domenica 10 gennaio 2016

L’ALTROVE DI MAGNUS E GLI INCUBI DI BONVI: REPORTAGE RAGIONATO DALLE MOSTRE BOLOGNESI

di Andrea Cantucci 

Copertina di Magnus per Il Mago di Oz, Collana Folletto Allegro (Malipiero, 1964)


Il 6 Gennaio 2016 ha chiuso a Bologna l’interessante mostra a cura di Luca Baldazzi e Michele Masini Magnus e L’Altrove - Favole, Oriente, Leggende, che era stata inaugurata un mese e mezzo prima nell’ambito del 9° Festival del Fumetto Bilbolbul in tre sale della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.
Rimane invece aperta fino al 31 Gennaio l’esposizione a cura di Sofia Bonvicini e Claudio Varetto Incubi alla Bolognese – Le Leggende Urbane di Bonvi, allestita dal 15 Dicembre su una serie di pannelli che occupano una parte della Piazza Coperta di Biblioteca Salaborsa, sempre a Bologna. I due grandi fumettisti legati a quella città scomparvero a breve distanza l’uno dall’altro vent’anni fa (Bonvi nel 1995 e Magnus nel 1996), il ché spiega la duplice celebrazione. Nel periodo festivo i vostri amici Filippo Pieri e Andrea Cantucci hanno avuto modo di visitare entrambe le mostre e possiamo quindi dirvi cosa vi siete o non vi siete persi…

Illustrazione di Magnus per la collana I Racconti di Nonno Topo (Malipiero, 1963)

La principale particolarità e l’interesse della mostra di Magnus stavano innanzitutto nella presenza di un buon numero delle sue prime illustrazioni professionali, che realizzò quando ancora si firmava col suo vero nome, Roberto Raviola, e che apparvero nei libri per ragazzi della Malipiero tra il 1963 e il 1964, subito prima quindi che prendesse il via la sua carriera di fumettista all’Editoriale Corno. La cinquantina di tempere esposte, che occupavano la prima sala della mostra, apparvero nelle collane I Racconti di Nonno Topo, Il Cantastorie delle Regioni d’Italia, Le Favole Più Belle e Folletto Allegro. In quest’ultima serie, spillata e in formato quadrato, uscì nel 1964 la storia a cui il giovane Raviola dedicò il maggior numero di illustrazioni, una dozzina di immagini per una riduzione de Il Mago di Oz, che fra parentesi, avendola letta da bambino, posso dire che fu graficamente il fascicolo più bello di quell’intera piccola collana proprio grazie ai disegni del futuro Magnus.
 

Copertina di Magnus per I Promessi Sposi (Malipiero, 1964)

Tra le illustrazioni che realizzò per la Malipiero, nella mostra mancavano all’appello solo quelle per I Promessi Sposi e per il volume cavalleresco La Rosa e l’Anello, che sono comunque riprodotte sul pregevole volume Magnus Prima di Magnus, pubblicato da Alessandro Editore in concomitanza con la mostra. Il libro contiene anche un’ampia documentazione dei primissimi lavori di Roberto Raviola nel campo della scenografia teatrale e della grafica pubblicitaria, oltre a un gran numero dei suoi disegni e frammenti di fumetti giovanili fino a oggi inediti, che da ragazzo firmava per gli amici anche cogli pseudonimi di Robert Patterson o Bob La Volpe.

Scenografia di Magnus per il dramma Il Miracolo di Teofilo (1960)
Disponibilità delle opere originali a parte, sembra chiaro che nella mostra si sono privilegiate le immagini in cui, come si dice anche nel volume, cominciava a delinearsi quello stile accurato e grottesco che avrebbe reso celebre Magnus nei suoi fumetti successivi. È ironico e significativo al tempo stesso che la sua prima illustrazione pubblicata da Malipiero nel 1963, che apriva la mostra, una scena notturna con degli animaletti che danzano in cerchio attorno al narratore Nonno Topo, fosse stata scartata come copertina dall’editore e relegata ai risguardi interni proprio perché giudicata troppo cupa e inquietante per un libro per bambini. Ma il fatto che contemporaneamente venisse riprodotta su ben sei volumetti sottintendeva il riconoscimento della sua qualità grafica, anche se negli ultimi tre numeri della serie usciti l’anno successivo fu invece tolta.

Copertina di Magnus per Attraverso i mari Incantati, collana Le Favole più Belle (Malipiero, 1964)

Erano presenti nella prima sala della mostra anche tre coloratissime copertine fronte-retro realizzate da Roberto Raviola per la Malipiero e destinate ad altrettanti volumi della collana Le Favole più Belle con riduzioni tratte da Le Mille e una Notte. Si tratta delle antologie Il Libro dei Maghi e dei Geni, Attraverso i Mari Incantati e I Sette Viaggi di Sindibad il Marinaio. Tra queste, alcuni elementi caricaturali e fumettistici già tendenti al grottesco si notano in particolare nella copertina per Il Libro dei Maghi e dei Geni, in cui da dietro un negromante orientale fa capolino un genio che è un autoritratto scherzoso dell’autore stesso. 

Copertina di Magnus per Il Libro dei Maghi e dei Geni, Collana Le Favole Più belle (Malipiero, 1964)
 
Non era il suo primo autoritratto in assoluto, visto che ne aveva già realizzati tantissimi, sia comici che seri in gioventù, ma fu il primo a essere pubblicato, precorrendo tutte le altre sue celebri auto-caricature a fumetti nelle vesti ad esempio dell’Amministratore Fiduciario di Maxmagnus o del Bob Rock di Alan Ford.
Bob Rock dal punto di vista grafico era stato anticipato direttamente da quel Bob che l’autore disseminava da tempo in disegni e prove di fumetti d’ogni genere, come in una storia incompiuta intitolata Bob Poliziotto e tratteggiata con stile già nettamente umoristico, riprodotta insieme a molte altre nel bel volume della Alessandro. Verrebbe quindi da pensare che, per quanto i testi di Alan Ford fossero tutti di Max Bunker, almeno il nome di Bob per quel personaggio col suo volto possa essere stato suggerito dallo stesso Magnus.

La 1a tavola di Bob Poliziotto, storia incompiuta di Raviola e Santachiara


Falsa copertina creata da Magnus per la sua storia incompiuta Il Vendicatore (1959 - 1961)

A proposito dei suoi primi disegni, è un peccato che nella mostra non abbiano trovato posto almeno una parte delle tavole a fumetti e illustrazioni giovanili inedite di Roberto Raviola, anche se incompiute. Sono infatti davvero pregevoli quelle del periodo tra il 1959 e il 1961, come le pagine western settecentesche de Il Vendicatore, o quelle gotiche poliziesche de Il dottor Kastener, con protagonista un ennesimo autoritratto nelle vesti di un raffinato investigatore-scienziato, o ancora l’inizio di una sua versione illustrata de Il Canto di Natale, in cui l’autore si raffigurò anziano al posto dello Scrooge di Dickens col nome di Roberto Volpe.

Una vignetta di Magnus per Il Dottor Kastener (1961)


Autoritratto di Magnus, in un'illustrazione per Il Canto di Natale (1961)
In questi suoi interessanti tentativi di storie disegnate, che se all’epoca fosse esistito in Italia un mercato del fumetto un po’ più ricettivo e attento forse avrebbero anche potuto trovare un loro pubblico, lo stile del futuro Magnus era ancora in via di definizione, ma già si vedeva delinearsi una grande capacità di padroneggiare la costruzione degli ambienti e una meticolosità per i dettagli che poi sarebbero state in buona parte accantonate e sacrificate nei primi fumetti realizzati su testi di Max Bunker, come Kriminal, Satanik e Dennis Cobb, certo a causa dei pressanti ritmi impostigli dalla produzione seriale.

Illustrazione di Magnus per il volume Il Cantastorie delle Regioni d'Italia - Calabria (Malipiero, 1963)

Rimane anche la curiosità di sapere a quali fiabe e racconti precisi si riferiscano le singole illustrazioni realizzate dal giovane Raviola per sei volumi della collana di Malipiero Il Cantastorie delle Regioni d’Italia, di cui ogni numero era dedicato a una diversa regione. Si tratta di trenta immagini in tutto, copertine comprese, realizzate in piccolo formato e dedicate al folclore di Lombardia, Alto Adige e Ladini, Marche, Lucania, Puglie e Calabria e presenti integralmente sia nella mostra che nel libro Magnus Prima di Magnus.
Essendo in entrambi i casi del tutto avulse dal contesto originario, tali scene risultano inevitabilmente abbastanza enigmatiche, come quella in cui un uomo immerso nel fango minaccia con un ombrello un ragazzo che tiene in mano la coda rotta di un asino, o quella in cui un altro ragazzo insegue una zucca che rotola, o quella dove un uomo spara in direzione di un maiale, o un’altra ancora in cui dei giganti calvi armati di coltelli seguono di buona lena un arcigno vecchio dalla lunga barba bianca, che pur essendo chiaramente dotato dell’uso delle gambe sembra già in parte prefigurare l’aspetto del Numero Uno del Gruppo TNT.


Illustrazione di Magnus per il volume Il Cantastorie delle Regioni d'Italia - Lombardia (Malipiero, 1963)

Del resto qualcosa del futuro Numero Uno, sia pure in una versione molto più realistica e benevola, è ravvisabile anche in una bella illustrazione di Raviola per Il Mago di Oz, in cui il protettore della Città di Smeraldo è raffigurato come la gran testa verde di un uomo anziano quasi calvo dalla lunga barba.

Una delle illustrazioni di Magnus per Il Mago di Oz (Malipiero, 1964)
Pur testimoniando la grande padronanza del colore e della tecnica a tempera da parte di un autore come Magnus, poi dedicatosi prevalentemente al bianco-e-nero dei fumetti a china, alcuni di questi disegni permettono anche di notare la presenza di un senso dinamico per molti versi già più vicino al linguaggio del fumetto che a quello dell’illustrazione. La cosa era forse inevitabile, vista la precoce passione per i fumetti da sempre dimostrata dal giovane Roberto, che in pratica ripiegò momentaneamente sui libri illustrati dopo che le sue prime prove di fumetti storici e umoristici erano state rifiutate dal Vittorioso e dopo che la carriera di scenografo teatrale, a cui erano stati indirizzati i suoi studi universitari, non aveva decollato come sperava.
Il fatto che in gioventù avesse sperimentato una gran quantità di stili fumettistici diversi, imitando vari autori da Alex Raymond a Jacovitti, spiega come nella maturità fosse arrivato a fondere così abilmente fisionomie comico-grottesche con figure e ambienti più realistici. Al tempo stesso, in quei suoi primi tentativi da aspirante autore completo, scopriamo come la sua vocazione di scrittore di fumetti, e non solo disegnatore, risalisse a ben prima degli anni ’70, epoca in cui sarebbe infine riuscito a metterla pienamente a frutto.

Bozzetto di Magnus per I Briganti
La seconda sala della mostra Magnus e l’Altrove era dedicata a un’ampia selezione di tavole a fumetti, bozzetti e copertine appartenenti al ciclo de I Briganti, pubblicato tra il 1978 e il 1990 ma progettato fin dal 1973, e in misura minore ad alcune pagine e illustrazioni della storia del 1985 Le 110 Pillole. Tra le due sale si compiva quindi un salto di oltre dieci anni, per riprendere il filo del fiabesco e dell’Oriente a cui Magnus, nella sua carriera, si è sempre dedicato con particolare passione e accuratezza filologica. Queste sue due grandi opere a fumetti sono infatti tratte da due lunghe saghe dell’antica letteratura cinese, i cui contenuti si rivolgevano a un pubblico ben più adulto rispetto alle fiabe della Malipiero, orientaleggianti o meno.
Tra i fumetti di Magnus di ambientazione fiabesca e dedicati almeno in parte a viaggi orientali, nella mostra mancavano invece del tutto le tavole de La Compagnia della Forca, realizzata in collaborazione col suo ex-inchiostratore di Alan Ford Giovanni Romanini, che uscì in formato tascabile un anno prima de I Briganti.

 
Da I Briganti di Magnus, atto 2° (1979)
Mentre quella serie ha toni molto più umoristici ed è basata su soggetti originali dell’autore, I Briganti, opera magnusiana rimasta incompleta essendosi fermata al quarto dei sei capitoli previsti, è tratta dal romanzo fiume intitolato originariamente Storia in Riva all’Acqua e dedicato alle avventure dei briganti della palude dei monti Liang, che a quanto pare erano stati realmente attivi in quella regione a partire dal XII secolo. Le loro gesta, riportate dai cantastorie e dai poeti e deformate come sempre dalla fantasia popolare, furono poi raccolte nel XIV secolo da due scrittori cinesi di nome Shi Nai-an e Luo Guang-zhong.

Da I Briganti di Magnus, atto 3° (1987)

Il coerente racconto dei Briganti che questi composero, narrando come si sarebbe formata quell’enorme banda e delle successive morti dei suoi componenti principali, è quello, più immaginario che storico, che Magnus ha efficacemente riproposto a fumetti, spostando l’ambientazione dall’antica Cina a un imprecisato futuro in stile Flash Gordon. La saga fu inizialmente pubblicata a puntate, prima in appendice all’albo Fan della Edifumetto nel 1978 e poi sulla rivista Comic Art dal 1987, e in seguito raccolta in vari album, della stessa Edifumetto, de L’Isola Trovata e della Granata Press, fino all’attuale edizione della Rizzoli-Lizard.
Sulle tavole originali delle pagine interne, tratte in misura maggiore o minore da tutti e quattro i capitoli de I Briganti, si potevano notare i tratti eseguiti con pennarelli modellati in varie misure e i tanti ripensamenti e correzioni dell’autore, rese possibili applicando sui disegni inchiostrati delle piccole strisce adesive bianche.

Da I Briganti di Magnus, atto 4° (1988)


Copertina di Magnus per Comic Art n. 34 (1987)

Erano sempre strettamente legati alla saga de I Briganti anche gli originali di alcune copertine, in particolare di due numeri di Comic Art del 1987-1988 e della prima edizione integrale in volume unico della Granata Press del 1993, e anche alcuni interessanti bozzetti preliminari ravvivati da colori o sfumature a matita.

I Briganti di Magnus, edizione integrale in un solo volume (Granata Press, 1993)

Uno spazio molto più limitato, forse anche per motivi di censura, era stato dedicato a Le 110 Pillole, famoso album di Magnus tratto dal romanzo erotico del XVI secolo Chin P’Ing Mei (Fiore di Prugno in un Vaso d’Oro) attribuito all’erudito confuciano Wang Shin Chêng e nella versione scritta lungo ben milleseicento pagine.
Chêng, dietro le apparenze di una storia licenziosa, avrebbe composto una satira spietata rivolta a stigmatizzare la vita immorale di un suo nemico. Pur con abbondanza di scene ardite ed esplicite, che in pratica sono state del tutto escluse dall’esposizione, tale lettura moralistica è mantenuta anche da Magnus, che chiude la storia rappresentando il triste destino a cui va incontro l’insaziabile libertino Hsi-Mên. 

Il Chin P'Ing Mei, in un'edizione italiana (Feltrinelli, 1983)


Da Le 110 Pillole di Magnus (1985)

 
In questo modo il disegnatore aveva tagliato gli ultimi undici capitoli del romanzo originale, poi anch’essi adattati a fumetti dal francese Georges Pichard col titolo Loto d’Oro. All’impenitente libertino sopravvivono infatti le sue mogli, tra cui appunto l’infedele Loto d’Oro e la prima, Madama Luna, di cui qui era esposta una bella illustrazione di Magnus particolarmente curata, realizzata per una presentazione della storia.

Madama Luna, studio per Le 110 Pillole di Magnus, dal portfolio Fiori di Prugno in un Vaso d'Oro (Glittering Images, 1984)
Nella mostra è stato anche molto interessante vedere gli originali di una copertina raffigurante Hsi- Mên e realizzata in doppia versione da Magnus per la rivista Totem, dove la storia uscì inizialmente a puntate. L’immagine è emblematica della meticolosità dell’autore, visto che, come dice lui stesso in una lettera esposta, il cosiddetto bozzetto preliminare è altrettanto preciso ed efficace del definitivo, se non migliore.


Copertina di Magnus per Comic Art n. 64 (1990)

L’intera parete di fondo della terza sala della mostra era dedicata a tavole, copertine e bozzetti per il ciclo di racconti Le Femmine Incantate, realizzati tra il 1987 e il 1990 e pubblicati in origine sulle riviste Dolce Vita e Comic Art, forse il vero apice assoluto dell’arte di Magnus per ispirazione, meticolosità e grazia espressiva.
Le altre tre pareti della sala erano invece occupate dagli originali di tre storie di sei pagine l’una esposte integralmente. Di queste ultime, La Nascita di un Drago e Le Damigelle dell’Arcobaleno furono pubblicate nel 1994 sul volume Lunario 1995 della Granata Press, mentre La Signora Ning uscì nel 1995 sulla rivista Comix.
Nella stessa sala, uno schermo riproduceva in ciclo continuo un’intervista a Magnus, in cui ripeteva tra le altre cose come un autore di fumetti debba scrivere col compasso e disegnare col vocabolario e come Aurelio Galleppini fosse per certi versi più bravo di lui, riferendosi soprattutto alla sua rapidità di esecuzione. Ma pur rispettando Galleppini, in questo caso ci si può permettere di dissentire con Magnus sul fatto che l’autore bolognese potesse avere dei veri e propri rivali, almeno dal punto di vista della qualità dei risultati.

Copertina di Magnus per la 1a edizione de Le Femmine Incantate (Granata Press, 1990)


Il fregio delle Apsaras, da Il Muro Dipinto di Magnus (su Dolce Vita n.1, 1987)

 
Eccezionali, anche nel caso de Le Femmine Incantate, sono infatti non solo le copertine e le vignette definitive, in cui spesso l’autore dispiega tutta la sua esperienza di ex-scenografo per costruire architetture complesse e sfondi dettagliatissimi, ma anche certi bozzetti preliminari in cui l’autore non sembra essersi risparmiato neppure per un attimo, come lo studio del fregio con le fate indiane Apsaras per la storia Il Muro Dipinto, o l’elaborato studio preparatorio per le scene principali della storia La Pelle Bugiarda.

Una vignetta de La Pelle Bugiarda di Magnus (da Dolce Vita n.12, 1988)
Come spesso accade nel caso di Magnus, per la cura con cui sono realizzate appare evidente come le bozze siano altrettanto degne di esposizione delle vignette definitive, se non di più poiché in casi come questi hanno tra l’altro dimensioni ben maggiori e sono anche arricchite dalle abituali ombreggiature a colori.

Da Le Damigelle dell'Arcobaleno di Magnus (1994)

Passando alle storie integrali, in La Nascita di un Drago assistiamo appunto alla repentina crescita di uno di tali animali fantastici nella casa di uno studioso, un evento il cui senso simbolico si può leggere in molti modi, mentre Le Damigelle dell’Arcobaleno è ambientata durante la II Guerra Mondiale sulla Linea Gotica, con un soldato tedesco ospitato da delle ragazze italiane, la cui accogliente casa sarà poi rivista ridotta a un rudere dopo il conflitto, un po’ come le case bombardate tra cui giocava il piccolo Roberto Raviola nella sua infanzia.
Il legame con l’Oriente, anche quando le storie, come queste del Lunario, sono ambientate sull’Appennino Tosco-Emiliano e si ispirano a leggende della zona, è dato dal fatto che lo stile grafico e narrativo di Magnus anche in questi casi continua a richiamarsi almeno in parte a quello di certe stampe orientali e novelle cinesi. In particolare dalla raccolta del 1600 intitolata I Racconti Straordinari dello Studio Liao sono state tratte direttamente sia le poetiche ed esplicite storie del ciclo Le Femmine Incantate, che un racconto di tono ben più umoristico come La Signora Ning, col cadavere di una anziana signora che riprende vita, spargendo terrore e morte tra delle guardie armate, prima di arrendersi definitivamente al sonno eterno. 

 
La 1a vignetta de Le Femmine Incantate di Magnus (1987)

 
È questa cronologicamente l’ultima storia di Magnus esposta nella mostra e la dicitura che la contrassegna accanto al titolo, Storie Strane, che forse intendeva preludere all’inizio di un nuovo ciclo dell’autore, ci permette di ricollegarci alle altrettanto strane storie di Bonvi esposte a Bologna in questi giorni.



Andiamo all'Havana! di Bonvi, pag. 2 (1968)


Rispetto a quella di Magnus la mostra di Bonvi, nonostante l’impegno della figlia, l’architetto Sofia Bonvicini, che l’ha racchiusa con una certa inventiva entro una serie di pannelli con sopra riprodotti i disegni del padre, risulta inevitabilmente un pochino più risicata e deludente. Se alla Fondazione del Monte, le tavole di Magnus esposte erano centoquaranta suddivise in tre sale, i veri originali di Bonvi presenti alla Biblioteca Salaborsa e chiusi in cinque basse bacheche, anche un po’ scomode da ammirare, sono sì e no una quindicina.
Tra questi pochi originali, facilmente riconoscibili per la carta ingiallita dal tempo e per i retini adesivi che dopo tanti anni tendono a staccarsi dalle tavole, ci sono innanzitutto tre strisce delle Sturmtruppen, appoggiate tra gli strumenti di lavoro del loro creatore e la lettera con la comunicazione della vittoria del premio Saint Michel, un riconoscimento che gli fu assegnato in Francia nel 1973 proprio per le Sturmtruppen. 


Da Sturmtruppen di Bonvi, striscia n. 5


Da Andiamo all'Havana! di Bonvi, pag. 6 (1968)

C’è poi la prima tavola del racconto del 1968 Andiamo all’Havana! in mezzo agli schizzi preliminari dei personaggi della storia, una delle prime di Bonvi, in cui un suo alter ego tenta di dirottare un tram su Cuba. 

La Seezza della Quasità di Bonvi, pag. 1 (1969)
 
Ci sono pure le prime due o tre tavole di altri tre racconti di poco successivi: La Seezza della Quasità, tratto da una storia di fantascienza di Walter Tevis del 1958 intitolata Ifth di Oofth in cui superando per puro caso le tre dimensioni si crea un oggetto impossibile dagli effetti imprevedibili, e gli altrettanto paradossali Il Campo di Liebowitz e Incubo, farina questi del sacco di Bonvi, tutte storie in cui in qualche modo le regole della fisica impazziscono, il tempo si ripiega su sé stesso e il sogno e la realtà si confondono.

Il Campo di Liebowitz di Bonvi, pag. 1 (1969)

Incubo di Bonvi (1970)

Le tavole complete di questi quattro racconti e di altri due, La Sera della Vigilia e L’Ora dello Schizoide, tutti appartenenti alla raccolta Incubi di Provincia e usciti inizialmente sulle riviste Off-Side, Psyco e Horror tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ‘70, sono sì esposte nella piazza coperta della biblioteca appese ai pannelli intorno alle bacheche, però in questo caso non si tratta di originali ma soltanto di copie stampate. Lo stesso vale anche per altre due storie a fumetti esposte, tra le ultime realizzate da Bonvi prima di morire, appartenenti a una serie rimasta interrotta e intitolata Leggende Urbane, uscita postuma su Comix nel 1996.
Nella prima un barbone che si definisce Il Guardiano della Città, apparso anche in altre storie di Bonvi, svela il mistero della diffusione delle leggende urbane. Qui sono degli uomini misteriosi a versarle direttamente negli acquedotti da delle fiale, come dire che la gente si beve qualunque cosa senza neanche accorgersene. Nella seconda leggenda urbana si rievoca invece la storia di un rastrellamento dei tedeschi a Bologna nel 1945, in cui un uomo scambiato per ebreo riesce a salvarsi solo esibendo il suo membro non circonciso, un racconto che a detta dell’autore è considerato una leggenda pur essendo invece realmente accaduto.

Il Guardiano della Città, disegno di Cavazzano dal volume La Città (I Grandi Comici del Fumetto - SBE, 1998)
Completano questa esposizione in ricordo del bolognese di adozione Bonvi gli scherzosi volantini fotografici che realizzò in occasione della sua candidatura al Consiglio Comunale di Bologna, in cui fu eletto negli anni ’80 in una lista indipendente collegata al PCI, prima di sbottare e di mollare tutto disgustato di fronte alle piccole beghe e intrallazzi che avvelenano l’ambiente politico non solo del capoluogo emiliano.
Questa mostra di Bonvi è in definitiva simpatica e utile più che altro per chi non ha mai avuto la possibilità di leggere le storie del ciclo Incubi di Provincia, iniziato in contemporanea con le prime strip delle Sturmtruppen e pubblicato in volume ormai molti anni fa, parzialmente dall’Editoriale Corno in una monografia di Bonvi del 1975 e integralmente dalla Mondadori col titolo definitivo nel 1981. Trattandosi per lo più di un’esposizione di stampe, si può comunque consigliare di farci un salto giusto a chi si trova proprio a passare per Bologna…

Autoritratto di Magnus, da L'Ora dello Schizoide di Bonvi (1970)
Nel finale di uno di questi incubi a fumetti, il cui protagonista ha quasi sempre le fattezze di Bonvi stesso, e precisamente ne L’Ora dello Schizoide, appare tra l’altro anche un divertente autoritratto di Magnus in una vignetta da lui realizzata. Alla fine della storia risulta così che entrambi gli autori sono perseguitati e assediati dai personaggi da loro disegnati, che hanno assunto vita propria. I due grandi fumettisti, vivendo entrambi a Bologna, erano infatti molto amici oltre che quasi coetanei (Magnus aveva solo un paio d’anni più di Bonvi) e fu per una serie di tragiche circostanze che morirono anche a breve distanza di tempo l’uno dall’altro.


Bonvi chiama Magnus, da L'Ora dello Schizoide (1970)

Nel 1995 a Magnus era stato diagnosticato un tumore e il costo per tentare di debellarlo era al di là delle sue possibilità economiche, forse anche perché da ben sei anni era assorbito dalla realizzazione del suo albo gigante di Tex. L’amico Bonvi decise generosamente di aiutarlo, disegnando una breve storia a fumetti intitolata Blob e facendone delle stampe a tiratura limitata da mettere in vendita per devolvere il ricavato a favore di Magnus, che era del tutto all’oscuro dell’iniziativa. Per raccogliere il denaro in fretta la vendita doveva avvenire tramite il programma televisivo Roxy Bar, condotto sul canale VideoMusic da Red Ronnie, un altro amico con cui Bonvi aveva collaborato più volte, anche in iniziative editoriali come i supplementi giornalistici Strisce e Musica e la rivista Be Bop a Lula. Lo stesso Bonvi doveva essere presente di persona nella trasmissione del 9 Dicembre 1995, per promuovere la vendita del suo lavoro. Infatti Red Ronnie all’inizio di quella serata annunciò che erano in attesa di un ospite misterioso, che però non si fece vedere.
Testata della rivista Be Bop a Lula diretta da Bonvi e Red Ronnie (G.Vincent Edizioni, 1996)



Il fatto è che Bonvi guidava di rado e sempre su auto a noleggio, visto che non possedeva neanche una macchina. Quindi non era pratico della zona della periferia di Bologna in cui avevano sede gli studi di VideoMusic e non sapeva bene come arrivarci. Dopo aver chiesto informazioni una prima volta in un bar, si fermò di nuovo e scese dall’auto per rivolgersi a un benzinaio dall’altra parte di un viale. È a questo punto che, nell’attraversare a piedi, fu investito da un pirata della strada in stato di ebbrezza. Ricoverato in rianimazione all’ospedale Maggiore, Bonvi si spense poco dopo le due del mattino del 10 dicembre.
Articolo sulla morte di Bonvi, da La Nazione dell'11 dicembre 1995
La settimana successiva Red Ronnie svelò in trasmissione l’intero retroscena di quanto accaduto, tacendo per il momento solo il nome dell’amico fumettista che Bonvi voleva beneficiare, e procedette a dar corso alle sue ultime volontà mettendone in vendita le tavole a fumetti. Trattandosi a quel punto delle ultime stampe che l’autore avrebbe mai disegnato e firmato, ovviamente le adesioni fioccarono e la vendita fu un successo.
Nella puntata seguente di Roxy Bar, fu mandata in onda una registrazione in cui Red Ronnie consegnava la consistente somma raccolta a un commosso Magnus. Purtroppo il generoso gesto che Bonvi aveva pagato con la vita non fu sufficiente e anche Roberto Raviola seguì la sorte dell’amico meno di due mesi dopo, il 5 Febbraio 1996. Nonostante la malattia aveva appena terminato l’albo gigante di Tex a cui stava lavorando, che uscì postumo nel giugno del ’96 senza la copertina che il disegnatore non aveva fatto in tempo a realizzare, sostituita da una composizione ottenuta dalla fusione di un paio di immagini interne.
Articolo sulla morte di Magnus, da La Nazione del  6 febbraio 1996
Dato l’appena trascorso ventennale dalla morte, Bonvi è stato ricordato con una vasta mostra sulle Sturmtruppen anche in occasione della Lucca Comics 2015, nonché con iniziative editoriali più o meno riuscite, come l’ennesima ristampa integrale delle strisce dei suoi "soldatinen" e le prime riedizioni dopo molti anni di certe storie con protagonisti Nick Carter e Marzolino Tarantola nella breve collana Superfumetti.


Marzolino Tarantola di Bonvi sulla collana Superfumetti (Mondadori, 2015)

Sarebbe quindi lecito aspettarsi, nella prossima edizione dell’evento lucchese o altrove, anche qualche altra iniziativa editoriale o espositiva, che continui a celebrare degnamente l’arte di Magnus nel corso del 2016, a vent’anni dalla scomparsa di questo grande fumettista, che come Bonvi non potrà mai essere abbastanza rimpianto né sopravvalutato, per l’importanza che entrambi hanno avuto nella valorizzazione e diffusione di quella strana arte chiamata fumetto nel nostro paese. Infatti tanto gli Incubi di Provincia di Bonvi che molte opere di Magnus hanno dimostrato una libertà narrativa in passato piuttosto inusuale per i fumetti e che permette di accostare questi loro racconti folli e fantasiosi a un’autentica letteratura disegnata, dato lo spessore di certi contenuti. Ciò fa sì che, se al momento della realizzazione erano storie un po’ avanti per il loro tempo, oggi che va quasi di moda il concetto di graphic novel sono giustamente sempre più rivalutate.

Incubi di Provincia di Bonvi (Mondadori, 1981)

Intanto il volume Magnus Prima di Magnus della Alessandro ha ampiamente dimostrato come non tutta l’opera di Roberto Raviola fosse stata riportata alla luce e resa accessibile al pubblico. Basti pensare alla breve storia I Merli, il primo fumetto pubblicato scritto da Magnus stesso ed eseguito a mezzatinta, uscito su Eureka nel 1970 e mai ristampato, a differenza delle altre quattro storie brevi da lui disegnate in quegli stessi anni su testi di Max Bunker, probabilmente per qualche mera questione di diritti d’autore…
Ma l’epitaffio più affettuoso per ricordarli entrambi è forse il finale della storia di Bonvi Andiamo all’Havana!

Da Andiamo all'Havana! di Bonvi, pag. 12 (1968)

 
In quella storia, quando l’alter ego dell’autore è ormai bloccato e messo nell’impossibilità di proseguire coi suoi sogni forse assurdi ma desiderabili, una ragazza si riferisce a lui dicendo: Oh, beh!!… In fondo era proprio pazzo!, un’immagine e una frase non a caso riprodotte anche nella locandina della mostra di Bonvi.
D’altronde in un’Autobiografia a Fumetti del 1982, Magnus dice: …e senza il sogno che cosa è la vita?. Sull’esigenza insopprimibile di opporsi alla troppa realtà con la fantasia, i due amici erano quindi in sintonia perfetta. Certo, il mondo del fumetto deve giustamente andare avanti, anche se a volte sembra che invece torni indietro, ma di due autentici sognatori folli come questi continueremo sempre a sentire la mancanza…

Foto di Magnus, dalla sua Autobiografia a Fumetti (1982)

mostra
MAGNUS E L’ALTROVE: FAVOLE, ORIENTE, LEGGENDE
a cura di Luca Baldazzi e Michele Masini
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
via delle Donzelle, 2 – Bologna
dal 21 Novembre al 6 Gennaio


Locandina della mostra Magnus e l'Altrove


volume
MAGNUS PRIMA DI MAGNUS
Gli Anni dell’Apprendistato di un Maestro del Fumetto
a cura di Luca Baldazzi, in collaborazione con Fabio Gadducci
Formato: 164 pagine a colori e in bianco e nero
Editrice: Alessandro Editore
Data di uscita: Ottobre 2015
Prezzo: € 18,00


Magnus prima di Magnus (Alessandro Editore, 2015)




mostra
INCUBI ALLA BOLOGNESE - LE LEGGENDE URBANE DI BONVI
a cura di Sofia Bonvicini, con la collaborazione di Claudio Varetto
Piazza Coperta di Biblioteca Salaborsa
Piazza Nettuno, 3 – Bologna
dal 15 Dicembre al 31 Gennaio
orario feriale dalle 10:00 alle 19:00
ingresso gratuito


Locandina della mostra di Bonvi Incubi alla Bolognese

Andrea Cantucci

N.B. Trovate i link alle altre novità su Interviste & News! 

1 commento:

  1. Sono lieto di possedere queel'edizione dei Promessi Sposi citata in questo articolo. Solo grazie a voi ho saputo e notato quel particolare interessante su Magnus.

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