di Giampiero Belardinelli
Introduzione
Siamo arrivati alla quinta puntata, quella del mese di dicembre. Il mese del Natale è quello a cui sono più legato, in primis perché è quello del mio compleanno e quello, se posso aggiungere un’altra nota personale, in cui – lo scorso anno – ho convolato a nozze con Anna Maria, un matrimonio i cui allestimenti sono stati realizzati sotto il segno dello Spirito con la Scure, come ben sanno alcuni dei miei amici del mondo del Fumetto da noi invitati alla cerimonia. Quindi, a un anno di distanza, per celebrare il dicembre 2023 ho scelto di far debuttare in questa rubrica Zagor, il personaggio a cui sono legato fin da ragazzino. Per l’occasione ho selezionato dal catalogo di Bonelli Digital Classic una storia scritta da Marcello Toninelli e disegnata da Marco Torricelli: Yeti! (ZG 271-273), pubblicata nei mesi di febbraio, marzo e aprile del 1988. L’avventura è un inno al genere Fantastico e ha molti punti in comune con i classici nolittiani, ma allo stesso tempo introduce alcune caratteristiche utilizzate in seguito dagli autori che hanno preso il posto di Toninelli ai testi della serie.
Battaglia onirica |
Dal Tibet con furore
Darkwood è il luogo dove la contaminazione dei generi si incontra, si abbraccia e infine si mescola. Camminando per i sentieri della Foresta, oltre a trapper e pellerossa, a ogni angolo possiamo incontrare un Vampiro, uno Scienziato pazzo, la Creatura del Dark Canal, un Mago Druido, ecc. E quando c’è stato bisogno che Zagor incontrasse strane popolazioni, Nolitta ha portato a Darkwood e dintorni Samurai, Russi, Guerrieri Masai, ecc. Luoghi nascosti, città perdute, valli inaccessibili hanno permesso di mettere Zagor a contatto con realtà che difficilmente avrebbe potuto incontrare. È una meravigliosa regola dell’avventura classica, fatta sua anche da Marcello Toninelli. Il malvagio Krinhar arriva dal Tibet portando con sé anche un altro mito della mitologia delle popolazioni locali dell’Himalaya: lo Yeti. Lo sceneggiatore ha gestito questi personaggi esotici – il mago Krinhar e l’Abominevole Uomo delle Nevi – creando con abilità quel sottile senso di inquietudine che avvolge la marcia di Zagor e Cico verso le Montagne Lucenti, dove nascosto da qualche parte li sta attendendo Ramath.
Ramath |
Ramath e il Darkwood Monitor
Ramath torna per la prima volta sulle pagine di Zagor dopo il periodo nolittiano. Toninelli ha l’idea giusta di utilizzare il Fachiro come alter-ego positivo del malvagio Krinhar: i due si combattono a distanza come in una sorta di guerra magica tolkeniana. Ramath è l’uomo che mette in moto il meccanismo del racconto e lo fa in maniera insolita trasmettendo un messaggio che Cico troverà a sua insaputa scritto sul Darkwood Monitor, l’improbabile giornale ideato e stampato dal Messicano. È un’idea simpatica e intelligente che dà alla figura di Ramath una rinnovata aurea magica. Toninelli, infatti, è stato l’autore che ha introdotto tra le facoltà di Ramath la telepatia. Mauro Boselli, evidentemente ispirato dall’intuizione toninelliana, ha più volte utilizzato Ramath in questa maniera, con Cico protagonista di insoliti messaggi telepatici.
Lo Yeti |
Il mostro in azione |
Lo Zagor magico
Ramath non si limita però al ruolo di personaggio funzione: essendo stato ferito dagli uomini di Krinhar (consapevole che il Fachiro è l’unico al mondo capace di contrastarlo) e quindi impossibilitato a unirsi a Zagor e Cico, trasferisce tramite un estenuante rito magico i suoi poteri allo Spirito con la Scure. L’uomo di Darkwood qui riceve conoscenze magiche che gli permettono di fronteggiare con efficacia sia lo Yeti, sia il maligno Krinhar. Già l’Eroe Rosso di nolittiana memoria aveva utilizzato una situazione simile concedendo a Zagor le armi magiche in grado di sconfiggere i potenti Akkroniani. Certo, sia in quell’occasione, sia in questa l’eroe ci metterà il suo coraggio e il suo intuito per distruggere gli avversari: nel nostro caso, quando Krinhar sembra sul punto di sconfiggere Zagor/Ramath un’intuizione dello Spirito con la Scure – per quanto istintiva – annienta per sempre la proiezione psichica del monaco tibetano, il cui corpo fisico resta un inutile involucro vuoto. È stato semplicemente un gran colpo di fortuna, amico mio… – afferma Ramath nel finale – o, forse, un intervento degli Dei!
Un interessante aneddoto
A chiusura dell’analisi della storia voglio riportare un interessante aneddoto, forse non noto a tutti. Nell’intervista contenuta nello Speciale Zagor di Collezionare (volume realizzato nel 1990 da Moreno Burattini. Francesco Manetti e Alessandro Monti), Toninelli ci fornisce un interessante aneddoto sulla vignetta finale di quest’avventura:
La versione originale della mia storia sullo Yeti prevedeva che alla fine il mostro venisse fatto tornare in Tibet insieme a Ramath e a tutti i guerrieri mandati in America dal monaco. Invece mi hanno consigliato di fare una sorta di aggancio con la leggenda del Sasquatch, spiegando cioè con la mia avventura la presenza di questo misterioso uomo dei boschi nelle foreste americane, che altro non sarebbe dunque se non uno Yeti. Sclavi mi ha telefonato e mi ha detto: ‘Ma che cavolo fai? Rimandi lo Yeti sull’Himalaya? Io mi aspettavo che rimanesse in America!’ E così l’ultima tavola della storia, il finale, l’ha riscritta direttamente lui.
La sconfitta di Krinhar |
Torricelli in digitale
Marco Torricelli ha iniziato la sua collaborazione con Zagor nel 1986 e in quel periodo faceva parte dello Staff di If, abbandonato poi nel 1988. Lo Staff di If è stata un’agenzia di autori creata nel 1974 da Gianni Bono. È probabile che quest’avventura sia stata realizzata da Torricelli direttamente per Sergio Bonelli Editore senza la mediazione dello Staff di If. Lo stile di Torricelli in questa avventura, dopo le pur buone prove dei suoi primi lavori zagoriani, raggiunge una rinnovata sintesi. Come potete notare nella galleria di immagini a corredo di questo articolo, Marco Torricelli realizza intensi primi piani in stile ferriano ma allo stesso tempo le ambientazioni fantasy di alcune sequenze mostrano una stimolante linea chiara. Negli anni Duemila, su testi di Mauro Boselli, Torricelli avrebbe esplorato questa sua predisposizione per il Fantasy in maniera molto più esplicita. A una mia domanda sugli eventuali riferimenti artistici in alcune sequenze visionarie (pensavo alle opere di M.C. Escher), l’autore ha risposto così:
Io no, e penso neppure Marcello vi abbia pensato. Semplicemente in sceneggiatura mi chiedeva un ambiente metafisico, peraltro stimolante da realizzare.
Il Sasquatch |
Arrivederci al 2025!
Con questa quinta puntata di Bonelli in digitale chiudiamo il 2024: do appuntamento a chi segue questa rubrica al mese di febbraio. Colgo l’occasione per augurare ai lettori di Dime Web Buone Feste e Buon Anno!
Giampiero Belardinelli