti.
Nel 1975 Wolverine si unì agli X-Men e all’interno della stessa serie lo scrittore inglese Chris Claremont e il disegnatore anglo-canadese John Byrne crearono nel 1979 un intero gruppo di supereroi canadesi, Alpha Flight (Stormo Alfa), il cui nome poteva anche ricordare il titolo del film del 1940 Yukon Flight, col sergente Douglas Renfrew delle Giubbe Rosse. Anche Alpha Flight all’inizio era finanziato e controllato dal governo del Canada, un po’ come dei superagenti senza giubba rossa e senza cavallo, e dal 1983 ebbe la sua testata, inizialmente scritta e disegnata dallo stesso Byrne. Wolverine invece fu protagonista di una prima miniserie, realizzata da Chris Claremont e Frank Miller, nel 1982 e poi titolare di una serie regolare dal 1988.
Un’altra cosa che Wolverine ha in comune con alcune delle Giubbe Rosse dei fumetti è quella di aver fatto selvaggiamente amicizia in gioventù con un branco di lupi, di cui praticamente divenne il capo-branco, come raccontato nella storia delle sue origini realizzata da Paul Jenkins e Andy Kubert tra il 2001 e il 2002. 

Canada Joe. Lanciostory, Eura, 1977
 

Anche due Giubbe Rosse canadesi degli anni ’70 hanno infatti avuto un rapporto molto particolare con i lupi.
La tradizionale e realistica giubba rossa Canada Joe, creata dagli argentini Eugenio Zappietro (in arte Ray Collins) e Carlos Enrique Vogt e pubblicata in Italia dall’Editoriale Eura sulla rivista Lanciostory, era il capitano della Polizia a cavallo Gary Bow, che in compagnia di un lupo chiamato Amico (come quello di King) vagava privo di memoria per le foreste del Canada del 1898, dopo essere stato ferito e dato per morto.
Sul settimanale cattolico Il Giornalino esordì invece, nel 1977, il personaggio di Piuma Rossa, una giovane giubba rossa canadese creata da Mario Basari e Luigi Sorgini. Figlio di un bianco e di un’indiana e rimasto orfano, l’eroe della serie aveva come padri adottivi un sergente della Polizia a cavallo e un sakem dei Piedi Neri, che lo avevano allevato. Meglio di altri, poteva quindi proporsi come un ideale tramite tra i due popoli.
Ancora più romantico dei personaggi simili che lo hanno preceduto, Piuma Rossa portava quasi alle estreme conseguenze il rapporto che ha sempre legato gli eroi dalla giubba rossa agli animali. Già il sergente King e Canada Joe avevano un lupo per amico (di nome e di fatto), mentre Jim Canada chiamava Pal (Amico) il suo cavallo, ma Piuma Rossa, essendo in parte indiano, oltre a parlare al suo cavallo era amico di tutti gli animali e in particolare di un lupo con cui era cresciuto e del suo branco, che lo aiutava quand’era in difficoltà.

Piuma Rossa, pubblicato sul Gornalino delle Edizioni Paoline dal 1977.


Anni ’80 e ’90: Eroi in fuga e in crisi

Molto meno buonista e più problematico e violento, nei suoi moti di ribellione verso la società e le usanze imposte dai bianchi, fu un altro mezzosangue dalla giubba rossa creato da Hugo Pratt per il libro della Cepim del 1980 L’Uomo del Grande Nord. Pratt lo definì “un meticcio folle che dopotutto non era folle per niente”.
Il protagonista era nato da un’indiana Mohawk e dal nipote di Louis Riel, colui che guidò la rivolta anti-britannica del 1885 per poi essere impiccato. Ciò giustificava il risentimento che guidava il suo pronipote Joseph Montour Riel, detto Gesuita Joe, in una lotta solitaria contro tutto e tutti, alternando a modo suo atti di vendetta e di giustizia, dopo aver indossato abusivamente una giubba rossa della Polizia a cavallo.
L’Uomo del Grande Nord, conclusosi in modo enigmatico, proseguì a puntate nel 1984, col titolo Gesuita Joe, sui primi numeri della rivista Comic Art. In occasione poi di una versione cinematografica di produzione franco-canadese, il regista Olivier Austin chiese a Pratt delle aggiunte alla storia in forma di story board, che furono inserite in una nuova edizione della storia originale, uscita a puntate nel 1991 sulla rivista Corto Maltese e raccolta l’anno seguente nel volume della Milano Libri Jesuit Joe, che riprendeva il titolo del film.

L'Uomo del Grande Nord di Hugo Pratt. Collana CEPIM Un Uomo Un'Avventura, 1980.

Un Canada ancora privo di Giubbe Rosse è invece quello in cui si svolge buona parte della saga Les Pionniers du Nouveau Monde (I Pionieri del Nuovo Mondo) di Jean-François Charles, pubblicata in Francia sugli album della Glénat dal 1982 e in seguito edita anche da noi - prima dalla Glénat Italia e ora dall’Editoriale Cosmo. In vari episodi ambientati tra il 1755 e il 1761, a seguito della guerra anglo-francese che vide prevalere la Gran Bretagna, alcuni esuli della Nuova Francia si rifugiano nei territori inesplorati di un Canada ancora selvaggio, vivendo varie complesse avventure tra la zona dei Grandi Laghi e la regione del Saskatchewan.
Dagli USA anche Ken Parker, accusato di omicidio, si rifugiò in Canada nella storia Un Alito di Ghiaccio, uscita a puntate nel 1987 sulla rivista Comic Art. E’ là che si svolsero quindi le sue storie successive, in cui è ancora costretto a spostarsi continuamente, a partire dal primo numero della testata Ken Parker Magazine del 1992.
Inevitabilmente, già nel numero due della rivista, Ken incontra una giubba rossa, il sergente Paul Brady, e i due si salvano reciprocamente la vita, per poi affrontare insieme, dal numero tre, l’avventura intitolata Ore d’Angoscia, contro una cacciatrice di taglie e dei rapinatori di treni. Qui, in una delle elaborate e impeccabili trame tipiche di Giancarlo Berardi, si delineano il carattere e le capacità da perfetto rappresentante della Polizia a cavallo del sergente Brady, che salva Ken ancora una volta da una brutta e pericolosa situazione.


Ken Parker Magazine n. 4 - Parker Editore, 1992. Disegno di Milazzo

Veniamo infine alla serie di Rodolphe e Leo, che in Francia esordì nel 1991 e che è stata già pubblicata in Italia dalla Comic Art negli anni ’90, in una versione in grande formato e a colori analoga a quella originale. Il protagonista è il sergente delle Giubbe Rosse Philipp Trent, accompagnato da un fedele cane senza nome che lui chiama semplicemente Cane, un po’ come Dudley Do-Right che chiamava Cavallo il suo cavallo.
Le storie sono chiaramente ambientate sul finire dell’800, in un anno imprecisato, ma di certo successivo al 1880. Vi è descritto un Canada che è ancora abbastanza violento e selvaggio, in cui gli autori inseriscono però anche alcuni elementi decisamente poetici, come l’impossibile storia d’amore tra la giubba rossa e la sorella dell’uomo che sta inseguendo, o il giovane fuorilegge vagamente contestatore che è appassionato dei versi di Rimbaud, a tal punto da lasciarsi dietro una traccia trascrivendoli quasi su ogni muro che incontra.
Lo stesso contrasto si riflette anche nei bei disegni di Leo, che riesce a rappresentare anche le scene più drammatiche con un realismo particolarmente delicato ed elegante. Quando questo accade nell’opera di un artista, le immagini diventano qualcosa di più di ciò che rappresentano, non solo un ammirevole esercizio di stile, ma anche un modo per renderci capaci di vedere l’intrinseca bellezza insita in qualsiasi evento, perfino in quelli più spiacevoli o terribili. Benché le storie trattino di crimini e di punizioni, gli autori, sia coi testi che coi disegni, sembrano così invitare i lettori a osservare gli eventi con uno sguardo tanto innocente quanto consapevole, senza giudicare né giustificare la presunta colpevolezza dell’uno o l’evidente delitto dell’altro.


Sulla vita e sul passato di Trent non sappiamo praticamente nulla, se non quello che di volta in volta viene rivelato da brevi flashback relativi ai suoi ricordi. Ciò che quest’ennesima giubba rossa sembra incarnare è, da una parte, il classico prototipo del poliziotto a cavallo dedito al proprio dovere e che supera ogni ostacolo per catturare il ricercato di turno, ma dall’altra anche un uomo silenzioso, riservato e a suo modo sensibile e sognatore, che a volte arriva a nutrire dei dubbi sull’opportunità delle stesse missioni che deve eseguire, come quando certi “onesti” cittadini si rivelano assai più spietati e feroci di uno dei criminali che insegue.
In questa edizione economica, le copertine originali sono inserite prima di ogni storia come illustrazioni a tutta pagina, mentre le copertine vere e proprie sono tratte da quelle della ristampa Trent l’Intégrale e contengono delle immagini del protagonista immerso nell’affascinante vastità dei paesaggi del suo paese.
Con l’ottima scelta di questa bella miniserie targata Dargaud, anche la RW Edizioni, come già l’Aurea, inizia a fare un po’ di concorrenza, nel campo dei albi economici francofoni, alla più specializzata Editoriale Cosmo.


Trent n. 1 di 4 - RW Edizioni, 2014

Lineachiara Bedé dal n°1 al n°4
TRENT
Testi: Rodolphe
Disegni: Leo
Formato: 96 pag. in b/n
Periodicità: mensile
Editore: RW Edizioni
Date di uscita: da Maggio ad Agosto 2014
Prezzo: € 2,90 ad albo


Trent n. 3 - Dargaud, 1993

Edizione originale francese
TRENT
Serie di 8 album
Editore: Dargaud
Formato: 48 pag. a colori
1 – L’Homme Mort (1991)
2 - Le Kid (1992)
3 - Quand s’Allument les Lampes… (1993)
4 – La Vallée de la Peur (1995)
5 - Wild Bill (1996)
6 – Le Pays sans Soleil (1998)
7 - Miss (1999)
8 - Petit Trent (2000)
(negli ultimi due i colori sono di Marie-Paule Alluard)


(fine 2a e ultima parte)


Andrea Cantucci


N.B. trovate i link agli altri articoli della sere L'Angolo del "Bonellide" sulla pagina delle Cronologie e index

martedì 24 giugno 2014

LE INTERVISTE DI DIME WEB (IV): SERGIO GIARDO

a cura di Franco Lana

Continuano le interviste bonelliane di Dime Web realizzate dal nostro Franco Lana: stavolta tocca a Sergio "Nathan Never" Giardo! Le vignette (in collage) sono inedite e provengono da una storia in lavorazione e la fonte della foto è l'autore stesso! (s.c. & f.m.) 


Dime Web - Ci racconti del tuo approdo in Bonelli? Cosa ricordi di quei tempi?

Sergio Giardo - Ricordo tutto benissimo: in fondo sono passati solo vent'anni esatti... ;-) All'epoca lavoravo come art director in un'agenzia di pubblicità a Torino; mandai delle tavole di prova di Nathan Never in redazione e poi non ebbi più notizie per quasi un anno. Un bel giorno mi telefonò Serra e mi disse di andare a Milano perché anche se i miei disegni non andavano bene, secondo Bonelli qualcosa di buono c'era, ma era troppo complicato da spiegare per telefono o per lettera. Così qualche giorno dopo entrai nel magico ufficio di Antonio, pieno zeppo di fumetti, costruzioni Lego e Godzilla di diverse dimensioni. Iniziò così un lungo periodo di prove e rimproveri fino alla fatidica riunione in cui Sergio Bonelli vide i nuovi disegni e decise che potevo entrare a far parte dello staff dei disegnatori. La notizia me la diede Antonio Serra, lasciando un messaggio sulla mia segreteria telefonica di casa... messaggio che ovviamente custodisco ancora oggi sotto forma di mp3!


Collage di vignette inedite tratte da una storia in lavorazione...



DW - Leggi fumetti? Quali sono i tuoi autori preferiti?

SG - Certo che leggo fumetti! Seguo regolarmente alcune serie bonelliane e poi leggo indifferentemente comic, manga, fumetti d'autore e d'epoca. I miei disegnatori preferiti sono tantissimi... da Kirby a Romita Sr. e John Buscema, da Magnus a Manara e Giardino, e poi ancora in ordine sparso Moebius, Raymond, Leonard Starr, Garcia Seijas, Zanotto, Breccia, Samnee, Villa, De Angelis, Poli, Carnevale...


DW - Tu sei il nuovo copertinista di Nathan Never (oltre che un valente illustratore). Come ti trovi in questo ruolo? E che difficoltà hai dovuto superare per arrivarci?

SG - Alle copertine di Nathan ci sono arrivato casualmente e in maniera del tutto incosciente. Quando Antonio Serra mi chiese di fare le prove per le copertine ero quasi certo che non sarebbero andate bene, quindi non mi preoccupai più di tanto. Quando invece mi fu detto che Bonelli aveva dato il suo benestare alle mie prove, cominciarono a tremarmi i polsi... Non ho dovuto superare grandi difficoltà, a parte l'impostazione della mia seconda copertina, quella del numero 251, per la quale non riuscivo a trovare una composizione che funzionasse. Non mi dispiace affatto questo ruolo, ma anche oggi, dopo oltre 30 copertine disegnate, mi sento ancora poco più che un "apprendista stregone"...


Sergio Giardo al lavoro!



DW - Puoi dare ai lettori di Dime Web, qualche anticipazione? A cosa stai lavorando?

SG - to lavorando alla terza parte di una storia per Nathan scritta da Giovanni Eccher, di cui ho già ultimato la seconda parte: titolo di lavorazione Angel. Poi ho iniziato a discutere con Antonio Serra di una storia che dovrebbe essere "solo" di 270 pagine...


DW - Per concludere: sei contento del tuo lavoro di fumettista, e di lavorare in Bonelli? O vorresti di più?

SG - Quest'anno compio vent'anni di lavoro per la Bonelli. Che si può chiedere di più? Almeno altri vent'anni!


a cura di Franco Lana

N.B. trovate i link alle altre interviste nella pagina Interviste & News!

LA SAGA DEL D.I.M.E. - IL PREQUEL! by PIERI & PICCININI

Ci scrive l'amico e collaboratore Filippo Pieri:

A volte ritornano. Mentre stavo cercando tutt'altro, mi sono imbattuto in una vecchia storia fatta con l'amico Matteo molti anni fa. Rileggendola ho pensato che con pochi aggiustamenti nel testo sarebbe stata perfetta come prequel di quella pubblicata su Dime Press n° 18 e disegnata proprio da Piccinini diversi anni dopo. Essendo ambientata prima dell'altra è in qualche modo giustificato anche il segno più acerbo. Inoltre, una curiosità. Nell'ultimo post di Moreno ho scoperto che "A pagina 45 Cico fa riferimento a un certo professor Von Handcuff: Handcuff significa "manette", e dunque ho voluto citare il nome del mio amico Francesco Manetti, con cui in quell periodo realizzavo la fanzine Collezionare e con il quale avrei fondato di lì a poco la rivista". Ammetto che non me ne ero accorto la prima volta che lo lessi...
 
Handcuff, se non ricordiamo male, c'è anche in una storia di Zagor, e ci sono anche riferimenti alle altre Mothers of Invention di Collezionare e Dime Press - Monti e Ceri (s.c. & f.m.)

N.B. trovate i link alle parodie del D.I.M.E. sulla pagina Cronologie e index!

IL RITORNO DI SAMBUKAN! by PIERI & FERRETTI

Ci scrive l'amico e collaboratore Filippo Pieri:
"Sull'ultimo numero di Sbam comics, il 15 di giugno/luglio è uscito l'episodio di Sambukan che DW aveva preannunciato in anteprima un anno fa. Il personaggio di Pippo Laido lo inventai per la storia di prova di Cattivik e infatti l'ho recuperato da lì."
E noi pubblichiamo, precisando che queste tavole sambukaniane sono solo un "assaggio" di una storia più lunga! (s.c. & f.m.)








N.B. trovate i link alle parodie e agli interventi extrabonelli sulla pagina Cronologie e Index!

SCHERZI DI LANA!

Pubblichiamo un simpatico mish-mash di divertenti fotomontaggi che ci invia il nostro amico e valente collaboratore Franco Lana (occhio alle sue interviste bonelliane): sono tutti Made in Francioso! (s.c. & f.m.)













N.B. trovate altro humor e parodie nei link della pagina Cronologie & index!

sabato 21 giugno 2014

THE DARK SIDE OF TEX! "B": "BARON SAMEDI" & "BES"

di Massimo Capalbo

Doppia portata, stavolta, per The Dark Side of Tex! Due voci - dedicate al pingue Baron Samedi (dei "mitici" GL e Galep) e al piccolo Bes... piccolo ma infernale nano partorito dalla fantasia di Boselli e Letteri nel 1998! Il terzo dizionario bonelliano realizzato da Max Capalbo per Dime Web - che viene pubblicato in contemporanea all'Atlante di Mister No e agli Zagor Monsters - ha avuto fin da subito un grande successo di pubblico e di critica. Tra gli altri, parlano di noi il blog di Baltorr Zagor e altro, il portale Il Gatto con la Scure e il Diario di un Pessimo Autore: invitiamo i nostri lettori a seguire i link. Come corredo iconografico alle "premesse tecniche" abbiamo scelto alcune curiose, simpatiche e interessanti interpretazioni artistiche del Ranger - pescate con la Rete a strascico e citando ovviamente la fonte. Invitiamo però gli autori a segnalarci eventuali errori od omissioni. Ricordiamo che le illustrazioni che precedono le voci sono sempre scelte dalla redazione! (s.c & f.m.)

Il divertente Tex dello svedese (?) Emre, dal blog Drawzines!


LEGENDA 
  • I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi del protagonista della serie, TEX, e quelli dei suoi pards – KIT CARSON, TIGER JACK, KIT WILLER - che sono sempre scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio: Atlante di Tex). 
  • Con l’unica eccezione di TÉNÈBRES, RAPHAEL, i personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con la loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.: TAGLIATORE DI TESTE invece che BARRERA, JUAN; SVENTRATORE invece che BARLOW, SALLY).
  • Alcuni personaggi sono stati indicati con il soprannome piuttosto che con il nome vero (ad es.: COLORADO BELLE invece che MORROW, ALICE; EL MORISCO invece che JAMAL, AHMED). Riguardo al citato EL MORISCO, la voce a lui dedicata è stata inserita sotto l’iniziale del soprannome vero e proprio – quindi la M -, invece che sotto la E, cioè l’iniziale dell’articolo. 
  • Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostro titolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la storia dei nn. 265-268 viene indicata con il titolo del n. 267, Tex contro Yama, perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a L’ombra di Mefisto (n. 265), La strega (n. 266) e I Figli del Sole (n. 268).

Il tenebroso Tex di Lorenzo Ladogana, da Deviantart.


 Nota sui collegamenti ipertestuali

The Dark Side of Tex è un "lavoro in corso" che si svilupperà nei prossimi mesi, abbracciando numerosi post - uno per ogni lettera dell'alfabeto - fino ad arrivare alla conclusione.
I collegamenti ipertestuali fra le varie voci non saranno dunque possibili tutti e subito... e vi spieghiamo subito perché!
Collegheremo con link diretti ogni riferimento ad altre voci dell'opera partendo necessariamente dalle voci già apparse.
Ci preme dunque ribadire e sottolineare che, non essendo possibile creare link a post futuri, ricostruiremo tutti i link a ritroso solo quando sarà possibile. I link saranno però sempre e soltanto fra URL diverse e non all'interno di uno stesso post. Vorrete perdonarci (e segnalarci!) eventuali errori e omissioni! I link - essendo come abbiamo detto sopra fra URL diverse - porteranno sempre e comunque all'inizio di un altro post e non esattamente alla voce di riferimento.
Per facilitare fin dall'inizio l'uso dell'opera, abbiamo creato una pagina apposita di collegamenti alle varie voci, alla quale potete accedere dovunque siate, andando sotto al logo Dime Web: anche in questo caso il link vi porterà al post giusto, scorrendo il quale troverete in un attimo la voce cercata!


Tex sulla "prima neve" del disegnatore brasiliano Ronald Guimarães, da Deviantart.




B
BARON SAMEDI
BES





BARON SAMEDI

Così si fa chiamare il barone Jean de Lafayette, principale alleato di MEFISTO nella storia Terrore sulla savana (G. L. Bonelli [sog.&scen.] – A. Galleppini [dis.], nn. 93-95). Calvo e grasso, Lafayette è un ricco piantatore haitiano che è stato rinchiuso dai suoi famigliari nel manicomio di Flagstaff (Arizona) a causa delle sue deliranti manie religiose. Suggestionato da OTAMI, un sacerdote VUDU, e soprattutto dalla figlia di questi, la bella LOA, egli – già schizofrenico di suo – si è addirittura convinto di essere, per l’appunto, Baron Samedi (il Signore dei Cimiteri, una delle maggiori divinità VUDU), tanto da aver costruito nella sua piantagione, dilapidando il patrimonio di famiglia, un tempio pieno di idoli fabbricati in oro e ornati di diamanti. Evaso assieme a MEFISTO dal manicomio, grazie all’aiuto di OTAMI e LOA nonché del possente Dambo, Lafayette si rifugia con il negromante nelle foreste della Florida, in un tenebroso castello. Partendo da qui, il barone crea un regno VUDU, il Regno del Grande Serpente, ponendo a sua difesa una sorta di esercito formato da decine di fanatici guerrieri che indossano pelli di giaguaro e agiscono sotto l’esperta guida di Dambo

Tex n. 93, luglio 1968. Disegno di Galep

Il tenebroso castello del barone Jean de Lafayette alias Baron Samedi – TEX 93, p. 29



Al pari dei loro alleati, il barone e MEFISTO coltivano il folle sogno di liberare la Florida dalla presenza dei bianchi, ma non hanno fatto i conti con i quattro pards, che – saputo della fuga dei due dal manicomio e della seria minaccia da essi rappresentata - s’imbarcano subito per Tampa. Dopo aver respinto gli attacchi dei vuduisti, i Nostri raggiungono Fort Myers e stringono alleanza con gli indiani Seminole, i quali, proprio per aver rifiutato di allearsi con Lafayette, sono stati attaccati dai guerrieri di Dambo e costretti ad abbandonare il loro villaggio. TEX ordina ai Seminole di incendiare la foresta, in modo da togliere ai loro nemici il vantaggio di combattere su un terreno a essi favorevole. Davanti alle fiamme, infatti, Dambo e i suoi uomini sono costretti ad abbandonare la foresta e a rifugiarsi nel castello del barone. Una volta che l’incendio si è estinto, i due pards si dirigono assieme ai soldati del capitano Horty verso il suddetto castello, nei cui sotterranei c’è una grotta dove Baron Samedi ha fatto ricostruire il suo tempio haitiano, trasferendovi tutti gli idoli in esso presenti. Per fermare TEX, MEFISTO decide di invocare l’aiuto degli spiriti malvagi e - accompagnato dal barone - scende nella grotta, dove però si accorge subito che i diamanti che ornavano gli idoli sono stati rubati.


Tex n. 94, agosto 1968. Disegno di Galep

Il barone con Mefisto, Loa e Otami – TEX 94, p. 76


Il negromante non tarda a capire che a farlo sono stati OTAMI e LOA: i due, infatti, sono fuggiti (a fermarli, nella palude, saranno i Seminole). Le accuse di MEFISTO contro LOA scatenano la rabbia del barone, il quale non riesce a credere che la donna lo abbia tradito. Incapace di ragionare, Lafayette aggredisce il suo alleato, stringendogli le mani al collo. Proprio in quel momento, però, le Giacche Azzurre prendono a cannonate il castello, provocando la morte di Dambo e dei suoi guerrieri, nonché – come scopriremo nel prologo de Il figlio di Mefisto (G. L. Bonelli [sog.&scen.] – A. Galleppini [dis.], nn. 125-128) - quella dello stesso barone, il quale viene schiacciato proprio da uno degli idoli presenti nella grotta-tempio. Ancora peggiore sarà la sorte di MEFISTO, ma di questo parleremo nella voce dedicata al negromante.
Curiosità: Baron Samedi è uno dei pochi cattivi della saga che TEX e i suoi pards affrontano e sconfiggono senza mai incontrarlo direttamente né vederlo in faccia.


Baron Samedi si scaglia contro Mefisto nei sotterranei del suo castello – TEX 95, p. 24



Il barone muore sotto il peso di un idolo vudu – TEX 125, p. 17

Il vevé (disegno simbolico) del vero Baron Samedi



BES

Divinità minore dell’antico Egitto, rappresentata come un nano barbuto dal volto leonino, il corpo robusto e le gambe arcuate. Ne Il ritorno del Morisco (M. Boselli [sog.&scen.] – G. Letteri [dis.], nn. 452-454), a impersonare il demone Bes è l’implacabile sicario dei Figli di Horus: un nano dall’aspetto mostruoso, che emette sinistri ruggiti e la cui specialità è lo strangolamento.


Tex n. 454, agosto 1998. Disegno di Villa

L’inquietante Bes emette uno spaventoso ruggito – TEX 452, p. 101

Bes uccide uno dei guardiani del museo del professor Guillermo – TEX 454, p. 20


Possiede infatti una forza erculea e unghie simili ad artigli. Essendo pure un ladro di tombe, è lui a rubare materialmente, per conto della setta, la mummia di AKHRAN, dopo aver ucciso i due fellah (uno strozzandolo, l’altro facendolo addirittura morire di paura) al servizio di EL MORISCO e dei suoi amici Octave e Davids. Bes uccide anche il rigattiere messicano che ha venduto al professor Guillermo la suddetta mummia (che dall’Egitto è finita, dopo una complessa vicenda, in America) e le due guardie del museo privato dell’egittologo. Tenta inoltre di strangolare - sempre nel museo di Guillermo - Eusebio, che si salva in modo fortuito grazie a EL MORISCO: quest’ultimo infatti, per sfuggire a Sekhmet, cade addosso a Bes, liberando il suo maggiordomo dalla stretta fatale del nano.
Il terribile Bes muore nel finale della storia, dopo un lungo corpo a corpo con TEX, che avviene nella camera sotterranea – kiwa - del Pueblo, proprio mentre in superficie i Figli di Horus si apprestano a sacrificare Miguel e Juanita. E’ una sequenza assai emozionante, una delle più belle dell’episodio: il nano si dimostra infatti un avversario durissimo per il ranger. Lo vediamo incassare con noncuranza i pugni di TEX (i quali, come sappiamo, sono tutt’altro che leggeri), serrare le sue dita d’acciaio sul collo dell’eroe, e - quando sembra che il Nostro sia riuscito a scaraventarlo nel pozzo che si trova al centro della kiwa - aggrapparsi alle sue gambe, con l’intento di trascinarlo giù assieme a lui. Alla fine, però, a precipitare è solo Bes, dato che TEX riesce fortunatamente a trovare un appiglio. 


Il terribile nano tenta di strangolare Tex – TEX 454, p. 90

I pugni del ranger fanno il solletico a Bes – TEX 454, p. 92


Curiosità: Nella scena in cui EL MORISCO ed Eusebio vengono inseguiti dallo spaventoso nano, il primo, credendo di avere a che fare con il vero dio Bes, dice al suo maggiordomo che questi è il servitore del dio dei morti, capitano dei demoni del sonno!... . Ciò però non deve far pensare che Bes fosse una divinità malefica, anzi: egli era considerato il protettore delle famiglie, dei bambini e delle partorienti. Infatti, gli Egizi usavano tenere vicina al letto la statuetta di Bes proprio per difendersi dal malocchio. Ad ogni modo, il Bes texiano è un villain azzeccato, senza dubbio uno dei più singolari nemici che il ranger abbia mai affrontato.

Tex si sbarazza fortunosamente dell’implacabile avversario – TEX 454, p. 95

Bassorilievo del dio Bes tra le rovine di Dendera (Egitto)


Massimo Capalbo


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