martedì 1 giugno 2021

DIME WEB INTERVISTA MARCO VERNI! (LE INTERVISTE LXXVII)

a cura di Elio Marracci

Tornano dopo molti mesi le interviste di "Dime Web", e tornano alla grande, grazie al nostro amico e collaboratore Elio Marracci, esperto in gialli e fumetti (e non solo)! Incontrerete dunque uno dei massimi autori zagoriani del nostro tempo e scoprirete come in lui l'arte e la professionalità (nate dalla tenacia e dalla passione) si fondano con un'altra dote: un'incredibile, oggi rara, umiltà. Tanto di cappello! E tra l'altro Verni racconta di una festa del 1990 presso Alessandro Distribuzioni, alla quale partecipò non solo Moreno Burattini, ma tutta la redazione di "Collezionare"... Infine, non perdetevi il tetralogo del disegnatore consegnato all'autore da Bonelli in persona: quanto aveva ragione il grande Sergio! (s.c & f.m.)


Marco Verni visto da Pasquale Iozzino




Zagor 60: due chiacchiere con Marco Verni

In occasione del sessantesimo compleanno dello Spirito con la Scure ho scambiato due chiacchiere con Marco Verni, uno dei disegnatori più rappresentativi e fra i massimi esperti del personaggio bonelliano. L'autore nasce a Forlì il 16 settembre 1966, dove frequenta l’Istituto Professionale per il Commercio e svolge il servizio civile. Mentre passa da un lavoro all'altro, coltiva la sua passione per il disegno e il fumetto. Dopo essersi proposto con diverse tavole di prova, nel 2000 viene arruolato dalla Sergio Bonelli Editore nel parco disegnatori di Zagor, e fa il suo esordio in edicola nel settembre 2002, con la storia pubblicata su "Almanacco dell’Avventura 2003". Dall'anno successivo collabora in pianta stabile con la case editrice di Via Buonarroti, realizzando numerosi albi dell'eroe creato da Guido Nolitta e Galleno Ferri singolarmente o in coppia con Gianni Sedioli.


DIME WEB - Per i lettori che non ti conoscono potresti presentarti in due parole?

MARCO VERNI - Credo che sia importante segnalare che le mie esperienze, sia scolastiche che lavorative (prima di Zagor), sono state lontanissime dal mondo del fumetto o dell’illustrazione. Una volta ero assieme a Joevito Nuccio in compagnia di Gallieno Ferri che ci fece notare che tutti e tre eravamo autodidatti e avevamo imparato a disegnare da soli. Io obiettai che a differenza di loro avevo fatto una scuola commerciale, poi avevo lavorato in una pasticceria ed essere geometra o architetto, come Ferri e Nuccio, era sicuramente un vantaggio, non fosse altro che avevano almeno delle conoscenze tecniche di disegno che a me erano sconosciute. Forse vi verrà da ridere, ma ho imparato la prospettiva DOPO che ero stato assunto come disegnatore di Zagor!


DW - Come si è sviluppata in te la passione per il disegno?

MV - Credo di aver fatto un percorso inverso a tanti autori che si sono avvicinati al fumetto perché gli piaceva disegnare. Ho cercato di disegnare perché mi piacevano i fumetti: ho scambiato la causa con l’effetto! Comunque fino ai 30 anni (e oltre) è stata una passione a livello amatoriale: qualche fanzine, qualche scarabocchio, ma non ho mai pensato di poter andare oltre.


Marco Verni nel suo studio




DW - Quando è nato in te l'amore per il fumetto in generale e per Zagor in particolare?

MV - Bisogna considerare che io sono nato nel 1966 e quando ero bambino, negli anni '70, gli svaghi erano veramente pochi. La televisione aveva un paio di canali e le trasmissioni iniziavano alle 17 e leggere i fumetti era un passaggio quasi obbligato per tutti i bambini: immaginatevi un pomeriggio di pioggia chiusi in casa, senza programmi TV, senza giochi elettronici, internet e smartphone. I fumetti erano l’unica soluzione per evitare la noia. Poi c’è chi li leggeva come passatempo e chi ci si appassionava, ma questo capita in tutti i settori, che sia fumetto, musica, cinema o altro.


DW - La storia di come sei diventato una delle colonne portanti della testata dello Spirito con la Scure è un esempio di passione e dedizione. Puoi raccontarla?

MV - Sicuramente i miei risultati sono oggetto più di ostinazione e perseveranza che di talento. Purtroppo molti pensano che il talento sia la scintilla che mi ha portato a fare questo lavoro, mentre al contrario la mancanza di predisposizione per il disegno mi ha fatto patire le pene dell’inferno per ottenere risultati che altri ottengono con molta meno fatica. La prima volta che decisi di fare vedere dei miei disegni a un addetto ai lavori fu nel 1995; mi presentai a una fiera con delle tavole di prova di Kriminal, ma anziché incontrare il mitico Max Bunker incontrai il suo figlio Riccardo (Secchi) che fu gentilissimo a spiegarmi che se a 30 anni il mio livello di disegno era ancora quello, forse non era il mio mestiere. Qualche anno più tardi, nel 1998, provai a fare tavole di prova per Zagor ma prima di sottoporle al giudizio della casa editrice cercavo consiglio presso qualche autore affermato che potesse aiutarmi. Ricordo l’imbarazzo dell’amico Lucio Filippucci che non voleva mortificarmi e cercava di farmi capire con gentilezza che non andava bene quasi niente e qualche anno fa, non capacitandosi di come ce l’avessi fatta, mi confidò che all’epoca non avrebbe scommesso un solo centesimo su di me. Ho poi raccontato mille volte che l’unico che ha rinfocolato questa mia ambizione, pur non vedendo grandi doti, sia stato il buon Moreno Burattini che ha avuto sicuramente il grande merito di consigliarmi di “studiare” il maestro Ferri e mi ha aiutato, prodigo di consigli e correzioni, fino a intravedere in me qualche timido miglioramento. A quel punto ci fu la “molla” che mi fece fare il balzo in avanti e fu quando Burattini mi “regalò” la possibilità di disegnare 8 tavole di una storia inedita di Zagor, rimasta nel cassetto. Quando ebbi tra le mani la sceneggiatura di “La strega” capii che avevo un’occasione più unica che rara: disegnare una storia “vera” di Zagor scritta da uno dei principali sceneggiatori. Le forze mi si centuplicarono e vista la posta in gioco alcune vignette le ridisegnai anche 10 volte e seppur il risultato finale fosse ancora scadente, era comunque nettamente superiore alle prove precedenti. A quel punto Moreno mi disse di fare altre 3-4 tavole di prova generiche e che le avrebbe portate, assieme alle 8 pagine de “La strega” in redazione per sottoporle al giudizio dei superiori. All’epoca Burattini era solo uno sceneggiatore e non partecipava alle attività redazionali e quindi il responso riguardante i miei disegni me lo avrebbe dato Mauro Boselli, all’epoca curatore della testata "Zagor". Mi squillò il telefono alle 10:30 circa di mercoledì 2 agosto 2000 e Boselli mi disse che durante la riunione zagoriana si era anche discusso sui miei disegni e si era votato sulla possibilità di farmi lavorare o meno sulla testata. A parte Mauro Boselli che si era astenuto, per gentilezza nei miei confronti, gli altri avevano votato tutti NO… tranne uno. A quel punto ero rassegnato, ma non demoralizzato, e pensavo già di riprovarci in futuro, ma Boselli mi prese in contropiede e mi disse che avrei dovuto iniziare a disegnare una storia per l’almanacco dell’avventura su testi di Burattini perché “quello”, l’unico, che aveva votato SI era SERGIO BONELLI! Decio Canzio, e forse non solo lui, gli fece notare che non ero capace di disegnare, ma Bonelli lo rassicurò convinto che avrei imparato. Questa cosa la seppi solo più avanti e un giorno chiesi a Bonelli del perché avesse preso me e non altri molto più capaci e bravi a disegnare e la sua risposta fu: “Vedi , con le tue tavole io Zagor lo vendo bene e i lettori sono contenti, con le tavole di altri tuoi colleghi, molto più bravi di te, i lettori si incazzano, mi scrivono e poi pian piano smettono di comperarlo”. I suoi collaboratori avevano indubbiamente ragione a ritenermi “scarso”, ma lui vedeva quello che gli altri non riuscivano a vedere.


1) Storia di una copertina: dal suggerimento iniziale di Moreno... 




DW - Visto che hai conosciuto molto bene sia Sergio Bonelli che Gallieno Ferri, puoi citare un aneddoto su questi due giganti del fumetto italiano?

MV - I personaggi che “mitizzi” da bambino rimangono tali anche quando li conosci di persona da grande. Io non mi sono mai capacitato di viaggiare con loro, stare a tavola con loro e godere della loro compagnia. Una cosa che mi piace ricordare è quando scrivevo, nei primi anni '80, a Sergio Bonelli rimproverandolo perché su Zagor non trovavo più storie scritte da Guido Nolitta e mi accorgevo che Zagor lo scriveva un altro nonostante cercassero di camuffare la cosa omettendo il nome dello sceneggiatore. Ricordo che gli scrissi che secondo me Guido Nolitta era il più bravo di tutti, migliore di Berardi, G. L. Bonelli, Castelli. Quando mi arrivò la risposta del direttore, nella busta oltre alla lettera c’erano un pacco di strisce e tavole originali che mi regalava Guido Nolitta ringraziandomi dei complimenti ricevuti. All’epoca nessun lettore sapeva che Sergio Bonelli e Guido Nolitta erano la stessa persona e quindi non posso essere accusato di piaggeria (il segreto fu rivelato ne giugno 1986 sulle pagine del primo numero di "TuttoZagor"). Di Gallieno Ferri ricordo invece con stupore come venne accolto in Turchia nel 2010 a un incontro a cui partecipavano tantissimi autori di fumetti, tra cui anche io, oltre a Burattini, Toninelli, Manfredi, Stano e tanti altri. Fu intervistato in diretta in prima serata sulla principale TV di stato. Le strade furono bloccate con la polizia che tratteneva i fan e ho visto certe scene riservate solo a capi di stato, al papa o ad alcuni divi di Hollywood, ma mai per un autore di fumetti; ma in Turchia il maestro Ferri era considerato esattamente come un capo di stato, il papa o un divo di Hollywood.


DW - Sei l'unico disegnatore zagoriano ad aver lavorato su storie di un unico sceneggiatore, Moreno Burattini. Come vi siete conosciuti e per quale motivo non hai sentito l'esigenza di cimentarti con storie di altri?

MV - La prima volta che incontrai Burattini fu nel 1990 a una festa alla libreria “Alessandro Distribuzioni” e fu Gallieno Ferri, che avevo conosciuto nel 1986 a Lucca, a presentarmelo come un futuro, e promettente, sceneggiatore di Zagor. Ferri all’epoca non era molto soddisfatto della gestione di "Zagor" e io ero d’accordissimo con lui e infatti di questo incontro se ne parla nella posta del n. 300 di "Zagor" dove io, con l’avallo di Ferri, suggerii a Bonelli, in una delle mie tante missive al direttore, alcune cose per rivitalizzare "Zagor". Poi, come ho raccontato sopra, incontrai nuovamente Burattini circa 8 anni dopo quando gli feci vedere le mie tavole di prova. I motivi per cui voglio - non preferisco, ma voglio - lavorare con lui sono molteplici: innanzitutto conosce bene i miei limiti e i miei difetti e riesce a scrivere storie su misura per me; non è presuntuoso, al contrario di quanto crede qualcuno, accetta consigli e suggerimenti e siamo in sintonia su tante cose mentre in quelle in cui non lo siamo riusciamo ad accordarci senza problemi. Credo di non sbagliare se dico che le storie che abbiamo fatto insieme abbiano ottenuto sempre un ottimo gradimento da parte dei lettori. Non faccio nomi, ma ci sono autori con cui non lavorerei nemmeno se mi pagassero il doppio!

2) ...alle matite di Marco Verni...




DW - Figuri tra gli autori dello speciale “Provaci ancora Cico” in uscita a giugno 2021, di cui sei anche il copertinista. Come mai, dopo una carriera prevalentemente all'insegna del fumetto serio, hai deciso di confrontarti con un'opera comica? Quali differenze e quali analogie hai trovato in questi due diversi modi di fare fumetto?

MV - Non mi sembra che questa possa essere una novità in quanto gag di Cico come quelle che troverete nello speciale sono comparse anche nella serie regolare, alcune disegnate proprio da me. Anche in questo caso sono in perfetta sintonia con Moreno, avendo gli stessi background culturali Entrambi siamo fan di Magnus & Bunker come di Stanlio & Ollio e nelle nostre gag di Cico queste cose si vedono e ci capiamo al volo. A fare Cico mi diverto tantissimo e mi arrabbio quando vedo altri sceneggiatori, con cui non vorrei mai lavorare, che lo rappresentano come un idiota, ingordo e sfigato. Cico deve far ridere, non essere ridicolo!


DW - Sempre a giugno esce l'albo che festeggia il sessantennale di Zagor, "Corpo speciale", di cui sei il disegnatore. Puoi elencare i motivi per cui gli appassionati di fumetti dovrebbero leggerlo?

MV - Non so se lo debbano leggere gli appassionati di fumetti, ma gli appassionati di Zagor penso non resteranno delusi, anche perché verrà regalata la ristampa della prima striscia di "Zagor", uscita nel giugno del 1961. Per la prima volta Zagor porta Cico sulla tomba di Wandering Fitzy su cui non era più tornato dopo i fatti narrati su “Zagor racconta” e più recentemente rivisitati nella miniserie “Zagor: le origini”, e qui incontra i superstiti e i discendenti degli Abenaki che però non sanno che Zagor è la stessa persona che prima di diventare lo Spirito con la Scure, li aveva attaccati e uccisi in preda a una errata furia vendicativa. Poi, come avrete visto in copertina, c’è un nuovo, e infame, corpo speciale chiamato “Sniper force”, che non ha niente a che fare coi “Lupi Neri”, come qualcuno ha supposto.


DW - Hai lavorato esclusivamente per Zagor. Perché non hai mai sentito il bisogno di cimentarti con altri personaggi?

MV - Perché innanzitutto non so se ne sarei capace e soprattutto non ne ho alcun interesse. A me piace Zagor e il suo mondo, e ai lettori, la maggior parte, piace come lo rappresento. Per quale motivo dovrei cimentarmi con altri personaggi?


3) ...al lavoro finale dell'artista...




DW - Oltre a Ferri, di cui sei considerato l'erede, quali sono gli artisti che ti ispirano?

MV - Su Zagor credo che ispirarsi a Ferri sia doveroso, magari non nello stile, ma nelle fisionomie che ha dato a luoghi e personaggi penso di sì. Adoro tanti altri autori, diversissimi tra loro, come Pratt, Pazienza, Magnus, Jack Kirby, Toppi... e se ho appreso qualcosa da loro l’ho fatto inconsciamente, mentre un autore che ho studiato al pari di Ferri e che considero un mio inconsapevole maestro è il mio amico Andrea Venturi. Da lui c’è tanto da imparare ed è uno dei pochi oggigiorno che usa il pennello con maestria e non lo ha sostituito con pennarelli e tavole grafiche.


DW - Quanto di te è presente nel tuo lavoro? Quanto di quello che ti circonda? E quanto c'è di inventato?

MV - Di me, di quello che mi circonda penso che ci sia poco, mentre non mi vergogno di dire che per imparare ho copiato tanto. Poi col tempo impari a metterci qualcosa di tuo. Totò diceva “A fare sono buoni tutti… è copiare che è difficile”!


DW - Qual è il tuo personaggio dei fumetti preferito? E quello di Zagor?

MV - Oltre a Zagor non ce n’è uno preferito. Ne ho diversi, tra cui: Alan Ford, Kriminal, Corto Maltese, Mister No... e sicuramente faccio torto a qualcuno che non ho citato. Riguardo ai personaggi di Zagor risponderei che il mio preferito è Cico, ma non so se vale, e quindi opto per Supermike!


DW - Sei un disegnatore metodico che lavora a orari stabiliti, oppure sei uno di quelli che si alza di notte a disegnare perché ti è venuta l’ispirazione?

MV - Sono un disegnatore metodicissimo con orari prestabiliti. Mauro Boselli dice che ho un animo da ragioniere più che da artista e infatti non sgarro mai una consegna e non ho mai consegnato in ritardo una tavola.

4) ...fino alla copertina stampata!




DW - Come si svolge la tua giornata tipo?

MV - Inizio a disegnare alle 9 di mattina fino alle 13 e dalle 15,30 alle 19,30, poi magari qualche extra quando serve o per recuperare. Se tutto fila liscio faccio 15 tavole al mese.


DW - Quali fonti usi per documentarti?

MV - Libri, fumetti e ultimamente anche internet!


DW - Oltre ai libri e ai fumetti che usi per documentarti, quali altre letture fai?

MV - Per la documentazione spesso mi indica Moreno cosa guardare. Le altre letture che faccio non centrano niente col lavoro e anche in questo caso internet sta diventando predominante!


DW - È nota tra gli appassionati la tua collaborazione con il disegnatore Gianni Sedioli. In cosa consiste? Vuoi parlarcene?

MV - La prima collaborazione con Gianni nacque quasi per gioco nel 2007 a un incontro col pubblico a Paganine, Modena, dove in diretta improvvisammo una tavola che Moreno scrisse, Gianni disegnò a matita e io ripassai. Siccome la cosa piacque, in seguito disegnammo altre 2 tavole autoconclusive, 3 in totale, che furono anche stampate in alcuni albetti più o meno amatoriali. Nel 2013, invece, mi trovai a disegnare una storia ambientata in Cile, quella col terremoto, e dopo una trentina di pagine ero già esausto perché non mi piaceva né l’ambientazione né il tipo di storia e non sapevo come andare avanti. A Gianni invece quella storia piaceva e mi propose di farla assieme, lui le matite e io le chine. Il risultato fu ottimo e io mi ero sbarazzato di una storia indigesta. Visti i buoni risultati ci fu proposto di continuare l’esperienza, pur continuando in contemporanea a lavorare anche singolarmente. Lavorare insieme ci consente in 8/9 mesi di finire 3 albi e questo è utile anche alla casa editrice quando c’è bisogno di velocizzare i tempi.

Gianni Sedioli e Marco Verni




DW - È innegabile il grande successo di autori come Sio e Zerocalcare che hanno cominciato a farsi conoscere diffondendo i proprio lavori su Internet. Alla luce di questa considerazione ti chiedo: cosa ne pensi e come vedi l’utilizzo della Rete nel campo dei fumetti?

MV - Ahimè, le edicole stanno chiudendo e i giovani non leggono più fumetti. Probabilmente la rete sarà il futuro di questo mezzo di comunicazione. Però un fumetto non stampato su carta, ma pubblicato in rete, non è la stessa cosa, almeno per i vecchietti della mia generazione.


DW - Da professionista ormai affermato che consigli daresti a chi si volesse affacciare al mondo dell'illustrazione?

MV - Oltre 20 anni fa, ricordo Sergio Bonelli che agli aspiranti autori di fumetti prediceva un futuro da disoccupati e ricordo l’amico Giovanni Romanini che mi diceva che ero pazzo a lasciare un lavoro ben retribuito, con contributi pensionistici, ferie, tredicesima e quattordicesima per fare un lavoro precario con un futuro incerto. Considerato che dopo 20 anni le cose sono pure peggiorate, non me la sentirei di alimentare i sogni di un ragazzo a meno che non sia un fenomeno oppure che accetti che questo sia un hobby dal quale difficilmente guadagnarsi di che vivere.


DW - A cosa stai lavorando attualmente?

MV - Nell’autunno del 2017 in un proficuo scambio di opinioni con Moreno, motivo per cui lavoriamo bene insieme, trovammo l’idea giusta per far ritornare un nemico che mancava sulle pagine di Zagor dal 1984: Supermike! Cominciai baldanzoso a realizzare questo progetto, partendo da una tipica gag di Cico, ma dopo una trentina di pagine dovetti sospendere per una urgenza editoriale. Io e Gianni dovevamo disegnare in soli 3 mesi 6 albi a striscia, l’equivalente di 120 tavole. Appena terminate le strisce, sempre con urgenza, ci fu chiesto di fare, in tempi record, la storia “Gli uomini serpente”, poi fu la volta di “Il destino di Hellingen” e infine “I sette vichingi”. Nel frattempo, mentre disegnavo col mio collega romagnolo questo migliaio di tavole, ho dovuto trovare il tempo anche per fare da solo 40 tavole dello speciale Cico e l’albo del sessantennale. Nella primavera del 2021 sono potuto, finalmente, tornare a Supermike, anche se dopo tanto tempo sono solo a 2/3 del primo albo. Spero di finire per la fine del 2022… sempre che non sopraggiungano emergenze!






DW - C'è una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

MV - Vorrei ricordare ai disegnatori vecchi e nuovi che si avvicinano a Zagor, cosa mi suggerì Sergio Bonelli tanti anni fa:
1) La prima cosa che fa un lettore appena apre un albo di Zagor è guardare se i protagonisti “assomigliano”. Puoi essere il disegnatore più bravo del mondo, ma se non disegni Zagor e Cico somiglianti non ti perdonano. In altre testate i lettori sono più tolleranti, su Zagor sono inflessibili.
2) Fai delle tavole “leggibili”, gli sfondi devono esserci solo quando servono: una tavola zeppa di particolari non serve niente, solo a rendere la lettura più difficoltosa. Se quando guardi una tavola ci metti più di 2 secondi a “capirla” allora vuol dire che la tavola è sbagliata!
3) L’impostazione delle tavole all’americana, con vignette di vario formato, sovrapposte e incasinate, serve per appagare la vanità dell’autore, per ottenere il consenso di qualche fan, ma renderà la lettura difficoltosa. Un disegnatore deve lavorare pensando al lettore non a se stesso.
4) Essere un bravo illustratore non vuol dire essere un bravo fumettista. Raccontare una storia o fare un portfolio sono due cose diverse. Donatelli poteva sembrare un disegnatore scarno e poco appariscente, ma tanti capolavori Zagoriani portano la sua firma ("Libertà o morte", "Addio fratello rosso", "La capanna maledetta", "I congiurati" e molti altri).




a cura di Elio Marracci

N.B. Trovate i link agli altri incontri con gli autori su Interviste & News!

1 commento:

  1. Ormai da 10 anni diversi lettori di Zagor sono i Verni del 90. XD Brividi per la storia di Supermike.
    Curioso come Bonelli permettesse alcune eccezioni a Sclavi. Vedi appunto certe storie per lo stesso Zagor e diversi "Dylan dog" in cui si rompeva la gabbia bonelliana.
    Da me tutta questa moria di edicole per fortuna non c' è.

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