giovedì 7 settembre 2017

L'ANGOLO DEL BONELLIDE (XXX): UNO SPIRITO CHE RITORNA SEMPRE - LE MILLE RESURREZIONI DELLO SPIRIT DI WILL EISNER (V parte - 2005/2009)

di Andrea Cantucci

L'Angolo del Bonellide, iniziato nell'aprile del 2014 (dopo un antefatto del 2012), arriva a quota trenta! Con la quinta parte della saga di The Spirit scritta da Cantucci entriamo nel vivo del XXI secolo, con le avventure del personaggio di Eisner portate sul grande schermo (con scarsi risultati di pubblico) da Frank Miller... (s.c. & f.m.)

2005-2009: Lo Spirit degli anni 2000

La sagoma di Spirit nel film di Miller


Appena scomparso Will Eisner nel 2005, il suo collega e amico Frank Miller, che aveva da poco co-diretto il film Sin City tratto dai propri fumetti, fu avvicinato dal produttore Michael Uslan con la proposta di dirigere il film di Spirit, di cui quest’ultimo si era assicurato i diritti cinematografici negli anni ’90. Prima di morire Eisner aveva dichiarato che si sarebbe opposto a un adattamento di Spirit che non fosse fedele all’originale, perché pare che Uslan avesse intenzione di trasformarlo in una specie di supereroe in costume dotato di poteri sovrumani, il ché era proprio ciò che l’autore si era rifiutato di fare quando aveva creato il personaggio.



Frank Miller
Miller dapprima rifiutò l’offerta non sentendosi all’altezza ma subito dopo ci ripensò. Accettò di dirigere il film e si assunse anche l’onore e l’onere di scriverne lui stesso la sceneggiatura, perché pare non sopportasse l’idea che qualcun altro mettesse le mani sull’opera di quello che per molti versi considerava il suo maestro.
Sapendo della prossima uscita del film, la DC Comics, che a sua volta deteneva ancora i diritti provvisori per i fumetti di Spirit, pubblicò nel 2005 il volume antologico The Best of The Spirit, che raccoglieva una selezione di storie in bianco e nero nella versione parzialmente retinata pubblicata a suo tempo dalla Kitchen Sink, e contemporaneamente ne mise in cantiere una nuova serie regolare di albi inediti. I nuovi episodi per la prima volta avrebbero avuto ventidue pagine l’uno, lunghezza abituale nei comic book dagli anni ’60 in poi.


The Best of Spirit (DC, 2005)

La realizzazione di quello che era in pratica l’episodio pilota della nuova serie, fu affidata allo sceneggiatore Jeph Loeb e al disegnatore canadese Darwyn Cooke. Si trattò di un cosiddetto team-up, di quelli in cui si uniscono due personaggi di serie diverse, che vide Spirit dividere il ruolo di protagonista con Batman. Era un cosa che, vivo Eisner, non era mai accaduta in questa forma ma il parallelo tra i due personaggi aveva dei precedenti in un paio di illustrazioni in cui Spirit e Batman erano già apparsi insieme, di cui una disegnata da Eisner nel 1989 per i cinquant’anni di Batman. Inoltre per la DC sfruttare la fama di Batman era il modo più semplice e immediato per raggiungere una vasta audience a cui far conoscere la nuova versione di Spirit.


Batman e Spirit - disegno di Eisner del 1989

Tra l’altro non si può negare che Loeb e Cooke abbiano fatto un buon lavoro, nella loro storia fuori serie di quaranta pagine uscita nel Gennaio 2007 e intitolata Crime Convention (La Convention del Crimine), in cui il tema della riunione internazionale dei maggiori criminali del mondo sembra direttamente ispirato da un episodio di Eisner del 1946 ma può ricordare vagamente anche degli albi di Batman degli anni ’70.
I testi di Loeb hanno la giusta dose di ironia, anche nell’evidenziare certi paralleli tra i personaggi delle due serie (i commissari Gordon e Dolan che qui scopriamo essere amici, Catwoman e P’Gell che fanno le fusa ai due eroi scambiandoseli, il Joker e Octopus che si alternano come principali minacce e anche nell’uso delle maschere). Quello che per ora manca è Ebony come contraltare di Robin, ma l’aiutante di colore di Spirit apparirà poi nella serie regolare. Può stupire come i nemici di Batman e di Spirit si amalgamino bene nella loro convention, che dovrebbe essere internazionale ma sembra riunisca soprattutto criminali di Gotham City e di Central City. Il merito della riuscita di tale fusione dal punto di vista grafico va a Darwyn Cooke, il cui stile retrò è diverso da quello di Eisner ma richiama il periodo giusto, ricordando in una forma più attuale ed elegante quello del disegnatore di Batman degli anni ’40 Jerry Robinson e dei suoi immediati successori.



Batman-The Spirit (DC, 2007)


Nella serie regolare di Spirit iniziata da Febbraio 2007 fu Cooke a fare la parte del leone per la prima dozzina di albi, occupandosi da solo di testi e disegni, coadiuvato ottimamente da J. Bone alle chine e soprattutto da Dave Stewart ai colori. Se l’episodio con Batman era poco più di un divertissement, la serie di Cooke è più interessante. Non è più proprio quella di Eisner, è ambientata nel presente con piccole e grandi differenze, ma lo spirito (è il caso di dirlo) delle avventure e dei personaggi originali è sostanzialmente mantenuto.


Splash page da Batman-The Spirit (DC, 2007)


Le splash page tipiche di Spirit, avendo più spazio, sono disegnate da Cooke su due pagine dopo un breve prologo. Lo stile del tratto è più essenziale. I giochi di ombre di Eisner sono spesso sostituiti da silhouette nere. Non mancano qua e là gli effetti grafici dinamici tipici dei comic book dagli anni ’60 in poi... È un po’ come vedere quello che poteva essere Spirit se fosse stato realizzato da un Jack Kirby o da un John Romita.
In questa versione del 2007 vengono introdotti dei nuovi personaggi e quelli classici sono resi più attuali sotto vari punti di vista, i disegni sono più vicini a uno stile da cartoon, gli episodi sono lunghi il triplo, eppure grazia alla sensibilità dell’autore si ha ancora la sensazione di leggere delle autentiche storie di Spirit.


The Spirit Book n. 1 (raccolta dei nn. 1-6, DC)


Il personaggio maggiormente modificato da Cooke, ma in senso positivo, è senz’altro Ebony, che ora è un tassista abusivo di quattordici anni, un ragazzo di colore di oggi senza antiquate caratterizzazioni offensive e decisamente più sveglio del suo precursore, che assiste Spirit scarrozzandolo come nelle prime storie sul suo taxi ma senza licenza (in pratica sono entrambi dei fuorilegge anche per il codice della strada).
Ellen Dolan è qui fidanzata con Denny Colt fin da prima che diventi Spirit e ha una pettinatura sempre retrò ma stile anni ’60. Evidentemente Cooke ha ripreso questi due elementi dagli episodi di Eisner del 1966. Come carattere non è molto diversa dell’Ellen originale, ma quella che negli anni ’40 era una femminista ante litteram oggi appare come una semplice ragazza d’altri tempi. Però sono i tempi a essere cambiati e non lei. Anche il burbero commissario Dolan, pur ridisegnato con un stile diverso e alle prese col mondo moderno, nella versione di Cooke rimane del tutto coerente con la prima versione, probabilmente perché il personaggio di Eisner anticipava già tanti sbirri duri e realistici a cui ci avrebbero poi abituati romanzi e telefilm successivi.


The Spirit Book 2, dettaglio della cover di Darwyn Cooke


Nel n°1 Cooke introduce un nuovo efficace personaggio femminile, la giornalista televisiva Ginger Coffee che farebbe di tutto per uno scoop. Nel n°2 riprende la bella criminale P’Gell in un intrigo internazionale alla Hitchcock e svela le motivazioni profonde che l’hanno resa ciò che è oggi. Nel n°3 narra in flashback la sua versione delle origini di Spirit, con taglio da cinemascope e grafica alterata dai colori estranianti di Stewart. 


The Spirit n° 2 (DC, 2007)

Se molti personaggi sono uguali a sé stessi, la bruna ex-spia inglese Satin che qui appare dal n°4, è trasformata in una bionda agente della CIA, ma anche in questo Cooke può aver preso spunto dalle ultime versioni di Eisner, che aveva reso Satin bionda in alcune delle sue ultime copertine e illustrazioni. Sullo stesso numero anche Octopus non ha problemi ad adattarsi a un’epoca piena di TV via cavo, telefoni cellulari e personal computer, strumenti che anzi agevolano la sua esigenza di restare sempre nell’ombra. Il subdolo Mister Carrion diventa invece un imprenditore rampante senza scrupoli dall’aspetto un po’ dark, che nel n°5 smaltisce abusivamente una scorta di alimentari sfruttando per venderla l’immagine e il nome di Spirit.


The Spirit n° 3 (DC, 2007)

The Spirit n° 6 (DC, 2007)


Le atmosfere e il tipo di situazioni imbastite da Cooke, tra avventura e umorismo, restano sempre affini a quelle della serie originale, ma l’episodio di stile più eisneriano è probabilmente il n°6, di cui più che Spirit il vero protagonista è un giovane musicista prodigio che diventa il leader di un gruppo punk, per poi rimanere dipendente di una sostanza ricavata da un meteorite. Il misto di difficoltà concrete e interiori con cui si scontra, da cui si potrebbe trarre qualche insegnamento lasciato alla sensibilità dei lettori, è particolarmente vicino alle storie e alla poetica di Eisner, ma più calato nelle problematiche del mondo di oggi.
Il nemico più ricorrente creato da Cooke è lo zombi del criminale Alvarro Mortez, che accusa Spirit d’aver provocato la sua morte e, anche se lui e i suoi simili sconfinano un po’ troppo nel fantastico esplicito rispetto alle storie più sottili e allusive di Eisner, hanno comunque un aspetto grottesco abbastanza eisneriano che rende tali mostri in fondo non troppo seri, nonostante siano disegnati con un tratto molto diverso.


The Spirit n° 8 (DC, 2007)

The Spirit n° 9 (DC, 2007)


L’episodio in cui troviamo le scene che più omaggiano il maestro è però quello del n°12, in cui Cooke chiude il suo ciclo realizzando un bel remake moderno della storia di Sand Saref, in cui i flashback color seppia pieni di tratteggi e vignette sovrapposte sono una doverosa ed efficace citazione sia degli esperimenti grafici tipici dell’Eisner di Spirit che delle scene scontornate e tratteggiate dei suoi successivi graphic novel.


The Spirit n°12 (DC,2008)


Cooke lasciò Spirit dopo averne realizzati undici episodi su dodici, usciti nell’arco di un anno fino al Gennaio 2008. Dal n°14 in poi lo sostituirono ai testi l’autore umoristico Sergio Aragones e Mark Evanier, mentre ai disegni si alternarono inizialmente Paul Smith e Mike Ploog, quest’ultimo un vero e proprio allievo di Eisner dallo stile simile a quello del maestro. Il problema era che dopo delle storie della qualità di quelle di Cooke, era difficile mantenere lo stesso livello, ma come in altri momenti delle continue morti e resurrezioni di Spirit i sostituti andarono avanti facendo del loro meglio. Le storie si fecero a tratti più umoristiche, un po’ come nel periodo di Feiffer di oltre cinquant’anni prima e come allora anche con dei riferimenti auto-ironici.


The Spirit n°17 (DC,2008)

The Spirit n° 19 (DC, 2008)


Per esempio in uno dei tre episodi del n°19 del Settembre 2008, un disegnatore di fumetti uccide uno sceneggiatore perché scrive dialoghi troppo prolissi e ingombranti senza lasciargli abbastanza spazio. La paradossale storia è un’occasione per difendere da simili rimproveri la serie di Spirit. Anche Eisner infatti spesso intasava un po’ le vignette delle sue storie con lunghi testi, dovendo concentrare in poche pagine una lettura più duratura possibile e avendo evidentemente molto più da dire di tanti altri autori di fumetti.


Poster del film The Spirit

Mentre la nuova serie proseguiva, a fine 2008 uscì il film The Spirit di Frank Miller, ma nonostante i buoni effetti speciali e un buon gusto retrò nella fotografia contrastata e seppiata delle scenografie, interamente realizzate al computer e molto fedeli al fumetto, la pellicola fu in gran parte una terribile delusione.
A parte l’accettabile sostituzione dell’abito blu del protagonista con un completo nero e l’esibizione ostentata delle sue doti acrobatiche che nei fumetti era presente solo nei primi episodi, il tradimento del personaggio è evidente soprattutto nel vero e proprio superpotere attribuitogli nel film, la capacità di guarigione accelerata che lo rende pressoché indistruttibile e ne permette il ritorno dalla morte dopo che è stato ucciso, proprio il tipo di facoltà forzata e irreale che Eisner si era rifiutato di attribuirgli a suo tempo. Nei fumetti al contrario Spirit è sempre stato un eroe del tutto umano che a volte esce dagli scontri malconcio e con le ossa rotte, tanto da aver bisogno di molto tempo per guarire dalle ferite più gravi e riprendersi completamente.



Octopus interpretato da Samuel L. Jackson


Gli eccessivi armamenti di Octopus nel film The Spirit

Un altro tradimento è stato mostrare il vero volto di Octopus, che nei fumetti non si vede mai, senza fargli indossare le sue tipiche maschere e facendolo interpretare per di più da un gigionesco Samuel L. Jackson del tutto fuori parte. Quello che in origine era un misterioso genio del delitto, invisibile e inafferrabile ma anche molto realistico, che tesseva intrighi nell’ombra, diventa così un iperviolento cattivone da cartoon con abiti kitsch e la stessa invulnerabilità qui attribuita a Spirit, il ché lo rende di fatto un banale supercriminale.


Sand Saref interpretata da Eva Mendes


Benché Miller abbia cercato di restare fedele al fumetto usando come traccia principale l’episodio di Sand Saref e aggiungendovi una serie di scene riprese da altre storie, il modo in cui le ha collegate risulta forzato. Se varie sequenze del film si possono considerare riuscite sul piano visivo, la trama che le lega insieme è invece piuttosto ingenua, girando attorno a un mitico sangue di Erakle appositamente inventato che rende immortali e costituisce la principale forzatura di comodo per spiegare i poteri e le azioni e dei personaggi.


Gabriel Macht e Dan Lauria sono Spirit e Dolan nel film del 2008
Sarah Paulson è Ellen Dolan nel film The Spirit


Tra gli attori, Dan Lauria e soprattutto Sarah Paulson sono abbastanza credibili, nelle vesti di Dolan e di sua figlia Ellen. Anzi sono quasi gli unici del film, insieme ai due ragazzi che interpretano Denny Colt e Sand Saref giovani, a infondere vitalità e realismo nei loro personaggi, anche se Ellen è stata trasformata in una dottoressa e il commissario Dolan ha perso i baffi ed è meno anziano e più trasandato di quello dei fumetti.



Spirit interpretato da Gabriel Macht


Tutti gli altri, come il poco espressivo Gabriel Macht nel ruolo di uno Spirit dall’aria spaesata e la pur sensuale Eva Mendes nel ruolo di Sand Saref adulta, a parte la somiglianza coi personaggi recitano in modo falsato e sopra le righe, come nei vecchi telefilm di Batman, forse pensando che lo stile fumetto sia quello. Ma l’insieme che ne risulta non ha molto a che fare con lo spirito (letteralmente) del fumetto originale.
L’errore principale di Miller può essere stato proprio l’aver impostato come un troppo superficiale fumetto filmato quella che in origine era un’opera di stile cinematografico per niente ingenuo, concentrandosi sugli aspetti visivi con riferimenti ai disegni originali, ma trascurando lo spessore di trama e dialoghi. Questi ultimi nel film da lui scritto sono a tratti abbastanza terribili, con varie citazioni fumettistiche ma pochi contenuti che facciano progredire la trama in direzioni nuove e non scontate, mentre erano queste le cose più curate da Eisner e che ne giustificavano gli esperimenti visuali in chiave narrativa, ovvero al servizio di una buona storia. L’enorme lavoro fatto nel film per ricreare Central City in digitale, con atmosfere noir attentamente dosate e contrasti limitati a pochi colori controllati, pur profuso con passione e abilità, è servito così solo a dare un bello sfondo a una storia tutto sommato banale e prevedibile, ciò che quelle di Eisner non erano.


Silken Floss interpretata da Scarlett Johansson


Nell’adattare il proprio Sin City per il grande schermo Miller aveva preteso e ottenuto la massima fedeltà alla propria opera ma non è riuscito a fare altrettanto con Spirit, probabilmente perché le sue corde sono molto diverse. Ne ha ben riprodotto visivamente delle parti, ma senza renderne vividi i personaggi o ricreare la ricchezza delle loro psicologie originarie. Un altro esempio di tradimento rispetto alle storie di Eisner è la dottoressa Silken Floss, che a parte il diverso colore di capelli, nel fumetto non è mai stata una criminale mentre nel film è un’affiliata senza scrupoli di Octopus, cioè una persona del tutto diversa. Inoltre la bella e un po’ inamidata Scarlett Johansson che la interpreta, pur ricordando l’ostentata freddezza esteriore del personaggio originale, non riflette minimamente i suoi ben più complessi e ambivalenti sentimenti interiori.
Anche il film di Spirit, come i suoi contemporanei comic book, non è ambientato negli anni ’40, o meglio mescola a molti elementi che li rievocano dei mezzi tecnologici moderni come cellulari e computer, che fanno pensare che ci troviamo negli anni 2000 o in un contesto a-temporale imprecisato. È comunque un’epoca un po’ troppo piena di armamenti esagerati e irrealistici, mai visti in quello che a suo modo era un fumetto molto più plausibile e concreto. Ciò dipende dal fatto che il fumettista-regista Miller ha volutamente girato un film bizzarro e grottesco, nel tentativo di rifarsi agli aspetti umoristici di Spirit (infatti quando i personaggi si malmenano in modo assurdo è chiaro che si tratta di una parodia), però ha ecceduto negli effetti mirabolanti e impossibili e nella violenza eccessiva e reiterata, molto più tipica delle sue storie che di quelle di Eisner.


Poster originale del film The Spirit (2008)


A un Miller appena imbarcatosi nell’industria del cinema è mancato il senso della misura, la sensibilità e l’umorismo sottile di Eisner (benché dicesse di ascoltarne interiormente la voce), di quel tanto che è bastato a far degenerare in un vero e proprio flop quello che poteva essere un discreto adattamento. Tra l’altro è paradossale che abbia eliminato dal film il personaggio di Ebony, evitando così tutte le polemiche sulla sua caratterizzazione razzista, ma abbia poi assegnato a un nero un ruolo di malvagio così stereotipato da procurargli accuse di razzismo maggiori di quelle ricevute dal fumetto. Nei puritani Stati Uniti The Spirit è stato anche giudicato un film con troppa violenza e allusioni sexy per i ragazzi e vietato ai minori di tredici anni, il ché ha contribuito al suo insuccesso commerciale, ma per altri versi è troppo kitsch per rivolgersi sul serio ad adulti maturi. I ben più raffinati fumetti di Eisner erano invece apprezzabili da entrambi i target.


Scena del film The Spirit


Quello che è venuto fuori nel film insomma non è lo Spirit di Eisner, ma forse ciò che poteva essere se lo avesse creato Frank Miller. Anche le tirate enfatiche sul fatto di essere innamorato della sua città, sono del tutto assenti nei fumetti. E per fortuna non è stata girata la scena splatter del finale, in cui un infuriato Spirit doveva fare a pezzi con le sue mani i resti del cadavere di Octopus… D’altra parte considerando gli aspetti positivi, come la buona confezione visiva, è probabile che Miller abbia limitato di molto i danni, impedendo almeno ai produttori di trasformare Spirit in un vero supereroe in costume come nelle loro intenzioni iniziali e riuscendo comunque a mantenere una certa quantità di elementi in comune col fumetto originale.


Poster italiano del film The Spirit










Essendosi risolto in un flop il film di Miller, all’inizio del 2009 agli albi di Spirit della DC venne a mancare uno sperato sostegno pubblicitario di cui avrebbero avuto bisogno. Benché le storie disegnate, sempre proseguite da vari autori che si alternavano, fossero più fedeli alle caratteristiche della serie originale, la prima collana di Spirit marcata DC Comics terminò nell’agosto dello stesso anno col n°32. Ma a differenza dell’industria del  cinema, l’editore non si arrese e si preparò a rilanciare il personaggio con una parziale inversione di rotta…


The Spirit n° 31 e n° 32 (DC, 2009)


Andrea Cantucci

N.B. Trovate i link alle altre puntate dei bonellidi su Cronologie & Index!

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