mercoledì 25 agosto 2021

JAMES BROWN MILLER, OVVERO “KILLIN JIM,” “KILLER MILLER” OPPURE “DEACON JIM”! UN KILLER PROFESSIONISTA DEL VECCHIO WEST! - LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA (LXXXIII PARTE)

di Wilson Vieira


Eccoci dunque arrivati alla 83a parte della nostra "Storia del West", raccontata con dovizia di realistici particolari dal nostro grande amico e collaboratore Wilson Vieira, storico e fumettista brasiliano. Incontrerete John B. Miller, il più cattivo e scaltro killer del Far West che insanguinò la Frontiera con le sue criminose gesta nel XIX e nel XX secolo! Vi ricordiamo che le immagini non bonelliane sono state scelte e inserite nel testo dallo stesso Vieira. Buona lettura! (s.c. & f.m.)




Chi era il killer più feroce del Vecchio West? Era John Wesley Hardin (1853 – 1895)? No! Cullen Baker (1835 – 1869)? No! Bill Longley (1851 – 1878)? No! Suppongo che gli assassini feroci, come la bellezza, siano negli occhi di chi guarda. Un uomo che ottiene molti voti per quel titolo è James Brown Miller. L’unica differenza tra Miller e gli altri è che un uomo qualunque, bianco o nero che fosse, non correva alcun pericolo da parte di Miller a meno che qualcuno non lo avesse ingaggiato per ucciderlo. La maggior parte delle sue uccisioni, non la totalità, delle sue erano contratti; gli altri assassini erano indiscriminati nei loro omicidi. James “Jim” Brown Miller fu uno dei peggiori tra i tanti uomini violenti del Vecchio West.
Miller fu un ufficiale dei Texas Ranger, fuorilegge e killer professionista, che si diceva avesse ucciso 12 persone durante scontri a fuoco e altre attività e incarichi illegali. Spesso vestito in modo impeccabile e sfoggiando buone maniere, non fumava né beveva e spesso andava in chiesa, guadagnandosi il soprannome di “Deacon Miller.” Ma era un lupo travestito da agnello e fu uno di quei “semi cattivi” fin dalla tenera età. La sua arma preferita era un fucile da caccia e presumibilmente indossava una piastra d'acciaio all’interno della camicia - cosa che gli salvò la pelle più di una volta.
Miller nacque il 25 ottobre 1861 (alcune fonti riportano il 24 ottobre 1866) a Van Buren, in Arkansas, da Jacob e Cynthia Basham Miller. Nel 1862, quando aveva solo un anno, lui e la sua famiglia si trasferirono in Texas. Il padre di Jim, Jacob, che era uno scalpellino, partecipò alla costruzione del primo edificio del Campidoglio ad Austin. Jacob morì dopo qualche anno, in data incerta, e la moglie fu registrata come vedova nei rapporti del censimento. Secondo alcune fonti, quando il ragazzo aveva solo otto anni uccise i suoi stessi nonni; tuttavia, questo non è mai stato dimostrato. Nel 1880 viveva con la madre vedova e i fratelli nella contea di Coryell. Quattro anni dopo sua sorella Georgia si sposò con un uomo di nome John Coop, un uomo che Jim Miller detestava. Intorno al 1882, Miller fu arrestato e disarmato dal giovane vicesceriffo di San Saba, Dee Harkey, che divenne in seguito uno dei più famosi uomini di legge del West.

Tex Willer Extra n. 1, luglio 2021. Disegno di Dotti



Dee Harkey (1866-1948) - cowboy, uomo di legge, allevatore e pistolero - nacque a Richland Springs, in Texas, il 27 marzo 1866. Uno di otto figli, rimase orfano all’età di tre anni e fu cresciuto da un fratello maggiore. Durante la sua giovinezza fu testimone di molte violenze, inclusi attacchi indiani, e tre dei suoi fratelli furono uccisi in scontri a fuoco. Harkey iniziò a farsi strada come bracciante agricolo e cowboy, ma all’età di 16 anni divenne vice sotto suo fratello Joe, che era stato eletto sceriffo della contea di San Saba, in Texas. Quattro anni dopo, Harkey si sposò e costruì una fattoria a Bee County, in Texas. Lì entrò in conflitto con un vicino di nome George Young e quando la disputa si trasformò in una rissa all'arma bianca, Harkey uccise Young. Nel 1890 Harkey si trasferì a Carlsbad, nel New Mexico, e fu presto nominato vice marshal. Nel corso degli anni Harkey lavorò come avvocato nel New Mexico, ricoprendo tutta una serie di cariche, tra cui quelle di Town Marshal e di Cattle Inspector. Dopo essere andato in pensione allevò bestiame nella contea di Eddy fino alla sua morte, che lo colse a ottant’anni.
Miller si trasferì nella contea di McCulloch dove si occupò dei cavalli e lavorò come cowboy per Emmanuel “Mannen” Clements Sr., un uomo violento che era il cugino maggiore di John Wesley Hardin. Mentre era lì, Miller divenne buon amico del figlio di Emmanuel, Emmanuel “Mannie” Clements Jr., così come della figlia di Mannen, Sallie. Il 30 luglio 1884, John Coop fu ucciso da un colpo di fucile mentre era a letto nella sua casa a circa otto miglia a Nord-Ovest di Gatesville, in Texas, sempre nella contea di Coryell. Era risaputo che a Jim non piaceva suo cognato e fu dunque arrestati per l’omicidio. Fu processato e condannato all’ergastolo. Tuttavia i suoi avvocati portarono il caso dinanzi alla Corte d’Appello del Texas, dove la condanna fu annullata per un cavillo.




In seguito Miller si unì a una banda di fuorilegge nella contea di San Saba, derubando treni e diligenze e spesso uccidendo durante queste incursioni. In quel periodo acquistò metà delle quote di un saloon a San Saba. Fu in quel momento che intraprese anche una carriera come assassino prezzolato, proclamando che avrebbe ucciso chiunque per denaro (le sue tariffe variavano da 150 dollari a 2.000 dollari).



Una semplice curiosità: le somiglianze tra le due stazione ferroviarie sono una semplice coincidenza? Quella della foto in basso è la stazione della città di Castilho (Brasile/San Paolo) dove ho vissuto dai 7 ai 14 anni. Forse è per questo che mi piace tanto il Western, in modo così atavico, nella forma di saggi, fumetti e libri sull’argomento!



Nella sua nuova carriera Jim si guadagnò la solida reputazione di colui che portava a termine il lavoro in modo rapido ed efficiente, di solito mediante un’imboscata notturna. In apparenza, Miller era un uomo mite, educato, non beveva né fumava, ed era molto ben vestito: indossava una camicia bianca con il colletto rigido, una spilla al bavero, un anello di diamanti e portava sempre una pesante redingote, indipendentemente da quanto caldo poteva essere. Nonostante la sua occupazione, era noto per frequentare assiduamente la chiesa e leggere la Bibbia. Non era un pistolero veloce come tanti altri uomini del West, ma era veloce nell’usare la pistola quando occorreva. Oltre a uccidere su commissione, era anche noto per aver ammazzato diversi uomini nei saloon quando scoppiavano discussioni sulle partite di poker.

Tex Classic n. 73, dicembre 2019. Disegno di Galep



Nel marzo del 1887, il vicesceriffo Joe Townsend di Ballinger, Texas, uccise Emanuel “Mannen” Clements, il futuro suocero di Miller. Clements aveva puntato una pistola al vice che non ebbe altra scelta che difendersi. Sette mesi dopo Townsend fu destinatario di un colpo di fucile esploso di nascosto da una persona rimasta sconosciuta. Non è mai stato dimostrato che sia stato Miller, ma lui e Clements erano in stretta relazione e nei termini di oggi un’imboscata armata era sicuramente il “modus operandi” di Miller. Townsend sopravvisse allo spar, ma dovette subire l’amputazione del braccio destro. Poco dopo l'uccisione di Clements, Miller ne sposò la figlia diciassettenne, Sarah Francis “Sallie” Clements, nella contea di McCulloch il 15 febbraio 1888. Ebbero quattro figli e, a quanto pare, nessuno di loro ereditò la malvagità del padre. La loro prima figlia, Carrie Brown, nacque ad Alpine, in Texas, e morì durante l’infanzia. Claude C. nacque a Pecos.
Miller si spostò poi attraverso il New Mexico Sud-Orientale e il Texas Occidentale, lungo il confine Messicano. Poco si sa delle sue attività in questi anni, ma in seguito si sarebbe vantato di aver ucciso lungo il confine. Nel 1891 Miller era a Pecos, in Texas, dove fu assunto dallo sceriffo della contea di Reeves, George A. “Bud” Frazer (1864 – 1896).





Il ventisettenne Frazer, che era sceriffo da meno di un anno, aveva un disperato bisogno di un vice nella città di frontiera e fece poche domande a Miller. A quei tempi era considerato scortese fare troppe domande sul passato di qualcuno. Sarebbe un errore fatale per Frazer. Miller ben presto trasferì la sua famiglia, insieme al cognato, Mannie Clements, a Pecos, dove la famiglia frequentava la chiesa e, a quanto pare, erano considerati gente onesta. Più o meno nello stesso periodo, i furti di bestiame e di cavalli aumentarono lungo la valle del Pecos e Miller trascorse gran parte del suo tempo all’inseguimento dei ladri. Ma, non catturandone mai nessuno, cominciò a sollevare sospetti nella mente del pistolero locale, il duro Barney Riggs, che era il cognato di Bud Frazer. Poiché l’aumento dei furti aveva iniziato a verificarsi più o meno nello stesso momento in cui Miller era diventato vicesceriffo, Riggs sostenne che forse Miller avrebbe dovuto essere considerato un sospetto e suggerì di licenziarlo. Quando Frazer affrontò il suo vice, Miller si fece beffe dell’accusa. Miller era appoggiato dai membri della sua chiesa e non c'erano prove delle accuse; fu dunque mantenuto in carica da Frazer e continuò il suo servizio come vice. Tuttavia, quando Miller uccise un prigioniero messicano che stava “cercando di scappare”, Frazer iniziò a indagare. Barney Riggs affermò che Miller aveva ucciso l’uomo perché sapeva dove il vice aveva nascosto un paio di muli rubati. Quando Frazer scoprì che Riggs aveva ragione e localizzò i muli rubati, licenziò immediatamente Miller.
Questo fu l’inizio della micidiale e sanguinaria faida Frazer-Miller, che sarebbe durata per diversi anni. È singolare che la maggior parte delle vittime di questa faida furono colpite alla testa. Fra questi Frazer, Hardin, Denson, Earheart, Gibson e Clements. Alla fine, quasi tutti i personaggi coinvolti in questa faida morirono in maniera violenta. Questo non depone a favore dell’equità del vecchio pistolero del Texas. Di solito non c’era niente di giusto in questi uomini. Nessun riguardo per le vittime. Un’altra cosa peculiare è che nessuno di loro fu mai condannato: nove omicidi e nemmeno una condanna.

Deadwood Dick: Fra il Texas e l'inferno, febbraio 2019. Disegno di Frisenda



L’anno successivo, nell’elezione dello sceriffo di Pecos del 1892, Jim Miller si oppose a Bud Frazer ma perse. Questo, tuttavia, non impedì a Miller di farsi nominare Pecos City Marshal. Il marshal Jim Miller assunse quindi suo cognato, Mannie Clements, come suo vice e si circondò di uomini armati, tra cui un pistolero di nome Bill Earhart (1883 – 1896), John Denson, un altro cugino di John Wesley Hardin (1853 – 1895) e Martin Q. Hardin (1862 – 1933); non si sapeva con certezza se fossero davvero imparentati con John Wesley, ma i due si definivano “cugini.”
Nel maggio 1893, lo sceriffo Frazer era via per affari e la banda criminale di Miller prese il controllo della città. Nel frattempo, Miller e i suoi scagnozzi stavano anche escogitando un piano per assassinare lo sceriffo al suo ritorno. Il piano era quello di organizzare una sparatoria sul marciapiede della stazione ferroviaria quando lo sceriffo fosse tornato. Nelle vicinanze ci sarebbe stato un terzo uomo che avrebbe sparato a Frazer, facendo sembrare che fosse stato ucciso da un proiettile vagante. Tuttavia, quando un uomo di nome Con Gibson sentì parlare del piano mentre si trovava in un saloon del posto, contattò Frazer per metterlo al corrente.





Frazer, a sua volta, contattò i Texas Rangers e quando Frazer arrivò, fu da loro affiancato. Il capitano John R. Hughes arrestò dunque Miller, Clements e Martin Hardin. I tre furono incriminati il ​​7 settembre 1893 per aver cospirato al fine di uccidere Frazer. Il caso fu trasferito a El Paso per imbastire il processo; tuttavia Con Gibson, il principale testimone dell’accusa, fuggì nel vicino Eddy (ora Carlsbad), in New Mexico, dove fu colpito a morte dallo scagnozzo di Miller, John Denson. Sfumata questa testimonianza, lo Stato è fu costretto a rilasciare i tre prigionieri. Sebbene Miller fosse ancora una volta sfuggito al lungo braccio della Legge, perse il lavoro di marshal e acquistò un hotel a Pecos. Miller sembrò quindi iniziare a vivere una vita da onesto cittadino e sulla città scese la quiete. Tuttavia iniziò a diffondersi la voce che Frazer non poteva digerire Miller e diceva che non aveva alcun diritto di essere sceriffo. Il discorso creò naturalmente risentimento nel giovane sceriffo. Il 18 aprile 1894, quando Bud Frazer incontrò Miller per strada, gli urlò:

“Jim, sei un ladro di bestiame e un assassino! Eccotene uno per Con Gibson.”

Frazer aprì dunque il fuoco su Miller, colpendolo al braccio destro vicino alla spalla. Miller rispose al fuoco ma riuscì solo a sfiorare di striscio un uomo di nome Joe Kraus, un negoziante locale. Frazer scaricò quindi la sua pistola nel petto di Miller che crollò a terra. Bud se ne andò e scoprì in seguito che, sorprendentemente, Miller non era morto. Gli amici di Miller lo soccorsero e lo portarono nel suo hotel. Inoltre, sorpresi dal fatto che l’uomo non fosse morto, scoprirono che sotto il cappotto portava sul petto una piastra di metallo. Ora divenne chiaro perché l’assassino a pagamento indossava sempre una pesante redingote! Tuttavia tali informazioni non sarebbero state condivise con Frazer. Sebbene Miller fosse sopravvissuto, avrebbe trascorso i mesi successivi in ​​convalescenza e non ci furono altri conflitti tra i due uomini, pur avendo minacciato vendetta per tutto il tempo.
Nel novembre 1894, quando si ripresentarono le elezioni per lo sceriffo, Frazer perse. Si trasferì dunque a Carlsbad, nel New Mexico, dove aprì una scuderia. Frazer tornò a Pecos il mese successivo per sistemare i suoi affari. L’ex sceriffo incrociò Jim Miller davanti all'officina del fabbro Zimmer il 26 dicembre 1894. Avendo sentito delle frequenti minacce che Miller gli indirizzava, Frazer estrasse la pistola e sparò due colpi, uno al braccio destro e un altro alla gamba sinistra di Miller. Jim iniziò quindi a sparare con la mano sinistra, senza successo, mentre Frazer inviò altri due proiettili nel petto di Miller. Di nuovo stupito che Miller fosse ancora vivo e in piedi, Frazer fuggì, confuso. Solo più tardi l’ex sceriffo avrebbe saputo della corazza protettiva di Miller. Nel marzo 1895, John Wesley Hardin, che era diventato un avvocato mentre era in prigione, arrivò a Pecos e presentò accuse di tentato omicidio contro Bud Frazer. Il processo all’ex sceriffo doveva tenersi a El Paso, la cosiddetta “Hell Paso.”

Tex romanzi a fumetti n. 7, febbraio 2018. Disegno di Mastantuono



Tuttavia, Hardin fu ucciso prima che si arrivasse al processo e Frazer fu assolto nel maggio 1896. Miller, ovviamente, era furioso e alla fine si sarebbe preso la sua ultima vendetta. Bud Frazer non era l’unico obiettivo di Miller. Anche Barney Riggs, cognato di Bud, pistolero incallito, l’uomo che aveva smascherato il furto di Miller mentre era vice, era nel mirino di Jim. Riggs sostenne di essere stato l'unico uomo che Killer Jim Miller abbia mai veramente temuto. Miller decise che anche Riggs dovesse morire. All’inizio del 1896 due degli scagnozzi di Miller - John Denson e Bill Earhart - erano a Fort Stockton, in Texas, e borbottavano minacce contro Barney Riggs. Più tardi, la coppia partì alla volta di Pecos, per cercare la nemesi di Miller; ma il vice marshal Dee Harkey spedì un telegramma di avvertimento a Riggs e quando la coppia arrivò, Barney li evitò. Tuttavia, la mattina del 3 marzo, poiché Riggs stava sostituendo un amico come barista allo R.S. Johnson’s Saloon, si trovò da solo. Denson ed Earhart irruppero nel locale e un proiettile sparato da Earhart colpì Barney, che rispose immediatamente al fuoco uccidendo l’altro uomo. Affrontò dunque Denson, prima che l’aspirante assassino fosse in grado di fuggire. Riggs lo inseguì e mentre Denson correva per la strada, gli sparò alla nuca, uccidendolo sul posto. Il piano di Miller per eliminare l’uomo che temeva era fallito. Dopo la sparatoria Riggs si arrese. In seguito fu processato per omicidio e assolto. Più tardi quell'anno, nel settembre 1896, anche se Bud Frazer sapeva che Miller voleva prenderlo, fece l’errore di visitare la famiglia nella vicina Toyah, in Texas. La mattina del 14 Bud stava giocando a carte con gli amici in un saloon, quando Miller aprì la porta e sparò con entrambe le canne del fucile, praticamente facendo saltare in aria la testa di Frazer. Quando la sorella sconvolta di Bud si avvicinò a Miller con una pistola, le disse:

“Ti darò la stessa cosa di tuo fratello; ti sparo dritto in faccia!”

Ancora una volta il fin troppo fortunato e malvagio Jim Miller fu assolto, per l'omicidio di Frazer: la difesa disse che “non aveva fatto peggio di Frazer.” Un uomo di nome Joe Earp (nessuna parentela nota con a quel tempo già famosi Earp Brothers) che aveva testimoniato contro di lui durante il processo, divenne il prossimo obiettivo di Jim. Diverse settimane dopo Joe Earp fu abbattuto, secondo quanto riferito dallo stesso Miller, che galoppò per 100 miglia in una notte per farsi un alibi. Successivamente, Miller si è recato a Memphis, nel Texas Panhandle. È una regione che comprende le 26 contee più a nord dello Stato del Texas. Ha una forma rettangolare, e confina a ovest con lo Stato del Nuovo Messico, a nord e a est con lo Stato dell’Oklahoma. "Panhandle" significa letteralmente “manico della padella”, e infatti questa zona di terreno è come se fosse il manico della “padella” texana. Lì gestiva un saloon, dove si vantava apertamente dei suoi numerosi omicidi.






Si diceva anche che avesse lavorato di nuovo come vicesceriffo “part-time” e che nell’agosto 1898 sarebbe stato nominato Ranger del Texas per un breve periodo.
Non è noto se tutto questo corrisponda a realtà. A quel tempo c’era una linea sottile tra legge e crimine, ma molti resoconti indicano che Jim stava solo fingendo. Nel 1899 un avvocato di nome Stanley perseguì Miller con l’accusa di aver indotto e persuaso una persona a commettere spergiuro. Questa accusa era presumibilmente correlata al caso di Joe Earp durante il processo per l'omicidio di Bud Frazer. Misteriosamente l’avvocato Stanley poco dopo morì di intossicazione alimentare; secondo le fonti, fu molto probabilmente opera di Miller. Miller tornò poi tornato dalle parti di Pecos, dove trascorse un po' di tempo a Monahans. Tuttavia, nel 1900, lui e sua moglie, Sallie, vivevano a Fort Worth, dove l’assassino entrò nel settore immobiliare e ottenne ottimi risultati finanziari.




Ma nonostante questo l’omicidio sembrava scorrere nel suo sangue, e la sua situazione finanziaria ebbe scarso impatto sulla scelta di continuare la carriera di killer. A quel tempo erano in corso le "guerre" fra i grandi e i piccoli allevatori per il controllo dei pascoli e Miller veniva ingaggiato per uccidere i pastori a soli $150 dollari a cranio, arrivando ad ammazzare una dozzina di uomini. Allo stesso tempo c’erano numerose faide in corso per quanto riguardava i recinti, che intralciavano le grandi mandrie di bestiame, e Miller fu più che felice di aiutare i bovari uccidendo i contadini che recintavano le loro terre. Nel 1904 Miller tese un’imboscata e uccise l’avvocato di Lubbock James Jarrott, che aveva rappresentato con successo diversi piccoli allevatori contro i grandi interessi del bestiame. Ricevette 500 dollari per aver teso l’imboscata all’avvocato. Nello stesso anno uccise anche un uomo che faceva affari immobiliari a Fort Worth. T.D. “Frank” Fore, un onesto uomo d’affari che aveva minacciato di spifferare al gran giurì che Miller stava vendendo lotti di terreno che erano in realtà sommersi nel Golfo del Messico. Il 10 marzo 1904 Miller mise all'angolo Fore nel bagno del Delaware Hotel e gli sparò colpendolo a morte. Mentre la gente si precipitava a vedere cosa fosse successo, Miller cadde sul corpo di Fore con le lacrime agli occhi esclamando:

“Ho fatto tutto il possibile per impedirgli di prendere la pistola.”

Sorprendentemente, Miller fu assolto di nuovo. Continuando con le sue azioni malvage, nel 1906 Miller accettò un lavoro nel Territorio Indiano nella piccola città di Orr, in Oklahoma, situata nelle proprietà della nazione Chickasaw. Lì viveva un vice marshal chiamato Ben Collins che prestava servizio anche come poliziotto indiano. Diversi anni prima, Ben Collins aveva cercato di arrestare un uomo di nome Port Pruitt, un importante cittadino di Emet, in Oklahoma; Pruitt aveva resistito all’arresto e Collins gli aveva sparato, lasciandolo parzialmente paralizzato. Port e suo fratello giurarono pubblicamente vendetta su Ben Collins. Assunsero dunque Killer Miller, al prezzo di 1.800 dollari, per prendersi cura del loro nemico. Il 1 agosto 1906, mentre Collins stava tornando alla sua fattoria, ricevette una scarica di pallettoni che lo fece cadere da cavallo. Anche se il giovane uomo di legge esplose quattro colpi mentre era a terra, un’altra fucilata gli squarciò il viso. Fu presto avviata un’intensa indagine che indicò colpevoli Killer Miller e un uomo di nome Washmood. Ancora una volta arrestato, Miller trascorse un breve periodo in carcere, ma fu presto rilasciato su cauzione. Prima che Miller potesse essere processato, tutti i testimoni furono uccisi e, ancora una volta, l’accusa morì... per mancanza di testimoni e di prove.




Successivamente Miller fu accusato di aver ucciso Pat Garrett (1850) il 28 febbraio 1908. Garrett sarebbe stato ucciso a causa di una disputa su un terreno, e secondo alcuni resoconti Miller commise l’omicidio come killer a pagamento. Quando Pat Garrett fu ucciso si scoprì che Miller era stato da quelle parti. Le persone che conoscevano meglio Miller e i suoi metodi hanno sempre creduto che fosse in qualche modo coinvolto nella faccenda, e non si convinsero mai del contrario.
È tuttavia improbabile che il colpevole fosse Miller poiché in seguito un uomo di nome Wayne Brazel confessò di aver commesso il crimine. Anche un uomo di nome Carl Adamson, che era sposato con un cugino di Sallie Miller, era con Garrett quando è stato ucciso. Questo fece nascere la voce che Miller fosse coinvolto, ma la maggior parte degli storici concorda sul fatto che l’omicidio di Garrett sia avvenuto senza il coinvolgimento del noto killer. Il rapporto del coroner sulla morte di Garrett affermò che Brazel aveva sparato a Garrett. Brazel confessò, ma fu assolto al processo. Furono proposti negli anni altri quattro sospetti: Carl Adamson, W.W. Cox, Archie Prentice “Print” Rhode e lo stesso Miller.




In un libro pubblicato nel 1970, Glenn Shirley spiegò perché Miller dovesse essere considerato l’assassino di Pat Garrett. Leon C. Metz, nella sua biografia di Garrett del 1974, riportò l’affermazione di W.T. Moyers per cui “le sue indagini lo portarono a credere che lo stesso W.W. Cox avesse teso un’imboscata e ucciso Garrett”, ma scrisse anche che “la famiglia Garrett crede che Carl Adamson abbia premuto il grilletto”.
Nel suo libro del 2010 su Billy the Kid e Pat Garrett, Mark Lee Gardner suggerisce che Archie Prentice “Print” Rhode (1869 – 1942) abbia ucciso Garrett.
Il 29 dicembre 1908, Emmanuel “Mannie” Clements Jr., amico di lunga data di Miller, fu ucciso in una rissa in un saloon a El Paso, in Texas. Miller giurò vendetta e, senza dubbio, sarebbe andato avanti, se non gli fossero stati offerti circa 1.700 dollari per uccidere l’ex marshal Allen Augustus “Gus” Bobbitt ad Ada, in Oklahoma. A quel tempo, la città di Ada era un fiorente centro del cotone, ma aveva anche una reputazione violenta. Nel 1908 erano state uccise circa 36 persone. Bobbitt aveva lasciato la carica di vice marshal dopo che l’Oklahoma era diventato uno Stato l’anno precedente e si era trasferito in un ranch vicino a Roff. Tuttavia, anche se in pensione, Bobbitt non era tranquillo riguardo a molti degli eventi che si svolgevano nella zona. Un certo numero di cittadini, tra cui i proprietari di saloon Jesse West e Joe Allen, stavano praticando quello che era noto come “Indian Skinning.” Questa pratica nasceva dal fatto che ai Nativi Americani stati concessi 160 acri ciascuno in cambio della loro terra sita nella riserva. Sebbene la legge dell’Oklahoma richiedesse che qualsiasi terra del genere venduta ai bianchi dovesse avere l’approvazione del giudice della corte di contea, un certo numero di opportunisti approfittò della situazione, spesso facendo ubriacare gli indiani e comprando i loro 160 acri per un minimo di 50 dollari.

Tex n. 99, gennaio 1969. Disegno di Galep



Gus Bobbitt, sconvolto da quello che stava succedendo, iniziò a rendere pubblici questi eventi e si prodigò per ottenere cambiamenti presso le cariche elettive della città e della contea. Di conseguenza, coloro che guadagnavano profumatamente da questi traffici assunsero il famigerato Jim Miller per risolvere il problema. Il 27 febbraio 1909 Bobbitt fu colpito da un colpo di arma da fuoco mentre tornava a casa con il suo carro da Ada. Sopravvisse per circa un’ora, ma, prima di morire, istruì sua moglie su come disporre della sua proprietà, che includeva un 1.000 dollari come ricompensa per l’uomo che lo aveva ucciso. In pochissimo tempo, una posse si formò per inseguire l'assassino di Bobbitt, sperando di ottenere la ricompensa. Essendo sempre sfuggito alla giustizia, Miller era così sicuro di farcela anche questa volta la che non si impegnò nella fuga. La posse trovò ben presto il suo cavallo a casa di un uomo di nome Williamson, che si diceva fosse un altro dei tanti parenti di Miller. Miller aveva preso in prestito una cavalla da Williamson, confessandogli di aver ucciso un uomo e minacciandolo di morte se avesse parlato. Alla fine la posse rintracciò il famigerato assassino a pagamento e scoprì che l'omicidio di Bobbit era il risultato di una cospirazione messa in atto da diversi individui. Uno speculatore nel ramo bestiame di nome Berry Burrell aveva assunto Miller, ma non agiva da solo. Anche molte altre persone coinvolte nel redditizio “Indian Skinning” facevano parte dell’omicidio. Ad aprile, Miller, insieme a Jesse West, Joe Allen e Berry B. Burrell, furono arrestati per l’omicidio di Gus Bobbitt. Il 6 aprile 1909 tutti i cospiratori erano stati imprigionati ad Ada, in Oklahoma. Sebbene fosse ben noto che Miller e gli altri avevano ucciso Bobbitt in un contratto di omicidio su commissione, le prove non erano solide. Venerdì 16 aprile 1909 si tenne un’udienza preliminare e la corte fu chiusa ai giornalisti; tutti coloro che entrarono nella corte furono perquisiti. La cauzione fu negata ai cospiratori. Peeler e Williamson furono trasferiti nel carcere di Tecumseh.
Il miglior avvocato difensore dello stato, Moman Ptuiett, era disponibile all’epoca, dopo aver appena ottenuto una sentenza di non colpevolezza nel caso di James Stevenson che aveva ucciso il marshal di Pauls Valley. I cittadini di Ada erano però già in vena di linciaggio per la morte di uno dei loro più amati concittadini. Erano completamente stufi di avvocati costosi che facevano liberare senza scrupoli assassini senza morale. La città apprese del verdetto di Stevenson il 17 aprile. Se Pruiett era riuscito a far assolvere Stevenson, avrebbe potuto fare lo stesso per Miller ed erano convinti che Miller avesse assunto Pruiett. La consapevolezza della mancanza di prove e i trascorsi di Miller, che non aveva mai subito le conseguenze delle sue azioni, fecero sì che un gruppo di circa 50 uomini prendesse d’assalto la prigione il 19 aprile. La folla sopraffece rapidamente i carcerieri e trascinò fuori i quattro imputati. Le strade di Ada erano stranamente buie verso le 2:30 del mattino quando la folla trascinò i prigionieri dalla prigione al fienile, a soli 30 piedi di distanza. Alcuni vigilanti avevano costretto un addetto della compagnia elettrica a spegnere i lampioni. La folla usò vecchie lanterne per illuminare il fienile. Non è noto se i quattro uomini abbiano pronunciato le loro ultime parole, ma il vice Goyne in seguito ha ricordato che Miller non aveva parlato, spiegando:

“Lo so di sicuro, perché l’ho impiccato io.”


Zagor n. 72, giugno 1971. Disegno di Ferri



Questo è lo stesso Goyne che dopo il linciaggio aveva dichiarato che la folla lo aveva legato in prigione. In una stalla abbandonata dietro il carcere, i prigionieri venivano legati con fil di ferro e alcune corde furono lanciate sulle travi. I rabbiosi vigilanti di Ada avevano legato le loro corde in semplici anelli; non erano nodi da boia, il che significava che i quattro assassini dovevano finire lentamente, strangolati a morte. Miller e gli altri dovevano essere impiccati per primi. Quando  i vigilanti gli chiesero di ammettere i suoi crimini, Miller avrebbe risposto:

“Lascia che il verbale mostri che ho ucciso 51 uomini.”

Morì così, chiedendo freddamente di essere impiccato con il cappello in testa. Prima di morire, chiese anche che il suo cappotto di panno nero fosse drappeggiato intorno alle sue spalle. Poi disse:

“Tirate la corda!”

Dopo la sua morte, un rispettato cittadino disse di Miller:

“Era solo un assassino, l’uomo peggiore che abbia mai conosciuto.”




In ogni caso, i quattro uomini furono appesi alle travi, uno alla volta; a Miller toccò per ultimo. Nella penombra i loro corpi sospesi proiettavano ombre grottesche. I corpi rimasero appesi così come erano stati lasciati fino a dopo le sette del mattino, quando lo sceriffo fece tagliare le corde e li consegnò all’impresario delle pompe funebri. Qualcuno ha detto:

“Guardare i quattro uomini appesi nel fienile potrebbe aver scioccato qualcuno del posto, ma senza dubbio ha anche fatto tirare un sospiro di sollievo a molte persone. Il linciaggio di quei quattro criminali non è stato bello ma è stato ritenuto necessario.”

Quale cittadino esemplare avrebbe infatti voluto veder Miller e compagnia a piede libero? Giustizia era stata fatta, nello stile Wild West. Con Jim B. Miller impiccato da una folla di cittadini ad Ada si concluse la carriera del peggiore e più pericoloso di tutti i criminali che ai vecchi tempi praticavano l’uccisione di uomini.  Il corpo di Miller fu portato a Fort Worth ed è sepolto nel cimitero di Oakwood con i famosi pistoleri Luke Short e “Longhair” Jim Courtright. L’affluenza di pubblico presso le pompe funebri e al funerale fu cospicua. I corpi di West e Allen furono spediti a Mobeetie, in Texas, dove furono sepolti fianco a fianco agli imponenti monumenti degli Woodmen of the World. La moglie di Allen, Bessie, fu sepolta dall’altra parte del camposanto. Il servizio funebre di West e Allen durò circa tre ore e vide la partecipazione di cinquecento persone. Il corpo di Burrell fu raccolto da suo fratello, e portato a Weatherford, in Texas, dove fu posto accanto a suo padre in una tomba anonima; nessuno era presente. Il corpo di Miller fu riportato in Texas, e giace sepolto nell’Oakwood Cemetery di Fort Worth. Il governatore Charles N. Haskell (1860 – 1933) era sconvolto dal fatto che le autorità di Ada non lo avessero subito informato del linciaggio. Istituì un gran giurì speciale ad Ada per indagare e identificare i responsabili. Il gran giurì si riunì per tre giorni e interrogò 28 persone informate dei fatti. Nessuno poté, o volle, identificare i membri della posse. Il gran giurì concluse così:

“Deploriamo che questa vicenda abbia avuto luogo nella nostra contea e crediamo che in questa materia la legge avrebbe dovuto seguire il suo corso, e riteniamo inoltre che l’evento sia stato in gran parte dovuto alla tardiva amministrazione della giustizia da parte del tribunale”.

Non era sorprendente; raramente nel selvaggio West le autorità perseguivano i cittadini coinvolti nei linciaggi. Con la morte di Miller l’ultimo grande e terribile sicario del Texas passò alla storia...





Wilson Vieira

N.B. Trovate i link alle precedenti puntate della Storia del West nella pagina dedicata e in Cronologie & Index!

domenica 22 agosto 2021

SECRET ORIGINS: MISTER NO 43

di Saverio Ceri

Approfittando dello spunto datoci delle uscite settimanali della collana cronologica, a colori, collaterale alla Gazzetta dello Sport, andiamo a scoprire le copertine originali di Mister No, le loro eventuali fonti di ispirazione e le loro vicende editoriali in Italia e nel mondo.


Entra nel vivo l'avventura nell'entroterra paraguaiana nel territorio dei temibili indigeni cannibali Ayoréos, detti Moros. 
Mister No, invitato a un esclusivo ricevimento, dal suo cliente Sanders, assiste al rapimento di Gabriel, figlio del padrone di casa, il signor Deyano, l'uomo più ricco del Paraguay. Jerry viene individuato come l'uomo più indicato per consegnare il riscatto ai rapitori, ma a causa dell'intervento della polizia, avvertita in segreto dallo stesso Deyano, lo scambio salta. Gli incappucciati rapitori riescono a fuggire in aereeo con l'ostaggio. Mister No e Sanders, ancora una volta vengono incaricati, dietro lauto compenso, di inseguire i misteriosi malviventi e liberare Gabriel Deyano. L'inseguimento porta Jerry e  il compagno, a entrare nella terra dei Moros. Nonostante il titolo degli indigini per ora non vediamo traccia; forse solo nella penultima vignetta una freccia che sfiora Jerry, fa presagire la loro presenza.


La copertina sembra narrare la fine di un'avventura con il pilota stremato, su una zattera con un compagno ferito, che sparando in aria, chiede aiuto a un'imbarcazione in lontananza; ma qui siamo ancora in pieno episodio, anzi se non sapessimo che al termine mancano solo 42 tavole, diremmo che siamo ancora all'inizio della storia. 
Nonostante questo la cover di Ferri rimane come sempre un'ottima copertina che attira il lettore all'acquisto promettendo che all'interno dell'albo troverà una buona dose di Avventura. Nella versione odierna della Gazzetta, cercando di immaginare cosa ci potesse essere disegnato sotto il logo di Mister No, si è optato per disegnare un pezzo di zattera quando invece più probabilmente dovrebbe esserci la seconda gamba del povero biondo ferito.


La cover originale è apparsa in edicola a inizio dicembre del 1978, ha fatto una seconda apparizione nel dicembre 1992 con la grafica di Tutto Mister No, e in questo caso l'art director dell'epoca, credo Michele Pepe, interpretò secondo me correttamente il "vuoto" lasciato dal logo, dotando della seconda gamba il compagno di zattera di Jerry. Da segnalare anche, e come sempre, l'inversione dei colori tra camicia e fazzoletto, per uniformare il look del protagonista su tutte le cover; e anche la pistola che spara, al contrario delle altre che abbiamo visto finora che sembravano produrre solamente fumo. 
L'ultima apparizione in edicola dell'immagine prima dell'attuale serie della Gazzetta, risale al febbraio del 2009, con il numero 22 della versione Edizioni If, con l'immagine ripresa da Tutto Mister No, ma con colori completamente rivisti.


Passiamo ora, come consuetudine alle versioni straniere di questa cover e di questa avventura, partendo dalla versione transalpina. Come sappiamo non tutte le pagine di Mister No Pistes sauvages erano dedicate al pilota amazzonico, per questo motivo la collana francese presenta il numero 43 italiano, in parte sul numero 51 e poi nel numero 52. Il primo dei due, intitolato parzialmente in inglese, Kidnapping à Concepcion, ci racconta delle fasi iniziali del rapimento nella cittadina paraguaiana. La cover è inedita ed è composta dal disegno di Vladimiro Missaglia per l'ultima vignetta di pagina 5 con l'aggiunta di un incappucciato rapitore realizzato per l'occasione.


Il numero successivo utilizza la cover italiana e si intitola L'enfer du Chaco, L'inferno del Chaco, puntando l'attenzione più sulla zona di foresta in cui si svolge l'avventura che sui suoi abitanti. I francesi nell'immaginare il disegno sotto il logo, preferirono eliminare un pezzo di zattera e lasciare una sola gamba visibile al naufrago ferito. Inoltre scompare uno dei due volatili sullo sfondo.


Nell'edizione jugoslava, la zattera è completa, anche se, avendo abbassato l'immagine per far posto al titolo, per capire che si tratta di una imbarcazione di fortuna ci vuole un po' di fantasia; il biondo moribondo rimane con una gamba sola, mentre il titolo è la traduzione di quello originale. 


In terra ellenica al contrario hanno alzato l'immagine, ricostruito graficamente la gamba mancante e specchiato l'immagine per esigenze di impaginazione della cover. L'episodio si intitola La terra del diavolo!.


L'ultima versione croata si rifà come disegno a quello di Tutto Mister No e come colori alla versione originale del 1978.


Chiudiamo, come a volte accade, con la consueta segnalazione della storia zagoriana firmata da Luigi Mignacco che rende omaggio alle cover di Mister No realizzate da Ferri, Spedizione all'inferno. La quarantatreesima cover venne ricordata con questa vignetta decisamente meno drammatica,  disegnata dallo stesso Gallieno Ferri 


Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire o riscoprire, anche le precedenti puntate di Secret Origins dedicate al Tex Classic e a Mister No in Cronologie & Index.

venerdì 20 agosto 2021

SECRET ORIGINS: MISTER NO 42

di Saverio Ceri

Approfittando dello spunto datoci delle uscite settimanali della collana cronologica, a colori, collaterale alla Gazzetta dello Sport, andiamo a scoprire le copertine originali di Mister No, le loro eventuali fonti di ispirazione e le loro vicende editoriali in Italia e nel mondo.


Si conclude in questo volume dalla copertina decisamente fantasy, la terrificante avventura di Selva Preta. Mister No e i suoi compagni di sventura riescono, grazie alla rapida costruzione di una barriera elettrificata, a guadagnare un po' di tempo. I mostruosi insetti giganti ispirati al film Them! (Assalto alla Terra, nella versione italiana), vengono destabilizzati dalle scariche elettriche, ma non subiscono danni permanenti. Solo grazie agli esperimenti dell'unico "scienziato" del gruppo, Phil Rover, su blatte a dimensione reale, scopriamo che il butossido di piperonile è in grado di uccidere quel tipo di insetto. Fortunatamente il materiale per produrlo in gran quantità è a disposizione, e i nostri eroi riusciranno quasi tutti a sopravvivere. Solo il giovane Rover, rimane vittima dello scontro con uno dei giganteschi insetti.

Immagine da Them! il film del 1954 che ha ispirato la storia e la copertina di questo albo.

La cover originale è del novembre 1978 ed è identica a quella dell'edizione appena giunta in edicola per i tipi della Gazzetta dello Sport. L'unica libertà che si è preso il grafico di oggi è ricostruire l'ultima zampa destra del mostro, coperta nella versione originale dal logo.


Nella versione di Tutto Mister No del Novembre 1992, l'immagine viene ricolorata e Mister No indossa finalmente i suoi classici pantaloni blu, mentre la quarta gamba dell'insettone viene ricostruita in maniera differente rispetto alla versione Gazzetta, forse in maniera più plausibile.  



Anche nella versione francese, che con questa copertina raggiunge il traguardo del 50° albo, la differenza principale è costituita dalla gamba ridisegnata dell'insettone.



Nella versione jugoslava, il grafico continua a far sparire il quadrifoglio dalla spalla del protagonista, e in questo caso ha anche reso il mostro più glabro, eliminando tutti quegli antiestetici peli sulla testa. L'albo, Lunov Magnus Strip 630, raccoglie l'ultima parte dell'avventura a tinte horror e si intitola Miracolo invisibile, riferendosi probabilmente al gassoso composto che aiuta i nostri eroi a salvarsi.


La versione greca è molto simile a quella originale, il titolo parrebbe essere leggermente diverso: Momenti di terrore. La famosa quarta gamba è disegnata in maniera ancora diversa e, come nella versione transalpina,  risulta essere decisamente più lunga del previsto.


Prima di chiudere segnaliamo che nelle ultime 21 tavole dell'albo prende il via una nuova avventura ambientata in Paraguay, che segna il debutto sulla collana dei fratelli veneziani Ennio e Vladimiro Missaglia; il primo come sceneggiatore, il secondo ai pennelli. Se per Ennio questa è solo la prima delle nove avventure scritte per il pilota amazzonico, per Vladimiro al contrario si rivelerà l'unica collaborazione con Mister No. E con quest'ultima informazione cronologica vi diamo appuntamento alla prossima puntata di Secret Origins: Mister No.

Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire o riscoprire, anche le precedenti puntate di Secret Origins dedicate al Tex Classic e a Mister No in Cronologie & Index.

venerdì 13 agosto 2021

SECRET ORIGINS: TEX CLASSIC 116

di Saverio Ceri
con la collaborazione di Francesco Bosco e Mauro Scremin

Bentornati a Secret Origins l'appuntamento quattordicinale che ci conduce alla scoperta delle origini delle copertine di Tex Classic e di eventuali altre cover ispirate alle pagine a fumetti dell'albo in edicola. 


Con questo numero del Classic, la collana inizia a riproporre le avventure del ranger del 1962;  gli albetti a striscia ristampati in queste 64 pagine infatti sono quelli dal dodicesimo al diciassettesimo della Serie Navajo, usciti nelle prime sei settimane di quell'anno. Sei episodi che ci conducono quasi al termine di Sangue Navajo, una delle più amate storie del personaggio. Il titolo del Classic è preso in prestito dal quinto capitolo, mentre la copertina, che, secondo ultime scelte redazionali, dovrebbe rifarsi il titolo, non presenta Carson, ma Tex che parrebbe portare a termine una missione. Missione apparentemente facile, visto che affronta un uomo armato di solo... fazzoletto al collo. In effetti la genesi della cover, la famosa copertina de L'agguato, 25° albo della serie attuale di Tex, è piuttosto travagliata. Ne abbiamo già parlato nella puntata 30, qui sotto ne vedete, nella gif animata, un veloce riassunto.

Tutto nasce dalla cover di Kid Cowboy 6 dell'inverno 1951 disegnata da Clarence Doore per la Ziff-Davis Publishing Company. Nella Gif abbiamo utilizzato quella della ristampa del 1955 della St.John publishing, perché "pulita" da tutte le scritte; l'originale la trovate più sotto.
Bosco e Scremin, esperti di copertine texiane, ci ricordano che la cover di Kid Cowboy ispirò Galep  già nel giugno del 1952 per il losco individuo in primo piano del secondo Albo d'Oro di Tex. In quel caso il cattivo di turno non maneggiava una pistola, come nell'illustrazione di Doore, ma banconote frutto di una rapina appena compiuta.
Nel novembre 1954, poi, quando si stava provando in redazione a dare un ruolo di primo piano a Kit Willer, la cover del giovane Kid Cowboy risultò perfetta come idea per il terzo Albo d'Oro della seconda serie. Stavolta l'eroe era davvero in pericolo dato che l'avversario stava per estrarre una pistola nascosta. 
Nell'estate del 1962, in pieno periodo di "Garanzia Morale" evidentemente non era ritenuto corretto vedere il protagonista in pericolo mortale; venne deciso di far sparire la pistola delle mani del brutto ceffo in primo piano e di trasformare, grazie a Franco Bignotti, Kit in Tex, il titolare oramai indiscusso della testata.
Nell'87 in occasione di Tutto Tex, lo stesso Galep fece riapparire l'arma e ridisegnò il ranger a cavallo nel suo classico stile.
Nell'edizione odierna infine, dato che si ispira alla serie principale di Aquila della Notte, torna il Tex disegnato da Bignotti e scompare nuovamente la pistola in primo piano.



Lasciamo ora la cover principale per segnalarvi, sempre grazie alle preziose ricerche di Francesco Bosco e Mauro Scremin, che anche una delle copertine delle strisce pubblicate in questo Classic ha una fonte americana. La cover in questione, recuperata come altre del post, grazie al fondamentale sito www.collezionismofumetti.com, è quella qui sotto.


La fonte è invece una copertina fotografica di Gunsmoke della Dell Publishing, esattamente il numero 25 del marzo 1961. L'attore in questione è James Arness, che interpreta Matt Dillon il protagonista della serie Tv a cui è intitolato il fumetto. Curiosamente proprio in quegli anni il signor Paul Dillon, chiamò suo figlio Matthew (Matt per gli amici), esattamente come l'eroe del telefilm. Il ragazzo, come sappiamo, a sua volta ha svolto nella vita una proficua carriera da attore hollywoodiano.


Tra le pagine dell'albo in edicola poi, troviamo anche una vignetta, quella qui sotto, che è servita come fonte di ispirazione per un'altra cover di Tex.

Stavolta a trarre ispirazione è stato Claudio Villa, che da questa illustrazione di Aurelio Galleppini, ha sviluppato nel luglio 2007, la copertina del numero 26 della Collezione Storica a Colori di Repubblica.


La stessa immagine poi è stata riutilizzata nel gennaio del 2017 anche per il numero 31 del bimestrale Tex Edição em Cores della brasiliana Mythos.



E con quest'immagine proveniente da oltre oceano, chiudiamo anche questa puntata di Secret Origins: Tex Classic, appuntamento alla prossima.

Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire anche le precedenti puntate di Secret Origins in Cronologie & Index. 

giovedì 12 agosto 2021

SECRET ORIGINS: MISTER NO 41

di Saverio Ceri

Approfittando dello spunto datoci delle uscite settimanali della collana cronologica, a colori, collaterale alla Gazzetta dello Sport, andiamo a scoprire le copertine originali di Mister No, le loro eventuali fonti di ispirazione e le loro vicende editoriali in Italia e nel mondo.


Prosegue l'avventura ricca di mistero e di horror orchestrata da Nolitta e Diso. Mister No ha raggiunto col suo cliente Mr.Stark, Selva Preta, nel cuore della foresta amazzonica, dove l'uomo d'affari vorrebbe impiantare una moderna industria per la produzione di carne in scatola. La zona scelta si rivelerà purtroppo tutt'altro che ospitale. I protagonisti, ovvero gli invitati alla presentazione del progetto da Mister Stark e i suoi dipendenti, si ritroveranno loro malgrado isolati e circondati da giganteschi e voracissimi  insetti, che Mister No ipotizza legati alle misteriose attività svolte in quell'area, un paio di decenni prima, dall'esercito americano.


La copertina originale dell'ottobre 1978, probabilmente sarebbe stata più indicata per l'albo precedente quando Mister No e il suo cliente avevano fatto uno scalo forzato a Campo Washinghton, la base militare americana abbandonata nella foresta, probabilmente all'origine delle mostruose creature. 


La copertina è riapparsa in edicola anche nel 1992 sulla collana Tutto Mister No, con la camicia di colore diverso per il protagonista e una interpretazione diversa, da parte del grafico dell'epoca, della porzione di disegno coperta dal logo nel volume originale. In questa versione il piede destro di Mister No si vede. La terza e fino a oggi ultima comparsa in edicola per questa cover si ebbe nel 2009 in occasione del 21° albo della edizione curata dalla If di Gianni Bono. Qui partendo dal disegno della versione di Tutto Mister No, i colori sono completamente rivisti. In meglio. 


Da notare, come già accaduto in precedenti episodi, che gli autori ci indicano esattamente in che giorni si sta svolgendo l'episodio. In questo caso siamo a metà maggio. In base al giorno della settimana, domenica 15 maggio, per esempio, possiamo risalire all'anno, che in questo caso è il 1955. Non può essere infatti ne la domenica 15 maggio precedente, quella del 1949 (Jerry non era ancora in Brasile) e neppure la domenica 15 maggio successiva, quella del 1960 (troppo tardi). Questa storia secondo logica, considerando che Jerry è giunto a Manaus a inizio 1951, e che i precedenti riferimenti al calendario indicavano gennaio 1953 (Mister No 27), e novembre 1954 (Mister No 37), dovrebbe svolgersi nel 1955 e così è.


Ora: può darsi anche che i giorni in queste vignette fossero scritti a caso, ma siamo già almeno al terzo calendario che casualmente sarebbe corretto. La possibilità di indovinare i giorni corretti per tre volte scrivendo i giorni della settimana a caso è di 1 su 343... aspettiamo il prossimo indizio per capire se davvero questi calendari erano disegnati casualmente o meno.
Passiamo ora alle edizioni straniere di questa cover e di questa avventura, partendo dall'edizione francese. Il 49° albo della collana transalpina si intitola Angoisse à Selva Preta, Angoscia  a Selva Preta, e rispetto all'originale presenta varianti al disegno nelle zone coperte da titolo e logo italiani. Inoltre l'inquietante scheletro in primo piano viene spostato in alto e a sinistra, davanti alla carcassa del carrarmato, per farlo rientrare nella cover più piccola tipica del petit format in voga in quegli anni in terra gallica per i fumetti popolari.


Analogamente alla versione francese anche quella jugoslava presentava meno pagine rispetto alla versione originale italiana, così le 217 tavole dell'avventura di Selva Preta vennero divise su tre albi nell'edizione balcanica, il 628, il 629 e il 630 della collana antologica Lunuv Magnus Strip. Inevitabilmente serviva una cover in più che venne realizzata appositamente da un disegnatore locale per il primo dei tre numeri, intitolato Atterraggio forzato, come l'introduzione dell'episodio contenuta nelle ultime pagine del numero 40 di Mister No. In realtà in quel frangente né Jerry, né il suo cliente Mr. Stark, si imbattono in indigeni, ma evidentemente il disegnatore ancora non sapeva come si sarebbe evoluta la vicenda.
Il numero successivo utilizza la cover di Ferri per Mister No 41 ed è intitolato Ombre di morte, riferendosi probabilmente alle imprecisate ombre che proprio Mr. Stark aveva visto a Campo Washinghton.



Passiamo alla versione greca che come foliazione è fedele all'edizione italiana e quindi prosegue di pari passo con la numerazione originale. Il disegno e i colori differiscono un po' dal disegno di Ferri, ma il titolo, anche senza bisogno del traduttore, è indubbiamente lo stesso. 


Chiudiamo con un illustrazione di Aslan Şükür, ispirata a questa immagine e destinata sicuramente alla copertina di una delle edizioni turche di Mister No, che non siamo stti in grado di rintracciare online.


E con quest'ultima copertina vi diamo appuntamento alla prossima puntata di Secret Origins: Mister No.

Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire o riscoprire, anche le precedenti puntate di Secret Origins dedicate al Tex Classic e a Mister No in Cronologie & Index.

domenica 8 agosto 2021

SECRET ORIGINS: MISTER NO 40

di Saverio Ceri

Approfittando dello spunto datoci delle uscite settimanali della collana cronologica, a colori, collaterale alla Gazzetta dello Sport, andiamo a scoprire le copertine originali di Mister No, le loro eventuali fonti di ispirazione e le loro vicende editoriali in Italia e nel mondo.


Si conclude nella prima parte del quarantesimo volume la lunga avventura "turistica" messicana. Dopo i tuffi, la lucha libre, il Dia de los Muertos, le rovine precolombiane, tra Acapulco, Mexico City e Oaxaca, Nolitta ritorna nella città di partenza, nuova roccaforte di Tango Martinez e fa ritornare uno dei personaggi apparsi nel numero 38, il lottatore Buclecito, detto il re del ring. In questo caso però, ritroviamo l'energumeno in veste di carceriere della bella Deborah. Mister No riuscirà ovviamente, con l'aiuto della polizia locale, a salvare l'aviatrice e a rompere le uova nel paniere al suo "amico" Tango Martinez.
Nella seconda parte dell'albo inizia una misteriosa avventura firmata da Nolitta e Diso che porterà Jerry a Camp Washington, una base militare statunitense abbandonata nel 1938.



La cover, completamente aliena dal contenuto dell'albo, nasce tutta dal titolo scelto per l'ultima parte dell'avventura messicana. La sola presenza di Buclecito, tra le vignette interne,  giustifica il regale titolo, la fantasia di Ferri ha fatto il resto. Il forzuto lottatore ariano della copertina niente ha a che vedere col riccioluto bruno messicano che scopriamo nella pagine interne; così come non vi è traccia ne di ring, ne di palestre.
Alla cover originale del settembre 1978, ha fatto seguito la ristampa del settembre 1992, per la quale Jerry scelse di cambiarsi la camicia da gialla a rossa. Solo oggi, dopo quasi 29 anni, grazie all'edizione della Gazzetta, questa illustrazione di Ferri torna a far capolino in edicola.     

Passiamo ora alle edizioni straniere della copertina, partendo come sempre da quella transalpina. Il numero 48 francese di Mister No, pur utilizzando questa cover relativa all'avventura messicana, si intitola L'incroyable Mister Stark, l'incredibile Mister Stark, come il cliente del nostro pilota della seconda parte dell'albo. Lo sfondo dell'immagine diventa blu e, chissà per quale logica, la pistola impugnata da Mister No è inclinata diversamente (parallela al fascio di luce) rispetto all'originale italiana.


Nella versione balcanica, pubblicata come sempre sulla collana antologica Lunov Magnus Strip, Mister No, oltre al quadrifoglio sul giubbotto, stavolta perde anche i suoi caratteristici capelli bianchi, a favore di un bel color castano. Il titolo è Doppio ricatto, ben più consono allo svolgimento della vicenda, rispetto al fuorviante titolo originale.


La versione più fedele all'originale è quella greca, molto vicina come colori e con lo stesso titolo della edizione italiana.


E con quest'ultima copertina greca vi diamo appuntamento alla prossima puntata di Secret Origins: Mister No.

Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire o riscoprire, anche le precedenti puntate di Secret Origins dedicate al Tex Classic e a Mister No in Cronologie & Index.


domenica 1 agosto 2021

SECRET ORIGINS: MISTER NO 39

di Saverio Ceri


Approfittando dello spunto datoci delle uscite settimanali della collana cronologica, a colori, collaterale alla Gazzetta dello Sport, andiamo a scoprire le copertine originali di Mister No, le loro eventuali fonti di ispirazione e le loro vicende editoriali in Italia e nel mondo.

Apriamo come sempre con la cover dell'albo della Gazzetta dello Sport in edicola, e stavolta iniziamo proprio con una segnalazione su questa copertina: tra la colonna e la pianta secca dietro la prima tomba, nello spazio che  sulla cover originale era coperto dal logo, manca una parte di disegno; un piccolo refuso in questa splendida collana.
Continua l'avventura "turistica" di Mister No in Messico. Nolitta dopo Acapulco con i suoi tuffatori e con la lucha libre, trasferisce la vicenda a Oaxaca con le sue rovine precolombiane e per non far mancare nulla al lettore decide di ambientare questa parte di avventura durante il Dia de los Muertos, il giorno dei morti, che corrisponde al nostro 2 novembre, ma che in Messico assume tutt'altra valenza con feste all'interno dei cimiteri in ricordo dei propri avi scomparsi.


Proprio l'aspirazione turistica dell'episodio fa imbattere la redazione bonelliana di allora in un clamoroso errore. All'inizio dell'avventura si vede chiaramente un poster che pubblicizza il 1° Rodeo Aereo di Acapulco in data domenica 21 novembre (evidentemente del 1954 come avevamo ipotizzato un paio di puntate or sono); "rodeo" vinto da Jerry, dopodiché, per alcuni giorni, il protagonista rimane a Acapulco, coinvolto suo malgrado negli sporchi affari di Tango Martinez. Dovremmo essere quindi intorno al 24/25 novembre, in teoria, quando all'inizio di questo albo, Tango svela tutti i retroscena attraverso una lettera a Mister No: Jerry dovrà portare a termine la sua missione, rintracciare una valigia piena di dollari, e rivedere salva Deborah, entro l'ultimatum del... 5 novembre!?! e mancano solo quattro giorni allo scadere. La conferma che siamo proprio a inizio novembre, e quindi in piena incongruenza con la prima parte della storia, arriva poche pagine dopo, con l'arrivo a Oaxaca, e con la rivelazione della data del Dia de los Muertos a uno stranamente sorpreso Mister No, che già conosceva tale data e tali festose usanze almeno dal numero 36, anche se in quella storia eravamo a Manaus e... solo un episodio fa.

L'incongruenza si trascina fin dall'edizione originale, senza che sia mai stata corretta. Basterebbe semplicemente omettere la data sul poster nelle prime tavole per risolvere l'errore temporale. Per il fatto che due storie consecutive siano ambientate il 2 novembre, l'unica spiegazione sarebbe che tra la prima e la seconda sia passato un anno: molto improbabile anche se non impossibile.


Veniamo finalmente alla suggestiva cover che è ambientata proprio nel cimitero di Oaxaca nella notte dedicata ai defunti. Ferri come sempre è un maestro nel comporre le copertine: Il protagonista in bella vista, la location che richiama l'ambientazione principale all'intero dell'albo, e il nemico dell'ombra in primo piano, che costituisce la giusta dose di pericolo per l'eroe. La versione originale è dell'agosto 1978, la ristampa del solito mese, ma del 1992, mentre la versione delle edizioni If, completamente rivista nei colori risale al dicembre del 2008.


Facciamo ora un passo, anzi tre passi, all'estero iniziando dalla versione francese che, diversamente della cover italiana,  presenta la volta della cappella che nasconde l'avversario di Jerry, in mattoni. Il titolo dell'albo, La nuit des danseurs, è riferito alla notte in cui Mister No si reca nel sito archeologico dove concluderà la sua caccia al tesoro e dove sono stati rinvenuti i cosiddetti Danzantes, lastre di pietra di origini atzeche rappresentanti misteriosi personaggi che paiono danzare. Nel momento in cui Jerry recupera la valigetta piena di denaro di Tango Martinez, nascosta presso i Danzantes, viene fermato da un poliziotto locale che lo teneva d'occhio da tempo.


L'edizione jugoslava, come sempre ospitata sulla collana Lunov Magnus Strip, si segnala per  dei colori decisamente piatti e per il titolo, Nel cerchio della morte, probabilmente si riferisce all'agguato teso al nostro pilota da cinque loschi individui nel cimitero di Oaxaca.


Nella versione ellenica, pressoché identica a a quella originale italiana, il titolo diventa un più semplice e realistico: Appuntamento al cimitero.


E con quest'ultima copertina greca vi diamo appuntamento alla prossima puntata di 
Secret Origins: Mister No.

Saverio Ceri

N.B. Vi invitiamo a scoprire o riscoprire, anche le precedenti puntate di Secret Origins dedicate al Tex Classic e a Mister No in Cronologie & Index.