venerdì 29 aprile 2022

UN PO' DI "DIME WEB" NELLE PRATERIE EDITORIALI. SECONDA PARTE: "GLI INCANTESIMI DI AUSONIA"

a cura della Redazione

Le Edizioni Scudo hanno pubblicato un'antologia di racconti fantasy curata da Fabio Calabrese: Gli incantesimi di Ausonia. Al volume collettivo hanno partecipato grandi nomi del fantasy italiano, noti e meno noti: Donato Altomare, Gloria Barberi, Samuele Baricchi & Caterina Franciosi, Mario Farneti, Roberto Fuiano, Roberto Furlani, Alberto Henriet, Giovanni Mongini, Paolo Ninzatti, Luca Nisi, Giuseppe Pederiali, Daniela Piegai, Antonio Piras, Gianfranco Sherwood, Giovanni Tencani e Fabio Truppi.
Fra questi - esordiente assoluto in narrativa - il nostro Francesco Manetti, con il racconto La quercia bianca, del quale vi proponiamo l'incipit:

Nelle Terre di Arik il Secolo degli Eroi iniziò quando i valorosi Dodici Guerrieri Urarikhen sconfissero le demoniache orde Kir, respingendole nel Regno del Sottosuolo da dove erano sciamate. Riconquistata la pace con l’acciaio, gli Urarikhen avevano fondato le Dodici Grandi Città, che sorsero posizionate in cerchio nella vasta Piana della Quercia; questa corona di scintillanti metropoli ruotava simbolicamente intorno a un perno centrale, la Quercia Bianca dalla verde chioma, che si diceva fosse eterna, nel passato e nel futuro. Le Città, irte di torri piastrellate di lustre maioliche dal vivace cromatismo, erano istoriate di viali pavimentati di marmo e spumeggianti di canali dove correvano sopraffine acque minerali: comunità orgogliose delle loro mille fontane, dei loro mille mercati e delle loro mille biblioteche, pavesate di bandiere e vessilli delle nobili casate e delle potenti arti e mestieri. L’oro e i rubini, i diamanti e le giade riempivano i forzieri dei palazzi, e traboccavano nelle mani di tutti, tanto che il più umile degli uomini di allora sarebbe considerato nell’era presente un gran signore. Ogni cittadino delle Dodici Città di Arik aveva a disposizione tutto quello che poteva desiderare, per soddisfare i desideri della mente, del corpo e dell’anima. I frutti più succosi e le carni più grasse, i vini e i liquori più intensi, le sete più preziose, i profumi più inebrianti, i tabacchi più forti e odorosi, le spezie più piccanti e le schiave vergini più procaci, i libri rilegati nelle più pregiate pergamene e abbelliti dai migliori artisti del colore, affluivano abbondanti ogni giorno dalle Terre e dai domini esterni più lontani. Ovunque correvano, giocavano, scherzavano pingui e rosei bambini, festosi e vocianti, garanzia di un futuro per la stirpe Arikhen. La sete e la fame, le malattie e l’astinenza, la nudità e la povertà, l’infertilità e l’ignoranza dei tempi remoti erano sconosciute... erano state dimenticate.





Ed ecco invece come inizia l'introduzione del curatore del libro, Fabio Calabrese:

Vi devo confessare che in decenni di attività nel campo fantastico-fantascientifico mi è toccato impersonare una discreta quantità di ruoli: autore di narrativa, critico-saggista, curatore o almeno co-curatore di fanzine (Il re in giallo) e webzine (Continuum), di stendere prefazioni ad antologie (Metà della vita e Cuore di ghiaccio di Donato Altomare, e più recentemente I racconti di Dagon della Dagon Press), eppure questa è la prima volta che mi trovo ad allestire un’antologia di più autori (le mie antologie personali sono ovviamente un altro discorso), ma c’è una prima volta per tutto. Comincio col darvi lume su quella che è la parte meno impegnativa di questo lavoro, la scelta di un titolo. Avevo due modelli davanti a me: quello di alcune antologie editate dalla Fanucci negli anni ‘80 dello scorso secolo, e quello del nostro grande, compianto Giuseppe Lippi. Heroic fantasy, fantasia eroica (sebbene la traduzione italiana renda male il concetto), ovvero Sword and Sorcery, spada e magia: i titoli delle antologie Fanucci evidenziavano l’accostamento di questi due concetti con titoli quali Daghe e malie, Eroi e sortilegi, eccetera. Giuseppe Lippi avrebbe voluto (progetto mai tradottosi in concreto) creare un’associazione degli autori italiani di heroic fantasy che avrebbe voluto chiamare SAGA, che oltre a essere un sinonimo di origine germanica di leggenda o mito, sarebbe stato nelle sue intenzioni anche la sigla di “Società delle Arti magiche e dei Guerrieri di Ausonia”. Ausonia è un nome arcaico della nostra Italia. Se non erro, qualcuno poi ha chiamato un analoga antologia italiana di heroic fantasy Le spade di Ausonia.
Leggendo i racconti che ho avuto a disposizione per assemblare questa antologia, tuttavia è visibile che l’elemento Sorcery, magia, prevale nettamente sullo Sword, guerresco, diciamo. I nostri autori sanno spesso essere dei raffinati stilisti, ma non amano le descrizioni truculente. Considerato tutto, Gli incantesimi di Ausonia viene fuori quasi da solo. Il che, però non significa che, come vedrete leggendo queste pagine, che ciascuno degli autori, cui è stata la più ampia libertà espressiva nell’ambito del genere, non declini la tematica a modo proprio, sì che l’insieme si presenta con una grande varietà di approcci e stili. Ma veniamo a parlare in modo più specifico di questi racconti e di questi autori. Per prima cosa, come potete vedere, ho disposto il sommario secondo l’ordine alfabetico dei nomi degli stessi. Nella scelta dei racconti che la compongono, ho badato unicamente alla qualità dei racconti, non al fatto che gli autori avessero o meno un nome di richiamo, dando la stessa possibilità a professionisti collaudati (nella misura in cui si può essere professionisti in un settore come la fantascienza/fantasy italiana) e a esordienti. Allo stesso modo, nella disposizione dei racconti nell’antologia, ho adottato l’ordine alfabetico per non fare torto a nessuno.

Il volume può essere acquistato in formato ebook su Amazon, oppure in edizione cartacea sul sito delle Edizioni Scudo.

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