mercoledì 13 ottobre 2021

LE INTERVISTE DI DIME WEB (LXXIX): SERGIO GIARDO - SECONDA SESSIONE: I TRENT'ANNI DI NATHAN NEVER! NEL RICORDO DI MEMOLA...

a cura di Elio Marracci


Sergio Giardo fu uno dei primissimi autori a essere intervistati da "Dime Web" - nel lontano giugno 2014, dal nostro Franco "Frank Wool" Lana. Passati sette anni, e 75 interviste dopo, è giunto il momento di scambiare altre quattro chiacchiere fantascientifiche (e non solo) col grande artista, nel XXX anniversario dell'Agente Alfa! (s.c. & f.m.)




In occasione del trentesimo anno di vita editoriale di "Nathan Never", serie a fumetti nata dalla penna degli sceneggiatori sardi Michele Medda, Antonio Serra e Bepi Vigna, pubblicata dal giugno 1991 dalla Sergio Bonelli Editore, ho scambiato due parole con quello che negli ultimi anni è diventato uno dei suoi disegnatori più rappresentativi: Sergio Giardo. Nato il 14 giugno 1964, terminato il liceo artistico si iscrive alla Facoltà di Architettura e consegue il diploma da grafico pubblicitario allo IAAD della sua città natale, Torino. Dopo aver lavorato nel settore della pubblicità dal 1986 al 1994, entra a far parte dello staff dei disegnatori Bonelli, prestando la sua matita alle miniserie "Legione Stellare" e "La Stirpe di Elän" pubblicate su "Zona X". Passa in seguito a "Jonathan Steele", per poi realizzare un episodio di "Legs Weaver". Nel 2004 inizia a collaborare a "Martin Mystère", disegnando l' "Almanacco del Mistero 2005" e sette episodi di "Storie da Altrove". Nel 2010 illustra un albo della miniserie "Greystorm" e, successivamente, col numero 246, entra stabilmente nel gruppo di lavoro di "Nathan Never". Nel 2012, con il numero 250, diventa copertinista del mensile dell'Agente speciale Alfa. È docente presso la Scuola Internazionale di Comics di Torino. Si è occupato anche d'animazione, collaborando come character designer con The Animation Band per le serie "Farhat - Il principe del deserto" e "Sandokan III - Le due tigri", dirette da Giuseppe Laganà. Tra le sue molteplici attività figura anche quella di scrittore: nel 2015 han infatti pubblicato un romanzo di fantascienza intitolato Roy Rocket - Oltre l'infinito.




DIME WEB - Ciao, ti chiedo di iniziare l'intervista presentandoti. In due parole chi è Sergio Giardo?

SERGIO GIARDO - Classe 1964, appassionato di fumetti da sempre, dopo parecchi anni di lavoro nel settore della pubblicità, nel 1994 ho iniziato la professione di fumettista per la Sergio Bonelli Editore. Ho lavorato anche come character designer per l'animazione e scritto un romanzo d'avventura. Insegno alla Scuola Internazionale di Comics di Torino.


DW - Quando è nata in te la passione per il disegno?

SG - Credo fin da quando ho potuto tenere una matita in mano. Ricordo che all'asilo disegnavo con la biro sulla carta da pacchi fornita dalle suore. I miei soggetti preferiti erano Paperino e poi le gru e le scavatrici.





DW - Quali studi hai fatto?

SG - Mi sono diplomato al Liceo Artistico, ho fatto poi un anno di Informatica, ma sono presto scappato per poi iscrivermi ad Architettura. Contemporaneamente ho frequentato un corso di grafica pubblicitaria presso l'Istituto d'Arte Applicata e Design, che mi ha aperto le porte del lavoro.


DW - Hai disegnato sia storie fantascientifiche, sia ambientate ai giorni nostri. Quale dei due "periodi" ti è più congeniale?

SG - Sono appassionato di fantascienza da sempre. Direi che la fantascienza è il genere che mi diverte di più, perché permette di mettere in campo maggiore creatività dal punto di vista grafico. Le storie contemporanee necessitano di più documentazione, la cui ricerca è forse la parte meno stimolante del lavoro, almeno per quanto mi riguarda.


DW - Come mai hai deciso di specializzarti nel settore della fantascienza?

SG - Non è stata propriamente una scelta. Ovviamente quando esiste una passione, diventa naturale seguirla. Nel lavoro poi, se uno si presenta con disegni di astronavi invece che di cavalli, è normale che gli vengano affidate storie di un certo tipo piuttosto che altre!


DW - Quali sono gli artisti che ti influenzano?

SG - Ce ne sono così tanti..! Le influenze arrivano da ogni parte; poi non è detto che queste influenze si riconoscano nel proprio operato. Ci sono autori che studio per lo storytelling, altri per l'utilizzo della gabbia o delle ombre, altri ancora per il segno. Storicamente, gli autori che ho guardato di più in gioventù sono stati John Romita Sr., Jack Kirby, Moebius, Manara, Giardino, Magnus, Garcia Sejias.




DW - Quali sono le tappe che ti hanno portato a lavorare nel mondo del fumetto e ti hanno permesso di arrivare a collaborare con la Sergio Bonelli Editore?

SG - Ho iniziato a lavorare nei fumetti che avevo già trent'anni, dopo quasi dieci anni di esperienza alle spalle nel mondo della pubblicità dove, tra le altre cose, mi occupavo di disegnare storyboard per gli spot televisivi. La cosa è stata molto lineare: l'uscita in edicola di "Nathan Never" mi ha spinto a inviare dei disegni alla Bonelli. Da lì è iniziato il mio percorso di prova, durato parecchi mesi, fino al primo incarico per "Zona X".


DW - Il tuo nome è legato soprattutto a Nathan Never. Quali lavori hai svolto in campo fumettistico prima di arrivare a essere uno dei disegnatori più rappresentativi del personaggio di Medda, Serra e Vigna?

SG - Ho sempre lavorato per la Bonelli, prima su "Legione Stellare" e "La Stirpe di Elan", pubblicate su "Zona X", poi su "Jonathan Steele", sempre esclusivamente su testi di Federico Memola, un caro amico che ci ha lasciati troppo presto. Dopo un numero di "Legs" e un "Almanacco del Mistero" sono passato a "Storie da Altrove", di cui ho fatto diversi numeri; quindi ho disegnato un episodio di "Greystorm" prima di passare a Nathan.





DW - Visto che hai illustrato opere di Federico Memola e lo hai conosciuto bene, puoi citare un aneddoto su questo grande autore del fumetto italiano?

SG - Di Federico ricordo una marea di cose; ho mosso i primi passi nel mondo del fumetto lavorando sulle sue storie e la nostra collaborazione è andata avanti negli anni, diventando subito una solida amicizia. L'episodio che non scorderò mai è quando, durante una cena di fumettisti organizzata in occasione di una Fiera di Roma, io confessai a tavola tutta la mia emozione per il fatto di trovarmi nella stessa sala con il grande Moebius, che sedeva qualche tavolo più in là. Vista l'occasione, Federico mi suggerì candidamente di andare a presentarmi per conoscerlo, era un'opportunità abbastanza unica. Io però non ne ebbi il coraggio, oltretutto non spiaccicavo una parola di francese. La cena andò avanti, ad un certo punto mi sentii toccare sulla spalla, mi voltai e vidi Federico accompagnato da Moebius: era andato a parlargli e lo aveva condotto al nostro tavolo. Io rimasi pietrificato per l'emozione, ricordo il sorriso amichevole e divertito del buon Memola per il mio sincero imbarazzo, mentre mi esortava con lo sguardo a dire qualcosa. Federico parlava francese, “Digli che mi ha fatto sognare” balbettai, rivolgendomi a lui, affinché traducesse le mie parole. Ma non ci fu bisogno della traduzione, Moebius capì e mi diede un paterno bacio sulla guancia, con gran divertimento di Federico, di sua moglie Teresa e degli altri commensali seduti al nostro tavolo.


DW - Hai lavorato per un periodo anche nell'animazione. Dato che non è chiaro a tutti come si realizza una serie animata, puoi raccontare di cosa ti sei occupato?

SG - Ho realizzato il character design per la serie "Farhat, il principe del deserto" e per la terza serie di "Sandokan". In pratica si tratta di creare l'aspetto definitivo dei personaggi, partendo dalle descrizioni degli sceneggiatori e dalle intenzioni del regista. Una volta messe a punto le caratteristiche dei personaggi, si realizzano i modelli di riferimento per chi poi dovrà realizzare l'animazione vera e propria.

Farhat



DW - Quanto di te è presente nel tuo lavoro? Quanto di quello che ti circonda? E quanto c'è di inventato?

SG - Chi racconta attraverso i fumetti interpreta il mondo con la propria sensibilità, pescando anche nella propria esperienza per dar vita e credibilità ad una storia. Quindi le emozioni, le movenze, gli atteggiamenti dei personaggi sono un po' le emozioni, gli atteggiamenti e il modo di reagire o di porsi degli autori, di fronte agli avvenimenti che si stanno raccontando. Difficile da quantificare, ma se si guarda bene, qualcosa di noi nel nostro lavoro c'è sempre.


DW - Sei un disegnatore metodico che lavora a orari stabiliti, oppure sei uno di quelli che si alza di notte a disegnare perché ti è venuta l’ispirazione?

SG - Abbastanza metodico: sono rassegnato al fatto di essere uno stacanovista, non riesco ad essere metodico nello smettere ad un orario stabilito. Quindi tre turni di lavoro, mattina, pomeriggio e sera, dopo cena, fin quando le energie lo consentono.


DW - Come si svolge la tua giornata tipo?

SG - Sveglia alle 7.30, 15 minuti di ginnastica, colazione abbondante, 10 minuti di tapis roulant, 20 minuti in giardino con Nathan (il cane), lavoro fino alle 14. Pranzo, 20 minuti in giardino col cane, eventualmente pisolino pomeridiano fino alle 15.30. Lavoro, pausa alle 17.30 per la merenda, in giardino col cane, lavoro fino alle 20; cena, 10 minuti di tapis roulant, lavoro fino verso le 24. Che vita noiosa...





DW - Quali fonti usi per documentarti?

SG - Il web, ormai in rete si trova tutto.


DW - Oltre alle fonti che usi per documentarti, quali altre letture fai?

SG - Pochi romanzi: ultimamente per questo tipo di letture uso la piattaforma Wattpad; poi per il resto molta attualità, principalmente sul web.


DW - Qual è il tuo personaggio dei fumetti preferito?

SG - Se Nathan Never mi ha spinto a fare questo lavoro, un motivo ci sarà. Credo che abbia ancora un immenso potenziale che non è stato sfruttato del tutto. Il personaggio che più mi ha emozionato nelle mie letture di gioventù è comunque Spider-man o, meglio, l'Uomo Ragno o, meglio ancora, Peter Parker.


DW - Esiste una pubblicazione o un personaggio che hai amato sopra ogni altro?

SG - C'è un periodo nella vita in cui nascono le passioni, e sono così intense da lasciare il segno anche dopo molti anni. Quando scoprii L'Uomo Ragno e gli altri supereroi pubblicati dalla Corno negli anni '70, fu una cosa travolgente. Ricordo persino l'odore della carta, l'attesa per l'uscita dei numeri nuovi e il piacere di scartabellare nelle bancarelle dell'usato alla ricerca degli albi mancanti.



DW - Dal numero 250 sei l'autore delle copertine della testata fantascientifica di casa Bonelli. Puoi raccontare ai lettori come è nata questa collaborazione e quali tratti in comune troveranno con i disegnatori che ti hanno preceduto, Claudio Castellini e Roberto De Angelis?

SG - La cosa è nata un po' per caso. Antonio Serra, allora editor della testata, aveva progettato un ciclo di storie che prevedeva un segno di discontinuità col passato, e un nuovo punto di inizio per coinvolgere eventualmente nuovi lettori o recuperare quelli che avevano abbandonato la testata nel corso degli anni. Dal punto di vista grafico si voleva tornare un po' alle origini, così mi fu affidata una storia con l'incarico di ispirarmi, per quanto possibile, al segno di Castellini. Per dare visibilità a questo ciclo, e anche per gli impegni di Roberto De Angelis, preso da altri progetti, si era deciso di cambiare anche il copertinista. Io avevo postato sul mio blog, in occasione dei vent'anni del personaggio, una mia versione in omaggio alla copertina del mitico numero uno. Antonio pensò che potesse funzionare e così mi propose di fare delle prove che Sergio Bonelli, con mia grande sorpresa, approvò. Così iniziai con l'indicazione di rifarmi alle atmosfere e alle impostazioni delle copertine classiche di Castellini.


DW - Quali invece le novità?

SG - Nel corso degli anni, e avendo maturato un po' di esperienza, ho potuto variare l'approccio alle copertine, grazie anche alla benevolenza di Glauco Guardigli e di Michele Masiero, che hanno molte volte appoggiato le mie iniziative. Quindi ci sono state, per la prima volta sulla serie regolare, copertine composite, invece del classico schema che vuole in copertina una scena rappresentativa della storia. Alcune più grafiche nell'impostazione, altre più concettuali. Ho anche variato la colorazione. Cerco di adattare, per quanto possibile e compatibilmente coi miei limiti, la copertina all'atmosfera della storia.


Da sx a dx: Giardo, Vigna, Guardigli, Toffanetti e Alberti (Trieste, 2016)


DW - Come nascono le illustrazioni per le copertine?

SG - Generalmente Glauco Guardigli, editor di Nathan, mi invia le tavole e il soggetto del numero. Se ha già un'idea in testa per la copertina, mi dà l'indicazione su cui lavorare; in altri casi capita che sia io a proporre il tema sulla base di quelli che sono gli elementi caratterizzanti della storia. Preparo in genere tre, quattro bozzetti, tra i quali, se va bene, c'è poi quello che in redazione sceglieranno per realizzare l'illustrazione di copertina.


DW - È risaputo che per realizzare le tue opere ti servi del digitale. Quale strumentazione usi? Quali giovamenti e quali svantaggi ti porta l'uso del computer?

SG - Uso un PC, con Windows; disegno su una Cintiq da 22 pollici, usando come software Clip Studio Paint. Il più grosso giovamento che ho avuto dal passaggio dalla carta al digitale è che mi ha tolto la paura di sbagliare. Il digitale permette di correggere e rifare senza la fatica che questo comporta su carta. Permette anche di sperimentare a cuor leggero: lavorando su più livelli si possono aggiungere elementi, ombre, effetti, e vedere immediatamente il risultato, valutando così dal punto di vista creativo la soluzione migliore. Non vedo svantaggi, a meno che non vada via la corrente elettrica all'improvviso... Beh, sì, mancano gli originali, se vogliamo vederlo come uno svantaggio, più per i collezionisti, in questo caso.




DW - Sei autore di un volume speciale di Nathan Never edito in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Italiana e la European Space Agency. Quali sono le principali difficoltà che bisogna affrontare quando si realizzano prodotti in cui la documentazione deve essere molto precisa?

SG - C'è molto lavoro di ricerca: non è una difficoltà, grazie alla Rete, ma porta via molto tempo. Soprattutto ci vuole particolare attenzione nel ritrarre i personaggi "veri", in questo caso Luca Parmitano e l'equipaggio della ISS, e renderli naturali e coerenti con i personaggi d'invenzione.


DW - Secondo te il fumetto come può contribuire alla buona divulgazione scientifica?

SG - Il fumetto è un mezzo che, per sua stessa natura, nascendo come sintesi della realtà, ha la grande capacità di rappresentare concetti complessi in maniera semplice. Secondo me qualsiasi esigenza di divulgazione trova nel fumetto un mezzo di espressione ideale.




DW - È innegabile il grande successo di autori come Sio e Zerocalcare che hanno cominciato a farsi conoscere diffondendo i proprio lavori su Internet. Alla luce di questa considerazione ti chiedo: cosa ne pensi e come vedi l’utilizzo della Rete nel campo dei fumetti?

SG - È un dato di fatto che i nuovi autori che si sono affermati negli ultimi anni, lo hanno fatto attraverso la Rete. Ormai non si può pensare di farne a meno come mezzo di promozione e non solo. Esempi virtuosi di crowdfunding hanno dimostrato come la Rete offra la possibilità di trovare il pubblico e i fondi per autoprodursi. Siamo ancora indietro, a mio parere, nel trovare il giusto modo per offrire una lettura piacevole dei fumetti su tablet o cellulare. In questo senso penso che le case editrici non abbiano saputo fin qui sfruttare al meglio il mezzo.


DW - A cosa stai lavorando in questo periodo?

SG - Sto ultimando il crossover tra Nathan Never e la Justice League.


DW - Quale consiglio daresti a chi inizia ora e vuole intraprendere la carriera di autore di fumetti?

SG - Di fare altro. C'è una vita, là fuori, da qualche parte! A parte gli scherzi, se uno proprio vuole farlo, deve avere bene in testa il proprio obiettivo. Se lavorare su personaggi di qualche grande casa editrice o se fare l'autore completo. Una volta posto l'obiettivo c'è da valutare se intraprendere un percorso in una delle scuole di fumetto e parallelamente postare i propri lavori sul web, nelle piattaforme dedicate agli artisti o semplicemente sui vari social. Ovviamente ci vuole una dedizione totale: questo lavoro richiede molto impegno ma, soprattutto, molto tempo.

Disegno di Edoardo Arzani



DW - C'è una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

SG - Sì, è più forte Hulk o la Cosa?


a cura di Elio Marracci

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