giovedì 23 agosto 2018

ANNI NOVANTA: L'INFERNO E IL PARADISO DEL DEFORME NELL'ARTE DI ANDREA VENTURI - UN QUARTO DI SECOLO DI JOHNNY FREAK! (FROM THE VAULT 12)

di Francesco Manetti

Una versione leggermente diversa di questo intervento fu pubblicata nel 2002 sul catalogo della Rassegna Internazionale del Fumetto e del Fantastico di Prato. Credo che fosse una delle ultime edizioni di quel grande salone, uno dei più partecipati in Italia, soprattutto quando la mostra-mercato veniva tenuta nelle strutture di Pratilia, avveniristico ma mai decollato shopping-center che qualche tempo fa è stato abbattuto dopo anni di abbandono. (f.m.)

Dylan Dog incontra Johnny Freak


Johnny Freak e Oppio!: due storie di Andrea Venturi a confronto 

Cari freaks, (…) e non a caso vi abbiamo chiamati freaks (beninteso simbolicamente, come fratelli dei "mostri"). Questo è infatti, ancora una volta, un albo ‘speciale’: per il ritorno ai pennelli dell’acclamato Venturi di L’uomo che visse due volte, ma soprattutto perché è un po’ il "manifesto" della filosofia di Dylan nei confronti dei "diversi". E Johhny Freak ha buone probabilità di diventare un nome-simbolo, e un grido di battaglia. Basta, a voi una delle storie più "sentite" che abbiamo mai realizzato.

Dylan Dog n. 81, giugno 1993. Disegno di Stano


Così il "Club dell’Orrore" (ovvero la rubrica redazionale di dialogo con i lettori) apparso ormai un quarto di secolo fa su Dylan Dog n. 81 del giugno 1993: traspariva indubbio l’orgoglio della casa editrice e dei curatori della collana per la storia che andavano a presentare, e una – ben riposta - speranza. Il futuro avrebbe infatti arriso a Johnny Freak, sicuramente uno degli episodi più amati, più citati e più vivisezionati dal fandom dylaniano e non solo. L’argomento dell’albo è sicuramente grave (nel senso di “pesante”) e i testi di Tiziano Sclavi e Mauro Marcheselli (che è stato uno dei più capaci – e purtroppo meno “sfruttati” - soggettisti e sceneggiatori di Via Buonarroti) ci rendono difficile procedere nella lettura senza avvertire un crescente “magone”: il mostro è tale solo di aspetto, solo per sfortuna, solo per un orrendo crimine altrui. Il mostro sul quale l’Indagatore dell’Incubo si trova stavolta a investigare è una vittima della mostruosità del prossimo. Il povero Johnny è costretto a vivere e a patire suo malgrado nell’infelice ruolo di donatore d’organi… vivente! 


Tex n. 451, maggio 1998. Disegno di Villa


Un ché di Grand Guignol anche nei Tex nn. 451 e 452 (maggio e giugno 1998, scritti da Claudio Nizzi, il primo erede fumettistico di Gianluigi Bonelli, e "traghettatore" verso Boselli della testata), che vedono dipanarsi un’avventura tutto sommato di breve durata per il Ranger, un’avventura di gusto classico, dove il più perfido e viscido dei criminali (non a caso veniva definito freak dal sottoscritto e da Moreno Burattini, autori di Cavalcando con Tex, nel quinto volume della poderosa enciclopedia illustrata pubblicata da Little Nemo intorno al Duemila) è un nano, brutto e gibbuto, chiamato Ruby. Grand Guignol nel Grand Guignol la magistrale sequenza di finto-vero omicidio sul palcoscenico del piccolo teatro di Montrose, vivace cittadina della Frontiera.
Andrea Venturi è il trait d’union fra i due mondi: il Far West di fine XIX secolo e la Londra di fine II millennio. Valente disegnatore, dal tratto morbido di non celata derivazione artistica americana: si nota un qualcosa anche del Frank Frazetta di Johnny Comet…, soprattutto di fronte a certe, gradevolissime, “licenze anatomiche” nel delineare i personaggi. Questo vale soprattutto per la prova willeriana. Lo stile di Venturi, a quell'epoca, era ancora in evoluzione, in formazione... Sul Dylan Dog del 1993 risente molto di una certa, grande scuola italiana del "fumetto popolare" e seriale, con Ambrosini e Roi su tutti. 

Il gobbo malefico Ruby, nell'interpretazione che ne diede Virgilio Muzzi in "Cavalcando con Tex" n. 5


I due esseri deformi si guardano a distanza di oltre cent’anni in uno specchio: Johnny Freak, vittima gentile e cuore d’artista, vede aldilà dell’argentina superficie l’oscuro Ruby, ricattatore e assassino. Venturi sceglie di donare a Johnny – così devastato nel corpo (tra le altre cose gli mancano anche le gambe, e ha dovuto imparare a camminare sulle mani, come un tragico acrobata circense) – un bel volto, angelico, luminoso, e arriva addirittura a calarsi nei panni del meta-disegnatore (disegnatore dei disegni di Johnny Freak); il batraciforme Ruby ha invece tutti gli arti al posto giusto, mossi però da un cervello nero come la pece: l’autore della parte grafica, magari su indicazioni di Nizzi, sceglie felicemente di rappresentarlo con il volto e lo chassis di Marty Feldman, l’indimenticabile Igor (si può anche pronunciare “aigor”…) di Frankenstein Junior, il capolavoro cinematografico di Mel Brooks. 


Tex n. 452, giugno 1998. Disegno di Villa


Così com’erano vissuti, entrambi i “mostruosi” protagonisti muoiono tragicamente alla fine delle rispettive storie. Johnny Freak – stremato da una vita di immeritato dolore - se ne va in pace (a Dylan chiede se esista il “paradiso dei freaks”, ma si intuisce che conosca già la risposta – un "sì" squillante), se ne va in odore di santità, arrivando a perdonare i suoi carnefici (gli infami genitori, che lo usavano per rabberciare il malaticcio e arrogante fratello, loro figlio prediletto); Ruby viene preso a pistolettate dalla sua stessa complice, la maliarda Eva, e spira sputando veleno: Eva maledetta… cagna… che tu… possa… finire… all’infer… aahh! Venturi ci rappresenta la dipartita di Johhny con un luminoso contorno di mistiche visioni dell'aldilà e tratteggia la fine di Ruby, mostrandocelo nella polvere, sanguinante  e con gli occhi strabici, prima strabuzzati e poi strizzati nell’ultimo rantolo.
Come ogni favola, anche queste due, dalle fosche tinte noir, raccontate da Venturi, hanno una morale: il vero mostro sta dentro al cuore.


Francesco Manetti

N.B. Trovate i link agli altri articoli di From the Vault in Cronologie & Index!

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