martedì 31 maggio 2022

PEARL TAYLOR HART: LA REGINA DEI BANDITI DELL’ARIZONA! WILLIAM JAMES “JOE” BOOT! - LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA - PARTE LXXXVIII

di Wilson Vieira

Giunti alla puntata n. 88 della nostra imperdibile "Storia del West", il nostro Wilson Vieira ci racconta l'affascinante storia di una donna fuorilegge, la cui vita è ancora in gran parte avvolta nel mistero e divide gli storici della Frontiera. Come al solito: le immagini non bonelliane sono state selezionate e inserite nel testo dallo stesso Wilson. Buona lettura! (s.c. & f.m.)







Cosa vi viene in mente quando pensate alle donne del Vecchio West? Donne sottomesse che seguivano i loro mariti e figli per trovare la terra, l' argento oppure l’oro? Vi siete sbagliati di grosso cari lettori; non tutte le donne seguivano un uomo. Ci sono state donne che hanno rotto gli schemi e si sono fatte un nome... anche se non sempre un "buon nome". Una delle figure leggendarie del Vecchio West è infatti una donna fuorilegge. Pearl Hart era una famigerata fuorilegge ai suoi tempi, ed era una donna molto in anticipo sui tempi. Era autosufficiente, avventurosa, non vincolata dalle convenzioni e sessualmente libera. Quegli attributi erano estremamente rari per una donna nel diciannovesimo secolo.
Poi, poche donne lavoravano fuori casa. Si vestivano con modestia, allevavano bambini, cucinavano, pulivano e dirigevano la casa. Nell’America rurale aiutavano ad occuparsi della fattoria di famiglia e spesso lavoravano nei campi accanto ai padri o ai mariti. Nelle aree urbane, c’erano più opportunità di lavoro per le donne: come lavoratrici domestiche nelle case della classe media e alta, come sarte nei negozi di abbigliamento e come lavoratrici nelle fabbriche e negli stabilimenti tessili. E nonostante tali obblighi di lavoro, ci si comunque aspettava che le donne si sposassero, avessero figli e fossero il fondamento della stabilità morale e religiosa della famiglia.
Pearl Taylor Heart venne dal Canada a vivere nel West americano negli anni ‘80 dell’Ottocento. Commise una delle ultime rapine alla diligenza registrate negli Stati Uniti, un crimine che valse la notorietà, principalmente perché era una donna. La sua storia fece notizia sui giornali, perché in un’epoca in cui il ruolo della donna era principalmente domestico, gli Americani furono allo stesso tempo scioccati ed elettrizzati dall’idea di una vera donna-bandito. Molti dettagli della sua vita sono incerti; i resoconti sono vari e spesso contraddittori.





Pearl Taylor Hart, nata nel 1871, era una ragazza minuta e attraente; sarebbe diventata una delle poche donne a rapinare diligenze nel West americano e una celebrità a pieno titolo. Il suo cognome era Taylor, e crebbe in una famiglia benestante che le assicurò un’adeguata educazione religiosa e una solida educazione. All’età di 16 anni, affermò, fu mandata in un collegio, forse l’Accademia Loreto, che in seguito divenne il Liceo Cattolico delle Cascate del Niagara.
Cosa successe mentre studiava lì lo spiegò ironicamente in un’intervista dell’ottobre 1899 alla rivista "Cosmopolitan":

Mi sono innamorata di un uomo che ho incontrato nella città in cui si trovava la scuola. Ne fui perdutamente attratta.

Anche se non poteva saperlo, la sua vita avrebbe preso una svolta negativa quando all'età di 17 anni si innamorò di questo giocatore spavaldo e seducente di nome Frederick Hart. Ben presto Pearl fuggì con Hart, che a volte lavorava come barista, ma più spesso perdeva tutti i soldi che aveva ai tavoli da gioco. Oltre a essere uno spiantato, si diceva anche che fosse un forte bevitore e che spesso abusasse della sua giovane moglie. Qualunque fosse l'esistenza che Pearl sognava di poter fare con Fred, fu presto delusa, poiché la sua vita con lui si rivelò una difficoltà dopo l’altra. Nel 1893 la coppia si recò alla “Columbian Exposition” a Chicago, in Illinois, dove Fred lavorò come imbonitore, e Pearl trovò diversi lavori saltuari.






Mentre era lì, rimase affascinata dagli spettacoli del Selvaggio West e fu particolarmente impressionata dalla campionessa di fucile Phoebe Ann Mosey detta “Annie Oakley” (1860 – 1926), una talentuosa tiratrice scelta che aveva visto esibirsi nel famoso spettacolo “Wild West” di William Frederick Cody (1846 – 1917) detto “Buffalo Bill”; Annie Oakley fu probabilmente la prima star dello spettacolo degli Stati Uniti d’America ed esortava le donne a sentirsi a proprio agio nel maneggiare le armi da fuoco.








Visitò anche il Padiglione delle Donne della Fiera mondiale, dove ascoltò diverse donne parlare, tra cui Julia Ward Howe (1819 – 1910), un’importante attivista e poetessa. Ispirata dal vedere queste donne forti e innamorata degli eroi e delle leggende del Selvaggio West, prese il coraggio di lasciare quel suo marito incapace e salì su un treno per Trinidad, in Colorado.





Lì diventò una popolare cantante da saloon. Tuttavia scoprì ben presto di essere incinta del figlio di Frederick e tornò dalla sua famiglia in Canada. Dopo aver dato alla luce un bambino, lo lasciò con sua madre e viaggiò di nuovo verso ovest, arrivando a Phoenix, in Arizona. Pearl rimase delusa dal Far West non trovando più quel "glamour" e quegli eroi di cui era stata così innamorata, e si ritrovò invece a lavorare come cuoca in un saloon e a fare la lavandaia per integrare le sue entrate. Rimase comunque lì e nel 1895 il suo ex marito Frederick la raggiunse. Dopo aver pregato Pearl di tornare con lui, promettendole di trovarsi un lavoro regolare, la coppia si riunì. Fedele alla sua parola, Fred fu assunto come direttore e barista in un hotel locale. Mentre la loro vita sembrava essere diventata più felice durante questo periodo, la coppia iniziò anche a vivere sregolatamente, frequentando i saloon e le sale da gioco in Washington Street, dove Pearl imparò a fumare e bere e presumibilmente a usare droghe, tra cui la marijuana e la morfina. Inevitabilmente i problemi coniugali della coppia ricominciarono e dopo che Pearl diede alla luce un secondo figlio, una femmina, Fred le disse di essersi annoiato dalla vita domestica e di essere stanco di mantenere una famiglia.





Nel corso di un violento litigio fra i due nel 1898, Fred picchiò Pearl fino a farle perdere i sensi e la lasciò per andare a cavalcare con i “Rough Riders” di Teddy Roosevelt (1858 – 1919) a Cuba. Pearl tornò ancora una volta dai suoi genitori, ma ormai aveva avuto un assaggio della vita nel Far West e non rimase a lungo in Canada, lasciando lì anche il suo secondo figlio. Tornò dunque in Arizona, e fece lavori saltuari in molti campi minerari. Ma per una donna sola a quei tempi era difficile sopravvivere e sprofondò nella depressione. Cercò di uccidersi più volte e fu sempre salvata dai suoi conoscenti. Quando nel 1899 ricevette una lettera da suo fratello dove diceva che sua madre era malata e aveva bisogno di soldi per le spese mediche, si rivolse a Joe Boot, un minatore del posto, per un consiglio.
William James “Joe” Boot era nato a Mammoth, in Arizona, ma non si sa nulla dei suoi primi anni di vita. Diventato grande lavorò come contadino e minatore e viveva a Globe, in Arizona, quando nel 1899 incontrò Pearl Hart. Insieme, Joe e Pearl ottennero una piccola licenza di estrazione mineraria, ma sfortunatamente non fu redditizia.
Joe, che da tempo progettava di rapinare un treno, aveva per Pearl diverse idee su come fare soldi veloci. La loro prima truffa era così organizzata: Pearl attirava gli uomini nella stanza che divideva con Joe, facendo loro pensare che ci fosse un'opportunità per una storia d’amore. Joe li metteva invece fuori combattimento rubandogli i soldi. Tuttavia, questo non era abbastanza redditizio, e quindi la coppia concepì ben presto l’idea di rapinare una diligenza, scegliendo, dopo un’attenta pianificazione quella che percorreva la tratta fra Florence e Globe, in Arizona.





Pearl si tagliò corti i capelli e si vestì con gli abiti di Joe per prepararsi alla rapina. Insieme il 30 maggio 1899 eseguirono il loro piano, piombando davanti alla diligenza con le pistole sguainate e ordinando al postiglione di fermarsi. Mentre Joe teneva la pistola puntata contro il conducente, Pearl fece uscire i passeggeri dalla diligenza e svuotò loro tasche e portafogli. Dopo aver preso circa 450 dollari e un revolver, la coppia ordinò ai passeggeri di tornare nella diligenza, e Joe sparò in aria con la sua pistola dicendo al conducente di filare via.

Scrisse il "Silver Belt Globe", giornale dell'Arizona:

Joe era armato con una sei colpi calibro .45. Pearl portava una vecchia Colt.44. Era vestita con abiti da uomo, jeans, stivali e una camicia di flanella grigia. I suoi capelli erano stati tagliati corti e raccolti sotto un sombrero bianco. Il postiglione si era fermato all’abbeveratoio, e i due gli corsero davanti, puntandogli le pistole contro. Pearl prese la pistola a sei colpi del conducente. Joe lo teneva sotto tiro mentre Pearl derubava i passeggeri.

Ma, nonostante tutta la loro pianificazione, la coppia non si era preparata per le sconosciute colline del deserto. Cavalcando ben presto si persero. Dopo un paio di giorni la coppia si accampò in un boschetto e, dopo aver acceso un falò, si addormentò. Nel frattempo, lo sceriffo della contea di Pinal W.E. Truman era sulle loro tracce e li scovò in una scuola a 20 miglia a nord di Benson. Quando la coppia si svegliò di mattina, erano già circondati dallo sceriffo e dai suoi uomini.


Tex 436, febbraio 1997. Disegno di Villa



Il "Silver Belt Globe” scrisse ancora:

Gli uomini della legge si avvicinarono di soppiatto, tolsero loro le armi e li svegliarono. La donna balzò in piedi, combattiva, ma l'uomo non fece resistenza. La donna rimproverò il suo compagno con linguaggio scurrile per la sua mancanza di coraggio e disse che se gli uomini dello sceriffo avesse cercato di catturarla mentre era sveglia, li avrebbe riempiti di buchi.

Portata nella prigione di Globe, la Hart si calò nel suo ruolo di donna-fuorilegge, fece autografi e parlò con coloro che volevano anche solo intravedere la “Regina dei banditi.” Il 12 ottobre 1899, poche settimane dopo la sua cattura, Pearl fuggì dalla prigione con un altro galeotto di nome Ed Hogan. Mentre una squadra di uomini della legge inseguiva rapidamente la coppia, la leggenda di Pearl crebbe in tutto il West. Ma la sua libertà sarebbe stata breve poiché la legge presto la ritrovò e la riportò in prigione.
Leggiamo di nuovo il "Silver Belt Globe”:

La donna sta ricevendo molte attenzioni; non passa un pomeriggio senza che lei venga contattata per fotografarla. I maghi della macchina fotografata l’hanno immortalata con tutti i tipi di arma da fuoco, in modo che sembrasse più feroce possibile.

La Hart sarebbe diventata una celebrità e un’icona storica, rilasciando interviste in carcere e posando per foto in abiti maschili, impugnando revolver e fucili a ripetizione. Il processo alla Hart ebbe luogo a Florence nel novembre 1899; Pearl insistette sul fatto che il tribunale non aveva il diritto di metterla sotto processo, dicendo:

Non acconsentirò a essere processato secondo una legge in cui il mio sesso non ha voce in capitolo.

Poiché era una donna, la rapina attirò l’attenzione a livello nazionale, e la notizia fu coperta da tutti i giornali fino a New York.
Sebbene avesse ammesso la propria colpevolezza, fu comunque assolta da una giuria composta di soli uomini, molto probabilmente a causa del fatto che aveva rapinato la diligenza solo per inviare soldi a sua madre. Il suo avvocato aveva dichiarato alla giuria che si trattava del suo primo reato e che in passato aveva sempre obbedito alla legge.





Il magistrato del processo, il giudice Fletcher Doan (1846 - 1929), era furioso per il verdetto, sostenendo che Pearl avesse flirtato con la giuria, piegandola alla propria volontà. Il giudice si sostituì dunque alla giuria e fece di nuovo processare Pearl per porto illegale di pistola. Questa volta la giuria non fu influenzata dal suo fascino, e Pearl fu condannata a cinque anni da scontarsi nella prigione territoriale di Yuma.
Giudicato in un processo separato, il suo complice, Joe Boot, non fu così fortunato, poiché si prese 30 anni per la sua parte nella rapina alla diligenza. Anche Boot fu mandato nella prigione di Yuma. Grazie alla buona condotta, Boot divenne un prigioniero fidato e fu incaricato di portare cibo e materiali alle squadre di detenuti che lavoravano fuori dalle mura della prigione. Nel 1901 guidò il suo carro attraverso il cancello e scomparve. Si pensò che fosse fuggito in Messico, vi fosse rimasto e non se ne fosse più saputo nulla.
A Yuma, Pearl era l'unica detenuta donna e occupava una cella speciale. Hart trascorse il suo tempo in prigione scrivendo poesie e dedicandosi al pizzo. Le piaceva anche intrattenere i visitatori che venivano a vedere la famigerata signora-bandito.





Nel 1901 si scoprì che la Hart era incinta. Ciò causò un serio problema poiché gli unici due uomini che erano stati soli con lei erano un pastore di chiesa e il governatore dell’Arizona, John Alexander Brodie (1849 – 1918). Per evitare uno scandalo, le autorità carcerarie decisero di liberare la Hart dal carcere. Dopo altri 18 mesi di prigione, fu rilasciata sulla parola il 19 dicembre 1902 e si trasferì a Kansas City, dove lavorò come prostituta e poi tentò di trarre profitto dal suo status di “Bandit Queen”, esibendosi in una produzione teatrale western scritta da sua sorella.





Tuttavia, la sua fama svanì rapidamente e scomparve dalla vista del pubblico per un paio d’anni fino a quando, nel 1904, non fu arrestata a Kansas City, dove gestiva un negozio di sigari, per aver acquistato sotto il falso nome di L. P. Keele certe conserve rubate. Dopodiché sparì di nuovo: era stata infatti graziata a condizione di lasciare il territorio dell'Arizona e non tornarvi mai più. Si speculò sul fatto che Pearl fosse di nuovo incinta e fosse diventata un rischio per il buon nome di Brodie e della prigione di Yuma.
Nel 1904 fu nuovamente arrestata, stavolta a Deming, nel New Mexico, con l’accusa di essere coinvolta in una rapina al treno, ma alla fine delle indagini fu rilasciata per mancanza di prove. La Hart successivamente si esibì con il “Wild West Show”. Dopo, alcuni resoconti la collocano a New York, altri a San Francisco, e molti dicono che sia tornata nel territorio dell'Arizona per sposare un allevatore, con il quale visse una vita pacifica fino ai suoi 80 anni.
Ma la sua storia, almeno quella nota, rimane viva e vegeta a Yuma. Sebbene la prigione sia stata chiusa nel 1909, ora è il parco storico statale più visitato dell’Arizona. Ogni giorno i turisti possono visitare le celle e i terreni della prigione e conoscere la storia degli altri famigerati personaggi del Vecchio West le cui strade li avevano condotti a Yuma.





Nel 1924 Pearl visitò l’antico tribunale di Florence dove era stata processata. Mentre era lì, con un sorriso disse a un assistente che nulla era cambiato. Quando le chiese chi fosse, lei si girò sulla soglia ed esclamò drammaticamente:

Pearl Hart, la Regina dei Banditi.

Anche se la Hart è spesso accreditata come l’ultima persona ad aver rapinato una diligenza, questo non è corretto. L’ultima vera rapina a una diligenza ebbe infatti luogo il 5 dicembre 1916, vicino a Jarbridge, in Nevada. Durante la rapina, il bandito, Ben Kuhl, uccise il conducente ed scappò con più di $3.000 dollari in monete d’oro.
La Hart è anche spesso accreditata come l’unica donna ad aver rapinato una diligenza. E anche questo non è corretto, poiché Jane Kirkham fu uccisa durante l'assalto a una diligenza lungo la strada tra Leadville e Buena Vista, in Colorado, il 7 marzo 1879.
Sembra quasi appropriato che le leggende indugino come fantasmi intorno alle vecchie comunità minerarie, specialmente in aree di una bellezza inquietante come Granite, in Colorado.


Tex 604, febbraio 2011- Disegno di Villa



Se chiedi della piccola tomba bianca dall’altra parte del fiume rispetto alla Highway 24, la gente del posto ti racconterà la leggenda di una famigerata rapina avvenuta nel 1879. Secondo la leggenda, lo sceriffo di Leadville stava impazzendo a causa dell’elevata frequenza di rapine alle diligenze che avvenivano sulla vecchia pista dei carri. I ladri sembravano sapere esattamente quando le spedizioni di minerale d’argento erano sulla diligenza, facendo sospettare una talpa interna. Un giorno lo sceriffo decise di porre fine alle rapine e salì a bordo sotto mentite spoglie. Dopo un po' la diligenza si fermò ostacolata da un mucchio di rocce e massi. Lo sceriffo colse di sorpresa il rapinatore e gli sparò, colpendolo a morte. Dopo aver esaminato il corpo, si rese conto che non solo il rapinatore era una donna, ma che era in realtà sua moglie! Sopraffatto dalla vergogna la seppellì proprio dove era caduta, accanto alla vecchia pista delle diligenze. La lapide di Jane Kirkham si trova lungo il fiume Arkansas dall’altra parte del corso d'acqua rispetto alla strada US 24 vicino all’incrocio con Colo (Independence Pass Road).
Sulla lapide solitaria c'è un’iscrizione:

Mia moglie — Jane Kirkham, morta il 7 marzo 1879 all’età di 38 anni, 3 mesi, 7 giorni.

Ma i fatti raccontano una storia diversa: nessuna Jane Kirkham compare nel censimento né per Lake County né per Chaffee County, le due contee lungo la pista delle diligenze. Non viene nominata in nessun giornale del Colorado né in altri elenchi pubblici di Leadville.





Il curatore della “Colorado Historical Society”, Edward Blair, venne fuori a mani vuote anni fa quando indagava su questa misteriosa lapide. Un'altra storia afferma che si tratti di una passeggera della diligenza, morta durante il viaggio e sepolta lungo la strada. Non sembra probabile quanto afferma Christopher James, uno storico contemporaneo: il corpo sarebbe stato portato a Leadville, a Granite o a Buena Vista per una degna sepoltura e non lasciato sulla strada. Inoltre, suo marito avrebbe dovuto recarsi in una di queste città per farsi fare la lapide e poi tornare in quel luogo remoto per collocarla.
Tornando a Pearl Hart, rimane sconosciuto quanto le sia successo negli ultimi anni di vita. Ci sono molte discussioni sulla vera data di morte della famosa ladra. Alcuni storici ritengono che sia morta nel 1925 a Kansas City, altri affermano che morì nel 1928 in Arizona. Un’altra voce sostenne che la Hart e il suo ex-marito si fossero riuniti e vissero in Ohio vicino alla madre di lei, e che la Hart morì lì nel 1937. Altri dicono che visse a San Francisco, in California, e lì morì nel 1952. Altri ancora suggeriscono che sia morta in Arizona nel 1955 e che il suo corpo giaccia in una tomba anonima in un piccolo cimitero alla base delle Dripping Springs Mountains vicino a Globe. Molto spesso, tuttavia, le viene attribuito il fatto di aver sposato un allevatore a Dripping Springs, in Arizona, dove avrebbe vissuto gli ultimi giorni della sua vita con il nome di Pearl Bywater, fino a quando non morì nel 1956.
Alcuni storici (tra cui anche il sottoscritto, devo ammettere) mettono in dubbio gran parte della storia di Pearl Hart, ma non c’è motivo di dubitare che si sia spostata da un luogo all’altro e abbia sofferto per mano di un marito violento. Il selvaggio Old West è pieno di queste storie...





Wilson Vieira

N.B. Trovate i link alle altre puntate della Storia del West in Cronologie e Index e nella pagina dedicata!

sabato 28 maggio 2022

THE DARK SIDE OF TEX! "P", I PARTE: "PADRE MATÍAS"

di Massimo Capalbo

Parte dunque la lettera "P" del nostro dizionario The Dark Side of Tex, che con orrorifica puntualità (ogni sabato alterno che Satana manda in Terra) Massimo Capalbo distilla per "Dime Web"! Vi ricordiamo che le immagini iniziali hanno una funzione puramente estetica; quelle di corredo al testo sono state scelte dallo stesso Max, autore anche delle didascalie. Buona lettura e sofferenza!  (f.m. & s.c.)




LEGENDA

  • I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi del protagonista della serie, TEX, e quelli dei suoi pards – KIT CARSONTIGER JACKKIT WILLER - che sono sempre scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio: Atlante di Tex). 
  • Con l’unica eccezione di TÉNÈBRES, RAPHAEL, i personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con la loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.:TAGLIATORE DI TESTE invece che BARRERA, JUANSVENTRATORE invece che BARLOW, SALLY).
  • Alcuni personaggi sono stati indicati con il soprannome piuttosto che con il nome vero (ad es.: COLORADO BELLE invece che MORROW, ALICEEL MORISCO invece che JAMAL, AHMED). Riguardo al citato EL MORISCO, la voce a lui dedicata è stata inserita sotto l’iniziale del soprannome vero e proprio – quindi la M -, invece che sotto la E, cioè l’iniziale dell’articolo.




Nota sui collegamenti ipertestuali

The Dark Side of Tex è un "lavoro in corso" che si svilupperà nei prossimi mesi, abbracciando numerosi post - uno per ogni lettera dell'alfabeto - fino ad arrivare alla conclusione. I collegamenti ipertestuali fra le varie voci non saranno dunque possibili tutti e subito... e vi spieghiamo subito perché! Collegheremo con link diretti ogni riferimento ad altre voci dell'opera partendo necessariamente dalle voci già apparse. Ci preme dunque ribadire e sottolineare che, non essendo possibile creare link a post futuri, ricostruiremo tutti i link a ritroso solo quando sarà possibile. I link saranno però sempre e soltanto fra URL diverse e non all'interno di uno stesso post. Vorrete perdonarci (e segnalarci!) eventuali errori e omissioni! I link - essendo come abbiamo detto sopra fra URL diverse - porteranno sempre e comunque all'inizio di un altro post e non esattamente alla voce di riferimento. Per facilitare fin dall'inizio l'uso dell'opera, abbiamo creato una pagina apposita di collegamenti alle varie voci, alla quale potete accedere dovunque siate, andando sotto al logo Dime Web: anche in questo caso il link vi porterà al post giusto, scorrendo il quale troverete in un attimo la voce cercata!

Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostrotitolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la storia dei nn. 265-268 viene indicata con il titolo del n. 267, Tex contro Yama, perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a L’ombra di Mefisto (n. 265), La strega (n. 266) e I Figli del Sole (n. 268).





P 1

PADRE MATÍAS

Compare in Santa Cruz (G. L. Bonelli [sog.&scen.] - G. Ticci [dis.], nn. 215-217) ed è, o meglio: era: un giovane frate della missione messicana di San Domingo. Il suo superiore, padre Marcos, temendo di dover chiudere la poverissima San Domingo, aveva inviato padre Matías alla ricerca del tesoro della missione abbandonata di Santa Cruz assieme a due pecorai, i fratelli José e Pepe Cardenas. Padre Matías aveva sì trovato il tesoro (che si trovava in un sotterraneo della chiesa di Santa Cruz, posto sotto il fonte battesimale), ma era stato ferito e murato vivo dai Cardenas, che si erano poi impossessati di tutto l'oro, l'argento e le pietre preziose. Un anno dopo questi tragici fatti, TEX e CARSON, di ritorno da Chihuahua, capìtano a San Domingo, dove fanno la conoscenza di padre Marcos. Dato che Santa Cruz si trova proprio in Arizona, padre Marcos - ancora ignaro della terribile sorte di padre Matías - chiede ai due pards un favore: rintracciare il suo confratello e convincerlo a smettere le ricerche del tesoro e tornare quindi a San Domingo. I Nostri accettano e, dopo giorni d'indagini, giungono alle rovine di Santa Cruz. Il luogo è del tutto deserto, eppure “qualcuno” suona la campana della missione, cosa che sorprende non poco TEX e CARSON. Ma questo non è nulla in confronto a ciò che avviene dopo, quando scende la notte: accampatosi davanti alle rovine assieme al suo pard, TEX “incontra” in sogno il fantasma di padre Matías, che gli racconta quanto accadutogli e gli chiede di dare la giusta punizione ai fratelli Cardenas e consegnare quello che è rimasto del tesoro a padre Marcos. Con il tesoro, infatti, i due assassini hanno comprato a El Paso un grande saloon e un ranch. Svegliato da CARSON, TEX racconta a questi il suo incredibile sogno e, pochi minuti dopo, per avere conferma del racconto del fantasma, entra con lui nella chiesa della missione.


Tex 215, settembre 1978. Disegno di Galep

Padre Marcos chiede ai due pards di rintracciare padre Matías – TEX 215, p. 44


Padre Marcos racconta a Tex ed a Carson la tragica storia di Santa Cruz – TEX 215, p. 49


L'inquietante racconto dello sceriffo di Playas – TEX 215, p. 86


I sinistri rintocchi della campana di Santa Cruz – TEX 215, p. 89


Dato che la missione è completamente disabitata, Tex non riesce proprio a capire chi possa aver suonato la campana – TEX 215, p. 92


L'enorme ombra di padre Matías si staglia sulla chiesa in rovina – TEX 215, p. 96


Lo spettro del frate appare in sogno a Tex e inizia il suo racconto – TEX 215, p. 99



Spostato il fonte battesimale, i Nostri sollevano il lastrone del sotterraneo e trovano lo scheletro di padre Matías. Giunta l'alba, essi seppelliscono i poveri resti del frate e lasciano Santa Cruz alla volta di El Paso. Qui, TEX e CARSON si scontreranno più volte con gli scagnozzi dei Cardenas e con i fratelli medesimi, ma alla fine riusciranno a fare giustizia: Pepe, ferito gravemente dai due pards, confesserà tutto allo sceriffo e lascerà ogni suo avere a San Domingo, quindi morirà di crepacuore dopo aver scambiato, ormai delirante, il frate venuto a dargli l'estrema unzione per padre Matías; José, nel tentativo di fuggire in Messico, verrà travolto da una mandria sul ponte del Rio Grande e, benché soccorso da TEX, morirà subito dopo.

A nostro avviso, delle storie che compongono la “trilogia della giustizia ultraterrena” (vedi NANA), Santa Cruz è la più bella, quella dove l'elemento soprannaturale e horror si amalgama meglio con l'elemento realistico e puramente western. Già solo la scena del sogno di TEX è un autentico capolavoro: impossibile dimenticare la tenebrosa figura del frate incappucciato (di cui non vediamo il volto, ma solo gli occhi); il flashback di quanto avvenuto nel sotterraneo della chiesa, con Pepe Cardinas che - accecato dalla cupidigia - colpisce in testa padre Matías con un pesante crocefisso d'argento; il gufo - il messaggero della notte - che, con il suo triplice canto, annuncia allo spettro che il tempo concessogli è giunto al termine. Notevolissime anche le altre scene ambientate nella vecchia missione: i sinistri rintocchi della campana nel momento dell'arrivo dei due pards; TEX che si addentra fra le rovine alla vana ricerca di colui che ha suonato la campana; l'enorme ombra dell'incappucciato che si staglia sul muro della chiesa, spaventando sia i cavalli che CARSON; la scoperta dei miseri resti di padre Matías, morto nel disperato tentativo di uscire dal sotterraneo; l'ultimo rintocco della campana e il suo crollo, che avviene nell'attimo stesso in cui TEX pianta la croce sulla tomba del frate.


Padre Matías e i fratelli Cardenas trovano il tesoro – TEX 215, p. 101


I fratelli Cardenas aggrediscono il povero frate – TEX 215, p. 102


Colpito in testa da Pepe Cardenas, padre Matías perde i sensi. Quando rinviene, scopre che i due fratelli l'hanno rinchiuso nel sotterraneo – TEX 215, p. 103


L'onirico incontro tra Tex e il fantasma ha termine – TEX 215, p. 105


Tex e Carson trovano i poveri resti del frate – TEX 215, p. 108


Un ultimo rintocco e la campana di Santa Cruz crolla, inquietando non poco i due Rangers, che lasciano di corsa le rovine della missione – TEX 215, p. 111


Tex 216, ottobre 1978. Disegno di Galep


La tragica storia di Santa Cruz, narrato da padre Marcos ai pards, e l'inquietante racconto dello sceriffo di Playas (il pastore messicano trovato morto - di paura - tra le rovine) concorrono anch'esse al particolare fascino di quest'avventura. Il massacro dei frati della missione costituisce quasi un presagio dell'orribile destino toccato a padre Matías: infatti, così come i primi erano stati trucidati dai bandoleros a causa del tesoro (che essi avevano accumulato nel corso degli anni grazie ai loro fiorenti commerci), il giovane frate muore per lo stesso motivo. L'oro è un prodotto del diavolo e porta solo sventura, dice padre Marcos a TEX; parole che, a ben vedere, valgono tanto per il suo sfortunato confratello quanto per i carnefici di costui, i fratelli Cardenas. I due sono senza dubbio degli individui spregevoli, ma, a differenza degli altri cattivi della sopradetta trilogia - Tom Paxton e Felix Fuente de La Dama di Picche; Steve Cratte e Ben Haring de Il tesoro di Victorio -, prima di morire almeno si pentono, anche se il pentimento più sincero sembra essere quello di Pepe: mentre José, moribondo, scambia addirittura TEX per padre Matías e gli chiede perdono; Pepe si mostra pentito quando è ancora lucido, quando l'agonia non gli ha ancora offuscato il cervello. Questo del pentimento non è un aspetto di poco conto, e non lo è nemmeno la volontà di Pepe di redimersi, lasciando tutto il suo patrimonio a San Domingo. Se alla triade “peccato-pentimento-redenzione” aggiungiamo l'importanza che rivestono nella vicenda padre Marcos e padre Matías, e le parole che lo spettro del secondo dice a TEX (ad esempio: Nel mio mondo una cosa sola non si potrà mai sapere... …quanto è grande la bontà e la misericordia di Dio!), possiamo affermare con buona ragione che Santa Cruz è la storia più cattolica dell'intera saga texiana. Concludiamo questa parte della presente voce, facendo notare una curiosa caratteristica della “trilogia della giustizia ultraterrena”: tutti i villains agiscono in coppia e abitano a El Paso, città del Texas che, a quanto pare, rappresentava per GL il luogo ideale per ambientarvi storie con fantasmi in cerca di giustizia.


Tex e Carson fanno la conoscenza di Pepe Cardenas, che, grazie al tesoro di Santa Cruz, da misero pecoraio qual era, è diventato il ricco proprietario del Golden Star Saloon di El Paso. Tex si diverte a ricordare a Cardenas il suo passato. - TEX 216, p. 21


Ferito gravemente dai pards, Pepe Cardenas ammette il terribile crimine che ha commesso assieme a suo fratello José – TEX 216, p. 110


Sul letto di morte, l'ormai pentito Pepe decide di lasciare ogni suo avere alla missione di San Domingo – TEX 216, p. 112


Tex 217, novembre 1978. Disegno di Galep

Pepe Cardenas muore di creapacuore, dopo che, in preda al delirio, ha scambiato il frate di El Paso venuto a dargli l'estrema unzione per padre Matías – TEX 217, p. 10


due pards inseguono José Cardenas – TEX 217, p. 37


Mentre cerca di attraversare il ponte sul Rio Grande, José Cardenas viene travolto dalla mandria – TEX 217, p. 39


Sebbene soccorso da Tex, che si è tuffato nel Rio Grande per recuperarlo, anche José muore – TEX 217, p. 43


Curiosità: Troviamo echi di Santa Cruz nella parte iniziale di un'altra riuscita storia del Ranger, La leggenda della vecchia missione (nn. 333-335), disegnata sempre da Ticci e scritta da Nizzi. Volevo scrivere un'avventura in cui ci fosse una vecchia missione, avendo amato la storia del vecchio Bonelli Santa Cruz […]. - dice infatti lo sceneggiatore a p. 74 di Tex secondo Nizzi - Là c'era un frate fantasma, qui c'era un frate in carne e ossa, mezzo matto (padre Ramon, nda), che sembra anche lui uno spettro.


Massimo Capalbo

N.B. Trovate i link alle altre voci di The Dark Side of Tex nella pagina dedicata ai dizionari bonelliani e nella vecchia pagina del Navigatore!