venerdì 26 ottobre 2012

SCENDENDO DAL MACHU PICCHU: DALLE ANDE ALL'AMAZZONIA

di Giampiero Belardinelli


 
Dove Zagor e Cico si imbattono nei tagliatori di teste

A pagina cinquantasette di Zagor Gigante 565 inizia un racconto, con il titolo di Spedizione all’inferno, scritto da Luigi Mignacco (il migliore autore di Mister No dopo Guido Nolitta, a parer mio e non solo) e disegnato da Gallieno Ferri, per la prima volta al fianco dello sceneggiatore genovese. La vicenda prende il testimone da quella scritta da Moreno Burattini e illustrata da Giuseppe Prisco. Nell’albo La città sulla Cordigliera questi ultimi hanno portato a compimento un’avventura in cui Storia e Leggenda si sovrappongono e mostrano come sia possibile raccontare in modo nuovo la classicità zagoriana.
Da qui parte Mignacco e costruisce la storia come una sorta di ponte tra la sopraccitata prova burattiniana e la seguente sceneggiatura dell’autore toscano. La vicenda si apre con un’illustrazione che è un esplicito riferimento alla copertina numero uno di Mister No; tra l’altro, nell’arco delle 168 tavole, Mignacco e Ferri continuano l’omaggio a moltissime cover di Mister No: quelle realizzate a suo tempo dal creatore grafico dello Spirito con la Scure. Nel post successivo troverete scansionate tutte le immagini di questa storia e tutte le suddette copertine citate.


 
Sergio Bonelli in Amazzonia, decenni prima di questo fantastico cross-over ideale fra Zagor e Mister No



Nella fase iniziale dell’avventura, oltre a una moderna costruzione della sceneggiatura, Mignacco mostra di sapere fare un raccordo intelligente con la precedente avventura: cioè, senza limitarsi a un didascalico riassunto degli avvenimenti, ma vivacizzandoli con l’ironia di Cico sui comportamenti dell’amico e con delle guizzanti scene d’azione. Lo scenario per eccellenza di Mister No, l’Amazzonia, agli occhi dei due protagonisti diventa un caleidoscopio di scoperte; infatti, lo sceneggiatore è bravo a trasmettere al lettore la meraviglia dell’eroe dinanzi all’incontro, non certo probabile neanche nell’Ottocento, con un affascinante giaguaro: Zagor capisce che non è il caso di intromettersi e si allontana. In questa sequenza, nel finale del primo albo, l’eroe non concede nessun ammiccamento al politicamente corretto, ma acquisisce la consapevolezza di trovarsi in un luogo per lui sconosciuto e quindi, a maggior ragione, da rispettare: "Questo non è il mio territorio. Non conosco gli indigeni che lo abitano, e neppure le altre minacce naturali che mi circondano!".


Il giaguaro, anima dell'Amazzonia



… e incrociano un cinico esploratore e un logorroico jivaro...

Nel secondo albo gli avvenimenti si intensificano e la trama, piuttosto semplice, è impreziosita da un continuo alternarsi di fronti narrativi: Zagor sulle tracce di Cico, rapito dai Jivaros; la ricerca dell’autentica sorgente del Rio delle Amazzoni da parte del professor Darq; i Jivaros inferociti per il rapimento dello loro sciamano Anaké.



Jivaros, in una foto del 1950.

 
 Mignacco ha retto con equilibrio queste tre fasi e ha fatto in modo che il mistero sul perché del rapimento di Cico si svelasse ai lettori a metà albo, lasciando intuire la verità a Zagor soltanto a pagina settantasei. Questo è il motivo trainante dell’avventura, ma Mignacco ha saputo arricchire la sceneggiatura inserendo dei personaggi con motivazioni forti, capaci di rimarcare, con le rispettive personalità, l’inconciliabilità tra due mondi: quello degli invasori bianchi e quello degli indigeni. La figura di mezzo, in bilico tra queste due concezioni della vita, è quella di Francisco, un jivaro maledettamente bravo – per dirla con Tex – che forse ha dimenticato il suo nome originario; il giovane, tra l’altro, veste come un damerino ma ha dentro di sé una rabbia travolgente contro il "mondo di pezzenti" da cui proviene. In più di un’occasione Francisco mostra il disprezzo verso i suoi ex fratelli e, durante uno scontro sul fiume, li apostrofa duramente con un "maledetti selvaggi!".



La copertina di Ferri per Zagor n. 45 (C) Sergio Bonelli Editore



Sembra albergare in lui un conflitto d’identità che lo conduce però ad allearsi con la feccia del mondo dei bianchi; la sua figura sembra ricordare quella di Satko, l’indiano cherokee di nolittiana memoria (Satko!, Zagor 45/46), un pellerossa con lo sguardo aperto verso il mondo dei bianchi senza però perdere di vista la propria dignità di appartenenza. Francisco, invece, questa appartenenza l’ha rinnegata ma, occorre riconoscere, come l’uomo abbia evidenziato un’onorabilità sconosciuta ai suoi compagni d’avventura.




 


Tra questi spicca il professor Darq, un uomo di cultura guidato da quel desiderio di scoperta che ha contraddistinto l’evoluzione del mondo occidentale. Queste scoperte hanno senza dubbio aperto la strada al progresso, pur se hanno purtroppo lasciato il campo aperto anche a cinici e speculatori di ogni risma. Darq, al contrario di suoi colleghi geografi e cartografi, non considera gli indios degli ignoranti ed è certo della validità delle loro informazioni. Questa considerazione nei confronti degli indigeni, però, non riesce a mascherare l’ambizione smisurata che, a pagina diciassette, lo porta ad affermare: "Non è stata una scelta facile, ma dovevo farlo! – Darq fa riferimento al suo ordine di torturare Anaké, con l’obiettivo di estorcergli delle informazioni – Non posso fermare il progresso della conoscenza umana per il fanatismo di un selvaggio!". Vorrei soffermarmi – in chiusura di argomento – sul termine "fanatico" con cui il professore etichetta lo jivaro. Con questo aggettivo, tra il sarcastico e lo sprezzante, Darq mette in luce come il suo rispetto sia solo formale, e consideri patetiche le credenze sacre dei Jivaros; in questo atteggiamento, in realtà, si nasconde il fanatismo autentico di chi, in nome della rivalsa verso il mondo accademico da cui proviene, considera ininfluente torturare o uccidere.

 
Amerigo Vespucci, grande esploratore fiorentino nelle Americhe.



Terza figura significativa è quella di Shuarke, utile a Mignacco per entrare nel mondo della cultura jivaro. L’indio conosce lo spagnolo avendo studiato, come Francisco, presso i preti della Missione in Perù. Questo stratagemma, così mi piace definirlo, arricchisce diverse pagine di scambi di battute tra i personaggi che altrimenti ci sarebbero stati preclusi. Shuarke è un personaggio d’impronta quasi sclaviana: logorroico, per certi versi ironico, e quindi poco realistico. E forse non è un caso se, dopo una citazione di una copertina di un Mister No scritto da Tiziano Sclavi, assistiamo a un gustoso scambio di battute tra Cico e lo jivaro che strizza l’occhio a quello tra Jerry Drake e il cosmonautica sovietico (precipitato nella foresta amazzonica) raccontato in Alien! (Mister No 107/108), con i disegni di un sorprendente Fabio Civitelli.


La copertina di Ferri per Mister No n. 108 (C) Sergio Bonelli Editore



...proseguendo poi sul Rio Marañon, dove le storie chiudono e ricomincano…

Nel terzo albo il racconto giunge in maniera rapida alla conclusione: tra i personaggi sopraccitati arriva infatti puntuale la resa dei conti. Nel paragrafo sopra, infatti, ho evidenziato come Mignacco abbia costruito l’avventura mettendo in contrasto due diverse concezioni della vita e, in questo conflitto feroce e violento, Zagor sembra restare ai margini della contesa, soprattutto perché si trova in un luogo sconosciuto e non può contare sulla quella fitta ragnatela di amicizie della sua Darkwood. Nonostante ciò, l’eroe sorprende ancora una volta per la capacità di leggere la situazione e quindi di intervenire secondo le circostanze: "Intendo ridurre al minimo le vittime innocenti fra i marinai e consegnare i colpevoli alla giustizia!". Non ci riuscirà, vista anche il precipitare degli avvenimenti, ma la personalità cristallina dello Spirito con la Scure emerge anche tra i Jivaros. L’indignato intervento dell’eroe (pp. 31-33) nei confronti degli indios è secondo me una bella trovata di Mignacco, capace di ribadire come il personaggio non smentisca mai, a Darkwood come in capo al mondo, di essere un uomo dalla dignità incommensurabile.

 
Darkwood



Prima di chiudere, oltre a sottolineare il lavoro grafico di Gallieno Ferri, davvero apprezzabile per un uomo di oltre ottanta anni, mi piace portare all’attenzione dei lettori le ultime due tavole, con Zagor e Cico sul Rio Marañon, in cui lo sceneggiatore inserisce quelle piccole chicche (già sparse qua e là nell’arco del racconto) che fanno sembrare i due personaggi autentici e non delle figure di cartone. A tal proposito, vale davvero la pena di riportare la chiusa, nella bella vignetta speculare a quella del racconto successivo, con le divertite e consapevoli parole di Cico: "Non c’è bisogno di attraversare foreste immense e di affrontare esotici tagliatori di teste, per rischiare la pelle! Questo – dice il pancione riferendosi al messaggio onirico di Tonka – potete trovarlo anche a Darkwood!". Chissà se in questo sogno di Cico non ci sia un subliminale accenno a ciò che attende i due amici al ritorno a Darkwood?
Da pagina trentasette, sempre sul Rio Marañon, inizia Sulle rive del grande fiume, scritta da Burattini e disegnata da Laurenti, seguito ideale dell’avventura andina. Il fascino storico della spedizione amazzonica del 1542 di Francico de Orellana, la presenza al fianco dei Nostri di un altro personaggio storico come il botanico Richard Spruce, sono alcuni degli interessanti ingredienti di questa lunga vicenda che, alla conclusione, magari qualche altro collaboratore di Dime Web avrà modo di approfondire… 


La copertina di Ferri per Zagor n 565, agosto 2012 (C) Sergio Bonelli Editore


 

Zagor Gigante 565
(Zenith 616)
LA CITTÀ SULLA CORDIGLIERA
Agosto 2012
pag. 100, € 2,90
Testi: Moreno Burattini/Luigi Mignacco
Disegni: Giuseppe Prisco/Gallieno Ferri
Copertina: Gallieno Ferri
Rubriche: Moreno Burattini 


La copertina di Ferri per Zagor n. 566, settembre 2012 (C) Sergio Bonelli Editore

 

Zagor Gigante 566
(Zenith 617)
LABIRINTO VERDE
Settembre 2012
pag. 100, € 2,90
Testi: Luigi Mignacco
Disegni e copertina: Gallieno Ferri
Rubriche: Moreno Burattini



La copertina di Ferri per Zagor n. 567,  ottobre 2012 (C) Sergio Bonelli Editore


 


Zagor Gigante 567
(Zenith 618)
SULLE RIVE DEL GRANDE FIUME
Ottobre 2012
pag. 100, € 2,90
Testi: Luigi Mignacco/Moreno Burattini
Disegni: Gallieno Ferri/Mauro Laurenti
Copertina: Gallieno Ferri
Rubriche: Moreno Burattini



Giampiero Belardinelli

(N.B. trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio)

5 commenti:

  1. Bellissimo articolo. Anche a me è piaciuta molto questa storia di Mignacco/Ferri, in particolare per l'ironia ritrovata di Zagor: "Attento Cico, ci sono balzi e mulinelli".
    Scriveró una lettera di comlimenti per gli autori. Tra l'altro ero stanco di leggere le storie logorroiche di Burattini.
    Carlo

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    1. Sei un po' cattivo con Moreno, che mi è sempre sembrato fin dalla prima storia di Zagor da lui sceneggiata ormai più di venti anni fa il più fedele e degno erede di Nolitta... ma come dice Belardinelli più sotto, rispettiamo ogni opinione espressa in maniera civile!

      Francesco Manetti

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    Risposte
    1. Grazie Carlo per i complimenti. Sono convinto della bontà del lavoro di Mignacco su Zagor, mentre in altre sedi non sempre viene apprezzato, con giudizi a volte affrettati.
      Sul lavoro di Burattini non la penso allo stesso modo, ma è bello e giusto avere opinioni diverse.

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    2. Ho eliminato l'altro post perché c'erano dei brutti refusi... ;-)

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