di
Giampiero Belardinelli
Introduzione
Questa
insolita "trilogia del viaggio" si dipana nell’arco dei tre Maxi del
2018 e rappresenta una novità editoriale per la testata, non priva fra l’altro di interessanti esperimenti - come la miniserie in sei
numeri incentrata sul Pancione Messicano, pubblicata lo scorso anno.
La collana mensile è stata da sempre il luogo dove le principali
saghe di trasferta si sono sviluppate, accompagnando i lettori per mesi
o addirittura anni in regioni del pianeta inusuali e ricche di
fascino avventuroso. La scelta di raccontare questo viaggio zagoriano
nei tre Maxi e non nel mensile acuisce in positivo la sensazione di
una serie effervescente, di cui non mancano, dal punto di vita del
marketing editoriale, reminiscenze della realtà dei comic statunitensi. Il tour avventuroso dei Nostri avrà il suo epilogo
nella serie mensile, nel prossimo gennaio 2019, altro aspetto
innovativo di cui mi riprometto di tornare a scrivere in questa sede.
I fasti e i nefasti del Viaggio: Ulisse |
Ma
perché la narrazione di viaggio affascina gli autori e i lettori di
ogni latitudine? Probabilmente perché viaggiare è qualcosa che
spinge a uscire dalle frontiere rassicuranti delle abitudini. L’uomo
ha sempre guardato oltre i confini celati all’orizzonte, spinto da
un audace desiderio di avventura e dall’improrogabile urgenza di
confrontarsi con i propri limiti. Il viaggio rappresenta anche la
dualità dell’animo umano: da un lato la ricerca del mistero e del
nuovo, dall’altro la potente nostalgia per i luoghi nativi. La
figura ideale e simbolo di questa duplicità è quella di Ulisse, il
cui pensiero oscilla tra il desiderio di ritornare nella sua Itaca e
la smania di oltrepassare i più remoti confini del mondo. Queste
potenti emozioni riempiono da sempre l’esistenza di ogni anima
viaggiante. Viaggiare è in definitiva ambire al ritorno e, come
direbbe Cico, esclamare a viva voce Casa dolce Casa!
Il
vulnerabile Eskimo
Le
foreste sono imponenti, i fiumi navigabili e maestosi: siamo sulle
coste settentrionali del Pacifico, al confine fra Canada e Stati
Uniti. Zagor e Cico arrivano nella regione dopo aver ricevuto una
missiva da parte di Honest Joe, che li informa di essere in pericolo
a causa di un misterioso nemico. Al timone di questo Maxi troviamo lo
sceneggiatore Jacopo Rauch e i disegnatori Domenico e Stefano Di
Vitto, il cui tratto è perfetto per raccontare la potenza selvaggia
della natura. La caratteristica peculiare di quest’avventura è la
coralità e una struttura narrativa concentrica, dove tutte le varie
tracce confluiscono, con calibrato equilibrio, verso il nucleo
centrale per ristabilire l’ordine nel caos violento generato da
Eskimo. Ebbene sì, ormai non è più un segreto, il vecchio nemico
ritornato clamorosamente sulle pagine di Zagor è proprio lui, il
personaggio ideato da Guido Nolitta e realizzato graficamente da
Frank Donatelli. Nell’estate del 2011, in occasione di Rimini
Comics, in una cena informale Jacopo Rauch mi aveva raccontato di
aver realizzato un soggetto, approvato da Moreno Burattini, in cui
immaginava un modo semplice e logico per far ritornare Eskimo sulla
strada del nostro eroe. In effetti, il modo con cui il cattivo ha
salvato la pelle è ragionevole e non forza alcuna logica. In quella
vecchia storia scritta da Marcello Toninelli e disegnata da Donatelli
(L’invulnerabile, Zagor 224-226), Eskimo aveva acquisito il
dono dell’invulnerabilità, con uno stratagemma narrativo di stile
supereroistico. E proprio l’invulnerabilità permette all’uomo di
salvarsi dalla frana di rocce causata dall’intervento del Nostro.
Da Maxi Zagor n. 32. Disegni dei F.lli Di Vitto |
Rauch ha sfruttato questo trucco per riportare in scena Eskimo, ma
forse si è reso conto che la sua avventura avrebbe funzionato meglio
se il villan avesse perso i suoi poteri. L’autore ha
ricondotto il personaggio alle origini nolittiane e in più ne ha
esaltato il carisma e le capacità strategiche. Eskimo agisce da
mercenario al soldo di Mister Pearson, uno dei boss della Compagnia
delle Pellicce, il cui scopo è quello di liberarsi dei coloni
americani che affluiscono numerosi nella regione. Ma dimostra di
essere un cattivo ambizioso, e quindi allo stesso tempo pianifica la
sua vendetta nei confronti di Zagor e, proprio grazie al denaro di
Pearson, di agire al soldo di se stesso. La caratteristica principale
dell’Inuit Eskimo è la spavalda avidità e la freddezza sprezzante
dinanzi alla vita dei propri avversari. In conclusione, Rauch ha
realizzato una sceneggiatura molto robusta, a cui non mancano echi
del miglior Toninelli (rinunciando cioè allo Zagor in difficoltà di
alcune prove dell’autore senese) e richiami alla coralità di
boselliana memoria.
In
Principio c’era una Principe: andata e ritorno da Darkwood e
Novograd
Sul
finire del Maxi precedente i Nostri rincontrano il Principe Rezanov,
a cui promettono di far visita sulla via del ritorno a Darkwood.
Questo secondo capitolo della trilogia del viaggio ha come base di
partenza la colonia Russa di Nuova Arcangelo, sull’isola di
Baranof, in Alaska. L’amicizia con il Principe Rezanov risale
all’avventura boselliana Alaska (Zagor 348-350) e in questo
ritorno il personaggio si limita – rispettivamente nel precedente e
nel presente volume – a contribuire alla sconfitta della banda di
Eskimo e dare le giuste informazioni e i vettovagliamenti per la
nuova missione verso Novograd. Una delle più interessanti novità
introdotte da Mauro Boselli e da Moreno Burattini è stata l’aspetto
cosmopolita di Zagor che, nei suoi viaggi, ha allacciato rapporti di
amicizia con persone di disparata estrazione culturale: dalla Scozia
all’Alaska, dall’Africa sahariana al Sud America, ecc. Se pensiamo
che Zagor è un uomo dell’Ottocento – per quanto immaginario –
possiamo renderci conto quale sia la portata della sua impresa.
Questo notevole bagaglio culturale di cui si è arricchita la saga è
la radice fondante dei tre Maxi qui analizzati. Nel volume in
questione lo sceneggiatore Mirko Perniola è partito da quanto sopra
e, con intelligenza strategica, ha ripescato un significativo
personaggio nolittiano, ennesimo testimonial della sensibilità
narrativa di Guido Nolitta: il Principe Alexis (Agli ordini dello
zar, Zagor 125-128). Il giovane russo, infatti, desiderava da
tempo rinunciare al suo ruolo nobiliare e immaginava di poter vivere
una vita libera come quella dei trapper. L’arrivo di Zagor, in
quella lontana avventura, ha permesso ad Alexis di trovare il
coraggio di lasciare alle spalle il suo titolo e di coronare
finalmente il suo sogno. Da allora (l’avventura è stata pubblicata
nel 1975) sul personaggio è calato l’oblio.
Da Maxi Zagor n. 33. Disegni di Mangiantini |
Il merito di Perniola
è stato quello di ripescarlo e, senza rinunciare all’imprinting
nolittiano, ha trasformato la sua figura in un simbolo di riscatto e
di autodeterminazione. Alexis si appoggia a Zagor e viceversa; i due
amici ritrovati diventano una sorta di arma di sfondamento contro la
tirannia del Duca Andrej Kozlov. La figura di questo classico cattivo
ricorda quella del Conte Prilov di bonelliana memoria: le analogie
tra i due personaggi sono evidenti, ma Perniola dà al suo Kozlov una
più sottile personalità: In Russia questa vostra idea della
democrazia è ritenuta una follia. Considerando tutti gli uomini
uguali, credono manchi l’equilibrio che ci ha permesso di
raggiungere vette eccelse di civiltà, arte e cultura. Il suo
interlocutore lo incalza: E voi come la pensate?. Io non
sono d’accordo con i miei compatrioti – risponde il Duca – La
possibilità per chiunque di prendere il proprio destino in mano, è
indiscutibilmente affascinante (pp. 163-164). Da questo scambio di
battute Kozlov sembrerebbe un uomo aperto al vento di cambiamento
intrapreso dalla giovane democrazia americana, ma in realtà egli
considera il concetto di “prendere in mano il proprio destino”
come la legittimazione a sopraffare chiunque pur di guadagnare denaro
e potere. La distorta visione della democrazia da parte del Duca si
sposa alla perfezione con la figura della Maggiore Jason Stryker, i
cui obiettivi materialistici finiscono per coincidere. Quest’ultimo,
nel corso della storia, esce dallo sfondo dei comprimari e si
guadagna la caratura di anima nera del racconto, forse più del Duca
stesso. Se quest’ultimo muore per mano dell’eroe, il Maggiore
invece si salva e se ne va giurando vendetta…
I
disegni di Marcello Mangiantini curano molto gli ambienti e gli
abiti; l’avventura fuori dai consueti scenari di Darkwood si presta
molto a questo suo peculiare talento. Anche i personaggi recitano
bene sulla scena e nell’insieme la narrazione scorre veloce e
precisa.
Il
simbolo dell’Aquila e la Revolución
Il
viaggio prosegue e, dall’Alaska, i Nostri arrivano in California,
attraversata da fremiti di libertà e autodeterminazione dal giogo
del Messico. Zagor si trova coinvolto suo malgrado nella lotta tra le
due fazioni; sembra che, a capo dei rivoltosi, ci sia un uomo con il
suo stesso costume… Dopo varie vicissitudini i Nostri scoprono che
il loro vecchio amico don Lope de La Sierra, apparso per la prima
volta in Bandidos! (Zagor 353-354), sia stato ucciso dai
sicari del Governo messicano. La scioccante notizia si tramuta in
emozioni sfuggenti quando l’eroe scopre che dietro la figura dello
“Zagor Nero” si cela Rolando, giovane amico di Ines de la Sierra,
figlia di don Lope. Tra Zagor e il ragazzo nasce un netto contrasto,
sul tema di giustizia e vendetta, e i due personaggi mostrano
posizioni inconciliabili: sembra la fine della stima e dell’amicizia
tra i due, ma per fortuna non sarà così.
Da Maxi Zagor n. 34. Disegni di Sedioli |
Jacopo
Rauch ha costruito una vicenda appassionante, in cui il tema di fondo
è quella dell’amicizia ritrovata, con un ritmo e un finale
ottimistico e riflessivo sulla falsariga delle storie texiane degli
anni Cinquanta, in particolare quelle ambientate sul confine
messicano. Il finale ci regala un colpo di scena sorprendente, che
non svelo per non rovinare la lettura a chi, magari incuriosito da
questo pezzo, voglia recuperare il volume. All’interno di questo
movimento rivoluzionario, dove non sempre è chiaro chi sia un amico
o sia un avversario, lo sceneggiatore ha inserito una figura ambigua
e melliflua, recuperando il suo Mister Steell (Zagor 494-495). Il
cattivo era già allora ben caratterizzato ma il rischio di perdersi
tra i tanti comprimari della saga è stato per fortuna scongiurato
con questo recupero. In questo racconto il personaggio si muove su
binari inediti, innalzando il suo livello da villan secondario
a nemico di prima fila. Le caratteristiche potenziali c’erano tutte
e Rauch è stato abile nell’intuirlo. Anche lui, come il Maggiore
Stryker, nel finale sfugge alla cattura o alla morte, preparando in
pratica il suo ritorno.
Gianni
Sedioli, dal canto suo, ha tratteggiato delle tavole che, pur con
degli accorgimenti in linea con i tempi, trasudano dinamicità e
strizzano l’occhio per l’essenzialità ad alcuni dei primi
disegnatori di Tex e Zagor - penso rispettivamente ad autori come
Francesco Gamba e Frank Donatelli.
Maxi
Zagor 32
TERRE
FREDDE
Gennaio
2018
pagg.
320, € 6,90
Testi:
Jacopo Rauch
Disegni:
Domenico e Stefano Di Vitto
Copertina:
Alessandro Piccinelli
Rubriche:
Moreno Burattini
Maxi
Zagor 33
I
COSACCHI DELLO YUKON
Maggio
2018
pagg.
288, € 6,90
Testi:
Mirko Perniola
Disegni:
Marcello Mangiantini
Copertina:
Alessandro Piccinelli
Rubriche:
Moreno Burattini
Maxi
Zagor 34
AQUILA
NERA
Settembre
2018
pagg.
288, € 6,90
Testi:
Jacopo Rauch
Disegni:
Gianni Sedioli
Copertina:
Alessandro Piccinelli
Rubriche:
Moreno Burattini
Giampiero Belardinelli
N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane nel Giorno del Giudizio!
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