giovedì 29 novembre 2012

INCUBI A OCCHI APERTI: DYLAN DOG N. 314

di Francesco Manetti


Devo confessare che mi è riuscito un po' difficile districarmi nell'avventura ambientata nel labirintico, onirico mondo creato da Giovanni Gualdoni per I segni della fine, il Dylan Dog del novembre 2012, tratteggiato da Giampiero Casertano con la consueta professionalità. Il titolo può trarre in inganno e portare a pensare a un collegamento con la profezia Maya, che ha stufato quasi quanto il Pulcino Pio, ma i "segni" di cui si parla non sono quelli metaforici, non sono i "presagi" della fine del mondo, ma veri e propri "segni grafici", di stregonesca natura. Tantissime le trovate "visionarie" e a effetto, con la ridda di oggetti e macchine animate da pericolosi glifi della tradizione cabalistica - gli stessi che, secondo lo sceneggiatore, avrebbero dato vita nel '500 al golem, il difensore d'argilla del ghetto ebraico di Praga.


Connessioni fra numeri e lettere dell'alfabeto ebraico. Incisione cinquecentesca.


Il golem nel film girato nel 1915 da Paul Wegener, capolavoro dell'espressionismo tedesco


Quasi fosse stata anche lei portata in vita da qualche segno magico, la storia, come Il Carrozzone di Renato Zero, "va avanti da sé, con le regine, i suoi fanti i suoi re". E Dylan assiste impotente al succedersi degli avvenimenti: stanco e affaticato dopo due metri di corsa si fa sfuggire gli imbrattamuri e sul finale, per dare una mano alla soluzione del caso (e dell'intreccio narrativo) non trova niente di meglio che farsi sfondare lo stomaco a pugni, tanto per distrarre i criminali. Mah...



Harvey Kurtzman, da Mad degli anni '40. La tavola della serie Hey Look! che potrebbe essere servita da ispirazione per la sequenza delle vacche rianimate nel macello londinese. La battuta sta nel doppio significato del verbo inglese to thaw: "scongelare" e "fuggire".


Anche Dylan fugge davanti alla carne andata a male!



Curiosi i collegamenti con il cartooning internazionale. La scena del macello, con i manzi putrefatti redivivi che caricano un sempre più stupefatto inquilino di Craven Road, sembra presa pari pari da una tavola autoconclusiva (la n. 2367) della serie Hey Look! creata e portata avanti da Harvey Kurtzman, il celeberrimo disegnatore umoristico di Mad, nella seconda metà degli anni Quaranta. Il finale, con la spettacolare camminata della casa vivente divoratrice di esseri umani, è invece mutuato direttamente dal capolavoro d'animazione girato da Gil Kenan, nel 2006, Monster House.



La locandina americana di Monster House, 2006. Protagonista, una casa vivente.







La copertina di Dylan Dog n. 314, novembre 2012. Disegno di Stano.



Dylan Dog 314
I SEGNI DELLA FINE
Novembre 2012
pagg. 100, € 2,90
Testi: Giovanni Gualdoni
Disegni: Giampiero Casertano
Copertina: Angelo Stano
Francesco Manetti

N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

2 commenti:

  1. Tra i lettori di Dylan Dog si nota un certo malumore, è chiaro che in questo Gualdoni non può non avere sue colpe. Per quanto magnifico possa essere il suo curriculum è la dimostrazione che un bravo editor non deve essere per forza un bravo sceneggiatore (vedi Mauro Marcheselli che curava la serie prima di lui). Gualdoni ha dichiarato di non leggere molti fumetti per non farsi influenzare in fase creativa, e si ritrova a fare un lavoro dove ogni mese deve leggere centinaia di pagine di sceneggiature altrui che deve non soltanto correggere, ma anche interviene attivamente nella parte creativa...
    Insomma è proprio il posto adatto a lui.
    Saluti, Marco.

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    Risposte
    1. Carissimo Marco, ti ringrazio per il tuo ficcante intervento. In Bonelli, nel corso degli anni, ho visto tanti "creativi" che sono rimasti tali e quali (in quanto a qualità delle storie) quando sono stati chiamati a eseguire compiti di curatore. Penso a Serra, a Castelli, a Burattini, ad Ambrosini, a Nolitta (!) e anche a Marcheselli, che firmò una delle più straordinarie avventure di Dylan Dog di sempre, "Il lungo addio" (n. 74).

      Francesco Manetti

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