giovedì 21 ottobre 2021

SULLE TRACCE DI VIVIANE L'INFERMIERA

di Andrea Cantucci

Gli amici di "Dime Web" ben conoscono Andrea "Kant" Cantucci, a lungo ospite dei nostri "Quaderni "Bonelliani prima di trasferirsi sulle pagine della prestigiosa rivista "Fumo di China". Ritorna oggi per proporci la sua recensione al libro "Sulle tracce di Viviane l'infermiera", graphic novel di Pieri & Cryx con l'introduzione di Francesco Manetti, edito da Sbam! Libri. L'albo che potrete trovare in anteprima a LUCCA COMICS 2021 (stand di Sbam! padiglione Napoleone) è già prenotabile sul sito dell'editore. (s.c. & f.m.)



Alla ricerca della cura perduta

Dopo la precedente raccolta di episodi brevi “Viviane l’Infermiera”, Sbam! Libri pubblica il seguito delle avventure, non tanto della procace paramedica titolare della serie, quanto degli arzilli e provocatori vecchietti che erano affidati alle sue cure nella casa di riposo Casa Nova, ora demolita, anzi crollata, perché forse tanto “nova” non era. Ora gli anziani autentici protagonisti della storia risiedono in un nuovo pensionato, Villa Sfiorita, che a giudicar dal nome non deve esser a sua volta tanto nuovo. Ben presto però, come gli autori mostrano in un lungo e rocambolesco flashback, quattro vecchietti evadono spinti dalla degenerativa malattia di uno di loro, il patito di gioco d’azzardo Macao, e dall’esigenza di rintracciare la bella Viviane, che ha lasciato l’ospizio e non si sa che fine abbia fatto, nella bizzarra convinzione che sia l’unica persona in grado di curarlo.

Come si vede, stavolta non si tratta d’una serie di racconti più o meno slegati tra loro, ma di un’unica lunga narrazione incentrata su una ricerca, di una “quest” per dirla all’inglese, un tipo di storia in cui i personaggi sono impegnati a inseguir qualcosa o qualcuno che credono, sperano, auspicano, possa risolvere un qualche grave problema, o sia di grande importanza per loro, qualcosa che a loro manca proprio alla follia insomma, di cui sentono un disperato bisogno per qualche motivo. Famose quest sono quelle del leggendario Sacro Graal, del Tempo Perduto Proustiano, oppure dell’Arca Perduta cinematografica. In questo caso, in modo più prosaico ma anche comprensibile, è la ricerca di una bella ragazza, a cui evidentemente i vecchietti si erano affezionati nonostante i loro modi spesso burberi. Il fatto poi che il motore che innesca la quest sia la malattia d’uno di loro, più che il vero motivo per agire, è il segnale di sbrigarsi a intraprendere la loro ricerca prima che sia tardi, prima che qualche malattia, tra una battuta e l’altra, giunga a portarseli via uno per uno.



È probabilmente significativo, e in parte autobiografico, che la diffusa malattia che colpisce Macao sia proprio quella di cui è stato vittima un congiunto dello sceneggiatore Filippo Pieri, e purtroppo non solo lui… ma su questi fatti e ispirazioni private non è il caso di dire altro, se non che a volte l’umorismo può essere usato per sdrammatizzare ed esorcizzare certe tristi vicende personali, per non perdere del tutto la voglia di sorridere.

A parte l’improbabile guarigione miracolosa del loro amico, cosa cercano dunque i vecchietti della storia (tra cui, al posto di Macao, c’è ora l’arzillo non vedente Novid), quando quattro di loro a bordo di una rombante auto rubata abbandonano l’ospizio per buttarsi a capofitto in un’avventata e incosciente avventura? Che gli autori ne fossero o meno consapevoli nel realizzare la storia, è evidente che, nell’inseguire disperatamente quella bella ragazza, che più d’ogni altro inserviente aveva avuto particolare cura di loro, ciò che gli anziani scapestrati stanno realmente cercando di ritrovare è la loro giovinezza perduta… Infatti perdono per strada uno di loro, appena ha l’occasione di dimostrare la propria ancor valida prestanza fisica con l’altro sesso…

E forse è solo una coincidenza, ma il nome dell’ex-infermiera Viviane, che nella radice evoca il verbo vivere, era stato quello di una fata dei poemi cavallereschi del ciclo bretone arturiano. La Viviane letteraria circuiva a sua volta un personaggio anziano come mago Merlino, facendolo illudere d’essere tornato giovane grazie alle sue virtù muliebri. Rispetto a quella ambigua e subdola dei poemi antichi, la semplice Viviane del fumetto è una ragazza molto più candida, ma come nome di un’affascinante creatura da rintracciare è comunque molto azzeccato, un nome di per sé magico che può ben spingere i vecchietti a insistere nella ricerca, attribuendo a una semplice infermiera, solo perché gentile, giovane e bella, quasi delle virtù taumaturgiche da fata.




Forse la storia si sarebbe potuta sviluppare in modi più surreali e poetici, se si fosse scelto di accentuare di più questa possibile chiave di lettura simbolica, ma gli autori hanno invece optato per un certo grado di realismo, pur mitigato e sdrammatizzato in buona parte dall’umorismo di testi e disegni. Così, nonostante le sarcastiche battute da vecchi toscanacci doc che non prendono la vita troppo sul serio, non ci saranno mai molti dubbi sul fatto che gli immaginari poteri curativi delle mani d’una pur amorevole badante, non possano riportar indietro le lancette del tempo e ridonare davvero a qualcuno un po’ della sua giovinezza perduta.

“Sulle Tracce di Viviane”, in fondo, è più che altro la storia di una speranza, quella a cui a volte si attaccano in particolare le persone ormai giunte a una certa ragguardevole età. Che, sul viale del tramonto, la Vita voglia concederci ancora un po’ di respiro e qualche attimo in più di spensierata allegria in compagnia dei nostri pochi veri amici, anziché accanirsi troppo contro di noi… da quella spietata bastarda che è.

Alla fine, nonostante tutto, il momento poetico arriverà, anche con un po’ di tristezza, e si può pensare che certi recenti lutti, sia personali che collettivi, abbiano influenzato abbastanza la sceneggiatura di Filippo, solitamente più impegnato nello sfruttare ogni minimo possibile gioco di parole per tentare di far sorridere, mentre qui pare concentrarsi di più sul dare una certa coerenza ai vari personaggi e alle loro reazioni di fronte al destino avverso, agli ostacoli che devono superare e infine all’inesorabile e inevitabile fato comune.

Un altro aspetto è quello della vaga satira verso gli intrallazzi politici che coinvolgono la direttrice dell’istituto per anziani, un tipo di affari che dalle nostre parti restano sempre attuali, anche se qui non ci sono legami con precisi fatti reali che permettano di collocar la storia in un periodo preciso, ma è chiaro che non si svolge negli ultimi due anni. Infatti, anche se è stata sicuramente realizzata, almeno in parte, durante l’attuale pandemia, non ci sono riferimenti alla nostra attuale quotidianità fatta di mascherine e code distanziate.



L’unica concessione all’epoca del covid è il nome del personaggio, chiamato Novid nel senso di non vedente, senza però che niente lo colleghi minimamente ai recenti avvenimenti globali. In questo senso forse gli autori hanno perso un’occasione, visto che proprio le case di riposo per anziani sono state al centro di polemiche, per certe sottovalutazioni dei rischi della pandemia, troppo spesso dalle tragiche conseguenze.

Ma forse proprio per questo, nonostante il ben maggiore peso satirico (e la possibile maggior risonanza) che avrebbero avuto dei riferimenti all’attualità di questo tipo, Filippo e Cryx non hanno voluto speculare sulle disgrazie e sui lutti altrui, dimostrando però, se fosse davvero così, di non essere poi così tanto politicamente scorretti come sostenuto nell’introduzione. In effetti, rispetto a certi fumetti underground del passato, anche con degli anziani davvero sordidi e amorali come il Mr. Natural di Crumb, il grado di provocazione di qualche vecchietto ruspante moderatamente cinico e blandamente offensivo, come quelli di questa storia, non è poi così alto, o almeno non lo sarebbe se oggi non vivessimo in un periodo così tanto pieno di rigurgiti moralisti.

Più che la scorrettezza o il bisogno d’essere offensivi ad ogni costo, come possono essere a volte i vignettisti di Charlie Hebdo, la cifra stilistica sia di Filippo che di Cryx, coi suoi disegni asciutti ma efficaci, è solo quella di divertirsi e di sfogarsi un po’, prendendosi qualche piccola soddisfazione tra una vignetta e l’altra dei loro fumetti, come quando si scherza tra amici. Attribuiscono ai loro personaggi anche reazioni esagerate, ma a tal punto da non poter essere prese minimamente sul serio, come quando il Don, da buon vecchio mafioso in carrozzina, spara su chiunque gli rompa i cosiddetti, o gli stia antipatico per qualche altro futile motivo, un potenziale tormentone che sarebbe risultato ancora più divertente se fosse stato reiterato un po’ di più, e che ben si presta a consumare in modo incruento anche qualche piccola e innocua “vendetta” personale.



E perfino quando i nostri autori si permettono di prendere, sempre molto bonariamente, in giro certi ambiti religiosi, non citati proprio in modo del tutto esplicito ma rappresentati abbastanza chiaramente, insieme a una versione opportunamente deformata dei loro simboli sacri, sottintendendo in sostanza la loro più totale malafede e avidità, lo fanno con tale semplicità e candore che, speriamo, a nessuna “Lega Puritana per la Difesa della Fede” potrà venire in mente di proporre, per così poco, dei roghi pubblici delle loro opere…

Sarebbe senza dubbio una reazione ridicolmente esagerata. Ma, a pensarci bene, lo era anche la l’idea che l’esposizione delle grazie, neanche poi esibite più di tanto, della candida Viviane fosse gravemente lesiva per tutte le infermiere. Eppure all’uscita del primo volume, certi moderni bacchettoni l’avevano davvero accusata di essere un’eroina scandalosa al punto di ritenerla offensiva per quell’intera categoria di lavoratrici.

Beh, riguardo a quell’aspetto moderatamente sexy che caratterizzava giusto qualche breve scena del volume precedente, qui non c’è più niente di simile, appena un’altra infermiera più procace e un po’ discinta all’inizio.

Si direbbe quindi che gli autori, forse solo per amore del quieto vivere, abbiano finito per arrendersi a quelle ridicole critiche. O che abbiano solo voluto concentrarsi sulla storia, dimostrando di poter benissimo fare a meno di scene osé. E chissà se siano state anche quelle assurde polemiche, il motivo per cui hanno eliminato la presenza fisica di Viviane da questo secondo volume, trasformandola così in un oggetto del desiderio per certi versi più ambito proprio in quanto creatura lontana e irraggiungibile, almeno fino alla sorpresa finale…


SULLE TRACCE DI VIVIANE L’INFERMIERA

Testi: Filippo Pieri

Disegni: Cristiano Cryx Corsani

Introduzione: Francesco Manetti

Formato: 64 pagine in bianco e nero

Rilegatura: brossurata con bandelle

Editore: Sbam!

Prezzo: € 9,50


Andrea Cantucci


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