domenica 29 marzo 2015

"I GIORNI DELLA CASA LUMINOSA" OVVERO OUTCAST IL REIETTO

di Erik Lucini

Parto da qui, da questa frase che Kyle Barnes dice alla madre, perché la luce è una delle componenti fondamentali di Outcast. Parto da questa frase perché può significare l’inizio di qualcosa di nuovo o, se si vuole, la fine di tutto. Parto da qui per cercare di analizzare e capire la dinamica narrativa di Kirkman.



Robert Kirkman
Kyle Barnes è il protagonista dell’ultima fatica di Robert Kirkman chiamata "Outcast" e in particolare del primo volume di questa storia intitolato Una oscurità lo circonda.
L’atmosfera è quella della cittadina di provincia americana che, come si sa, dalla "Twin Peaks" di David Lynch in poi, ha sempre suscitato, nella sua perfetta regolarità di vita dettata da un’etica solo formale, le più grandi paure - a cominciare da quella di una vita senza senso che si spalanca su un’angoscia senza fine. E Kyle Barnes interpreta questo, un’angoscia fatta di dinamiche familiari e sociali a tratti esasperate; un bisogno di solitudine che mostra tutto il peso che il suo “dono” sembra avere e un reverendo, Anderson, il cui confronto lo richiama alla realtà che lo circonda e al peso del suo dono. E una sorella che sembra amarlo e stargli vicino nonostante tutto.
Kyle Barnes è un protagonista atipico, che si muove e sembra esistere solo in funzione degli eventi e degli incontri, un protagonista continuamente oscillante tra ciò che è e ciò che potrebbe essere; tra luce e buio. E proprio in questo dualismo che è semplicemente straordinaria la tecnica grafica di Azaceta, perché non si limita ai chiaroscuri, ma usa soprattutto un tono medio come il grigio. Un grigio notevolmente più dettagliato e intimista di quello usato in “The Walking Dead”. Il grigio è il colore di Kyle Barnes, del reverendo Anderson, degli ambienti nei quali si muovono. Il grigio è la tonalità perfetta per indicare il continuo oscillare dei personaggi, per dare graficamente vita a quell’anima nascosta, a quei pensieri sepolti nel loro essere, che mostrano di avere i personaggi di Kirkman.


Paul Azaceta
 
Un dono, quello del protagonista, che sembra renderlo assolutamente necessario sia al bene sia al male, non più quindi una contrapposizione tipica del canovaccio horror, ma una sintesi estrema che il protagonista e il suo dono avrebbero.
Menzione particolare merita il luogo in cui la vicenda si svolge, quelle strade cittadine fatte di luce accecante che si contrappone ai locali bui e chiusi delle case. Case che sembrano minimali e anonime, senza originalità e che fanno trapelare uno stile di vita e una routine totalmente impersonali. Finestre che, una volta dischiuse, permettono l’entrata a una luce vivissima che sembra fendere la stanza e le anime dei protagonisti.
Robert Kirkman sostiene che quello che conosciamo bene ci spaventa, e credo per questo che abbia usato un soggetto caro al filone horror come quello della possessione, che è stato sviscerato in questo genere soprattutto nel linguaggio cinematografico. L’operazione che sta tentando è però più raffinata: prende la conosciutissima possessione e cerca di vederla, o esplorarla, da un nuovo punto di vista che è quello dell’equilibrio delle forze, della sintesi. Kirkman però sa anche una cosa, come emerge da quest’albo, che ciò che ci spaventa di più è quello che pensiamo di conoscere.
In un mercato fumettistico, come quello italiano, molto autoreferenziale, "Outcast il reietto" è uno dei più bei regali che potessimo avere. Una ventata di freschezza artistica, specialmente nel genere horror, di cui sentivamo il bisogno. E una scommessa azzardata, ma che può essere vincente.
Che dire? saldaPress, bravi… E grazie. 


Outcast n. 1, marzo 2015


Outcast - Il Reietto 1
UN'OSCURITÀ LO CIRCONDA
Marzo 2015
Pagine 72 € 1 (fino al 15/05/2015 poi € 2,30)
Testi: Robert Kirkman
Disegni: Paul Azaceta
Ed. saldaPress


Erik Lucini 


N.B. Trovate i link alle altre incursioni extrabonelliane su Cronologie & Index!

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