lunedì 31 luglio 2017

L'ANGOLO DEL BONELLIDE (XXVIII): UNO SPIRITO CHE RITORNA SEMPRE - LE MILLE RESURREZIONI DELLO SPIRIT DI WILL EISNER (III parte - 1952/1981)

di Andrea Cantucci

Terza puntata de l'Angolo del Bonellide del nostro Kant dedicata al mitico Spirit di Will Eisner e alla sua vicenda editoriale nel corso dei decenni. Stavolta ripercorriamo il periodo più buio del personaggio dove, da una parte le uscite si rarefanno, ma dell'altra si crea il mito del suo autore.  (s.c. & f.m.)


1952-1981: Lo Spirit riproposto, internazionale e underground

Già nel 1952, l’anno in cui la serie originale finiva, altri episodi di The Spirit del dopoguerra furono ristampati nella testata omonima dell’editrice Fiction House col sottotitolo di Master Crime Fighter (Maestro della Lotta al Crimine), ma anche questa durò solo per cinque sporadici numeri fino al 1954. Evidentemente quel periodo di fanatiche cacce alle streghe non era il clima ideale, per riproporre in albi rivolti soprattutto ai ragazzi storie con una certa dose di sensualità e violenza, sia pur contenute e ironiche, come quelle di Spirit. Un’altra sua ristampa da parte dell’editrice IW/Super Reprint tra il ‘63 e il ’64, con taglio più fantascientifico e la dicitura Master of Mistery (Signore del Mistero), non ebbe miglior fortuna limitandosi a due soli numeri.


The Spirit n°1 (Fiction House,1952)

A richiamare di nuovo l’attenzione del pubblico più maturo sull’eroe di Eisner fu il suo ex-collaboratore Jules Feiffer, che nel saggio The Great Comic book Heroes (I Grandi Eroi degli Albi a Fumetti) pubblicato dalla rivista Playboy e in volume nel 1965, parlò di Spirit e del suo autore in termini particolarmente elogiativi.
Con le oltre seicento storie di Spirit a cui attingere e i pochi albi di ristampe dedicatigli di volta in volta, finora non c’era bisogno di altri episodi inediti, ma Eisner scelse quel momento per realizzarne uno nuovo dopo più di tredici anni. Scrisse e disegnò una storia di Spirit di cinque pagine particolarmente satirica e auto-ironica, con i personaggi cambiati dopo tutto il tempo trascorso e ambientata esplicitamente a New York. Uscì nel Gennaio 1966 sul supplemento domenicale di un quotidiano di quella città, il New York Herald Tribune, insieme a un articolo celebrativo su Spirit e il suo autore scritto da un’altra sua ex-collaboratrice, Marilyn Mercer. Ormai passato il periodo del successo immediato, si iniziava così a costruire il mito di Eisner, per bocca di un paio di critici non proprio neutrali ma che almeno sapevano molto bene di che cosa parlavano.


episodio di Spirit pubblicato sul New York Herald Tribune nel  1966


Poi tra il 1966 e il 1967, su due albi di ristampe di Spirit della Harvey Publications, Eisner oltre a crearne ex-novo le copertine scrisse e disegnò altre due storie inedite di sette pagine. La prima era una nuova versione delle origini di Spirit, in cui tra l’altro si vedeva una Ellen Dolan fidanzata con Denny Colt fin dall’inizio. Nella seconda si faceva luce per la prima volta sulle origini del misterioso genio criminale Octopus. Per ognuno dei due albi, Eisner disegnò anche una rubrica a fumetti di due pagine intitolata Il Laboratorio di Spirit.


The Spirit n°1 (Harvey,1966)

cover di The Spirit 2 (Harvey,1967) riutilizzata per Eureka 17  (Corno,1969)

l'origine di Octopus da The Spirit 2 (1967) tradotta su Eureka 24  del 1969
Rispetto alle riedizioni precedenti, gli albi della Harvey ebbero più visibilità, essendo in un formato gigante definito per collezionisti e proponendo ben otto episodi per volta. Nonostante ciò un terzo numero di cui Eisner aveva già disegnato la copertina non sarebbe mai uscito. 
Will Eisner negli anni '60 mentre disegna Spirit per gli albi  Harvey
Nel 1968 seguì la prima ristampa in due volumi delle prime strisce di Spirit, anche se non integrale, da parte dell’editore Ed Aprill. Tali iniziative contribuirono a richiamare l’attenzione su un fumetto americano ancora mai tradotto nei paesi europei, per il conflitto che era coinciso con la sua apparizione oltreoceano. Non tardarono ora a interessarsene due riviste italiane, tra le prime in Europa a occuparsi di critica fumettistica e recupero di opere del passato.
La versione delle origini di Spirit del 1966, ideale per introdurre il personaggio, fu così il suo primo episodio tradotto in italiano nell’Ottobre 1968, sul n°43 della rivista Linus, ma pare che ci fosse stato un imbarazzante equivoco. In realtà i diritti del personaggio per il nostro paese erano già stati ceduti alla concorrenza, ovvero all’Editoriale Corno, per cui Spirit da noi apparve poi regolarmente sulla rivista Eureka e i suoi supplementi, a partire dal n°17 del Marzo 1969, con una selezione di avventure solo inizialmente in ordine cronologico.


versione 3 delle origini di Spirit dal n°1 del 1966 tradotta su Linus 43 del 1968
Fu sempre la Corno a pubblicare, nel 1972, il primo volume antologico in italiano interamente dedicato a Spirit, sul n°9 della collana Eureka Pocket. A quel punto, dato il prestigio di cui godevano all’epoca le riviste italiane nel settore, si può dire che la serie di Eisner fosse stata lanciata anche a livello internazionale.
Le traduzioni di Eureka introdussero però l’abitudine, poi ripresa anche da altri, di rendere l’originale slang di Ebony con una parlata da “bovero negro”, facendogli ad esempio chiamare Spirit “badrone” laddove nella versione americana diceva “mister” e “boss”, accentuando così la caratterizzazione razzista del personaggio.
Ebony nella Spirit Section 338 originale (1946) e tradotta su Eureka Pocket n°9 (1972)
Inoltre a parte le strisce giornaliere, le edizioni originali di Spirit, sia degli inserti domenicali che delle loro ristampe in albi, fino ad allora negli USA erano sempre state a colori. Linus ed Eureka erano invece riviste in bianco e nero e quindi pubblicarono Spirit senza colori, a parte tre o quattro rari casi sulla seconda rivista. Ma i disegni di Eisner non ne soffrirono, anzi le sue storie piene di ombre e campiture nere acquistarono così un’atmosfera dal fascino ancora più noir, che accentuava certi paralleli col cinema espressionista d’epoca. Del resto la forzata scelta delle riviste italiane anticipò una tendenza poi accolta e diffusasi con convinzione anche in patria, visto che dagli anni ’60 il bianco e nero iniziò a essere la regola per le pubblicazioni a fumetti alternative rivolte a un pubblico più maturo, un contesto in cui l’eroe di Eisner poteva inserirsi facilmente…
Infatti tra il 1972 e il 1973, mentre l’importanza dell’opera di Eisner veniva ulteriormente rimarcata da altri autorevoli esperti di Storia del Fumetto come Jim Steranko e Catherine Yronwood, negli USA fu ristampata in bianco e nero un’edizione amatoriale quasi integrale dei primi quarantuno episodi di Spirit, suddivisi in quattro set da dieci section l’uno detti Spirit Bags. L’unico saltato fu il quarto episodio, forse escluso per il tema del voodoo collegato agli afroamericani in modo un po’ razzista o forse soltanto per la sua difficile reperibilità, ma infine anch’esso fu recuperato in un’edizione bootleg nel 1979. L’iniziativa però non andò oltre. Per il momento non c’era speranza di veder ristampati in ordine anche gli altri seicentoquattro episodi.


Spirit Bags set 1 (1972)
Del resto la stampa degli Spirit Bags non era il massimo. Era ottenuta riproducendo in bianco e nero gli inserti originali a colori, per cui questi si trasformavano in toni di grigi, in certi punti particolarmente scuri. Ma come accadeva nelle riviste italiane in bianco e nero, il tono generale che ne risultava poteva avere un vago fascino noir per certi versi quasi preferibile a quello delle troppo sgargianti edizioni a colori.
Intanto nel 1973 uscirono dei nuovi episodi brevi di Spirit realizzati da Eisner a mezzatinta, su due albi di ristampe pubblicati questa volta da un’editrice alternativa, la Kitchen Sink Enterprises appartenente al disegnatore Denis Kitchen. Anche questi albi erano in bianco e nero e il loro taglio underground era evidente nelle belle copertine fronte-retro disegnate appositamente da Eisner. Dal punto di vista grafico, l’autore vi proseguì gli sperimenti iniziati con le copertine che aveva disegnato per passati editori come Quality e Harvey. Infatti non scrisse il nome del personaggio in alto come in una normale testata, ma lo rese un ingombro inserito nelle scene, una struttura solida sempre diversa come nelle sue classiche splash page.
The Spirit n°1 (Kitchen Sink,1973)

The Spirit n°2 (Kitchen Sink,1973)
Ognuno dei due albi di 32 pagine della Kitchen Sink ristampò quattro episodi di Spirit del 1946/47, con brevi episodi inediti nelle quattro pagine avanzate. Quelli alternati alle ristampe del n°1 erano quattro tavole autoconclusive, con delle gag satiriche in cui l’autore di Spirit dimostrò molto… spirito, mettendo i suoi abituali personaggi a confronto con i giovani contestatori e le critiche al sistema di quegli anni.
tavola satirica di Eisner apparsa su The Spirit n°1 (Kitchen Sink,1973)
Il n°2 della Kitchen Sink conteneva invece un episodio inedito di quattro pagine, basato su un soggetto scritto da Eisner nel 1950 e mai usato prima. Vi riappare la collezionista di mariti P’Gell, che qui mostra anche tendenze lesbiche. Del resto l’albo è interamente dedicato alle sue apparizioni e lei stessa lo definisce in copertina come una rivista per adulti. Ma mentre nel n°1 i colori delle vecchie storie furono semplicemente eliminati, nel n°2 furono sostituiti con l’aggiunta di appositi toni di grigi a retini, un’ottima soluzione grafica che avrebbe poi influenzato anche le successive ristampe di Spirit almeno fino alla metà degli anni ‘80.
Nello stesso periodo Spirit apparve insieme al commissario Dolan anche su un’ironica copertina disegnata da Eisner per il n°3 dell’albo underground Snarf, sempre pubblicato dalla Kitchen Sink, e questo ripetuto accostamento del personaggio col contesto underground in fondo è meno strano di quanto possa sembrare.


Snarf n°3 (Kitchen Sink,1973)
Pur essendo un autore di storie pulp degli anni ‘40, Eisner era stato un precursore degli esperimenti tipici dei successivi fumetti alternativi, spesso opera di autori che si ispiravano a stili del passato. Infatti uno dei più importanti artisti underground come Richard Corben si ispirò proprio alla corposità plastica e alle tipiche caricature grottesche eisneriane, pur accompagnando questi elementi con una maggiore grandeur fantasy.
Un altro episodio di Spirit di cinque pagine, iniziato da Eisner in occasione di un corso e anch’esso definibile underground per l’ambientazione moderna e i contenuti provocatori, fu completato a colori dall’autore dietro le insistenze dello sponsor Walter Hansen e pubblicato da quest’ultimo in un’edizione speciale nel 1973.
Ma l’apporto principale del suo creatore alle ristampe di Spirit che seguirono fu una lunga serie di copertine, a partire da quelle per la rivista bimestrale The Spirit che l’editrice Warren Publishing produsse dall’Aprile 1974. Tali copertine erano disegnate da Eisner e completate da Ken Kelly o altri artisti, che a volte ne trasformarono i disegni in veri e propri dipinti e altre si limitarono a colorarli. Ma il loro lavoro, spesso pieno di appariscenti colori accesi, brillanti o aggressivi, non soddisfaceva molto il meticoloso creatore di Spirit.
cover di The Spirit n°2 (Warren,1974) poi ricolorata da Eisner
Il fatto è che in genere i pittori che lavoravano per la Warren non comprendevano lo spirito della serie, impostata dal suo autore su toni noir ben più realistici. Comunque con questa edizione di grande formato rivolta a lettori maturi, le ristampe delle storie di Eisner poterono ritrovare il loro pubblico ideale, quello degli adulti che leggevano i giornali coi quali uscivano in origine, senza contare le nuove generazioni che le scoprivano per la prima volta, e la collana riuscì a durare ben oltre i pochi albi delle edizioni precedenti.
The Spirit n°1 (Warren,1974)
La Warren proseguì la testata regolare The Spirit per sedici numeri, su cui furono riprodotte storie di Eisner del dopoguerra senza un ordine preciso, soprattutto in bianco e nero con toni di grigi e ogni tanto anche a colori. Lo stesso editore pubblicò inoltre, nel 1975, anche uno Spirit Special interamente a colori.


The Spirit Special (Warren,1975)
Ma anche quando la Warren smise di pubblicarla, la rivista The Spirit non si interruppe. Dal n°17 del 1977 fu rilevata e proseguita dalla Kitchen Sink, che inizialmente optò per il solo bianco e nero sempre a toni grigi, cominciando a ristampare anche molti episodi del periodo bellico mescolati con quelli del dopoguerra.


The Spirit n°17 (Kitchen Sink,1977)
In Italia alcune di queste versioni di Spirit a mezzatinta sarebbero poi state pubblicate tra il 1979 e il 1981 sulla rivista Alter Alter, con traduzioni abbastanza disinvolte e discutibili, e dal 1982 al 1985 sulla rivista amatoriale di grande formato Nostalgia Comics, in un’edizione generalmente più accurata.
Forse la frequentazione dell’editrice Warren specializzata in horror, influenzò un po’ Eisner nel modo di riutilizzare il suo personaggio. Infatti nel 1976 Spirit apparve in veste di anfitrione stile Zio Tibia in un volume illustrato realizzato da Eisner e pubblicato dall’editrice Grosset & Dunlop, sotto l’etichetta Tempo Books, dal lungo titolo di The Spirit’s Casebook of True Haunted Houses and Ghosts (L’Archivio di Spirit dei Veri Edifici Infestati e Spettri). Un altrettanto lungo sottotitolo ne chiariva ulteriormente i contenuti: Storie di casi documentati assemblati per il vostro spavento e divertimento dal grande nemico del crimine.
The Spirit's Casebook of True Haunted Houses & Ghosts (Tempo  Books,1976)
Sempre nel 1976, da buon spirito l’eroe di Central City fece anche un’apparizione sul n°50 di Vampirella, in una storia di otto pagine dell’omonima vampira sexy intitolata La Cosa nella Tomba di Denny Colt.
Altre copertine furono disegnate da Eisner per la ristampa in quattro volumi delle strisce di Spirit, pubblicata da Ken Pierce tra il 1977 e il 1980. Nel 1977 uscì inoltre un bellissimo portfolio, edito da Richard Pryor, con dieci grandi elaborate illustrazioni di Eisner colorate a mano, dedicate ai momenti fondamentali della carriera di Spirit. Tali illustrazioni furono poi ristampate dalla Kitchen Sink Press nel 1981 nel bel volume Will Eisner Color Treasury (La Miniera a Colori di Will Eisner), insieme all’episodio a colori del 1973 e a molte copertine delle edizioni Kitchen Sink e Warren, già colorate da Eisner o da lui ricolorate appositamente.
Will Eisner Color Treasury (Kitchen Sink,1981)

The Spirit - The First 93 Dailies (Ken Pierce,1977)
In appendice alla rivista di Spirit della Kitchen Sink, dal 1978 iniziarono anche a uscire a puntate alcuni graphic novel di Eisner. Dopo la riscoperta e la riaffermazione del suo personaggio, evidentemente il grande maestro poté dedicarsi alle nuove opere contando su una relativa tranquillità economica e notorietà, ma non volle creare altre storie di Spirit, di cui la scorta a cui attingere era già così ampia, con una sola eccezione…
Sul n°30 della rivista The Spirit del 1981 ne uscì l’ultima storia scritta da Eisner, definita come Spirit Jam (alla lettera Marmellata di Spirit) con un intraducibile gioco di parole. Lo si può interpretare come Ingorgo o Mischia su Spirit, riferendosi al suo abituale ritrovarsi incastrato tra mucchi di criminali e donne fatali che vogliono farlo fuori (ridurlo a marmellata appunto), e per assonanza con Gem suona anche come La Gemma di Spirit, visto che la storia ruota attorno a un diamante, ma come in Jam Session il principale significato è Improvvisazione di Gruppo per Spirit, con riferimento al particolare procedimento usato per realizzarla.
The Spirit n°30 (Kitchen Sink,1981)

The Spirit n°30 pag 28 (Kitchen Sink,1981)
Infatti le trentasei pagine del più lungo singolo episodio di Spirit uscito fino ad allora, furono realizzate da cinquanta autori diversi che si divisero il compito di sceneggiarne e/o disegnarne una a testa, tra questi ci furono Eisner stesso che ne disegnò tre, un altro paio di maestri della sua generazione come Milton Caniff e Harvey Kurtzman e anche grandi fumettisti che avevano preso molto da lui, come Richard Corben e Frank Miller. Soprattutto erano questi autori suoi debitori, ad aver fatto mischia attorno al suo personaggio.
Dal 1981 al 1983 la Kitchen Sink pubblicò poi i tre volumi della serie Spirit Color Album, selezioni di storie di Spirit del dopoguerra riprodotte con i nuovi colori con cui erano apparse su riviste europee, un’edizione da cui sarebbero stati ripresi anche molti degli episodi usciti in Italia sulla rivista Comic Art dal 1986 in poi.

Spirit Color Album vol.2 (Kitchen Sink,1982)

Anche questi volumi a colori, come quasi tutti gli albi e riviste di Spirit usciti in precedenza, riproponevano storie della sua saga selezionandone solo alcune tra quelle considerate meglio riuscite, senza rispettare un preciso ordine cronologico (seguito strettamente solo dalle due edizioni di ristampe delle strisce giornaliere e dalla serie amatoriale degli Spirit Bags), ma proprio in quel periodo qualcosa stava per cambiare…

Andrea Cantucci

N.B. Trovate i link agli altri "bonellidi" in Cronologie & Index

Nessun commento:

Posta un commento

I testi e i fumetti di nostra produzione apparsi su Dime Web possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare SEMPRE la fonte e gli autori!

Le immagini dei post sono inserite ai soli fini di documentazione, archivio, studio e identificazione e sono Copyright © degli aventi diritto.

Fino al 4 gennaio 2017 tutti i commenti, anche i più critici e anche quelli anonimi, venivano pubblicati AUTOMATICAMENTE: quelli non consoni venivano rimossi solo a posteriori. Speravamo e contavamo, infatti, nella civiltà dei cultori di fumetti, libri, cinema, cartooning, etc.

Poi è arrivato un tale che, facendosi scudo dell'anonimato, ha inviato svariati sfoghi pieni di gravi offese ai due redattori di Dime Web, alla loro integrità morale e alle loro madri...

Abbiamo dunque deciso di moderare in anticipo i vostri commenti e pertanto verranno cestinati:

1) quelli offensivi verso chiunque
2) quelli anonimi

Gli altri verranno pubblicati TUTTI.

Le critiche, anzi, sono ben accette e a ogni segnalazione di errori verrà dato il giusto risalto, procedendo a correzioni e rettifiche.

Grazie!

Saverio Ceri & Francesco Manetti