di Francesco
Manetti
Scandagliando l'Universo con telescopi orbitanti e con radiotelescopi terrestri
sempre più potenti e precisi scopriamo abissi di materia ed energia
persi in una voragine spaziotemporale profonda 15 miliardi di anni. E'
qualcosa che sfida la comprensione umana, l'intelletto limitato di quel
quadrumane un pochino evoluto venuto dalla Rift Valley che da migliaia e migliaia di generazioni
si arrabatta sul pebble
in the sky
chiamato Terra. Eppure, tutto quanto riusciamo a osservare e a
intuire è sempre identico da... sempre. Sommando tutta la massa e tutta
l'energia che rendono tangibile la realtà di oggi otteniamo "quantità" analoghe a quelle scaturite dal
Big Bang. Cambia solo l'aspetto. Nulla si crea, nulla si distrugge,
tutto si trasforma. O, come si preferisce dire oggi, in epoca di
rigida political
correctness imposta con piglio dittatoriale da ogni media e da ogni ente pubblico,
tutto si ricicla e si rinnova.
Rispettando dunque le ferree leggi
della cosmologia e del buon senso della nonna per cui “non si butta
via niente” (quando persino il lesso del pranzo veniva rifatto a cena in frittata o con le
patate) il sempreverde Alfredo Castelli – complice il machiavellico
Lucio Filippucci – ha confezionato un agile libriccino, Il
prigioniero del Titano,
sorta di rivisitazione fumettistico-pop-post-moderna del mito
letterario (e non solo!) della Maschera di Ferro. La leggenda, che si
baserebbe su un fatto vero e che è stata rivoltata come un calzino
ormai da tre secoli, da tutti i mezzi di comunicazione, dalla carta al digitale, affonda
le radici nella cultura francese. Fu il filosofo Voltaire - quello
dell'orticello, mai tanto agognato come adesso da tutte le anime candide - il primo a parlare di un misterioso prigioniero
della Bastiglia che riceveva un trattamento di prim'ordine rispetto agli
altri carcerati e che morì nel penitenziario parigino nei primi vagiti
del XVIII secolo.
Edizione popolare francese del Visconte di Bragelonne, romanzo che concluse la trilogia dei Tre Moschettieri e che permise a Dumas di introdurre la leggenda della Maschera di Ferro. |
E toccò a Dumas, padre del romanzo d'avventura moderno, riprendere la storia e darle
rilevanza mondiale, inserendo la vicenda all'interno del volume
conclusivo della saga dei Tre Moschettieri, Il
Visconte di Bragelonne,
corposo "fogliettone" del 1847/1850. Chi era la Maschera di Ferro? Chi
celava il proprio volto dietro una coltre di velluto nero bordata di
metallo? Era il padre del Re Sole? Oppure un fratello gemello di
Luigi XIV? O il frutto di amori illeciti a corte? O forse –
come nel fumetto castelliano - il Capo di una Repubblica in
sedicesimo che ha nell'arte e nei parafernalia medievali le sue maggiori attrattive
turistiche? Chissà..?
Il Corriere dei Ragazzi del febbraio 1973 con Gli Aristocratici di Castelli & Tacconi. |
I
protagonisti dell'albetto spillato sono Gli Aristocratici &
Martin Mystère, in un inedito cross-over
fra serie diverse e disegnatori diversi, Filippucci e Tacconi, che
sfida persino le barriere della vita e della morte... L'autore dei testi è invece lo
stesso: il singolare gruppo di ladri in guanti bianchi nasce nel 1973
e va avanti fino al 1982, passando il testimone a Mystère,
tutt'ora sul pezzo, ormai da trent'anni. Il fascicolo è uscito come
supplemento a Fumo di China n. 206/207 del luglio/agosto 2012 ed è
stato stampato da Cartoon Club in occasione di Riminicomix.
Inseguendo una pedante metafora astrale, la “singolarità” di
questa storia può essere rintracciata nel 1977 su una celebre
rivista contenitore tedesca, Zack; la fase “inflazionaria” è
invece quella del 1998, quando l'episodio fu pubblicato finalmente
anche in Italia, sul Giornalino n. 9 nel mese di marzo.
Zack n. 23, novembre 1977, con la prima apparizione della storia Il prigioniero di San Marino. |
Una bella edizione tedesca degli Aristocratici, gennaio 1980 |
Vediamo i dettagli. Come
racconta con dovizia di particolari il BVZA nell'introduzione
l'avventura, pensata inizialmente per il Corriere dei Ragazzi, fu
vittima della sospensione della serie degli aristocratici allorquando
la testata mutò in CorrierBoy. In Germania non storsero la bocca e la storia apparve
su Zack n. 23 del novembre 1977, in ottima compagnia: Lucky Luke, Dan
Cooper, etc. Il titolo col chiodo sull'elmetto era Die
Gentlemen GmbH: Gefangen in San Marino
(ovvero, letteralmente, La
s.r.l. dei Gentiluomini: Catturati a San Marino,
dove GmbH sta per Gesellschaft
mit beschrankter Haftung,
cioè Società a Responsabilità Limitata; gli americani
scriverebbero Ltd.). Venti anni dopo Castelli & Tacconi furono
chiamati a riattualizzare la storia (un po' come fu fatto per
l'edizione francese di Martin Mystère, pubblicata nel Belpaese in un
mirabile Oscarone), che uscì nel 1998 sul settimanale Il Giornalino
con il titolo di Prigioniero
a San Marino.
Nell'universo in espansione odierno, grazie agli innesti grafici di
Filippucci, il Detective dell'Impossibile e Java indagano insieme
agli Aristocratici (apparsi anche sui numeri 85, 216, 227 e 293 della
serie mensile di Via Buonarroti), in una gustosissima, densa e
spassosa terza versione – the
ultimate?
- dell'avventura nata 35 anni prima! E al Titano viene aggiunto un
pizzico di Rimini, sede della mostra correlata, con il Grand Hotel (protagonista anche di
un'avventura di Eva & Chris!), il vecchietto che parla in
dialetto romagnolo, e un profumato liquore locale.
San Marino |
Rimini, il Grand Hotel |
Gli
Aristocratici & Martin Mystère
IL
PRIGIONIERO DEL TITANO
Luglio/Agosto
2012
pagg.
18,
€ 3,00
Testi:
Alfredo Castelli
Disegni:
Ferdinando Tacconi & Lucio Filippucci
Copertina:
Lucio Filippucci
Quarta
di copertina: Giancarlo Alessandrini
Articoli
e redazionali: Alfredo Castelli, Brunetto Salvarani, Paolo Guiducci
Francesco
Manetti
N.B. trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!
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