mercoledì 8 ottobre 2014

TIME AFTER TIME. IL MAXI ZAGOR 22: L'EREDITÀ DI KA-ZAR, I TRE TARZANIDI E IL "MONTAGGIO PARALLELO"

di Francesco Manetti

Solitamente, quando tiriamo giù due righe - dal serbatoio della idee e dalla pozza dei miti dov'erano dall'eterno rimaste a galleggiare - per la recensione di un albo bonelliano, partiamo dal lavoro dello sceneggiatore: nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, i lavori licenziati da Via Buonarroti sono frutto di uno sforzo di coppia (o di un ristretto team) e raramente opera di un "autore completo" (come Ambrosini, per esempio). In Bonelli - come nella tradizione del fumetto "popolare" italiano (pensiamo anche ai "neri" maxbunkeriani) - l'impegno dell'autore dei testi si svolge cronologicamente prima di quello del disegnatore; ovvero, prima viene la tavola sceneggiata e poi arriva quella disegnata; può anche capitare che, in periodi di particolare affollamento, lo scrittore lavori in contemporanea su più soggetti, per più artisti della china, e dunque consegni a ciascun disegnatore la storia che deve interpretare non tutta in una sola volta, ma quantizzandola, a "pacchetti" di tavole.


I due simpaticissimi Esposito Bros. giustamente orgogliosi della loro ultima fatica!

 
Ancora Nando e Denisio Esposito, artisti superlativi! Dal blog di Moreno Burattini, Freddo Cane in Questa Palude.

Comunque sia, la regola è sempre quella: prima il testo, poi il disegno. E il testo tende ad "ammaestrare" parecchio il disegno - sia detto senza negatività. Nell'universo del comic book classico statunitense il lavoro dello sceneggiatore si interseca, invece, con quello del disegnatore. Solitamente al disegnatore viene consegnato dallo scrittore un soggetto molto dettagliato della storia da realizzare graficamente; l'artista la disegna, lasciando lo spazio per le "nuvolette" (o disegnandole vuote); il lavoro torna dunque allo sceneggiatore che scrive il testo con cui riempire i balloon. Più o meno, oltreoceano, le cose funzionano così. Alternanza temporale fra testo e disegno e minor preponderanza del primo sul secondo - anche qui sia detto senza voler dare giudizi.
Dicevamo dell'attacco delle recensioni... Diversamente dal solito, infatti, cominceremo qui dal lavoro del disegnatore. Dei disegnatori, in realtà, visto che Il varco tra i millenni (Maxi Zagor n. 22 del luglio 2014) è stato firmato dagli Esposito Bros., Nando e Denisio, collaudato tandem di artisti. Non possiamo che abbassare un metaforico cappello davanti a questi due autori. Mai una fase di "stanca" nella loro ultradecennale fatica bonelliana, ma, all'opposto, un costante perfezionamento della tecnica. Si sente efficace l'eredità dei grandi maestri USA del fumetto d'azione - Jack Kirby in testa a tutti.


La prima apparizione del Ka-Zar della Marvel, su X-Men n. 10 del marzo 1965. Disegno di Jack Kirby


Il pensiero, nel caso particolare della storia che stiamo analizzando, va naturalmente a Ka-Zar, alla sua "spalla" Zabu (una tigre dai denti a sciabola) e alle ambientazioni "preistoriche" in cui si muove. Quella kirbyana è però la seconda (o terza, dipende da come la viogliamo intendere) incarnazione di uno stesso personaggio. L'originale Ka-Zar (nome di battaglia di David Rand) nacque infatti sulle pulp magazine dalla fantasia narrativa di Bob Byrd nel 1936 e poi si trasferì come adattamento disegnato nel cosmo del fumetto sulla serie Marvel Comics n. 1 del novembre 1939 (edita dalla Timely, precursore della Marvel di Stan Lee): le vicende avevano luogo nel Congo Belga ed erano sicuramente ispirate all'epopea di Tarzan (l'orfanello sperduto, le belve come compagni, i pericoli della giungla, etc.). Il secondo Ka-Zar (o il terzo, basta capirci), quello definitivo di Jack Kirby - ben più noto e longevo - debuttò nel marzo 1965 sulla collana Marvel degli X-Men; ebbe poi una sua fortunata serie regolare e mille furono le apparizioni successive sulle altre testate super-eroistiche del Gruppo. Questo nuovo Ka-Zar - al secolo Kevin Reginald, Lord Plunder - risultava da una sorta di mix fra il Tarzan creato nel 1912 da Edgar Rice Burroughs e le atmosfere del romanzo The Lost World, scritto da Sir Arthur Conan Doyle (il creatore di Sherlock Holmes), sempre nel 1912 (un anno fatidico!).


Il primo Ka-Zar (1936), africano e tarzanide.

Marvel Comics n. 1 (Timely, 1939) sul quale iniziò a essere pubblicata la versione a fumetti del primo Ka-Zar

Il primo Ka-Zar a fumetti (1939). Testi e disegni di Ben Thompson.
Nell copertina di Neal Adams un varco crono-dimensionale - analogo a quello che appare sul Maxi Zagor n. 22 - sembra aprirsi fra il mondo di Ka-Zar e quello di Conan... (Savage Tales n. 4, 1974)




Anche un giovane Frank Frazetta - quello di Johnny Comet, per esempio - fa capolino. Sono queste però tutte influenza positive, non pedissequi allineamenti, visto che lo stile degli Esposito Bros. è inconfondibile, e addirittura unico nel panorama SBE. Troviamo Kirby (e in parte Frazetta) nel gioco di ombre e di luci, e nel tratteggio, sui volti e sui corpi dei personaggi; nelle capigliature; nelle scene di combattimento, quando la muscolatura si gonfia, i tendini e le vene arrivano quasi a scoppiare, le mani paiono ingigantirsi, e la prospettiva sembra non seguire più regole prestabilite; nei momenti di velocità, quando le linee cinetiche "coprono" parzialmente l'oggetto in movimento. Frazetta torna nelle pose, ancora un volta negli intermezzi più spettacolari e dinamici, con le volute alterazioni prospettiche e anatomiche. Un grande, grande, grande affresco - questo dei fratelli Nando e Denisio!


Pose dinamiche e ardite nel Johnny Comet di Frank Frazetta (1952)


E una menzione d'onore anche al maestro Gallieno Ferri: la sintesi della sua copertina è, come di consueto, mirabile. Terminato di leggere il volume ci accorgiamo che l'avventura - nella quintessenza - era già tutta lì (Zagor, smilodonte e pittogrammi rupestri), sulla cover!
I testi del Maxi Zagor n. 22 sono di Moreno Burattini, curatore e sceneggiatore principe della collana mensile e di tutti i suoi derivati. Sicuramente l'eccellente risultato degli Esposito Bros. è in parte dovuto anche alla precisione e accuratezza con la quale Burattini redige le sue sceneggiature: chi ha avuto la fortuna di leggerle avrà avuto la sensazione di avere davanti agli occhi quasi un romanzo, più che uno "strumento tecnico" per addetti ai lavori! Una storia innovativa, dall'architettura complessa. L'elemento che contraddistingue Il varco tra i millenni, in relazione alle altre avventure burattiniane, è il "montaggio parallelo". Fu il grande regista cinematografico David Wark Griffith a inventare questo meccanismo narrativo, per il suo capolavoro muto Intolerance del 1916. Narrando "in parallelo" quattro vicende ambientate in tempi e luoghi diversi (nell'America metropolitana degli anni '10 del XX secolo; nella Francia degli Ugonotti nel 1572; nella Palestina ai tempi di Cristo; a Babilonia nel 509 a.C.) Griffith stigmatizzava l'uso violento e distruttivo dell'intolleranza, uguale a se stesso nei millenni, esaltando e difendendo la libertà d'espressione (in risposta anche agli attacchi e alle accuse di razzismo che il cineasta aveva ricevuto per The Birth of a Nation del 1915).

Intolerance (Griffith, 1916). Film completo


Analogamente, nel Maxi Zagor, assistiamo allo svolgersi "in parallelo" di due vicende ambientate negli stessi luoghi in tempi completamente diversi (XIX secolo e 10.800 a.C.). Se Griffith filmò contro il settarismo fanatico, Burattini inserisce sottotraccia una critica anche severa (come aveva fatto nell'episodio su Darwin della trasferta sudamericana dello Spirito con la Scure) contro l'oscurantismo monoteista che discende dal Libro - critica sulla quale ci troviamo perfettamente d'accordo (anche se noi siamo un paio di gradini sotto il livello di fiducia che lo sceneggiatore nutre nel "consesso accademico"). Anche in questo episodio la scienza pare imporsi sul volto superstizioso della religione. Non a caso viene citata l'opera del pre-evoluzionista Conte di Buffon, la Histoire naturelle générale et particulière, che fu pubblicata in Francia in 36 volumi fra il 1749 e il 1789.


Dal vol. XI della Storia Naturale di Buffon (edizione illustrata, 1770). Collezione Manetti.

Non solo. Burattini sembra andare oltre le polverose teorie sull'origine dei "nativi" americani, quelle per cui si parlava di popolazioni autoctone siberiane (con gli "occhi a mandorla", per intenderci) giunte nel Nuovo Continente attraversando i ghiacci che ricoprivano lo Stretto di Bering. I volti dei primitivi dai lineamenti non puramente asiatici fatti trattaggiare agli Esposito Bros. sembrano appunto sostenere le nuove tesi, puntellate da recenti scoperte scientifiche (indagini genetiche condotte su uno scheletro del paleolitico conservato all'Hermitage di San Pietroburgo), secondo le quali le stirpi europee, durante l'ultima glaciazione, si erano spinte ben più a est di quello che finora si era creduto, migrando infine in America, grazie appunto al ponte glaciale di Bering. Ecco perché - come riportato dalla stampa specializzata, e soprattutto da un fondamentale articolo pubblicato da Nature alla fine del 2013 - il DNA amerindo odierno avrebbe fino al 40% di origini europee. Sembra dunque tramontare per sempre, anche riguardo agli Indiani, quell'idea dell'Ex Oriente Lux che aveva dominato la cultura - pure scientifica - fino a qualche decennio fa...


Lo scheletro del ragazzo paleolitico siberiano di Mal'ta (conservato all'Hermitage) dal cui DNA si sono scoperti inaspettati legami genetici fra popolazioni europee e americane

Ma Burattini non si ferma qui, nell'impressionare e lasciare di stucco il lettore-medio bonelliano! Mette in scena non uno, bensì TRE "zagor"! Il primo è quel Patrick Wilding in casacca rossa che tutti conosciamo - con le sue attitudini acrobatiche, con la sua forza, con il suo coraggio, con il suo sintonico rapporto con la natura. L'altro "zagor", o meglio un "antizagor", è l'ex-saltimbanco criminale e assassino Shane, uno dei nemici più ostici che il Nostro abbia mai dovuto fisicamente affrontare: balza come lui, si arrampica come lui sugli alberi, volteggia come lui fra i rami, si contorce, fa capriole, scalcia, picchia come un dannato scimpanzé! Il terzo "zagor" è l'uomo primitivo, il kazaride tarzanide eurasiatico Whi-Koah, che nel lontano passato spezza il circolo vizioso della magia tribale dimostrando che gli smilodonti non sono esseri soprannaturali, ma animali - seppur oltremodo potenti e feroci - passibili di essere combattuti, feriti e uccisi: basta convincersi di poterlo fare (come afferma Zagor in una profonda e silenziosa riflessione sulla paura, nella sequenza finale dell'episodio).

Molecola della psilocibina (C12H17N2O4P)


Infine l'artificio narrativo conclusivo, ideato dal vulcanico Moreno, che permette alle due epoche di entrare psichicamente in contatto. Il deus ex machina è un lichene, le cui spore hanno proprietà psicotrope, come certi funghi che contengono la psilocibina - sostanza che produce su chi la ingerisce effetti simili a quelli dell'acido lisergico. L'abbinamento droga/sacro è antichissimo: stati di coscienza alterata, indotti da combinati allucinogeni, permettevano agli sciamani di avvicinarsi ad altre realtà contigue alla nostra - proprio come accade nella caverna dei graffiti in cui meditano (grazie a inflorescenze fungine medicinali) i guerrieri del clan di Whi-Koah. Fantasie spirituali? Non del tutto. La teoria degli universi paralleli prende sempre più campo in ambito astrofisico e le reali potenzialità delle connessioni neurali cerebrali sono ancora tutte da esplorare...
In conclusione, Il varco tra i millenni rimarrà una delle migliori pagine dello Zagor post-nolittiano, storia che dovrebbe essere maggiormente nobilitata, per esempio con una di quelle pubblicazioni librarie bonelliane di "ristampa in contemporanea".


Maxi Zagor n. 22, luglio 2014. Disegno di Ferri



Maxi Zagor 22
IL VARCO TRA I MILLENNI
Luglio 2014
pag. 260, € 6,80
Testi: Moreno Burattini
Disegni: Esposito Bros.
Copertina: Gallieno Ferri
Introduzione: Moreno Burattini


Francesco Manetti

N.B. Trovate i link alle altre recensioni bonelliane su Il giorno del giudizio!

P.S. del 9 ottobre 2014: Vi consiglio caldamente di leggere nei Commenti le interessanti e stimolanti considerazioni di Crepascolo - oltre che le mie risposte! (f.m.) 

8 commenti:

  1. Anche a me è piaciuta molto! E adoro il titolo! Scherzandoci su, direi che è molto adatto al personaggio, data la sua longevità.

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  2. La recensione di questo albo mi è parsa capace - e non me ne stupisco - le tante tracce di cui e innervato il racconto di Burattini ed Esposito Bros...
    Colgo l'occasione per comunicare ai lettori di Dime Web - dopo averlo fatto in privato a Francesco - di un mio prossimo ritorno come collaboratore della rivista, dopo un periodo di stanchezza.
    A presto! ��

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  3. In realtà la cosiddettta Marvel Manner - un canovaccio di poche righe passa al disegnatore che ne ricava venti tavole che tornano allo sceneggiatore xchè decida cosa scrivere nei balloons - nata nei sixties x permettere a Stan Lee di gestire le tante testate di cui curava il plot e possibile xchè affidata a cartoonists " totali " come Kirby e Ditko è tramontata da tempo così come la prevalenza del disegno sul testo ( la famigerata deriva della prima Image Comics di McFarlane & co ). Con Brian Michael Bendis - che cita tra le sue muse Mamet -autore che ha tracciato la strada nel mainstream nell'ultimo decennio abbondante , lo script è completo in ogni sua parte e lascia ben poco spazio di manovra al penciller ( famose le pagine campo e controcampo o piano americano /primo piano di personaggio copia incollato nove volte mentre parla " anche " al lettore ). Non è la norma, ma poco ci manca.

    Per quanto riguarda il caro vecchio lord Kevin Plunder segnalo una piccola inesattezza : non è proprio vero che il nostro sia stato protagonista di una serie e di successo. Dopo il suo esordio in una storia degli X-Men è tornato nella prima sequenza di Daredevil di Romita sr ( su schizzi di Kirby ) e nello Spider-man di Romita sr. La Terra Selvaggia è diventata a quel punto una location esotica - una specie di Darkwood - dove portare i mutanti ( scontro con Sauron x le matite iperrealiste di Neal Adams ). Nei seventies il tarzanide biondo vivacchia in serial vari e negli eighties è protagonista di una ongoing di Bruce Jones e Brent Anderson totalmente inedita da noi, ma molto apprezzata dalla critica negli States. Da noi si è vista quasi tutta la breve serie di Mark Waid ed Andy Kubert di metà anni novanta ( spettacolare e cinematografica e scritta in modo vivace e pop ). Peccato perchè Ka-zar avrebbe tutti le carte per essere uno Zagor scatenato ( il concept del personaggio prevede che abbia raggiunto la TS decenne e quindi di ricordare e di avere anche nostalgia delle comodità e dello hi-tech del mondo al di fuori , come è ben esplicitato da Waid ).

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    1. Grazie all'amico Crepascolo, per seguirci sempre attentamente e per le sue precisazioni e commenti - tutto sempre gradito!

      Permettimi però due considerazioni sulle tue due precisazioni:

      1) Parlando del rimpallo testi/disegno negli USA, mi riferivo - come ho scritto - al comic book classico; non sono stato abbastanza chiaro nell'utilizzo del termine "classico", evidentemente, e me ne scuso.

      2) Il fatto che il personaggio di Ka-Zar vada avanti - fra incarnazioni, reincarnazioni, serie, miniserie, comparsate, film, cartoni animati, videogiochi etc. - ormai da 75 ANNI mi sembra indice di un certo successo del personaggio stesso, anche se magari non ha avuto un gran successo una ben precisa serie delle tante in cui è apparso come protagonista o co-protagonista; anche qui colpa mia se, scrivendo quello che ho scirtto, ho dato l'impressione che Ka-Zar, dopo il debutto marvelliano, avesse poi avuto UNA SOLA serie, LUNGA e MOLTO FORTUNATA!

      3) L'oggetto del post era comunque la recensione di un albo di ZAGOR (influenzato ANCHE da Ka-Zar) e non la storia editoriale di Ka-Zar!

      ;-)

      Francesco Manetti

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  4. Sorry, non era mia intenzione calarmi nei panni della Maestrina dalla Penna Rossa - a scuola comunque sono stato rimandato parecchie volte in Storia della Silver Age e ho sempre preferito Shanna She Devil a Ka-zar ( se non altro xchè in una storia di Daredevil gira x Manhattan con due gattoni al guinzaglio, cosa che da bimbo trovavo + folle dei cattivoni metaumani che infestavano la Grande Mela ) - ma torno sull'argomento solo un'altra volta x dire che il sottoscritto ( classe 1968 ) avrebbe dato una copia near mint di Amazing Fantasy 15 o la prima striscia di Zagor per vedere una delle mitiche riuinioni di redaz con Stan The Man Lee che saltella sulla scrivania x spiegare ai suoi disegnatori quale era la sua idea del dottor Destino che ruba il potere cosmico di Silver Surfer x minacciare il mondo...

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  5. Ho una personalità dissociata - forse da qualche parte sonnecchia anche la stramaledetta Maestrina dalla Penna Rossa - e mi rendo conto che comincio a sentire nostalgia x tempi + semplici in cui SBE ( rip ) la domenica pomeriggio si ritagliava un momento x scrivere su di un quaderno le storie del suo Zagor che poi Ferri ( quanto avrei voluto avesse continuato a siglarsi Fergal che fa rima con Galep ) trasformava in strisce.
    Poi naturalmente ritorno nel 21mo secolo e penso alla possibilità di una app che proietti in 3D sulla parere un comic interattivo mutante generato da una rielaboraz di Popbot di Sam Kieth e Ashley Wood. Fino al crepuscolo, momento in cui magari mi rileggo Avengers n.2 di Lee/Kirby/Bell con tutti quegli spigoli e fondali di cartapesta ed il Fantasma dello Spazio. Qualche mese fa era la favola della buonanotte di Crepascolino. Ciao

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    1. Ripeto, Crepascolo, i tuoi commenti sono sempre graditissimi!
      Calati pure nei panni della maestrina deamicisiana, di Stan Lee, di Devil... di chi vuoi! ;-)

      L'importante è che tu continui a leggerci e a scriverci!

      Francesco Manetti
      (classe 1965)

      P.S. Se avessi una copia di Amazing Fantasy 15 (che, scopro, vale intorno al mezzo milione di dollari) la farei battere da Sotheby's e poi col ricavato mi ritirerei dalla vita lavorativa di normalissimo stipendiato per dedicarmi soltanto a scribacchiare e viaggiare (senza esagerare) senza dover aspettare (come adesso) una settimana di ferie!

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    2. E' per quello che state vedendo su DW, da qualche giorno, qualche mio intervento in più: perché sono in ferie!

      (f.m.)

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