giovedì 26 novembre 2015

MEDIORIENTE, 2015: LA DONNA-DEMONE CHE CAVALCO’ IL LEONE NERO. LILITH 15

di Andrea Cantucci

Il numero quindici di Lilith per la prima volta è ambientato nello stesso anno della sua uscita in edicola e si svolge negli attuali scenari delle guerre mediorientali, tra Afghanistan e Iraq, in un contesto in cui soldati occidentali continuano a scontrarsi con guerriglieri islamici, mentre - come sempre - a far le spese dei conflitti sono soprattutto le popolazioni civili. Per una coincidenza più tragica che fortuita, l’albo è uscito meno di una settimana dopo l’ennesima e terribile strage terroristica che ha colpito Parigi, un altro esempio di come l’escalation della violenza e della follia umana conduca ad atti sempre più sanguinari e odiosi. 


Soldati francesi a Parigi




Si può anche leggere la storia dell’albo mettendola in relazione coi recenti eventi, ma va tenuto presente che l’autore non poteva prevederli, visto il lungo lasso di tempo che trascorre tra l’ideazione di una storia e la sua realizzazione, nonché tra l’esecuzione dei disegni e la loro pubblicazione. È insomma probabile che la storia fosse stata scritta ben prima che il fanatismo estremo e le varie efferatezze del delirante e fantomatico stato islamico noto come ISIS finissero per diventarci così tristemente abituali, o ancora prima del progressivo ritiro di truppe statunitensi dall’Iraq, altrimenti ci si sarebbe potuti aspettare da Luca Enoch la descrizione di uno scenario bellico un po’ diverso, mentre quello che l’autore rappresenta, pur accennando ai messaggi video con le teste mozzate diffusi via Internet, somiglia di più allo scenario di qualche anno fa.

In effetti un piccolo colpo di genio di Enoch, forse proprio perché intendeva ambientare almeno una storia nel presente, è stato creare nel corso della serie un vero e proprio mondo alternativo, attraverso paradossi temporali che hanno alterato sempre più la Storia. Così anche se nella realtà la situazione attuale è un po’ diversa da quella del mondo di Lilith, tutto si può spiegare col fatto che ci troviamo in una realtà separata.

Lilith n. 15, pag. 19. Soldati tedeschi in Afghanistan
 
Il primo episodio della serie ambientato nel presente si svolge quindi in un universo parallelo in cui gli Stati Uniti non sono mai diventati la massima potenza mondiale e nel ventesimo secolo c’è stata una sola Grande Guerra vinta dalla Germania. Di conseguenza è quest’ultima, una Germania che non ha mai conosciuto il nazismo e l’olocausto, a trovarsi impegnata al posto degli Americani in un Medio Oriente in cui continuano a esserci tante nazioni musulmane, anche integraliste, ma per ora senza l’eclatante estremismo dello stato islamico del terrore, poiché qui le truppe occidentali non si sono mai ritirate e occupano ancora stabilmente Iraq e Afghanistan, come al solito facendo soprattutto l’interesse di società private e compagnie petrolifere.
Benché la situazione descritta non sia né bella né buona e neppure priva delle tante stragi di innocenti che caratterizzano quasi tutte le guerre, in questa realtà immaginaria non sarebbero perciò accadute né la strage delle Torri Gemelle a New York, né quelle di Charlie Hebdo e del Bataclan a Parigi. Nell’universo di Lilith sembra che l’unico Ground Zero sia la voragine di una bomba atomica sganciata su Londra nel 1937 e, se anche vi esistessero equivalenti di Al Qaeda e dell’ISIS, questi probabilmente colpirebbero piuttosto Berlino o altre città della Germania, visto che qui è lei la principale potenza mondiale a esercitare la propria egemonia, anche in Medio Oriente. Si direbbe che, nel mondo di Lilith, i Tedeschi abbiano occupato ininterrottamente certi paesi arabi dopo averli strappati all’influenza britannica nel corso della Grande Guerra degli anni ‘30. 


Lilith n. 15, pag. 98. Carlo Lucarelli parla del Ground Zero di Londra


Va anche notato che, in questo universo immaginario, la Germania non avrebbe conosciuto l’umiliazione della sconfitta né avuto desideri di rivalsa, Hitler non sarebbe mai andato al potere e quindi non sarebbero esistite le persecuzioni razziali né i campi di sterminio nazisti. Di conseguenza è probabile che l’ONU, o il suo equivalente di questo mondo parallelo, non avrebbe assecondato il progetto della creazione di uno stato israeliano in Palestina, concepito dal movimento nazionalista sionista in accordo con la Gran Bretagna, anche perché, senza l’olocausto, gli immigrati ebrei in Palestina non sarebbero stati così tanti come nella realtà e i sensi di colpa dei paesi occidentali in cui si erano diffuse idee antisemite non avrebbero influito tanto sulla decisione. Sarebbe come se in Europa, nell’illusione di appianare i contrasti, si volesse dare l’assoluto dominio politico di un’enorme porzione di uno stato agli immigrati islamici, cosa che certo tutti troverebbero eccessiva. Così nel mondo di Lilith lo stato d’Israele potrebbe non essere mai nato o limitarsi a un piccolo insediamento, e anche per questo le tensioni politiche e religiose in quell’area potrebbero essere un po’ meno esacerbate e non aver portato tanti islamici a aderire a idee totalitarie fanatiche come quelle dell’ISIS. 



Theodor Herzl (1860 - 1904), primo teorico dello stato ebraico


Raccontando gli eventi di questa sua realtà alternativa, ma calata nel nostro tempo, per una volta l’autore ha fatto bene a non concentrarsi troppo su Lilith e sui dialoghi col suo aiutante simile a un grande felino, lo Scuro, spostando invece l’attenzione sulle inchieste di un giornalista inglese che indaga sui crimini di guerra. In questo modo la viaggiatrice del tempo diventa una presenza più inquietante e quasi soprannaturale che, pur perseguendo senza esitazioni né scrupoli la sua solita missione di individuare ed estirpare un parassita alieno da un corpo umano ospite, agisce agli occhi dei testimoni che la incontrano come una sorta di demone, che appare, colpisce e scompare rapidamente, per motivi apparentemente incomprensibili. 



Illustrazione di Edmond Dulac da Le MIlle e una Notte. Hodder & Stoughton, 1907


È naturale che in Afghanistan i guerriglieri mujaheddin, vedendo Lilith apparire col volto velato e in groppa allo Scuro sul ciglio delle loro montagne, la scambino per un demone islamico o per una fata delle tradizioni del Kafiristan a cavallo di un leone nero. Il suo aspetto in costume afgano è in effetti abbastanza simile a certe figure di donne fatate orientali raffigurate anche da Edmond Dulac, nelle sue fantasiose illustrazioni delle Mille e una Notte dei primi del ‘900, donne capaci perfino di girare con pantere nere al guinzaglio… D’altronde il suo modo improvviso di apparire e colpire, dato il costume nero che la copre dalla testa ai piedi, la rende anche vagamente simile a un ninja orientale con artigli affilati al posto delle armi. 



Lilith n. 15, pag. 26. Il giornalista Scahill incontra Lilith in costume afgano


Attraverso le coraggiose indagini del giornalista Scahill, anziché sottolineare ulteriormente le stragi terroristiche di cui tutti i giornali e TV già parlano, cioè quasi esclusivamente quelle pur terribili compiute ai danni di civili occidentali, Enoch sceglie giustamente di ricordare anche alcune delle stragi di cui non parla quasi mai nessuno, ovvero le altrettanto terribili carneficine compiute ai danni delle popolazioni civili mediorientali, a volte anche da soldati o mercenari occidentali, visto che le loro regole d’ingaggio e contratti garantiscono l’immunità per i cosiddetti "errori" del genere che possono verificarsi, per non parlare dei bombardamenti che raramente sono davvero mirati e “intelligenti” come sostengono le autorità militari. 



Lilith n. 15, pag. 82. Bombardamenti tedeschi in Iraq


Nell’introduzione l’autore parla di popolazioni che resistono e difendono la propria indipendenza con determinazione e ferocia, riconoscendo così che, al di là della condanna per le violenze gratuite ed efferate, ogni popolo ha il diritto di opporsi tanto a chi intenda instaurare col terrore una dittatura quanto a chi voglia occuparlo militarmente e ridurlo a colonia. Ma a parte questo non si può dire che il racconto prenda le parti dell’uno o dell’altro dei contendenti. Leggendola con attenzione ci si rende conto che la storia si schiera veramente solo dalla parte delle popolazioni innocenti, quelle che la guerra non la fanno ma la subiscono. 



Lilith n. 15, pag. 8. Due mujaheddin tra altri Afgani pacifici.


Per ricostruire una realtà verosimile, come ogni buon scrittore, Enoch non giustifica nulla ma cerca di comprendere tutti i vari punti di vista, sia quello dei mujaheddin che vedono tutti gli stranieri come invasori e li uccidono brutalmente, tacitando la propria coscienza con forzate interpretazioni letterali del loro libro sacro, sia quello dei soldati occidentali che sono meri esecutori di ordini e devono affrontare un nemico che per lo più non riescono neanche a vedere, col continuo rischio di attentati, sia quello dei mercenari che sono lì per i soldi ma ci tengono a farsi chiamare agenti privati e, pur dimostrandosi spesso ancora più razzisti e spietati degli altri, sono pur sempre esseri umani capaci di scherzare e di avere paura, come chiunque altro. 



Mujaheddin musulmani in Afghanistan negli anni '80


Benché poi i soldati siano tutti tedeschi, a parte i contrassegni che li rendono riconoscibili come tali, le loro divise sono in tutto simili a quelle d’ogni altro esercito occidentale, compreso quello statunitense o francese. Quindi si può dire che rappresentino in genere le forze occupanti di quei paesi che si definiscono democratici e illuminati ma a cui, in nome del profitto, capita anche di ricadere in certe logiche neocolonialiste. 


Lilith n. 15, pag. 41. Lilith contro il capo dei mujaheddin



Una coincidenza più inquietante è la fisionomia di un anonimo capo dei mujaheddin, che nell’albo è pronto a tagliare senza pietà le teste d’ogni occidentale senza fare troppe distinzioni e che curiosamente somiglia abbastanza a colui che sembra aver organizzato gli attentati di Parigi del 13 Novembre, il belga d’origine marocchina Abdelhamid Abaaoud, poi ucciso dalle forze dell’ordine francesi nel successivo blitz a Saint Denis.

La somiglianza è certo dovuta soprattutto alla barba e ai capelli lunghi e scuri, tipici di tanti mediorientali ed è solo relativa, ma potrebbe assumere un certo significato simbolico, visto che anche la demoniaca Lilith per perseguire il suo scopo si abbandona a tagliare teste e arti, sia agli stessi tagliatori di teste che ai militari occidentali, in particolare quando gli uni o gli altri stanno per uccidere qualche vittima più o meno innocente.
Non si può dire insomma che neanche Lilith sia una pacifista e gli scontri in cui affronta ed elimina da sola tanto i guerriglieri con a capo il quasi sosia di Abaaoud che i soldati di un commando tedesco impegnato nell’eliminazione di testimoni scomodi, possono costituire un piccolo sfogo per l’istintiva comprensibile rabbia che si prova verso coloro che compiono con leggerezza simili ignobili massacri, dando o eseguendo ordini. 

Lilith n. 15, pag. 65. Lilith in Iraq col chador



Donne irachene col chador ai tempi di Saddam


Che indossi il costume afgano o un altrettanto tipico chador nero, adeguandosi all’abbigliamento delle donne irachene per non dare troppo nell’occhio ma senza indossare al di sotto nient’altro, Lilith diventa in pratica un vero e proprio deus ex-machina che ogni volta salta fuori all’ultimo momento per mettere fine a certe vite e salvarne altre, perseguendo scopi imperscrutabili per i comuni mortali, come gli dèi delle tragedie greche.

In più occasioni, dati i poteri sovrumani che le sono stati conferiti, sorge il dubbio che Lilith potrebbe evitare di massacrare tanti individui pericolosi, limitandosi a disarmarli o spaventarli, e a volte in effetti lo fa, come quando toglie la pistola a un soldato tedesco ferito che le spara contro e lo soccorre anziché ammazzarlo. Comunque in genere non uccide per punire qualcuno di qualcosa e tanto meno per assecondare il discutibile moralismo attribuito a qualche divinità vendicativa, ma solo perché ritiene di non poterne fare a meno per raggiungere un obiettivo pratico, da cui è certa dipenda la sopravvivenza fisica e la futura libertà dell’intera specie umana. Lo fa insomma soltanto per salvaguardare la vita di un maggior numero di persone. 


Lilith n. 15, pag. 62. Lilith e un soldato tedesco


Riguardo alle pretestuose giustificazioni religiose che invece a volte vengono date anche ad azioni tra le più vili e sanguinarie, nella storia Enoch cita due brani del testo sacro islamico distinguendo nettamente tra due interpretazioni abbastanza diverse. Una è quella del capo dei guerriglieri, che, apprestandosi a uccidere dei prigionieri, dichiara che tali azioni sono imposte da una sorta di "legge del taglione" analoga a quella biblica. Un’interpretazione sensibilmente differente è quella di una donna irachena a cui è stato ferito gravemente il figlio dai soldati per errore. Questa invece dice che, secondo il Corano, il perdono è meglio della vendetta. 



Lilith n. 15, pag. 87. La legge coranica secondo Enoch


Come si può vedere da questi due esempi, i libri sacri delle tradizioni monoteiste sono così pieni di ambiguità che possono contenere qualunque dichiarazione così come il suo contrario, visto che devono tenere sotto controllo gli istinti dei seguaci ma anche manipolarli per indirizzarli contro chi considerano “malvagi nemici”. È quindi chiaro che sta alle coscienze individuali assumersi la responsabilità di scegliere tra soluzioni pacifiche o violente, senza attaccarsi a discutibili letture di testi attribuiti a una divinità per auto-assolversi.

Certo che comunque Enoch finisce per muoversi su una sorta di filo del rasoio etico, quando arriva a far impartire quasi delle lezioni di morale da un personaggio come Lilith che compie un massacro dietro l’altro. 

Lilith n. 15, pag. 66. Lo Scuro diventato visibile


Tra le piccole novità di questo episodio c’è il fatto che lo Scuro, in precedenza sempre invisibile per tutti tranne che per Lilith, per qualche motivo ignoto diventa improvvisamente visibile. Si dirà poi che è perché si avvicina il gran finale della serie, anche se non si chiarisce quale sia il legame tra le due cose.

Inoltre stavolta non sentiamo mai lo Scuro parlare, il ché rende la storia un po’ più drammatica. Forse Enoch si è reso conto che una specie di felino o cagnone parlante in una storia d’avventure rischia di togliere un po’ di realismo e pathos alle situazioni narrate. Benché il personaggio mantenga una fisionomia cartoonistica, è senz’altro molto migliore la soluzione di un felino misterioso che appare e scompare silenziosamente.


Carlo Lucarelli, a Lucca Comics & Games nel 2008
 

Un’altra novità è che, con la condivisione globale delle informazioni all’epoca di Internet, per la prima volta in questa storia diventa di pubblico dominio il fatto che Lilith è riapparsa in varie epoche con diversi nomi. Viene chiamata Il Fantasma di Albione, perché all’inizio del 2015 è ricomparsa a Londra, e in televisione le viene dedicata tra l’altro un’intera trasmissione di un immaginario programma dello scrittore Carlo Lucarelli, che ha simpaticamente accettato di farsi ritrarre nel fumetto. Quello di Lilith diventa così uno dei tanti misteri su cui i mass media speculano in mille modi, ma come spesso succede senza avvicinarsi molto a spiegazioni sensate. Del resto, chi potrebbe immaginare che sia un’agente temporale in cerca di vittime contaminate? 



Lilith n. 15, pag 72. Il mercenario Spina e i bombardamenti



Questa volta colui che Lilith cerca per estrarne il solito parassita alieno è un baffuto mercenario italiano, tale Fabrizio Spina, che quando indossa gli occhiali scuri e sghignazza rassomiglia vagamente a Stan Lee. Nonostante ciò non è un tizio troppo simpatico, sia per il suo mestiere che per il suo evidente razzismo, benché anche lui subisca a sua volta il razzismo di certi soldati tedeschi che lo chiamano “spaghetti”. In ogni caso difficilmente i lettori piangeranno troppo sulla sua sorte, quando Lilith riuscirà ad acchiapparlo. 



Lilith n. 15, pag. 57. Vittime civili in Iraq


Alla fine, a parte le vittime civili, l’unico con cui l’autore sembra identificarsi davvero, in questa storia in cui l’ambigua donna-demone Lilith appare un po’ defilata, è il giornalista Scahill, che rischia la vita per cercare e far conoscere la verità sugli omicidi di altri esseri umani, di qualunque paese o confessione siano. 





Lilith n. 15, pag. 107. Il giornalista Scahill e la sfuggente Lilith


Quelli invece che ne escono peggio, e che evidentemente l’autore condanna maggiormente, sono le alte sfere, sia delle società che pagano i mercenari, sia degli eserciti e governi più o meno occulti - insomma coloro che comandano da dietro le quinte e dirigono il gioco manipolando truppe e informazioni, senza avere scrupoli a eliminare chiunque possa costituire un ostacolo per i loro piani e senza pensarci due volte neppure a sacrificare freddamente le vite dei propri subordinati. Chissà se almeno un istante prima di essere uccisi da una raffica o di saltare in aria, alcuni di quelli che hanno eseguito ciecamente i loro ordini in cambio di un ricco compenso, o della promessa di un illusorio paradiso, si saranno resi conto di essere stati fregati… 


Lilith n. 15, novembre 2015. Disegno di Enoch



Lilith 15

IL FANTASMA DI ALBIONE
Testi, disegni, copertina, rubriche: Luca Enoch
Formato: 128 pagine in bianco e nero
Data di uscita: Novembre 2015
Prezzo: € 4,00 


Andrea Cantucci 


N.B. Trovate i link alle altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

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