venerdì 7 dicembre 2018

DIME WEB INTERVISTA GIANFRANCO MANFREDI! (LE INTERVISTE LXII)

a cura di Elio Marracci

Dopo qualche mese torna a curare le interviste il nostro caro Elio Marracci, amico e collaboratore di "Dime Web" da lunga data, che pubblicamente abbracciamo! Buona lettura! (s.c. & f.m.)


Gianfranco Manfredi, in rosso, sul palco insieme a Ricky Gianco, con il quale ha spesso collaborato

Cantautore, scrittore, sceneggiatore, attore e fumettista italiano, Gianfranco Manfredi nasce a Senigallia, in provincia di Ancona, il 26 novembre 1948, ma presto si trasferisce a Milano, dove tutt'ora vive. Si laurea in Storia della Filosofia, materia sulla quale pubblica un saggio, L’amore e gli amori in J. J. Rousseau, stampato da Mazzotta nel 1978. Esordisce nella narrativa con Magia rossa, uscito per Feltrinelli nel 1983 e in una nuova edizione nel 2007 per Gargoyle Books, cui fanno seguito, sempre per l'editore meneghino, i romanzi Cromantica, Ultimi vampiri e Trainspotter. Per Mondadori scrive Il peggio deve venire e La freccia verde. Per Anabasi esce La fuga del cavallo morto, mentre per Marco Tropea Editore Una fortuna d’annata, Il Piccolo Diavolo Nero, Nelle tenebre mi apparve Gesù. Ancora per Gargoyle Books abbiamo infine Ho freddo e Tecniche di resurrezioneÈ autore di più di trecento canzoni, di sceneggiature cinematografiche e televisive e di numerose opere di critica musicale. Debutta nel campo del fumetto nel 1991 creando, per l'Editoriale Dardo, Gordon Link, uno scanzonato cacciatore di fantasmi. Dal 1994, collabora con Sergio Bonelli Editore, scrivendo numerose sceneggiature per "Dylan Dog" e "Nick Raider". Nel 1997 firma la serie di ambientazione western "Magico Vento", in cui si mescolano elementi horror e magici. Nel 2005 fa il suo esordio sulla collana di "Tex", sceneggiando la storia La pista degli agguati, pubblicata sul "Maxi" di quell’anno. Nel 2007 è la volta di "Volto Nascosto", un avvincente romanzo a fumetti in quattordici albi, che ebbe nel 2010 un seguito, "Shanghai Devil". Nell'ottobre del 2014 arriva in edicola il personaggio di Adam Wild.
In occasione dell'uscita, per la nuova collana "Audace" di Bonelli, della miniserie "Cani Sciolti", questo grandissimo intellettuale ha voluto rispondere ad alcune domande che gli ho posto. Quindi, senza indugiare oltre, lascio a lui la parola!


Cani Sciolti n. 1, novembre 2018. Disegno di Casalanguida


DIME WEB - Per i lettori che non la conoscono si può presentare? In due parole: chi è Gianfranco Manfredi?

GIANFRANCO MANFREDI - Un cane sciolto.


DW - Nel corso della sua carriera ha ricoperto molti ruoli. È stato attore, cantautore, scrittore tout court e sceneggiatore di cinema e di fumetti. Cosa l'ha spinta a cimentarsi con campi dell'arte così diversi?

GM - Oggettivamente il precariato, soggettivamente la curiosità. D’altro canto sono meno eclettico di quanto si pensi perché tutte le cose che ho fatto professionalmente hanno avuto a che fare con la scrittura.


DW - Quale analogie e quali differenze ha trovato fra queste occupazioni?

GM - Lo sforzo ogni volta di fare qualcosa di un po’ diverso dal già fatto. Cioè l’aspetto creativo. Questo è l’elemento comune. La differenze invece sono sul piano tecnico. Ciascun settore ha la sua specificità che va conosciuta bene.


Adam Wild n. 1, novembre 2014. Disegno di Enrique Breccia (variant cover)


DW - A quale settore è più affezionato fra tutti quelli in cui ha lavorato?

GM - Della scrittura non posso fare a meno. Sono riuscito a fare a meno di altre cose: cantare, recitare... anche se sono state importanti, non ne sento la mancanza. Invece se sto quindici giorni senza scrivere, sclero. Sono abituato a scrivere ogni singolo giorno. Inizio quando mi alzo e finisco quando vado a letto.


DW - Come si è sviluppata in lei la passione per il raccontare?

GM - Credo che gran parte del merito vada alla mia balia che mi raccontava in modo vivacissimo delle fiabe della tradizione contadina, fiabe agghiaccianti che però lei riusciva a raccontare in modo molto umoristico.


DW - Da dove prende spunto per le sue storie?

GM - Non lo so. Credo dipenda dall’inconscio. Mi viene voglia di raccontare una cosa, comincio a scrivere e viene fuori. Però a volte l’argomento è un pretesto per studiare. Ogni cosa che scrivo è molto documentata, comporta parecchio studio. Mi piace studiare.


Il cartonato di "Cani Sciolti", maggio 2018. Per il 50° del '68.


DW - Perché ad un certo punto della sua multiforme carriera ha sentito la necessità di dedicarsi al fumetto?

GM - In realtà di fumetto ho cominciato a occuparmi negli anni 70, quando collaboravo con la rivista underground "Re Nudo". Ci arrivavano molti fumetti alternativi dalla California… quasi tutti impubblicabili purtroppo perché da noi la censura era molto severa. Il fumetto seriale di tipo bonelliano ho cominciato a farlo negli anni '90, dopo l’esperienza di sceneggiatore cinematografico. Entrambe le cose sono “racconto per immagini”. La differenza è che nel cinema qualsiasi cosa scrivi comporta dei COSTI, in fumetto no. Dunque in fumetto potevo mettere in scena l’incendio di Chicago senza problemi di budget. Inoltre non hai a che fare con le bizze degli attori, perché li disegni e gli fai fare quello che vuoi senza dover discutere. Un’esperienza piuttosto liberatoria, mi sono tolto molti fattori di stress.


DW - Ha scritto prevalentemente fumetti storici: ciò succede perché considera l'ambientazione storica una cornice insolita o c'è dell'altro?

GM - La fantasia, quando si scrive tanto, deve sempre misurarsi con gli stereotipi. La Storia è molto più imprevedibile. Non si lascia facilmente ridurre in schemi. Soprattutto quando dalla Storia in generale, quella che studiamo a scuola, si scende alla storia della vita quotidiana cioè alle storie delle persone. La Storia non è uno scenario, un ambiente, una rappresentazione “in costume”, non è solo questo, è la storia dei rapporti reali tra persone reali e ci dimostra che “un altro mondo è possibile” perché gli esseri umani hanno davvero vissuto in mondi e in modi completamente diversi.


Un disco di Manfredi (1978)


DW - Cosa l'ha spinta a servirsi di questo genere?

GM - Anche il fatto che in Italia un tempo lo si praticava pochissimo. Siamo ancora oggi un paese dalla scarsissima memoria storica.


DW - Ha ambientato "Magico Vento" nel West, "Volto Nascosto" tra Roma, l'Etiopia e l'Eritrea della fine del 1800, "Shanghai Devil" nella Cina della rivolta dei Boxer, "Adam Wild" in Africa al termine del XIX secolo e l'ultima opera da lei scritta nel '68. Con quale periodo si è trovato più a suo agio?

GM - Ovviamente con quello che ho attraversato personalmente, cioè gli anni 70 e 80. Per il resto, sono sempre stato attratto dai passaggi tra un secolo e un altro: i due decenni di fine secolo e l’inizio del successivo. Sono periodi, sempre, di grandi trasformazioni.


DW - È da poco uscita per la nuova collana "Audace", marchio adulto di Sergio Bonelli Editore, "Cani Sciolti", serie a fumetti che si svolge durante i moti studenteschi che hanno avuto luogo in Italia alla fine degli anni '60. Perché questo titolo? Non pensa che possa essere fuorviante per chi entra in contatto con questo lavoro solo in modo superficiale? Ci può parlare della genesi dell’opera e dei motivi che l’hanno spinta a dar vita a una miniserie così particolare?

GM - Non è affatto fuorviante. Mi sentivo ed ero e sono tuttora un cane sciolto, parte di una generazione che non si lasciava incasellare e ancora ne rifugge. Dunque è proprio questo l’aspetto centrale. Dei superficiali non mi occupo, è inutile scrivere per loro, perché per definizione sono superficiali. Le perle si trovano sul fondo, in superficie galleggia la plastica e altra immondizia che scarichiamo in mare. La serie mi è stata chiesta dalla Bonelli, non l’ho proposta io. La casa editrice voleva percorrere sentieri diversi da quelli già percorsi, e io sono molto felice che mi sia stata data questa opportunità


Un libro di Manfredi (2010)


DW - Per trama e impianto narrativo "Cani Sciolti" mi ha ricordato il film di Marco Tullio Giordana "La meglio gioventù". Visto che è un appassionato di cinema, le chiedo, sempre che sia così, se in qualche modo si è ispirato a questa pellicola.

GM - No, non mi sono ispirato per niente. Tutto ciò che racconto è frutto o di esperienza personale o di esperienze di amici. In questo come in tutti gli altri lavori che ho fatto io studio sempre cosa hanno fatto gli altri su temi analoghi, non per ispirarmi a loro, ma per scrivere qualcosa di diverso e da un diverso punto di vista. Se una cosa è già stata fatta, non ha alcun senso rifarla o copiarla.


DW - Quanto della vita di Gianfranco Manfredi è presente nei personaggi e nelle vicende che fanno da sfondo agli albi? Quanto di storico? E quanto di inventato?

GM - I personaggi sono inventati, anche se ricalcano caratteristiche di persone che ho conosciuto, le esperienze invece sono tutte vere, alcune le ho riassunte per esigenze di tipo narrativo, da altre ho preso spunto per darne sviluppi diversi, però sono fondamentalmente esperienze di vita vissuta.


DW - Oltre alle esperienze vissute sulla sua pelle, quali sono le fonti a cui si è documentato per scrivere "Cani Sciolti"?

GM - Giornali e riviste, più che saggi. Aiutano a ricostruire l’ordine cronologico degli avvenimenti, ma anche a incrociarli: per esempio ricostruendo mi sono reso conto che quando i nostri giornali sbattevano in prima pagina Valpreda come “mostro”, nello stesso periodo sui giornali di tutto il mondo si sbatteva in prima pagina un mostro vero come Charlie Manson. Nella memoria certe concomitanze si separano, per ordinarle in “cassetti” diversi. Dai giornali rispuntano fuori. Poi non è detto che si debba usarle tutte, narrativamente.


Liquirizia, 1979. Per il film Manfredi ha scritto la sceneggiatura (con Basile e Samperi) e le musiche (con Gianco)


DW - Questo lavoro è ambientato prevalentemente a Milano. Questo perché vivendoci è un posto che conosce o c'è dell'altro?

GM - Milano vive un bel momento. Non è più uno scenario cittadino che interessa soltanto ai milanesi. È una città cui tutto il mondo guarda. Si può cominciare a raccontarla in modo non provinciale.


DW - Qual è il suo personaggio preferito del serial?

GM - I personaggi sono come i figli: mai avere preferenze. A ciascuno vuoi bene per la sua particolarità. In una storia corale poi, è proprio sbagliato sistemare i personaggi in ordine gerarchico.


DW - Se dovesse elencare i motivi per cui "Cani Sciolti" è una storia imperdibile cosa direbbe ai lettori?

GM - Ah no, si perdono tante cose, e alcune è una fortuna essersele perse. Non c’è proprio nulla di imperdibile. Ci sono una quantità di capolavori letterari che non ho ancora letto. Non si può leggere tutto. Si fanno delle scelte, a volte ci si imbatte in una cosa per caso. Io spesso mi vado a leggere cose che per gusto o inclinazione non leggerei mai, magari perché non mi piace quel certo genere. Trovo che sia un modo di completarmi e di affinare il gusto. Spesso si trovano cose molto belle anche in opere piuttosto brutte, nel loro complesso. E comunque non si sa mai prima se una cosa è bella o brutta, bisogna conoscerla per giudicare. In "Cani Sciolti" a volte i miei protagonisti vanno al cinema. Ho cercato di dare il senso della “prima visione”. Quando si va a vedere un film, non si sa se ci piacerà o meno. Una mia esperienza personale, per esempio, è stata andare a vedere La notte dei morti viventi di Romero, nel 68 il giorno stesso in cui era uscito. Ne restai folgorato. A priori, nulla lasciava presagire che quel film avrebbe avuto l’influenza che poi ha avuto: in sala, eravamo sei spettatori.


Il modellino di Volto Nascosto della Hobby & Work

DW - Da intellettuale che ha una certa confidenza con la Storia perché pensa, sempre che per lei sia così, che questa materia di per sé non riscuota molto interesse da parte del grande pubblico?

GM - Il grande pubblico? Mi è capitato di incrociarlo con cose scritte per la televisione. Quale soddisfazione dà, sapere che quel telefilm che hai scritto, quella sera lì, è stato visto da otto milioni di persone? Nessuna dal punto di vista artistico, perché più persone sono, meno le conosci. Ne dà sul piano economico, in quanto ogni tanto qualche successo bisogna ottenerlo, altrimenti non lavori più. Ma non si lavora per questo. Almeno, io non lavoro per questo. La libertà di uno scrittore resta tale finché può permettersi di scrivere quello che gli pare, non quello che gli ordinano di scrivere.


DW - È una persona metodica che lavora a orari stabiliti, oppure è uno di quelli che si alza di notte a scrivere perché le è venuta l’ispirazione?

GM - Nel corso della mia vita, ho scritto in tutti i modi, e in qualsiasi orario. Ho scritto da lucido e da alterato, ho scritto con entusiasmo e ho scritto freddamente, ho scritto circondato dal chiasso e nel silenzio. Non cambia molto. Il mito dell’artista romantico che scrive in preda all’ispirazione del momento o a uno stato emotivo particolare o per colpo di genio, è una colossale palla. Non ci sono regole. Ci sono ambiti diversi. Una canzone viene meglio se scritta di getto e in certi periodi della vita c’è poca musica in noi, mentre in altri ne siamo letteralmente invasi. Una sceneggiatura , invece, presenta aspetti tecnici anche molto noiosi sul piano creativo: si danno istruzioni ai reparti, si usano parole chiare e semplici, non è certo un’esperienza esaltante dal punto di vista stilistico e letterario dunque è meglio scriverla da lucido, dopo che magari si sono appuntati degli spunti, dei frammenti oppure delle sbrodolate poi da tagliare per lasciare soltanto il meglio. Infine, essendo diverse le persone, ciascuno usa il metodo che più gli si adatta in quella fase lì, e a seconda di cosa sta scrivendo. In generale, credo ci si debba sempre lasciare la facoltà di improvvisare, una scrittura troppo esecutiva e pianificata stanca chi scrive e diventa spesso schematica e prevedibile per chi legge.


Magico Vento n. 1, edizione a colori


DW - Come si svolge la sua giornata tipo?

GM - Mi sveglio, vado a comprare il giornale e le sigarette, leggo e poi attacco a scrivere. La sera leggo un libro, guardo dei film, spesso prendo appunti per quello che devo scrivere il giorno dopo. Mi spiace non dedicare abbastanza tempo alla musica. Da musicista trovo obbrobrioso ascoltare la musica come sottofondo. Dunque la musica la ascolto nei giorni in cui mi concedo una pausa dallo scrivere. In complesso è una vita molto poco avventurosa. Un po’ di animazione viene dagli incontri pubblici, dalle relazioni, dalle persone che si conoscono e il mio mestiere consente di conoscerne moltissime e sempre diverse. Ieri ho pranzato occasionalmente con una regista cinese che parla un italiano perfetto, mi ha raccontato cosa succede a Pechino, quali problemi incontra un regista cinematografico in Cina e altre cose di cui non avevo la minima idea. È stato davvero molto bello e interessante.


DW - Da autore esperto, quale consiglio darebbe a chi vorrebbe intraprendere la carriera di sceneggiatore di fumetti?

GM - Anzitutto leggerli. Poi imparare a smontarli per capirne lo schema. Insomma di base bisogna studiare e imparare a leggere. Non esiste scrittura senza lettura. Se un cuoco non conosce il cibo, cucina male.


DW - A cosa lavorerà dopo “Cani Sciolti”?

GM - Anzitutto DOPO non si può dire perché "Cani Sciolti" potrebbe benissimo continuare. In ogni caso il DOPO io non lo conosco mai. Ci sono cose che ho in testa e vorrei cominciare a scrivere, però magari mi capita un’altra opportunità totalmente diversa e mi butto su quella.


Gianfranco Manfredi, sulla copertina dell'omonimo album del 1981


DW - Per concludere, c'è una domanda che non le è stata fatta alla quale vorrebbe rispondere?

GM - No, grazie, direi che è sufficiente!


a cura di Elio Marracci

N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli autori su Interviste & News!

Nessun commento:

Posta un commento

I testi e i fumetti di nostra produzione apparsi su Dime Web possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare SEMPRE la fonte e gli autori!

Le immagini dei post sono inserite ai soli fini di documentazione, archivio, studio e identificazione e sono Copyright © degli aventi diritto.

Fino al 4 gennaio 2017 tutti i commenti, anche i più critici e anche quelli anonimi, venivano pubblicati AUTOMATICAMENTE: quelli non consoni venivano rimossi solo a posteriori. Speravamo e contavamo, infatti, nella civiltà dei cultori di fumetti, libri, cinema, cartooning, etc.

Poi è arrivato un tale che, facendosi scudo dell'anonimato, ha inviato svariati sfoghi pieni di gravi offese ai due redattori di Dime Web, alla loro integrità morale e alle loro madri...

Abbiamo dunque deciso di moderare in anticipo i vostri commenti e pertanto verranno cestinati:

1) quelli offensivi verso chiunque
2) quelli anonimi

Gli altri verranno pubblicati TUTTI.

Le critiche, anzi, sono ben accette e a ogni segnalazione di errori verrà dato il giusto risalto, procedendo a correzioni e rettifiche.

Grazie!

Saverio Ceri & Francesco Manetti