di Massimo Capalbo
Quando Max Capalbo ha proposto a Dime Web questo suo nuovo, poderoso, incredibile e fantastico lavoro (ahem!) - l'enciclopedia dei mostri affrontati dallo Spirito con la Scure - non volevamo quasi crederci. L'Atlante di Mister No - l'altra sua erculea fatica - è infatti ancora in corso d'opera (nemmeno a metà) e non credevamo fosse possibile partire con questo ulteriore impegno prima del prossimo autunno. E invece eccoci già sulla linea di partenza, con la lettera "A"!
I famous monsters dell'epica zagoriana si sono riuniti su Dime Web, tutti scatenati, con le fauci aperte e gli artigli sfoderati - pronti a farvi accapponare la pelle, a farvi rizzare i capelli in testa e a farvi gridare mammaiut...! (s.c. & f.m.)
Gran lavoro, aspetto il seguito, complimenti!
Moreno Burattini
Quella
di Zagor è la serie bonelliana classica dove la componente
fantastica ha avuto e ha tuttora il maggior peso. Se è vero che sia
in Tex sia nel Piccolo Ranger è presente un nutrito filone di storie
ricche di elementi soprannaturali - e che persino all’interno di due
serie essenzialmente realistiche come Mister No e il Comandante Mark
non sono mancati episodi ai confini della
realtà - solo nella saga dello Spirito con la
Scure il fantastico costituisce uno degli ingredienti principali, e
ciò fin dai primissimi episodi. Basti solo pensare che Darkwood, la
foresta dove Zagor vive - assieme all’amico fraterno Cico - e nella
quale si svolgono la maggior parte delle sue avventure, è un luogo
immaginario, sebbene abbia
una precisa collocazione geografica (si
trova infatti sotto la regione dei Grandi Laghi, tra Pennsylvania,
Ohio e West Virginia) e sia abitata da autentiche
tribù pellerossa, come pure storicamente autentici sono molti degli
avamposti militari disseminati sul suo territorio. Nella sua Foresta
Oscura, Zagor si è scontrato di volta in
volta, oltre che con i tipici cattivi
del genere western
(banditi, trafficanti di whisky, indiani ribelli, militari
guerrafondai, speculatori, ecc.), con un’interminabile schiera di
vampiri, scienziati pazzi, maghi, lupi mannari, morti viventi,
animali e vegetali mostruosi, entità demoniache, robot,
extraterrestri, folletti e via fantasticando. Non solo, ma anche nei
suoi viaggi oltre i confini di Darkwood – le varie odissee
ambientate nel resto del Nordamerica o in
luoghi più lontani come l’America Latina e l’Africa – il
nostro eroe ha dovuto affrontare diversi pericoli soprannaturali. Il
fantastico zagoriano nasce da molteplici suggestioni letterarie,
cinematografiche e fumettistiche, a cominciare da quelle che hanno
nutrito l’immaginario del papà dello Spirito con la Scure, Sergio
Bonelli alias Guido
Nolitta. Nei vent’anni che lo hanno visto al timone della collana,
l’editore/sceneggiatore – che ha creato il personaggio nel 1961,
assieme al disegnatore Gallieno Ferri - ha attinto a piene mani dal
cinema di fantascienza degli anni Cinquanta, dagli amati horror della
Universal e della
Hammer, da celebri e
meno celebri serie a fumetti degli anni Trenta e Quaranta: il Flash
Gordon di Alex Raymond, il Phantom
di Lee Falk e Ray Moore, il Tarzan
di Burne Hogarth il Casey Ruggles/Red
Carson di Warren Tufts, il Brick
Bradford di William Ritt e Clarence Grey,
l’italianissimo Virus di
Federico Pedrocchi e Walter Molino (ma si tratta, ovviamente, di un
elenco parziale). Gli altri autori che – a fianco di Nolitta, ma
soprattutto dopo il suo ritiro come sceneggiatore zagoriano - si sono
cimentati con il Re di Darkwood (nomi come Castelli, Sclavi, Canzio,
Toninelli, Capone, Boselli, Burattini, Rauch, per citare i più
importanti) hanno fatto assimilare al personaggio ulteriori
suggestioni: da Stephen King a Tolkien, da Verne a Conan Doyle, da
Lovecraft a Hodgson, da Poe ad Haggard, da Howard ad Ashton Smith,
dalla mitologia pellerossa a quella celtica, dal mito del Graal a
quelli di Atlantide e Mu.
|
Zagor Collana Lampo II serie, n. 18, 4 agosto 1963. |
Data
l’abbondanza, nella saga zagoriana, di personaggi, creature e
luoghi fantastici, abbiamo deciso in quest’opera di occuparci solo
– si fa per dire – di una specifica categoria,
quella dei mostri. In essa abbiamo incluso non soltanto i vari
uomini-bestia, i morti viventi, i vampiri, i dinosauri, gli spettri,
gli animali impossibili e
le piante assassine che Zagor ha dovuto affrontare a Darkwood e
altrove, ma pure altri esseri e personaggi fuori dall’ordinario: per
esempio, mutanti come Skull; abitatori di altri pianeti come gli
spietati Akkroniani e il mite Warzak; criminali
in grado di assumere particolari proprietà fisiche come l’Uomo
Invisibile; divinità e
spiriti malvagi quali Donn l’Oscuro,
Haggoth, Dagon, Wendigo, Kudan ecc.; robot come il distruttivo Titan.
E ancora: le letali
pietre viventi che compaiono nella storia Odissea
americana, uomini artificiali come Molok
e il Golem, bizzarri esseri che abitano dimensioni parallele quali il
perfido Urmur e i goblin RedCap e Red Jacket; animali realmente
esistenti ma comunque insoliti, perché dotati di strani poteri (come
il capodoglio esper di
Incubo sul mare),
manipolati dall’uomo (come gli insetti assassini della storia
omonima), inseriti in contesti particolari che conferiscono loro
un’aura mitica (è il
caso del colossale puma e dell’anaconda che compaiono ne La
montagna degli dei).
Non abbiamo trascurato, inoltre, i buffi mostri apparsi negli albi
speciali dedicati a Cico (il quale è a tutti gli effetti il
co-protagonista della saga zagoriana) e creature altrettanto insolite
e simpatiche quali il Pisum Alatum e il Going-Going. Non troverete,
invece, nessuna voce dedicata al mad doctor
Hellingen, a streghe come Dharma e Mawanah, al druido Kandrax, al
barone Wolfingham, all’occultista Stephan, ai negromanti Zondar e
Moridian, ecc. I suddetti personaggi, pur avendo anch’essi
caratteristiche straordinarie, non rientrano certo nella categoria
dei mostri; tuttavia, li citeremo lo stesso, e non potrebbe essere
altrimenti, giacché – per fare alcuni importanti esempi – l’Uomo
Tigre è una creatura della sopracitata Dharma, Kandrax è un seguace
di Donn l’Oscuro, Titan è stato fabbricato da Hellingen, Moridian
ha al suo servizio un esercito di morti viventi. E’ possibile che
alcune scelte e alcune esclusioni da noi operate non troveranno
d’accordo tutti gli appassionati dello Spirito con la Scure; a
ogni modo, crediamo di aver fornito, attraverso le oltre centotrenta
voci che compongono questa sorta di enciclopedia, un quadro
abbastanza soddisfacente del filone fantastico zagoriano, filone che
ha contribuito in maniera notevole al successo ormai
ultracinquantennale dell’eroe nolittiano. (m.c.)
|
Disegno di Joevito Nuccio |
LEGENDA
- I
nomi in stampatello e
grassetto rimandano
a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi dei protagonisti
della serie, ZAGOR e
CICO, che sono sempre
scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di
una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio:
Speciale Zagor;
Speciale Cico; Zagor 1982-1993, un senese a
Darkwood ecc.).
- Gli
uomini-bestia di cui conosciamo anche nome e cognome o il nome
soltanto, vengono indicati con la loro identità mostruosa e non con
quella umana (ad esempio: ULTOR
invece che NEZDA;
UOMO TIGRE invece che
KELLOG, WILFRED).
- Gli
altri mostri di cui conosciamo nome e cognome vengono indicati per
cognome (per esempio, RAKOSI, BELA),
e, quando vengono citati in una voce diversa dalla loro, solo
il cognome è scritto in stampatello e grassetto, in modo da
rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono stati
inseriti (ad es.: nel testo della voce
RAKOSI, BELA, il
personaggio della contessa Varga
è citato come Ylenia VARGA).
In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (ad es.:
SKULL invece che
RANDAL, COLIN).
- Per
quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna
storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a
nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la
trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia
alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostro titolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la
storia dei nn. 194-196 viene indicata con il titolo del n. 195, Il
Signore Nero,
perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a Il
teschio di fuoco (n. 195) e L’orda
del male (n. 196).
- Sempre
riguardo alla serie regolare, nei crediti delle storie si fa
riferimento al computo reale degli albi zagoriani e non alla
numerazione della collana Zenith, ossia al numero stampato sulla
costa di ciascun albo mensile. Com’è noto, la suddetta
numerazione è sfasata di 51 numeri rispetto a
quella effettiva (ad esempio, il Zenith
n. 52 corrisponde al primo numero di Zagor, il Zenith n. 53 al
secondo numero e così via).
Nota sui collegamenti ipertestuali
Zagor Monsters (esattamente come L'Atlante di Mister No)
è un "lavoro in corso" che si svilupperà nei prossimi mesi,
abbracciando numerosi post - uno per ogni lettera dell'alfabeto - fino
ad arrivare alla conclusione.
I collegamenti ipertestuali fra le varie voci non saranno dunque possibili tutti e subito... e vi spieghiamo subito perché!
Collegheremo con link diretti ogni riferimento ad altre voci
dell'opera partendo necessariamente dalle voci già apparse.
Ci preme dunque ribadire e sottolineare che, non essendo
possibile creare link a post futuri (per es. non troverete ancora alla
voce AFANC il collegamento alle voci della lettera "F"), ricostruiremo tutti i
link a ritroso solo quando sarà possibile.
I link saranno però sempre e soltanto fra URL diverse e non all'interno di uno stesso post.
Vorrete perdonarci (e segnalarci!) eventuali errori e omissioni!
I
link - essendo come abbiamo detto sopra fra URL diverse - porteranno
sempre e comunque all'inizio di un altro post e non esattamente alla
voce di riferimento: per es. se dalla voce AFANC volete andare a FOMHOIR seguendo il link verrete portati al post della lettera "F". Troverete la voce FOMHOIR in un attimo, scorrendo il post stesso.
Per facilitare fin dall'inizio l'uso dell'opera, abbiamo creato una pagina apposita di collegamenti alle varie voci (Zagor Monsters: La Mappa),
alla quale potete accedere dovunque siate, andando sotto al logo Dime
Web: anche in questo caso il link vi porterà al post giusto, scorrendo
il quale troverete in un attimo la voce cercata!
A
AFANC
AKKRONIANI
ALBERI
ABISSALI
AMEBA
GIGANTE
ARMATURA
ANIMATA
AUTOMI DI HELLINGEN
AFANC
Mostri
acquatici della mitologia celtica che compaiono ne Il
ritorno di Kandrax (M. Boselli
[sog.&scen.] – G. Ferri - M. Torricelli - C. Marcello [dis.], nn.
431-435). Nella parte centrale di questa lunga storia, ZAGOR
e il suo fraterno amico
Tonka, sakem
(capo) degli indiani Mohawk,
cadono nella trappola magica del druido Kandrax
– che ha scatenato a Darkwood la Guerra
Eterna - e vengono esiliati nella dimensione
parallela di Erin,
precisamente a Dun Scaith,
l’Isola delle Ombre.
Anche qui è in corso una guerra, che vede fronteggiarsi i soldati di
ventura noti come Fianna o
Eroi del Ramo Rosso
e i FOMHOIR,
un esercito di demoni al servizio di DONN L’OSCURO, signore di Dun
Scaith. DONN
tiene prigionieri nella sua dimora, la Torre
Nera, il re di Erin
Cormac Mac
Art e sua
figlia, la bella principessa Grainne.
|
Zagor n. 434, settembre 2001. Disegno di Ferri. |
|
Un
afanc aggredisce la principessa Gramain, ma viene ucciso da Finn –
ZGR 434, p. 61
|
Quando ZAGOR e i
Fianna riescono a
espugnare la Torre Nera,
DONN, prima di fuggire
con sua moglie Macha,
decide di sbarazzarsi dei suoi illustri prigionieri – incatenati in un
fossato - facendoli appunto divorare dagli afanc.
I mostri – quattro in tutto - verranno però uccisi da ZAGOR
e dagli eroi celtici Dermot
O’Dyna e Finn
Mac Cumhail, capitano
dei Fianna e
promesso sposo di Grainne.
Gli afanc di
quest’avventura sono molto diversi da quelli della tradizione, che
vengono descritti, a seconda delle fonti, come creature simili a
coccodrilli o a castori ricoperti di squame. Quelli zagoriani,
invece, sono una sorta di umanoidi anfibi e ricordano altri mostri
acquatici apparsi nella serie, come il MOSTRO DEL DARK CANAL e gli UOMINI
PESCE.
|
Zagor
e i suoi compagni Finn e Dermot combattono contro gli afanc – ZGR
434, p. 63
|
AKKRONIANI
Compaiono
nella storia Hellingen!
(G. Nolitta [sog.&scen.] – G. Ferri e F. Bignotti (dis.), nn.
178-182) e sono una razza di malvagi
extraterrestri provenienti dal pianeta Akkron,
sesto in ordine di distanza dalla stella
gigante di Betelgeuse, situata nella
costellazione di Orione, a cinquantamila milioni di miglia dalla
Terra. Macrocefali, con enormi occhi da
insetto e la pelle squamosa, gli Akkroniani
vengono contattati dal più acerrimo nemico di ZAGOR,
Hellingen per
l’appunto.
|
Zagor n. 179, giugno 1980. Disegno di Ferri. |
|
Zagor
e Cico vedono per la prima volta un Akkroniano – ZGR 180, p. 36
|
Il diabolico scienziato ha scoperto
la loro esistenza attraverso il potente apparecchio radio di Skylab,
l’osservatorio meteorologico dove il governo americano lo ha
rinchiuso, allo scopo di sfruttare le sue straordinarie capacità
mentali. Giunti sulla Terra a bordo di un enorme disco volante, gli
Akkroniani liberano
Hellingen, uccidendo i
soldati e gli scienziati di Skylab
con le loro pistole a raggi, in grado di mummificare all’istante
qualsiasi creatura terrestre (gli alieni, invece, sono invulnerabili
a questi raggi, così come lo sono a tutte le comuni armi prodotte
dall’uomo). Su ordine
di Hellingen – che
ha stretto alleanza con il loro capo Daimon
–, gli Akkroniani
rapiscono ZAGOR e
CICO, portandoli nella
colonia che hanno
installato sul monte Naatani.
|
Cico sperimenta sulla propria pelle la potenza delle armi akkroniane – ZGR 180, p. 39
|
|
La colonia akkroniana sul monte Naatani – ZGR 180, p. 42
|
|
Zagor e Cico al cospetto di Hellingen e di Daimon, capo degli Akkroniani – ZGR 180, p. 51
|
Qui il cervello dei Nostri viene condizionato da Hellingen,
che innesta sotto il cuoio capelluto di entrambi un programmatore
mentale. Agendo sotto l’impulso del microscopico apparecchio, lo
Spirito con la Scure
aiuta gli Akkroniani a
catturare i guerrieri Mohawk
di Tonka: gli alieni,
infatti, necessitano di sangue umano per curare le cellule
criptovegetali di cui
sono composti i loro corpi.
|
Hellingen e Daimon osservano i loro prigionieri Mohawks, tenuti in una sorta di letargo artificiale – ZGR 182, p. 21 |
|
Zagor n. 180, luglio 1980. Disegno di Ferri. |
Grazie a CICO,
però, ZAGOR si libera
dal condizionamento e mette in guardia le altre tribù e il
colonnello Perry,
l’ufficiale suo amico
assieme al quale si era recato a Skylab.
Intercettato da una pattuglia akkroniana sul monte Naatani,
ZAGOR precipita in un
crepaccio, ma viene salvato da Keokuk,
un vecchio stregone Mohawk
che vive nelle viscere della montagna assieme al suo giovanissimo
discepolo Akoto.
Ultimo custode del gran
segreto del monte Naatani, Keokuk
racconta al Nostro la storia dell’eroe rosso
Rakum, il quale,
un secolo prima, era riuscito a respingere la precedente invasione
akkroniana. Rakum,
anch’egli uno stregone Mohawk,
aveva costruito, oltre a uno speciale scudo capace di neutralizzare i
raggi delle pistole aliene, un arco e delle frecce che
si erano rivelate letali per gli invasori.
Attraverso un rito magico – che costa la vita a Keokuk
- la mummia di Rakum,
conservata nel pozzo glaciale
(il punto più profondo della montagna), si rianima e consegna le sue
armi magiche a ZAGOR.
Grazie a esse, l’eroe riesce ad avere la meglio sugli Akkroniani,
che abbandonano nuovamente il nostro pianeta a bordo della loro
astronave.
|
Le implacabili sentinelle akkroniane inseguono Zagor – ZGR 182, p. 5
|
|
Keokuk mostra a Zagor le pitture rupestri che immortalano la vittoria di Rakum sugli Akkroniani – ZGR 182, p. 32
|
|
Zagor uccide gli Akkroniani con le armi di Rakum – ZGR 182, p. 61 |
A questo punto, ZAGOR
costringe Hellingen a
liberare i Mohawk, i
quali distruggono le installazioni akkroniane. Sopraggiunge infine
Perry con i suoi
soldati e CICO; il
colonnello nota che l’unica apparecchiatura aliena rimasta intatta
è una strana cabina piena di comandi, e chiede spiegazioni a
Hellingen. Lo
scienziato, fingendo di voler mostrare il funzionamento della cabina,
vi si rinchiude e dopo alcuni minuti viene investito da una serie di
scariche elettriche che disintegrano il suo corpo.
|
Gli Akkroniani lasciano la Terra, abbandonando Hellingen al suo destino – ZGR 182, p. 69 |
Gli Akkroniani
ritornano ne Il giorno dell'invasione (J. Rauch [sog.&scen.] – G. Ferri
[dis.], n. 600), sempre intenzionati a conquistare la Terra. Mentre, in un
punto del sistema solare, l'intera flotta spaziale di Akkron attende il momento per sferrare l'attacco al nostro pianeta,
una spedizione comandata da Daimon
atterra a Darkwood, in un posto chiamato la Radura
delle Pietre Verdi.
|
Cico viene colpito dallo stesso sasso che ha lanciato contro il muro invisibile - ZGR 600, p. 17
|
|
Gli Akkroniani ritornano a Darkwood - ZGR 600, p. 37
|
Assicuratisi - mediante il programmatore mentale già usato
da Hellingen su ZAGOR - l'obbedienza degli indiani Powhatan e isolata con una barriera invisibile un'ampia porzione di
Darkwood, gli Akkroniani catturano
lo Spirito con la Scure e CICO, nonché i capi delle varie tribù.
Prima di riprendere i sensi, l'eroe – che è stato portato sul ponte di comando
dell'astronave akkroniana e immobilizzato su una sorta di tavolo metallico - fa
un sogno nel quale, in una Darkwood ridotta a una landa desolata, gli compare il già citato Akoto, ultimo custode delle armi sacre di Rakum. Morto ormai da diversi anni, Akoto dice al Nostro che solo lui può impedire la distruzione della
foresta. La strana visione viene compresa in pieno da ZAGOR solo quando Daimon
gli mostra, attraverso un monitor, il dispositivo con il quale egli intende
appunto distruggere Darkwood: un
ordigno in grado di annientare ogni forma di vita nel raggio di parecchie
centinaia di miglia.
|
Daimon stordisce Zagor con la sua pistola a raggi -
ZGR 600, p. 38 |
|
Zagor prigioniero sul ponte di comando
dell'astronave akkroniana - ZGR 600, p. 41 |
A trasportare i pezzi della terribile bomba,
dall'astronave madre della flotta akkroniana alla radura, sono i Powhatan, per mezzo di un portale di
teletrasporto. Proprio mentre è in corso l'assemblaggio dell'ordigno, Daimon e i suoi soldati si accorgono
che un gruppo di guerrieri pellerossa si sta avvicinando alla radura. Attivando
i dispositivi di sicurezza piazzati intorno alla zona e lanciando alcuni
micidiali droni, gli alieni fanno strage dei suddetti guerrieri. L'orrenda
carneficina scatena la rabbia di ZAGOR,
che riesce a liberarsi e ad impossessarsi di una pistola a raggi, con la quale,
prima di venire stordito dai suoi nemici, danneggia il quadro di controllo dei
droni, salvando così i pochi indiani ancora in vita.
|
Gli alieni lanciano i loro micidiali droni contro i
guerrieri indiani - ZGR 600, p. 53 |
Dopo aver sognato Rakum e nuovamente Akoto (il quale gli dice che le armi
sacre sono niente, senza la mano che le impugna), l'eroe si sveglia e
scopre di essere collegato a una sonda mentale. Daimon gli spiega che lo hanno catturato perché vogliono sapere da
lui il segreto delle armi sacre: gli
alieni, infatti, hanno riprodotto le frecce e lo scudo di Rakum con gli stessi materiali degli originali, ma queste repliche
si sono rivelate innocue. Il tentativo di carpire tale segreto dalla mente di ZAGOR non porta però a nessun risultato;
pertanto, Daimon pone al Nostro un
ultimatum: se non parlerà, CICO
verrà ucciso davanti ai suoi occhi. In realtà, neanche ZAGOR conosce il suddetto segreto, ma, dopo aver riflettuto sulle
parole che Akoto gli ha detto nel
sogno, finge di cedere all'ultimatum e chiede di essere liberato, con la scusa
di dover controllare personalmente le repliche prodotte dagli Akkroniani. Tra queste, vi è anche una
lancia, la cui punta è stata ricavata dalla medesima pietra lavica delle letali
frecce di Rakum. Daimon ordina a un soldato di dare
l'arma allo Spirito con la Scure, e chiede a quest'ultimo qual è stato
l'errore da essi commesso nel fabbricarla. Il
vostro errore, Akkroniano… è stato quello di pensare che siano state queste
armi a uccidervi… e non la mano di chi le impugnava!, risponde ZAGOR, scagliando la lancia contro uno
degli alieni, che muore all'istante.
|
Zagor alla riscossa! - ZGR 600, p. 83 |
Approfittando del disorientamento di Daimon e compagni, l'eroe s'impossessa dell'arco e delle frecce, con le quali uccide, uno dopo l'altro, i suoi avversari. Daimon riesce però a fuggire e, dopo aver fatto attivare la bomba, raggiunge – attraverso il teletrasporto – l'astronave madre. Non sembrano esserci più speranze per ZAGOR e per l'intera Darkwood, ma, all'improvviso, ecco apparire lo spirito di Rakum, il quale attiva subito il teletrasporto. L'eroe non perde tempo e, sollevato il diabolico marchingegno, lo scaglia nel portale, facendolo materializzare nella sopracitata astronave, proprio mentre gli alieni si accingevano a dare inizio all'assalto alla Terra. L'esplosione dell'ordigno distrugge tutta la flotta akkroniana: L'incubo è finito, messicano!.. – dice ZAGOR a CICO, mentre i Powhatan ritornano in sè - …l'incubo è finito!.
|
La provvidenziale apparizione dello spirito di Rakum - ZGR 600, p. 91 |
|
Zagor scaglia nel teletrasporto la bomba, pronta a
esplodere - ZGR 600, p. 93 |
|
La terribile fine della flotta akkroniana - ZGR
600, p. 94 |
|
Zagor n. 181, agosto 1980. Disegno di Ferri. |
Sebbene
abbastanza buffi nell’aspetto,
gli Akkroniani sono
indubbiamente tra i più temibili avversari che ZAGOR
ha dovuto affrontare nel corso della sua lunga saga. L'eroe, soprattutto in Hellingen!, è impotente
davanti alla sofisticata tecnologia di cui essi dispongono,
che rappresenta di sicuro uno degli elementi di maggior interesse
della storia. Oltre alle famigerate pistole a raggi e alla
spettacolare astronave aliena, bisogna citare l’invisibile quanto
impenetrabile barriera che chiude la caverna in cui ZAGOR
e CICO vengono tenuti
prigionieri e l’apparato propellente che
consente alle sentinelle akkroniane di volare. Degni
di nota, inoltre: il
traduttore simultaneo, un apparecchio che gli alieni tengono intorno
al capo e che azionano mediante un bottone posto sulla cintura; la
grande cupola dove i Mohawk
catturati sono tenuti in
stato letargico;
e, ovviamente,
il modulatore
macromolecolare a campo ionizzato,
ovvero la cabina di teletrasporto in cui Hellingen
scompare, cabina che nel finale dell’episodio viene gettata dai
Mohawk
in un dirupo, ma che ritroviamo intatta e ancora funzionante nelle
seguenti storie: Fantacico
(G. Nolitta [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], Speciale Cico n.
5); Il
ritorno di Hellingen (T.
Sclavi [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 275-280); Hellingen è vivo! (M. Boselli [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn.
376-379), dove è presente pure un’astronave akkroniana; e Resurrezione! (M. Burattini
[sog.&scen.] - M. Verni e G. Sedioli [dis.], nn. 602-605).
|
Cico
ha fame, ma
la cucina akkroniana gliela fa passare –
ZGR 180, p. 92
|
|
Zagor n. 182, settembre 1980. Disegno di Ferri. |
Tornando a Hellingen!, bisogna aggiungere che
in essa gli Akkroniani si fanno ricordare anche per le spassose gag di cui sono protagonisti
assieme all’impagabile CICO.
Come dimenticare lo sconcerto dell’affamato messicano quando uno di
questi extraterrestri gli porta prima un concentrato di tacchino
sotto forma di pillola, poi un’enorme siringa contenente brodo?
Ecco l’alimento, terrestre rotondo…
- gli dice l’alieno – Razione abbondante
proprio come volevi …Preferisci endovenoso o muscolare?
E CICO risponde: No…
Nooooo! Aiuto!!!
Aiut… No…la puntura no! Digiuno! Mi
associo al digiuno di protesta di Zagor…digiuno
totale!.
Assai minore è invece la componente umoristica ne Il giorno
dell'invasione, dove, oltre alla simpatica canzoncina che CICO canta a pp. 11-12, sono presenti
due brevi gag, quasi identiche. Nella prima, il pancione, mentre è a caccia, tenta
di uccidere un cervo con una fucilata; il proiettile, però, viene deviato dalla
barriera invisibile degli Akkroniani.
CICO, allora, si lancia
all'inseguimento dell'animale, ma sbatte a sua volta contro la suddetta
barriera. Sbigottito, il messicano scaglia un sasso sempre contro il muro
invisibile, ma l'oggetto rimbalza e lo colpisce in testa. Nella seconda gag,
contenuta nella sequenza immediatamente successiva, ZAGOR lancia un altro sasso contro la barriera per vedere a che
altezza arriva: il sasso rimbalza e colpisce di nuovo CICO, facendogli un bernoccolo. Acc… dannaz… malediz… ma allora questo affare ce l'ha con me!,
esclama il povero pancione. Gag cichiane a parte, la storia presenta altri
elementi degni d'interesse: l'arrivo degli Akkroniani;
i droni – simili a piccoli ma micidiali dischi volanti - con cui gli alieni si
sbarazzano dei guerrieri pellerossa; i sogni di ZAGOR (nel secondo dei quali c'è anche un'anticipazione della storia seguente: la
comparsa del redivivo Hellingen); la
sua riscossa finale, con l'azzeccato colpo di scena dell'apparizione dello
spirito di Rakum; e infine la
distruzione della flotta akkroniana.
|
Il mutante del film “Cittadino dello Spazio” (Joseph Newman, 1954) |
|
Il Doctor Who (David Tennant) e il Generale Staal
(Christopher Ryan), comandante dei Sontariani, in una foto promozionale di The Poison
Sky (Douglas Mackinnon, 2008). |
Curiosità:
Gli Akkroniani sono
ispirati graficamente a un famoso mostro del cinema di fantascienza
degli anni Cinquanta: il mutante del pianeta Metaluna, che compare
nel film
Cittadino dello spazio (Joseph
F. Newman, 1955). Anche ne Il giorno dell'invasione non mancano
le citazioni. L'idea della bomba nel teletrasporto – ha rivelato lo stesso Jacopo Rauch nel
forum zagoriano SCLS - l'ho
'ripresa' dal grandissimo Doctor Who! L'episodio
in questione è "The Poison Sky", della quarta stagione del nuovo
corso. In esso, la flotta dei Sontariani sta per invadere la terra, e c'è tutta
una scena con un balletto di teletrasportati, nel finale, al termine del quale una
bomba nucleare fa saltare tutta la flotta!. La
sequenza conclusiva – in cui gli spiriti di Rakum e Akoto osservano
da lontano, assieme a Manito-Testa di
Bisonte, la festa che si sta svolgendo nel villaggio dei Mohawk - è un omaggio al finale de Il ritorno dello Jedi (Richard Marquand,
1983), terzo ed ultimo episodio della trilogia originale di Guerre Stellari.
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Zagor n.600, luglio 2015, disegno di Gallieno Ferri
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ALBERI
ABISSALI
Uno
delle tante creature pericolose che ZAGOR
affronta nell’episodio Il popolo delle
caverne (D. Canzio [sog.&scen.] –
F. Donatelli [dis.], nn. 209-212), ambientato nel sottosuolo di
Inaccessible Point, un
remoto angolo della
foresta di Darkwood. Uno di questi insoliti alberi – che hanno un
aspetto avvizzito - aggredisce CICO
con i suoi rami-tentacoli,
ma ZAGOR, a colpi di
scure, glieli spezza e addirittura sradica la pianta dal terreno.
Notando che dalle radici dell’albero fuoriesce del sangue, ZAGOR
capisce che si tratta di un organismo metà vegetale metà animale,
e, per averne conferma, lancia contro un altro di essi un grosso
sasso, che viene subito afferrato dai rami e ingoiato da una sorta di
bocca che si apre nella parte superiore del tronco.
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Zagor n.210, gennaio 1983. Disegno di Ferri. |
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Cico
viene attaccato da uno dei voraci vegetali – ZGR 210, p. 56
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Vicino agli
alberi abissali scorre
un fiume ribollente di vapori (CICO,
che poco prima vi è finito dentro, ha detto di sentirsi, dopo che
ZAGOR l’ha
recuperato, come un pesce lesso);
l’eroe ve ne getta uno, e poiché galleggia, vi monta sopra assieme
al messicano, usando uno dei rami come pagaia. Gli alberi
abissali non sono gli unici vegetali
assassini apparsi nella saga (vedi PIANTE CARNIVORE, MORTE VERDE), ma di sicuro sono gli unici che, da
temibili predatori,
vengono trasformati in mezzi di locomozione, o meglio: di
navigazione.
Curiosità: La principale fonte d’ispirazione de Il popolo delle caverne è il celebre romanzo di Jules Verne, Viaggio al centro della Terra (1864). La suddetta opera, portata più volte sul grande schermo, ha ispirato inoltre una memorabile storia di Tex: Le terre dell'Abisso (G. L. Bonelli [sog.&scen.] – A. Galleppini [dis.], nn. 47-48).
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Zagor
sradica la pianta assassina – ZGR 210, p. 57
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Gli
alberi abissali non disdegnano neanche le pietre – ZGR 210, p. 58
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Locandina originale di Viaggio al centro della Terra (Henry Levin,
1959). A dispetto dei rozzi effetti speciali, quella di Levin è la
migliore, nonché la prima, trasposizione cinematografica del romanzo di
Verne. |
AMEBA
GIGANTE
La
più bizzarra creatura di Viaggio senza
ritorno (G. Nolitta [sog.&scen.] –
S. Pini [dis.], nn. 170-172), storia ad alto tasso di mostruosità.
La comune ameba, come
si legge a p. 77 del n. 171, è
un protozoo, ovvero un essere formato da una sola cellula… …che
ha […] la
possibilità di scindere la sua massa in varie parti… …e di
digerire con speciali succhi gastrici qualsiasi cosa abbia ingerito.
L’ameba
gigante uccisa da
ZAGOR vive in una zona
inesplorata
del Tennessee, che il nostro eroe e l’inseparabile CICO
stanno attraversando
assieme ai vichinghi di re Guthrum (vedi
LICANTROPI DI NUOVAVITA).
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Zagor n. 171, ottobre 1979. Disegno di Ferri. |
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L’ameba
gigante attacca il vichingo Bjorg – ZGR 171, p. 74
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Bjorg
viene inghiottito dal mostruoso protozoo – ZGR 171, p. 75
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Vittima del mostro è proprio uno
dei guerrieri scandinavi, Bjorg,
il quale - entrato in uno stagno per recuperare la borraccia di CICO
(terrorizzato da qualcosa, simile a una faccia, che ha visto
nell’acqua) - viene inghiottito vivo dall’enorme protozoo. Per
salvare il malcapitato, lo Spirito con la
Scure e gli altri vichinghi vanno all’assalto
dell’ameba, ma le
loro armi non recano alcun danno alla massa gelatinosa della
creatura. ZAGOR
intuisce allora che l’unico punto vulnerabile della creatura è il
suo occhio (in realtà,
il nucleo del protozoo) e, buttatosi letteralmente nel
corpo dell’ameba,
colpisce ripetutamente il suddetto occhio
con la sua scure, fino a quando il mostro si
affloscia privo di vita. I vichinghi aprono infine, con i loro
pugnali, la gelatina omicida
(come la chiama Guthrum),
ma il povero Bjorg
viene ritrovato morto.
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Zagor
e i guerrieri di Guthrum all’assalto del mostro – ZGR 171, p. 77
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Lo
Spirito con la Scure riesce finalmente a uccidere l’ameba gigante -
ZGR 171, p. 81
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La
comune ameba
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ARMATURA
ANIMATA
Compare
in Hellingen è vivo!
(M. Boselli [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 376-379) e
viene guidata a distanza, tramite un macchinario elettronico, dallo
scienziato pazzo. Quando Heyoka,
guerriero contrario
Mandan,
penetra nel castello di Hellingen
per liberare l’amata Liya,
l’armatura –
che impugna una grossa spada - lo attacca di sorpresa. Il pellerossa
riesce però a
schivare i suoi fendenti, e, con il suo tomahawk,
prima la decapita,
facendogli saltare l’elmo; poi la disarma e, con un calcio, la fa
infine precipitare dallo stesso balcone da cui lui era entrato.
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Zagor n.378, gennaio 1997. Disegno di Ferri. |
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Guidata
da Hellingen, l’armatura animata si accinge ad attaccare Heyoka –
ZGR 378, p. 77
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Il
valoroso pellerossa si sbarazza facilmente del demone
ricoperto di ferro –
ZGR 378, p. 78
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AUTOMI
DI HELLINGEN
Fanno
la loro comparsa nelle storie L'eredità di Hellingen (M.
Burattini [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 601-602) e
Resurrezione! (M. Burattini
[sog.&scen.] - M. Verni e G. Sedioli [dis.], nn. 602-605), e
sono di due tipi: quelli con sembianze indiane, programmati per
eliminare ZAGOR; e quelli, di nuova generazione, con cui
Hellingen mira a sottomettere tutta l'umanità (o meglio: solo
gli uomini di razza bianca, giacché per i neri, i gialli e i rossi è
previsto direttamente lo sterminio). I primi, al pari dei secondi,
non sono stati, in verità, realizzati dallo scienziato pazzo, bensì
dagli AKKRONIANI, che se ne sono serviti, come leggiamo
nell'ultimo dei tanti flashback presenti in Resurrezione!,
per costruire la loro base nelle viscere del
Monte Naatani. Perché
li avete fabbricati con l'aspetto di pellerossa?, chiede –
sempre nel suddetto flashback – Hellingen a Daimon,
il quale risponde: Per poterli inviare come spie fra gli abitanti
della foresta più a valle …in modo da controllare la situazione,
attraverso i loro occhi, senza destare sospetti. Ma ormai sono
praticamente inutili, avendo già svolto la loro funzione… e per il
lavoro della nostra base ci serviamo di modelli senza aspetto umano.
Fattosi spiegare il funzionamento degli automi, Hellingen
apporta di nascosto delle modifiche ai sopracitati automi,
inserendo nel loro cervello un preciso comando: cercare e uccidere
ZAGOR.
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Zagor n. 601, agosto 2015. Disegno di Ferri |
Ho lavorato – pensa il mad doctor –
in modo che, in mancanza di nuovi interventi, fra dieci anni
esatti si attivino uno a uno ed escano dalla base per realizzare la
loro missione!... …Se quel selvaggio avesse trovato il modo di
mettermi di nuovo il bastone fra le ruote e fosse ancora vivo, e io
no, avrò comunque la mia vendetta!. Realizzata questa prima fase
del suo piano, Hellingen passa poi a modificare la
programmazione degli automi usati dagli AKKRONIANI come
operai. Lo scienziato non solo li perfeziona nell'aspetto e nelle
funzionalità, ma dà loro l'incarico di costruire - anche in
automatico, quindi pure in sua assenza, allestendo addirittura da
soli il laboratorio in cui lavorare - nuovi modelli. Questi ultimi
sono appunto gli automi del secondo tipo, quelli con i quali
Hellingen vuole conquistare il mondo.
Ma
cominciamo dall'inizio di questa mini-saga. Trascorso quasi un
decennio da quanto narrato nel succitato flashback, gli alieni –
come si legge ne Il giorno dell'invasione, cui le due
storie in questione sono strettamente collegate – ritornano,
assetati di vendetta, a Darkwood, ma vengono di nuovo sconfitti da
ZAGOR. Tuttavia, il ritorno degli AKKRONIANI causa il
risveglio delle macchine che loro stessi avevano costruito: sia
quelle che, come la cabina, erano state trasportate nella base di
Altrove per essere studiate; sia quelle della già menzionata
base segreta. Queste ultime attivano a loro volta, e in anticipo
sulla data stabilita da Hellingen, gli automi con sembianze
indiane.
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Zagor
si scontra con il primo dei guerrieri indiani programmati per
ucciderlo - ZGR 601, p. 26
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Zagor
scopre che gli invulnerabili guerrieri pellerossa sono in realtà
automi - ZGR 601, p. 76
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Il primo di essi a entrare in funzione, esce dalla
montagna e va subito alla ricerca di ZAGOR, non esitando a
uccidere tutti coloro che non vogliono dirgli, o semplicemente non
sanno dirgli, dove si trova il Nostro. Tra questi, vi sono una
famiglia MicMac e alcuni cacciatori Oneida. Anche Tonka
rischia di finire vittima dell'implacabile automa, ma si salva grazie
all'inaspettato intervento dell'eroe, il quale crede di dover
combattere contro un indiano in carne e ossa. Al momento, infatti,
ZAGOR nemmeno sospetta che dietro al suo misterioso avversario
– dotato di una forza impressionante e invulnerabile ai proiettili
- ci sia in realtà Hellingen. Al
termine di un duro combattimento, lo Spirito con la Scure
riesce a sconfiggere l'automa, facendolo precipitare nelle
sabbie mobili. Seguendo poi le tracce del suo aggressore, ZAGOR
scopre che esso proveniva dal monte Naatani, e decide di
recarsi sul posto. Lungo il cammino, il Nostro salva la vita a un
bambino Oneida di nome Yapeha, l'unico sopravvissuto
della strage compiuta dal robot hellingeniano (nella quale è morto
anche il padre del piccolo). Assieme a Yapeha, ZAGOR
riprende il cammino e s'imbatte in una spedizione guidata da un
militare di sua conoscenza, il tenente Shooter. Con lui vi
sono due scienziati di Altrove, il dottor Kant e il
professor Hubbard, il quale informa l'eroe di quanto avvenuto
nella loro base, ossia l'improvvisa attivazione delle macchine
akkroniane.
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Un
automa indiano insegue il piccolo Yapeha nelle viscere del Monte
Naatani - ZGR 601, p. 88
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Zagor n. 602, settembre 2015. Disegno di Ferri |
Visto che il fenomeno non si è interrotto, abbiamo
deciso di venire a controllare se qualcosa del genere sta succedendo
anche sul monte Naatani!, dice Kant a ZAGOR, che
osserva: Però… se non ricordo male, l'ingresso alle caverne
dov'era il grosso della base degli Akkroniani, fu sigillato facendoci
franare sopra delle pietre con l'esplosivo. Il tenente Shooter
risponde: E' così… ma siamo venuti con l'occorrente per
riaprirlo! Abbiamo portato con noi tanta polvere da sparo quanto
basta a farci strada verso quella grotta. In quel preciso
momento, un altro automa pellerossa fa la sua comparsa.
Credendo che si tratti dello stesso indiano di prima, ZAGOR lo
affronta da solo e riesce a farlo saltare in aria assieme ai
sopracitati barilotti di esplosivo. Scopre così che il guerriero
pellerossa è per l'appunto un robot, e intuisce che dietro a tutto
questo c'è lo zampino di Hellingen. Due giorni dopo, la
spedizione arriva sul Naatani e nota subito la frana che cela
l'ingresso della base akkroniana. L'unico modo per arrivare nei
sotterranei è infilarsi in un pertugio, che però è troppo stretto
per il corpo di un adulto. Non lo è invece per il piccolo Yapeha,
il quale, prima che ZAGOR possa impedirglielo, s'intrufola
nella fessura e raggiunge il laboratorio dove sono in funzione le
macchine akkroniane. Qui, l'indianino si trova davanti uno dei
pellerossa robot, che lo insegue minaccioso, domandandogli: Dov'è…
Za-gor-te-nay? Devi dirmi dov'è!. Yapeha riesce ad
arrivare al pertugio da cui è entrato, attraverso cui raggiunge
l'esterno, dove l'aspetta ZAGOR.
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Penetrato
nel laboratorio sotterraneo, Zagor osserva, sorpreso, gli altri
automi indiani - ZGR 602, p. 13
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Zagor n. 603, ottobre 2015. Disegno di Ferri |
Il piccolo è convinto che il
suo inseguitore non potrà fare altrettanto, ma si sbaglia: l'automa
infatti, spostate con facilità le pietre, sbuca dalla frana,
avventandosi subito contro l'eroe. Questi capisce finalmente che
esistono più esemplari di robot e che l'unico modo per fermarli è
raggiungere il laboratorio sotterraneo. Benché inseguito dal suo
spietato avversario, ZAGOR riesce a penetrare nel suddetto
laboratorio, dove, adagiati in alcune nicchie, vi sono un'altra
decina di automi. Uno di essi si risveglia e attacca il
Nostro, il quale, giocando d'astuzia, fa però in modo che il suo
assalitore colpisca l'atro automa, sopraggiunto nel frattempo.
ZAGOR fracassa poi, a colpi di scure, il pannello che
controlla tutti i macchinari del laboratorio. Anche stavolta, l'eroe
usa l'astuzia, facendo sì che sia l'automa stesso a
distruggere il succitato pannello e di conseguenza a distruggere sé
medesimo e gli altri suoi simili. Il danno arrecato alle macchine dà
luogo a una serie di esplosioni che generano un
vapore incandescente, ma ZAGOR, dopo varie peripezie,
riesce a mettersi in salvo. Come gli spiega però, quella sera
stessa, il professor Hubbard, gli automi e gli altri
macchinari akkroniani non sono distrutti definitivamente, essendo
capaci di autoripararsi: è quanto infatti accade in quel preciso
momento. Hubbard si lascia sfuggire che Hellingen è
tornato in vita, e ciò spinge un furibondo ZAGOR a mettersi
subito in viaggio per Philadelphia, dove ha sede Altrove.
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Zagor n. 605, dicembre 2015. Disegno di Ferri. |
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Su
ordine di Hellingen, il dottor Kant viene ucciso da uno degli automi
di nuova generazione - ZGR 605, p. 11
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Giunto nella suddetta città, l'eroe incontra gli agenti di Altrove
Roberts e Jesse, il quale, oltre a rivelargli appunto
che Hellingen è risorto, o meglio: il suo clone, lo conduce
nei sotterranei della base – dove poco dopo giungono anche tre
ufficiali dell'esercito americano: il generale Nolan, il
colonnello Yard e il capitano Xavier - e gli fa
incontrare il suo acerrimo nemico, rinchiuso in una cella. Hellingen
rivela allo Spirito con la Scure che, dieci anni prima, non
sapendo dove e quando sarebbe stato clonato, aveva per l'appunto
programmato gli automi con sembianze indiane in modo che, a
tempo debito, si attivassero da soli e iniziassero, uno dopo l'altro,
a dargli la caccia. ZAGOR tenta invano di convincere il
generale Nolan, che intende utilizzare gli automi del
mad doctor a fini militari, a non fidarsi di Hellingen,
ma, per tutta risposta, il capitano Xavier, puntandogli contro
la sua pistola, ordina a ZAGOR di uscire immediatamente dai
sotterranei. L'eroe si ribella e, al termine di un breve ma duro
scontro, tramortisce tutt'e tre gli ufficiali; non fa in tempo, però,
a impedire a Quaritch – un giovane scienziato di Altrove
che nutre grande ammirazione per Hellingen (sebbene questi
abbia ucciso davanti ai suoi occhi il suo maestro, il professor
Scully) – di iniettargli nel braccio un potente narcotico.
La sera del giorno dopo, il generale Nolan ordina ai suoi
uomini di condurre ZAGOR nel carcere militare di New Castle,
ma Roberts e Jesse, con l'aiuto di CICO
(arrivato a Philadelphia qualche ora prima), liberano il Nostro e,
attraverso un passaggio segreto, raggiungono Altrove assieme a
lui.
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Hellingen
rivela a Zagor di voler conquistare gli Stati Uniti servendosi dei
suoi formidabili automi - ZGR 605, p. 18
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Il
mad doctor racconta allo Spirito con la Scure quando, dieci anni
prima, Daimon gli mostrò
gli automi con sembianze indiane - ZGR 605, p. 23
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Entrati nei sotterranei, i quattro scoprono che, grazie alla
complicità di Quaritch, Hellingen è fuggito, non
prima però di aver ucciso Yard e Xavier e ferito
Nolan. Quella notte stessa, ZAGOR e i suoi amici
lasciano Philadelphia in direzione del Monte Naatani: è lì
infatti che Hellingen e Quaritch si sono diretti a loro
volta. Il giorno seguente, mentre i Nostri sono ancora in viaggio, il
mad doctor arriva a destinazione con il suo complice e trova
già pronti all'uso gli automi di nuova generazione. Giunta la
notte, Hellingen scatena i suoi terribili robot contro la
spedizione di Hubbard e Kant: tutti i soldati, compreso
il tenente Shooter, vengono uccisi; i due scienziati, invece,
sono fatti prigionieri e condotti nella base akkroniana del Naatani.
Qui Hellingen innesta nella nuca di Kant un
programmatore mentale, in modo che costui attiri in trappola
ZAGOR e compagni. Infatti, i Nostri (ai quali si sono uniti
Tonka e i suoi guerrieri), raggiunti da un lacero e
terrorizzato Kant, che dice loro di essere riuscito a fuggire,
non sospettano l'inganno e seguono lo scienziato sul Naatani.
Mentre il resto del gruppo rimane in superficie, ZAGOR e Kant,
in compagnia di Tonka e di un guerriero Mohawk,
penetrano nella base e, con loro grande sorpresa, trovano Hellingen
già ad attenderli. Lo Spirito con la Scure e Tonka
vengono catturati dagli automi del mad doctor (lo
stesso dicasi di CICO, Roberts e Jesse); Kant
(che non è più utile a Hellingen), il suddetto guerriero e
gli altri Mohawk vengono invece uccisi.
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Modificati
da Hellingen, gli automi operai costruiscono gli automi di nuova
generazione - ZGR 605, p. 26
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Gli
automi indiani stringono Zagor in una morsa - ZGR 605, p. 50
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Rinchiusi i compagni
di ZAGOR e Hubbard in speciali celle con le sbarre
elettriche, Hellingen fa trasportare il Nostro nel laboratorio
e lo imprigiona all'interno di una sfera di energia. Il mad doctor
rivela quindi all'eroe i suoi folli piani di conquista (Il mio
esercito è inarrestabile!... Contro fucili e baionette, i
miei guerrieri d'acciaio possono vincere anche usando soltanto le
loro braccia! […] Di fronte a degli automi che impugnano le
armi degli Akkroniani, di cui ci sono molti depositi nascosti…
…anche i cannoni saranno inutili! Quale muro o palizzata potrebbe
fermarli? […] Per anni ho studiato il modo di far governare
il mondo a una razza superiore, di cui io sarei stato il capo! […]
Perfezionerò le mie creature metalliche arrivando a dotarle di
intelligenza superiore a quella della specie umana, come la mia… ma
programmata in modo tale da dovermi obbedienza e adorazione!) e
gli racconta come è riuscito a modificare gli automi con le
sembianze indiane ed a fabbricare quelli di nuova generazione.
Prima di stordirlo aumentando l'intensità dell'energia della sfera,
il mad doctor dice a ZAGOR di voler liberare
l'Hellingen originale dall'inferno in cui è stato rinchiuso
dal demone WENDIGO. Poco dopo, ZAGOR, ripresi i sensi,
si ritrova all'esterno, circondato dagli automi pellerossa;
Hellingen, che ha imprigionato nella sfera di energia CICO
e gli altri, assiste alla scena attraverso un monitor. Consapevole di
non avere speranze contro i numerosi robot, ZAGOR fugge e,
prima che i suoi avversari riescano a raggiungerlo, penetra nella
caverna dove si trova la mummia di Rakum, l'eroe rosso
(vedi AKKRONIANI), proprio il luogo da lui sognato pochi
giorni prima.
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Disattivati
a distanza da Quaritch, gli automi crollano al suolo uno dopo l'altro
- ZGR 605, p. 52
|
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Lo
spietato cyborg di Terminator
(James Cameron, 1984)
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Riflettendo su questo sogno, ZAGOR comprende che
si è trattato di una premonizione inviatagli da Kiki Manito
e, raggiunta la suddetta mummia, afferra il pugnale magico di Rakum
e, bagnata la lama con il suo sangue, evoca WENDIGO. A questo
punto, nel laboratorio di Hellingen si materializza un vortice
dal quale compare il demone del male: E così… tu
vorresti liberare il vero Hellingen, il mio prigioniero?,
dice costui al mad doctor. Quest'ultimo, terrorizzato
dall'inattesa apparizione, viene trascinato dentro il vortice, che si
richiude subito dopo. Intanto, nella caverna di Rakum, gli
automi hanno ormai circondato ZAGOR, che sembra non avere via
di scampo. Uno degli indiani robot aggredisce l'eroe, ma, un istante
dopo, esso si blocca e crolla a terra. Lo stesso succede agli altri
automi: Roberts, infatti, è riuscito a convincere
Quaritch a fermare i guerrieri di Hellingen (nonché
gli automi di nuova generazione) in modo da rimediare in parte
alle sue colpe. Lasciata la base (che, dice Roberts, verrà
distrutta con l'esplosivo così che da essa non possa più uscire
nessuna minaccia per il mondo), CICO e gli altri si
ricongiungono finalmente con ZAGOR.
Prima
di passare al paragrafo Curiosità, c'è da aggiungere che in
Resurrezione!, in un flashback relativo al passato del
mad doctor, compare anche un altro automa (vedi GOLEM II), di dimensioni maggiori rispetto a quelli già menzionati,
ma, al contempo, dall'aspetto più retrò, trattandosi del primo
robot hellingeniano in assoluto. Ancora un prototipo, insomma,
sebbene già formidabile.
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Nathan Never n. 1, giugno 1991. Disegno di Castellini |
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La
vignetta della storia Lo
spettro del passato citata
nella copertina dell'albo n. 605 - ZGR 41, p. 10
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Curiosità:
Gli automi di Hellingen – sia quelli con sembianze indiane
che quelli di nuova generazione - ricordano in parte il cyborg
interpretato da Arnold Schwarzenegger in Terminator
(James Cameron, 1985) e Terminator 2 – Il giorno del giudizio
(James Cameron, 1991). La copertina del n. 601 (L'eredità di
Hellingen) richiama molto, invece, la cover del primo
numero di Nathan Never ed è effettivamente – ha
scritto Burattini nel suo blog - un “omaggio” voluto (sia pure
con tutte le differenze del caso) alla fantascienza rappresentata
dall’Agente Alfa, che ha avuto comunque molti altri precedenti
bonelliani (un esempio su tutti, il Judok di
Bonelli padre e Giovanni Ticci) e che in cento occasioni ha
contaminato anche le tavole di Zagor. Se dunque Nathan viene dopo
Zagor, anche Zagor può venire dopo Nathan, in un gioco di specchi e
di rimandi. La cover del n. 605 (Finale di partita)
cita a sua volta un'altra storia zagoriana con Hellingen, Lo
spettro del passato (G. Nolitta [sog.&scen.] – F.
Donatelli [dis.], nn. 39-41), per la precisione la
prima vignetta di p. 10 del n. 41
(Vittoria).
Massimo Capalbo
Gran lavoro, aspetto il seguito, complimenti!
RispondiEliminaMoreno Burattini
E' un piacere averti con noi, Moreno!
EliminaGrazie, Moreno.
RispondiEliminaPensando al fatto che, Zagor e Mister No, sono i miei personaggi preferiti, non potrei chiedere di più all'autore! Grandi complimenti!
RispondiEliminaTi ringrazio, Franco.
RispondiEliminaQuanto vorrei su carta questo lavoro, Francesco pensaci..
RispondiEliminaQuanto lo vorrei anch'io! :-)
RispondiEliminaChe emozioni! ^^ Non capisco perché "Viaggio senza ritorno" sia alquanto sottovalutata. Forse anche a causa dei disegni di Spegna (qui da profano alla sua miglior prova secondo me). Iinizia in maniera bonaria e leggera con il ritorno del mitico Guthrum e dei suoi per poi nel secondo albo rivelarsi più dramamtica e fantastica con il culmine nel terzo albo per vedere ciò che attende i nostri alla meta! Nolitta alla sua penultima prova sulla serie fa vivere un' ultima trasferta ai nostri sbizzarrendosi e divertendosi nel creare un' avventura che non sarà "Odissea americana", e non vuole esserlo, ma è coinvolgente, paurosa e divertente! ^^
RispondiEliminaMi ha stupito leggere che "Ombre su darkwood" sia controversa quanto "Incubi"! °_O Qui Bonelli fa i salti mortali o quasi nel recuperare il mad doctor e, come scritto, ridargli la sua solita caratterizzazione con sempre il suo obbiettivo creare caos negli states grazie alla scienza, sua e degli akroniani. Quanto leggo di personaggio snaturato rimango un po basito onestamente. C' è chi storce su Wendigo, ma dopo che
SPOILER la parte buona se ne n' è andata con Kiki Manitu, quella cattiva con chi doveva andare. Un deus ex machina per far tornare l' anima di Hellingen ci doveva essere. FINE SPOILER
Un po sprecato Ben Stevens e la storia ingrana a tutta con il secondo albo con Poe e la scena al culb (un piccolo gioiellino) fino all' emozionante ed incalzante finale!
Qui Bonelli ha voluto anche omaggiare Nolitta inserendo mostri d' acciaio, mostri marini e i congegni akroniani per controllare la mente. Anche al vecchio fumetto con la camera che rirpende gli atomi come scritto da "Virus" (forse glie l' ha suggerita il Sergione XD) e un quartier generale come il castello che richiama il film "Frankenstein", ma anche "Topolino e Orazio nel castello incantato" corto animato. ^^ Non sarà tra le migliori di Boselli, però la considero una buona avventura.
Riguardo "Gli eroi del ramo rosso", avventura godibile e coinvolgente che avrei fatto volentieri durare un albo un più, ma... e Kandrax!?! Avventura su di lui senza di lui come già scritto!?! Boh!
Su Titian che dire!?! Un classico! ^^