giovedì 24 marzo 2016

MEDICINA: MEDICI CIARLATANI, FALSI PROFESSORI... CURANDERAS! IL "FAI DA TE" DEL COWBOY! LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA (XXXIII PARTE)

di Wilson Vieira

Giunto alla 33esima parte della Storia del West il nostro carissimo amico e collaboratore carioca Wilson Vieira - esperto nell'epoca della Frontiera e fumettista internazionale - si occupa, tra il serio e il faceto, di una figura - di un topos addirittura - celebrata anche nella grande opera lirica italiana (più precisamente nell'Elisir d'amore di Donizetti con il personaggio Dulcamara), la figura del medico da strapazzo! Tutto ciò inserito nel più ampio contesto della questione sanitaria ai tempi dei cowboy: roba da far accapponare la pelle! Augurandovi buona lettura e buon divertimento vi segnaliamo che le immagini non bonelliane sono state scelte e posizionate nel testo dallo stesso Wilson. (s.c. & f.m.)
 
 

 


Il trattamento delle ferite riportate dal cowboy era molto semplice. Non vi erano medici nelle vaste e liberee regioni dei pascoli e ce n’erano pochi nelle città. Le ferite sul corpo venivano pulite con acqua e i brandelli di carne venivano tagliati col coltello; i proiettili, le punte di freccia, le schegge d’osso e ogni altro corpo estraneo venivano tolti con il coltello; l’emorragia veniva arrestata cauterizzando la ferita con un ferro incandescente e con polvere da sparo, poi la si disinfettava con whiskey forte; e poi veniva trascurata.
Le amputazioni venivano eseguite con coltello e sega, e le arterie tagliate, legate con crini di cavallo, mentre i tessuti muscolari e la pelle erano ricuciti con intestini di gatto. Serviva da anestesico un pugno sotto il mento, un colpo inferto in testa col calcio della pistola o - quando ciò era possibile - il laudano, il lattice dei frutti acerbi del papavero essicccati all’aria. Che tali terapie presupponessero costituzioni fisiche da cavallo è una cosa comprensibile. In generale 2 o 4 uomini immobilizzavano il paziente da operare tenendolo per le braccia e le gambe e gli introducevano un pezzo di legno tra i denti. 


Tex n. 101, marzo 1969. Disegno di Galep


I denti guasti venivano estratti dal cuoco con una tenaglia, un procedimento che non era meno doloroso. Se un uomo veniva morso da un serpente a sonagli, da un cane rabbioso, o punto da una tarantola, da uno scorpione o da un ragno, egli stesso si amputava, sul posto, la mano, il braccio o la gamba, o come minimo asportava due libbre di carne dalla parte del corpo colpita e cauterizava la ferita con polvere da sparo. Se il morso o la puntura di animali velenosi si dimostravano mortalei nonostante un simile intervento radicale, il cowboy in regola si sparava un colpo. E se non lo poteva fare lui, gli sparavano i suoi compagni.
Contro la febbre e le paralisi traumatiche, allora molto diffuse, come pure contro le infiammazioni e gli avvelenamenti del sangue, si ricorreva generalmente al whiskey ad alta gradazione alcoolica e a unguenti, tinture e linimenti da spalmare sulla pelle. Le ferite suppuranti venivano incise profondamente con un coltello, quindi si inserivano drenaggi per il deflusso della materia. In questa medicina naturale non esisteva pianta che non venisse utilizzata a scopi curativi.







Le Curanderas (le "donne delle erbe") messicane ammaestravano i cowboy mericani nell’uso dei Remedios (erbe medicinali), sotto il quale termine si comprendevano rami, foglie, fiori, semi, scorza, radici, frutti, ecc. Gli infusi godevano quindi di una posizione privilegiata. L’infuso di sassofrasso diluiva il sangue e rinfrescava la pelle in estate; l’infuso di gaggia, di salsapariglia e quelli fatti con la salvia, lo zenzero, il rabarbaro, le radici di frutti di bosco, la scorza di corteccia di quercia o lo sterco di pecora, giovavano contro la febbre. I succhi spremuti dai crescioni selvatici e dalla bocca di leone guarivano dal mal di stomaco; il decotto di tormentilla faceva bene contro la diarrea; una mistura di whiskey, di corteccia di ciliegio selvatico e di foglie di salsapariglia curava dalla malaria, allora molto difusa; fior di zolfo, melassa e sangue di bue ispessivano il sangue. L’infiamazione dell’intestino cieco era molto frequente, ma la si chiamava "bruciore d’intestino" e veniva curata con calomelano, chinino o succo di poa.
Quando d’inverno si manifestavano raffredori, bronchiti, pleuriti, raucedini e infiammazioni polmonari, ogni ranch possedeva le proprie ricette per infusi, tonici, unguenti, decotti e linimenti. Per lo più si facevano ingollare all’ammalato un'enorme quantità di whiskey e di infuso bollente di zenzero, gli si prescrivevano bagni alternati ai piedi, e se un uomo alla fine di tale trattamento era ancora vivo, poteva davvero dirsi fuori pericolo!






Medici ciarlatani, falsi professori e taumaturghi vari fabbrivacavano centinaia di misture che occupavano interi scaffali nei depositi dei negozi.
C’erano regolatori, pillole per il fegato e altre medicine brevettate come: Perune, Swamp Root, Golden Medical Discovery, Vegetable Compound, Vino Ferruginoso ed Emulsione di Ozono.







Poco per volta medicine prodigiose fabbricate anche industrialmente invasero il West; tra queste il celebre e famigerato Castoria, un tonico che conteneva una secrezione della ghiandola anale del castoro. Esso serviva a curare la stanchezza primaverile, i calcoli biliari, le infammazioni polmonari, le febbri traumatiche, i piedi piatti, il ronzio delle orecchie e mille altri malanni.
A tutto ciò si aggiunga ancora: Il “Balsamo botanico per il sangue”, l’“Unguento a base di cera del dr. Clarke”, il “Tonico TXS di Morley per la vecchiaia”, l’“Olio di Merrel contro i disturbi della circolazione”, le “Pillole orientali di Ozmantis”, il “Cardiotonico del dr. Mile”, i “Fagioli per i nervi”, lo “Sciroppo di cipolle verdi” e il “Sospensorio per la cintura elettrica del dr. Owen”, il quale veniva usato contro la lombaggine, i reumi, le nevralgie, le infiammazioni dei reni, ma anche contro il sonnambulismo.
Gli unguenti - sia quelli in commercio, sia quelli fatti in casa - erano per lo più a base di sego di vitello, olio di trementina, glicerina e decotti vegetali d’ogni genere. Gli impiastri di senape, i bagni di farina di senape, i vescicanti e le misture di muffa, sterco di animale e polvere da sparo erano consigliabili contro le pustole e il vaiolo. Il grasso d’orso, il sego di serpente, gli occhi secchi di antilope, i calcoli biliari di piccoli cervi, se spalmati sul corpo, combattevano le infiammazioni interne. Una gallina tagliata a metà mentre era ancora viva e applicata ancor sanguinolenta su una parte del corpo infiammata, tirava fuori la febbre. Punte di corna di vitello tritate producevano una infallibile pozione d’amore. Parecchie di queste ricette sono riconosciute valide anche dalla moderna scienza, altre no.


Tex n. 452, giugno 1998. Disegno di Villa


Molte ferite, operazioni e interventi di vario genere avevano un esito mortale, poiché si portavano dietro gravi infezioni, setticemie, bruciature, cancrene o il tetano traumatico. La mortalità infantile era alta, quella materna ancor di più. Epidemie come quelle di morbillo, tifo, colera, vaiolo, tubercolosi, scarlattina e difterite costavano moltissime vite umane. Molte malattie interne conducevano spesso alla morte: le infiammazioni polmonari, la pleurite e le affezioni dell’intestino cieco, i calcoli biliari, renali e vescicali erano incurabili.
Non si conosceva una dieta infantile, per cui si dava ai bambini piccoli lo stesso cibo degli adulti. L’igiene era sconosciuta. Intere famiglie bevevano da uno stesso bicchiere e usavano un solo asciugamano. Miriadi di insetti svolazzavano su cumuli di sterco e sulle vivande.




Di tutti i pionieri del West, tuttavia, il cowboy sembra essere stato l’unico a preferire, di fronte a una ferita, una terapia radicale, rifiutando sempre le medicine miracolose, al posto delle quali egli amava quella panacea che era il whiskey. La sua età media era all’incirca il doppio di quella dei coloni e dei cittadini del West. Vecchi uomini che all’età di 90 anni lavoravano ancora stando a cavallo non costituivano una rarità, mentre per le altre persone arrivare a 50 anni era già una grande impresa...


Wilson Vieira


N.B. Trovate i link alle precedenti puntate della Storia del West su Cronologie & Index!

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