La maggior parte delle poesie di HPL paga pegno alla "occasional poetry" (componimenti che storicamente venivano scritti, spesso su commissione, per le grandi occasioni, come le incoronazioni o i matrimoni regali) di Dryden e Pope. Molte poesie si inseriscono nel filone narrativo principale di Lovecraft, quello fantastico-orrorifico; altre sono dedicate agli amici, ai parenti, ai conoscenti; altre ancora sono riflessioni sulla natura e i paesaggi del New England e dell’America; altre sono infine satire e riflessioni politico-sociali sui primi anni del ‘900. Non siamo quasi mai di fronte a capolavori, inutile negarlo. HPL era uno scrittore di narrativa, un pensatore, un inguaribile grafomane, che non mancò mai di esercitarsi - da appassionato e senza sosta - con rime e versi, ottenendo però risultati alterni. Thomas Ollive Mabbott, un professore universitario di lettere originario di New York, fu uno dei primi studiosi di “alta caratura” a interessarsi all’opera letteraria di Lovecraft; in un saggio del 1944 dichiarò che HPL sembrava aver scritto le sue poesie “con la mano sinistra”. Il poeta e giornalista Winfield Townley Scott, in una congettura sul corpus poetico di HPL scritta nel 1945 addirittura bollò quei componimenti come “spazzatura del diciottesimo secolo”. Del resto era Lovecraft stesso a non avere una grande considerazione delle sue poesie. Nel 1914, scrivendo all’amico Maurice Moe (1882 - 1940), affermò: "Togli la forma e niente rimane. Non posseggo una reale vena poetica, e l’unica cosa che salva i miei versi dalla totale inutilità è la cura che infondo nella loro costruzione metrica." Ma non è tanto la qualità artistica del Lovecraft poeta che qui ci interessa. In questo nostro viaggio, in questa nostra “guida tascabile”, ci muoveremo nel labirinto delle oltre 500 poesie di Lovecraft, facendo emergere per commentarle solo quelle (una settantina) dove più è evidente, nei contenuti, la sensibilità “politica” dell’autore, spesso espressa (soprattutto negli ultimi anni, quando la vena poetica si inaridì per lasciar posto alla vocazione di narratore in prosa) con i metri di una pungente satira indirizzata verso governanti, amministratori pubblici e artisti delle correnti più in vista e alla moda: vanto per le origini culturali (classiche o moderne) europee, neopaganesimo, critica al sistema sociale americano del XX secolo, razzialismo identitario, conservatorismo rivoluzionario, socialismo nazionale, etc.
C.S.A.: 1861-1865 (S.C.A.: 1861-1865), 1902
Poesia dedicata alla “Croce Stellata del Sud”, che non è tanto la costellazione che guida i marinai di notte nell’emisfero australe, quanto la battle flag degli Stati Confederati d’America, quella con le barre stellate incrociate, oggi molto nota anche a livello popolare (l’acronimo del titolo significa Confederate States of America, la coalizione di stati che si coalizzò contro il Nord di Lincoln). Lovecraft fu infatti per tutta la vita un sostenitore della causa confederata, nonostante fosse un “settentrionale”; lo scrittore si sentiva un “gentiluomo” europeo del XVIII secolo e vedeva nella bandiera degli stati “ribelli” del Sud un vessillo che, con il suo orgoglioso garrire al vento, “proclamava solennemente i diritti della specie umana” (riferendosi alla discendenza bianca europea). Secondo il dodicenne HPL i “crudeli Yankee”, terrorizzati dagli ideali trasmessi da questo stendardo testimone di una “nobile causa venuta al Mondo”, rovesciarono il Sud con il tradimento, ma quei ricordi non sono morti e ogni “vero sudista” sogna ancora il suo vessillo nazionale, la Starry Cross of the South. Non a caso in alcune delle bandiere degli stati che facevano parte della disciolta CSA ancora oggi è inserito il vecchio drappo sudista – quello che nel XXI secolo i profeti della cancel culture e del politicamente corretto vorrebbero rimuovere definitivamente.
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