di Francesco Manetti
Avvertiamo i nostri gentili spettatori che questa NON è una recensione, bensì una breve chiacchierata davanti al fuoco crepitante di un caminetto, seduti in vestaglia su comode poltrone di pelle con un buon single malt scot whisky nella mano destra e un toscano ammezzato acceso nella sinistra. Tutto ideale, ovviamente, perché noi - politicamente corretti fin nel midollo - siamo contro il fumo, contro l'alcool e anche contro le vestaglie e i caminetti, e non vogliamo spingere nessuno a fumare, bere o bruciare in vestaglia ciocchi di legna.
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Nathan Never n. 300, maggio 2016. Disegno di Giardo |
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Nathan Never n. 301, giugno 2016. Disegno di Giardo |
Nel 2016 cadeva il venticinquennale di un personaggio bonelliano che, al suo apparire nelle edicole, aveva chiuso un decennio di grandi cambiamenti per la casa milanese. La chiave del successo editoriale di quel periodo fu lo spostamento dagli scenari quasi sempre naturali del passato americano (la polverosa Frontiera western di Tex, la foresta immaginaria alla Grimm di Zagor, la giungla amazzonica post-bellica di Mister No, etc.) al presente urbano: nel 1982 la New York contemporanea del Martin Mystère di Castelli come base di partenza per avventure in tutto il globo, nel 1986 la Londra odierna del Dylan Dog di Sclavi come quartier generale per incursioni horror nell'intero "coniglio" britannico e nel 1991, appunto, il future shock del Nathan Never di Medda Serra & Vigna, ambientato in tutto il sistema solare (e oltre). Dieci anni incredibili per Via Buonarroti, nei quali vennero partoriti veri e propri capolavori, sia per quanto riguarda i soggetti e le sceneggiature, sia per i disegni e le copertine.
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Nathan Never n. 302, luglio 2016. Disegno di Giardo |
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Nathan Never n. 303, agosto 2016. Disegno di Giardo |
Finiti gli anni Novanta - durante i quali si erano raccolti con enorme profitto qualitativo i frutti seminati nei 120 mesi precedenti e si erano accese stelle di prima grandezza, come il Napoleone di Ambrosini del 1997 - non sempre il piacere della lettura rimase tale e garantito... Poco importa. Anche nel XXI secolo abbiamo potuto godere della brillantezza di tante perle, scintillanti nell'enorme quantità di materiale pubblicato.
E qui ritorniamo al "personaggio" col quale avevamo introdotto la nostra ideale chiacchierata. Preceduti da due notevoli Eccher (nn. 298 e 299 del marzo e aprile 2016), dal maggio al novembre del 2016 i tre creatori di Nathan Never - Michele Medda, Antonio Sera e Bepi Vigna - hanno ripreso saldamente in mano le redini della loro creatura e, affiancati nel finale di questa entusiasmante corsa da un ottimo Riccardo Secchi sulla serie regolare, hanno fatto "rinascere" l'Agente Alfa. Forse esageriamo nell'usare questo termine: non che fosse morto, l'Agente Alfa, lungi da noi affermarlo, ma qualche ruga (narrativa) qua e là si intravedeva...
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Nathan Never n. 304, settembre 2016. Disegno di Giardo |
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Nathan Never n. 305, ottobre 2016. Disegno di Giardo |
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Nathan Never n. 306. Disegno di Giardo |
Innanzitutto la fantascienza. Un'opera di fantascienza non dovrebbe avere la fantascienza come sfondo, ma come oggetto delle sue avventure: per esempio, un giallo alla Chandler ambientato in una megalopoli del futuro, rimane un giallo alla Chandler, così come un Nabucco (come io ho potuto vedere e ascoltare), ambientato durante il conflitto fra Israeliani e Palestinesi, riamane sempre il Nabucco. Inutile sottolineare come in uno scritto di fantascienza ci possano essere legittimanente elementi gialli (il detective, l'indagine, il movente, l'arma del delitto, il colpevole svelato, etc.), ma la soluzione dell'intreccio dovrebbe essere sempre fantascientifica.
Il n. 300, Altri mondi del maggio 2016, scaturisce dalla penna di Bepi Vigna. Ne avevamo già parlato in un post precedente, dedicato alla succulenta trilogia dei numeri 298, 299 e 300 che aveva aperto le danze del quarto di secolo. Nell'albo "cifra tonda" il vulcanico sceneggiatore non era uscito nemmeno per un attimo fuori dai canoni fantascientifici, modellando dal cyberpunk un multiverso di uomini collegati alle macchine, di memorie biologiche trasformate in dati, di realtà alternative - evocando, anche graficamente in isole in bianco-e-nero, altre suggestioni bonelliane, tratte da Mister No, Zagor, Dylan Dog e Martin Mystère... il tutto innaffiato da un ottimo champagne quanto-meccanico, rivelando ancora una volta la passione dell'autore per la fisica delle particelle del XX secolo, inaugurata quasi inconsapevolmente da Einstein con la scoperta del fotone e proseguita poi dai ragazzacci geniali provenienti dalla Danimarca, Dalla Germania, dalla Francia e dall'Italia. Il thriller all'americana faceva qui correttamente da scenario con una soluzione indiscutibilmente fantastica.
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Nathan Never Anno Zero n. 1, maggio 2016. Disegno di De Angelis |
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Nathan Never Anno Zero n. 2, giugno 2016. Disegno di De Angelis |
Antonio Serra, nella sua esplosiva trilogia che si è dipanata sui numeri 301, da giugno ad agosto del 2016 (Il giorno del giudizio, I signori dell'eternità e Vite sconosciute), coadiuvato da Sergio Giardo (un principe disegnatore che, come pochi, riesce a sviluppare un suo stile particolare, avendo sempre ben presente la lezione dei grandi maestri del passato), annuncia in una toccante lettera redazionale che non scriverà mai più sceneggiature di Nathan Never (speriamo che smentisca se stesso) e, riaggomitolando come un'Arianna mutante dalle mille braccia i mille fili narrativi da lui tirati qua e là in mille albi in decine di anni, chiude con il botto la vicenda del super-androide megalomane e assassino Omega. Tutto qui? No! Perché Serra ne chiude ben due, di vicende, mescolando addirittura due universi e riuscendo nel contempo a rimanere coerente con tutto quanto scritto sull'argomento nel passato. La fantascienza esplode davanti ai nostri occhi ai massimi livelli: automi sterminatori, zombi robotizzati, stelle innescate e fatte scoppiare, realtà parallele, superuomini, esseri divini d'ispirazione kirbyana o gaimaniana, fisica quantistica, distruzioni planetarie, doppia apocalisse galattica. Da restare a bocca aperta!
Con il n. 304 (Dove muoiono le stelle, settembre 2016), un "tutto a colori" disegnato superbamente da Germano Bonazzi, l'altro padre del "musone" Michele Medda, riporta Nathan con i piedi per terra. E, vero, è un giallo! Il discorso fatto prima sulla fantascienza che dev'essere centrale in una storia di fantascienza va dunque riavvolto e cancellato? No, perché nell'hard boiled di Medda l'elemento fantascientifico è preponderante: i mutanti, la città stratificata a livelli, il mostro dal sapore alieno, il robot, la finzione digitale che sostituisce la realtà, etc... sono tutti spunti che filano l'ordito fantascientifico senza il quali la trama gialla da sola non contribuirebbe a formare il tessuto narrativo.
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Nathan Never Anno Zero n. 3, luglio 2016. Disegno di De Angelis |
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Nathan Never Anno Zero n. 4, agosto 2016. Disegno di De Angelis |
Il legame con la fantascienza, nell'ottima doppia storia scritta da Riccardo Secchi per i numeri 305 e 306 (Il viandante dell'ottobre 2016, con disegni di Calcaterra, e Abisso di dolore del novembre 2016, realizzato graficamente dall'instancabile Giardo), è più sottile ma inequivocabile. Non scordiamoci infatti i debiti di Nathan Never nei confronti della fantascienza letteraria e cinematografica degli anni Ottanta, dove gli asiatici (soprattutto i giapponesi) avevano preso economicamente in pugno le sorti economiche del pianeta. Ecco dunque le arti marziali, cardine della storia, che da tanti anni si fanno ben apprezzare in un testo fantascientifico. Aldilà di questo aspetto il doppio episodio del Secchi è in primo luogo una riflessione sull'eroe e sul personaggio: il tema quasi sparisce, sparisce il genere letterario, sparisce la fantascienza, sparisce il giallo, sparisce l'avventura e l'autore - quasi come il maestro di jeet kune doo concentrato anima, cervello e corpo su un'unica letale mossa - si concentra unicamente sull'uomo.
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Nathan Never Anno Zero n. 5, settembre 2016. Disegno di De Angelis |
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Nathan Never Anno Zero n. 6, ottobre 2016. Disegno di De Angelis |
Parallelamente alla collana mensile, sempre nell'ottica delle celebrazioni del venticinquennale, usciva una pregevole miniserie in sei albi, Nathan Never Anno Zero, scritta da Bepi Vigna e illustrata da Roberto De Angelis (da giugno a novembre 2016, con gli episodi Giorni oscuri, L'inizio della notte, La vera fine di Ned Mace, Agenti Alfa, Crisi internazionale e L'ultima verità). Si tratta dell'idea pazzesca, per certi versi ricollegabile ai grandi capolavori americani del fumetto DC degli anni Ottanta, di ricreare dal nulla le origini del protagonista, spostando l'angolazione della "telecamera" in modo da rivelare particolari inediti, oscuri e tragici taciuti nella serie o narrati soltanto fra le righe. Sparigliando tutti e tutto e ribaltando la scacchiera proprio un attimo prima dello scacco matto, Vigna rivela sul finale che la realtà narrata nella miniserie non è quella degli albi di Nathan Never: quella della miniserie è la VERA realtà, mentre quella che noi leggiamo tutti i mesi sugli albi è la sua interpretazione artistica, fumettistica - tanto che i Tre Sardi compaiono in Anno Zero come creatori di una collana ispirata alla VERE avventure dell'Agente Alfa!
Non possiamo dunque che dire chapeau! e sperare che questo degli ultimi mesi sia per Nathan Never un trend.
Francesco Manetti
N.B. Pur ribadendo che questa NON è una recensione, vi ricordiamo che i link alle VERE recensioni bonelliane li trovate tutti sul Giorno del Giudizio!
Ma quindi, su Anno Zero, l'interpretazione del finale data da Vigna è quella ufficiale?
RispondiEliminaNon mi dispiacerebbe se fosse così.
Ma... io ci leggevo anche una non tanto velata critica sull'andamento altalenante della serie regolare, o un distacco. Vero che si tratta di un escamotage spiazzante... ma vero pure che mi è piaciuta 1000 volte di più tale miniserie rispetto al resto degli albi regolari dei 25 anni. ophiucus75
EliminaSplendida analisi, che condivido! Grazie!
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