giovedì 14 novembre 2019

DIME WEB INTERVISTA FABIO FOLLA! (LE INTERVISTE LXXII)


A cura di Filippo Pieri

Fabio Folla con Cryx allo stand di Sbam! Comics (Lucca Comics and Games, ottobre/novembre 2019)


DIME WEB - Ciao Fabio e benvenuto su Dime Web! Definirti fumettista è sicuramente riduttivo visto che sei anche un illustratore, grafico e storyteller, nonché insegnante di Storia dell'Arte e Disegno, sperimentatore del web e libero pensatore per immagini. Insomma: chi è Fabio Folla?

FABIO FOLLA - Sono una persona guidata dalla propria curiosità e che trova entusiasmante aggirarsi nel territorio della narrazione disegnata perché mi sono nutrito, fin dalla più tenera età, di cultura delle immagini. Fumetti e cartoni animati che solo dopo Umberto Eco, la Milano Libri, "Orient Express", "Alter" e "Comic Art" sono diventati espressione culturale piena. Io sento che da lì ha avuto inizio una ricerca che continua tuttora. I miei studi hanno compreso Accademia di Belle Arti di Brera, Scuola del Fumetto e tante letture formative. In seguito ho lavorato come grafico, ancora al tempo dei floppy e i cd-rom e ho conosciuto il modo digitale. Dopo aver lavorato per più di 15 anni per il web per agenzie specializzate e come freelance sono diventato insegnante di ruolo. In tutto il mio percorso non sono mai andato troppo lontano dalla mia prima passione, il disegnare e il raccontare. Ho curato per 5 anni il blog a fumetti BLAF e quando ho incrociato la strada con lo Pseudostudio, coworking di Milano, ho trovato modo di ampliare l’esperienza con una pubblicazione ufficiale. Quando dico, sempre in tono semiserio, che sono un libero pensatore per immagini, faccio riferimento più che altro ad un anelare a… perché in definitiva non è che sia chiaro al 100 % cosa sia la libertà e anche cosa sia il pensare.

"Chi è Gomez": schizzo preparatorio e copertina definitiva

DW - Per realizzare il tuo ultimo libro pubblicato da Sbam! Libri, “Chi è Gomez?”, hai utilizzato una tecnica particolare, ovvero questo personaggio è disegnato interamente in vettoriale con Adobe flash. Ce ne puoi parlare?
FF - Come avrai capito, io vengo da una preparazione artistica analogica, fatta di ore e ore passate a copiare i classici. Oltre a questo però vivo nel presente e adopero gli strumenti che ci sono a disposizione oggi. Gli strumenti sono sicuramente parte del messaggio che si vuole dare e chi li usa deve farlo consapevole di questo. Ogni strumento ha la propria storia e dignità. Si insegna nelle scuole che il fumetto è fatto con pennelli e pennini, ma, in realtà, c’è chi usa la matita e basta, chi la biro come Mannelli, chi ha usato a livelli altissimi i pennarelli e i Pantone come Pazienza e chi le fotocopie.
Il disegno vettoriale nasce per essere usato in ambito tecnico; la sua estrema duttilità e precisione lo rendono perfetto per progettazioni grafiche architettoniche e impaginazione di editoriali. Un po’ come la fotografia degli albori, sembrava potesse essere solo uno strumento di registrazione della realtà (vedi Muybridge), ma così non è stato, così anche il vettoriale è esploso di creatività. Penso alle challenge di Corel Draw ad esempio. Io uso il vettoriale semplicemente perché l’ho usato per anni nella realizzazione di siti e animazioni e mi trovo a mio agio, mi permette estrema precisione quando mi serve e anche estrema libertà di segno grazie alla tavoletta grafica. Non ho avuto, per molto tempo, a mia disposizione uno studio dove poter disegnare su grandi formati e spennellare come mi sarebbe piaciuto. Avevo un portatile ed una tavoletta grafica.
A tutto questo aggiungiamo la mia naturale e granitica pigrizia che devo riuscire a superare con una potente motivazione. Quello che uso per motivarmi è il pensiero che sto facendo qualcosa di sperimentale e mai tentato prima, almeno che io sappia, e questo pensiero mi porta a realizzare progetti che abbiano almeno una parte di novità. Fare un fumetto completamente con il vettoriale non è così assurdo come sembra. Oggi molti professionisti adoperano Clip Studio Paint (che ha al suo interno un bel trattamento del vettoriale), io ho semplicemente reso visibile ed evidente questo fatto. Considero il disegno vettoriale l’incontro tra la matematica e l’arte ovvero tra il pensiero scientifico e quello umanistico e trovo questo incontro entusiasmante.

Chi è Gomez

DW - In generale ti trovi dunque più a tuo agio con il fumetto digitale o con gli strumenti tradizionali?
FF - Su questo argomento mi capita spesso di intavolare lunghe discussioni con amici e colleghi. Il tema è epocale. Siamo in un momento di mutazione delle forme di produzione artistica? Io lo vedo più come un ampliamento delle possibilità a disposizione del fumetto. Nel fumetto, come nell’arte moderna, hanno fatto il loro ingresso strumenti e tecniche avveniristiche, modellazione virtuale, stampa 3D, VR, realtà aumentata e video-mapping. Ogni volta che mi pongo la questione “digitale o analogico” mi torna in mente quell’aneddoto su Socrate per il quale scrivere sarebbe stato un palliativo o meglio un esperienza meno vera del dialogare e, quindi, non ha mai lasciato nulla di scritto. La verità, penso, è che nulla sostituisce veramente e completamente una cosa che c’era precedentemente. Noi oggi scriviamo, ma sappiamo che come esperienza è una cosa diversa che dialogare e per questo pretendiamo che esistano ancora le videochat. O anche, sì, abbiamo un automobile, ma non per questo rinunciamo completamente al piacere di una bella passeggiata nel parco. Abbiamo anche delle zone pedonali in centro città per goderci un’esperienza più a misura d’uomo. Allo stesso modo, ora che esiste la stampa 3D, c’è ancora chi preferisce lavorare il marmo scolpendolo a mano. Si tratta di una scelta; prima questa scelta non c’era, eravamo obbligati a fare una cosa nell’unico modo in cui poteva esser fatta. Oggi possiamo decidere quanto tempo ed energia dedicarvi. E scegliere la via più lunga e faticosa potrebbe, a volte dare più soddisfazione.
Quindi la risposta a questa domanda è: dipende da che tipo di esperienza voglio fare.
Dylan Dog visto da Folla

Addio Block


DW - All’ultima edizione di Mugello Comics hai presentato una tua autoproduzione “IMV” molto particolare: di che si tratta?
FF - Tengo molto a questo progetto: si tratta di un lavoro durato 5 anni. Ho deciso di ripartire dagli elementi fondamentali del fumetto, la suddivisione in 6 porzioni della pagina e, su questa base, cominciare un viaggio esplorativo con il semplice bianco e nero (netto, senza nemmeno le sfumature) che danzano in queste vignette quadrate per formare e trasformare immagini in astratti, geometrie ed elementi semi riconoscibili. Ho già deciso in principio che sarebbero state 200 pagine e, mentre all’inizio tutto ha un aspetto caotico, man mano che proseguivo, ho notato nascere tra le immagini delle relazioni. A volte puramente casuali altre, invece, ricercate. Così il libro si è come evoluto e trasformato sotto i miei cocchi fino ad arrivare ad una sua definizione. L’ho presentato ufficialmente a Mugello Comics, su invito dell’amico Mattia Sarti, e poi a Lucca 2019 (Borda! Fest). Sulle considerazioni nate realizzandolo, ho formulato molte meditazioni sul fumetto, lo trovo uno strumento valido anche per chi voglia conoscere la narrazione disegnata non solo attraverso manuali o saggi di semiologia, ma attraverso l’esperienza diretta del vedere crearsi, sotto ai propri occhi, una sequenza narrativa. Il libro passa da 4 fasi non nettamente suddivise che si sfumano una nell’altra. La prima fase è caratterizzata da un montaggio dadaista, citazionista, in stile blob. La seconda fase va a definire per ogni pagina un nucleo concettuale, nel contempo iniziano a notarsi relazioni di dialogo tra singole vignette e si intensificano. Nella terza fase prende il via una sequenza onirica surreale in cui ogni cosa influenza quelle successive. Ed, infine, nasce la vera storia con un protagonista e delle vicende specifiche. Tutto questo rispettando sempre lo stesso impaginato che si trasforma di senso, prima è una semplice suddivisione geometrica poi diventa sequenza temporale. La magia del fumetto. Le parole non sono presenti perché volevo concentrarmi su elementi più basici, ma alla fine c’è una poesia che mette in chiaro l’aspetto necessariamente interattivo che non è da sottintendere. Senza la volontà e la curiosità di un lettore, tutto il libro “è solo carta, è solo inchiostro”.

IMW autoproduzione

DW - C’è una cosa di cui avresti voluto parlare e che non ti abbiamo chiesto?
FF - Sto portando avanti diversi progetti in questo momento e mi piacerebbe parlarne ma non voglio mettere troppa carne al fuoco. Posso, invece, dire a chi ne vuol saperne i più, che può seguirmi sui social e sul mio sito.
Grazie Filippo e a presto.

a cura di Filippo Pieri
N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli autori su Interviste & News!

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