giovedì 4 dicembre 2025

UN EDITORE AL ROGO... OPPURE NO? IL CASO "PASSAGGIO AL BOSCO". CON GIUSEPPE POLLICELLI E FRANCESCO BORGONOVO!

Questo intervento di "Dime Web" nasce quasi "per caso". La mattina del 3 dicembre 2025 leggo in autobus un lancio dell'ANSA riguardante la paventata esclusione della casa editrice Passaggio al Bosco da una nota fiera del libro. Pur avendo le mie idee, che porto avanti talvolta con asprezza, sono contro ogni genere di censura in editoria, sia per quanto riguarda le pubblicazioni politiche, sia per quelle erotiche, sia per quelle religiose. Perché dunque prendersela con Passaggio al Bosco che propone titoli "di destra", "conservatori", etc. ma riscopre anche volumi perduti o dimenticati dal tempo? Questa storia non mi era per niente piaciuta. Vado dunque a leggere la lista di coloro che hanno firmato l'appello censorio e ci trovo non solo i soliti, ma pure nomi e marchi noti del fumetto. Ma come?! Non si era sempre detto che il fumetto doveva essere espressione libera, quasi anarchica, rivolto a tutti e a tutti accessibile? E proprio dal fumetto viene un inopportuno bavaglio? Contatto dunque l'amico di una vita Giuseppe Pollicelli, giornalista di lungo corso oggi a "La Verità", con il quale negli anni ho anche avuto accese discussioni che oggi ricordo con simpatica nostalgia (e che pure Giuseppe rammenta, con "satanica" memoria, proprio qua sotto!), e gli chiedo se aveva intenzione di scrivere qualcosa sulla questione (ricordando che anni fa facemmo qualcosa di simile su Ghisberto); l'eventuale suo articolo sarebbe stato rilanciato su "Dime Web". Giuseppe fa di meglio: mi dice, io no, ma guarda che Borgonovo su "La Verità" di oggi ha scritto un bell'articolo a tal proposito, e, se lui è d'accordo, potresti mettere quello; però non accenna ai fumettisti firmatari... E allora chiedo a Giuseppe di farmi un cappelletto per introdurre Borgonovo e parlare anche dei fumettisti. Ed ecco qua: uno straordinario momento di signorile giornalismo italiano su "Dime Web"! (Francesco Manetti)



Francesco Borgonovo




Interviene Giuseppe Pollicelli

 
Nell’articolo che segue, apparso su “La Verità” del 3 dicembre 2025, il giornalista Francesco Borgonovo, che de “La Verità” è uno dei vicedirettori, critica gli 89 tra scrittori e artisti che hanno inviato una lettera all’Associazione Italiana Editori per chiedere che, alla manifestazione romana “Più Libri Più Liberi” (in svolgimento dal 4 all’8 dicembre), non sia consentito di avere uno stand, e quindi di esporre e mettere in vendita le proprie pubblicazioni, alla casa editrice fiorentina Passaggio al bosco, in quanto nel catalogo di quest’ultima, contraddistinto da una spiccata attenzione per i temi cosiddetti identitari, figurano titoli di o su autori indissolubilmente legati all’estrema destra come Leon Degrelle e Corneliu Codreanu. Una situazione analoga a quella che, nel 2019, portò all’esclusione dal Salone del Libro, decisa dal Comune di Torino e dalla Regione Piemonte, di un’altra sigla editoriale espressione del mondo culturale destrorso, Altaforte. In questo caso, però, sembra che Passaggio al bosco non subirà veti: il presidente dell’AIE, Innocenzo Cipolletta, ha infatti replicato ai firmatari con una lettera, condivisa dai vertici di “Più Libri Più Liberi” e dalla curatrice dell’evento Chiara Valerio, in cui si afferma: «I capisaldi dell’editoria contemporanea sono due, il diritto d’autore e la libertà di edizione. Senza questi due pilastri l’editoria, per come la conosciamo, crolla. Il no a ogni forma di censura è quindi un no che, per un’Associazione come la nostra, viene prima di ogni altra cosa». Stavolta, dunque, le cose si concluderanno senza messe all’indice e allontanamenti, ma rimane il problema della diffusa smania, nell’intellettualità progressista (per fortuna non in tutta, come abbiamo visto), di sostituire il dibattito e il confronto - magari anche molto aspro - tra idee differenti con il silenziamento di chi porta avanti analisi e iniziative conflittuali rispetto alla visione progressista del mondo. Sicuramente spiace, anche se non stupisce, che tale tendenza trovi ampia cittadinanza pure nel contesto del fumetto, come dimostra la presenza, tra i sottoscrittori dell’appello all’AIE, di Zerocalcare (che all'ultimo momento ha deciso di non partecipare alla manifestazione), Maicol e Mirco, Roberto Recchioni, Alessio Spataro, Bao Publishing, Fandango Libri, Coconino Press, Becco Giallo e La Revue. Di questa “intolleranza ideologica” mi accorsi, personalmente, parecchio tempo fa, sul finire degli anni Novanta. Nel 1997 avevo ventitré anni e, oltre a svolgere il servizio civile presso l’Unione Italiana Ciechi di Roma, mi davo molto da fare nell’ambito dell’editoria fumettistica, in particolare realizzando completamente da solo una fanzine gratuita cui avevo assegnato il nome di “Mefisto”. Io all’epoca ero piuttosto fazioso e quella spartana pubblicazione fotocopiata riflette bene tale mia giovanile e ingenua intransigenza, ma già all’epoca, pur militando a sinistra (per un periodo, sebbene a livello di quartiere o poco più, feci anche politica attiva), cominciavo a essere insofferente verso l’aggressiva partigianeria - non di rado ipocrita - con cui appunto a sinistra, fumetto italiano compreso, dovevo sovente confrontarmi. Ricordo ancora perfettamente il rimprovero che, all'incirca nel medesimo periodo, mi rivolse a Milano, nella redazione di Sergio Bonelli Editore, lo sceneggiatore Mauro Boselli a seguito di qualche mio articolo o recensione: «Pollicelli, tu sei troppo libero pensatore». La mia vera bussola era, in effetti, la libertà (d’espressione, in primo luogo) e questa è stata una delle ragioni, una delle principali, per cui dalla sinistra, di lì a qualche tempo, ho iniziato a prendere le distanze, approdando a posizioni che, semplificando, possono essere definite liberali. Che la libertà d’espressione e il confronto con opinioni differenti fosse per me prioritario lo dimostra, peraltro, la stessa “Mefisto”: benché, ripeto, io non fossi allora un campione di tolleranza, sul terzo numero della fanzine ospitai una polemica missiva, a cui puntualmente diedi risposta, inviatami proprio da Francesco Manetti, il fondatore e curatore di Dime Web, da cui in quel tempo ero, ideologicamente parlando, davvero assai distante. Non solo: riprodussi anche, in prima pagina, una sorta di parodia grafica di “Mefisto”, battezzata “Satana”, che Manetti con intento derisorio aveva allegato alla sua lettera. Nella vita, insomma, si possono mutare più o meno radicalmente opinioni, persuasioni, adesioni ecc. e, se si è di fronte a un processo sincero, la cosa non può che essere guardata con favore (del resto lo stesso Roberto Recchioni, ora firmatario della lettera all’AIE, realizzò in gioventù gli schizzi di prova di un fumetto umoristico per Alleanza Nazionale e si definiva, citando John Milius, “fascista zen”). La condizione necessaria perché si producano tali “crisi” o messe in discussione di sé o anche soltanto prese di coscienza (magari destinate a concludersi, anziché con ripensamenti, con un consolidamento delle proprie iniziali convinzioni) è però che si venga a contatto, quanto più possibile, con punti di vista lontani, anche lontanissimi, dai propri. Bando, quindi, non ai libri e alle case editrici, ma alle censure.







La sinistra intellò vuole il pass per le idee
di Francesco Borgonovo

Sono tutti lì belli schierati in fila per la battaglia finale. L’ultima grande lotta in difesa del pensiero unico e dell’omologazione culturale: dovessero perderla, per la sinistra culturale sarebbe uno smacco difficilmente recuperabile. E dunque eccoli, uniti per chiedere all'Associazione Italiana Editori di cacciare il piccolo editore destrorso Passaggio al bosco dalla manifestazione letteraria Più libri più liberi. Motivo? Tale editore sarebbe neofascista, apologeta delle più turpi nefandezze novecentesche e via dicendo. In un appello rivolto all’AIE, 80 autori manifestano sdegno e irritazione. Si chiedono come sia possibile che Passaggio al bosco abbia trovato spazio nella fiera della piccola editoria, impugnano addirittura il regolamento che le case editrici devono accettare per la partecipazione: «Non c’è forse una norma - l’Articolo 24, osservanza di leggi e regolamenti - che impegna chiaramente gli espositori ad aderire a tutti i valori espressi nella Costituzione italiana, nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e nella Dichiarazione universale dei diritti umani e in particolare a quelli relativi alla tutela della libertà di pensiero, di stampa, di rispetto della dignità umana? Poniamo quindi queste domande e preoccupazioni all’attenzione dell’Associazione italiana editori per aprire una riflessione sull’opportunità della presenza di tali contenuti in una fiera che dovrebbe promuovere cultura e valori democratici». Memorabile: invocano la libertà di pensiero per chiedere la censura. Tra i firmatari ci sono nomi illustri: Anna Foa, Alessandro Barbero, Antonio Scurati, Zerocalcare, Domenico Starnone, Carlo Ginzburg, Domenico Procacci, Loredana Lipperini, Christian Raimo, Caparezza, Massimo Giannini, Daria Bignardi, Stefano Feltri, Vera Gheno, Tomaso Montanari, Marino Sinibaldi, Paolo Di Paolo, Vincenzo Latronico, Giulia Caminito, Valerio Mastandrea, Paolo Rossi, Ascanio Celestini, Massimiliano Tarantino (Fondazione Feltrinelli) e vari altri. Per Christian Raimo è un ritorno alle antiche abitudini: qualche anno fa, da consulente del Salone del libro di Torino, brigò per far cacciare la casa editrice Altaforte e compilò una lista di proscrizione di intellettuali che, a suo dire, non avrebbero dovuto intervenire alla kermesse. Ora ci riprova, non avendo evidentemente nulla di meglio da fare. Da Raimo, tuttavia, ci si aspettano gesti del genere. Un po’ meno da altri. Anna Foa, ad esempio, nel 2016 contestava la legge contro il negazionismo dell’Olocausto spiegando che «abbiamo bisogno di studiare e di trasmettere. È l’unica strada e non ce n’è un’altra. Si possono e si devono punire gli atti di razzismo ma le opinioni anche se assurde si combattono soltanto con la conoscenza». Eppure adesso chiede la mordacchia per un editore con opinioni diverse dalle sue. E Alessandro Barbero? Si è già dimenticato di quando lo misero all’indice per aver criticato il green pass? Ora è lui a richiedere il pass antifascista alle case editrici? Quanto ad Antonio Scurati, beh, basterebbe ricordare tutte le volte in cui ha gridato alla censura. Prima per il suo monologo tagliato da una trasmissione Rai, poi perché Sky non aveva messo in produzione la seconda stagione della serie tv tratta dai suoi romanzi su Mussolini... Sono tutti per la libertà di pensiero e di parola ma soltanto se li riguarda. Ovviamente qui non c’entrano davvero né la democrazia né la libertà. Si tratta solo di un giochino di potere. Dato che Innocenzo Cipolletta, vertice dell’AIE, ha ribadito che Passaggio al bosco potrà esporre i suoi libri, i fulgidi intellettuali progressisti schiumano di rabbia, sentono di perdere il controllo degli spazi, vedono crepe nell’ortodossia. E si incattiviscono. Poveri, in fondo vanno capiti: sembra che amino la censura, in realtà sono solo troppo innamorati dell’eco della propria voce. Che suona debole persino nel vuoto dei pensieri.
(apparso su “La Verità” del 3 dicembre 2025)

N.B. Trovate i link alle altre novità su "Interviste & News"!

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