sabato 19 marzo 2016

THE BEST OF MARTIN MYSTÈRE (II): "IL TESCHIO DEL DESTINO" (MM 11-12, 1a scheda - 2a parte)

di Massimo Capalbo

Dopo l'ottimo riscontro di "ascolti" della prima puntata di The Best of Martin Mystère eccoci di nuovo qua, con la seconda parte della scheda dedicata a una delle più coinvolgenti avventure del BVZM, Il teschio del destino. Vi ricordiamo che tutte le illustrazioni sono state scelte dallo stesso Max Capalbo, eccetto quella iniziale - frutto della "redazione". Buona lettura! (s.c. & f.m.)
 

Un'altra delle straordinarie interpretazioni mysteriane di Alex Dante!

Martin Mystère n. 11, Febbraio 1983. Disegno di Alessandrini


2. IL TESCHIO DEL DESTINO (II parte) 

Soggetto e sceneggiatura
Alfredo Castelli 

Disegni
Claudio Villa

192 tavole 

Martin Mystère nn. 11-12
Febbraio-Marzo 1983


Martin Mystère n. 12, marzo 1983. Disegno di Alessandrini


Humour castelliano 

Oltre all'inquietante mistero del manufatto precolombiano e alla drammaticità di alcune sequenze (i già menzionati omicidi compiuti da Zulma, ma anche l'omicidio di Alfonso Vilar ad Acapulco e l'incaprettamento di Lopez, il quale però riesce a salvarsi), Il Teschio del Destino presenta un lato assai più leggero, a testimonianza della capacità di Castelli di mutare abilmente registro e di mescolare sapientemente generi diversi.
I personaggi più grotteschi e divertenti della storia sono senz'altro i vicini di Martin, noti inizialmente come John e Ann Jones, ma poi diventati Elmer e Evelina Morgan (lo stesso cognome dei coniugi a cui appartenevano le diapositive). I due - come si legge a p. 38 de La vita segreta di Martin Mystère (volumetto allegato al diciannovesimo Speciale, La macchina della verità, luglio 2002) - sembrano l'incarnazione vivente di alcuni dei peggiori difetti che gli europei attribuiscono agli americani. Sono rozzi, assolutamente privi di cultura, e credono che se l'interlocutore non capisce la loro lingua basti alzare la voce per farsi comprendere. Evelina, grande ammiratrice del Detective dell'Impossibile (che, come racconta lei stessa con orgoglio ai suoi ospiti, una volta l'ha pure invitata a prendere un tè e le ha mostrato la sua casa) detesta profondamente Diana e spera che Martin la lasci (o viceversa).

 
Alfonso Vilar viene ucciso nel cielo di Acapulco da uno degli scagnozzi di Gutierrez - MM 11, p. 32

Due sgherri di Gutierrez incaprettano Lopez, ma costui, grazie alle sue doti di contorsionista, riuscirà a salvarsi - MM 12, p. 29

Evelina Morgan (all'epoca, Ann Jones) tesse le lodi del professor Mystère davanti ai suoi ospiti, suscitando la gelosia del marito Elmer (all'epoca, John)- MM 11, p. 15


Ancora quella smorfiosa! E' da lui praticamente tutti i giorni…, si lamenta costei quando vede, dalla finestra del suo appartamento (che è di fronte a quello dell'archeologo), la fidanzata del professor Mystère fare una visita a sorpresa a quest'ultimo. Poco dopo, Diana litiga con il Nostro e se ne va dicendogli addio. La scena non sfugge a Evelina, che esclama compiaciuta: Molto bene! Così non si farà più vedere in giro, quella smorfiosa… . L'ammirazione che sua moglie nutre verso Martin è malvista da Elmer Morgan, il quale sospetta che tra i due ci sia qualcosa: Ci siamo di nuovo! Ti ho sentita benissimo, sai? – dice questi alla consorte nella scena sopracitata - …adesso mi spiegherai una volta per tutte cosa c'è sotto. E se non sarai sufficientemente chiara, ti giuro che saranno guai!. . Le minacce di suo marito non fanno né caldo né freddo a Evelina, che, in una sequenza davvero spassosa, critica il consorte mettendolo a confronto proprio con Martin: Ha buon gusto, checché tu ne dica! La sua casa è piana di oggetti affascinanti e insoliti… …e invece, guarda qui! Sembra di essere in un supermercato… tutti mobili anonimi, di serie… …e l'unica cosa non di serie che hai comprato tu era quel disgustoso lampadario che ho venduto a quei due ragazzi… puah! Lui non avrebbe mai preso un obbrobrio del genere. Il caso vuole che, proprio in quel momento, Martin rientri nel suo appartamento con il suddetto obbrobrio. Lui… Gulp! – esclama esterrefatta la signora Morgan - Ecco, io… forse non era così male, dopotutto …ehm… . In realtà, Martin si è visto costretto ad acquistare – per ben trenta dollari – il mostruoso lampadario, altrimenti i due ragazzi cui faceva riferimento la sua vicina – che sono i figli degli altri Morgan (pure costoro una buffa coppia) - non gli avrebbero detto dove abitavano i loro genitori (la scena in questione è anch'essa molto divertente). Bene! Questo vedrò di regalarlo a quei nostri vicini, che hanno un gusto orribile, dice il Nostro mentre appoggia il lampadario in un angolo della sua casa.

Evelina vede l'odiata Diana andare da Martin. Il cognome iniziale dei vicini di casa dell'archeologo – Jones - era un'evidente citazione di Mr. Jones, il vicino di Paperino - MM 11, p. 18

Mentre la signora Morgan gode nel vedere Diana litigare con Martin, suo marito si convince che quest'ultimo abbia una relazione con Evelina - MM 11, p. 24

Martin compra, dai figli degli altri Morgan, l'orrendo lampadario appartenuto ai suoi vicini - MM 11, p. 48


Martin & Minni 

La gelosia di Evelina nei confronti di Diana e quella di Elmer nei confronti di Martin fanno il paio con la gelosia di Diana medesima verso il suo futuro marito. Trent’anni fa era una specie di Minni isterica e gelosa, ha detto di lei Castelli in un'intervista che Raffaele De Falco gli ha fatto nel 2012 sul sito Lo Spazio Bianco. In effetti, la Diana dei primi anni era più gelosa dell'Otello shakespeariano, il che la rendeva poco simpatica. Nella storia in oggetto, oltre alla scenata che fa felice la signora Morgan (…In quanto ai tuoi "programmi" – dice Diana al povero Martin, che gli ha appena detto di non poterla accompagnare al cinema per quella sera, avendo già un altro programma [la visione delle diapositive] – sia che sia rossa, che sia bionda, o che sia bruna… …ti auguro che la cena ti vada di traverso!), la nostra Minni dà un chiaro avvertimento a un'amica, la quale si è limitata a dire che gli piacerebbe conoscere il professor Mystère: Non azzardarti a mettergli gli occhi addosso! Martin Mystère è proprietà privata… . Non solo, ma quando – la mattina dopo la suddetta scenata – Diana telefona Martin per fare pace (Forse ho esagerato a trattarti male […] Credo che sia il caso di discuterne tranquillamente, una volta tanto…), bastano le innocenti parole dell'archeologo (Stanotte non ho praticamente dormito [Martin ha infatti trascorso le ore notturne a guardare con Java le famose diapositive, nda] per scatenare nuovamente la sua gelosia: Non hai dormito? Già! Capisco… capisco benissimo! Ritiro quanto ho detto prima. Di nuovo addio, Martin!, esclama prima di riattaccare bruscamente. E' un record! – commenta, sbalordito, il BVZM a JavaSono stato processato, assolto e nuovamente condannato per un reato che non ho commesso, nel giro di una sola notte!

Dopo aver ottenuto l'indirizzo dei loro genitori, Martin e Java si congedano dai due fratelli - MM 11, p. 49

Evelina è sorpresa nel vedere Martin con il mostruoso lampadario - MM 11, p. 50

Martin e Java a casa degli altri Morgan - MM 11, p. 57

 
Diana giunge persino a escogitare un astuto espediente (la moneta da 25 cent truccata) per convincere Martin a portarla con sé in Messico: Caro Martin, stavolta avrai al tuo fianco una persona che ti difenderà dal pericolo costituito dai begli occhi delle messicane… . Solo a Città del Messico, e in maniera casuale, Martin si accorgerà dell'inganno, e cioè che la moneta con cui la sua fidanzata gli ha fatto fare testa o croce ha in realtà due teste. A parziale discolpa di Diana, bisogna dire che la sua gelosia, per quanto esagerata e molesta, non è del tutto immotivata, giacché, nelle prime avventure, Martin non è affatto insensibile alle lusinghe del gentil sesso, come testimonia ad esempio la presenza al suo fianco dell'avvenente Cristina Ramos nelle pagine iniziali della storia d'esordio, Gli Uomini in Nero (A. Castelli [sog.&scen.] – G. Alessandrini [dis.], n. 1). Fortunatamente, nel corso della saga, il rapporto fra i due si solidifica. Da allora, la loro relazione cresce: la gelosia di Diana diminuisce e Martin è più cauto con le sue ammiratrici (La vita segreta di Martin Mystère, p. 47).

Minnie Mouse (Minni in italiano) - © DISNEY

La gelosissima Diana litiga con Martin - MM 11, p. 23

Diana "minaccia" la sua amica, che vorrebbe conoscere il famoso Martin Mystère – MM 11, p. 36


Un cavernicolo per amico 

Se, come abbiamo visto, la Diana de Il Teschio del destino è assai diversa da quella attuale (che è molto più simpatica e ironica), Java, al contrario, è rimasto grosso modo lo stesso. Rappresentante di una specie umana creduta estinta trentamila anni fa: quella degli Uomini di Neanderthal, Java - afferma Castelli nella già citata intervista di De Falco - è il classico amico che tutti vorremmo avere: generoso, fedele, leale, forte, intelligente e in qualche modo invisibile,nel senso che la sua presenza è costante ma non opprimente; per di più possiede una decisa personalità e un grande senso dell’indipendenza e si è guadagnato l’affetto e la profonda stima di Martin in quella che non è una semplice relazione tra servo fedele e padrone, ma un vero rapporto paritario. Il simpatico neanderthaliano, originario della Città delle Ombre Diafane (un'incredibile città perduta che si trova tra i Monti Hangaj della Mongolia), si è ambientato benissimo negli Stati Uniti, anche se all'inizio l'impatto con la civiltà moderna non è stato per niente facile. Con i suoi silenzi, i suoi sensi acutissimi, il suo sguardo penetrante, Java è il perfetto contraltare del logorroico e fin troppo "civilizzato" professor Mystère (La vita segreta di Martin Mystère, p. 29). In effetti, i due si completano a vicenda e formano con Diana un terzetto davvero affiatato.

Diana usa una moneta truccata per convincere Martin a portarla con lui in Messico - MM 11, p. 88

A Città del Messico, Martin scopre il trucco di Diana - MM 11, p. 98

La signora Morgan descrive Java ai suoi ospiti – MM 11, p. 17

A proposito dei sensi acutissimi di Java, vale la pena di citare la scena in cui egli sente la presenza dei due scagnozzi di Gutierrez nel passaggio sotterraneo che si estende sotto la casa dei signori Morgan (i Morgan delle diapositive) e quella, che ha luogo poche pagine dopo, in cui avverte in anticipo che l'automobile dei suddetti sgherri sta per esplodere (una precauzione del boss per evitare che i due, se catturati, parlino), salva la vita a Martin, saltandogli addosso e premendolo contro il terreno con tutta la sua forza. Ovviamente, per quanto fuori dal comune, la percezione del pericolo che Java possiede ha i suoi limiti: il neanderthaliano, infatti, non riesce a prevedere la trappola che il contrabbandiere messicano ordisce ai danni suoi e di Martin usando come esca il rapimento di Diana. Ignari di ciò che li attende, i due fanno irruzione nella casa di Gutierrez e si ritrovano circondati dai suoi uomini, armati di mitra e pistole. Solo allora i Nostri scoprono che il boss li ha giocati.

Nella casa degli altri Morgan, Java sente la presenza dei due scagnozzi di Gutierrez - MM 11, p. 59

Java si scaglia contro uno dei due sgherri – MM 11, p. 65

Java salva la vita a Martin – MM 11, p. 76


L'aguzzino e la simpatica canaglia 

Benché malvagio e senza scrupoli, il summenzionato Gutierrez non è certo un villain che si fa ricordare, ma la sua presenza è comunque utile all'economia della storia. Lo stesso dicasi dei suoi scagnozzi (tutti nerovestiti e in giacca e cravatta), i quali si dimostrano avversari non proprio irresistibili per Martin e Java, il primo dei quali fa "assaggiare" ad alcuni di loro il raggio paralizzante del suo Murchadna, l'arma - proveniente dal perduto continente di Mu - donatagli dal monaco tibetano Kut Humi. Tornando agli uomini di Gutierrez, l'unico davvero efficiente – nonché l'unico a non scontrarsi mai direttamente con i protagonisti - pare essere il biondo con baffi e occhiali scuri che uccide Alfonso Vilar e cloroformizza Diana per recuperare le diapositive, che poi distrugge in una camera dell'Hotel Plaza (uno dei più rinomati alberghi newyorkesi). Dopo la suddetta sequenza, costui esce inspiegabilmente di scena. L'ultimo collaboratore del boss a comparire nell'avventura è il professor Hans Kruger, il quale è anch'esso una figura un po' stereotipata: si tratta infatti del classico medico aguzzino di nazionalità tedesca. Le parole che Gutierrez pronuncia quando presenta Kruger a Martin e Java - Ai suoi tempi era un vero esperto nell'ottenere confessioni. - sembrano alludere a probabili trascorsi del medico nella Gestapo, la famigerata polizia segreta del Terzo Reich. D'altra parte, come ben sappiamo, non pochi criminali nazisti della realtà riuscirono, alla fine della guerra, a trovare rifugio in America Latina (Paraguay, Argentina, Bolivia e Cile le destinazioni principali), ponendosi spesso al servizio di brutali regimi dittatoriali.

Caduto nella trappola di Gutierrez, Martin consegna al boss messicano il suo Murchadna – MM 12, p. 60

Il più efficiente scagnozzo di Gutierrez brucia le diapositive nel lussuoso Hotel Plaza di New York – MM 11, p. 84

Gutierrez presenta il professor Hans Kruger ai suoi prigionieri - MM 12, p. 74


Kruger, a quanto pare, è un degno collega di fantasia dei vari Eichmann, Mengele, Kutschmann, Schwammberger ecc. . A far pagare, in maniera definitiva, al medico tedesco le malefatte che ha commesso in Europa e in Messico, provvede Lopez, il quale, con una pistola dotata di silenziatore, lo crivella di colpi, ma solo dopo che Kruger gli ha scagliato contro la siringa di sonnifero destinata a Martin, mancandolo di poco. Lopez, a nostro avviso, è un personaggio più riuscito rispetto ai cattivi finora menzionati. Egli incarna la classica simpatica canaglia, appartiene cioè a quel genere di persone che, pur vivendo di espedienti, hanno un loro preciso codice d'onore, per rispettare il quale sono disposti anche a pagare un prezzo. Fino a qualche mese fa, - racconta infatti il messicano ai Nostri dopo aver visto due uomini del boss spiare il loro incontro – io lavoravo per un certo Gutierrez, un tipo assai poco raccomandabile… …contrabbando, piccole truffe ai turisti, racket delle lotterie, ma quando mi ha chiesto di seguire un tizio fino ad Acapulco per poi farlo fuori, io l'ho mandato a quel paese… [il tizio cui Lopez si riferisce è naturalmente Alfonso Vilar, nda] lui ha detto che me l'avrebbe fatta pagare cara, io credevo che fosse solo una minaccia, ma ora… . Per non coinvolgere il vecchio amico Martin nei suoi guai, Lopez-dal-cuor tenero (soprannome – affibbiatogli proprio dagli sgherri di Gutierrez – che rimarca la fondamentale differenza tra Lopez e costoro) si dilegua, ma il boss ordina ai suoi di ucciderlo.

Kruger inietta a Martin il Pentothal, meglio conosciuto come siero della verità - MM 12, p. 77

Lopez uccide Kruger e libera Martin - MM 12, p. 79

Il simpatico messicano mostra all'archeologo – che lo credeva morto – l'eccellente esito del suo attacco a sorpresa – MM 12, p. 80


Tuttavia, come ogni simpatica canaglia che si rispetti, Lopez riesce a cavarsi d'impaccio anche in situazioni che sembrano disperate: benché incaprettato dagli uomini del contrabbandiere, egli riesce non solo a liberarsi, ma a liberare Martin e, nel contempo, a catturare Gutierrez. "La sorpresa vale più di un esercito", come diceva Pancho Villa… - dice a sua volta Lopez all'archeologo, mostrandogli il boss legato e imbavagliato e i cadaveri di alcuni suoi scagnozzi - …e non riesco a pensare a nulla di più sorprendente che essere attaccati da un morto resuscitato… non ti sembra, compadre?... . Martin, a cui Gutierrez stesso aveva detto che Lopez era stato eliminato dai suoi uomini, risponde: Certo che mi sembra! Diavoli dell'inferno! Ma tu non eri… . E il messicano: Morto? Evidentemente no. Mi hanno legato in un modo che avrebbe ucciso chiunque… …chiunque escluso un ex contorsionista. E, come sai, ho fatto anche questo mestiere per sbarcare il lunario… sono riuscito a mantenere il sangue freddo e a liberarmi senza soffocarmi. Mi sono procurato una pistola, un silenziatore e sono venuto qui. Nonostante qualche piccolo intoppo è stato facile arrivare a voi… .
Il formidabile Lopez - che esordisce nella storia in modo bizzarro, ossia sferrando un pugno a Martin, il quale glielo restituisce subito dopo (una tipica manifestazione di amicizia virile) – si segnala anche per i divertenti piropos (le frasi galanti che i messicani sussurrano alle sconosciute) rivolte a Diana: ad esempio, Chi è questa bella signorina?... Che nessuno fumi vicino a lei! E' talmente ardente che potrebbe scoppiare un incendio!; Dove eravate il giorno dell'eclissi di sole? Non vi ho vista… ah, già, che stupido, voi siete il sole!; Per voi rinuncerei tre dollari, e magari anche a quattro…; Vivrò solo per ammirarvi, senza chiudere mai gli occhi neanche per la siesta!. Data la sua simpatia e la sua verve, è un peccato che il messicano non sia più ricomparso nella saga del BVZM.

L'ex contorsionista fa saltare con la sua pistola la serratura della cella di Diana – MM 12, p. 81

Lopez saluta a modo suo l'amico Martin… - MM 12, p. 4
e Martin gli restituisce il saluto – MM 12, p. 6


Bienvenido a Mexico! 

Uno dei punti forza delle storie mysteriane, in special modo di quelle scritte da Castelli, è rappresentato dalle descrizioni accurate e suggestive delle ambientazioni, siano esse metropoli o siti archeologici o lande selvagge. Forte di un'eccezionale capacità divulgativa e della sua esperienza di appassionato giramondo, lo sceneggiatore milanese riesce a far immergere il lettore nei luoghi che descrive, di cui coglie spesso e volentieri gli aspetti più interessanti e curiosi. Ciò è evidente, ad esempio, nella didascalia di p. 44 del n. 11 e in quelle di p. 90 dello stesso albo: nella prima, si legge che la gente del Greenwich Village [il famoso quartiere di Manhattan nelle cui vicinanze si trova Washington Mews, la via dove abita il BVZM, nda], è abituata a dormire fino a tardi. I negozi non aprono prima delle 11, e molti addirittura a mezzogiorno o all'una; nelle seconde, che si riferiscono invece alla mastodontica e tentacolare capitale messicana, leggiamo la seguente descrizione: Vista dall'alto, Città del Messico costituisce un'immagine impressionante. Sembra addirittura di atterrare nel suo centro, tanto è vasta la periferia che la circonda… …in effetti la città è popolata da dodici milioni di abitanti "dichiarati" e quattro o cinque milioni di "abusivi" detti paracaidistas [Lopez è appunto uno di essi, nda] perché come paracadutisti si catapultano in città in cerca di lavoro.

Dopo i pugni, gli abbracci - MM 12, p. 7

I piropos di Lopez divertono Diana – MM 12, p. 17

Panorama di Città del Messico


Sempre riguardo al Messico, merita citare le didascalie di pp. 30-31 del n. 12, dove Castelli ci illustra, con divertita ironia, le trappole per turisti disseminate lungo la strada che conduce a Teotihuacan: …vi imbatterete dapprima in una piccola costruzione che viene pomposamente denominata museo… Qui, se siete giunti in taxi, il guidatore insisterà a tal punto da indurvi a scendere… …e un indio di lingua nahuatl vi spiegherà in un rozzo spagnolo i mille usi che gli Aztechi avevano per il cactus chiamato agave… …le cui spine servivano come aghi, la cui corteccia come "carta" e la cui polpa è ancora utilizzata per preparare il pulque. Vedrete un asino che beve in un solo sorso una bottiglietta di Coca Cola (che dovrete "offrirgli", pagandola salatissima al vicino bar)… …poi, inevitabilmente, verrete condotti all'interno di quello che può sembrare un grande magazzino… …dove, con incredibile insistenza vi verranno magnificati i prodotti dell'artigianato locale: sombreros, ponchos, oggetti in quarzo e in ossidiana… Quando risalirete in taxi, dopo aver combattuto almeno mezz'ora con un proprietario che vi offre tutto "barato" (a buon mercato) al prezzo doppio di quello che si paga in città, comincerete a pentirvi di aver intrapreso la gita… .

Una delle principali attrazioni della capitale messicana: la cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta

Martin, Java e Diana a spasso per Città del Messico – MM 12, p. 26

Diretti a Teotihuacan, i Nostri incappano nelle immancabili trappole per turisti - MM 12, p. 31

A questo punto, lo sceneggiatore descrive l'incredibile spettacolo offerto dalla città precolombiana, trasmettendo al lettore lo stesso senso di meraviglia provato da Diana: …e invece, percorse poche altre centinaia di metri, il vostro umore cambierà improvvisamente… …di fronte a voi si estende la piana di Teotihuacàn, con le sue splendide piramidi "del Sole" e "della Luna" …e la "Ciudadela", la cittadella dove si erge il tempio di Quetzalcoatl… "il Serpente Piumato", divinità principale di tutti i popoli del Centroamerica… .
Possiamo senz'altro affermare che Castelli, sia quando parla attraverso il suo alter ego Martin Mystère e sia – come abbiamo appena visto – quando si esprime in veste di narratore extradiegetico, riesce sempre a tenere desta l'attenzione di chi legge, evitando di cadere nel didascalismo, in uno sfoggio di erudizione fine a se stesso. Insomma, con il BVZM e il BVZA difficilmente rischiamo di annoiarci.

Claudio Villa disegna per i fans in una foto di pochi anni fa

Teotihuacan al tempo del suo massimo splendore - MM 12, p. 33

Java alle prese con il piccantissimo chili, uno dei più conosciuti piatti messicani - MM 12, p. 11


L'esordio del "reuccio"
 
Il Teschio del Destino è in assoluto la prima storia bonelliana di Claudio Villa, che ben presto sarebbe diventato una delle colonne portanti della casa editrice, nonché uno dei più apprezzati disegnatori italiani. Pur mostrando un tratto ancora acerbo (come testimoniano soprattutto i disegni della parte iniziale della storia), l'autore comasco ha caratterizzato ottimamente le ambientazioni (mozzafiato la Teotihuacan di pp. 32-33 del n. 11) e i personaggi dell'avventura, a cominciare dai tre protagonisti. Il suo Martin Mystère, in particolare quello del n. 12, ha molta personalità ed è affascinante e ironico al punto giusto. Anche il suo Java è molto azzeccato: degni di menzione, a questo proposito, i primissimi piani di p. 14, p. 17 e p. 40 del n. 11; il buffo primo piano di p. 11 del n. 12 e quello di p. 57 del medesimo albo. Per quanto riguarda invece Diana, nell'intervista che il disegnatore ha concesso a Franco Spiritelli nel libro Claudio Villa – Sogni, segni e disegni (Lo Scarabeo, 1998) leggiamo che la fidanzata di Martin è il personaggio che gli ha dato più problemi: […] la facevo "recitare" troppo. Ricordo che avevo esagerato molto le espressioni in una scena in cui litiga con Mystère: era inviperita, sembrava proprio una strega. L'espressione non era giusta e Castelli la contestò subito, così la ridisegnai appiccicando la nuova versione sull'originale. Sono errori di gioventù, stavo ancora sperimentando, avevo ancora una certa voglia di "divertirmi" che veniva dalle storie precedenti destinate a un pubblico meno esigente. Mi veniva naturale esasperare le espressioni dei personaggi, trovare la misura giusta, soprattutto nella loro psicologia, è difficile e faticoso. Tra l'altro con le donne non me la sono mai cavata molto bene, ho sempre preferito disegnare gli uomini.

Il volto concentrato e determinatissimo di Java - MM 12, p. 57

La camicetta aderente e i pantaloncini corti mettono ben in evidenza le morbide e seducenti forme di Diana - MM 12, p. 36

Zulma in balia del potere ipnotico del teschio - MM 12, p. 8

 
Ad ogni modo, come dice lo stesso Spiritelli nella suddetta intervista, la Diana di questa storia è comunque carina e seducente; non solo: anche la folle Zulma ha senza dubbio un aspetto gradevole. Significativa, in tal senso, la grande vignetta di p. 65 del n. 12, dove possiamo ammirare le stupende forme del suo corpo. Tuttavia, ancor più che la sexy Zulma in abiti aztechi, a rimanere particolarmente impressa è la Zulma che, ipnotizzata dal teschio, rivive la scena di un sacrificio umano (n. 11, p. 8) e quella che, con forza inumana e altrettanta ferocia, pugnala ripetutamente lo sventurato dottore (n. 12, pp. 86-87). Il modo in cui Villa ha disegnato questa seconda sequenza – tra le più cruente di tutta la saga mysteriana - lascia davvero a bocca aperta e dimostra la sua enorme bravura. Che dire poi delle due vignette iniziali di p. 88? Il volto della povera guardia sgozzata da Zulma trasmette una sensazione di orrore difficile da dimenticare. A proposito di orrore, meritano di essere segnalate – sempre nel n. 12 - anche le tre vignette consecutive di pp. 74-75, in cui Villa raffigura la tenebrosa Cella Grande (con tanto di sinistri pipistrelli), e la vignetta immediatamente successiva, nella quale vediamo il Tristo Mietitore (la tradizionale figura della morte con la falce e il mantello) pronto a ghermire il pianeta Terra. Un'immagine, questa, di notevole forza evocativa.

Con un gesto fulmineo, Zulma sferra al povero dottore la prima di numerose coltellate - MM 12, p. 86

L'antico orrore nascosto nella Cella Grande attende il momento propizio per scatenarsi su tutto il pianeta - MM 12, p. 75

Sul primo dei tre album mostrati da Martin a una poco interessata Diana, si legge un nome che non passa inosservato: Claudio Villa - MM 11, p. 20

 
Prima di concludere, è bene citare gli interessanti inside jokes che Villa ha inserito nell'avventura: a p. 20 del n. 11 (ultima vignetta), sulla copertina di uno dei tre dischi a 78 giri che Martin mostra a Diana, si leggono nome e cognome del celebre omonimo del disegnatore, il reuccio della canzone italiana Claudio Villa (che in realtà si chiamava Claudio Pica); a p. 13 del n. 12 (ultima vignetta), si vede un ragazzino messicano intento a leggere il n. 6 di Martin Mystère: Delitto nella preistoria (primo albo di un'altra bella storia dove il destino riveste un ruolo importante); a p. 92 del n. 12 (ultima vignetta), il tassista che carica Zulma ha le fattezze dello stesso Villa, ovviamente il Villa poco più che ventenne dell'epoca (il disegnatore è nato infatti nel 1959).

Anche i ragazzini messicani leggono le avventure del BVZM - MM 12, p. 13

Villa ritrae se stesso nel tassista che porta Zulma a Teotihuacan - MM 12, p. 92


Massimo Capalbo


N.B. trovate i link alle altre parti di The Best of Martin Mystère su Cronologie & Index

1 commento:

  1. Sempre affascinante questa storia nonostante la sua "leggerezza"! ^^ Riesce a unire ironia e mistero con un plot dall' incipit come quello delle diapositive piuttosto strambo! Secondo me se oggi qualcuno si presentasse alla SBE con un soggetto simile, l' avrebbero guardato in maniera basita! XD Ma anche 15-20 anni fa! XD
    Poi i disegni di Villa...si, a volta sono un po acerbi, ma come avete scritto, le sequenze finali nella sala sotterranea dello scheletro... alcuni vorrebbero un seguito e forse mi pare che qualche anno fa l' avessero mezzo annunciato, ma a me basta e avanza questa storia. In senso buono eh! Il mistero che aleggia interno al teschio e su chi sia il proprietario a mio parere deve rimanere tale!

    "Dopo la suddetta sequenza, costui esce inspiegabilmente di scena"

    Ah, ah! Non ci avevo fatto caso.

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