LEGENDA
- I
nomi in stampatello e
grassetto rimandano
a una voce dell’opera. Fanno eccezione i nomi dei protagonisti
della serie, ZAGOR e
CICO, che sono sempre
scritti in questo modo, tranne quando sono inseriti nei crediti di
una storia o fanno parte del titolo di un libro (ad esempio:
Speciale Zagor;
Speciale Cico; Zagor 1982-1993, un senese a
Darkwood ecc.).
- Gli
uomini-bestia di cui conosciamo anche nome e cognome o il nome
soltanto, vengono indicati con la loro identità mostruosa e non con
quella umana (ad esempio: ULTOR
invece che NEZDA;
UOMO TIGRE invece che
KELLOG, WILFRED).
- Gli
altri mostri di cui conosciamo nome e cognome vengono indicati per
cognome (per esempio, RAKOSI, BELA),
e, quando vengono citati in una voce diversa dalla loro, solo
il cognome è scritto in stampatello e grassetto, in modo da
rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono stati
inseriti (ad es.: nel testo della voce
RAKOSI, BELA, il
personaggio della contessa Varga
è citato come Ylenia VARGA).
In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (ad es.:
SKULL invece che
RANDAL, COLIN).
- Per
quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna
storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a
nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la
trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia
alla memoria dei lettori in modo più efficace (anche se, in alcuni casi, il nostro titolo non coincide con quello usato abitualmente dai lettori). Ad esempio, la
storia dei nn. 194-196 viene indicata con il titolo del n. 195, Il
Signore Nero,
perché esso è, per l’appunto, più rappresentativo rispetto a Il
teschio di fuoco (n. 195) e L’orda
del male (n. 196).
Sempre
riguardo alla serie regolare, nei crediti delle storie si fa
riferimento al computo reale degli albi zagoriani e non alla
numerazione della collana Zenith, ossia al numero stampato sulla
costa di ciascun albo mensile. Com’è noto, la suddetta
numerazione è sfasata di 51 numeri rispetto a
quella effettiva (ad esempio, il Zenith
n. 52 corrisponde al primo numero di Zagor, il Zenith n. 53 al
secondo numero e così via).
Per una guida ai collegamenti ipertestuali andate su Zagor Monsters lettera "A"!
G
GELATINA ASSASSINA
GHOUL
GHOUL II
GIGANTI
GNOMI
ARBORICOLI
GOBLIN
GOING-GOING
GOLEM
GOLEM II
GRANDE
VERME
GUARDIANO DELLA CITTÀ NERA
GUERRIERI
OMBRA
GELATINA
ASSASSINA
Il
più curioso tra i mostri affrontati da ZAGOR
nella storia Il castello nel cielo (M.
Burattini [sog.&scen.] – M. Torricelli [dis.], Zagor Gigante n.
1). Si tratta, per l’appunto, di una disgustosa gelatina
vivente che aggredisce l’eroe quando questi, arrampicatosi sulle
mura del castello di KOONTZ,
raggiunge una delle finestre. Compiendo un notevole sforzo, ZAGOR
riesce a tirarsi fuori dalla nauseabonda sostanza, che stava cercando
di divorarlo. L’eroe capisce poi che il castello è costituito in
realtà dalla gelatina
stessa, che si è solidificata.
|
Zagor Albo Gigante n. 1, maggio 2011. Disegno di Ferri |
|
Zagor
affonda dentro la gelatina assassina – ZGR Gigante 1, p. 166
|
|
La
nauseabonda sostanza cerca di divorare l’eroe, ma questi riesce a
tirarsi fuori – ZGR Gigante 1, p. 167
|
Curiosità:
La gelatina assassina
richiama subito alla mente uno dei più celebri mostri della
fantascienza anni Cinquanta: la vorace gelatina extraterrestre del
film Blob
– Fluido mortale (Irvin
Yeaworth, 1958). Non solo, ma ricorda pure un’altra terribile
gelatina cinematografica: quella che compare nel secondo episodio –
intitolato La
zattera
– di Creepshow
2,
divertente pellicola horror diretta da Michael Gornick nel 1987. Il
soggetto de La
zattera
è basato sull’omonimo racconto di Stephen King, pubblicato in
origine sulla rivista Gallery
nel novembre 1982 e poi incluso nella raccolta Scheletri (1985).
Anche gli altri due episodi che compongono Creepshow
2
sono tratti da racconti di King, che fa una comparsata nel film nei
panni di un camionista. Infine, un mostro senza forma ben definita appare pure nel romanzo Phantoms! pubblicato nel 1983 da Dean Koontz (ben noto scrittore nel campo della fantascienza e dell'orrore al quale Burattini si è ispirato per il nome dello stregone).
|
Zagor
capisce che la gelatina stessa, solidificandosi, ha formato la
struttura del castello – ZGR Gigante 1, p. 168
|
|
Locandina
originale di Blob
– Fluido mortale
(Irvin Yeaworth, 1958). Il film ha avuto un sequel, Beware!
The Blob (Larry
Hagman, 1972), e un remake, Il
fluido che uccide
(Chuck Russell, 1988)
|
|
Una
delle vittime della terribile gelatina vivente de La
zattera,
secondo episodio di Creepshow
2
(Michael Gornick, 1987)
|
GHOUL
Demoni (jinn)
del folklore islamico che vivono nel deserto e assumono spesso
l’aspetto di iena. Oltre ad assalire e divorare i viandanti, essi
hanno l’abitudine di nutrirsi di cadaveri.
Ne Il
ritorno di Cain (M. Boselli
[sog.&scen.] – S. Andreucci [dis.], nn. 420-422), ZAGOR
e CICO - assieme ai loro
amici Digging Bill e Andrew
Cain, ed ai guerrieri
Tuareg della principessa
Marada (moglie di Cain)
- vengono aggrediti dai ghoul
nella cripta della piramide di Achron,
la città perduta del Sahara. Come dice Cain
allo Spirito con la Scure, i
ghoul (che la notte prima
hanno rapito e ucciso Uskem,
uno dei Tuareg) sono quanto
rimane dei saggi e civilissimi abitanti di Atlantis… i loro
degenerati discendenti, che vivono nell’oscurità e si cibano dei
resti mummificati dei loro successori in questa terra!.
Sebbene tutti i Tuareg
entrati nella cripta cadano sotto gli artigli e le zanne dei
divoratori di cadaveri, i Nostri, con le armi a loro disposizione e
con il fuoco delle torce, riescono a farsi strada tra i ghoul
ed a raggiungere l’esterno, dove sono al riparo dalle voraci
creature. Esse, infatti, non sopportano la luce solare.
|
Zagor n. 420, luglio 2000. Disegno di Ferri. |
|
Andrew
Cain uccide un ghoul nella cripta della piramide di Achron – ZGR
421, p. 89
|
|
Zagor n. 421, agosto 2000. Disegno di Ferri. |
All’esterno,
però, ZAGOR e Cain
– usciti per ultimi dalla piramide - trovano una brutta sorpresa:
il malvagio sceicco Azim e i
suoi uomini – tra i quali il feroce Yussuf
- hanno preso in ostaggio sia CICO
e Digging Bill che Marada.
Azim minaccia di far
uccidere quest’ultima da Yussuf se
Cain non gli consegna lo
scettro di
Tin-Hinan,
la regina di Atlantis
(scettro che il Nostro ha recuperato nella cripta). L’astuto
cacciatore di streghe temporeggia, dato che ormai manca poco al
tramonto; calate le tenebre, infatti, i ghoul
escono allo scoperto e attaccano gli uomini di Azim.
Cain e ZAGOR ne
approfittano per liberare Marada
(che il primo salva da ben quattro ghoul),
CICO e Digging,
nonché i Tuareg fatti
prigionieri dallo sceicco, i quali vengono anch’essi salvati dai
mostri. Montando sui loro cammelli e facendosi largo tra i ghoul,
i Nostri abbandonano Achron,
mentre Azim e i suoi sono
ancora alle prese con i divoratori di cadaveri. Alla fine, anche i
nemici di ZAGOR e Cain
riescono a mettersi in salvo, ma solo dopo aver pagato un alto
tributo di sangue ai terribili ghoul.
|
Zagor
e Cain alle prese con i feroci ghoul - ZGR 421, p. 91
|
|
Zagor n. 422, settembre 2000. Disegno di Ferri |
|
I
ghoul assalgono gli uomini dello sceicco Azim - ZGR 422, p. 6
|
Curiosità: Come
scriveva Sergio Bonelli nella
posta del n. 423 (La
regina della città morta), la
storia di Boselli e Andreucci è ispirata alle opere dei seguenti
scrittori: Robert E. Howard, Henry Rider Haggard, Edgar Rice
Burroughs, Pierre Benoit, Roger Frison-Roche, William Hope Hodgson,
Abraham Merritt, H. P. Lovecraft, Clark Ashton Smith. E’ proprio
nella produzione degli ultimi due autori citati che troviamo i ghoul:
Lovecraft li ha infatti inseriti nel suo famoso racconto Il
modello di Pickman
(1926) e nel romanzo La
ricerca della sconosciuta Kadath
(1927), mentre Ashton Smith li ha inseriti nel racconto The
Nameless Offspring (1932).
|
Zagor,
Cain e Cico si fanno largo tra i ghoul - ZGR 422, p. 10
|
|
Un
ghoul lovecraftiano in una illustrazione di Hannes Bok tratta dalla
rivista Famous
Fantastic Mysteries
(1951)
|
GHOUL II
Fanno
la loro comparsa in Avventura
a Darkwood
(S. Vietti [sog.&scen.] – W. Venturi [dis.], Dragonero Speciale
n. 2), avvincente team-up
tra ZAGOR
e Ian
Aranill
alias
Dragonero.
Questi è un valoroso cacciatore di draghi al servizio dell' impero
di Erondàr,
una terra situata in una realtà alternativa. Ian
vive nella città marittima di Solian
(a est del suddetto impero) con Gmor
Burpen,
un orco alto e massiccio, e Sera
di Frondascura,
una graziosa elfa. Assieme a loro e alla sorella minore Myrva
Aranill
(membro della gilda dei Tecnocrati,
i quali, come si evince dal nome, hanno abbandonato la magia naturale
per dedicarsi alla tecnica e ai manufatti meccanici), Ian
combatte contro vari nemici, tra cui i Ghoul.
Questa razza - come si legge nel sito ufficiale della Sergio Bonelli
Editore, nella sezione dedicata appunto a Dragonero
- è
considerata forse un possibile incrocio tra umani ed elfi, sebbene
l’indole dei Ghoul non abbia beneficiato né dell’ingegno della
razza umana, né dell’armonia di pensiero di quella elfica, essendo
selvaggia oltre ogni immaginazione. I Ghoul hanno da sempre preferito
abitare nelle zone pedemontane e nelle immense foreste, dove si
riuniscono in piccole tribù, spesso in lotta tra loro per questioni
di cibo, femmine e territorio. Abilissimi guerrieri, posseggono un
innato istinto di sopravvivenza “animale” che li rende, nel loro
ambiente, pericolosissimi avversari.
|
Speciale Dragonero n.2, luglio 2015. Disegno di Rubini |
|
Zagor
affronta il suo primo Ghoul - Speciale Dragonero 2, p. 17
|
Vivono prevalentemente di
caccia. Sono stanziali e non hanno mai sviluppato capacità
particolari in nessuna nobile arte, per cui sono costretti a “rubare”
alle altre razze tutto ciò che non riescono a costruire con la loro
poca intelligenza e abilità, tra cui armi e strumenti da lavoro. Le
femmine sono solite presidiare i villaggi quando i maschi sono a
caccia o in battaglia, ma possono partecipare anche alla caccia o
alla lotta nelle tribù piccole o in casi di estrema necessità. I
Ghoul parlano una lingua semplice, dal tono secco e costruita con
parole brevi e dure. Curiosamente, nella loro lingua, non sembrano
esistere vocaboli che esprimano sentimenti.
Nella
storia in questione, i Ghoul
agiscono agli ordini di Oram
Thais,
un tecnocrate
rinnegato che intende distruggere l'energia naturale che pervade e
influenza l'Erondàr,
privando così i Luresindi
(l'unica
congrega di maghi esistente nell'impero) dei loro poteri e dando
inizio a un'era dominata dalla ragione pura e dalla tecnica. Mediante
una macchina che consente di muoversi nello spazio e nel tempo, Thais
ha raggiunto Darkwood e, all'interno di una montagna (che è stata
sventrata dai suoi Ghoul
per scavare carbone e fondere metallo), ha costruito un'imponente
torre contenente una pietra
degli ubiqui
o pietra
luce,
uno speciale cristallo in grado di aprire dei passaggi tra mondi
diversi.
|
I Ghoul bersagliano di frecce Zagor e
Cico, consentendo al loro compagno di fuggire - Speciale Dragonero 2,
p. 18
|
|
Zagor
e Dragonero si dimostrano avversari troppo forti per i Ghoul -
Speciale Dragonero 2, p. 85
|
|
Gmor
lotta contro il capo ghoul Okrav - Speciale Dragonero 2, p. 92
|
Seguendo le tracce di Thais,
Ian
e Gmor
giungono anch'essi a Darkwood (sempre per mezzo della sopracitata
macchina, che si trova nella vecchia fortezza di Margondár),
dove, al termine di un movimentato incontro, stringono amicizia con
ZAGOR
e CICO. Questi ultimi si sono da poco scontrati con una banda di Ghoul
che ha massacrato alcuni contrabbandieri per impadronirsi del loro
carico di fucili. Il giorno dopo, i quattro arrivano nei pressi del
covo di Thais
ed escogitano un astuto stratagemma per ingannare le sentinelle
Ghoul:
Gmor
fa credere a costoro di aver fatto prigionieri ZAGOR
e Dragonero,
i quali fingono a loro volta di avere le mani legate. Le sentinelle
decidono di condurre dal tecnocrate
sia i due eroi che l'orco e il suo servitore
CICO,
ma, proprio quando i Nostri stanno per entrare nella montagna, il
capo ghoul Okrav
riconosce
Gmor.
Vistisi scoperti, ZAGOR,
Ian
e l'orco ingaggiano battaglia con i mostruosi avversari: i primi due,
a colpi di spada e di scure, riescono a farsi strada tra i Ghoul
ed a raggiungere la vecchia miniera dove sorge la torre di Thais;
il terzo, dopo aver ammazzato, con la sua enorme ascia, diversi
assalitori, viene messo ko dal possente Okrav.
Impadronitosi della sua stessa arma, il capo ghoul si accinge a
uccidere Gmor,
che però si salva grazie a CICO,
il quale, a occhi chiusi, esplode quattro colpi di pistola contro
Okrav,
riuscendo - incredibilmente – a mandarli tutti a segno. Intanto,
nella miniera, ZAGOR
e Dragonero
vengono
costretti da Thais,
che li stava già aspettando e ha con sé numerosi Ghoul,
a deporre le armi. Il malvagio tecnocrate,
dopo aver rivelato ai due il suo piano, attiva la torre con una leva,
ma non si avvede di Gmor,
il quale, giunto sul posto con CICO,
tenta di danneggiare il mastodontico macchinario, scagliando la sua
ascia in direzione della pietra
luce. Il robusto vetro che protegge quest'ultima riesce però a fermare
l'arma dell'orco; a questo punto, tanto la torre quanto i Nostri e i
loro nemici si materializzano, come previsto dal tecnocrate,
nel mondo di Dragonero,
sull'altopiano del Margondár.
|
Cico
uccide il terribile Okrav, salvando la vita a Gmor - Speciale
Dragonero 2, p. 99
|
|
Trascinati
dal vortice, i Ghoul finiscono nel nulla. Poco dopo, toccherà ad
Oram Thais - Speciale Dragonero 2, p. 119
|
Il
mio piano è completo… non siete riusciti a fermarmi…
- dice Thais
a ZAGOR
e Ian
– entro
sera questo mondo sarà cambiato
per sempre!.
Il tecnocrate
ha appena finito di pronunciare queste parole che, all'improvviso, le
truppe imperiali, con a capo Myrva
Aranill,
irrompono sull'altopiano, caricando i Ghoul.
Mentre i soldati erondàriani
fanno strage dei loro avversari, ZAGOR
lotta con Thais,
che impugna una frusta nel cui manico è celato un pugnale. Lo
Spirito
con la Scure
riesce a disarmare il nemico, che però, estratta inaspettatamente
una rudimentale pistola, ferisce l'eroe a un fianco. Soccorso da
Dragonero,
ZAGOR
dice a questi di distruggere subito la macchina del tecnocrate,
al che Ian,
frantumato il vetro protettivo con la scure del Nostro, stacca la
pietra
luce.
In quel preciso istante, la torre va in pezzi e sia Dragonero
che Thais
e i Ghoul
finiscono in un gigantesco vortice. L'irriducibile tecnocrate
cerca di uccidere Ian
con
il pugnale celato nella sua frusta, ma l'eroe gli blocca la mano e
gli conficca la lama nella gola. Prima che il vortice si chiuda e
trascini Dragonero
nel nulla (come ha fatto con i Ghoul
e il loro padrone), ZAGOR
afferra la mano dell'amico, strappandolo così a un'orribile fine.
Alcuni giorni dopo, nella fortezza di Margondár,
lo Spirito
con la Scure
e CICO
si congedano da Ian
e Gmor,
facendo ritorno, attraverso l'altra macchina di Thais,
nella loro Darkwood.
GIGANTI
Affiancano
i GHOUL
II
in Avventura
a Darkwood
e, come si legge nel sito ufficiale della SBE, sono
una razza di uomini molto alti, all’incirca il doppio di un umano.
Longilinei e dinoccolati, dal fisico asciutto, ma potente.
|
Uno
dei Giganti che affiancano i Ghoul attira l'attenzione di Zagor -
Speciale Dragonero 2, p. 82
|
|
Il
Gigante non può nulla contro l'azione congiunta dei due eroi -
Speciale Dragonero 2, p. 88
|
Sono
mentalmente semplici e di poche parole. Vivono in piccole tribù
stanziali, senza scopi particolari se non quello di sopravvivere. I
Giganti
che compaiono nella suddetta storia sono in tutto tre e, malgrado le
loro dimensioni e la loro forza, si dimostrano avversari non proprio
irresistibili. Il primo, armato di una mazza ferrata, si lancia
assieme ai GHOUL
II
contro ZAGOR
e Dragonero,
penetrati con un trucco nel covo di Oram
Thais.
Poiché le gambe e il naso sono i punti deboli del Gigante,
Ian
ferisce questi alla coscia destra con la sua formidabile spada
(Tagliatrice
Crudele),
mentre ZAGOR,
scagliando la scure, lo colpisce in pieno sul naso, facendogli
perdere l'equilibrio. Nella caduta, il colosso colpisce
inavvertitamente con la sua arma i sostegni della garitta dove fa la
guardia il capo ghoul Okrav,
che precipita a sua volta.
|
La
rovinosa caduta del Gigante -
Speciale Dragonero 2, p. 89
|
|
Gli
altri due Giganti affrontano assieme ai Ghoul le truppe imperiali, ma
uno di essi viene subito ucciso da Myrva Aranill - Speciale
Dragonero 2, p. 108
|
Gli
altri due Giganti,
invece, trovano la morte nel finale dell'avventura, combattendo
contro l'esercito imperiale di Erondàr.
Uno di essi viene ucciso, con un proiettile in fronte, da Myrva
Aranill;
il secondo fa una fine ancora peggiore: viene infatti crivellato di
lance dai soldati erondàriani.
GNOMI ARBORICOLI
Compaiono
in Hellingen
è vivo!
(M. Boselli [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], nn. 376-379) e sono
dei mostruosi spiriti elementali della foresta, dal corpo fatto di
legno. Dotati di artigli molto affilati, gli gnomi
arboricoli
scendono dagli alberi e attaccano ZAGOR
e i suoi amici (l’indiano Heyoka
e i trapper Doc
e Rochas),
per impedire loro di soccorrere i bambini di Arden
(un villaggio di coloni europei che sorge
ai
piedi del monte Naatani),
i quali sono stati catturati dai
PUPAZZI ASSASSINI
di Puppet
Master.
|
Zagor n. 377, dicembre 1996. Disegno di Ferri. |
|
Gli
gnomi arboricoli circondano Zagor e i suoi amici - ZGR 377, p. 84
|
ZAGOR
si fa largo tra i feroci gnomi per raggiungere la radura dove si
trova il carrozzone di Puppet
Master
(nel quale i bambini sono stati rinchiusi), mentre gli altri tre
continuano a fronteggiare i mostriciattoli, che spuntano da ogni
parte. Malgrado siano abili combattenti, i trapper ed Heyoka
stanno, a un certo punto, per soccombere agli gnomi,
ma a salvarli giungono CICO
e gli uomini di Arden.
Servendosi delle loro torce, i coloni e il messicano liberano Heyoka
e compagni, e poi – dopo aver dato a questi ultimi altre torce –
bruciano tutti gli gnomi.
Alla fine, dei mostriciattoli non rimane che cenere.
|
Zagor
e i suoi compagni affrontano i feroci gnomi - ZGR 377, p. 85
|
|
Gli
gnomi arboricoli immobilizzano Doc e Heyoka - ZGR 377, p. 91
|
|
La
terribile fine degli gnomi arboricoli - ZGR 377, p. 94
|
GOBLIN
Creature
grottesche e malvagie del folklore celtico e scandinavo. Nella saga
zagoriana, i goblin
sono apparsi finora una sola volta, precisamente nella storia Il
principe degli elfi (M.
Boselli [sog.&scen.] – M. Torricelli [dis.], Speciale Zagor n.
11), dove, a dispetto della tradizione, essi non rivestono un ruolo
negativo. CICO
visita a Tir-Nan-Og
(vedi BANSHEE)
la pittoresca fiera dei goblin, dove spera di trovare ZAGOR.
Lo accompagnano REDCAP
e RED JACKET,
i quali sono anch’essi dei goblin.
Puck,
una sorta di piccolo fauno, nota il messicano e chiede a REDCAP
chi
sia questo
buffo gnomo.
A quanto pare, Puck
è intenzionato a fare a CICO
qualche brutto scherzo, ma i due goblin
lo allontanano in malo modo, dicendogli che il pancione è sotto la
loro protezione. Poiché CICO
è, come al solito, molto affamato, REDCAP
e RED JACKET
gli danno alcune monete d’oro e si separano da lui per andare a
chiedere in giro informazioni su ZAGOR.
Il messicano si ferma davanti a una bancarella, il Pepper’s
Pub Fairy Food,
dove sono esposte numerose torte. CICO
ne sceglie una, ma quando il venditore – un goblin
barbuto che si chiama, per l’appunto, Pepper
e
che si trova in compagnia di una bella fata – gli domanda se ha i
soldi per pagare, CICO
scopre che le monete sono diventate dei banali sassi.
|
Zagor Speciale n. 11, aprile 1999. Disegno di Ferri. |
|
La
pittoresca fiera dei goblin di Tir-Nan-Og
- Speciale ZGR 11, p. 57
|
Tuttavia,
Pepper
gli dice che il denaro lì non ha importanza e gli dà una delle sue
torte migliori. CICO
l’addenta,
scoprendo però che è fatta di fango. Pepper
capisce allora che CICO
non ha il glamour,
ossia l’incantesimo di bellezza: per fornirgliene una spiegazione
pratica, il goblin
chiede al messicano di toccare i lucenti gioielli esposti su un’altra
bancarella. Caramba
y carambita!...
– esclama CICO
– Sono
solo collanine di paglia, braccialetti di fili d’erba, diademi di
fiori!...
Niente
di prezioso!.
E
perché mai?... –
dice Pepper
–
Credi
che una collana di smeraldi sia davvero più preziosa di una di fili
d’erba?.
Io…
veramente non ci avevo mai pensato! Quindi in questo mercato è tutto
illusione, apparenza?...,
gli domanda CICO,
e Pepper
risponde: Sì
e no. L’apparenza delle cose è sempre un’illusione!... Qui
almeno vendiamo illusioni onestamente!.
CICO
incontra poi un’altra venditrice, che gli fa provare la sua polvere
della felicità,
facendolo starnutire in modo così forte da farlo balzare
all’indietro ogni volta. A ogni starnuto del Nostro, la graziosa
goblin
dice felicità,
fino a quando CICO
va a sbattere di spalle proprio contro ZAGOR,
che è in compagnia dell’elfa Alienor:
Zagor!
Che felicità…
- esclama il messicano – Allora
la polvere funziona davvero!.
|
Redcap
e Red Jacket allontanano Puck - Speciale ZGR 11, p. 58
|
|
Cico
e il simpatico goblin Pepper - Speciale ZGR 11, p. 60
|
Curiosità:
Come si legge nella posta del n. 407 (La
vendetta di Mortimer),
il simpatico goblin
Pepper ha
le fattezze – e anche il nome (che però è stato inglesizzato) –
del disegnatore zagoriano Michele Pepe, morto prematuramente nel
1997, due anni prima della pubblicazione de Il
principe degli elfi.
Boselli
– scriveva Sergio Bonelli nella suddetta posta – ama
pensare che, per la potenza della fantasia, il nostro Michele si
trova davvero in un fatato mondo a fumetti come quello della sua
storia.
Riguardo invece al fauno Puck,
non è difficile cogliere la citazione shakespeariana: Puck,
infatti, è uno dei personaggi della celebre commedia Sogno
di una notte di mezza estate
(1595).
|
Una
graziosa goblin fa provare a Cico la polvere
della felicità
- Speciale ZGR 11, p. 61
|
|
Alcuni
goblin in un disegno di Claudio Villa pubblicato sul secondo
Dizionario
dei Misteri (allegato
allo Speciale
Martin Mystère
n. 2)
|
GOING-GOING
E’
il più strano, nonché il più simpatico, animale della foresta di
Darkwood. Il suo aspetto, infatti, non ha nulla da invidiare a quello
delle bizzarre creature raffigurate nei bestiari medievali: testa da
struzzo, becco d’anatra, orecchie a punta, arti superiori da foca,
arti inferiori da canguro e coda prensile. Non meno sbalorditiva è
la sua voracità, come sa bene CICO,
protagonista assieme al Going-Going
di spassosissime gag, a cominciare da quella posta all’inizio de
L’Arciere
Rosso
(G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Donatelli [dis.], nn. 61-62). Nel
suddetto incipit,
ZAGOR
e il messicano fanno ritorno alla loro capanna dopo un’assenza di
ben settanta giorni. L’affamatissimo CICO
si
dirige di corse verso la dispensa, trovando però una brutta
sorpresa: Ma…
tutto vuoto… tutto sparito… come se fosse passato un esercito di
termiti… -
dice lo sbigottito messicano – Guarda…
avanzi… nient’altro che miserabili avanzi… ecco cosa rimane di
quella che fu la più fornita dispensa del Nord-Est. Cosa può essere
successo, Zagor? Chi può essere il delinquente che…
. Mm
lasciami vedere un attimo, Cico… - risponde l’eroe – a
giudicare dalle tracce si direbbe che… ma certo, ora non c’è più
alcun dubbio… e, del resto, ecco lassù il colpevole!.
|
Zagor n. 61, luglio 1970. Disegno di Ferri. |
|
La
prima apparizione del Going-Going – ZGR 61, p. 6
|
|
Zagor n. 110, settembre 1974. Disegno di Ferri. |
Il colpevole è appunto il Going-Going,
che con la sua coda prensile si dondola dal ramo di un albero. Per
tutti i baffi della mia famiglia! Che razza di bestia è mai quella?,
chiede lo sbalordito pancione a ZAGOR,
e questi gli spiega che si
tratta di una specie animale ormai in via di estinzione che gli
indiani chiamano anche “mangiatutto”. Il nomignolo gli deriva dal
fatto che il suo stomaco è in grado di digerire qualsiasi oggetto e
che il suo appetito non conosce limiti.
Arrabbiato per la fine che il Going-Going
ha fatto fare alla sua amata dispensa, CICO
estrae la pistola e la punta sul becco del mangiatutto,
che nel frattempo, essendo un animale molto socievole, è sceso
dall’albero e si è avvicinato ai Nostri. Ignaro della minaccia che
incombe su di lui, il Going-Going
afferra con il suo becco la pistola e la ingoia; quindi, avendo
creduto che quella di CICO
fosse
un’offerta di cibo, ringrazia il pancione, abbracciandolo
affettuosamente e sbaciucchiandolo. Alla fine, davanti a un divertito
ZAGOR,
la buffa creatura saltella verso la dispensa per mangiarsi il poco
che è rimasto.
|
Il
Going-Going divora il martello scagliatogli da Cico - ZGR 110, p. 12
|
|
Zagor n. 154, maggio 1978. Disegno di Ferri. |
|
Il
Going-Going sputa una vite in faccia a Cico – ZGR 154, p. 8
|
Il
Going-Going
(nome che gli deriva dal curioso verso) ricompare nelle seguenti
storie:
Acque misteriose
(G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Donatelli [dis.] e [non accred.]
F. Gamba, nn. 110-112); Tropical
Corp
(G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Donatelli [dis.], nn. 154-157);
Cico
esploratore
(M. Burattini [sog.&scen.] – F. Gamba [dis.], Speciale Cico n.
22). Nella prima, ZAGOR
e CICO
scoprono
che il Going-Going
si è mangiato tutto il materiale – chiodi, fil di ferro, tenaglie,
pinze ecc. – che serviva loro per ricostruire la capanna. Inoltre,
l’insaziabile animale si mangia pure il grosso martello che gli
lancia contro il furibondo messicano. Nella seconda storia, il
Going-Going
si sbafa, nel giro di una sola notte, l’intero orto del pancione,
il quale si scaglia contro di esso con una pala. Grazie alla sua
straordinaria agilità, il Going-Going
schiva i fendenti di CICO,
per poi impossessarsi della pala, ingoiarla con evidente gusto e infine sputare due viti – gli unici pezzi
della pala che non gli sono piaciuti – in faccia al messicano. In Cico
esploratore,
Burattini recupera il Going-Going
ventiquattro anni dopo la sua ultima apparizione (Tropical
Corp,
per l’appunto), e, oltre a mostrarcelo mentre svuota nuovamente la
dispensa di CICO
(che tenta per l’ennesima volta di ucciderlo), lo fa incontrare con
due vecchie conoscenze dei lettori zagoriani: il professor Lookford
e il raro e buffissimo PISUM ALATUM,
alla cui voce rimandiamo.
|
Speciale Cico n. 22, maggio 2002. Disegno di Feri. |
|
Cico
ritrova il Going-Going, impegnato come al solito a
svuotargli
la sua dispensa – Speciale Cico 22, p. 10
|
|
Cico
spara contro il Going-Going, facendo disperare il professor Lookford
– Speciale Cico 22, p. 22
|
Curiosità:
Come si legge a p. 23 de I
mille mondi di Zagor,
il Going-Going
è ispirato ad altri buffi
animaletti del fumetto comico: per esempio, il Marsupilami dalla
lunghissima coda apparso nelle storie di Spirou e Fantasio, e il
Jeep, un cucciolo, adottato da Braccio di Ferro, che si nutre di
orchidee ed è dotato della facoltà di predire il futuro.
|
Il
Jeep in una copertina di Popeye (immagine tratta dal sito Mycomicshop)
|
GOLEM
Uomo
artificiale della tradizione ebraica fabbricato con l’argilla. Come
si legge nell’Enciclopedia
dei Misteri (a
cura di Alfredo Castelli, Mondadori, 1993), a
partire dall’XI secolo, in Germania, Polonia e nell’attuale
Boemia, si diffuse la leggenda secondo la quale alcuni Rabbini
particolarmente esperti nell’arte della Qabbalah sarebbero stati in
grado di fabbricare Golem: le rozze statue di fango sarebbero state
animate tracciando sulla loro fronte i caratteri alif, mem e thaw,
cabalisticamente analoghi a quelli che compongono il nome “Adamo”.
I Golem avrebbero svolto umili mansioni di servitori
[…] fino
a quando non diventavano troppo grossi, e, di conseguenza,
ingovernabili: una peculiarità di alcuni di essi era infatti quella
di crescere a dismisura giorno dopo giorno. In tal caso il Rabbino
doveva indurre con un trucco il Golem a inginocchiarsi, per potergli
cancellare la alif dalla fronte: le lettere restanti, infatti, si
leggono meth, “Morte”, e una volta che esse rimanevano sole, il
Golem si abbatteva rovinosamente al suolo, travolgendo spesso il suo
stesso creatore.
[…] Yossel,
il Golem del Rabbino Loew (1520-1609) è indubbiamente il
rappresentante più famoso della sua specie
[…].
Era
stato creato
[nel 1580, nda] con
una precisa missione: difendere la comunità ebraica di Praga,
accusata (falsamente) di aver sacrificato un bambino, in modo di
giustificare un pogrom da parte di Rodolfo II. Il Golem eseguì
fedelmente ciò che gli era stato ordinato, e, dieci anni dopo, il
trentatreesimo giorno dell’Omer del 5350 (1590), tornò in polvere.
|
Zagor Speciale n. 5, giugno 1992. Disegno di Ferri. |
|
Il
professor Navarro, Dalton e Byrne davanti al Golem, ancora inanimato
- Speciale ZGR 5, p. 91
|
Ne
Il
segreto di Cristoforo Colombo
(M. Burattini [sog.&scen.] – G. Ferri [dis.], Speciale Zagor n.
5), ZAGOR
e CICO
s’imbattono in una di queste creature leggendarie. La storia –
pubblicata
nel 1992, in occasione del cinquecentenario della scoperta
dell’America
- è ambientata nei monti Blue Ridge (tra la North Carolina e il
Tennessee), dove i due amici salvano, dalla furia degli indiani
Creek,
la spedizione del professor Martin
Fernandez Navarro
e del suo socio in affari Gabriel
Dalton.
I Creek
uccidono i due uomini di scorta della spedizione, ma ZAGOR
riesce a catturare l’anziano stregone Tallasah,
costringendo i pellerossa a ritirarsi. E’ stato proprio Tallasah
a scatenare l’attacco, allo scopo di impedire a Navarro
e ai suoi compagni - tra cui vi è la guida Timothy
Byrne
- di profanare la grotta
sacra
della tribù, di cui egli è il custode. Tenendo in ostaggio lo
stregone, ZAGOR
e gli altri si allontanano dal luogo dove è avvenuto lo scontro, e,
calata la notte, si accampano presso la rive del fiume Savannah. Qui
Navarro
– che è un docente dell’Università di Barcellona - spiega
all’eroe ed a CICO
il motivo della sua presenza nei Blue Ridge, motivo che ha a che fare
con Cristoforo
Colombo
e i suoi primi due viaggi nel Nuovo Mondo. Lo studioso, infatti,
racconta di aver trovato, dopo lunghe e faticose ricerche negli
archivi spagnoli, il diario autografo di bordo del navigatore
genovese. Leggendolo, Navarro
ha scoperto che su una delle tre caravelle, la Santa
Maria,
Colombo
aveva dovuto imbarcare – per volere del re Ferdinando
di Aragona
- un alchimista ebreo che si faceva chiamare semplicemente Rabbi.
Costui – che aveva fatto caricare sulla nave una misteriosa cassa
sigillata – possedeva un’antichissima carta nautica che
segnalava
un continente al di là dell’Atlantico.
|
Navarro
risveglia il Golem - Speciale ZGR 5, p. 106
|
Giunti sull’isola di
Hispaniola, l’attuale Haiti, il Rabbi
si era fatto consegnare la Santa
Maria
e aveva fatto costruire un fortilizio che era stato chiamato La
Navidad.
Prima che Colombo
ripartisse al comando della Niña,
l’alchimista aveva chiesto di lasciargli trentanove uomini, e aveva
preso con lui accordi molto precisi: Nessuno,
in Europa,
- aveva detto il Rabbi
allo scopritore dell’America – dovrà
sapere che la “Santa Maria” naviga ancora, La versione che
fornirete a tutti, tranne al re, sarà quella di un naufragio.
Tornerete a “La Navidad” tra dieci mesi esatti, e io sarò qui ad
attendervi.
Con il suo secondo viaggio, Colombo
aveva fatto ritorno a Hispaniola per la data stabilita, ma il
fortilizio era stato abbandonato e la Santa
Maria
era scomparsa: il Rabbi
e gli uomini rimasti con lui erano partiti per una destinazione
sconosciuta. Dopo che Navarro
ha concluso il suo racconto, Dalton
prende la parola e dice ai Nostri che il professore, essendo convinto
che la Santa
Maria avesse
proseguito il suo viaggio verso settentrione e fosse approdata sulle
coste sud-orientali del Nordamerica, è partito dalla Spagna e ha
preso contatti con lui. Dalton,
infatti, sa dell’esistenza di un’antica
leggenda Creek che parla di una grande barca giunta dal mare portando
uno “stregone bianco.” La barca avrebbe imboccato alla foce il
corso del fiume Savannah, risalendolo fin dove era navigabile… …e
da lì lo stregone bianco sarebbe venuto tra la gente Creek, portando
con sé un totem dai grandi poteri… un totem ancora custodito in
una caverna che essi chiamano la “grotta sacra”. La suddetta leggenda è documentata anche da un antico oggetto di cui
Dalton
è entrato in possesso: una pelle di daino su cui gli indiani hanno
disegnato un veliero che naviga lungo un fiume. Avendo raccolto
questo e altri importanti indizi, Dalton
e Navarro
intendono trovare la grotta
sacra e
scoprire il segreto del Rabbi.
|
Il
colosso di creta attacca Zagor e Cico - Speciale ZGR 5, p. 116
|
I due sperano che tale segreto porti a entrambi gloria e soprattutto
denaro, ma Tallasah
li mette in guardia, dicendo loro che nessuno deve impossessarsi del
contenuto della caverna: se
ciò accadesse,
- avverte lo stregone -
una mostruosa creatura dai poteri inimmaginabili si desterebbe dal
suo sonno secolare!.
ZAGOR
è solidale con Tallasah
e non vuole che la grotta
sacra
venga profanata; pertanto, dice a Navarro
e a Dalton
che all’alba libererà lo stregone e lascerà con essi
definitivamente il territorio dei Creek.
Proprio in quel momento, però, l’infido Byrne
– che, con la scusa di andare a dormire, è scivolato di nascosto
alle spalle di ZAGOR
e CICO-
stordisce con il suo fucile l’eroe, per poi fare lo stesso con il
messicano. Il mattino successivo, i Nostri - che sono stati legati e
imbavagliati da Byrne
- si svegliano e scoprono che la guida ha torturato Tallasah,
il quale è stato legato, mani e piedi, a quattro pioli fissati al
suolo. Nonostante le terribili sevizie, lo stregone, prima di
svenire, non ha rivelato ai tre bianchi l’ubicazione della grotta
sacra.
Byrne,
tuttavia, trova la mappa della caverna nel sacchetto
della medicina
di Tallasah
e si mette in marcia assieme ai suoi compagni, lasciando ZAGOR
e CICO
vicino allo stregone. Navarro
vorrebbe liberare i due, ma Bryce
e Dalton
lo convincono che è meglio non averli più tra i piedi. Dopo che i
tre si sono allontanati, ZAGOR
riesce a liberarsi da solo, per poi liberare il messicano. Sta per
liberare anche Tallasah
(ancora
svenuto), quando arrivano i Creek,
i quali credono che siano stati i due a torturare lo stregone. Gli
indiani, guidati dal fiero Sahatchee,
catturano i Nostri e li conducono nel loro villaggio, dove li legano
al palo della tortura. Fortunatamente
per ZAGOR
e CICO,
Tallasah
si riprende e ordina ai suoi guerrieri di liberare subito i due,
visto che essi si erano schierati in sua difesa.
|
Insensibile
alla scure, il Golem si libera facilmente di Zagor - Speciale ZGR 5,
p. 121
|
Sahatchee
esegue l’ordine e dice ai Nostri di lasciare il loro territorio e
non tornare mai più. ZAGOR
abbandona con CICO
il villaggio, ma, raggiunta la boscaglia, rivela all’amico le sue
reali intenzioni, che sono quelle di raggiungere la grotta
sacra
per tentare di salvare, nonostante tutto, Navarro
e
gli altri. Costoro, nel frattempo, hanno raggiunto la caverna e, una
volta entrati, scoprono la mummia del Rabbi,
il suo laboratorio alchemico e la misteriosa cassa. Questa viene
aperta e rivela il suo stupefacente contenuto: un colosso modellato
con la creta. Byrne
prende il libro che la mummia del Rabbi
stringe tra le mani e lo dà a Navarro,
il quale lo legge tutto e scopre che il colosso è, per l’appunto,
un Golem.
Si tratta, per la precisione, dell’ultimo esemplare di una serie di
Golem
fabbricati, alla fine del Quattrocento, da alcuni rabbini su
richiesta di Ferdinando
d’Aragona,
che intendeva utilizzarli in guerra come arma segreta. I Golem
si erano però rivelati ingovernabili e i rabbini avevano dovuto
distruggerli. Alla fine, era rimasto un solo Golem,
non ancora animato, e il Rabbi,
sapendo del progetto di Colombo
di
raggiungere le Indie navigando verso occidente, aveva consigliato a
re Ferdinando
– il quale non intendeva disfarsi del colosso e cercava un luogo
lontano dalla Spagna dove far proseguire, senza rischi, gli
esperimenti – di occultare la creatura nelle terre al di là
dell’Atlantico, della cui esistenza egli era certo, grazie alla
carta nautica di cui era in possesso, proveniente addirittura dalla
celebre Biblioteca di Alessandria. Fidandosi dell’alchimista, il re
aveva deciso di accogliere la proposta del navigatore genovese e di
far quindi imbarcare su una delle navi sia il Rabbi
che la cassa con il Golem.
Dopo il distacco dalla spedizione di Colombo,
il Rabbi
– come narrato dalla leggenda Creek
–
aveva risalito, a bordo della Santa
Maria,
il fiume Savannah fin dove gli era stato possibile.
|
Zagor
riesce a fermare il mostro, cancellandogli dalla fronte la lettera
aleph
-
Speciale ZGR 5, p. 126
|
Poi,
- racconta Navarro
ai suoi compagni – lui
e i suoi uomini si inoltrarono nei Blue Ridge e nascosero la cassa e
gli strumenti in questa caverna. L’alchimista contava di far
ritorno alla grotta con un gruppo di assistenti e altro materiale,
perciò tracciò una mappa che gli permettesse di ritrovarla.
Dalton
intuisce subito che si tratta della mappa trovata addosso a Tallasah.
Già…
- dice Navarro
– infatti,
e la sua mummia lo prova, il nostro uomo non riuscì mai a lasciare
questo luogo. Mentre tornavano alla nave, -
prosegue il professore -
gli spagnoli vennero attaccati dagli indigeni. Alcuni superstiti
riuscirono forse a raggiungere la “Santa Maria” ormeggiata nel
fiume e a ripartire verso Hispaniola, dove avevano dato appuntamento
a Colombo… …ma sappiamo che non ci arrivarono mai…
probabilmente la nave fu affondata da qualche tempesta. L’alchimista
invece era stato catturato dagli indiani… …e sarebbe stato
ucciso, se le sue doti di mago e prestigiatore non avessero convinto
i selvaggi che si trattava di un grande stregone. Rispettato e
onorato dagli indigeni, l’uomo iniziò a vivere nella grotta,
attendendo per anni che qualcuno dell’Europa venisse a cercarlo. Ma
nessuno giunse mai… perché nessuno era tornato indietro a riferire
dove fosse stato nascosto il Golem. Così, dopo aver affidato al suo
diario i segreti delle pratiche magiche necessarie al controllo della
terribile creatura… …si rassegnò a istruire uno degli indigeni
perché diventasse il custode del Golem! Dopo la sua morte, la
tradizione si è perpetuata fino a oggi!.
Navarro
ha appena finito di raccontare ciò che ha letto nel diario del Rabbi
che i Creek
sferrano il loro attacco. Dalton
viene ucciso e Byrne,
che si è riparato dietro una roccia con Navarro,
costringe lo studioso a tentare di risvegliare il Golem,
seguendo le istruzioni lasciate dall’alchimista. Mentre i Creek
appiccano un incendio all’entrata della caverna, allo scopo di
stanare i profanatori con il fumo, Navarro
traccia, con la polvere nera della grotta, le lettere aleph,
mem
e
thaw
sulla fronte del Golem,
che si anima e aggredisce il professore e Byrne. Le urla di quest’ultimo vengono udite dagli indiani, che entrano
nella grotta e scoprono che Navarro
è ancora vivo ma ha la schiena spezzata, mentre Byrne
è morto e ha gli occhi sbarrati dalla paura.
|
Il
Golem si riduce in polvere - Speciale ZGR 5, p. 127
|
Celato dal fumo che ha
invaso la grotta, il Golem
assale i guerrieri Creek.
Vedendo il fumo, ZAGOR
e CICO
raggiungono in fretta la caverna, davanti alla quale trovano un
indiano ferito. ZAGOR
entra nella grotta e, accortosi che Navarro
è ancora vivo (gli altri Creek
sono invece morti e i loro corpi sono carbonizzati, così come quelli
di Byrne
e Dalton),
lo porta fuori. Navarro,
che ormai ne ha per poco, riprende i sensi e, prima di svenire di
nuovo, dice all’eroe che deve fermare il Golem,
trasformando la scritta che egli stesso gli ha tracciato in fronte
nella parola meth,
morte. Pur non comprendendo appieno le parole dello studioso, ZAGOR
intuisce che un pericolo soprannaturale li sovrasta e ne ha la
conferma quando dalla caverna esce il colosso di creta. Il Golem
va subito all’attacco e, dopo alcuni tremendi colpi andati a vuoto,
riesce ad atterrare ZAGOR
(che
ha notato la scritta sulla sua fronte), per poi puntare contro CICO.
ZAGOR
però si riprende e fa perdere l’equilibrio alla possente creatura,
salvando il messicano. Il Golem
si rialza e l’eroe ordina all’amico di far tornare in sé
Navarro,
l’unico che sa appunto come fermare il gigante. Quest’ultimo
concentra la sua attenzione su ZAGOR,
il quale gli sale sul dorso e lo colpisce in testa con la scure.
Insensibile al colpo, il Golem
afferra ZAGOR
e lo scaraventa con violenza a diversi metri di distanza, nei pressi
di un albero; quindi lo afferra nuovamente e lo solleva. ZAGOR
reagisce
e si arrampica sul suddetto albero, mentre CICO
riesce finalmente a svegliare Navarro,
che gli ripete cosa fare per fermare la colosso. Questo, intanto,
sradica l’albero dove ha trovato rifugio ZAGOR,
e, dopo essersi accorto che il suo avversario è saltato giù, glielo
lancia addosso, mancandolo di un soffio. Proprio in quell’istante,
CICO
dice a ZAGOR
di cancellare la prima lettera presente sulla fronte del Golem.
Con un balzo, l’eroe afferra la testa del Golem
e prima che la creatura lo stritoli con le sue poderose braccia,
riesce a cancellare l’aleph.
A questo punto, il Golem
si ferma e si abbatte al suolo, dissolvendosi in una nuvola di
polvere. Poco dopo, anche Navarro
muore. Alla fine, ZAGOR
e CICO
decidono di non raccontare a nessuno quanto accaduto e di tenere per
sé anche la verità sulla spedizione di Cristoforo
Colombo.
Una
verità
– dice ZAGOR
– a
cui nessuno crederebbe. Nessun storico modificherà di una virgola i
libri sulla base del nostro racconto… …e del resto, il diario di
Colombo e le altre prove in grado di darci ragione sono finite in
cenere nell’incendio della grotta.
|
Il
regista e attore Paul Wegener ne Il
Golem
(1920)
|
Curiosità:
Il
Golem
di quest’appassionante avventura non somiglia a quelli apparsi in
due famose opere anteriori, entrambe ispirate alla leggenda di Rabbi
Loew: il classico del cinema muto tedesco Il
Golem (1920),
basato sul romanzo
di Gustav Meyrink Der
Golem
(1915- che riprende appunto la sopracitata leggenda)
e diretto nel 1920 da Paul Wegener, che interpreta anche il ruolo
della creatura; il racconto a fumetti Il
Golem,
scritto e disegnato nel 1971 da Dino Battaglia per la rivista linus.
Il mostro risvegliato dal professor Navarro
ricorda piuttosto la
Cosa,
uno dei componenti de I
Fantastici Quattro,
il celebre fumetto nato nel 1961 a opera di Stan Lee e Jack Kirby.
Peraltro, Il
segreto di Cristoforo Colombo
non
è l’unica storia bonelliana in cui compare un Golem:
troviamo infatti questa creatura in due avventure di Martin Mystère
– La
città magica
(Speciale n. 10) e La
casa dalle finestre cieche
(n. 147) -, nella storia di Dylan Dog Killer!
(n. 12) e in quella di Dampyr Sotto
il ponte di pietra (n.
5). La sopradetta
avventura dylandoghiana venne citata da Sergio Bonelli nella posta del n. 326
di ZAGOR (Oro maledetto) in
risposta a un lettore che aveva segnalato un errore presente nello Speciale di
cui stiamo parlando. Come ormai sapete
tutti […], – scriveva Bonelli – in
quella storia di Burattini e Ferri, Zagor s’imbatte nel Golem, l’automa ebraico
sulla cui fronte è incisa la parola Emeth, che significa “Verità”. Togliendo la lettera Alef,
la parola diventa Meth, “Morte”, e come dice la leggenda, il Golem finisce in polvere.
Purtroppo, anche se abbiamo scritto la parola nel verso giusto, cioè da destra a
sinistra (l’ebraico, come l’arabo, si scrive in tal senso), ci siamo poi
confusi nella scena in cui Zagor cancella la lettera e, invece della Alef, gli
abbiamo fatto cancellare la Thaw.
|
La
tavola conclusiva de Il
Golem
(1971) di Dino Battaglia
|
Spero che i lettori ci perdonino. Ci eravamo
ben preparati sull’alfabeto ebraico ma, al momento decisivo, l’abitudine di
scrivere da sinistra a destra ci ha confuso e, invece della prima lettera,
abbiamo cancellato l’ultima! Quel che conta è che il Golem si sia polverizzato
lo stesso! Tra l’altro, vi dirò, in un albo di Dylan Dog (il n. 12, Killer!) avevamo
già avuto a che fare con il Golem e in quel caso, per evitare problemi,
Montanari e Grassani, su indicazione di Sclavi, avevano scritto la fatidica
parola in semplice, comprensibile, normale italiano […]. Insomma, a volte, per
essere chiari, è bene non essere tanto pignoli o “scientifici”, altrimenti si
rischia di sbagliare!.” Tornando allo Speciale zagoriano, vale la pena di segnalare, in
conclusione, il simpatico gioco di citazioni colombiane
che Burattini ha inserito nella storia attraverso i nomi dei due
cattivi:
Gabriel
Dalton
e Timothy
Byrne. Se uniamo invece il nome proprio del secondo villain al cognome del primo, otteniamo il nome - Gabriel Byrne - del famoso attore irlandese che
impersonò Cristoforo
Colombo
nell’omonimo sceneggiato televisivo di Alberto Lattuada, trasmesso
dalla RAI nel 1985. Se uniamo invece il cognome del primo villain
al nome proprio del secondo, otteniamo il nome di un altro attore
famoso, il gallese Timothy Dalton. Costui avrebbe dovuto interpretare
lo scopritore dell’America nel film Cristoforo
Colombo – La scoperta
(John Glen, 1992), ma gli fu infine preferito il francese Georges
Corraface.
GOLEM
II
Il
gigantesco automa che, in Resurrezione!
(M.
Burattini [sog.&scen.] - M. Verni e G. Sedioli [dis.], nn.
602-605), il giovane Hellingen
costruisce nella base di Altrove,
a Philadelphia.
|
Zagor n. 602, settembre 2015. Disegno di Ferri |
|
Zagor n. 604, novembre 2015. Disegno di Ferri |
|
Hellingen
mostra con orgoglio il suo Golem a mister Harrison e al senatore
Pollack - ZGR 604, p. 17
|
Il
nostro Golem
- dice mister Harrison
(che
all'epoca era il capo di Altrove)
al senatore Pollack,
in visita alla base - è
il perfezionamento di certe macchine dalle fattezze umane, di
dimensioni molto più ridotte, realizzate in passato da ingegneri
orientali ed europei, più o meno in odore di stregoneria.
Le parole di Harrison
non trovano però d'accordo Hellingen:
Puah!...
Il mio automa non ha niente a che vedere con i giocattoli mossi con
ingranaggi da orologiai costruiti da gente come Maillardet o Merlin…
due di quelli che avete avuto il coraggio di chiamare "ingegneri".
Golem non si muove con una carica a molla… ripetendo movimenti
programmati, come un carillon!... …Golem esegue i miei ordini!.
Detto questo, infatti, il mad
doctor,
mediante uno speciale macchinario, trasmette energia al colosso (che
è ancora in via di completamento), facendogli muovere la gamba
destra. Impressionato da ciò, Pollack
chiede che scopo potrà avere l'automa, ed Hellingen
risponde: Che
razza di domande mi state facendo? Servirà
per schiacciare le razze inferiori!
Non ci saranno palizzate o mura che pellerossa, cinesi, negri… o la
feccia dei bianchi rinnegati in combutta con loro… potranno erigere
per difendersi da un esercito di Golem simile a quello che avete
appena visto muoversi!.
I sentimenti razzisti dello scienziato non sono condivisi da
Harrison,
il quale gli dice che sarà il governo, e non lui, a decidere come
usare Golem.
Il capo di Altrove
è
convinto di poter tenere a bada Hellingen,
ma si sbaglia di grosso.
|
Comandato
a distanza da Hellingen, Golem attacca i soldati -
ZGR 604, p. 40
|
|
Lo
sventurato tenente viene letteralmente schiacciato dal colosso di
ferro -
ZGR 604, p. 41
|
|
L'automa
uccide mister Harrison -
ZGR 604, p. 42
|
Infatti, alcuni mesi dopo - grazie alle
informazioni fornitegli da un altro scienziato della base: il
professor Scully,
che ha copiato di nascosto gli appunti di Hellingen
-, Harrison
scopre, in una zona malfamata della città, il laboratorio segreto
del mad
doctor,
all'interno del quale vi sono i resti di numerosi uomini appartenenti
a quelle che il folle scienziato ritiene razze inferiori. Osservando
da vicino ciò che rimane di costoro, Harrison
e Scully
(i
quali sono scortati da alcuni soldati, agli ordini di un giovane
tenente) si accorgono, con orrore, che Hellingen
li ha usati come cavie, sottoponendoli ad atroci sofferenze. Alla
luce di quanto scoperto, Harrison
decide che Hellingen
va fermato subito: pertanto, ritorna ad Altrove
assieme a Scully
e agli uomini del tenente, il quale dichiara in arresto il mad
doctor.
La reazione di quest'ultimo – che ha da poco terminato la
costruzione di Golem
- non si fa attendere: per prima cosa, egli neutralizza l'ufficiale
con una sua recente invenzione, il raggio
paralizzante;
poi, mette in azione il gigante di ferro, che colpisce i soldati con
la sua poderosa mano destra, scaraventandoli in aria. Comandato a
distanza da Hellingen,
Golem
schiaccia con il suo enorme piede lo sventurato tenente, quindi
afferra - sempre con la mano destra – Harrison
e lo scaglia contro il muro, uccidendolo all'istante. E' poi la volta
dell'unico soldato ancora vivo e di Scully:
il primo, che tenta di fermare Hellingen
con il suo fucile, viene ucciso dall'automa nella stessa maniera del
tenente; il secondo, invece, riesce a schivare all'ultimo momento la
tremenda manata
di Golem
e si rifugia nell'attiguo laboratorio.
|
Golem
distrugge il laboratorio in cui si è rifugiato Scully - ZGR 604, p.
44
|
|
Privo
di controllo, Golem si abbatte al suolo -
ZGR 604, p. 46
|
|
Mentre
si allontana dalla base di Altrove,
Hellingen progetta di costruire un altro, più perfezionato automa -
ZGR 604, p. 47
|
A questo punto, Hellingen
– che odia in modo particolare Scully,
visto che è stato costui a denunciarlo - comanda al colosso di
distruggere il laboratorio. Golem obbedisce
e
sfonda una delle pareti, causando la morte di un altro scienziato lì
presente. Sembra ormai finita per Scully,
ma, all'improvviso, il mad
doctor
non riesce più a controllare l'automa, che crolla al suolo,
provocando la distruzione dei macchinari di Hellingen,
il quale per poco non finisce schiacciato anche lui. Il
Golem non era ancora pronto!
- pensa Hellingen
mentre si allontana dal laboratorio in fiamme (da cui Scully,
miracolosamente sopravvissuto, verrà in seguito tirato fuori) - …ma
ricomincerò tutto da capo in un luogo dove nessuno potrà
rintracciarmi!
E migliorerò il mio automa… in modo che possa servirmi a dominare
il mondo! E con me, lo domineranno gli eletti… i superiori!.
Anni
dopo, infatti, l'arcinemico di ZAGOR
costruirà
– in un laboratorio segreto, posto su un'isola in mezzo al lago
Erie - una versione perfezionata di Golem:
il famigerato TITAN.
Sarà invece il clone di Hellingen
– sempre in Resurrezione!
- a portare a compimento, nella nuova sede di Altrove,
la vendetta nei confronti dell'odiato Scully.
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L'automa
di Henri Maillardet (Franklin
Institute Science Museum,
Philadelphia)
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Il Silver
Swan
di John Joseph Merlin (Bowes
Museum,
Barnard Castle)
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Curiosità:
Henri Maillardet e John Joseph Merlin (1735-1803), i due ingegneri
citati con disprezzo da Hellingen, sono personaggi realmente
esistiti. Il primo, di nazionalità svizzera, è famoso per aver
costruito, nei primi dell'800 a Londra, un automa con le sembianze di
un bambino, in grado di disegnare e di scrivere poemi in francese e
inglese. Dal 1928, l'automa di Maillardet (conosciuto anche come il
Disegnatore-Scrittore
e il Giovane
Artista di Maelzel,
dal nome dell'inventore e uomo di spettacolo tedesco Johann Nepomul
Maelzel, che lo esibì a Boston nel 1835) è conservato al Franklin
Institute Science Museum
di Philadelphia. Merlin, invece, è noto per aver fabbricato - alla
fine del '700, in collaborazione con l'inventore inglese James Cox -
il Silver
Swan,
un cigno meccanico a grandezza naturale capace di compiere
un'esibizione della durata di trentadue secondi. Acquistato nel 1872
a Parigi dal collezionista d'arte John Bowes, il cigno di Merlin è
da allora l'attrazione principale, nonché il logo, del Bowes
Museum
di Barnard Castle (Inghilterra).
GRANDE
VERME
La
mostruosa divinità oscura che compare nel finale de La
regina della città morta (M.
Boselli [sog.&scen.] – M. Laurenti [dis.], nn. 422-424). Come
suggerisce il nome, il Grande
Verme
è una gigantesca creatura vermiforme con fauci irte di denti
affilati e una coda-cervello dotata di un enorme artiglio seghettato
e due appendici provviste di occhi dal potere ipnotico.
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Zagor n. 423, ottobre 2000. Disegno di Ferri. |
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Attraverso
lo specchio
nero,
il Grande Verme torna sulla Terra - ZGR 424, p. 85
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Inoltre, dal
colossale corpo del mostro si estendono, a mo’ di tentacoli, altri
grossi vermi dai denti aguzzi. Esiliato, assieme ad altri dei oscuri,
nell’Oltremondo,
il Grande
Verme
torna nella
nostra dimensione grazie
al perfido negromante Vendhys,
prima alleato e poi nemico della mambo
Marie
Laveau,
la quale regna sulla capitale in rovina dell’impero di Songhay,
nella regione del fiume Niger. Marie
– la quale ha al suo servizio i guerrieri
kushiti
- desidera che ZAGOR
(suo prigioniero) regni al suo fianco: essa è infatti convinta che
l’eroe sia la reincarnazione del semidio Damballah,
convinzione rafforzata dal fatto che la belva KREEGAH
si è mostrata mansueta nei suoi confronti, avendo riconosciuto in
lui la
stirpe reale del Songhay.
Pertanto, la regina
nera
ha somministrato al Nostro una droga che gli ha cancellato quasi del
tutto la memoria e lo ha spinto a identificarsi nel dio serpente.
Poiché Marie
non
ha alcuna intenzione di evocare il Grande
Verme
(temendo, a ragione, che sia distruttivo e incontrollabile), Vendhys
– che invece, tramite il dio oscuro, desidera accrescere il suo
potere – fa servire del vino drogato alla mambo
e fa mordere ZAGOR
da un serpente velenoso. La droga e il veleno inducono nei due una
trance ipnotica che li rende succubi del negromante. ZAGOR
e Marie
vengono portati, dagli schiavi di Vendhys
(che
sono dei MORTI VIVENTI),
nel tempio sotterraneo del palazzo reale, dove si trova un enorme
specchio – lo specchio
nero
– che costituisce la soglia tra la dimensione terrena e
l’Oltremondo.
Nel tempio sono presenti anche gli altri prigionieri di Vendhys,
ossia CICO
e Digging
Bill,
Denise
Lafitte
(figlia del pirata Jean
Lafitte)
il suo fidanzato Jacques
Lassalle
(che Marie
ha trasformato in uno ZOMBI)
e i pigmei della tribù Bahmilè,
compreso il capo Nguye.
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Zagor
alias
Damballah
alle prese con il mostro - ZGR 424, p. 88
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Zagor n. 424, novembre 2000. Disegno di Ferri. |
Davanti allo specchio
nero,
Marie
dà inizio a un antico rito vudu,
la cerimonia
rossa:
dopo aver fatto scaraventare uno dei Bahmilè
nel pozzo dei mostruosi MOKELE-MBEMBE,
essa getta in faccia a ZAGOR
una speciale polvere che proietta il Nostro, attraverso il grande
specchio, nell’anticamera dell’Oltremondo.
Qui ZAGOR,
seguendo gli ordini della mambo,
apre un portale e libera il Grande
Verme.
In quello stesso momento, nel tempio, Denise
Lafitte
riesce a liberarsi, ma uno dei guerrieri
kushiti
(i quali ormai obbediscono solo a Vendhys)
la spinge nel pozzo. In suo soccorso intervengono Van
Sutter
(un marinaio dell’equipaggio di Lafitte)
e il giovane pigmeo Chuma:
i due - che, pur essendo stati anch’essi catturati, erano poi
riusciti a fuggire – si sbarazzano dei MORTI VIVENTI
che il negromante gli ha scatenato contro. Le urla di Denise
– che si è aggrappata all’orlo del pozzo - fanno risvegliare
Jacques
Lassalle,
il quale, facendosi largo tra gli schiavi di Vendhys,
salva la sua fidanzata, tirandola su. Anche Marie
Laveau
si risveglia dalla trance, proprio poco prima che il Grande
Verme
si materializzi, uscendo dallo specchio
nero
con ZAGOR
sul dorso. Marie
cerca di dire all’eroe – il quale colpisce invano il mostro con
la possente ascia bipenne di Damballah
–
qual è l’unico punto vitale del Grande
Verme,
ma Vendhys
glielo impedisce, pugnalandola a un fianco e tentando di darla in
pasto ai MOKELE-MBEMBE.
Per nulla indebolito dalle ferite procurategli da ZAGOR
– il quale si accorge che il sangue della creatura brucia come
acido -, il Grande
Verme
si libera di lui, scaraventandolo al suolo. Il mostro si dirige
quindi verso l’eroe, che si salva solo grazie al sacrificio della
fedele KREEGAH.
A questo punto, Marie
riesce finalmente a dire a ZAGOR
che il cervello del Grande
Verme
– il suo unico punto vitale - è nella coda. L’eroe impugna
nuovamente l’ascia di Damballah
e - mentre i Bahmilè
attirano l’attenzione del dio oscuro, scagliandogli contro le loro
lance - raggiunge la coda del mostro. Questa, tuttavia, cerca di
soggiogarlo con i suoi occhi, inviandogli nella mente visioni
orribili: Lasciati
andare, Damballah!... Sei mio!...
. Dapprima ZAGOR
sembra cedere al potere ipnotico dei suddetti occhi - Sì…
Damballah ti appartiene, Grande
Verme!...
Fanne ciò che vuoi!
-; poi però reagisce, ritornando definitivamente in sé - …Ma
io non sono Damballah… …sono
Zagor!
–, e con l’ascia fa a pezzi la terribile coda-cervello,
ricacciando il dio oscuro nell’Oltremondo.
Infine, l’eroe uccide Vendhys
e salva Marie
dai MOKELE-MBEMBE.
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Con
la sua coda-cervello, il Grande Verme cerca di soggiogare Zagor - ZGR
424, p. 91
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Zagor
ritorna in sé e distrugge la coda, ricacciando il mostro
nell’Oltremondo - ZGR 424, p. 92
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Curiosità:
Al pari di DAGON,
il Grande
Verme
è ispirato alle spaventose divinità extra-dimensionali del Ciclo
di Cthulhu,
ideato da H. P. Lovecraft e continuato da scrittori suoi amici come
il già citato Clark Ashton Smith. Il mostro boselliano ricorda sia
il lovecraftiano
Dhole
(Attraverso
le porte della Chiave d’Argento
[1932], riscrittura di un racconto abbozzato di Edgar Hoffman Price)
che lo smithiano Rlim
Shaikorth
(The
Coming of the White Worm
[1941]), entrambi i quali sono, per l’appunto, dei mastodontici
esseri vermiformi. Inoltre, gli orridi occhi presenti sulla coda del
Grande
Verme
sono assai simili agli occhi delle creature lovecraftiane note come
Elder
Things
(che compaiono ne Le
montagne della follia
[1931], I
sogni nella casa stregata
[1932], L’ombra
venuta dal tempo
[1934]), mentre il fatto che il suo sangue bruci come acido richiama
alla mente il celeberrimo mostro della saga cinematografica di Alien,
creato non a caso da un grande ammiratore di Lovecraft,
l’illustratore e scultore svizzero Hans Ruedi Giger.
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Un
anziano Clark Ashton Smith
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GUARDIANO DELLA CITTÀ NERA
Compare
ne La
Sette Città di Cibola (M. Boselli [sog.&scen.] – A. Chiarolla
[dis.], nn. 355-357) ed è un colossale automa di pietra posto a difesa della Città Nera.
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Zagor 356 - copertina di Gallieno Ferri
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Zagor 357 - copertina di Gallieno Ferri |
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Nella storia, il vecchio Masewi – sciamano della tribù Hopi che ha soccorso ZAGOR e CICO nella Valle della Morte – viene rapito, con sua figlia Shumavi, dai predoni Navajo del fiero Nakai, il quale ha stretto alleanza con don Diego de Coronado (discendente di Francisco Vàzquez de Coronado, il conquistador che nel XVI secolo
cercò invano Cibola) e il governatore
dell'Arizona don Emiliano Sombra.
Questi ultimi e Nakai vogliono
scoprire l'ubicazione delle mitiche Sette
Città, un segreto di cui è a conoscenza solo Masewi. A costruire le città – dotandole di terribili insidie per
respingere gli intrusi - sono stati infatti, decine di secoli prima, gli
antenati degli Hopi, gli Anasazi. Mentre don Diego intende riuscire laddove il suo celebre antenato fallì, don Emiliano desidera impossessarsi
delle ricchezze di Cibola; Nakai, invece, vuole recuperare le Tavole Sacre dei Navajo. Per liberare lo sciamano e sua figlia, ZAGOR e CICO si lanciano
all'inseguimento dei rapitori assieme a quattro guerrieri Hopi. Due di essi muoiono nella prima città (la Città del Cielo), dove però l'eroe
riesce a sbarazzarsi dei predoni Navajo
ed a catturare il loro capo. L'inseguimento prosegue nella Città del Sole (in cui trova la morte uno degli scagnozzi di don Emiliano, il messicano Guillermo), nella Città che trema (dove a morire è invece uno dei due guerrieri Hopi rimasti, Homika) e appunto nella Città
Nera. Di notte e proprio nel momento in cui i Nostri (che si sono portati dietro
Nakai, ovviamente legato) colgono di
sorpresa don Emiliano e compagni,
una delle tre ciclopiche statue della città si anima all'improvviso,
dirigendosi minacciosamente verso Masewi
e Shumavi.
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Don Diego de Coronado e don Emiliano Sombra ammirano le imponenti statue della Città Nera – ZGR 356, p. 82
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Davanti agli occhi di Masewi e Shumavi, il Guardiano della Città Nera si anima all'improvviso – ZGR 356, p. 90 |
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ZAGOR corre in loro aiuto e spara contro il Guardiano (che gli ricorda TITAN),
ma i proiettili non fanno nemmeno il solletico al colosso, il quale attacca
l'eroe e per poco non lo schiaccia con uno dei suoi enormi piedi. Meno
fortunato è invece l'ultimo guerriero Hopi
superstite – Tsil -, che, per
aiutare il Nostro, attira su di sé l'attenzione del Guardiano, scagliandogli un sasso con la sua fionda. Non
stargli così vicino, Tsil! E' grosso, ma agile!, lo avverte l'eroe. Io corro più veloce di lui, fratello!…,
è la risposta dell'indiano, che però, a causa del terreno friabile, perde
l'equilibrio e viene raggiunto e schiacciato dall'automa.
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Il gigante di pietra è insensibile alle pallottole di Zagor – ZGR 356, p. 93 |
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Tsil attira su di sé l'attenzione del Guardiano, che per poco non ha schiacciato Zagor – ZGR 356, p. 95 |
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L'orribile morte di Tsil – ZGR 356, p. 97 |
A questo punto, ZAGOR decide di cambiare tattica e,
agganciato il collo del Guardiano
con una corda, inizia ad arrampicarsi sulle spalle del gigante, che cerca di colpirlo
con le mani. Grazie all'inaspettato intervento di Nakai, che distrae il Guardiano
lanciandogli dei sassi (il Navajo prova
del tenero verso la bella Shumavi ed
ha perciò convinto CICO a fidarsi di
lui e a liberarlo), l'eroe riesce a raggiungere la testa del colosso, sulla cui
sommità c'è una sorta di antenna. Impugnata la scure, ZAGOR colpisce ripetutamente il cranio del Guardiano, da cui fuoriesce un accecante fascio di luce: l'energia
che aziona l'automa. Quest'ultimo, toccato nell'unico suo punto vulnerabile, comincia
a barcollare, per poi abbattersi pesantemente al suolo, ormai privo di
"vita".
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Zagor si aggrappa con una corda all'automa – ZGR 356, p. 98 |
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Grazie all'aiuto di Nakai, che distrae il Guardiano, Zagor raggiunge la testa del colosso – ZGR 357, p. 7 |
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L'eroe fracassa a colpi scure il cranio del Guardiano – ZGR 357, p. 9 |
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Colpito nel suo unico punto vulnerabile, l'automa barcolla – ZGR 357, p. 10 |
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Il Guardiano crolla a terra: Zagor ha vinto – ZGR 357, p. 11 |
Sopravvissuto alla caduta ma ancora stordito, ZAGOR viene disarmato da Nakai (Scusa se approfitto delle tue condizioni, Zagor, - gli dice il Navajo - ma la nostra breve alleanza termina qui!) e fatto prigioniero, assieme a CICO, da don Emiliano e don Diego. Ad ogni modo, dopo aver superato varie peripezie nella Città d'Acqua e nella Città del Vento, ZAGOR sconfiggerà i suoi nemici nella settima e ultima città, la Città dai Tetti d'Oro o Grande Città Rossa del Sud: il governatore
dell'Arizona morirà per mano del Nostro, che così salverà Nakai (il quale, intervenuto in difesa di Shumavi, stava per essere ucciso da don Emiliano), mentre don
Diego perderà la vita nell'esplosione della Biblioteca, una specie di grande laboratorio che racchiude tutta la
scienza degli Anasazi. Questo antico
popolo, come scopre don Diego prima
di morire, discende addirittura da Mu, la leggendaria civiltà dell'Oceano d'Oriente nemica atavica di
Atlantide, con essa distruttasi al termine di una terribile guerra. Alla fine
dell'avventura, ZAGOR e i suoi amici
torneranno sani e salvi al pueblo Hopi, dove Nakai, ottenuto il perdono dal Consiglio
degli Anziani, sposerà l'amata Shumavi
e riceverà – come regalo di nozze – le Tavole
Sacre dei Navajo.
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Il conquistador ed esploratore spagnolo Francisco Vàzquez de Coronado (1510-1554) |
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I paperi di Carl Barks giungono nel leggendario luogo cercato invano da Coronado in Zio Paperone e le sette città di Cibola (1954) |
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Il Cliff Palace (Parco Nazionale di Mesa Verde, Arizona), spettacolare insediamento costruito nella roccia dagli Anasazi tra il 1190 e il 1260 d.C. |
Curiosità: Le Sette Città di Cibola è la storia
che dà inizio al filone atlantideo-lemuriano della saga zagoriana (vedi DINOSAURI DELL'ABISSO VERDE), che, come
sappiamo, è mutuato dall'omonimo filone di Martin
Mystère. Non è un caso, pertanto, che il Guardiano della Città Nera richiami alla mente i giganteschi robot
che compaiono nell'avventura mysteriana Il mostro d'acciaio (A. Castelli
[sog.&scen.] – G. e G. Cassaro [dis.], nn. 25-26), ambientata in Giappone.
I suddetti robot – uno lemuriano, in cui s'incarna Martin Mystère; l'altro atlantideo, pilotato dal suo nemico (oggi
ex nemico) Sergej Orloff - sono a loro
volta ispirati ai "robottoni" dei fumetti e dei cartoni animati
giapponesi, come i celebri Gundam, Mazinga Z e Goldrake.
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Cover di Martin Mystère 26 - illustrazione di Giancarlo Alessandrini |
GUERRIERI-OMBRA
Compaiono
ne Gli
eroi del Ramo Rosso
(M. Boselli [sog.&scen.] – M. Torricelli [dis.], nn. 433-434) e
sono le ombre, cioè le anime, di valorosi guerrieri morti in
battaglia, che NEMAIN
ha arruolato per conto di DONN THE DARK,
capovolgendo la loro natura e votandoli quindi al male. Recitando una
suggestiva formula – Nel
tramonto il sole langue… l’aria si tinge di sangue! E le ombre
della sera… hanno l’anima nera! –
la terribile cognata di DONN
li
chiama a sé
e li scatena contro i Fianna
e i loro alleati ZAGOR
e Tonka.
Invulnerabili alle normali armi, i guerrieri–ombra
(che sono il motivo per cui l’Isola
delle Ombre è
così chiamata) stanno per avere la meglio sui Nostri, che pure si
battono valorosamente. Le sorti della battaglia mutano, però, quando
alcuni Fianna
riconoscono in uno dei guerrieri-ombra
il loro defunto compagno Cael.
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Zagor n. 434, settembre 2001. Disegno di Ferri. |
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La
carica dei guerrieri-ombra – ZGR 424, p. 7
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Zagor
e i Fianna affrontano i guerrieri-ombra - ZGR 424, p. 9
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Costui affronta ZAGOR,
ma il capitano Finn
si mette in mezzo ai due e dice al guerriero-ombra:
Cael!
Sono Finn, il tuo capitano e amico! Colpisci me!... …Colpiscimi,
guerriero dei Fianna…
e
tradisci il tuo giuramento di fedeltà!.
Cael
allora si ferma e attacca gli altri guerrieri-ombra,
uccidendone subito uno. Infatti, come dice il medesimo Cael
al sorpreso Finn,
i guerrieri di DONN
possono morire se li si colpisce con le loro stesse armi.
Impadronitisi quindi delle spade dei guerrieri-ombra,
i Nostri cominciano ad avere la meglio su di essi. NEMAIN,
che sta osservando la battaglia da lontano assieme alla sorella
Macha,
decide di punire Cael,
che considera un traditore. Trasformatasi in uno
stormo
di corvi dagli artigli velenosi, la cognata di DONN
uccide Cael,
il quale, dopo la morte definitiva, riprende l’aspetto umano. Ad
ogni modo, il suo tradimento
non risulta vano, dato che i guerrieri-ombra
vengono comunque sconfitti.
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Zagor e i suoi compagni uccidono i guerrieri-ombra con le loro stesse armi - ZGR 424, p. 18
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Nemain,
trasformatasi in uno stormo di corvi, si vendica di Cael - ZGR 424,
p. 19
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Massimo Capalbo
N.B. Trovate i link alle altre lettere e voci degli Zagor Monsters andando sulla Mappa!
"Il ritorno di Cain" è una delle più belle avventure di Boselli e della serie secondo me! Grande respiro epico, uno Zagor granitico che estende la sua figura di "spirito" anche in Africa e che tiene testa a Cain e che vive di momenti proprio cinvolgenti come la sfida al re, la visita alla città perduta e l' assalto alla fortezza. Ha anche dei tempi dilatati e distensivi nella parte centrale che non annoiano, anzi!
RispondiEliminaLa successiva "L' impero di Songhay" è anch' essa una buona storia, ma con un' ultima parte un po troppo affrettata". Ruolo insolito e riuscito per Zagor. Peccato che questa trasferta africana non sia stata un pochino più lunga!
"Ombre su Darkwood" l' ho trovata una buona storia e mi sono stupito nel vedere che spezza i lettori quanto "Incubi"! Non capisco perchè si dice che Hellingen è snaturato quando ci viene presentato di nuovo in versione umana intento a sfruttare la tecnologia per creare il coas negli states! Boh! Ho notato che quando Zagor è disegnato da Ferri nelle storie di Boselli quest' ultimo gli da una cratterizzazione molto classica! Sarà un caso. Boh!
Tornando alla storia, si, l' inizio non è il top, però dalla seconda parte in poi ingrana alla grande con un personaggio come Poe e la scena al club è un gioiellino a mio parere. L' ultima parte poi al cardiopalma. Non sarà all' altezza di "Ora zero" e "Terrore dal sesto pianeta" e forse anche di "Incubi", però a me è è piaciuta.
Boselli secondo me ha azzeccato sia il ritorno di Hellingen che quello di Rakosi. Meno quello di Kandrax che si vede solo a sprazzi e l' esperimento delle tre storie-una storia non è troppo riuscito. La seconda e la terza potevnao essere più òinghe a mio parere. Poi "Gli eroi del ramo rosso" presa a se stante è una bella storia, ma con il ritorno di Kandrax che c' azzecca? Boh! La prima è la migliore anche si è un pò debitrice di "Incubi". La terza è un misto non troppo riuscito di western e fantasy. Bello però il duello in varie parti del mondo tra Zagor e il druido.
Buona storia "Il principe degli elfi". Boselli riesce a scrivere una bella avventura senza che questa risulti un doppione de "Il signore nero".
Storia godibile anche "L' arciere rosso" dove per una volta a Zagor spettano spunti comici ^^!
Il going going! Mitico! Peccato che poi sia tornato solo in uno speciale di Cico! Mitico anche il pisum-alatum! ^^
"Il segreto di Cristoforo Colombo" purtroppo ancora mi manca.
"Il segreto di Cristoforo Colombo" è, a mio avviso, una delle più belle storie zagoriane di Burattini.
RispondiElimina"Tornando allo Speciale zagoriano, vale la pena di segnalare, in conclusione, il simpatico gioco di citazioni colombiane che Burattini ha inserito nella storia attraverso i nomi dei due cattivi: Gabriel Dalton e Timothy Byrne. Se uniamo invece il nome proprio del secondo villain al cognome del primo, otteniamo il nome - Gabriel Byrne - del famoso attore irlandese che impersonò Cristoforo Colombo nell’omonimo sceneggiato televisivo di Alberto Lattuada, trasmesso dalla RAI nel 1985. Se uniamo invece il cognome del primo villain al nome proprio del secondo, otteniamo il nome di un altro attore famoso, il gallese Timothy Dalton. Costui avrebbe dovuto interpretare lo scopritore dell’America nel film Cristoforo Colombo – La scoperta (John Glen, 1992), ma gli fu infine preferito il francese Georges Corraface."
RispondiEliminaAh, però! Non ci avevo fatto proprio caso! Grande lo sceneggiato dell' 85! Ho avuto modo di vederlo solo qualche tempo fa, però... che spettacolo! Assieme a "Marco Polo" tra i top della RAI ani 80! ^^
Sto notando che l' ultimo Kandrax è foriero di personaggi per questa rubrica! XD Sempre interessanti i riferimenti! ^^ Soprattutto sui due scienziati inventori!