venerdì 25 aprile 2014

NOME IN CODICE 16x21: L'ANGOLO DEL "BONELLIDE" II (LA STORIA - SECONDA E ULTIMA PARTE - DAGLI ANNI '90 A OGGI)

di Andrea Cantucci

Con questo secondo post (il primo considerava il periodo fino agli anni '80) termina la pubblicazione su Dime Web della storia del "bonellide" narrata dal nostro amico e collaboratore Andrea "Kant" Cantucci - che cura le recensioni di Lilith e disegna spassose parodie bonelliane! Ricordiamo a chi si fosse sintonizzato solo ora che il "bonellide" è, nel gergo del comicdom italiano, quell'albo a fumetti che - per dimensioni e anche, in parte, per contenuti e stile - in qualche maniera ricalca la filosofia editoriale bonelliana. In questa seconda parte trattiamo l'epoca che va dall'ultimo decennio del XX secolo fino ai giorni nostri. Buona lettura! L'Angolo del "bonellide" continua, però... Prossimamente, Diabolik! (s.c. & f.m.)


Balboa n. 1, 1989. Ed. Play Press


 
Anni ’90: Bonellidi d’ogni genere

Tra gli anni ’80 e ’90, dopo l’affermazione di eroi Bonelli di ambientazione moderna - come Martin Mystère, Dylan Dog, Nick Raider e Nathan Never, che fecero uscire definitivamente quel formato dall’ambito del fumetto western - e dopo il Conan della Comic Art - che lanciò gli albi di 64 e 48 pagine - nel formato bonelliano cominciò a essere pubblicato di tutto, materiale italiano e non, da vecchi e nuovi editori. Si andò dalla Play Press, che editò il giallo giudiziario Balboa, alla Parker Editore, che ristampò in proprio il Ken Parker di Berardi & Milazzo; dalla Star Comics, che uscì col thriller d’azione Lazarus Ledd e col fantascientifico Hammer, a Macchia Nera, che tradusse la prima edizione italiana del fantasy comico Bone di Jeff Smith; dalla Renzo Barbieri Editore, che raccolse in volumi I Nobel del Fumetto erotico e macabro, alla Dardo, che dopo molto tempo produsse un nuovo fumetto con l’horror Gordon Link scritto da Gianfranco Manfredi.
Sulla scia di Dylan Dog, infatti, nacquero e morirono rapidamente nuove serie che tentavano vari approcci alla paura e al soprannaturale - dal classico terrore gotico al thriller e allo splatter. Tra gli altri, l’effimero albo Profondo Rosso - pubblicato nel 1991 dalle improvvisate Edizioni Eden, sponsorizzato da Dario Argento e curato dall’esperto del settore Luigi Cozzi - si distingueva perché, nonostante il formato bonelliano, era impostato come una rivista; proponeva storie italiane non molto curate, ma anche affascinanti racconti d’epoca delle editrici americane Warren e DC Comics, riduzioni a fumetti dei film horror della Hammer disegnate da artisti inglesi come John Bolton, e articoli di un certo interesse per gli appassionati del settore.


La prima versione di Desdy Metus, con il logo di Saverio Ceri

Altre serie si ispirarono a Dylan Dog. riprendendone alcuni dettagli e variandone altri; per esempio la protagonista dell’albo Desdy Metus - l’Insonne, ideato da Giuseppe Di Bernardo e uscito per pochissimo tempo nel 1994, era una DJ coinvolta in casi inquietanti che si distingueva dal personaggio di Sclavi per il fatto di essere donna, di fumare, di abitare a Firenze anziché a Londra e di vivere storie sostanzialmente realistiche, ma allo stesso tempo ne citava delle caratteristiche, come il taglio della frangia nera sulla fronte, il tipo di auto o il modo di sedersi, mentre il suo collega Fabio sembrava proprio un Dylan Dog con baffi, pizzo e giacca bianca anziché nera. Il logo di questa prima incarnazione di Desdy Metus - sia detto a titolo di curiosità - fu creato graficamente dal nostro Saverio Ceri.
Più rare furono le testate che si ispirarono a Dylan Dog nei suoi aspetti più introspettivi e onirici, come il poetico fantasy ESP pubblicato nel 1995 dall’Editrice Universo, adattamento in albi di una serie di storie brevi uscite sulla rivista L’Intrepido, che poteva contare su trame dai toni fiabeschi molto evocative, benché un po’ adolescenziali, scritte da Michelangelo La Neve e su disegnatori di talento come Marco Nizzoli; ma il buon livello qualitativo non impedì che, dopo un anno e mezzo, anche questa serie chiudesse.
La Max Bunker Press di Luciano Secchi, sceneggiatore attento alle nuove tendenze ma propenso a un maggiore realismo, iniziò invece nel 1994 la pubblicazione di Kerry Kross, un thriller di Bunker (alias Secchi) impostato graficamente da Dario Perucca. La serie, incentrata su una dinamica e aggressiva investigatrice lesbica, è stata poi riproposta in varie riedizioni, con l’aggiunta di antefatti e prosecuzioni, nell’arco di vent’anni, senza essere finora mai andata oltre i ventisei episodi. A differenza della maggior parte degli albi formato Bonelli, Kerry Kross aveva due strisce per pagina, impostazione tipica dei tascabili, che è quella a cui i suoi autori sono abituati e che, in un formato più grande, permette di realizzare disegni più dettagliati. 


Gon della Star Comics
Gli anni ’90 furono anche il periodo della prima vera e propria invasione di fumetti giapponesi, pubblicati in Italia in dosi massicce ancora oggi, per lo più con formati tascabili; ma molti sono apparsi anche in un formato "simil bonellide" di 15x21 cm, in particolare usato dalla Star Comics. Tra questi il pestifero mini-dinosauro Gon di Masashi Tanaka, visto per la prima volta in Italia nel 1993 sulla collana Storie di Kappa, e il celebre ladro donnaiolo Lupin III di Monkey Punch, uscito dal 1994 in due speciali e sui primi 29 numeri della collana Mitico e poi, dal 2002, sui tredici volumi della sua testata, pubblicata sotto l’etichetta Orion Edizioni.
Alcune collane della Star Comics avevano formati variabili a seconda dei contenuti, evidentemente in base ai formati originali giapponesi, per cui i primi numeri della collana Point Break, nata nel 1999, erano tascabili per ospitare le storie di Tsukasa Hojo, ma quando vi venivano pubblicati i volumi di Masashi Tanaka questi uscivano in formato bonellide. Lo stesso formato era usato anche dalla Planet Manga, la sezione giapponese della Panini, per volumi come Tokyo Killers di Jiro Taniguchi, uscito in Italia nel 1998, o dalla Coconino Press per i suoi libri di autori giapponesi un po’ anomali come Hideji Oda, distribuiti solo in libreria e in fumetteria.
Restando nell’ambito delle fumetterie, che in questo periodo si affermarono definitivamente come canale distributivo alternativo per nuovi albi e volumi, a metà anni ’90 anche la Magic Press usò un formato "simil bonellide" per la collana Paradox Mistery, in cui tradusse romanzi a fumetti autoconclusivi di autori americani, tratti dall’omonima etichetta per adulti della DC Comics dedicata al genere noir. La serie fu inaugurata dalla buffa storia semi-autobiografica Brooklyn Dreams di Jean Marc DeMatteis, ma uno dei titoli più importanti resta Una storia violenta di John Wagner & Vince Locke, da cui fu poi tratto il bel film A History of Violence diretto da David Cronenberg
Tra gli albi in formato bonelliano o quasi, apparvero anche molti fumetti autoprodotti, distribuiti solo alle fiere e nelle fumetterie, che non raggiunsero mai diffusioni di massa, neppure quando trattavano temi originali e interessanti in modo professionalmente valido come l’albo cyberpunk PT7 (che sta per Perfect Trip Seven), realizzato da un gruppo di autori romano nel 1999, con protagonista una sorta di drogato virtuale del futuro. L’unico caso di personaggio autoprodotto che riuscì a raggiungere stabilmente le edicole fu la parodia Rat-Man di Ortolani, che dal 1997 in poi è stata pubblicata nell’albo della Panini Comics - serie che prosegue tuttora.

Rat-Man 1, 1994.

Nel 1998 si aggiunse agli albi formato Bonelli anche un classico del fumetto italiano, con la collana Il Grande Diabolik, che ospita tuttora episodi inediti fuori serie dell’antieroe creato dalle sorelle Giussani. Dal 2003 parte di questi speciali di Diabolik esplora il passato del personaggio, colmando lacune e incoerenze dei primi albi o aggiungendo capitoli inediti sulle sue origini, grazie a un meticoloso lavoro di equipe iniziato col remake del primo episodio a opera di Alfredo Castelli e Giuseppe Palumbo e poi proseguito con i soggetti di Sandrone Dazieri e Mario Gomboli e le sceneggiature di Tito Faraci; mentre è sempre il bravissimo Palumbo ad occuparsi dei disegni dei lunghi flashback che caratterizzano questi episodi.


Anni 2000: Ristampe bonellidi e inediti italiani

Il formato Bonelli è stato usato anche per ristampare in edizione economica materiale uscito in precedenza su riviste o in edizioni più grandi e lussuose, come le Storie del West di Paolo Eleuteri Serpieri, ripubblicate dall’editrice Macchia Nera in una miniserie di quattro albi. Un altro esempio furono alcuni supplementi a fumetti, allegati al Giallo Mondadori e a Urania nell’estate del 2000, che riproponevano dei classici dei rispettivi generi, come Blake & Mortimer di Jacobs o Il Prigioniero delle Stelle di Font; un altro ancora fu la collana Comics & Cartoons delle Edizioni If, che dal 2002 ristampava personaggi umoristici del passato - sul genere di Braccio di Ferro, Beetle Bailey, Blondie o Zorry Kid.

Eura: Dago, a. I, n. 1 (l'immagine è tratta dalla ristampa anastatica).

Dagli anni ’90 anche l’Editoriale Eura ripubblicò in formato ridotto le serie di alcuni suoi personaggi di successo, come quella del giannizzero Dago, o quella dell’immortale Gilgamesh, entrambe scritte da Robin Wood, mentre nel 2003 ridusse a formato bonelliano la collana antologica I Giganti dell’Avventura, che ristampava in corposi volumi monografici storie già pubblicate sulle sue riviste. La loro nuova impostazione, nella grafica delle copertine con tanto di bandelle, era chiaramente ispirata alla prima collana dei Classici del Fumetto di Repubblica, uscita in quello stesso anno, il cui formato era 15x21 cm, quindi anch’esso molto vicino al bonelliano. Dato il successo dell’iniziativa, seguirono molte altre collane a fumetti allegate ai quotidiani italiani, di cui alcune in un analogo formato simil bonelliano - sia che ristampassero gli eroi della Bonelli in edizione cartonata, che altre serie, come Diabolik.
La Panini Comics, curatrice di quella collana, usò una veste editoriale simile anche per Ken Parker Collection, ennesima ristampa commentata, di due episodi per volta, del famoso personaggio di Berardi & Milazzo, in coda alla quale uscirono tre volumi con altre pregevoli serie realizzate dagli stessi autori - da Tiki il Guerriero a Tom’s Bar e da Welcome to Springville a Sherlock Holmes. Nel 2000 la Panini aveva inoltre prodotto anche un albo inedito in stile Bonelli, con la miniserie di fantascienza Arkhain, scritta da Lorenzo Calza e ben disegnata da Stefano Raffaele.
Intanto, sugli albi della Max Bunker Press, Bunker e Perucca sperimentarono, con la loro tipica grafica su due strisce, altre serie in formato bonelliano, tutte di breve o brevissima durata e con personaggi fuori dagli schemi: la psicanalista Beverly Kerr nel 2000, il sacerdote reduce dal Vietnam Padre Kimberly nel 2001 e la procuratrice afroamericana Pepper Russell nel 2008; mentre in tre albi speciali del 2004 recuperarono i due classici eroi neri di Magnus & Bunker degli anni ‘60, Kriminal e Satanik, che per la prima volta uscirono direttamente in formato Bonelli.


John Doe n. 1, 2003 (Eura).

Ma fu l’Eura che, nel 2003, con la sua prima serie italiana John Doe, sceneggiata da Bartoli & Recchioni e arricchita dalle affascinanti copertine di Massimo Carnevale, riuscì a imporre un personaggio abbastanza originale da proseguire per quasi dieci anni e un centinaio di numeri. La particolarità di questo ex-agente della Morte ribellatosi per impedire un’apocalisse, stava nell’essere antipatico e senza scrupoli; il suo scopo non era far identificare il lettore ma provocarlo. La chiara ispirazione era la linea Vertigo della DC, anche se la rappresentazione di varie entità metafisiche con aspetto, mentalità e limiti di persone comuni, in un contesto fin troppo realistico da telefilm, quanto a coerenza lasciava un po’ a desiderare... Il fatto poi che l’impostazione della serie mutasse radicalmente ogni due anni, faceva rischiare ogni volta di perdere i lettori affezionatisi al ciclo precedente. Ma nonostante tanti azzardi, lo stile della serie, tra pulp alla Tarantino e citazioni trash, fece ottenere a John Doe un buon riscontro di pubblico, tanto che l’Eura produsse un’altra serie degli stessi autori, Detective Dante.
Altrettanto interessante, ma meno fortunato, fu il tentativo della Free Books, che nel 2005 pubblicò tre collane formato Bonelli: la ristampa economica in versione da edicola della serie comico-romantica Strangers in Paradise di Terry Moore, la bella e inquietante miniserie di fantascienza Borderline di Carlos Trillo & Eduardo Risso e l’albo italiano inedito L’Insonne, seconda serie della DJ Desdy Metus edita in precedenza da un altro editore e riproposta con una nuova grafica.
Non si discostò molto dal formato Bonelli neanche la breve collana Grandi Storie, uscita sempre nel 2005 col marchio PMA Intermedia, che, in volumetti di 14x21 cm, ripropose in edizione economica un paio di capolavori del fumetto da cui erano appena stati tratti dei film, Sin City di Frank Miller e V for Vendetta di Moore & Lloyd.
Nello stesso periodo la Bonelli si separava da alcuni personaggi le cui vendite evidentemente non erano più sufficienti a giustificarne la prosecuzione o la riproposta, almeno per i suoi standard, che ormai non erano più quelli della piccola casa editrice familiare degli esordi. In momenti diversi, furono le Edizioni If a ristampare, al ritmo di due titoli originali per volume, molte serie bonelliane come Il Comandante Mark, La Storia del West, Akim, Mister No e Nick Raider (di cui dal 2005 pubblicarono anche una nuova serie inedita), mentre hanno da poco iniziato la ristampa della collana Il Piccolo Ranger. 

Jonathan Steele n. 0 della Star Comics

La stessa cosa accadde - a partire da Altrimondi del 2006 - con un’altra raccolta Bonelli minore, il fantasy d’azione Jonathan Steele, la cui nuova serie fu pubblicata dal 2004 dalla Star Comics, affiancandosi a Lazarus Ledd, che si avviava a concludere le pubblicazioni regolari due anni dopo. Attorno a queste, la Star cominciò a proporre altre collane - sia speciali e spin-off, sia nuove miniserie - come il manicheo fantasy filo-cristiano Nemrod, o il più classico fantasy in stile Conan Khor, prodotto dallo Studio Piccatto, entrambi usciti nel 2007. Seguirono nel 2008 Cornelio – Delitti d’Autore (il cui protagonista era ricalcato sullo scrittore Carlo Lucarelli che collaborò ai soggetti), Trigger, una miniserie mistery, e nel 2009 Rourke, un horror in stile Hellblazer. Nello stesso anno Jonathan Steele seguì la sorte di Lazarus Ledd, interrompendosi come serie regolare e proseguendo nei soli albi Extra; anche oggi la Star continua a proporre in edicola nuove testate.
Uno strano caso di formato bonellide mancato fu quello dei volumi in bianco-e-nero della Planeta De Agostini che nel 2007 riproposero integralmente il Lanterna Verde di Gil Kane degli anni ‘60. Non era un formato bonelliano, poiché misurava 15x23 cm come altri Classici DC di quell’editore, eppure con un paio di tagli avrebbe potuto esserlo, considerato che i margini superiore e inferiore di ogni pagina erano di quasi due centimetri (!).


Anni 2010: Bonellidi francesi e bonellidi Vertigo

Nel 2011 la casa editrice GP Publishing inizia a pubblicare varie serie a fumetti francesi ridotte nel formato Bonelli di 96 pagine in bianco-e-nero. Approfittando del fatto che un album francese tipo è di 48 pagine vengono inseriti due episodi in ogni numero, e, poiché ogni episodio francese di grande formato, a colori e cartonato, costa normalmente quattro o cinque volte il prezzo di un tipico albo italiano, il risparmio per gli acquirenti è tra l’85 e il 90%. Escono così, in un’edizione particolarmente economica, Le Prince de la Nuit (col titolo Il Cacciatore) e Durango di Swolfs, Comanche di Greg & Hermann, Lo Sparviero di Pellerin, Jonathan Cartland di Harlé & Blanc-Dumont, Gil St André di Kraehn e altri ancora.


Durango della GP Publishing.


Dopo un anno la produzione francese della GP si interrompe - forse perché non vende abbastanza rispetto a quella giapponese in cui l’editore è specializzato. Nello stesso momento però esordisce nelle edicole italiane un nuovo soggetto, l’Editoriale Cosmo, che ripropone la formula inaugurata dalla GP e, oltre a proseguire un paio di serie restate in sospeso, lancia sul mercato, una dopo l’altra, varie collane tematiche in formato bonelliano, ognuna contraddistinta da un diverso colore, su cui si alternano serie francesi di ottima qualità - tra le migliori prodotte dagli anni ’80 a oggi.
Alcuni titoli erano già apparsi in Italia in formato album a colori, come Lester Cockney di Franz, Giacomo C. di Dufaux & Griffo, Dampierre di Swolfs, Bouncer di Jodorowsky & Boucq, Il Decalogo di F. Giroud, I Pionieri del Nuovo Mondo di Charles, I Sentieri di Malefosse di Bardet & Dermaut - molti dei quali erano usciti sulla vecchia collana della Glénat Italia Le Avventure della Storia. Altre serie erano occasionalmente apparse in italiano su riviste, come Hans di Duchateau & Rosinski, Snowpiercer di Lob e Rochette, o Colby di Greg & Blanc-Dumont.
Altre collane ancora, per lo più recenti, erano finora inedite; non avremmo quindi potuto leggerle senza questo escamotage, che è poi l’uovo di colombo, di adattare le storie francesi al formato italiano (un po’ il contrario di quello che accadeva nei più ricchi anni ’80, quando alcune storie italiane di grandi disegnatori, come Magnus o Milazzo, erano rimontate in formato album). Ma in albi di formato così ridotto rispetto agli originali, sorge il problema della leggibilità dei testi. L’Editoriale Aurea, in tali casi, tende ad aumentare le dimensioni dei balloons e a inserirvi caratteri più grandi. La Cosmo invece, quasi sempre rispetta e mantiene grafica e dimensioni delle nuvolette originali (solo di rado, come nel caso di “Bouncer”, i balloons sono stati reinseriti con posizioni e grandezze diverse). L’unico inconveniente è che, così facendo, spesso deve ricorrere a traduzioni un po’ più sintetiche rispetto a quelle delle prime edizioni in formato album.
Sembra che l’iniziativa abbia dato finora dei buoni risultati, visto che negli ultimi tempi le collane della Cosmo, tra albi in bianco e nero in formato Bonelli e albi a colori quasi altrettanto economici, sono aumentate sensibilmente, passando dai tre mensili iniziali del 2012 alle ben otto uscite mensili del 2014, il ché in questi tempi di crisi non è poco. Forse è in atto un comprensibile spostamento di lettori dalle librerie e dalle fumetterie alle edicole, o comunque verso titoli meno costosi. Di fatto sono usciti ultimamente anche vari albi di materiale americano in formato Bonelli, di cui forse il più importante è The Walking Dead di Robert Kirkman pubblicato dalla Saldapress dal 2012: è la testata che ha ispirato l'omonima serie televisiva e l'attuale moda degli zombie che ha contagiato anche altri generi. 


Fables e Y della Lion (immagine tratta dal blog Il Gufo)

Anche la Lion, che oggi pubblica in Italia il materiale della DC Comics, nel 2013 ha iniziato la ristampa economica di due serie dell’etichetta Vertigo, riproponendole nel tipico formato bonelliano di 96 pagine in bianco e nero. La prima è Fables, di Bill Willingham & Lan Medina (poi sostituito ai disegni da Mark Buckingham), un fantasy in cui i personaggi delle fiabe vivono camuffati in un contesto contemporaneo, come transfughi scacciati dalle loro terre, soggetto poi ripreso e sviluppato in modo indipendente anche dalla serie TV Once Upon a Time, per cui la nuova edizione del fumetto reca il sottotitolo C’era una volta, per tentare di attrarre il pubblico televisivo.
La seconda è Y: L’Ultimo Uomo, di Brian K. Vaughan & Pia Guerra, una storia di fantascienza del genere post-catastrofico in cui, per cause ignote, tutti i maschi di ogni specie della Terra, uomini compresi, muoiono improvvisamente tranne due - il giovane Yorick e la sua scimmietta - per i quali inizia una singolare odissea tra nuove amazzoni e vari altri gruppi di donne autogestite. In queste due riedizioni stile Bonelli la prima cosa che si nota è lo sforzo di mantenere i margini più stretti possibili, tanto che non resta spazio per i numeri delle pagine; così testi e disegni non sono troppo rimpiccioliti e restano leggibili senza subire modifiche rispetto all’edizione formato comic book.

(La storia del "bonellide" - 2. Fine)

Andrea Cantucci

N.B. trovate i link alle due parti di questa Storia del Bonellide anche sulla pagina delle Cronologie!

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