Cover de le Storie n°1. Disegno di Aldo Di Gennaro |
C’è stato un tempo in cui alla Bonelli si sperimentavano continuamente nuove strade: dopo le storiche serie a striscia che conclusero la loro esistenza nel 1972 con l’ultima raccoltina dedicata a Aquila della Notte, già sostituite da anni nel cuore dei lettori dal classico “formato Tex”, si provava ora la strada del saggio (Collana America, 1971), ora la strada del fumetto rigorosamente storico (I protagonisti, 1974 e Un Uomo, un’Avventura, 1976). Erano quelli tentativi fatti in un momento di benessere editoriale, in un periodo in cui la casa editrice si godeva un exploit di vendite senza precedenti, erano anni in cui un numero d’esordio vendeva 250.000 copie (Mister No, 1975). Nel giro di pochi anni, però si passò al periodo delle vacche magre, ma le sperimentazioni continuarono, stavolta alla ricerca della via d’uscita dalla crisi; si tentava col settimanale spillato (Full, 1983), e col fumetto d’autore nostrano (Orient Express, 1983) e d’oltralpe (Pilot, 1984), coi formati maggiorati (Bella & Bronco, 1984) o orizzontali (Dr.Beruscus, 1986), passando anche dai fumetti Marvel (Indiana Jones, 1985) alle riviste di cruciverba (L’enigmistica illustrata, 1985), fin quando un certo Tiziano Sclavi tirò fuori dal cilindro Dylan Dog, rilanciando non solo la casa editrice, ma mezzo mondo dell’italico fumetto.
Undicesimo volume della Collana America, dalla quale Le Storie eredita la copertina telata. Disegno di Sergio Toppi |
Passata la paura, le sperimentazioni in casa Bonelli si limitarono a proporre i soliti, solidi, personaggi in svariati contenitori: giganti, maxi ecc..; oppure nel consueto formato Tex con l’ausilio del colore; certo non sono mancate le nuove collane, ma tutte racchiuse nel consolidato albo 16x21 cm.
Cover del terzo numero de Le Storie. Disegno di Aldo Di Gennaro |
Ottima la cover di Aldo Di Gennaro - le prossime sono addirittura migliori! - , anche se il fatto di essere dipinta, accoppiata alla grafica con il riquadro che cala dall’alto, che ricorda un po’ quella dei volumi di argomento storico della francese Glénat degli anni ottanta/novanta, danno un certo tocco vintage, che per una neonata collana non è il massimo.
Da appassionato lettore bonelliano speravo che questa collana, visto il tema d’esordio, fosse un po’ più “rivoluzionaria”, ma al di là delle occasioni mancate dal punto della confezione editoriale, c’è comunque da registrare sul piano squisitamente fumettistico una delle più belle storie degli ultimi anni, raccontata da una Paolo Barbato finalmente libera dalla lunga ombra di Dylan Dog, che trova nel genere storico, dopo un paio di esperienze con la fantascienza non del tutto convincenti, la sua giusta dimensione; riesce a insinuarsi tra le pieghe della Storia e tra i suoi protagonisti e a confezionare un credibile racconto che coinvolge il lettore dalla prima all’ultima tavola. Siamo di fronte senz’altro a uno dei migliori numeri d’esordio della storia della casa editrice e speriamo che anche i dati di vendita siano all'altezza di tanto impegno.
Rubriche: Gianmaria Contro
Notevoli gli inside jokes nelle copertine di Di Gennaro. Il Boia di Parigi è un chiaro riferimento al desiderio di cancellare nel lettore nostrano la senzaz che la BD abbia qualcosa da dire dopo la scomparda di Lauzier, Moebius e Pichard. No more mangiarane. Una cosa così forte si è vista solo con lo Ultimate Captain America di Millar e Hitch che puntava l'indice sulla lettera sulla sua maschera e domandava, sarcasticamente, se al'alieno invasore che teneva x la collottola credeva che la A stesse per Francia.
RispondiEliminaRicordiano alle truppe SBElliche che l'avversario da battere, oggi e qui, non è la terra della zuppa di cipolle, ma lo stormo di mangaka planati da anni sulle ns coste. Il disegno della cover, comunque, va in un'altra direzione: l'ex ministro degli esteri Frattini vestito come un personaggio dei Promessi Sposi se lo girassero i Manetti Bros tiene per i capelli la testolina decollata di un classico, belloccio ed anonimo eroe americano. Bruce Wayne come Clark Kent. Notava Erik Larsen qualche anno fa che in un albo Silver Age dei Vendicatori, se ad un tavolo sedevano smascherati Clint Barton, Steve Rogers ed Hank Pym, era difficile distinguerli uno dall'altro. Il messaggio è chiaro: un editore nostrano, ma con una visione internazionale dei comics mainstream, non teme ciò che si usa negli USA.
La copertina del terzo numero è ancora meno criptica : Ken Parker spara nella schiena a Sandokan ( recentemente Paolo Bacillo Bacilieri ha disegnato una bio di Salgari ndr ) . Il fumetto SBEllico o che da via Buonarroti è partito, anche quando apparentemente + raffinato di uno special di Cico, sempre è fumetto popolare e vince ai punti contro il cosiddetto graphic novel ( termine che Alan Moore ritiene nato x spillare + dindi ai lettori e x dare qualcosa di cui un critico da terza pagina letteraria può parlare senza sentirsi sminuito ).
Sono anni che non vedevo una SBE così pugnace. Al di là del merito, è cosa che riscalda il cuore.
Ricordando anche le pagine della posta di Dime Press, che curava il sottoscritto, colorite erano le schermaglie fra noi appassionati del fumetto bonelliano (che vedevamo inseruito in un più ampio insieme di fumetto popolare occidentale) e i lettori di manga - o meglio - i lettori SOLO di manga, perché qualche bel manga (Akira, per es.) lo leggevamo anche noi... Un lettore/disegnatore fece anche una bella caricatura di Manetti, sfegatato disneyano (del bel Disney, ovviamente: Iwerks, Gottfredson, Barks, Scarpa, Carpi, Cavazzano, Rosa, etc.) - aiutato da Mickey Mouse - contro una specie di Goldrake/Sailormoon. Per quanto riguarda il fumetto franco-belga è una delle tante passioni BD di Ceri & Manetti. Prima o poi ne parleremo anche su Dime Web. Soprattutto della Linea Chiara, che dal Giappone ha preso il meglio!
EliminaFrancesco Manetti
P.S. Complimenti a Crepascolo per il commento: divertente, ficcante, ben ponderato e ben scritto! Speriamo di averti spesso su queste pagine!
Credo che manchi un po' il coraggio per affrontare quanto meno il problema del formato che, per questo tipo di pubblicazione, quello attuale, bonelliano appunto, risulta abbastanza scomodo. Il colore sarebbe auspicabile e la copertina cartonata altrettanto. Per quanto riguarda la storia niente da eccepire, solo auspicherei una foliazione in cui lo sceneggiatore potesse spaziare in modo più completo senza lasciare irrisolti alcuni aspetti che avrebbero bisogno di maggiore approfondimento. Il rapporto fra il boia e la misteriosa signora, per esempio, è scarsamente sviluppato e risulta un tantino poco chiario quando si chiude la storia. Comunque è una serie che vale la pena seguire e ampiamente sopra la media di altre serie pubblicate dall'editore.
RispondiEliminaPersonalmente ho trovato la storia molto coraggiosa, nel momento in cui affronta gli aspetti negativi della Rivoluzione Francese, in cui affronta l'oscenità del periodo cossiddetto del Terrore (che si ritorce contro, come Frankenstein, i loro stessi artefici). Il formato, indubbiamente, penalizza; il paragone nella rubrica introduttiva fra Le Storie e Un uomo Un'Avventura è un po' tirato per i capelli... Però la Barbato ha scritto un bella pagina del fumetto bonelliano che - non scordiamolo - rimane un fumetto popolare!
EliminaFrancesco Manetti