venerdì 20 marzo 2020

CONFESSIONI DI UN PADRE ZAGORIANO

di Sergio Climinti

Questo pezzo, con alcune differenze non sostanziali, è già apparso sui social di Moreno Burattini. Era talmente interessante, emozionante e dettato da un comune sentire che abbiamo chiesto a Sergio Climinti - di cui presto leggerete qui la sesta puntata della biografia di HPL - di poterlo pubblicare anche su "Dime Web": la scelta delle immagini è dello stesso autore. (s.c. & f.m.)

Sergio Climinti con i figli (agosto 2015)

Fin da piccolo ho sempre preferito il fumetto in bianco e nero, rispetto a quello a colori. Probabilmente perché, a parte rare eccezioni, la qualità non era eccelsa. Devo però riconoscere che senza quest’ultimo difficilmente sarei riuscito a coinvolgere i miei figli nella lettura dei fumetti, in particolare di "Zagor".
Credo che ogni zagoriano che si rispetti abbia pensato, prima o poi, di trasmettere al proprio figlio o figlia, un po’ di quelle emozioni e passioni che nell’infanzia e nell’adolescenza le storie dello Spirito con la Scure gli hanno procurato.
Ebbene, ci ho provato anch’io, con risultati insperati, lontani da ogni più ottimistica previsione.
L’interesse dei miei figli per le avventure di Zagor, dunque, è stato possibile grazie alla policromia, offerta per l’occasione dalla "Collezione storica a colori", pubblicata da "la Repubblica" a partire dal 16 febbraio 2012, sulla scia del successo arriso a quella dedicata a Tex.

Zagor Collezione Storica a Colori n. 1

All’epoca decisi di comprare quei volumi, pur avendo la collezione completa, per una serie di motivi. Fra questi, la distanza dalla mia personale raccolta, che dopo varie sistemazioni è finita nella casa di montagna, ma anche per la curiosità di vedere le avventure di Zagor con l’ausilio del colore, poiché l’ho sempre ritenuto uno fra i personaggi più adatti a presentarsi in tale veste. Per via del costume e di quello di molti dei suoi avversari, per la cornice naturalistica delle sue avventure, per le acconciature degli indiani e per il particolare tratto di Ferri e Donatelli, i disegnatori principali della serie. Anche i numerosi redazionali che arricchiscono ogni volume hanno contribuito a farmi fare questa scelta. Soprattutto però, perché speravo che potesse piacere anche a mia figlia.
Bianca, all’epoca della riproposta di "Repubblica", aveva quasi tre anni. Ogni tanto le davo da sfogliare qualche volume, ma è col n. 35 (11 ottobre 2012), a tre anni e mezzo, che ha cominciato a interessarsi al personaggio. Su quel numero c’è il primo incontro di Zagor con il vampiro. Attratta probabilmente dalla copertina, un giorno mi chiese di leggerglielo, restando così incollata dalla prima all’ultima pagina.




Da quel momento, per diverso tempo, cominciò a prendere quel numero da sola, sfogliandolo di continuo. Ogni tanto mi chiedeva di rileggerle qualche sequenza - come quella comica tra Cico e il barone Rakosi o quella in cui il vampiro entra nella stanza del giovane Parkman - ma amava in particolare quella finale, dove il barone, costretto a terra dalla forza di Zagor, ai primi raggi del sole si porverizza, come affermava lei.
In seguito, si mostrò attratta da altre storie con i mostri. Su tutte, quelle con l’uomo lupo e la creatura anfibia del Dark Canal.
Poi c’è stata una lunga pausa, dovuta alla nascita del secondogenito, Tiziano, e al trasferimento in un’altra città.
I fumetti però non sono mai mancati nelle letture che dedicavo ai bambini. "Topolino", sia il settimanale - che sfogliavano e leggevano per conto loro - sia qualche classica avventura di Floyd Gottfredson e Romano Scarpa. Poi ho attaccato con tutta la saga di Bone, di Jeff Smith, impresa che ci ha impegnato per parecchi mesi.

Bone, di Jeff Smith



Finché un giorno ho deciso di tornare all’attacco con Zagor, facendolo peraltro in maniera rigorosa: ho cominciato a leggere ai bimbi tutte le storie del personaggio in ordine cronologico. Solo Bianca mi ha seguito fin da subito. Tiziano ha mostrato meno interesse, almeno fino a quando la pista dell’eroe di Darkwood non ha incontrato quella di Titan. È stato amore a prima vista. Non pago della prima avventura, mi ha chiesto di leggergli anche il secondo incontro con il gigantesco robot. Purtroppo il suo entusiasmo è stato frustrato, perché non appena il mostro d’acciaio ricomincia a camminare, viene immediatamente distrutto. Notando la sua delusione, gli ho dato in mano il volume con la storia di Hellingen scritta da Sclavi, dove c’è un tripudio di arti meccanici che si animano e reinnestano, seguiti da una lunga camminata del colosso fatta di distruzione ed esplosioni, con grandi vignette dalle inquadrature prospettiche a sottolineare l’imponente mole del robot. Devo dire che è rimasto più che soddisfatto, non faceva che sfogliare avanti e indietro le tavole di Ferri. Un entusiasmo che si è riversato anche al di fuori dei confini del fumetto. Un giorno abbiamo cominciato a “giocare a Titan”, dove io impersonavo il robot che, a braccia tese e con i suoi pesanti passi, calpestava o superava ogni ostacolo che i due marmocchi mi mettevano davanti nel tentativo di evitare di essere afferrati. Il momento preferito da Tiziano era quando mi saltava alle spalle, dal divano o dal letto, e si attaccava al mio povero collo, a imitazione della storia sclaviana, dove Zagor prima resta appeso alla schiena del mostro, poi la risale rimanendo stabilmente in piedi sulla spalla del gigante.
Per un po’ di tempo ho udito spesso fare una precisa richiesta da parte di mio figlio: Papà, giochiamo a Titan?

Tavola originale di Ferri dalla storia di Sclavi. Notare che si tratta di tre strisce assemblate, come usava fare il Maestro per comporre le sue tavole.

Quando nel 2016 è uscito l’album di figurine della Panini, che io ovviamente ho comprato, Bianca ne ha voluta una copia tutta per sé. È grazie a questo che le è venuta la curiosità per qualche personaggio o episodio che ancora non conosceva. Ha voluto vedere ad esempio l’avventura dove l’eroe si bacia con Frida Lang e mi ha fatto molte domande sulle storie non ancora lette. Da quell’anno, l’appuntamento con le vicende dell’eroe di Darkwood ha avuto un’accelerata. Nel frattempo, Tiziano è cresciuto, così anche lui ha cominciato a seguire con più interesse le storie che gli leggevo.
Cico meriterebbe un discorso a parte. Vi basti sapere che, grazie alla sua fisicità e alle numerose gag che lo vedono protagonista, riscuote quasi lo stesso successo dello Spirito con la Scure. Di lui adorano soprattutto le canzoncine strampalate che inventa: dopo la storia coi Seminoles, i due hanno improvvisato più volte la famosa canzone del messicano, Il lamento del serpente.
Tornando a Zagor invece, in una occasione Bianca mi ha fatto notare come a volte si mostri piuttosto ingenuo di fronte ai suoi avversari, concedendogli sempre una possibilità. Al che le ho spiegato che l’eroe offre questa opportunità ai suoi antagonisti perché anche lui un tempo è stato cattivo, solo che poi si è redento. Per questo talvolta indulge col nemico di turno nell’affibbiargli il giusto castigo e gli concede una chance, perché spera che possa riscattarsi delle proprie malefatte. Proprio come è capitato a lui. Ho concluso dicendole che avrebbe compreso meglio dopo la lettura delle origini del personaggio. Storia che abbiamo letto giusto poco tempo fa.



Bianca oggi ha undici anni, Tiziano sette, e la sera, prima di andare a letto, alterno la lettura di "Zagor" a quella dei "Puffi" e "Asterix".
Tiziano fra i tre preferisce i folletti blu, mentre Bianca - che i Puffi li ha già letti tutti da sola (ben 40 volumi) - predilige lo Spirito con la Scure. Le ho detto che ormai è grande abbastanza da farlo autonomamente, ma lei preferisce che lo legga ancora io, perché “faccio le voci” dei diversi personaggi. Così la sera è una lotta, e la democratica alternanza non sempre funziona.
Ho cominciato a leggere Zagor ai miei figli perché è un personaggio che ho amato molto da bambino e che, soprattutto, è stato capace di procurarmi un immaginario considerevole. Credo sia questo, in fondo, il motivo più importante per cui ho provato a farlo amare anche a loro. Rifugiarsi nel mondo della fantasia – che sia un fumetto, un libro, un film o quant’altro – non è una mera fuga dalla realtà. Perché se talvolta quest’ultima dà la sensazione di schiacciarci, allora quella fuga – se è solo momentanea – aiuta a svuotare la mente, a ricaricare le batterie, per tornare poi ai problemi di tutti i giorni con più leggerezza e serenità. Ritengo che questo sia un grande merito dell’immaginazione, capace di rivelarsi una risorsa che mi piacerebbe adottassero anche i miei figli, un giorno, per affrontare la loro quotidianità.




Certo non mi sarei mai aspettato che potessero diventare addirittura degli esegeti di "Zagor".
Qualche giorno fa infatti, li ho sentiti che parlavano dell’urlo dell’eroe di Darkwood. Tiziano, avendo appreso a scuola i primi rudimenti della lingua inglese, ne metteva in discussione la pronuncia. Riteneva che il famoso Aaahhyakkk! non andasse letto con l’accento sulla prima “a”, cioè Àayaak, bensì sulla “y”, però aspirata, perché preceduta dalla “h”, ovvero ahÝaak.
Vi prego però, non ditelo a mia moglie…

Una striscia dei Peanuts

P.S.
In questi tempi di coronavirus, dove da settimane i bambini sono costretti a rimanere in casa, il tempo libero a disposizione si è dilatato a dismisura. Un po’ di TV non gli si nega, un bel gioco in scatola li tiene impegnati per parecchio, un’ora di gioco col Nintendo gli è permessa e un buon film è utile per intrattenerli per un paio d’ore. Ma il piacere della lettura è quello che gli fa sopportare meglio questa segregazione.
Bianca, che è più autonoma, ha cominciato a guardarsi in giro per la casa e ha trovato diversi fumetti da leggere. La serie completa dei "Candy Candy" della mamma, uscita negli anni Ottanta, che comprende anche le avventure di "Lady Oscar" e "Georgie". E poi i "Peanuts" e le strisce di "Calvin & Hobbes". Noi lettori, di questi tempi, siamo più fortunati di altri. Buona resistenza a tutti.



Sergio Climinti


N.B. Trovate i link alle altre novità su Interviste & News!

Nessun commento:

Posta un commento

I testi e i fumetti di nostra produzione apparsi su Dime Web possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare SEMPRE la fonte e gli autori!

Le immagini dei post sono inserite ai soli fini di documentazione, archivio, studio e identificazione e sono Copyright © degli aventi diritto.

Fino al 4 gennaio 2017 tutti i commenti, anche i più critici e anche quelli anonimi, venivano pubblicati AUTOMATICAMENTE: quelli non consoni venivano rimossi solo a posteriori. Speravamo e contavamo, infatti, nella civiltà dei cultori di fumetti, libri, cinema, cartooning, etc.

Poi è arrivato un tale che, facendosi scudo dell'anonimato, ha inviato svariati sfoghi pieni di gravi offese ai due redattori di Dime Web, alla loro integrità morale e alle loro madri...

Abbiamo dunque deciso di moderare in anticipo i vostri commenti e pertanto verranno cestinati:

1) quelli offensivi verso chiunque
2) quelli anonimi

Gli altri verranno pubblicati TUTTI.

Le critiche, anzi, sono ben accette e a ogni segnalazione di errori verrà dato il giusto risalto, procedendo a correzioni e rettifiche.

Grazie!

Saverio Ceri & Francesco Manetti