sabato 15 settembre 2018

QUI IN MAGNESIA… SIAMO TUTTI PIRATI!

di Andrea "Kant" Cantucci

I lettori di "Dime Web" conoscono bene "I Pirati della Magnesia", piccola grande perla (di Labuan) del fumetto parodistico e umoristico italiano contemporaneo, anche perché i suoi autori sono collaboratori dei "Quaderni Bonelliani", come lo furono - negli anni Novanta - di "Dime Press". Ora il disegnatore Kant, nei panni clarkentiani di Andrea Cantucci con i quali qui è noto anche come saggista "bonellide", ci parla della creatura sua, di Filippo Pieri e di Tommaso Ferretti, delle sue lontane origini corsare, delle sue piratesche parentele, delle idee filibustiere che circolano e della gigantesca pozza caraibica dei miti. Buon Jolly Roger! (s.c. & f.m.)

Versione originale di Sambukan - supplemento a collana Nuvole n°13 del 1998


Se Salgari ha ambientato molti suoi romanzi in un luogo della geografia reale, pur filtrato dalla sua fantasia, come l’allora esotica e misteriosa Malesia, i fumetti raccolti nel volume “I Pirati della Magnesia” disegnati dal sottoscritto su testi di Filippo Pieri (col fondamentale apporto del primo autore grafico Tommaso Ferretti) in apparenza sono ambientati in un luogo immaginario, una parodistica Magnesia appunto. Ma se tale nome di primo acchito può suggerire l’agevolazione di imbarazzanti processi digestivi, nasconde anche un altro significato, quello della contrazione di Magna Malesia ovvero, dal latino, Grande Malesia (oltre a essere per assonanza anche un doveroso omaggio più o meno inconscio a quello che è stato davvero uno dei più grandi, se non il più grande, disegnatore italiano di fumetti satirico-grotteschi, cioè Magnus, alla cui influenza la nostra serie deve molto, soprattutto nelle caratterizzazioni dello scalcagnato gruppo dei personaggi). 

La ciurma di Sambukan al completo


Questa nostra Malesia-Magnesia dunque ha la presunzione di essere più grande di quella di Salgari, non per megalomania di noi autori ma per un puro dato di fatto. La Malesia salgariana era un remoto angolo di mondo, in cui far accadere ogni sorta di fatti avventurosi. La nostra non pretende d’essere più grande quanto ad antiquate e puerili glorie guerresche, ma per estensione, poiché nell’attuale realtà globale il regno dei pirati per eccellenza (ovvero le eccellenze che si dedicano alla “nobile arte” della pirateria) ormai comprende l’intero pianeta. Oggi più che mai, vige infatti quasi dappertutto il “libero mercato”, come un’autorizzazione ufficiale a esercitare in ogni campo una libera concorrenza senza troppi scrupoli, con annessi connivenze e scambi di favori tra politici e gruppi di potere, un sistema che a ben guardare somiglia molto alle patenti che le monarchie del passato rilasciavano ai corsari per autorizzarli ad attaccare e depredare le navi nemiche. 

Lord Brooke contro Sambukan nel capitolo 2


Così i maggiori gruppi finanziari e multinazionali spadroneggiano in patria come nelle “colonie” d’oltremare, arraffando legalmente qualunque bottino di cui riescono ad appropriarsi, come i corsari di un tempo ma con ancor meno remore e molti meno rischi, anche perché i mari in cui navigano sono quelli spersonalizzati delle borse valori e di Internet. Da quando poi, ai tempi di Reagan, hanno cominciato a far eleggere degli attori al loro servizio come capi-ciurma del maggior impero neo-coloniale odierno, ecco che i pirati (ma naturalmente solo quelli più ricchi e potenti) hanno definitivamente preso la barra del timone della barca mondiale...

Il banchiere John Pierpont Morgan


Ultimamente, senza far nomi, non mancano neanche i grossi pirati così danarosi e influenti da riuscire a farsi eleggere capi di governo, un po’ come quel vecchio pirata di Henry Morgan, un tipo in realtà assai meno simpatico di come lo descrive Salgari nel ciclo dei Caraibi, che avendo gli agganci giusti sfuggì al suo giusto processo e fu invece nominato governatore di Giamaica, carica grazie alla quale poté arricchirsi e ingrassare ancora di più (ogni riferimento a politici di oggi è volutamente casuale). Oggi negli Stati Uniti c’è perfino una grossa banca col suo nome… ma pare che il fondatore sia stato un altro, un certo John Pierpont Morgan vissuto tra ‘800 e primi del ‘900. Costui comunque andava così fiero di portare il nome del famoso pirata che battezzò tutti i suoi panfili col nome di Corsair (Corsaro, appunto…), segno che nel suo modo di “andare all’arrembaggio” del mondo degli affari sentiva di avere più d’un affinità col suo omonimo di due secoli prima.


Henry Morgan in un'antica stampa

Quindi, assodato che la nostra Magnesia rappresenta l’intero mondo globale di oggi, alla fine gli autentici “Pirati della Magnesia” a cui si riferisce il titolo sono soprattutto i vari pezzi grossi che si intravedono qua e là (il capo militare pronto a compiere stragi come un fanatico lord d’altri tempi, il banchiere clericale che fa scontare ad altri la sacrosanta condanna per le sue ruberie, il dirigente televisivo strapagato che ritiene gli sia permesso tutto, il politico arrogante che cavalca i pregiudizi xenofobi per farsi eleggere, il mafioso che non appare mai in pubblico ma tira i fili della cosa pubblica da dietro le quinte, il dittatore assoluto che in ogni momento può far sequestrare chi vuole…) e non tanto, come si può pensare (e come si illudono d’essere loro stessi), i vari Sambukan, CiccioYanez, Marianna-kan, KuannoMuori, TremaMai e via dicendo…


Gruppo di allegri finanzieri in vacanza - illustrazione di Howard Pyle

Questi ultimi non sono che dei poveri guitti a cui non ne va una dritta e che rappresentano tutti noi, ovvero le persone comuni. Quelle che, stando al gioco del libero mercato, credono di poter imitare i pezzi grossi e di arricchirsi a loro volta con una pirateria condotta al livello di una piccola impresa familiare, senza essersi resi conto che l’intero gioco è truccato a favore di pirati ben più grossi e spietati e che, qualunque cosa facciano, loro perderanno sempre. Al massimo, se va bene, potranno riuscire ad arraffare qualche briciola caduta dal banchetto dei potenti, ad agguantare al volo qualche misero brillocco da rivendere sottocosto, quando anche questo non si rivela falso come le promesse elettorali o gli interessi dei conti correnti bancari… Ma di certo non si arricchiranno mai, essendo tutto sommato dei “pirati onesti”, di quelli che per un misero bottino sgobbano come pazzi, rischiando in prima persona l’osso del collo, nonché di far affondare la loro traballante zattera il giorno in cui finalmente riuscissero a mettere le mani su qualcosa di appena un po’ più consistente.


Sambukan all'arrembaggio nel capitolo 5

E naturalmente, come si vede nell’episodio “Magnesopoli”, sono solo i pirati in piccolo come loro a farsi un po’ di galera ogni tanto. È cronaca dei nostri giorni. Il poveraccio che “ruba” un minimo d’immondizia da un bidone, può essere arrestato e bollato come colpevole di un grave reato penale. Chi intasca milioni con ogni sorta di intrallazzi finanziari a danno dei cittadini più deboli, non si fa neanche un giorno dietro le sbarre ed è onorato da tutti. I vari Morgan di oggi sono bravissimi a ingrassare insieme ai loro portafogli, azionari e non, senza correre rischi, in modo del tutto legale. Solo qualche grosso e imbarazzante scandalo ogni tanto, all’improvviso ci ricorda la loro affinità con i sanguinari Henry Morgan di una volta. E se poi qualcuno avesse da ridire sulla correttezza delle loro politiche aziendali, possono sempre disporre dei migliori avvocati… 


Sambukan con un vecchio telefono fisso nel capitolo 7


Che la nostra Magnesia sia più il mondo attuale che quello salgariano (che le fornisce solo una superficiale patina di esotica parodia) è dimostrato anche dai tanti elementi moderni che vi si possono ravvisare, come la TV, i telefoni, gli yacht, i calendari, le scuole, le automobili, i grattacieli e chi più ne ha più ne metta… È un’impostazione simile a quella di certe storie Disney o del Tintin di Hergé. Siamo nel presente, ma nei paesi più lontani e caratteristici il tempo pare essersi fermato e molti indossano abiti etnici del passato o usano mezzi altrettanto antiquati, salvo sfruttare in caso di bisogno tecnologie del presente, sempre se possono permettersele. Infatti vediamo la signora Katia o il giudice Tanti Misteri con dei telefoni cellulari, ma i poveri Sambukan e compagni devono accontentarsi di vecchi telefoni fissi e televisori a tubo catodico. Dove poi passino, nella giungla della loro isoletta, i cavi elettrici e telefonici è un mistero anche per me (ma sospetto che usino qualche arditissimo allacciamento pirata sottomarino e delle prese mimetizzate tra i cespugli). 

Zingareschi tigrotti di una volta nel capitolo 1


Sambukan fronteggia Plump nel capitolo 6


È tanta l’attinenza con l’attualità delle nostre surreali storie, che una ha rischiato perfino di essere profetica. Quando ho disegnato l’episodio “Mister President” col personaggio di Ronald Plump le elezioni negli USA non si erano ancora tenute (si sapeva solo che il suo quasi omonimo reale era candidato) e Filippo aveva imbastito un sceneggiatura in cui faceva avverare l’ipotesi più improbabile… poi puntualmente verificatasi nella realtà. Ma visto che la storia fu messa on line solo a elezione avvenuta, è risultata molto più attuale e verosimile che surreale e comica come doveva essere in origine. Ci rimane la soddisfazione, che almeno da buffoni possiamo permetterci, d’aver preso un po’ in giro l’attuale uomo più potente del mondo. Abbiamo avuto inoltre la conferma che la Magnesia reale in cui viviamo è di gran lunga più assurda e inquietante di ogni fantasia che possiamo concepire, oltre a essere veramente piena di molti grossi pirati di successo… 


Una copertina di Capitan Posapiano - 1000 Fumetti n°3 del 1976


In appendice al volume, ipotesi sulle nostre possibili ispirazioni sono espresse in ben due post-fazioni, in origine uscite su Internet, scritte rispettivamente da Francesco Manetti e da Alessio Bilotta. Entrambi hanno facilmente identificato uno dei nostri principali riferimenti nel popolare sceneggiato di Sergio Sollima, che noi cinquantenni di oggi vedemmo in TV da piccoli, prima d’aver occasione di maneggiare i libri di Salgari. Ma Bilotta è stato l’unico a intuire qualche affinità coi disegni di Bonvi, cosa che mi fa molto piacere, poiché uno dei primi autori ad avermi influenzato e dalle cui pagine imparai a disegnare fu proprio Franco Bonvicini. E tra i suoi personaggi che da ragazzino mi divertivo a riprodurre, oltre ai più noti Nick Carter, Sturmtruppen e Cattivik, c’era anche una ciurma di pirati, quella ridottissima ma assai litigiosa di Capitan Posapiano. Quindi nel disegnare “I Pirati della Magnesia” mi sono sentito a casa mia. È stato un po’ come ritornare bambino. 

Una pagina di Narciso Putiferio - da il Monello n°33 del 1961

Restano da ringraziare sentitamente i dottissimi autori della lunga prefazione inedita del libro, Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi, che hanno saputo coniugare un’attenta meticolosa disamina dei contenuti delle nostre storie con un’impressionante serie di citazioni di miti del passato, sia letterari che fumettistici, il cui benevolo confronto con le nostre modeste creazioni non può che imbarazzarci. Particolarmente interessante, tra le tante, è la loro citazione di una serie dimenticata come Le Avventure di Narciso Putiferio, uscita a puntate su “Il Monello” tra fine anni ’50 e primi anni ’60 del ‘900. A differenza di altre e a somiglianza delle nostre, anche le storie di questo giovane capitano onesto, impegnato a tener a freno i tre battaglieri pirati della sua ciurma, si svolgevano nel presente, nonostante la nave su cui navigavano fosse un rattoppato veliero d’altri tempi, tanto che poteva capitargli di fronteggiare ad armi impari moderne navi da guerra di eserciti contemporanei. 

Versione italiana de I Pirati dei Caraibi in VHS - 2004


Sia Gallo e Bonomi che Bilotta finiscono poi per suggerire possibili paralleli tra i nostri “Pirati della Magnesia” e il ciclo cinematografico dei “Pirati dei Caraibi” di Gore Verbinski. In effetti Sambukan somiglia abbastanza a Jack Sparrow, entrambi con orecchini in bella mostra e fascia o bandana sulla testa, ma se è per quello assomiglia ancora di più al Che Guevara (che tra l’altro era stato un appassionato lettore di Salgari). A ben guardare, anche la battagliera Marianna-kan può ricordare la bella Elizabeth che diventa piratessa in quella serie di film, ma per una volta i personaggi disegnati non sono ispirati a quelli cinematografici. Per incredibile che possa sembrare, è invece il nostro fumetto ad aver anticipato Jack Sparrow e compagnia, poiché la sua prima versione intitolata “Sambukan” fu pubblicata da Pieri e Ferretti, su un albo edito dal negozio Comics e Dintorni di Firenze, nell’ormai lontano 1998, ben cinque anni prima dell’uscita del primo dei film di Verbinski. Filippo ha semplicemente approfittato del recente revival dei film di pirati per riproporre i suoi personaggi. 

Sambukan arrestato nel capitolo 3


Al massimo può esserci stata un’influenza inconscia nella barba più incolta e appuntita con cui ho disegnato la mia versione di Sambukan, dopo aver visto le avventure di Sparrow in TV. Ad essere davvero debitore di quei film è solo l’aspetto di un nuovo personaggio presente nel primo e nell’ottavo capitolo (finora inediti) e che era a capo dei tigrotti prima di Sambukan. Ciò dimostra il nostro scarso fiuto per gli affari. Se avessimo camuffato le nostre storie un po’ più da parodia dei Pirati dei Caraibi, anziché dei classici Pirati della Malesia, forse avremmo avuto più successo presso i giovani lettori che non conoscono molto Salgari né Kabir Bedi… 
Speriamo almeno d’essere riusciti a mettere insieme qualcosa di divertente, che contribuisca a far sorridere con comprensione per gli sforzi con cui tutti insistiamo nei nostri arrembaggi, nonostante i fallimenti, e a mettere in guardia contro la fede troppo pronta, cieca e assoluta ingenuamente riposta nei pirati più grossi e potenti. Ma se siamo riusciti nell’intento non tocca a noi dirlo… Ricordiamo solo che gli ultimi tre episodi da noi realizzati (che quindi speriamo siano riusciti meno rozzi degli altri), con l’antefatto dell’intera serie e alcuni flashback sulla gioventù dei protagonisti principali, non sono reperibili on line ma solo nel volume cartaceo.

Piccoli pirati in azione nel capitolo 8





I PIRATI DELLA MAGNESIA 
Testi: Filippo Pieri 
Disegni: Kant e Ferretti 
Formato: 116 pag. in bianco e nero 
Editore: Periscopio 
Data di uscita: Giugno 2018 
Prezzo: € 10,00


Andrea "Kant" Cantucci

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