di Max Capalbo
NOTA BENE: la puntata precedente era dedicata alla lettera I e ora passiamo direttamente alla K? Sì, ma non ci siamo dimenticati della lettera J! Semplicemente, non ci sono mostri texiani che iniziano per "j"!
Continua dunque, ripartendo dalla "kappa", la cavalcata nell'orrore di Tex: tornati da Lucca Comics 2014 vi possiamo assicurare che nel futuro del Ranger ci saranno altre occasioni "misteriose", come il ritorno di yama per mano di Civitelli. Le enciclopedie bonelliane di Max Capalbo (The dark Side of Tex, Zagor Monsters e l'Atlante di Mister No) hanno ricevuto in diretta i complimenti di uno dei curatori del sito Internet della SBE, Davide Pettani! Augurandovi buona lettura vi ricordiamo che le immagini delle schede (in questo caso "della scheda") sono state scelte dallo stesso Capalbo mentre quelle introduttive sono "colpa" della redazione (e stavolta vi presentiamo due inedite "chicche")! (s.c. & f.m.)
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Il revolver di Tex secondo Claudio Villa (1994) |
LEGENDA
- I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi del protagonista della serie, TEX, e quelli dei suoi pards – KIT CARSON, TIGER JACK, KIT WILLER -
che sono sempre scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei
crediti di una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad
esempio: Atlante di Tex).
- Con l’unica eccezione di TÉNÈBRES, RAPHAEL, i personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con la loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.:TAGLIATORE DI TESTE invece che BARRERA, JUAN; SVENTRATORE invece che BARLOW, SALLY).
- Alcuni personaggi sono stati indicati con il soprannome piuttosto che con il nome vero (ad es.: COLORADO BELLE invece che MORROW, ALICE; EL MORISCO invece che JAMAL, AHMED). Riguardo al citato EL MORISCO,
la voce a lui dedicata è stata inserita sotto l’iniziale del soprannome
vero e proprio – quindi la M -, invece che sotto la E, cioè l’iniziale
dell’articolo.
Per
quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna
storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a
nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la
trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia
alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi,
il nostrotitolo non coincide con quello usato abitualmente dai
lettori). Ad esempio, la storia dei nn. 265-268 viene indicata con il
titolo del n. 267, Tex contro Yama, perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a L’ombra di Mefisto (n. 265), La strega (n. 266) e I Figli del Sole (n. 268)
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1994: la firma con fumo di Jordi Bernet (autore del texone L'Uomo di Atlanta, del 1996) |
Nota sui collegamenti ipertestuali
The Dark Side of Tex è
un "lavoro in corso" che si svilupperà nei prossimi mesi, abbracciando
numerosi post - uno per ogni lettera dell'alfabeto - fino ad arrivare
alla conclusione. I collegamenti ipertestuali fra le varie voci non
saranno dunque possibili tutti e subito... e vi spieghiamo subito
perché! Collegheremo con link diretti ogni riferimento ad altre voci
dell'opera partendo necessariamente dalle voci già apparse. Ci preme
dunque ribadire e sottolineare che, non essendo possibile creare link a
post futuri, ricostruiremo tutti i link a ritroso solo quando sarà
possibile. I link saranno però sempre e soltanto fra URL diverse e non
all'interno di uno stesso post. Vorrete perdonarci (e segnalarci!)
eventuali errori e omissioni! I link - essendo come abbiamo detto sopra
fra URL diverse - porteranno sempre e comunque all'inizio di un altro
post e non esattamente alla voce di riferimento. Per
facilitare fin dall'inizio l'uso dell'opera, abbiamo creato una pagina
apposita di collegamenti alle varie voci, alla quale potete accedere
dovunque siate, andando sotto al logo Dime Web: anche in questo caso il
link vi porterà al post giusto, scorrendo il quale troverete in un
attimo la voce cercata!
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Un evocativo tex di Frisenda |
K
KABAGI
KABAGI
Egli
è sordo e cieco, ma le sue orecchie percepiscono voci che le nostre
non possono udire, e i suoi occhi che non vedono la luce del sole
sanno penetrare là dove non arriverebbe mai lo sguardo dei comuni
mortali!
[…] Egli
è colui che parla con l’invisibile, e che conosce le inesplicabili
relazioni che passano tra gli spiriti e l’uomo, tra l’uomo e gli
animali, e tra gli animali e le piante. Egli
conosce i misteri e i segreti della metamorfosi e della
reincarnazione!.
Con queste suggestive parole, Manbela,
capo della setta del Grande
Alligatore,
descrive al suo complice Martin
Stingo
lo stregone centenario Kabagi,
il più singolare personaggio della storia Nelle
paludi della Louisiana (C.
Nizzi [sog.&scen.] – F. Fusco [dis.], nn. 330-333). In essa,
TEX
e
i suoi pards vengono chiamati a New Orleans dall’amico sceriffo Nat
Mac Kennet
perché lo aiutino a far luce sui misteriosi fatti che stanno
accadendo nei dintorni della città.
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Tex n. 331, maggio 1988. Disegno di Galep |
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Il
vecchio Kabagi con Manbela e Martin Stingo - TEX 331, p. 18
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Kabagi
ha tra i suoi poteri la chiaroveggenza - TEX 332, p. 30
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Dopo la fuga dal manicomio di
Pierre
de La Rochelle
(un ricco possidente che aveva cercato di riportare la Louisiana
sotto il dominio francese), gli alligatori hanno cominciato ad
assalire i lavoranti delle piantagioni, tra i quali si è diffusa la
credenza che a uccidere sarebbe il Grande
Alligatore,
cioè una
specie di divinità capace di incarnarsi di volta in volta in un uomo
o in una bestia, e di agire con ferocia animale e con astuzia umana.
In realtà, Pierre
de La Rochelle
non ha nulla a che fare con queste aggressioni, giacché è
manovrato, a sua insaputa, da Stingo,
il quale vuole impadronirsi delle ricchezze del suo padrone Julien
de La Rochelle,
fratello del primo. Per ottenere tale scopo, il diabolico Stingo
ha fatto credere a Pierre
di appoggiare il suo folle sogno secessionista e, al contempo, si è
alleato con Manbela,
che sogna invece la riscossa del popolo nero e non immagina di essere
a sua volta manipolato dall’infido complice. Nemmeno Kabagi,
malgrado i suoi poteri, si è accorto dell’inganno ordito da
Stingo,
che mostra peraltro un certo disprezzo nei suoi confronti. Il vecchio
stregone appoggia senza riserve Manbela
e
lo aiuta a modo suo: è proprio lui, infatti, a comandare agli
alligatori di aggredire i lavoranti delle piantagioni. Un’altra
eccezionale facoltà che Kabagi
possiede è la chiaroveggenza: ad esempio, nel n. 331, egli dimostra
non solo di conoscere in anticipo l’esito fallimentare del primo
tentativo della setta di uccidere i quattro pards, ma, quando Sammy
(l’unico scagnozzo di Manbela
che è riuscito a sfuggire ai Nostri) viene sottoposto al giudizio
del Grande
Alligatore
– che consiste nell’attraversare, bendati, il ponte del villaggio
- sa già che questi verrà punito. Sammy
infatti,
dopo essere giunto a metà del percorso, mette il piede su una delle
assi truccate del ponte e precipita in acqua, dove viene subito
divorato dai famelici alligatori.
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L’incredibile
trasformazione di Kabagi - TEX 332, p. 66
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Trasformatosi
in alligatore, Kabagi chiama a sé i suoi simili - TEX 332, p. 68
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Il prodigio più impressionante di
Kabagi,
però, ha luogo davanti ai pards, in quella che è una delle scene
più memorabili dell’intera avventura. In essa, i Nostri assaltano
il villaggio del Grande
Alligatore,
sbaragliando i guerrieri della setta e uccidendo Manbela.
In una delle capanne, TEX
trova dei fogli scritti a mano da Pierre
de La Rochelle
(che era stato ospitato nel villaggio e portato via da Stingo),
il quale parla di Kabagi
e dei suoi straordinari poteri, tra cui comandare gli alligatori e
trasformarsi egli stesso in uno di questi rettili. Dopo aver dato
fuoco al villaggio, i quattro stanno per andarsene quando CARSON
nota, vicino allo stagno, un vecchio che li sta fissando. Essendo
certi che si tratta di Kabagi,
i Nostri si dirigono verso di lui (quella
specie di spaventapasseri
lo definisce TEX)
per chiedergli informazioni su de
La Rochelle.
Prima però che i pards gli si avvicinino, Kabagi
si siede a terra e, davanti agli occhi sbalorditi e increduli dei
quattro, si trasforma in alligatore. Dammi
un pizzicotto, Tex! Forse sto sognando!,
esclama CARSON.
Ti sbagli, vecchio mio… -
gli risponde TEX
– Siamo
tutti svegli come grilli!.
Incerto se si tratti di realtà o di un’illusione,
una stregoneria come quelle di Mefisto,
CARSON
sta per sparare all’alligatore, ma proprio in quel momento esso
s’immerge nello stagno e chiama a sé gli altri alligatori,
guidandoli all’attacco dei pards. Poiché i loro mostruosi
avversari sono troppo numerosi, TEX
e compagni fuggono e, attraversata una parte dello stagno, salgono su
una delle piroghe della setta. Non riescono però a distanziare i
loro inseguitori, ai quali si aggiungono via via altri alligatori.
Mentre i due KIT
e
CARSON
sono impegnati a pagaiare, TEX
inizia a sfoltire – a colpi di winchester - le file dei rettili, ma
questi non mollano l’inseguimento e si avvicinano sempre di più.
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Gli
alligatori inseguono i quattro pards - TEX 332, p. 70
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Fortunatamente, l’arrivo – in canoa - di Mac
Kennet
cambia le cose: lo sceriffo ha infatti portato con sé un pacchetto
di dinamite, grazie alla quale TEX
fa
letteralmente strage degli alligatori. Alla fine, i pochi rettili
superstiti – tra i quali non sappiamo se vi sia pure Kabagi
- battono in ritirata. Nel prosieguo della storia, TEX
scoprirà che Stingo
– il quale aveva finto di essere rimasto ucciso durante lo scontro,
nella palude, tra i pards e i guerrieri di Manbela
– non soltanto è vivo e vegeto, ma è appunto l’organizzatore
del complotto ai danni di Julien
de La Rochelle
e ha portato segretamente sulla nave di questi, il Nantucket,
suo fratello Pierre.
Stingo,
inoltre, ha in mente di uccidere Julien,
ma quando si accingerà a farlo, cadrà nella trappola preparatagli
da TEX
e morirà nel tentativo di sfuggire all’arresto. Il povero Pierre,
invece, ritornerà in manicomio.
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Usando
la dinamite, TEX fa strage degli alligatori - TEX 332, p. 84
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Tex n. 332, giugno 1988. Disegno di Galep |
Curiosità:
A p. 74 del libro-intervista di Roberto Guarino Tex
secondo Nizzi
(Allagalla editore, 2012), lo sceneggiatore commenta
così la storia:
L’ho
scritta ispirandomi alle atmosfere mefitiche delle paludi della
Louisiana, già descritte in precedenti storie del vecchio Bonelli,
almeno una delle quali disegnata da Fusco
[Il
clan dei cubani (nn. 229-232), nda],
e
siccome questa storia era destinata a lui sapevo che sarebbe finita
in buone mani. Doveva essere una storia di avventura e di mistero,
con un pizzico di magia, un po’ africana per via della giungla, dei
canneti, della tribù di guerrieri neri, del villaggio su palafitte,
dei caimani. Sergio [Bonelli figlio ovviamente, nda]
criticò
la trasformazione del cattivo in caimano (che non si capisce se
avvenga davvero o se sia solo una “visione”).
Premesso che i rettili dell’avventura non sono caimani ma, per
l’appunto, alligatori, non è chiaro, nelle parole sopra riportate,
se sia Kabagi
il cattivo cui Nizzi si riferisce, o se sia invece Stingo,
il quale - in una sequenza narrata in flashback e ambientata, di
notte, nella villa di Julien
de La Rochelle (n.
331, pp. 31-34) – pare trasformarsi in alligatore, o meglio:
riprende le sembianze umane dopo essersi trasformato in un alligatore
parlante e aver, a causa di ciò, fatto svenire il suo padrone. Ora,
per quanto riguarda Kabagi,
la sua trasformazione non è affatto una visione,
ma avviene veramente.
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Una
coppia di alligatori della Louisiana
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Locandina
del film Uomini
coccodrillo
(Roy Del Ruth, 1959)
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Quella di Stingo,
invece, deve essere per forza un’allucinazione o qualcosa del
genere, altrimenti costituirebbe un’enorme incongruenza: come può,
infatti, il suddetto personaggio trasformarsi in alligatore - per
giunta, un alligatore parlante - se non possiede i poteri di Kabagi?
Pertanto, comprendiamo benissimo le critiche di Sergio Bonelli,
sebbene la scena in questione possieda un’intrigante atmosfera
horror, così come quella, contenuta nelle pagine seguenti, in cui de
La Rochelle,
svegliato a notte fonda da uno strano rumore proveniente dalla
soffitta, va a controllare e scopre, sul pavimento, le tipiche
impronte di un alligatore, ancora
umide dell’acqua e del fango delle paludi.
Una sequenza vagamente simile è presente nel film Uomini
coccodrillo
(Roy Del Ruth, 1959), il cui titolo originale è The
Alligator
People,
cioè Il
Popolo dell’Alligatore:
al pari della storia texiana, infatti, esso è ambientato nelle
paludi della Louisiana e vi compare un uomo trasformatosi in
alligatore. Tuttavia, questa trasformazione non è frutto, come nel
caso di Kabagi,
di poteri magici, bensì di allucinanti esperimenti scientifici.
Max Capalbo
N.B. Trovate i link alle altre lettere di The Dark Side of Tex andando sul Navigatore!
"[...] hanno ricevuto in diretta i complimenti di uno dei curatori del sito Internet della SBE, Davide Pettani!"
RispondiEliminaNon lo sapevo, ma la cosa mi fa, ovviamente, molto piacere. Ringrazio Davide Pettani.
Voglio ringraziare anche il curatore della pagina facebook ufficiale di Tex (che credo sia Mauro Boselli), il quale poche ore fa ha segnalato la lettera G del dizionario texiano.
RispondiEliminaOra ho capito perché la suddetta lettera, pur essendo stata pubblicata giorni fa, è balzata solo ora ai primi posti della nostra top ten settimanale.