di Andrea Cantucci
Con questo post (il primo di due) inizia la pubblicazione su Dime Web della storia del "bonellide" narrata dal nostro amico e collaboratore Andrea "Kant" Cantucci - valente scrittore oltre che disegnatore! Il "bonellide" è, nel gergo del comicdom italiano, quell'albo a fumetti che - per dimensioni e anche, in parte, per contenuti e stile - in qualche maniera ricalca la filosofia editoriale bonelliana. In questa prima parte arriviamo fino agli anni Ottanta.
Ricordiamo che Dime Web pubblicò un articolo sui 50 anni del formato bonelliano con l'articolo Uno strano compleanno del 22 ottobre 2012 - articolo che potrebbe considerarsi un "antefatto" di questo nuovo filone di interventi!
Per alcune immagini ringraziamo gli amici dell'imprescindibile sito Collezionismo Fumetti. Buona lettura! (s.c. & f.m.)
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Prima dei "bonellidi". Topolino Libretto n. 1, aprile 1949. Formato 12,5x18 cm |
I
formati italiani oggi
Come
tutti sanno, l’attuale formato bonelliano, nato nel Dopoguerra, è
quello che oggi si è maggiormente imposto nell’editoria a fumetti
italiana. Prima della II Guerra Mondiale, il tipico formato
all’italiana era invece quello dei grandi album orizzontali sulla falsariga degli Albi Nerbini. Gli altri formati tascabili che molti
fumetti italiani adottarono tra gli anni ’50 e ’80 (quello nato
col Topolino libretto, quello dei tascabili neri introdotto da
Diabolik e quello piccolo e orizzontale di Lupo Alberto),
sopravvivono oggi solo nei capostipiti, in una testata storica come
Alan Ford e in rari omaggi ispirati al passato come la recente serie Il Morto. Il formato leggermente più grande che assunsero
negli anni ’70 le storiche riviste Intrepido e Monello, sopravvive
solo con le loro ormai altrettanto storiche versioni moderne, ovvero
Lanciostory e Skorpio, mentre i formati ancora maggiori delle riviste
d’autore resistono solo grazie alla difficoltosa sopravvivenza
della capostipite Linus e con un paio di riviste specializzate
dedicate al fumetto - ma non propriamente a fumetti - come Fumo di
China e Scuola di Fumetto. A parte insomma gli iniziatori e
due o tre testate affermatesi parecchi decenni fa, oggi la produzione
italiana esce in edicola quasi esclusivamente nel formato bonelliano,
anche quando si tratta di serie comiche che a metà del secolo scorso
sarebbero state probabilmente pubblicate in altri formati. Escono in
formati diversi degli sporadici album al di fuori delle serie
regolari, come gli albi giganti annuali, o certe ristampe, per lo più
allegate settimanalmente ai quotidiani.
Ministoria
del formato Bonelli
L’attuale
formato Bonelli, di 16x21 cm, nacque alla fine degli anni ’50
rimontando tre alla volta le pagine degli albi a striscia pubblicati
all’epoca, a cominciare da Tex. L’allora casa editrice Audace,
già nel 1952, a soli quattro anni dall’esordio del personaggio,
provò a ristampare Tex in un quindicinale formato Albo
d’Oro (ovvero simile agli albi americani composti di 32 pagine
spillate); poi, nel 1954, inaugurò una prima collana Tex Gigante, di ventinove numeri, anch’essa con meno pagine
dell’attuale, e infine, dopo aver constatato che le raccolte delle
rese invendute di questa edizione, essendo più corpose e
convenienti, vendevano di più, nel 1958 fece esordire l’attuale
collana Tex Gigante, che partì inizialmente con 160 pagine al
prezzo di 200 lire. Le pagine andarono gradualmente diminuendo,
mentre il prezzo fu mantenuto invariato per oltre dieci anni.
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Il n. 1 di Tex Serie Gigante del 1954. Formato 16,5x23,5 cm |
Con
questa edizione la serie si affermò definitivamente con un vasto
riscontro di pubblico e, dato il successo, i Bonelli non poterono che
ripetere la formula anche per le altre serie a striscia. Dopo
ulteriori aggiustamenti, per quanto riguarda rilegatura e foliazione,
l’albo Bonelli assunse l’aspetto di un piccolo volume di 96
pagine in bianco e nero più la copertina in cartoncino, aspetto
rimasto invariato fino a oggi (fa eccezione da sempre il capostipite
Tex, che può vantare sedici pagine in più degli altri mensili), un
formato allora definito “gigante” perché più grande rispetto
alle edizioni precedenti degli stessi personaggi. Oltre a Tex, le
principali serie a striscia Bonelli ristampate in quel formato furono
Zagor, sulla collana Zenith Gigante, Il Piccolo Ranger sulla
Collana Cow-Boy e Un Ragazzo nel Far-West, che si alternava con
le ristampe di altre serie minori sulla Collana Rodeo.
Esordirono
invece direttamente in formato verticale Il Comandante Mark
della EsseGesse (su Collana Araldo seconda serie n. 1 del 1966) e La
Storia del West di Gino D’Antonio (sul n. 1 della Collana Rodeo
del 1967); tra l’altro a quei tempi erano le sole serie regolari
pubblicate in episodi autoconclusivi, cosa che oggi è la norma.
Anche quando le storie passarono a essere realizzate appositamente
per il formato Bonelli, in genere ai disegnatori fu chiesto di
mantenere la suddivisione delle pagine in tre strisce, per una
questione di leggibilità, ovvero per assecondare l’abitudine ormai
consolidata nel pubblico di leggere le storie in quel modo, ma alcuni
autori come D’Antonio si sono presi a volte delle libertà grafiche
in più e lo stesso hanno fatto nei decenni successivi disegnatori
particolarmente originali come Casini o Bacilieri.
Nel corso
degli anni si è assistito a qualche cambiamento solo relativamente
al tipo di carta e cartoncino usati, alla plastificazione della
copertina in certi casi e a un numero di pagine maggiori negli albi
speciali che escono una o due volte all’anno, di cui c’è stata
una vera proliferazione, dai primi con libretti allegati iniziati nel
1984 con Martin Mystère Special, agli almanacchi tematici nati
con l’Almanacco del Mistero 1988, dal formato Maxi inaugurato
nel 1991 dallo speciale di Tex Oklahoma!, che ha il triplo di
pagine di un albo normale, fino alle più recenti serie a colori di
Dylan Dog, Tex e Zagor. A volte gli speciali annuali con più pagine
possono essere degli spin-off di albi mensili, come Storie da
Altrove o Universo Alfa, ma solo in pochi casi, come gli
albi semestrali di Luca Enoch, o quelli bimestrali di Magico Vento e
di Martin Mystère, la testata principale di un personaggio ha un
numero di pagine maggiore delle 96 canoniche.
Anni
’60: I bonellidi avventurosi americani
Nello
stesso periodo in cui nasceva il formato Bonelli, anche altri editori
uscirono con un formato simile, di appena mezzo centimetro più
stretto, ma con meno pagine (di solito tra 32 e 64), con la presenza
del colore e la costa spesso spillata anziché incollata. Con tante
differenze non si può parlare di vero "formato bonelliano", ma le
dimensioni erano quelle. Colore a parte, somigliava a uno dei
formati verticali iniziali in cui l’Audace provò a ristampare Tex
negli anni ’50. In questo formato “simil bonellide” furono
pubblicati personaggi statunitensi come L’Uomo Mascherato e
Mandrake, sulle collane Avventure Americane e Il Vascello,
stampate alla fine degli anni ‘50 dalle Edizioni La Freccia e
passate dal 1962 all’editrice Fratelli Spada. All’epoca
somigliavano a versioni più piccole ed economiche dei tipici comic
book americani, anche se, data la relativa scarsità del materiale
USA disponibile, che non bastava a sostenere la periodicità
settimanale, in gran parte contenevano storie realizzate
appositamente da autori italiani.
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Avventure Americane, nuova serie n. 1 (Ed. La Freccia). Formato 15,5x21,5 cm |
Lo stesso
formato fu adottato nel 1968 dalla Cenisio per gli albi di Tarzan,
prima mensili e poi quindicinali, che, per gli stessi motivi,
finirono per avere caratteristiche simili. A fine anni ’60 gli albi
di 64 pagine di Mandrake, Uomo Mascherato e Tarzan, nonostante il
colore, costavano la metà di un albo Bonelli, ma col passare dei
decenni e dei gusti ciò non bastò più a garantirne la presenza in
edicola. Tutti e tre questi personaggi mantennero in Italia il
formato "simil bonellide" fino agli anni ’70, quando ripresero per
breve tempo le dimensioni degli originali americani, tentando
inutilmente di contrastare la concorrenza dei supereroi Marvel-Corno.
Anche tra il 2003 e il 2004, le Edizioni If hanno ristampato alcuni
dei migliori cicli di Tarzan in volumi in bianco e nero formato
Bonelli.
Nel 1966,
apparve invece quella che è forse la prima serie americana
pubblicata in Italia nel tipico formato bonelliano di 96 pagine in
bianco e nero: la testata Walt Disney Presenta Zorro, ispirata
ai telefilm con Guy Williams e pubblicata da Mondadori in supplementi
agli albi disneyani, di cui uno dei migliori fu il n. 2 del 1966
disegnato da Alex Toth. Si dovettero aspettare gli anni ’90 perché
ne fosse pubblicata un’altra edizione italiana più accurata, con
molte storie di Toth e a colori come gli originali, ma sempre in
formato bonelliano.
Anni
’70: I bonellidi western
Ovviamente
i primi fumetti italiani a imitare il formato Bonelli furono quelli
che appartenevano più o meno allo stesso genere, ovvero il western.
Tra i primi ad adeguarsi, ci furono i personaggi realizzati dalla
EsseGesse e pubblicati dall’Editrice Dardo, Capitan Miki e il
Grande Blek. Anch’essi nati nel formato a striscia negli anni ’50,
furono ristampati più volte rimontando le pagine delle prime
edizioni in modo analogo: prima con Miki e Blek pubblicati insieme
sulla Collana Prateria, che, nata nel 1957 come spillato di 32
pagine, cambiò più volte periodicità e formato, assumendo intorno
al 1970 anche quello bonelliano di 96 pagine; poi sui 45 volumetti
formato Bonelli del bimestrale Collana Freccia, su cui i due eroi si
alternarono dal 1968; infine sul quindicinale Miki e Blek
Gigante, nato nel 1970, su cui ognuno dei due usciva una volta al
mese, proprio come gli eroi della Bonelli. Nata in un formato
spillato di 64 pagine un po’ più grande, quest’ultima collana si
ridusse dopo un anno alle dimensioni di volumetti di 96 pagine del
tutto simili a quelli Bonelli, anche nella grafica dei nomi dei
personaggi, posti in un angolo della copertina (le sole differenze
erano l’assenza dei titoli dei singoli albi e l’uso di un
cartoncino molto più leggero per le copertine). All’inizio degli
anni ’90 la Dardo, ormai dedita quasi esclusivamente a ristampe del
passato, ripropose nuovamente Miki e Blek in formato bonelliano e lo
stesso ha fatto da alcuni anni anche un altro editore specializzato
in recuperi d’epoca come le Edizioni If.
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Collana Prateria n. 1, luglio 1957 (Ed. Dardo) |
Esordì
invece direttamente in formato bonelliano Kirbi Flint, un altro
albo Dardo del 1971, ben tratteggiato dal pennello di Antonio Canale
e incentrato su un giovane scout, tanto eroico quanto sensibile, che
interagiva con pittoreschi personaggi in un contesto western
piuttosto realistico, anticipando vagamente Ken Parker. Forse troppo
in anticipo sui tempi, la testata non ebbe la fortuna che avrebbe
meritato e, avendo chiuso dopo appena sette numeri, è oggi
totalmente dimenticata. Anche Kinowa, il cacciatore di indiani privo
di scalpo che, nel 1950, era stato il primo personaggio disegnato
dalla EsseGesse, tra le tante riedizioni che ebbe in vari formati,
non poteva non essere prima o poi rimpaginato nel formato Bonelli, in
cui la Dardo lo ristampò parzialmente nel 1976.
Un altro
western pubblicato quell’anno in formato Bonelli, ma dall’Editrice
Cenisio, fu Il Sergente Kirk di Hector G. Oesterheld e Hugo
Pratt. La serie, nata in Argentina nel 1953, aveva per protagonista
un soldato che, molti decenni prima di Balla coi Lupi,
abbandonava l’esercito per unirsi a una tribù indiana. In Italia
era uscita inizialmente nel 1967 sull’omonima rivista dell’editore
Ivaldi e proseguita sul mensile Rintintin della Cenisio, prima di
approdare, con una vicenda in media res, su un albo stile Bonelli dal
curioso titolo di Kirk Western, durato solo quindici numeri, di
cui divideva le pagine con un altro western argentino, El
Quebrado di Carlos E. Vogt. La Cenisio ripeté poi la formula
dando l’onore della testata a quest’ultimo, ma il risultato fu
ancora peggiore e la saga di Kirk fu sospesa in appendice al quinto e
ultimo numero di El Quebrado.
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Kirk Western n. 1, marzo 1976 (Ed. Cenisio) |
Anni
’80: I bonellidi Marvel
Negli
anni ‘70 la Cenisio pubblicò anche alcune testate con materiale
americano della DC Comics (Superman Selezione, La Legione
dei Super-Eroi e Sgt. Rock) in un formato ibrido, quasi
sempre spillato, che, misurando 14x22 cm, per poco non rientrava
nelle dimensioni bonelliane. Si trovò poi costretta dalla crisi di
vendite dei supereroi all’inizio degli anni ’80, a ridurre più o
meno allo stesso formato anche i mensili Superman e Batman.
Lo stesso accadde all’Editoriale Corno, che dopo un primo
esperimento in quel formato ridotto (la collana Il Super Eroe,
dedicata a personaggi fantascientifici e fantasy della DC), tentò di
contenere i costi pubblicando a rotazione i supereroi Marvel
all’interno di un’unica testata delle stesse dimensioni, Il
Settimanale dell’Uomo Ragno, che durò meno di un anno. Del
resto, in quel periodo, subirono un calo di vendite anche le riviste
antologiche di strisce umoristiche e quindi le due storiche testate
di questo settore, Linus ed Eureka, furono ridotte a un formato
ancor più simile al bonelliano di 15x21 cm, il ché, nonostante i
ripetuti tentativi di rilancio successivi, non riuscì a impedire la
chiusura di Eureka nel 1984.
Nel 1986,
la Comic Art fece uscire il primo albo Marvel apparso in Italia nel
formato Bonelli vero e proprio: Conan il Barbaro, che
intercettò il giusto target di pubblico con le storie della serie in
bianco e nero The Savage Sword of Conan, che si rivolgeva a
lettori più adulti rispetto alla testata a colori Conan the
Barbarian. Visto il successo ottenuto, anche quest’ultima fu
comunque pubblicata tre anni dopo da Comic Art nello stesso formato
ridotto, pur mantenendo il colore.
Contemporaneamente,
nel 1989, la Star Comics pubblicò in un simile formato bonelliano in
bianco-e-nero un’altra serie Marvel che si rivolgeva a un pubblico
piuttosto adulto: Il Punitore, un eroe violento che, come
Conan, eliminava fisicamente i suoi nemici, cosa che del resto anche
gli eroi western della Bonelli facevano spesso, sia pure per
legittima difesa e senza troppa enfasi. A parte la maggior libertà
grafica dei disegnatori americani, che oggi non si attengono quasi
mai alla classica gabbia su tre strisce, tipica invece della Bonelli,
i lettori del Punitore e di Tex potevano quindi avere qualcosa in
comune, dato il realismo di fondo che caratterizza le due serie e la
rudezza con cui entrambi gli eroi trattano i criminali. Anche la
Play Press, in questo periodo, pubblicò degli speciali simil
bonelliani in bianco-e-nero, con storie Marvel ispirate a film come
Terminator e Nightmare.
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Il Punitore n. 1, 1989 (Star Comics). |
Gli albi
Marvel in formato Bonelli furono poi accantonati col passaggio di
tutte le testate alla Marvel Italia, che riportò le serie di Conan
ai formati originali americani; ma anche questo editore nel 1996
sperimentò delle miniserie di quattro numeri nel formato bonelliano
di 96 pagine in bianco-e-nero, rispettivamente dedicate a Conan, a
Frank Castle (il Punitore) e alla serie horror Inferno. Su quella di
Conan ristamparono alcune delle storie migliori, tratte dai racconti
di Robert E. Howard, e anche quella del Punitore conteneva storie
disegnate da grandi artisti come Joe Kubert e Russ Heath. Anche
l’attuale editore italiano della Marvel, la Panini Comics, intorno
al 2005, ha ristampato in formato Bonelli in bianco-e-nero alcuni dei
cicli del Punitore scritti dall’irlandese Garth Ennis.
(La storia del "bonellide" - 1. continua)
Andrea Cantucci
N.B. Trovate i link a entrambi le parti della "storia dei bonellidi" anche sulla pagina delle Cronologie!
Complimenti, iniziativa sacrosanta di recupero della memoria... in un Paese che per citare Severgnini ne ha una da pesce rosso ;-) Aggiungo che lo stesso Sergio Bonelli ricordava il formato che rimonta 3 strisce alla volta nato nel 1949 per iniziativa di Tristano Torelli nelle ristampe "Il piccolo sceriffo" in formato allora celebre per gli "Albi d'Oro" da 17 x 24 cm... poi naturalmente il successo arriva dagli albi bonelliani, ma il divertente è che son nati prima i "bonellidi", termine intrigante, coniato da Segio Rossi su "Fumo di China" nel 1993 parlando di "Lazarus Ledd", l'unico a superare i cento numeri! A rileggerci e grazie ancora del vostro lavoro!
RispondiEliminaGrazie, carissimo amico - anche per la precisazione!
EliminaIl lavoro che ci ha proposto Kant ci ha entusiasmato fin da subito - anche perché l'indagine "storica" è sempre stata il nostro campo, fin dai tempi di Collezionare...
Saverio & Francesco
Risponde anche Andrea Cantucci, l'autore dell'articolo:
RispondiElimina"E' vero, i personaggi di Torelli arrivarono prima. Anche come albo a striscia,
Il Piccolo Sceriffo uscì qualche mese prima di Tex. Si può dire che i primi
formati in cui fu pubblicato Tex imitassero quelli di Torelli, che a loro volta
però imitavano analoghi formati di Mondadori. Il solo motivo per cui Il Piccolo
Sceriffo e Sciuscià non sono stati citati nell’articolo, è appunto perché i
loro “albi giganti” all’epoca uscirono in formato Albo d’Oro e quindi non
esattamente in quello che oggi chiamiamo bonelliano. Credo che la causa
principale per cui non siamo qui oggi a parlare di un eventuale “formato
Torelli”, sia che gli albi giganti di 100 pagine e oltre permisero di
apprezzare appieno le qualità narrative di quel “romanziere prestato al
fumetto” che era Gianluigi Bonelli e, a quel punto, i giovani eroi di Torelli,
per quanto simpatici, non poterono più competere.
Grazie dell’attenzione,
Andrea Cantucci"
Ah, però che chicche! ^^ Non sapevo della collana del punitore e del formato della spada selvaggia di Conan. Ne della primissima ristampa di Tex!
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