mercoledì 27 aprile 2022

UN PO' DI "DIME WEB" NELLE PRATERIE EDITORIALI. PRIMA PARTE: "DISNEY, MUSSOLINI & HITLER" DI FRANCESCO MANETTI

a cura della Redazione





Esce con Amazon il III volume della collana dedicata da Francesco Manetti a fumetto, storia, politica & guerra. Disney, Mussolini & Hitler è il frutto di una lunga ricerca iniziata nell'autunno del 2014, quando Manetti pubblicò su "EreticaMente" l'articolo Fascismo, fumetto e cartone animato: Mussolini e Disney. Da quel momento Manetti ha dedicato al tema "Disney - socialismi nazionali" numerosi articoli, in parte ripresi (con modifiche, correzioni e integrazioni) nei suoi libri precedenti - Fumetto a ferro e fuoco e Fumetto e acciaio.
Adesso, tutto il materiale disneyano di Manetti è stato nuovamente rivisto, corretto e ampliato rispetto ai libri già pubblicati dove erano dedicate a Disney un totale di 140 pagine: il nuovo libro è lungo quasi 500 pagine!
La prefazione è di Stefano Priarone, giornalista su numerosi fogli nazionali, che ha cominciato a scrivere proprio con l'allegra brigata di "Dime Press".


Disney con Edda Mussolini e Galeazzo Ciano a Roma, durante una serata di gala tenutasi al Cinema Barberini (luglio 1935)



Leggiamo l'introduzione:



WALT DISNEY, UOMO EUROPEO

Nell'estate del 1935 Walt Disney intraprese un viaggio turistico, sentimentale, e commerciale in Europa, incontrandosi nei vari Paesi con i suoi appassionati, grandi e piccini, con numerose personalità pubbliche e con gli editori e distributori locali delle sue creazioni; lo accompagnarono in quel moderno "Grand Tour" la moglie Lillian, il fratello Roy Oliver (che si occupava degli aspetti economico/finanziari della ditta) e la di lui consorte Edna. Disney – dopo aver visitato il Regno Unito, la Francia e la Germania, con veloci puntate in Austria e in Svizzera - venne anche in Italia, per godere dei paesaggi naturali e di alcune città d'arte, per definire il passaggio dei diritti di stampa dei suoi personaggi dal fiorentino Nerbini al milanese Mondadori e per parlare con l’editore Ricordi delle colonne sonore dei suoi futuri film d’animazione, per i quali aveva raccolto in ogni tappa una ricca documentazione libraria. Ben noti sulla stampa e immortalati su pellicola fotografica e nei cinegiornali LUCE i contatti che Walt Disney ebbe con Edda Mussolini e Galeazzo Ciano, e con vari esponenti del Ministero della Propaganda; meno pubblicizzato, ma realmente avvenuto, l'incontro del cineasta con gli altri familiari del Duce; controverso, infine, il vis-à-vis con Benito Mussolini in persona.

Tutto era iniziato con un topo... Mickey Mouse era nato in America nel 1928 come protagonista dei cartoni animati in bianco-e-nero, un parto della fantasia che fu immediatamente acclamato da spettatori di tutte le età in tutto il Globo: Walt Disney (co-creatore del Topo insieme al disegnatore Ub Iwerks, suo sodale nelle precedenti esperienze d'animazione, come Oswald The Rabbit e le “Alice's Comedies”) aveva avuto l'intuizione di sfruttare appieno per la sua nuova creazione le potenzialità della colonna sonora sincronizzata, che per l'epoca era una novità assoluta in cinematografia, essendo stata inventata solo un paio di anni prima. Il pupazzo disneyano (un uomo con la maschera del topo, più che un animale antropomorfo, e dunque solo in parte derivato dalla tradizione favolistica di Fedro, Esopo e La Fontaine), dai tratti tutto sommato neutri, poteva infine permettere a ogni spettatore di identificarsi in esso, come teorizzava Scott McCloud in Understanding Comics – The Invisible Art (Thundra, 1993). Il dirigente disneyano John Hench (1908 - 2004) paragonava l'attrazione universale suscitata da Topolino agli ancestrali simboli di fertilità delle tribù europee di dodicimila anni fa:


Erano piccoli oggetti di pietra, ma erano modellati secondo la "formula di Topolino" dove più cerchi sono uniti fra loro - nel caso di Topolino, sfere - in modo dinamico. Topolino esprima questa semplice idea: la vita è dinamica, non statica. Ha questa notevole caratteristica di richiamare in superficie questi sentimenti innati nella gente di qualunque parte del mondo.


Disney accolto come un'autorità internazionale a Roma (luglio 1935)





La fortuna immediata di Topolino fece sì che i Disney Studios decidessero poco tempo dopo di varare anche una produzione parallela a fumetti, nel 1930, ingranando subito al massimo, grazie alle eccezionali doti del disegnatore Floyd Gottfredson e al sapiente mix di avventura, thriller e umorismo presenti nelle strisce (che all'inizio erano liberi adattamenti dei cortometraggi animati). Nerbini ottenne a Firenze i diritti per l'Italia dei fumetti di Mickey Mouse e pubblicò il materiale americano sul settimanale “Topolino” dal 1932 al 1935, quando la Disney (dopo circa un anno di trattative) optò per il passaggio di concessione alla Mondadori; il toscano vendette così il suo giornale alla casa milanese, che avrebbe mantenuto i diritti sul periodico a fumetti per oltre mezzo secolo, fino al 1988; solo nel 2013, dopo 25 anni di gestione diretta Disney Italia, il celeberrimo albo sarebbe tornato in mani tricolori, sotto l'egida della Panini, marchio universalmente noto per le raccolte di figurine. A partire dagli anni Trenta sarà l'Italia il maggior produttore mondiale di fumetti disneyani, impiegando fin dall'inizio uno stuolo di sceneggiatori e disegnatori autoctoni; con gli anni Sessanta, la scuola dei cosiddetti "Disney Italiani" (grazie al genio di di Carpi, Scarpa, Bottaro, Chendi, Cavazzano, etc.) si imporrà ovunque come marchio d'eccellenza.

Il 16 novembre del 2014, sulle colonne della rivista online “EreticaMente” (che si occupa di tradizione, cultura, etnologia, arte, letteratura, storia e via dicendo), apparve firmato dal sottoscritto, da sempre "disneyano" convinto, un intervento sui rapporti – veri o presunti tali – fra Benito Mussolini e Walt Disney, e fra quest'ultimo e i socialismi nazionali europei. Quel pezzo - il primo passo di una ricerca che mi avrebbe impegnato negli anni a venire con piglio non accademico bensì da appassionato - ebbe un'insperata risonanza e fortuna. L’articolo, all'avvicinarsi del cinquantesimo anniversario della morte di Disney (dicembre 2016), fu infatti ripreso in più occasioni, in versioni sempre diverse, ma identico nella sostanza. Nel 2015 apparve per la prima volta in cartaceo, in formato condensato, su “Antarès" n. 10, rivista culturale e letteraria della Bietti, curata da Gianfranco De Turris e Andrea Scarabelli; la casa editrice milanese ristampò il fascicolo nel 2016, nel volume omnibus che raccoglieva i primi 11 numeri (dallo 0 al 10) del prestigioso periodico. Quello stesso anno, in Spagna, l'articolo fu citato ampiamente dal sito “Público”, specializzato in “informazione insolita”, nel paragrafo su Mussolini all'interno dell'articolo A cosa si deve la strana fissazione dei dittatori per i film Disney?. Esattamente due anni dopo accolse il pezzo nella sua versione integrale lo sceneggiatore e critico fumettistico Sauro Pennacchioli, sul suo anticonformista "Giornale Pop", sito dedicato alla cultura di massa fuori dal coro del “politicamente corretto”; e anche "Dime Web” (i “Quaderni bonelliani” da me fondati con Saverio Ceri nel 2012) lo ripropose, quell'anno un mese dopo, a mezzo secolo esatto dalla scomparsa del grande Walt. Poi, nel settembre 2017, l'articolo servì come base di una conferenza tenutasi a Firenze nel circolo “Il Ghibellin Fuggiasco” di Lealtà e Azione, una serata affollatissima, patrocinata anche da “EreticaMente”: chi scrive fu relatore sul palco, con l'appoggio indispensabile di Alfio Krancic, celebre vignettista di “area”. Ecco come pochi giorni prima annunciava l'incontro fiorentino il sito “Barbadillo”, in un flash firmato Ernesto Chavanton:

Ve lo ricordate il saggio di Alessandro Barbera, “Camerata Topolino”? Il libro, assai agile e veloce, passando dalla vita di Walt Disney alle sue opere maggiori, come “Biancaneve e i sette nani”, ci spiegava che il grande narratore americano, nonostante i suoi lavori per bambini e i buoni sentimenti, non era certo uno di quei personaggi da uova di Pasqua tipici del buonismo internazionale, ma era anzi un grande critico della sua epoca e dell’American Way of Life. Dunque chi era davvero Walt Disney? Per saperlo potrebbe essere utile recarsi a Firenze giovedì 28 settembre, presso il Rifugio del Ghibellin Fuggiasco, dove Lealtà e Azione, assieme alla rivista "Ereticamente", presenterà la serata “Fumetto e Fascismo – i rapporti tra Walt Disney e Benito Mussolini”. Nell’incontro si parlerà, dando magari l’agognata risposta che molti si aspettano da decenni, del presunto incontro con relativa stretta di mano fra il fumettista e cartoonist americano con l’allora Duce d’Italia. C’è stato? L’episodio è avvolto nel mistero, ma certo è che alla produzione di Disney tutta la famiglia di Mussolini, a partire dai figli, fu interessata. D’altronde, il magnetismo dei personaggi come Topolino e Paperino non poteva certo sfuggire ad un intelligente maestro della comunicazione quale fu il protagonista del Ventennio. L’incontro si preannuncia molto interessante. Alla serata interverranno il vignettista Alfio Krancic e Francesco Manetti, sceneggiatore e critico di fumetti.


Romano Mussolini, grande appassionato di fumetti disenyani



Nel 2018 la professoressa brasiliana Annateresa Fabris menzionò più volte l’articolo in un suo saggio sul cartooning disneyano della Seconda Guerra Mondiale; l’anno successivo se ne servì invece – citando più volte l'autore e la fonte – l'edizione spagnola della rivista internazionale di moda e costume “Vanity Fair”, per imbastire un bel pezzo di colore. E questo era solo l'inizio. Il pezzo, rivisto e corretto, è approdato sul mio volume Fumetto a ferro e fuoco; il libro, arricchito da un'introduzione del giornalista esperto in fumetti e sceneggiatore Giuseppe Pollicelli (“Libero”, “Il Corriere della Sera”, “Barbadillo”, "La Verità", etc.), è stato pubblicato per i tipi di Amazon nel marzo 2020. Fra le recensioni più importanti del volume spiccano a mio avviso quella scritta da Andrea Rivi per “Buck Danny” n. 7 (allegato a “La Gazzetta dello Sport”, febbraio 2021) e quella stilata dal saggista e storico Amerino Griffini in Rete. Alla fine del 2020, dopo tanti anni dall'uscita di Fascismo, fumetto e cartone animato: Mussolini e Disney, giunse il momento di aggiornare su “EreticaMente” l'argomento – alla luce di nuovi ritrovamenti, di ulteriori approfondimenti e di uscite editoriali successive; un grande aiuto, soprattutto bibliografico, mi venne dall'imprescindibile Paperino reazionario di Alessandro Barbera, uscito nel 2017; il nuovo pezzo - rivisto, corretto e intitolato Con Mussolini, in Italia, nel 1935 - fu poi inserito nel mio libro antologico Fumetto e acciaio (Amazon, marzo 2021), che si fregiava di un'introduzione scritta da Moreno Burattini, apprezzato critico e sceneggiatore di fumetti. L'indagine su Disney e i Fascismi è dunque proseguita su “EreticaMente”; a luglio del 2021 ho pubblicato una ricerca sui rapporti fra il cineasta americano e il Nazionalsocialismo; a ottobre dello stesso anno ho fatto un nuovo passo in avanti sulla questione Disney/Europa/Mussolini, grazie a ulteriori documenti; questo nuovo intervento doveva molto al professore di lettere Stefano Gelsomini e ai suoi ragazzi della scuola media 1aC dell'Istituto Enrico Fermi di Romano di Lombardia, un comune della bergamasca; tale affiatato gruppo di lavoro, per tutto l'anno scolastico 2020/21, ha ricercato negli archivi italiani e internazionali di periodici e giornali, notizie d'epoca riguardanti il viaggio di Disney in Europa e in Italia nell'estate del 1935; l'enorme mole di articoli compulsati si è risolta in un prezioso fascicolo intitolato 1935 – Disney in Italia.





Qui e sopra: disegni di personaggi disneyani (da Biancaneve e Pinocchio) attribuiti ad Adolf Hitler


Nel volume che avete fra le mani le informazioni presenti nei tre articoli della serie “Disney & Mussolini” sono parte integrante del primo capitolo; il secondo capitolo è invece dedicato a Disney e il Nazionalsocialismo. Tutto il materiale, rispetto a ogni versione precedente, è stato interamente rivisto, emendato da errori e involontarie imprecisioni (che riguardavano soprattutto le date del soggiorno romano dei Disney), sensibilmente ampliato e integrato con numerose parti e documenti inediti. La mia ricerca, basandosi sulle fonti giornalistiche e sulla saggistica internazionali - e tenendo ben presente, a scanso di equivoci e per tacitare qualsivoglia polemica, che il conservatore rivoluzionario anticomunista e antibolscevico Walt Disney NON FU MAI FASCISTA e NON FU MAI NAZISTA - ha avuto come obbiettivi quelli di verificare…

...quali furono le date esatte del primo viaggio di Disney in Europa dopo la Grande Guerra;


...cosa veramente successe in quel tour, con particolare attenzione alla tappa italiana;


...cosa accadde durante le giornate romane;


...se la notizia dell'incontro fra il Duce e Disney a Roma nel luglio del 1935 è veritiera;


...se ci fu un apprezzamento verso la produzione disneyana da parte di Mussolini e dei suoi famigliari e se fu quel gradimento a salvare Topolino da censure e bandi;


...quali furono le grandi personalità pubbliche che incontrarono personalmente Disney (rendendo dunque verosimile un analogo incontro fra il Duce e il cartoonist);


...quale fu l'accoglienza di Disney e della sua opera nell'Italia Fascista presso il grande pubblico e l'informazione giornalistica;


...come la produzione disneyana veniva considerata in Germania a livello popolare durante gli anni del Nazismo e del Terzo Reich;


...se Adolf Hitler e le altre alte cariche del Nazionalsocialismo apprezzavano il cartooning disneyano;


...se ci furono e quali furono i rapporti fra Disney, i socialismi nazionali europei e i simpatizzanti di quelli;


...se ci fosse stata una vicinanza fra la visione e l'idea disneyane (in ambito culturale, sociale ed economico) e le Weltanschauung del Fascismo e del Nazionalsocialismo;


...come l'opera disneyana venisse apprezzata da parte delle "teste coronate" e di altri capi di stato e celebrità internazionali, cosa che renderebbe plausibile un pari gradimento in ambito fascista/nazista.


Topolino usato come mascotte sul caccia di Galland, asso dell'aviazione del Terzo Reich



Il lavoro non può dirsi certo concluso con questo volume, perché tali questioni suscitano sempre più interesse in saggistica e sugli organi di stampa, nelle edizioni cartacee e nel Web. Ma Disney, Mussolini & Hitler è per me un punto fermo, il punto di arrivo di quasi otto anni di ricerche, iniziate alla fine dell'estate del 2014 quando preparavo il mio primo intervento sull'argomento. Eventuali aggiornamenti appariranno in prima battuta su “EreticaMente” e poi, forse, in un nuovo libro.

Prima di lasciarvi alla lettura desidero ringraziare il professor Stefano Gelsomini e i suoi ragazzi, per avermi permesso di consultare e liberamente utilizzare tutti gli articoli di giornale e di rivista del 1935/36 sui quali si era basata la loro ricerca; gli amici ed esperti fumettisti Moreno Burattini, Filippo Pieri e Giuseppe Pollicelli, che mi hanno sostenuto nei due precedenti volumi di questa mia amatoriale “collana storica”; l'amico Stefano Priarone (giornalista per "La Stampa", "Il Foglio", etc.) per la sua impeccabile prefazione; infine "EreticaMente" di Eugenio Barraco che da molti anni accoglie i miei appassionati articoli su fumetto/storia/politica/guerra.

Per qualsiasi dubbio, suggerimento, segnalazione di errori e omissioni (i quali verranno controllati ed eventualmente accolti negli aggiornamenti e nelle future edizioni della presente opera) potete liberamente scrivere al mio indirizzo email personale: francescomanetti1965@gmail.com


Francesco Manetti

Prato, aprile 2022 

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