lunedì 13 aprile 2020

1990 - 2020: 30 ANNI DELL'ORRORE DI "CHE HORROR!"

di Francesco Manetti

Se prima della Seconda Guerra Mondiale l'editoria a fumetti italiana dovette difendersi dalle direttive ministeriali, ispirate dal futurista Marinetti, riguardanti soprattutto alcuni contenuti e sfaccettature delle storie, che dovevano essere in linea con lo "spirito del tempo", e il materiale straniero (lo abbiamo spiegato in un articolo da noi pubblicato nel 2012), fu nel Dopoguerra dominato dal bigottismo clericale che il fumetto subì gli attacchi più pesanti, contro la liceità stessa della sua esistenza. All'estero sarebbe diventato celebre il caso del volume scritto negli USA dallo psichiatra di origini germaniche Fredric Wertham, The seduction of the innocent, pubblicato nel 1954 e indirizzato contro la produzione dei fumetti horror e gialli (soprattutto quelli marchiati EC Comics, nei decenni successivi giustamente rivalutati come capolavori assoluti); quell'atto di accusa portò alla creazione del famigerato Comics Code, con il quale gli editori si auto-tutelarono contro censure, sequestri, denunce e cause milionarie.



Qui e sopra: copertina e risvolti di copertina di The seduction of the innocent (1954)



Ma in Italia le cose erano andate a peggiorare ben prima che negli States. Nel 1951 una itinerante Mostra dei periodici per ragazzi, partorita in ambienti preteschi, usando la stessa propaganda per immagini e grandi scritte ideata da Goebbels nel 1937 per l'esibizione di Monaco Entartete Kunst, sulla presunta "arte degenerata", mette alla berlina il fumetto bollandolo come un coacervo di violenza, ignoranza, irrealtà, sensualità e via dicendo (per maggiori informazioni leggere l'ottimo servizio di Pachetti sul blog "Atari magari"). La mostra del 1951 ebbe un seguito nel libro di Enrico Grasso Mascherine, teatro fiabesco per piccoli e grandi, edito da LES (Libreria Editrice Salesiana) nel 1952: si trattava di una commedia musicale, da recitare sul palcoscenico; il copione, come spiegato nel libro, faceva parte della campagna mossa in tutta Italia da autorità e famiglie, da giornali e riviste, contro il romanzo a fumetti e la sua influenza deleteria sull'animo infantile. Molte calamità che si abbattono oggi sui giovanissimi derivano appunto dai fumetti e non c'è giorno che la cronaca non registri funesti risultati di fantasie accese.


Un'immagine della mostra del 1951

Dello stesso periodo è anche il famigerato libello Mammina, me lo compri?, distribuito a Roma dalla Parrocchia del Cristo Re di Viale Mazzini e meritoriamente riscoperto e pubblicato in ristampa integrale anastatica nel 1987 dalla rivista "Il fumetto" dell'ANAF; l'opuscolo diede la stura a simili pubblicazioni moralistiche che avevano il duplice scopo di eliminare il fumetto dalle edicole, salvando però la stampa cattolica del settore (pregevolissima, intendiamoci, con "Il Vittorioso", "Il Giornalino", etc.). Questo agitarsi di persone benpensanti e dalla schiena dritta (a causa delle scope ingoiate) portò nel Belpaese al Codice di Garanzia Morale, ricalcato su modelli d'Oltreoceano, e a un buon quindicennio di censura e autocensura nelle varie testate avventurose, compreso "Tex". E a proposito di Tex, ecco come il personaggio bonelliano appare nell'indice (nel senso di indice delle pubblicazioni proibite) stilato su MamminaEscluso. Fior da fiore: "Con la rabbia che ho in corpo mi sento di fare salsicce con quei tre vermi!" "Giuro che vi cavo le budella e ve le faccio ingoiare!" "Sporco e ignorante figlio di centomila puzzole bastarde!".


La copertina di Mammina, me lo compri? (1952)
Copertina di un altro opuscolo cattolico degli anni '50 contro il fumetto


A metà del decennio successivo, dopo la nascita del fumetto "nero", non era difficile riscontrare sui settimanali come "La Domenica del Corriere" o "Tribuna illustrata" accostamenti tra fumetti e fatti criminosi: nelle camere degli assassini seriali veniva sempre trovato almeno un albo di "Diabolik"! Le cose si fecero poi più tranquille. Venne il '68, la contestazione, un maggior liberalismo, vennero gli anni '70, arrivarono gli anni del "riflusso"...




Qui e sopra: settimanali degli anni '60 contro il fumetto "nero", accusato di istigare alla violenza e all'omicidio


Le nuvole sarebbero però tornate ad addensarsi sulle nuvolette. Negli anni Novanta, dopo il successo epocale di "Dylan Dog", nell'editoria fumettistica rivenne di moda l'orrore, il thriller a forti tinte, lo splatter... Ma gli anni Novanta furono anche il decennio del consolidarsi definitivo del "politicamente corretto" nel linguaggio: nacquero i "non vedenti", gli "audiolesi", i "diversamente abili", etc. I vecchi sparirono di circolazione, sostituiti per sempre dagli "anziani". I becchini persero tutti il lavoro, rimpiazzati dai "necrofori", e così gli spazzini, soppiantati dagli "operatori ecologici". Le cose rimasero di cacca come sempre, ma il linguaggio le rappresentò sotto un'altra luce, con terminologia fasulla e ipocrita, ma molto più raffinata, impacchettando gli escrementi con carte lussuose e fiocchi dorati. E con la "correttezza politica" si risvegliò il solito, vecchio moralismo. Nel 1995 gli artisti del nuovo "Intrepido" furono sottoposti a processo per alcune storie pubblicate sul settimanale nel 1992, storie che secondo chi li denunciò avrebbero istigato una giovane liceale al suicidio; per tutti i particolari vi rimando all'articolo Il signor Ilario che Moreno Burattini pubblicò sul suo blog nel 2011. E nel 1999 perfino Tex - ancora Tex! - dovette difendersi in tribunale, perché a qualcuno non era piaciuto che fumasse - nonostante fosse un personaggio immaginario e le sue avventure fossero ambientate nel Far West dell'Ottocento, quando anche i cavalli fumavano! Per questa triste vicenda vi rimandiamo ancora al Burattini, che nell'articolo Mezzogiorno di fumo rievoca quando il caso fu da lui affrontato su "Dime Press".


La copertina del settimanale "L'Espresso" con il servizio sul fumetto horror (1990)

Questi nuovi sussulti perbenisti di fine millennio furono scatenati dal settimanale gauchista "L'Espresso". Il n. 34 del 26 agosto 1990 apparve in edicola con una bella copertina sexy-fantasy di Boris Vallejo, e con un titolo sparato a caratteri di scatola: Che horror! All'interno, verso la fine della rivista, troviamo l'omonimo servizio, lungo 8 pagine e ben illustrato (sotto ve lo riproponiamo integralmente). Partendo dalle goliardiche lettere che i fan scrivevano a testate come "Splatter" e "Mostri" (ACME) e da una battuta di Giacomo Cavedon, direttore editoriale della Ediperiodici ("Bloob" e "Gore Scanners"), secondo cui all'epoca quelle pubblicazioni riuscirono a materializzare gli incubi più segreti degli adolescenti, il giornalista Roberto Coltroneo sentenziava: La parola "materializzare" non lascia dubbi neppure al lettore più distratto: tutto è infatti disegnato nel più piccolo particolare, e basta una sola coltellata per fare esplodere le viscere dei personaggi come fossero fuochi d'artificio. Accompagnate il più delle volte da storie improbabili, e spesso banali, le immagini sanguinolente costituiscono quasi l'unico motivo di interesse per i lettori. Un interesse che basta a tenere alte le vendite. Dalle ire funeste si salvò, per un pelo, solo "Dylan Dog", considerato più colto e "soft" dei suoi epigoni.
Tutte le testate della ACME, e soprattutto "Splatter", vennero invece messe alla berlina. Di Roberto Dal Prà, che all'epoca si occupava della revisione redazionale delle sceneggiature, e che sdrammatizzava con il giornalista le tematiche delle storie, si disse che lui, con i suoi 39 anni, era meglio tutelato dei suoi giovani lettori. Si disse che le risposte alle rare lettere di protesta scritte per stigmatizzare i contenuti troppo violenti delle avventure erano infarcite di banalità in cattiva fede, indirizzate a ragazzini che non hanno gli strumenti per ribattere. In un box la psicoanalista Simona Argentieri parlava di "fumetti deteriorati"; diceva che gli "autori" (virgolettando il termine, a sminuirne la portata) e i redattori sfruttano abilmente, con una sleale opera di seduzione, il bisogno di essere "grandi" dei loro lettori; nella piccola posta li chiamano "voi duri" e incoraggiano la loro spavalderia di fingersi "speciali", diversi e capaci di ridere di ogni incubo. Nel 1990 si tornava dunque alla "seduzione degli innocenti" di 4 decenni avanti!
Sono passati 30, lunghi anni. Abbiamo visto di tutto e il contrario di tutto in questi ultimi sei lustri... Fatevi un'idea da soli, dunque, giovani e meno giovani, deviati e meno deviati lettori di "Dime Web", su questa archeologia dell'orrore giornalistico contro l'horror fumettistico ingrandendo le foto e leggendo il testo originale e integrale del 1990!

Buona Pasquetta!











Francesco Manetti


N.B. Trovate i link agli altri articoli storici su Cronologie & Index!

1 commento:

  1. Grazie infinite per la citazione di un mio vecchio scritto, è un piacere comparire tra queste pagine, che seguo con interesse da anni.

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