di Massimo Capalbo
Siamo arrivati al sesto appuntamento con l'enciclopedia del brivido dedicata ai "mostri texiani", la nostra ormai celeberrima The Dark Side of Tex! La volta precedente avevamo una sola voce: oggi quadrupliplichiamo, presentandovi una delle lettere più ricche di questa "raccapricciante treccani"! Ricordiamo che questo è il terzo dizionario bonelliano ideato dal vulcanico Massimo "Max" Capalbo per Dime Web - vocabolario che viene pubblicato in contemporanea all'Atlante di Mister No e agli Zagor Monsters. Anche se i tre lavori sono partiti in momenti diversi, con la calibrazione delle uscite si stanno avvicinando.
Siamo arrivati al sesto appuntamento con l'enciclopedia del brivido dedicata ai "mostri texiani", la nostra ormai celeberrima The Dark Side of Tex! La volta precedente avevamo una sola voce: oggi quadrupliplichiamo, presentandovi una delle lettere più ricche di questa "raccapricciante treccani"! Ricordiamo che questo è il terzo dizionario bonelliano ideato dal vulcanico Massimo "Max" Capalbo per Dime Web - vocabolario che viene pubblicato in contemporanea all'Atlante di Mister No e agli Zagor Monsters. Anche se i tre lavori sono partiti in momenti diversi, con la calibrazione delle uscite si stanno avvicinando.
Rammentiamo che - tra gli altri luoghi elettronici - parla in Rete del nostro lavoro, definendolo
"fantastico ed erculeo", anche il prestigioso sito portoghese di
esperti bonelliani Tex Willer Blog: l'articolo dedicato a Dime Web si intitola Il lato oscuro di Tex.
Ringraziamo di nuovo per l'attenzione l'animatore del sito Zeca (e
tutta la sua gang di appassionati lusitani), blog che ospita in
traduzione anche i nostri articoli
annuali di Diamo i numeri!
Ribadiamo
infine che le illustrazioni che precedono le voci sono
sempre inserite autonomamente dalla "redazione" (ovvero Saverio &
Francesco). Le altre immagini sono invece state scelte dallo stesso
Max! (s.c & f.m.)
Immagine di Ticci, dal volume Tex: l'avventura e i ricordi (Little Nemo) |
LEGENDA
- I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi del protagonista della serie, TEX, e quelli dei suoi pards – KIT CARSON, TIGER JACK, KIT WILLER - che sono sempre scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio: Atlante di Tex).
- Con l’unica eccezione di TÉNÈBRES, RAPHAEL, i personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con la loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.:TAGLIATORE DI TESTE invece che BARRERA, JUAN; SVENTRATORE invece che BARLOW, SALLY).
- Alcuni personaggi sono stati indicati con il soprannome piuttosto che con il nome vero (ad es.: COLORADO BELLE invece che MORROW, ALICE; EL MORISCO invece che JAMAL, AHMED). Riguardo al citato EL MORISCO, la voce a lui dedicata è stata inserita sotto l’iniziale del soprannome vero e proprio – quindi la M -, invece che sotto la E, cioè l’iniziale dell’articolo.
- Per
quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna
storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a
nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la
trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia
alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi,
il nostrotitolo non coincide con quello usato abitualmente dai
lettori). Ad esempio, la storia dei nn. 265-268 viene indicata con il
titolo del n. 267, Tex contro Yama, perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a L’ombra di Mefisto (n. 265), La strega (n. 266) e I Figli del Sole (n. 268)
Un'altra immagine di Ticci, sempre dal volume Tex: l'avventura e i ricordi (Little Nemo) |
Nota sui collegamenti ipertestuali
The Dark Side of Tex è un "lavoro in corso" che si svilupperà nei prossimi mesi, abbracciando numerosi post - uno per ogni lettera dell'alfabeto - fino ad arrivare alla conclusione.
I collegamenti ipertestuali fra le varie voci non saranno dunque possibili tutti e subito... e vi spieghiamo subito perché!
Collegheremo con link diretti ogni riferimento ad altre voci dell'opera partendo necessariamente dalle voci già apparse.
Ci preme
dunque ribadire e sottolineare che, non essendo possibile creare link a
post futuri, ricostruiremo tutti i link a ritroso solo quando sarà
possibile. I link saranno però sempre e soltanto fra URL diverse e non
all'interno di uno stesso post. Vorrete perdonarci (e segnalarci!)
eventuali errori e omissioni! I link - essendo come abbiamo detto sopra
fra URL diverse - porteranno sempre e comunque all'inizio di un altro
post e non esattamente alla voce di riferimento.
Per
facilitare fin dall'inizio l'uso dell'opera, abbiamo creato una pagina
apposita di collegamenti alle varie voci, alla quale potete accedere
dovunque siate, andando sotto al logo Dime Web: anche in questo caso il
link vi porterà al post giusto, scorrendo il quale troverete in un
attimo la voce cercata!
Il Tex di Bruno Sathler - da Deviantart |
F
FIGLI
DELLA NOTTE
FIGLI
DI SATANA
FIGLIO DEL GRANDE SPIRITO
FIGLIO DEL GRANDE SPIRITO
FIORI
ROSSI DELLA MORTE
FIGLI
DELLA NOTTE
Compaiono
nella storia omonima (G. L. Bonelli [sog.&scen.] – A.
Galleppini e V. Muzzi [dis.], nn. 49-51) e sono tredici mummie
azteche che riprendono vita dopo che il professor Nizon, un
archeologo americano che ha scoperto nel deserto del Messico un
antico tempio sotterraneo (il Tempio della Tigre), legge ad
alta voce, nel suddetto luogo, un’antica profezia scritta su una
pergamena.
Tex n. 50, dicembre 1964. Disegno di Galep |
Il
professor Nizon legge la pergamena e, senza volerlo, riporta in vita
Amaxos – TEX 49, p. 126
|
Comandati dal sommo sacerdote Amaxos, i Figli
della Notte schiavizzano Nizon e i membri della sua
spedizione - la figlia Gloria, Jim Prescott e Matson
-, facendogli perdere la memoria e
ipnotizzandoli. Amaxos intende fondare l’Impero
del Grande Serpente, perciò incarica Nizon e Matson
(da lui ribattezzati Nixo e Maxo) di
dirigere gli scavi intorno al tempio. Grazie al lavoro di messicani e
pellerossa (anch’essi sottomessi alle mummie viventi), i due
americani portano alla luce quattro enormi piramidi a gradoni. A
Prescott (alias Prexco) viene invece
affidato il compito di addestrare i guerrieri che dovranno difendere
il nuovo impero azteco. Sempre a questo scopo, i Figli della Notte
si assicurano la fedeltà dei vari clan Yaqui, che, unendosi
tra loro, formano una sorta di esercito: i Guardiani del Serpente.
Per impartire ordini agli Yaqui, le mummie viventi non hanno
bisogno di spostarsi fisicamente, giacché sono in grado di
smaterializzarsi per poi rimaterializzarsi a distanza. Ci riescono
mediante uno speciale rito, che si svolge nella cripta del Tempio
della Tigre, al cui centro vi è un foro contenente il Fuoco
Sacro o Fiamma Eterna, una particolare radiazione che,
attraverso un pozzo che si trova in superficie, proietta all’esterno
un fascio di luce visibile da molto lontano. Durante il rito, i Figli
della Notte siedono intorno al foro e quando Amaxos ordina
a uno di essi di recarsi in un determinato luogo, costui getta nella
Fiamma Eterna un grano nerastro e inizia a dissolversi per
riapparire poi nel posto desiderato. Questo impressionante prodigio è
possibile alle mummie viventi solo di notte, il che giustifica il
loro curioso nome.
Nizon,
Matson e Prescott al cospetto di Amaxos – TEX 50, p. 64
|
Il
rito magico che permette ai Figli della Notte di smaterializzarsi –
TEX 50, p. 67
|
Tre
mesi dopo i suddetti avvenimenti, il comando dei rangers incarica TEX
e CARSON di indagare sulla sorte della spedizione di Nizon.
I due si recano subito nel villaggio degli indiani Papago, il
cui stregone, Tyamal, dice loro di aver scoperto, tramite un
rito magico, che l’archeologo e i suoi compagni sono scomparsi in
un deserto dove si trovano quattro colline (le piramidi, appunto) e
in cui dimora uno spirito malvagio di grande potenza. Lasciato
l’accampamento Papago, TEX e CARSON si
dirigono a sud e raggiungono Huerta, un piccolo villaggio al confine
tra Arizona e Messico. I pards si scontrano subito con la gente del
posto, che agisce agli ordini dell’Uomo del Serpente, un
indiano Yaqui di nome Gayuma, il quale, tramite i
messicani, rifornisce di armi i Figli della Notte. Gayuma,
che ha ucciso con le sue frecce i pochi americani che vivevano a
Huerta, ordina agli uomini del villaggio di sbarazzarsi dei due
rangers, ma questi ultimi, usando addirittura la dinamite,
distruggono le loro case, costringendoli a lasciare il paese –
ormai ridotto a un cumulo di macerie - con le loro famiglie. Rimasto
solo, Gayuma tenta di uccidere TEX e CARSON, ma
fallisce, e, nella fuga, viene colpito dalla trave di una casa in
fiamme e muore poco dopo. Poiché i rifornimenti attesi non sono
arrivati, Amaxos, scesa la notte, ordina a uno dei suoi di
scoprire cosa è accaduto a Gayuma. Gettato il grano nerastro
nella Fiamma Eterna, la mummia vivente si materializza accanto
al cadavere del guardiano Yaqui. TEX e CARSON
notano la strana presenza e, dopo aver controllato che non porta
armi, fanno sedere l’inatteso visitatore – che si presenta come
Rama, Figlio della Notte e sacerdote del Gran Serpente -
accanto al fuoco.
I
due pars parlano con Rama – TEX 50, p. 72
|
Tex
colpisce una delle mummie viventi, facendola dissolvere – TEX 51,
p. 53
|
TEX gli chiede da dove viene e chi è il
Gran Serpente, ma Rama (che mostra un atteggiamento
altezzoso verso i pards), invece di rispondere, gli rivolge a sua
volta una domanda: Tu e il tuo amico state calpestando il sacro
suolo dell’Impero del Gran Serpente. Perché?.
TEX risponde: Mm…innanzitutto, che io sappia, questo è
territorio messicano. In secondo luogo, io e il mio compagno stiamo
cercando una piccola spedizione scientifica, persasi circa tre mesi
or sono proprio da queste parti. …Perciò ecco spiegato il motivo
della nostra presenza qui. Il ranger chiede quindi a Rama
– il quale mostra di aver capito che TEX si riferisce a
Nizon e agli altri - se sa dove sono i quattro bianchi, e la
mummia vivente gli risponde: Lo saprai a suo tempo…se
il Gran Serpente ti concederà di vivere!. Al diavolo!
– esclama TEX – Si può sapere chi è questo Gran
Serpente. A questo punto, Rama alza le braccia al cielo:
Egli è colui che ha avuto principio, ma che non avrà mai fine,
la sua parola è legge, e la sua legge sarà presto scolpita su ogni
pietra della Terra! Sia gloria ad Amaxos, risorto per virtù
della grande profezia scritta con il sangue di un agnello sulla pelle
del toro nero, sacrificato nella notte sacra. Benedetta sia la voce
che ha dato vita alla grande profezia. Benedetta sia la mano che ha
tolto la pelle del toro nero dal sacro scrigno d’oro. E sia gloria
eterna al sacro fuoco sorgente dagli abissi. Terminata la sua
lunga – e, per i pards, ancora incomprensibile - risposta, il
Figlio della Notte si rannicchia e scompare, davanti agli
occhi sbalorditi dei Nostri. Mentre questi, controllando le impronte
lasciate dalla mummia, si accertano di non aver sognato, Rama,
ritornato nella cripta del tempio, racconta ai suoi compagni ciò che
TEX e CARSON hanno fatto a Huerta e propone loro di
ridurli in schiavitù: Quei due bianchi sono grandi guerrieri…
…e il nuovo impero ha bisogno di abili guerrieri.
Tex
getta via il pendaglio di Amaxos, che finisce nella Fiamma
Eterna
– TEX 50, p. 65
|
La
distruzione del pendaglio provoca quella, immediata, dei Figli della
Notte – TEX 51, p. 66
|
La sua
proposta viene accettata e le varie pattuglie Yaqui ricevono
quindi l’ordine di catturare i due pards. Questi ultimi, però,
respingono le prime due pattuglie e si dirigono di corsa a nord,
verso i monti Mohawk. TEX, infatti, ha deciso di far
intervenire i suoi guerrieri e vuole inviare ai Papago (del
cui capo, Piccola Volpe, ha piena fiducia) dei segnali di
fumo, che costoro dovranno poi trasmettere ai Navajo. Intanto,
Amaxos viene a sapere che i suoi guardiani sono stati
sconfitti dai due ranger; pertanto, ordina alle altre pattuglie di
uccidere i cani bianchi. Dopo varie peripezie, TEX e
il suo pard riescono a sfuggire agli Yaqui – che però
feriscono CARSON - e inviano i sopracitati segnali di fumo,
che, tramite i Papago e altre tribù, arrivano infine ai
Navajo. Un centinaio di guerrieri, guidati da KIT WILLER
e TIGER JACK, scendono sul sentiero di guerra, ma non sono i
soli: all’appello di TEX, infatti, rispondono anche gli Hopi
e gli Apache Chiricahua. In quello stesso momento, CARSON
– che ha raggiunto con TEX il villaggio di Piccola Volpe
- viene curato da Tyamal. Al crepuscolo, TEX convoca
nel villaggio, oltre a Tyamal, gli stregoni Hopi e
Apache, e spiega loro che i Figli della Notte – i
quali, nel frattempo, hanno già saputo dagli Yaqui che un
gran numero di guerrieri si prepara a invadere il loro impero - non
sono in grado di uccidere direttamente, ma solo di spargere terrore
con le loro apparizioni. Io non temo la magia, – dice TEX ai
tre – e nemmeno voi, che siete maestri nelle segrete cose.
Tuttavia dobbiamo preoccuparci dei guerrieri, Essi, vedendo quelle
apparizioni, potrebbero restarne così scossi da rifiutare poi di
proseguire verso il deserto, ed è perciò che vi do un saggio
consiglio, dite a tutti i guerrieri che è necessario che essi, al
calar del sole, si turino le orecchie e si bendino gli occhi. Dite
loro di ritirarsi nelle loro tende, o di restare immobili presso i
loro fuochi sino al sorgere dell’alba. Dite loro che essi non
devono né vedere né sentire, a causa di una grande magia che voi
farete nelle ore della notte per scacciare gli spiriti del male. […]
In tal modo sarà reso vano il potere dei Figli della Notte.
Tyamal e gli altri accettano il consiglio di TEX:
pertanto, - il tentativo dei Figli della Notte di terrorizzare
i loro nemici si risolve in un fallimento, fatta eccezione per la
morte dello stregone Apache, il quale, spaventato
dall’apparizione di una delle mummie, cade e sbatte la testa su una
pietra.
Boris
Karloff ne La
mummia
(Karl Freund, 1932)
|
Il giorno seguente, KIT e TIGER giungono al
villaggio con i Navajo, e un’ora dopo, i quattro pards, alla
testa di ben cinquecento guerrieri, invadono l’Impero del
Grande Serpente, travolgendo sia le pattuglie Yaqui
(unitesi per contrastare la loro avanzata) sia gli indiani rimasti,
assieme ai messicani, a guardia delle piramidi e del Tempio della
Tigre. Per propiziarsi lo spirito del Grande Serpente,
affinché fermi gli invasori, i Figli della Notte decidono di
sacrificare, nella cripta, Gloria Nizon (che in origine era
destinata a diventare la sacra vergine del tempio), ma
l’intervento dei pards glielo impedisce. TEX si avventa su
Amaxos (che aveva già alzato il coltello del sacrificio sulla
ragazza) e gli altri fanno lo stesso con le restanti mummie. A un
certo punto, Amaxos riesce a liberarsi dalla stretta del
ranger, cui però rimane in mano il pendaglio che il suo avversario
portava al collo. TEX getta via il pendaglio, che finisce nel
foro della cripta, dove si trova la Fiamma Eterna. L’oggetto
prende subito fuoco, e, in quel preciso istante, Amaxos e gli
altri Figli della Notte si riducono in polvere.
Contemporaneamente, Gloria ritorna in sé, e lo stesso succede
a suo padre: i due raccontano ai Nostri di non ricordare nulla di
quanto accaduto dopo che le mummie avevano
ripreso vita. I Figli della Notte si sono polverizzati quando io
ho gettato in quel foro l’amuleto che uno di essi portava al collo,
dice TEX all’archeologo. I Figli della Notte?...
Perbacco! – esclama Nizon - Ora ricordo parte di ciò
che stava scritto su quella vecchia pelle!... “I
Figli della Notte periranno solo allorché sarà distrutta la sacra
pelle del toro nero.” Non capite?... Nell’amuleto che
avete gettato in quel foro era racchiusa una vecchia pelle da me
trovata nello scrigno: la pelle del toro nero! La pelle su
cui era scritta la formula magica dei grandi sacerdoti aztechi!
E la distruzione di quella sacra pelle ha causato la distruzione dei
Figli della Notte!.
Il
dio azteco Quetzalcoatl, il Gran
Serpente
adorato dai Figli della Notte
|
Usciti dal Tempio della Tigre, Nizon
e sua figlia si riuniscono a Matson e Prescott,
anch’essi ritornati in sé. A TEX
– che ha ordinato a tutti di prepararsi per la partenza – CARSON
domanda scherzosamente: E se il professore volesse restare per
scoprire qualche altra diavoleria?. E il ranger risponde: Per
Giove! Allora lo ipnotizzerei io con un colpo in testa!.
Curiosità:
La scena dove Nizon riporta in vita, accidentalmente, Amaxos
è ispirata a una sequenza analoga del film La Mummia (Karl
Freund, 1932), in cui a risorgere – come abbiamo già scritto nella
voce AKHRAN – è il sacerdote egizio Imhotep,
interpretato da Boris Karloff.
FIGLI
DI SATANA
La
setta che ne Il marchio di Satana (G. L. Bonelli
[sog.&scen.] – F. Fusco [dis.], nn. 248-249) rapisce giovani
squaw Zuni per sacrificarle - decapitandole con una spada - al
Demonio. Essa è composta dai cittadini di Quemado, un piccolo
paese del Nuovo Messico abitato solo da maschi adulti. Essendo
gli Zuni amici dei Navajo, TEX e CARSON
vanno alla ricerca delle ragazze scomparse, e, dopo aver scoperto -
nei dintorni di Quemado - una casa solitaria con un sinistro altare
(si tratta del piccolo tempio della setta, ma i due pards
ancora lo ignorano), incontrano il cowboy Tom Grady, il quale
è diretto, con i suoi compagni, proprio al suddetto paese: deve
infatti portare una mandria al ricco allevatore Sam Prescott,
autentico padrone di Quemado (dove peraltro non c’è alcun
sceriffo).
Tex n. 248, giugno 1981. Disegno di Galep |
I
Figli di Satana si preparano a compiere un sacrificio umano – TEX
248, p. 7
|
Giunti nel paese, TEX e CARSON fanno subito
la conoscenza di Prescott e di un lugubre individuo che si fa
chiamare padre Crandall. Questi dice ai pards, incuriositi
dalla strano simbolo (una croce di Lorena) che porta sul petto, di
essere il sacerdote dei Figli dell’Apocalisse, una setta che
si è staccata anni prima dalla chiesa Mormone. In realtà, Crandall
è il capo dei Figli di Satana, e Prescott è il suo
braccio destro. Fallito un primo tentativo di eliminare i due ranger
(i quali non solo uccidono il sicario della setta, Bart Lennox,
ma gli trovano addosso anche un sinistro amuleto (il simbolo della
congrega: una testa di caprone chiusa in un triangolo d’oro), i
Figli di Satana – che indossano ciascuno una lunga tunica e
hanno il volto coperto da un cappuccio - danno alle fiamme il piccolo
tempio per impedire ai Nostri - che hanno espresso la loro
intenzione di tornarvi per esaminarlo meglio - di trovare indizi
compromettenti. La loro azione si rivela però vana, giacché TEX
e CARSON, scostando le macerie, scoprono una botola che
conduce a un sotterraneo dove si trovano gli scheletri decapitati
delle squaw Zuni. Mentre i due stanno per tornare a Quemado,
un altro membro della setta – Rick Lennox, fratello del
defunto Bart – tende loro un agguato, ma fallisce il
bersaglio ed è costretto a fuggire. Inseguito e colpito dai pards,
Rick riesce ad arrivare a Quemado, dove muore. Giunti
anch’essi in paese, TEX e CARSON informano della
scoperta delle squaw decapitate Crandall, il quale si finge
sorpreso.
La
setta diabolica sacrifica una povera squaw Zuni – TEX 248, p. 9
|
Prescott
presenta Crandall ai due pards – TEX 248, p. 54
|
Quella notte, mentre due membri della setta lasciano
davanti alla porta della camera dei pards il segno di morte,
una croce di Lorena infuocata, i Figli di Satana attaccano
Grady e i suoi compagni, che bivaccano nel bosco. I cowboy
vengono tutti uccisi, tranne Grady, il quale riesce, benché
ferito, a raggiungere la mattina successiva Quemado, proprio quando
TEX e CARSON scendono nella main street. Grady, che è
in stato di shock, accenna all’attacco subito, e i due pards,
affidato il cowboy a Prescott, si gettano subito sulle tracce
dei responsabili, che però sono state cancellate dal temporale che
ha infuriato per tutta la notte. Dopo aver trovato nel bosco i
cadaveri degli altri cowboy, TEX e CARSON ritornano in
paese e vengono a sapere da Prescott che Grady è morto
e il suo corpo è stato posto nella cripta del tempio dei Figli
dell’Apocalisse. I due rangers chiedono di poter vederlo
vedere, ma, una volta entrati nel tempio, cadono nella trappola di
Crandall, il quale, mediante un trabocchetto, li imprigiona
nella cripta. Qui i Nostri ritrovano Grady, che non è affatto
morto: Crandall, infatti, vuole sacrificare a Satana sia lui
che i due pards. A questo scopo, il capo della setta ordina a
Prescott di attirare i tre prigionieri in una galleria, che
viene riempita d’acqua. L’intento di Crandall è
costringere i pards e il cowboy a tenere la testa fuori dall’acqua
per evitare di affogare, permettendo così ai suoi uomini di estrarli
dalla galleria senza correre pericoli. I tre, però, riescono a
sfuggire a questa seconda trappola e, poco dopo, mettono fuori
combattimento gli incappucciati entrati nella cripta per prelevarli.
I
due rangers scoprono i resti delle vittime della setta – TEX 248,
p. 93
|
Tex n. 249, luglio 1981. Disegno di Galep |
Tex
e Carson finiscono nella trappola di Crandall – TEX 249, p. 59
|
Ormai liberi, i pards e Grady s’incamminano lungo i corridoi
dei sotterranei, ma s’imbattono in altri incappucciati, uno dei
quali riesce a dare l’allarme. Pertanto, quando i tre raggiungono
il tempio, gli uomini della setta - armati di spade, pugnali e
alabarde – li assalgono, sempre con l’obiettivo di catturarli
vivi per il sacrificio. TEX e CARSON però, prima con
le colt poi a mani nude, si fanno largo tra gli incappucciati, mentre
Gray scaglia contro questi ultimi le torce e i bracieri
presenti nel tempio, che inizia a prendere fuoco. A questo punto,
Crandall – che si trova sulla balconata - rinuncia all’idea
di prendere vivi i tre e afferra una balestra, puntandola contro TEX,
impegnato a lottare con Prescott, il quale, divincolatosi
dalla stretta del ranger, si becca per errore il dardo mortale
destinato al Nostro. Essendo ormai inevitabile la distruzione del
tempio, Crandall decide di sacrificare se stesso, i suoi
nemici e tutti i suoi seguaci nel rogo: perciò aziona con una leva
un pesante cancello che sbarra l’uscita. Divorata dalle fiamme, la
volta del tempio crolla, uccidendo il povero Gray e gli
incappucciati contro cui stava lottando. TEX, allora,
raggiunge con CARSON la balconata per costringere Crandall
– che tenta nuovamente di colpirlo con la balestra - a rialzare il
cancello. Il fanatico satanista, tuttavia, non cede alle sue minacce,
e, proprio quando il ranger sta per tirargli un pugno, viene colpito
in pieno da una trave, che lo fa precipitare nel vuoto. Alla ricerca
di una via d’uscita, TEX nota il grande finestrone circolare
del tempio; pertanto, lui e CARSON si arrampicano sulle canne
dell’organo e, giunti all’altezza del rosone, lo fracassano a
calci e raggiungono finalmente l’esterno, mentre il fuoco si
estende agli altri edifici di Quemado. Balzati in sella ai loro
cavalli, i due si allontanano di corsa dal villaggio in fiamme
Crandall
uccide per sbaglio Prescott – TEX 249, p. 99
|
La
meritata fine di Crandall – TEX 249, p. 106
|
Curiosità:
La lugubre nenia
cantata dai Figli di Satana
a p. 8 del n. 248 – Belial, the
spirit that fell, the sensualist and after Asmodai the fleshliest
incubus. - cita alcuni versi del
poema epico di John Milton Paradiso
riconquistato (1671), che narra
della tentazione di Cristo a opera del Demonio. Una citazione colta,
quella inserita da GL, che fa il paio con le parole pronunciate da
Crandall nel
finale – Vieni avanti, fratello
fuoco! E vieni a prenderci, sorella morte!
–, le quali sembrano una sorta di versione malefica dei celebri
frate focu
e sora nostra morte corporale
del Cantico delle Creature
(1226). Un altro elemento della storia degno di menzione è la croce
di Lorena cucita sulla tonaca di Crandall
e bruciata, come segno
di morte contro i due pards, dagli
uomini della setta. L’inserimento di questo simbolo dimostra che
Bonelli si era ben documentato sul satanismo. Infatti, la croce di
Lorena (o croce patriarcale), unita al simbolo matematico
dell’infinito, forma l’emblema del brimstone,
lo zolfo, minerale tradizionalmente associato al Diavolo. Il
brimstone
è il logo della Chiesa di Satana - fondata nel 1966, a San
Francisco, dall’occultista Anton Szandor LaVey – e, in quanto
tale, compare nelle prime pagine della Satanic
Bible (1969), l’opera più famosa
di LaVey. Prima di concludere, vale la pena di segnalare che il nome dato da GL al villaggio dei satanisti è un classico
esempio di nomen omen:
in spagnolo, infatti, la parola quemado
significa bruciato.
Frontespizio
dell’edizione originale di Paradiso
riconquistato
(1671)
|
Il
brimstone,
emblema della Chiesa di Satana
|
FIGLIO
DEL GRANDE SPIRITO
Così
gli Apache
Chiricahua
di Mano
Gialla
chiamano, ne La
Valle della Luna
(G. L. Bonelli [sog.&scen.] – A. Galleppini [dis.], nn. 55-56),
l’extraterrestre che terrorizza i minatori del piccolo villaggio di
Last Hope
(Ultima
Speranza).
La storia ha inizio a Wilcox, nella regione dei monti Dragoon
(Arizona), dove TEX
e CARSON
incontrano una loro vecchia conoscenza, il cacciatore di tesori Ben
Rufus.
Costui è in compagnia di Tom
Fresno, un
minatore che gli ha venduto, per soli tremila dollari (più una
percentuale sul materiale estratto), una ricca miniera di quarzo
aurifero. Sospettando una truffa ai danni dell’amico, TEX
chiede a Fresno
di spiegargli il motivo per cui ha ceduto a un prezzo così basso una
miniera che, a giudicare dai campioni di quarzo mostratigli da Rufus,
vale molto di più. Avete
ragione, mister Willer!... C’è un motivo… e questo motivo si
chiama paura!,
risponde Fresno,
il quale racconta ciò che è successo, nella suddetta miniera –
situata appunto presso Last
Hope,
nella Valle
della Luna
–, ai suoi soci Dick
Martin e
Bob Lang:
il primo è scomparso nei pressi di una profonda buca vicino alla
quale sono state poi rinvenute delle stranissime impronte; il secondo
– che si era calato in questa buca per recuperare il corpo
dell’amico e che in precedenza aveva udito nella miniera, assieme
allo stesso Fresno,
dei suoni inquietanti - è morto
stecchito e con gli occhi sbarrati a dismisura, come se avesse veduto
qualcosa di spaventoso.
Tex n. 55, maggio 1965. Disegno di galep |
Tom
Fresno racconta il suo sconvolgente incontro con l’alieno – TEX
55, p. 100
|
Tex
scambia per un singolare fenomeno atmosferico l’astronave del
Figlio del Grande Spirito - TEX 55, p. 105
|
Il minatore - le cui parole hanno
incuriosito
TEX,
che dice al poco entusiasta CARSON
di voler accompagnare Rufus
a Last Hope
– racconta inoltre del suo incontro, due giorni dopo i fatti
sopracitati, con un misterioso individuo dalla pelle verdastra e
squamosa che indossava proprio i vestiti dello scomparso
Martin.
Quando
strinsi il braccio di quell’uomo ebbi la stessa sensazione che si
prova stringendo una spugna o un fascio di corde inzuppate d’acqua.
Niente muscoli intorno alle ossa di quell’uomo, ma qualcosa che dà
brividi soltanto a toccarla.
Il pauroso episodio capitato al minatore non turba particolarmente
TEX e
nemmeno Rufus,
e quando, subito dopo, Fresno
lascia Wilcox, il ranger si dice convinto che questi e i suoi
sfortunati soci siano stati in realtà vittime di un piano criminoso,
organizzato da qualcuno che vuole impossessarsi della miniera.
Qualche ora dopo, TEX
– che ha tutta l’intenzione di scoprire gli ideatori del presunto
complotto – parte con CARSON
e Rufus
per la Valle
della Luna.
Accampatisi durante la notte, i tre sentono i tamburi Chiricahua
inviare uno strano messaggio: Il
Figlio del Grande Spirito è tornato…che tutti i guerrieri
Chiricahuas vengano al totem di pietra.
Poco dopo, essi notano una specie di sfera luminosa che solca il
cielo, per poi sparire dietro le cime dei monti Dragoon. Il mattino
seguente, i tre giungono a Last
Hope e,
recatisi alla miniera
dell’uomo morto
(così i minatori l’hanno ribattezzata), liberano l’ingresso
(che era
ostruito da grossi massi) e vi si addentrano, scoprendo che la buca
descritta da Fresno
è diventata una galleria molto scoscesa. TEX,
sempre convinto che nella miniera non vi sia alcunché di
soprannaturale, dice ai suoi compagni di rimandare l’esplorazione
della galleria all’indomani.
I
due pards ricevono un’inquietante visita notturna – TEX 55, p.
112
|
Tex
colpisce l’alieno alle gambe, ma non riesce a fermarlo – TEX 55,
p. 113
|
Carson
e Rufus osservano sorpresi la pietra radioattiva e le piaghe dello
sfortunato Yastha
-
TEX
155, p. 122
|
Quella notte, mentre stanno dormendo
nella baracca che si trova nei pressi della miniera, i due pards e
Rufus
sono svegliati all’improvviso dall’identico suono – intense
vibrazioni metalliche - udito da Fresno.
Poiché il suono si fa sempre più forte, essi capiscono che qualcuno
si sta avvicinando alla porta. Alt!...
Chi è là?,
grida TEX,
e lo sconosciuto visitatore, per tutta risposta, colpisce la baracca,
spezzando una delle assi di legno. Il ranger, allora, spara più
volte verso la porta, al che le misteriose vibrazioni cessano di
colpo e, dopo qualche secondo di assoluto silenzio, si sente un
rapido scalpiccio. Senza esitare, TEX
esce dalla baracca e vede una figura scura, avvolta in un grande
mantello e con un cappellaccio in testa, che sta per scomparire nella
miniera. Il Nostro spara alle gambe del fuggitivo, ma questi, dopo
aver barcollato, continua la sua corsa. Pochi minuti dopo, i pards e
Rufus
entrano
nella miniera, senza però trovare, stranamente, alcuna traccia di
sangue. I tre decidono di andare avanti, ma all’improvviso la volta
della galleria cede ed essi, correndo disperatamente, riescono a
uscire appena in tempo, scampando a una terribile fine. Il giorno
dopo, mentre CARSON
e Rufus
si mettono al lavoro per sgomberare la galleria, TEX
si reca al villaggio di Mano
Gialla e
chiede a questi, che è in compagnia dello stregone Kiwan,
spiegazioni sull’enigmatico messaggio udito due notti prima. Il
sakem
si mostra reticente, ma TEX
– il
quale ha subito notato la strana assenza dei guerrieri -
insiste e
si rivolge allo stregone, che gli consiglia di tenersi lontano dalla
pista dei Chirucahua,
poiché su
quella pista cammina la morte.
[…] Una
morte lenta e dolorosa… …la
morte verde che viene dal ventre della terra!.
Incuriosito dalle enigmatiche parole di Kiwan,
TEX
chiede a questi di dirgli tutto, al che Kiwan
inizia a
raccontargli quanto accaduto tempo prima sui monti Dragoon.
Frattanto, nella miniera
dell’uomo morto,
CARSON
e Rufus,
liberato il passaggio, s’inoltrano nella miniera alla ricerca di
qualche traccia del visitatore misterioso. Giunti all’inizio della
galleria che scende nel sottosuolo, essi odono un lamento e,
infilatisi nella suddetta galleria, si trovano davanti un Apache
in fin di vita, che stringe nel pugno un pezzo di roccia nerastra con
striature verdi. Prima di morire, il pellerossa – che si chiama
Yastha
e che, come nota CARSON,
ha la mano tutta piagata e una strana macchia sul petto - accenna
alla morte
verde e
dice ai due di avvisare Corby,
l’agente indiano. CARSON
decide invece di avvisare TEX,
che in quel preciso momento ha appena finito di ascoltare il racconto
di Kiwan
sul misterioso Figlio
del Grande Spirito,
racconto verso cui il ranger si dice scettico. Per convincerlo, lo
stregone gli mostra qualcosa appartenuto all’uomo
dalla strana pelle:
una delle pasticche con le quali costui produce la speciale acqua
di fuoco
che fornisce ai guerrieri Chiricahua.
Kiwan
fa assaggiare a Tex la potente bevanda alcolica che il Figlio del
Grande Spirito fornisce ai Chiricahua – TEX 55, p. 124
|
Kiwan
prende un’anfora piena d’acqua e vi fa cadere la pasticca; una
volta che questa si è sciolta e che il liquido ha preso un colore
giallastro, lo stregone riempie una coppa e la porge a TEX.
Per giove!
– esclama il ranger, dopo aver mandato giù alcuni sorsi – è
alcool puro con un leggero sapore di menta.
Mano Gialla
gli dice che è proprio per ricevere questa potente acqua
di fuoco
che i suoi guerrieri lavorano per l’uomo
dalla strana pelle,
e Kiwan
aggiunge che essa fortifica
il cuore e fa dimenticare la paura della collera del Figlio del
Grande Spirito e la paura della morte che viene dalla terra verde.
Proprio in quel momento, TEX
nota i segnali di fumo inviatigli da CARSON
e, poiché l’Apache
trovato morto è uno dei guerrieri di Mano
Gialla, il
ranger chiede al sakem
di partire con lui. Anche l’agente indiano Corby
ha visto i segnali e decide di recarsi pure lui a Last
Hope.
Contemporaneamente, nel villaggio succede un altro fatto inaspettato:
un minatore, lacero e atterrito, corre verso le baracche gridando
aiuto. CARSON,
Rufus
e il barman di Last
Hope si
precipitano fuori e il minatore racconta loro che uno strano uomo è
apparso all’improvviso, a lui e al suo socio, presso il torrente.
Era un tipo
alto, dalla faccia lunga e scura […]
e non
capivo cosa diavolo volesse da Sam. Vidi solo che accennava al
materiale contenuto nelle ceste… vidi Sam che arretrava mettendo
mano alla pistola… …e quasi nello stesso momento, lo vidi
crollare a terra colpito da un raggio partito dalla mano di
quell’uomo. Lanciai un urlo e afferrai la mia colt, ma prima che
potessi sparare vidi un lampo… mi sentii sfiorare da qualcosa di
scottante e notai che un masso vicino a me andava in frantumi.
Il minatore prosegue il suo racconto, spiegando come sia riuscito a
sfuggire allo sconosciuto aggressore. CARSON
e Rufus
prendono i fucili e partono verso il torrente; lo stesso fanno, poco
dopo, i minatori, avvertiti dal barman.
Carson
e Rufus alle prese con l’alieno e la sua micidiale pistola a raggi–
TEX 56, p. 11
|
Sentendo l’avvicinarsi del
pericolo, il Figlio
del Grande Spirito
individua la posizione di CARSON
e degli altri servendosi di un curioso strumento, una sorta di
rilevatore sonar: è da esso,
infatti, che provengono i suoni
uditi dai pards la notte prima. Ha dunque inizio un drammatico
scontro tra l’alieno – che possiede una letale pistola a raggi
chiamata folgoratore
– e
i minatori
guidati da CARSON
e Rufus,
ai quali poi si aggiungono Mano
Gialla e
TEX.
Quest’ultimo, impressionato dalla potenza della suddetta pistola,
inquadra nel mirino del suo winchester il Figlio
del Grande Spirito,
ma, proprio nel momento in cui fa fuoco, l’alieno si sposta e il
proiettile colpisce il rilevatore
sonar che costui
tiene appeso alla cintura. Alla fine, l’extraterrestre riesce a
fuggire attraverso uno dei tanti crateri della valle, mentre il suo
strumento, che continua a emettere suoni e con cui – come dice Mano
Gialla –
l’alieno individuava le pietre
della morte,
viene distrutto da TEX.
Una volta arrivato Corbin,
che viene messo al corrente di tutto da TEX,
i Nostri si gettano sulle tracce del Figlio
del Grande Spirito,
addentrandosi in un passaggio della miniera conosciuto solo da Mano
Gialla e
che conduce alla Valle
delle Pietre Nere,
il luogo dove i guerrieri Chiricahua
estraggono le rocce che servono all’alieno. Su consiglio di TEX,
Mano Gialla
ordina, tramite dei segnali di fumo, a Kiwan
di inviare ai guerrieri un messaggio, ordinando loro di lasciare
subito la sopracitata valle. Ricevuto il messaggio, i guerrieri
smettono di scavare e s’incamminano verso il loro villaggio. Alcuni
minuti dopo, il Figlio
del Grande Spirito
giunge nella valle ormai deserta e, oltre a bloccarne l’accesso,
decide di far saltare il diaframma di pietra dietro cui scorre un
fiume sotterraneo. L’alieno intende provocare l’allagamento della
miniera, in modo da avere il tempo di ripartire con la sua astronave.
Nel frattempo, ignaro della minaccia che sovrasta lui e i suoi
compagni, TEX
racconta a CARSON
quanto riferitogli dai Chiricahua
sul conto del loro misterioso avversario.
Un
primissimo piano del Figlio del Grande Spirito, che ne
mette
in evidenza la
pelle squamosa e gli occhi
penetranti. – TEX 56, p. 35
|
A
bordo della sua astronave, l’alieno lascia la Terra – TEX 56, p.
39
|
Tutto era iniziato quando,
qualche tempo prima, alcuni guerrieri che stavano attraversando di
notte la Valle
della Luna
avevano visto scendere dal cielo una piccola
luna molto brillante (la
sfera luminosa osservata successivamente dai due pards e da Rufus),
che poi si era infilata in un cratere. I guerrieri avevano subito
avvertito Mano
Gialla,
che, il giorno dopo, era giunto sul posto insieme a essi e allo
stregone. Lì il sakem
aveva sentito improvvisamente una voce nella mente che gli ordinava
di avanzare; non potendo fare altrimenti, le aveva obbedito e si era
trovati davanti l’alieno, il quale - senza aprire bocca, ma con la
sola forza del pensiero – aveva detto loro di essere venuto dal
cielo e di non avere intenzioni ostili. Infine, aveva chiesto ai
Chiricahua
di estrarre per lui, dal suolo della valle, delle pietre speciali,
promettendo un premio a chi gli avesse obbedito e una dura punizione
a chi invece si fosse opposto alla sua volontà. A prova di ciò,
egli aveva ridotto in mille pezzi una roccia con la sua pistola a
raggi, impressionando notevolmente gli indiani, i quali, convintisi
che l’alieno fosse appunto il Figlio
del Grande Spirito,
avevano, da quel momento in poi, obbedito ciecamente ai suoi ordini.
Avevano ben presto scoperto, però, che le rocce nere emanavano
qualcosa che procurava una morte lenta ma inesorabile. Nel momento
stesso in cui TEX
termina il suo racconto, l’alieno, accortosi che i Nostri si stanno
avvicinando e si affretta a raggiungere il punto in cui si trova il
diaframma. Sentendolo correre nella loro direzione, TEX gli altri
avanzano con le pistole spianate e, quando lo vedono, fanno fuoco,
senza però riuscire a colpirlo. L’alieno, invece, riesce a
distruggere il diaframma, per poi fuggire. Malgrado le acque del
fiume sotterraneo comincino a fluire nella miniera, i Nostri
proseguono. Arrivati però allo sbocco della galleria, vengono
all’improvviso abbagliati da un’immensa vampa di luce, mentre un
rumore assordante fa tremare il suolo. Trascorsi alcuni minuti, i due
pards e gli altri avanzano e scoprono, oltre ai vestiti
semibruciacchiati dell’alieno, un grande cerchio di terra bruciata
da cui s’innalza del fumo. Tex!
Ci capisci niente?,
chiede CARSON
al suo pard, che risponde di no. Stando
a quel che abbiamo sotto gli occhi ci sarebbe da credere che
quell’individuo piuttosto che farsi prendere abbia preferito
ridursi in polvere usando chissà quale esplosivo,
dice l’anziano ranger. Forse
le cose sono andate così, -
conclude TEX
- ma in
ogni caso preghiamo che quell’essere non si faccia mai più vivo.
Gli
uomini della base di Anchorage fronteggiano la
cosa da un altro mondo
nell’omonimo film di Christian Nyby e Howard Hawks (1951).
|
Prima,
indimenticabile minaccia extraterrestre affrontata dal ranger (per le
altre vedi FIORI
ROSSI DELLA MORTE
e MUTANTI
DI GOOD WATER),
il Figlio
del Grande Spirito,
noto
comunemente come il marziano
di Tex,
è una figura
rimasta scolpita nella memoria dei lettori.
Come scrive
Carlo Monni nella scheda della storia
pubblicata su
uBC Fumetti,
Bonelli
sceglie di non mostrarci mai
completamente l'alieno e
di non dare alcuna spiegazione su di lui, lasciando al lettore di
comprendere ciò che Tex e Carson
non riescono a capire, perché per loro, uomini dell'Ottocento, tutto
risulta incomprensibile e misterioso.
Tex e compagni –
aggiunge Monni, riferendosi al finale - credono
l'alieno (che loro, naturalmente, non sanno essere tale) morto in
un'esplosione, mentre, naturalmente, è decollato con la sua
astronave. Solo i lettori, inoltre,
sono in grado di intuire che il misterioso minerale contenuto nelle
pietre nere
è l’uranio, le cui radiazioni sono la causa della morte lenta ma
inesorabile che colpisce i Chiricahua
(d’altra parte, lo stesso Figlio del
Grande Spirito accenna, a p. 27 del n.
56, alle conseguenze mortali derivate
dal contatto con il minerale radioattivo).
Non è del tutto chiaro, invece, se l’uranio serva
all’extraterrestre per riparare la sua astronave o se esso sia
semplicemente il carburante della navicella. In ogni caso, il
suddetto minerale deve per forza scarseggiare sul pianeta
dell’alieno, altrimenti costui non avrebbe certo attraversato lo spazio per
rifornirsene. L’accoppiata alieno-radioattività risulta alla fine
molto azzeccata e rispecchia in pieno il clima di un’epoca, quella
dei primi anni Sessanta (la storia uscì precisamente nel 1962),
caratterizzata non solo dall’avvio delle prime esplorazioni
spaziali e della ricerca di intelligenze extraterrestri (il celebre
progetto SETI), ma anche dall’ossessiva paura di un olocausto
nucleare.
Locandina
originale di Destinazione
Terra
(Jack Arnold, 1953). Pur rivelando alla fine un aspetto mostruoso, l'alieno del suddetto film è assai meno cinico e aggressivo del Figlio del Grande Spirito.
|
Curiosità:
A suggerire a GL l’idea che sta alla base de La
Valle della Luna fu
il figlio Sergio, il quale, intervistato da Franco Busatta nel libro
Come Tex
non c’è nessuno. Storia di un Eroe e del suo Editore
(PuntoZero,
1998), commentava con queste parole la genesi della storia e le
caratteristiche dell’alieno: […] Dall’alto
della mia fresca carica di boss
[Sergio
prese le redini della casa editrice esattamente nel 1957, a soli 25
anni, nda]
mi sento in
dovere, in un certo senso, di fornire un supporto editoriale a mio
padre, suggerendogli qualche spunto che interrompa una routine di
storie classicamente western che temo, alla lunga, possano mostrare
la corda. E visto l’esito sempre più felice del filone fantastico
texiano, dico a Bonelli: “Perché non provare a introdurre nelle
storie un accento vagamente fantascientifico?” Non pensando alla
comparsa di astronavi da cui sbarcano torme di omini verdi, ma a
“qualcuno” o a “qualcosa” che, senza mai mostrarsi,
suggerisse una presenza extraterrestre. Dico subito che lui è
tutt’altro che convinto dell’idea, ma si sforza di assecondarmi
per farmi piacere, scrivendo una storia particolarmente breve. Non ne
esce un capolavoro e viene spesso citato più che altro per essere
l’unica storia in cui compare un alieno.
[…] Di
lui non vediamo
[…] che
una nuca squamosa, una silhouette
intabarrata o un primissimo piano degli occhi con i quali
l’immaginazione del lettore deve fare i conti, arrangiandosi per
completare la fisionomia di quest’essere proveniente dallo spazio
profondo. Ciò, però, conferisce al marziano il particolare fascino
dei nemici che, celati nell’ombra, allungano la loro aura di
tenebra sull’intera vicenda.
In effetti, il maggiore punto di forza di questo singolare villain
è l’aura di mistero che lo circonda dall’inizio alla fine. La
sua sfuggente ma minacciosa presenza – che richiama alla mente gli
alieni di due famosi film di fantascienza: La
cosa da un altro mondo
(Christian Nyby e Howard Hawks, 1951) e Destinazione
Terra
(Jack Arnold, 1953), quest’ultimo ambientato proprio nel deserto
dell’Arizona - e il clima ansiogeno, quasi opprimente della miniera
conferiscono al racconto una carica horror di indiscutibile
efficacia.
La
Valle
della Luna
non sarà forse un capolavoro, ma di sicuro è un gioiello di
atmosfera e di suspense. Una riuscitissima storia, quindi; e ciò a
dispetto del fatto che GL l’abbia scritta solo per accontentare il
figlio.
Riguardo a uno
degli elementi summenzionati, la suspense, restano particolarmente
impresse le seguenti scene: quella dove Fresno
racconta
ai Nostri del suo scioccante incontro con il Figlio
del Grande Spirito,
da lui inizialmente scambiato per l’amico scomparso Dick
Martin (l’alieno,
infatti, indossava i vestiti di quest’ultimo); e quella in cui
l'extraterrestre,
di cui vediamo solo la sinistra ombra, si avvicina di notte alla
baracca dove alloggiano i pards, accompagnato dall’inquietante,
ossessivo
suono del suo
rilevatore
sonar. La
prima scena, nella quale GL riesce a trasmettere un notevole senso di
paura e di orrore (la descrizione del braccio dell’alieno dà
veramente i brividi) è stata citata da Claudio Nizzi nella storia
Gli
spiriti del deserto
(C. Villa [dis.], nn. 328-330), per l’esattezza nelle pp. 107-108
del n. 328. C’è poi un’altra avventura di Nizzi che riecheggia
le atmosfere e l’ambientazione stessa de La
Valle della Luna:
ci riferiamo a La
miniera del terrore,
disegnata da Guglielmo Letteri e pubblicata sui nn. 336-338 (vedi
UOMO
SERPENTE).
Tornando
al Figlio
del Grande Spirito,
si fanno senz’altro ricordare la sua pittoresca espressione (Grande
universo!),
la pasticca di alcol liofilizzato e, soprattutto, le due meraviglie
tecnologiche che porta con sé: la pistola a raggi o folgoratore,
che fa di lui, come affermava Sergio Bonelli, il
più temibile “gun-man” mai apparso nella saga texiana (cfr.
Tex
Collezione Storica a Colori
n. 111, p. 13);
il rilevatore
sonar, una sorta di via di mezzo tra un radar portatile e un
contatore
Geiger.
FIORI
ROSSI DELLA MORTE
Compaiono
ne Il fiore della morte (G. L. Bonelli [sog.&scen.]
– G. Letteri [dis.], nn. 160-162) e sono organismi extraterrestri
giunti nel deserto dell’Arizona in seguito alla caduta di un
meteorite. Si tratta, per l’esattezza, del meteorite che – nella
finzione narrativa, ovviamente - dà
origine al famoso Meteor Crater. Sotto forma di grossi ricci
verdastri che emettono un forte sibilo, questi esseri attaccano di
notte animali e uomini per succhiare loro il sangue e gli altri
liquidi corporei. Singolare il modo in cui colpiscono: dopo essersi
avvicinati – rotolando sul terreno – alla vittima, scagliano
contro di essa i loro aculei velenosi,
e, una volta nutritisi, lasciano un cadavere rinsecchito, simile a
una mummia. Gonfi di sangue, i ricci si trasformano quindi in grosse
palle piene di peduncoli, da uno dei quali si sviluppa un gambo di
colore rosso scuro, che cresce fino a far sbocciare un fiore
scarlatto. A questo punto, i peduncoli lasciano di nuovo posto ai
letali aculei, e con essi i ricci scavano un buco nel suolo per
ripararvisi.
Tex n. 161, marzo 1974. Disegno di Galep |
La
prima vittima dei ricci extraterrestri – TEX 160, p. 110
|
Dato
che a poca distanza dal Meteor Crater sorge un villaggio Hopi,
sono proprio questi indiani a pagare il maggiore tributo di vite ai
micidiali ricci alieni. Lo stregone Hanagua, non conoscendo la
natura della minaccia, si reca dagli amici Navajo per chiedere
l’aiuto dei quattro pards, i quali, il giorno successivo al suo
arrivo, raggiungono assieme a lui l’accampamento Hopi. Qui
vengono a sapere che c’è stata un’altra vittima, la quale
abitava in una capanna isolata. I Nostri vi si recano e, osservando
il suo cadavere rinsecchito, sospettano subito che a colpire sia
qualcuno in possesso di armi simili alle pietre della morte
(vedi SIGNORE DELL’ABISSO). Dopo aver seguito, fino al
tramonto, le tracce del figlio della vittima, Angelito - che,
a sua volta, si è messo a seguire le tracce dell’uccisore del
padre -, i quattro decidono di passare la notte nel deserto. Poco
prima dell’alba, quando CARSON fa il proprio turno di
guardia, uno dei ricci extraterrestri si avvicina minaccioso
all’accampamento. Il suo inquietante sibilo mette in allarme i
cavalli e lo stesso CARSON, che lo scambia per il sibilo di un
crotalo. Il ranger spara in direzione del riccio (di cui vede solo
l’ombra), colpendolo in pieno e riducendolo a brandelli. Lo sparo
sveglia gli altri pards, i quali, una volta scoperto che quello
colpito da CARSON non è un serpente ma un grosso riccio
dagli aculei verdi, mettono in dubbio le sue parole circa il
fatto che la cosa sibilasse. Mezz’ora dopo l’alba, i
quattro riprendono a seguire le tracce di Angelito e, giunti
in vista, del Meteor Crater, scoprono che l’indiano ha fatto la
medesima, orribile fine di suo padre. Si accorgono, inoltre, che
accanto al cadavere ci sono quattro fiori rossi, che spuntano da
altrettanti ricci simili a quello fatto a pezzi da CARSON.
I
terribili ricci attaccano due giovani Hopi e i loro cavalli - TEX
161, p. 11
|
Con
un preciso colpo di Winchester, Carson fa a pezzi la letale creatura
– TEX 161, p. 41
|
Decidono poi di dare un’occhiata al cratere, dove si fermano a
osservare la strana vegetazione, costituita da intricate radici
nerastre che spuntano dal terreno e da rami contorti, ai quali sono
attaccati molti ricci verdi. Uno di questi viene raccolto da KIT
WILLER, che, per non pungersi, lo avvolge prima in un fazzoletto
e poi in un pezzo di coperta. Dato che la bizzarra formazione
vegetale trasmette un senso di disagio sia a CARSON che a
TIGER, TEX decide di rivolgersi all’amico EL
MORISCO. Pertanto, due giorni dopo, i Nostri giungono a Pilares,
portando con loro, oltre al riccio, una bara con dentro il corpo
dello sfortunato Angelito. EL MORISCO, messo al
corrente di quanto accaduto nei pressi del Meteor Crater, analizza il
cadavere dell’indiano, non trovando alcuna ferita, e pone il riccio
– alla cui vista, la sua scimmietta Ciquita, cade in preda al
terrore – sul tavolo del suo studio. Il giorno seguente, quando è
appena spuntata l’alba, l’egiziano e i suoi ospiti scoprono che
non solo la povera Ciquita ha fatto la stessa fine di
Angelito, ma che dal riccio è spuntato il sinistro fiore
scarlatto. Il maggiordomo Eusebio recide quest’ultimo, che
appassisce in pochi secondi, dopo aver fatto sgorgare un liquido
rosso e denso, che si rivela essere il sangue della scimmietta. A
questo punto, EL MORISCO, posto il riccio sotto una teca di
vetro, inizia a preparare un esperimento per osservare il modo in cui
esso uccide, mentre i pards – i quali hanno capito che questi
organismi vampiri colpiscono solo di notte – fanno una corsa
fino a Fort Quitman per inviare un telegramma agli sceriffi delle
cittadine di Winslow e Sunshine, affinché avvertano gli Hopi
di stare alla larga dal Meteor Crater.
I
pards osservano i curiosi fiori scarlatti che spuntano dai ricci -
TEX 161, p. 48
|
El
Morisco seziona uno dei ricci, scoprendo una verità sorprendente -
TEX 161, p. 94
|
Un’ora dopo, i Nostri
ritornano alla casa del MORISCO, il quale, aiutato da Eusebio,
ha trasformato una delle sue piccole serre in un recinto, dove ha
messo un vecchio cane, ormai cieco e semiparalizzato. Tramontato il
sole, lo studioso egiziano dà inizio all’esperimento, ordinando al
suo maggiordomo di mettere nel recinto il riccio, il quale,
avvicinatosi al cane sibilando, lo uccide con uno dei suoi aculei,
per poi arrampicarsi sul suo corpo e succhiargli il sangue. Il
mattino seguente, EL MORISCO fa portare il riccio nel suo
studio e, dopo averlo sezionato e immerso nell’alcol (dove si
dissolve completamente), scopre che, oltre a non appartenere al regno
vegetale, esso non è nemmeno un organismo terrestre. TEX,
allora, si ricorda di quanto gli aveva detto Hanagua, e cioè
che la serie delle morti mummificate è iniziata dopo la caduta del
meteorite. Perciò, - chiede il ranger a EL MORISCO
– [..] non potrebbe darsi che questa terrificante forma di vita,
fino a oggi ignota a studiosi come te, sia stata originata da quel
dannato coso precipitato laggiù?. L’egiziano non riesce a dare
una risposta certa (Che nell’universo vi siano altri pianeti
come quello su cui viviamo non lo si può naturalmente escludere,
però…), non avendo elementi sufficienti al riguardo. Per
saperne di più, EL MORISCO decide di andare con i pards fino
al Meteor Crater, dove potrà studiare un altro riccio vivo. Prima
del loro arrivo, però, i letali organismi fanno altre vittime, tra
cui il medico di Fort Wingate e il suo comandante, il colonnello John
Axler, i quali pagano a caro prezzo il loro arrogante
scetticismo. In maniera del tutto casuale, i soldati del forte
scoprono che l’alcol è in grado di distruggere i ricci e
informano della cosa il capitano Benson, che trasmette subito
la notizia a Fort Defiance e a Fort Apache.
Il
comandante e il medico di Fort Wingate vengono uccisi dai ricci - TEX
162, p. 9
|
Gli
organismi alieni vengono distrutti con l’alcol - TEX 162, p. 30
|
Ben presto, su ordine
delle autorità, barili di alcol vengono messi a disposizione dei
civili e delle pattuglie militari, che rastrellano il territorio con
una manovra a tenaglia fino a quando non rimane un solo riccio
all’infuori di quelli del Meteor Crater. Giunti a Winslow, i pards
e MORISCO vengono a sapere, dal capitano Dayton di Fort
Defiance, che la minaccia dei ricci sta per essere definitivamente
eliminata. L’egiziano, però, vuole impedire che i ricci vengano
tutti distrutti, e, accompagnato dai pards, si dirige di corsa con il
suo calesse (condotto da Eusebio) verso il cratere, dove i
militari di Fort Defiance si accingono a spingere numerosi barili di
alcol. EL MORISCO non fa in tempo a fermarli: quando arriva
sul posto, infatti, sia le radici nerastre che i ricci sono stati già
distrutti dall’alcol. I soldati, inoltre, incendiano il fondo del
cratere con degli stracci infuocati, sicché alla fine non rimane più
nulla dei terribili organismi alieni.
Locandina
del film L’invasione
dei mostri verdi
(Steve Sekely, 1962)
|
Il
Meteor Crater (Arizona)
|
Curiosità:
Come fa giustamente notare Aurelio Sangiorgio nel suo Atlante di
Tex (Minotauro, 2001), il meteorite che diede origine al
Meteor Crater è caduto 22 mila anni fa. Moltissimo tempo prima,
quindi, dell’epoca in cui agisce il ranger. Tuttavia, risulta
senz’altro azzeccata l’idea dello sceneggiatore di scegliere
proprio il suggestivo Meteor Crater come luogo d’origine dei
micidiali ricci alieni. Questi ultimi, a nostro avviso, sono ancora
più inquietanti dei trifidi, le voraci piante del film L’invasione
dei mostri verdi (Steve Sekely, 1962), a cui GL si è
chiaramente ispirato. La suddetta pellicola, tratta a sua volta dal
romanzo di John Whyndam Il giorno dei trifidi (1951), ha
ispirato anche la storia di Zagor La minaccia verde
(A. Castelli [sog.&scen.] – F. Donatelli [dis.], nn. 147-148).
Massimo Capalbo
N.B. Trovate i link alle altre lettere di The Dark Side of Tex andando sul Navigatore!
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