lunedì 30 settembre 2019

DIME WEB INTERVISTA IGORT! (LE INTERVISTE LXXI)

a cura di Elio Marracci



Igor Tuveri, in arte Igort, nasce a Cagliari il 26 settembre 1958. Inizia la sua carriera a Bologna sul finire degli anni Settanta, collaborando a numerose riviste italiane - tra cui "Linus", "Alter", "Frigidaire", e straniere. A partire dagli anni Novanta lavora inoltre con le case editrici giapponesi Kodansha, Brutus Magazine House e Hon Hon Do. Nel 1994 espone le sue opere alla biennale di Venezia e nel 2000 fonda la casa editrice Coconino Press. Nel 2002 vede la luce 5 è il numero perfetto, noir napoletano, cominciato a disegnare a Tokyo e ultimato dopo circa 10 anni di elaborazione e riscrittura. Il volume esce simultaneamente in 6 paesi e vince l'anno successivo il premio come libro dell'anno alla Fiera del libro di Francoforte. Diventerà nel corso degli anni l'opera più popolare di Igort.  Fa seguito Fats Waller, in cui si narra la biografia del celebre musicista americano.  Trasferitosi a Parigi comincia la serie "Baobab". Nel 2010 Igort scrive e disegna Quaderni Ucraini, pubblicato nella collana "Strade Blu" di Mondadori. Nel 2011 stampa Quaderni russi cui segue il volume Pagine Nomadi, che coincide con la grande mostra dedicata ai reportage disegnati ospitata dalla Triennale di Milano. Nel 2013 è protagonista del documentario Igort, il paesaggio segreto del regista Domenico Distilo. Nell'ultima metà del 2014 annuncia I quaderni giapponesi, che racconta gli anni dell'autore trascorsi in terra nipponica ed esce a Lucca Comics nel 2015; nel dicembre dello stesso anno viene pubblicato Nostalgia da Edizioni Oblomov. Nel 2016 vede la luce per Einaudi Gli assalti alle Panetterie, un volume scritto da Haruki Murakami e illustrato con gli acquerelli del fumettista sardo. Nel febbraio 2018 viene nominato direttore editoriale di "Linus" e, nel luglio dello sesso anno, è presentato al Biografilm Festival di Bologna il nuovo documentario sul lavoro in Giappone dell'artista, sempre per la regia di Domenico Distilo, che vince il premio del pubblico. Ultima fatica nel 2019 è 5 è il numero perfetto, film, tratto dal suo stesso best seller, da lui diretto e sceneggiato e interpretato da Toni Servillo, Valeria Golino e Carlo Buccirosso. Questa poliedrica personalità ha voluto rispondere ad alcune domande che gli ho posto. Quindi senza indugiare oltre lascio a lui la parola!



DIME WEB - Come si è sviluppata in lei la passione per il fumetto?

IGORT - Non so, a sei anni avevo la certezza di voler fare questo, raccontare storie con i disegni. Ho seguito questa pista per tutta la vita e man mano mi sono ritrovato a guadagnarmi da vivere facendo questo che non è neppure un lavoro, ma un privilegio. Una cosa molto faticosa che si fa con grande passione.


DW - Russia, Giappone, Napoli: da dove prende spunto per le sue storie? 

IT - Dalla vita, dai viaggi.


DW - Nel corso della sua carriera, oltre a disegnare fumetti, è stato musicista, sceneggiatore e regista cinematografico e saggista. Cosa l'ha spinta a cimentarsi con campi dell'arte così diversi? 

IT - La curiosità. Credo non si finisca mai di imparare e i campi dello scibile, della cultura in generale sono collegati da regole condivise.



DW - Ha iniziato la sua attività a cavallo tra la fine degli anni '70 e gli anni '80 del secolo scorso proprio durante il periodo del boom delle riviste a fumetti. Che cosa ricorda di quei tempi e cosa le è rimasto di quell'esperienza? 

IT - Era una stagione fertile di grandi talenti. Non c’era la Rete e dunque le riviste erano un collante generazionale. Ma si facevano fumetti diversi all’epoca, quasi sempre storie corte, perché le riviste contenitore avevano carenza di spazio e non ti potevano dare, che so, margine per capitoli di 40 pagine l’uno. Dunque ci si concentrava, c’era una cosa che oggi definiremmo horror vacui.


DW - Cosa pensa che abbiano lasciato alle generazioni di fumettisti che sono seguite?

IT - Non saprei, ogni stagione culturale lascia un patrimonio variamente consultabile. A quel tempo io mi sentivo obbligato a conoscere romanzi, film, fumetti delle epoche precedenti, era su quello che mi sono formato, da lì che ho imparato, serve sempre per capire come la si pensa, stare all’ascolto di qualcuno che parla. Oggi non so se sia più così.



DW - Tra i vari periodici con cui ha collaborato, figura "Linus", una rivista che, dopo più di 30 anni, si è trovato a dirigere. Che analogie e che differenze trova tra la pubblicazione di oggi e quella di allora?

IT - "Linus" è una rivista cangiante, la più antica rivista contenitore di strip del mondo, ha 55 anni, molte incarnazioni. La mia credo che sia moderna, contemporanea, adesso pubblichiamo anche dei manga, Tezuka nel prossimo numero. Una cosa di cui vado molto orgoglioso e che è nata da un’idea di Elisabetta Sgarbi, mia socia in Oblomov ed editrice di Linus. Una mente illuminata con cui culturalmente ho tantissime affinità.


DW - La rivista è stata diretta per molto tempo da Oreste Del Buono, un gigante della cultura a fumetti italiana. Lei che l'ha conosciuto può raccontarci un aneddoto su questo personaggio?

IT - Mah, Oreste era una persona geniale, passavamo le ore a parlare di Fellini, io che mi ero formato leggendo le sue colonne sul cinema sulle pagine dell’ "Europeo", ricordo che a un certo punto lui scrisse di Pasqualino Sette Bellezze, il film della Wertmuller, e disse che si era sbagliato sino ad allora. Che lei era una buonissima regista e lui non lo aveva capito prima. Ecco questa forma di grande onestà intellettuale mi impressionò molto. Avevo 17 anni quando lessi queste sue righe, poi conoscendolo trovai l’uomo che immaginavo fosse. Era un furetto, velocissimo. Prendeva decisioni rivoluzionarie in 5 minuti. Non perdeva certo tempo. Quando disse alla redazione di "Linus" che si doveva fare una copertina con me e Jori in fotografia, sono tornati i ragazzi dal Sol Levante, la redazione fu scioccata. Lui sorrideva sornione. Fu la prima copertina fotografica nella Storia della rivista. Una decisione presa in un battere di ciglia.



DW - A questo punto vorrei che spendesse due parole sul gruppo Valvoline e sulla rivista Dolce Vita.

IT - Era un gruppo di amici di talento che si sono ritrovati a ragionare sulle potenzialità del linguaggio del fumetto. Erano gli inizi degli anni 80, amavamo l’arte, la fotografia, il romanzo e il cinema. Decidemmo di fare un supplemento curato sin negli articoli, i racconti, la grafica e naturalmente le storie a fumetti. Fu divertente. Poi quell’esperienza nata sulle pagine di "Alter" servì per fondare una rivista, "La dolce Vita". Diretta da Oreste del Buono. Collaborò anche Fellini, che ci diede il suo libro dei sogni in anteprima mondiale. Pubblicato sul numero 3, anno 1986.


DW - Nato in Sardegna ha vissuto per molti anni a Bologna e, prima di stabilirsi definitivamente a Parigi, ha abitato tra Giappone, Ucraina, Russia e Siberia. L'essere cosmopolita ha influenzato la sua opera?

IT - Beh, certo. Un narratore racconta quel che vive, quel che vede. Perlomeno nel mio caso è così.





DW - Quanto di lei è presente nel suo lavoro?

IT - Il meno che posso. Non ho il culto della personalità. Nei Quaderni giapponesi però, ho dovuto mettermi in scena decisamente, perché raccontavo la mia esperienza nel mondo del lavoro nipponico. Non si poteva fare diversamente, essendo un reportage disegnato.


DW - Quanto di quello che la circonda?

IT - Quello che mi circonda rientra in quel che racconto tramite un percorso filtrato dalla memoria. Narrare è un sistema di alambicchi, non una cosa traducibile in due parole. C’entra molto anche l’inconscio.


DW - C'è un motivo particolare per cui firma i suoi lavori con uno pseudonimo?

IT - Il mio pseudonimo è semplicemente il mio nome con l’iniziale del cognome. 
Quando cominciai a pubblicare c’era uno slavo che firmava Igor, dunque per distinguere decisi di usare un acronimo.


DW - Quali autori la ispirano?

IT - Mah, dopo tanti anni guardi al tuo modo di vedere le cose, poi magari rubi a destra e a manca, ma non è un gesto cosciente.




DW - Esiste una pubblicazione o un personaggio, anche non suoi, che ha amato sopra ogni altro?

IT - Amo tante cose, passo il tempo ad amare, si può dire. Nei fumetti Alack Sinner, Lo Sconosciuto, Kamandi, Krazi Kat, Felix the Cat, Donald Duck, Ultimamente mi intenerisce la grazia di Prince Valiant, quelle pagine sono disegnate con molta sapienza. Del fumetto giapponese amo molte cose, anche storie senza eroi, ma le mie passioni sono note.


DW - È un autore metodico che lavora a orari stabiliti, oppure è uno di quelli che si alza di notte perché le è venuta l’ispirazione?

IT - Ultimamente lavoro al giorno, mi piace alzarmi presto. Sul comodino comunque ho block notes per appuntare le idee. Lavoro continuamente, anche se leggo il giornale.


DW - Come si svolge la sua giornata tipo?

IT - Sveglia alle 6, dipende da quanto sono stanco. Abluzioni, rasatura, caffè, tavolo da disegno o scrittura, sino alle 14, pausa di due ore, dalle 16 alle 20 lavoro, cena volante, poi se sono sotto scadenza lavoro oppure pausa, lettura o visione di un film. O altre volte vita normale (cena fuori con amici o in famiglia ecc).



DW - Oltre a essere autore di opere molto belle ha fondato case editrici prestigiose come Oblomov e Coconino Press. Come mai ad un certo punto ha sentito la necessità di passare dall'altra parte della barricata?

IT - Perché all’epoca non c’erano editori che facessero come io desideravo il loro lavoro. So che sembra presuntuoso e mi scuso, ma stava scomparendo completamente un patrimonio, proprio quello delle riviste, quello del cosiddetto fumetto d’autore. Non c’era più spazio di mercato per quello. È stato necessario fondare una casa editrice per lavorare su libri a fumetti, le graphic novel, perché un patrimonio di segni e pratiche narrative era destinato all’estinzione. Aggiungo che all’epoca sembravamo, io, Carlo Barbieri e Simone Romani, dei pazzi. Perché il fenomeno non era per nulla presente e consolidato come lo sarebbe diventato in seguito. Ma era necessario e ci si è rimboccati le maniche.





DW - Con "5 è il numero perfetto", adattamento dell'omonima graphic novel, ha esordito alla regia cinematografica. Come vi si è approcciato?

IT - Con il mio metodo, la necessità di lavorare su un mondo e una visione stilizzata tenendo sempre presente l’umanità dei personaggi, che speravo prendessero vita sullo schermo.


DW - Una domanda che gli avranno fatto in molti: com'è stato lavorare con Toni Servillo?

IT - Bello, difficile, molto gratificante. Toni è un artista meraviglioso, esigente e generosissimo. Uno che si mette in discussione con il suo metodo implacabile. Uno da cui si impara moltissimo.


DW - Se dovesse elencare i motivi per cui "5 è il numero perfetto" è un film imperdibile cosa direbbe agli spettatori? 

IT - Che è un film nuovo e classico al tempo stesso. Molto italiano, credo, nella sua accezione internazionale. Che è divertente, si ride, c’è ironia, ma anche, io credo, ci si pone delle domande. Questo, perlomeno, è quanto ci dicono quelli che lo vedono.



DW - Quali fonti usa per documentarsi?

IT - Qualunque cosa, anche le istruzione nelle scatolette di cibo per i gatti. Ogni cosa serve.


DW - Visto che oggi l'utilizzo di questo macchinario è imprescindibile per qualsiasi lavoro, vorrei sapere: come si pone nei confronti del computer?

IT - Come mi pongo nei confronti dell’automobile o della caffettiera, li uso per quel che mi serve.


DW - È innegabile il grande successo di autori come Sio e Zerocalcare che hanno cominciato a farsi conoscere diffondendo i proprio lavori su Internet. Alla luce di questa considerazione, le chiedo: cosa ne pensa e come vede l’utilizzo della Rete nel campo dei fumetti?

IT - La vedo benissimo. Io quando compongo una storia posto delle parti e i miei lettori mi propongono questo o quel libro, mi danno informazioni, mi mandano tesi di laurea, mi consigliano questo o quello. È uno scambio meraviglioso, la Rete, se usata correttamente è una finestra sul mondo.


DW - Da autore ormai affermato che consigli darebbe a chi si volesse affacciare al mondo del fumetto?

IT - Direi questo: è una disciplina monacale, se la fai per il danaro cambia campo. Se sei pigro cambia campo, se cerchi il successo cambia campo. Ma se queste domande sono scontate e le hai già superate, benvenuto nella pratica più gratificante e meravigliosa del mondo.





DW - A cosa sta lavorando attualmente?

IT - A cinque o sei storie contemporaneamente, al solito.


DW - C'è una domanda che non le è stata fatta alla quale vorrebbe rispondere?

IT - Dove è la porta dei sogni? Dentro te stesso.






a cura di Elio Marracci

N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli autori su Interviste & News!

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