di
Francesco Manetti
Storia
di una menzogna
“E
forse l'idea di una consorteria ebraica potente e segreta ha qualcosa
a che vedere con la creazione dei Protocolli
dei Savi di Sion,
che i nazisti utilizzarono nella loro propaganda antisemita. Si
trattava di un rapporto spacciato per vero che denunciava una
cospirazione messa in atto dall'élite israelita, pronta a prendere
il controllo finanziario del mondo. Anche se la falsità dei
Protocolli
è stata dimostrata al di là di ogni dubbio di tanto in tanto essi
ricompaiono come prova sulla scena dell'antisemitemismo”.
Una delle prime edizioni italiane in volume dei Protocolli, famigerato falso storico e paradigma della Дезинформация russa. La Vita Italiana (distribuzione esclusiva Baldini & Castoldi), 1938 |
Quello
che Alfredo Castelli, in questo stralcio tratto dal suo intervento Gli
ultimi giusti
pubblicato in appendice a Martin Mystere n. 323, lascia “tra le
righe” è che i Protocolli vengono ancora oggi regolarmente
pubblicati e diffusi (addirittura come testi scolastici!) quasi fossero oro colato in molti paesi islamici, confessionali e non,
soprattutto in Iran, in Arabia Saudita, e laddove ci sia il controllo
di Hamas. In realtà i Protocolli
sono un falso smaccato confezionato a tavolino agli albori del XX secolo, e precisamente
nel 1903 (se non addirittura nel 1901), dalla polizia segreta zarista
in funzione anti-ebraica. La persecuzione moscovita dei Figli di David - operata anche grazie alla diffusione di siffatte menzogne - non si fermò con il 1917 e con la fine dell'Ochrana,
ma continuò, intensificandosi, negli anni dell'NKVD e del KGB, sotto Lenin e sotto Stalin. L'origine più
antica (nella letteratura d'appendice francese del XIX secolo) dei Protocolli, di
quella che oggi potremmo definire una “leggenda urbana” (una
notizia talmente finta da sembrar vera, priva della rintracciabilità
della sua fonte originaria, inesistente e fondata solo sul “si
dice”, che acquista una sua falsa veridicità sempre maggiore via
via che si diffonde) è stata recentemente indagata anche da Umberto
Eco nel suo ultimo romanzo, intricatissimo e a tratti pedante, Il
cimitero di Praga del 2010.
Il Cimitero di Praga di Umberto Eco. Bompiani, 2010 |
A portare in Italia i Protocolli
fu Giovanni Preziosi pubblicandoli sulla sua rivista La Vita Italiana nel 1921. Questa prima versione e le ristampe immediatamente successive ebbero però vita dura nello Stivale e furono osteggiate dallo stesso Benito Mussolini (si diceva che il Duce avesse tentato di far rinchiudere Preziosi in manicomio); e l'ostracismo del Regime verso la pretesa veridicità del rapporto dei Savi di Sion durò almeno fino
al 1937/38, quando lo scartafaccio ebbe alta dignità editoriale e grande diffusione, grazie alla Baldini & Castoldi che aveva
l'esclusività per la vendita della versione in volume. In realtà
anche quando venivano spacciati per veri, si faceva
sempre riferimento alla (presunta) falsità dei Protocolli, affermando che non importava se quello che era annunciato nel pamphlet fosse vero oppure falso, perché descriveva ciò che gli ebrei stavano comunque DAVVERO facendo sotterraneamente in ambito
economico globale!
Giovanni Preziosi (1881-1945), lo studioso che per primo pubblicò, come veri, I Protocolli in Italia. |
E così Adolf Hitler nel sua lettera d'intenti, il Mein
Kampf,
riporta sì che secondo la “piagnucolosa” Gazzetta di Francoforte
i Protocolli
“si fondano su una falsificazione”, ma poi asserisce che in
realtà è “ciò che molti ebrei saprebbero fare incosciamente”. Julius Evola, il
celebre filosofo della "nuova destra", che curò l'introduzione all'edizione italiana in volume negli anni Trenta, fa un ragionamento simile: “quand'anche (cioè: dato e
non concesso) i Protocolli non fossero autentici nel senso più
ristretto, è come se essi lo fossero, per due ragioni capitali e
decisive. 1) Perché i fatti ne dimostrano la verità; 2) Perché la
loro corrispondenza con le idee-madre dell'Ebraismo tradizionale e
moderno è incontestabile”. E
lo scrittore Sergej Aleksandrovich Nilus, nell'introduzione alla prima edizione mondiale, ovvero quella russa del
1905 (dopo aver asserito che il documento gli era stato dato nel 1901
“da un amico personale ora defunto”, materiale che gli era
servito per un ciclo di conferenze), usa forti tinte messianiche:
“tutti gli sforzi di distruzione dei servi sinistri e palesi
dell'Anticristo, tutti gli sforzi dei suoi lavoratori coscienti e
incoscienti, sono concentrati contro la Russia”. Il ragionamento
del Prof. Nilus è simile a quello di Hitler e di Evola: “ci si
potrà rimproverare la natura apocrifa di questo documento, ma se
fosse possibile di provare l'esistenza di questo complotto mondiale
per mezzo di lettere e di testimonianze, e di smascherare i capi
tenendone i fili insanguinati per le mani i Misteri dell'Iniquità
sarebbero violati”.
Il lugubre S. A. Nilus (1862-1992), scrittore e mistico russo. Curatore (e anche creatore?) della prima edizione mondiale dei Protocolli. |
Nell'albo bonelliano la
“consorteria ebraica” di cui parlava Castelli nella sua rubrica
non sono i Savi Anziani di Sion, inventati di sana pianta dalle spie in colbacco, ma i leggendari
Trentasei Giusti della cultura rabbinica chassidica. Anche loro
“coscienti e inconscienti” (come scriveva Nilus!) del loro ruolo
nell'ordine secolare, bensì incarnazioni di ruoli benigni. Nella
fantasia di Recagno questo gruppo ultra-segreto di ignari, guidato da
Agarthi, contribuisce a mantenere saldi gli assetti del mondo, con
azioni positive volte al bene comune. La mancanza di uno di loro
creerebbe un pericoloso vuoto, immediatamente da colmare, pena la
catastrofe planetaria. Se ci è concessa una battuta (o un'amara
considerazione?), da qualche anno – almeno dall'11 settembre 2001 -
queste tre “candide dozzine” si devono essere un po' distratte
sul fronte degli equilibri, o forse qualcuno di loro ha reso l'anima
e nessun sostituto è stato trovato, perché era dal 1939 che non si
vedeva la Terra così... in bilico! L'elaborata cover di Alessandrini
non deve fuorviare: Martin Mystère stavolta non agisce insieme a
Java ma in compagnia di uno splendido emissario femminile dei monaci
tibetani della lamasseria transdimensionale retta dal maestro
Kut-Humi. Si introduce, nel pieno del trentennale della serie, un
personaggio fortemente caratterizzato, un miscuglio di Bene e di Male
(come Orloff). Tal Jared, trentaseiesimo Giusto ben consapevole della
sua posizione, è stato tratteggiato a fondo, e dotato di enormi
potenzialità: gli autori sembrano quasi annunciare che, con ogni probabilità, sarà di nuovo ospite nella
collana. Degne di nota le sequenze spassose, rese con mano sicura da
Torti: Kut Humi che viene disturbato per banali questioni collegate
alla pulizia delle cucine, gli spogliarelli degli agenti di Agarthi
ai quali il BVZM assiste allibito, il telefonino che suona nel bel
mezzo di un sacrificio umano, e così via.
La copertina disegnata da Alessandrini per Martin Mystère n. 323, ottobre/novembre 2012. (C) Sergio Bonelli Editore |
Martin
Mystère 323
I
TRENTASEI GIUSTI
ottobre/novembre
2012
pagg.
164, € 5,00
Testi:
Carlo Recagno
Disegni:
Rodolfo Torti
Rubriche:
Alfredo Castelli
Copertina:
Giancarlo Alessandrini
Francesco
Manetti
N.B.
Trovate le altre recensioni bonelliane, come al solito, nel Giorno del Giudizio!
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